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Il ricercatore pubblico negli Enti di ricerca: confronto con la «Carta Europea dei Ricercatori» e il «Codice Minerva»

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ANALYSIS

Rivista di cultura e politica scientifica N. 4/2008

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L. Verzicco: Il ricercatore pubblico

Da circa 10 anni i Paesi europei hanno indivi- duato nella crescita delle risorse umane e della conoscenza la chiave di volta per rilanciare lo sviluppo economico e sociale dell’UE. Nel 2000 Il Consiglio europeo di Lisbona ha fissato per la Comunità l’obiettivo di diventare l’economia della conoscenza più competitiva del mondo entro il 2010, facendo della conoscenza, ricerca e innovazione il fulcro della crescita europea. Suc- cessivamente, nel 2006, la Commissione Euro- pea ha rilanciato la Strategia di Lisbona impe- gnando tutti i paesi UE ad aumentare gli inve- stimenti nella valorizzazione delle risorse umane. Tra poco più di un anno, quindi, nel 2010, si dovrà verificare il livello raggiunto dai vari paesi UE rispetto agli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona che, per quanto riguarda le risorse umane, mirava ad una dotazione com- plessiva di circa 700.000 ricercatori. Al fine di favorire il conseguimento degli obiettivi prefis- sati, la Commissione Europea ha approvato nel marzo 2005 una raccomandazione che invitata i Paesi membri a adottare la Carta Europea del Ricercatore e il Codice di condotta per l’assun- zione dei ricercatori. In base alla Carta Europea, i principi generali per i datori di lavoro e/o i finanziatori di progetti di ricerca sono: il ricono- scimento della professione di tutti i Ricercatori, il divieto di ogni forma di discriminazione (per genere, età, religione, ecc.), la garanzia di un ambiente di ricerca stimolante, di condizioni di lavoro flessibili, di stabilità e continuità dell’im- piego, di finanziamenti e salari giusti ed attratti- vi, di equilibrio di genere, l’elaborazione di stra- tegie per lo sviluppo professionale dei Ricercato- ri, il riconoscimento del valore della mobilità geografica e disciplinare, la garanzia dell’acces- so alla formazione alla ricerca e alla formazione continua, il riconoscimento dei diritti di proprie- tà intellettuale, la garanzia di un giusto equili- brio tra attività di insegnamento e l’attività di ricerca, l’adozione di sistemi di valutazione indi- pendenti e trasparenti, la partecipazione dei Ricercatori agli organismi decisionali e consulti- vi delle istituzioni in cui operano, l’adozione di procedure di assunzione conformi ai principi

stabiliti nel Codice di Condotta per l’Assunzione dei Ricercatori. Questo ultimo, in particolare, detta le linee guida dei metodi di assunzione e dei sistemi di valutazione delle carriere al fine d’istituire un sistema di assunzione e uno svi- luppo professionale più trasparenti, aperti, equi e accettati a livello internazionale, come presup- posto per un vero mercato europeo del lavoro per i ricercatori. A questi importanti pronuncia- menti si è poi aggiunto il Codice Minerva, approvato a Bruxelles nel giugno 2005 dal Grup- po di Helsinki per “Donne e Scienza” e dalla Conferenza della Presidenza austriaca dell’U- nione Europea sulle Risorse Umane nel giugno 2006, che indica cinque semplici regole per tra- sformare le buone intenzioni in fatti e rendere le procedure di assunzione e promozione dei ricer- catori più trasparenti ed eque:

• il bando di concorso deve essere pubblicato almeno due mesi prima della selezione;

• tutti i criteri di valutazione devono essere pubblicati nel bando;

• pubblicazione dei curricula dei membri di commissione;

• pubblicazione dei curricula dei candidati;

• pubblicazione dei curricula dei vincitori.

Da allora ad oggi, i Paesi europei (in partico- lare la Francia) hanno avviato varie iniziative per adeguare a questi principi le proprie norme sta- tutarie e i conseguenti regolamenti esecutivi. In Italia, il 13 dicembre 2005 i Presidenti di quasi tutti gli Enti di Ricerca hanno sottoscritto l’impe- gno formale a recepire, per quanto di loro com- petenza, sia la Carta Europea dei Ricercatori sia il Codice di condotta per la loro assunzione, come pure a sollecitare il Governo, il Parlamento e le altre amministrazioni pubbliche, nonché il mondo economico, industriale e sociale, a adot- tare iniziative conformi ai principi che la Carta contiene. Un impegno analogo è stato sottoscrit- to il 7 luglio 2005 da tutti i Rettori delle Univer- sità italiane. Nonostante tali impegni formali, tuttavia, ad oggi nessuna modifica è stata appor- tata agli Statuti delle Università o ai Regolamen- ti degli Enti di Ricerca, né ai contratti di lavoro, Convegno ANPRI

IL RICERCATORE PUBBLICO NEGLI ENTI DI RICERCA: CONFRONTO CON LA «CARTA EUROPEA DEI RICERCATORI» E IL «CODICE MINERVA»

Intervento di Liana Verzicco

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per dare effettiva applicazione ai principi invo- cati dalla Carta Europea dei Ricercatori. Stessa sorte è toccata al Codice Minerva che, pur pro- ponendo criteri di facile applicazione, verificabi- li e a costo zero, non è mai stato applicato.

L’ANPRI ritiene che questo ritardo debba essere colmato al più presto. In coerenza con gli impegni assunti, gli Enti di ricerca sono chiama- ti ad avviare un processo di profondo rinnova- mento della loro organizzazione che assicuri il riconoscimento dello status professionale di tutti i ricercatori e tecnologi, la stabilità e conti- nuità dell’impiego, la disponibilità di finanzia- menti e infrastrutture scientifiche adeguate, di strategie per lo sviluppo professionale dei ricer- catori, il diritto alla formazione e alla mobilità, il riconoscimento dei diritti di proprietà intellet- tuale, l’adozione di sistemi di valutazione indi- pendenti e trasparenti, la partecipazione dei ricercatori agli organismi decisionali e consulti- vi delle istituzioni in cui operano, infine l’ado- zione di procedure di assunzione e di progres- sione in carriera, certe e trasparenti, conformi ai principi stabiliti nel Codice di Condotta per l’Assunzione dei Ricercatori.

Questo ultimo punto è di particolare impor- tanza per il nostro Paese, che vede crescere il fenomeno del brain drain. Se per raggiungere l’o- biettivo di Lisbona tutti i Paesi europei hanno bisogno di aumentare il numero dei ricercatori, per l’Italia la prima sfida è invertire la tendenza al decadimento dell’eccellenza nelle accademie e nella ricerca scientifica, favorendo l’ingresso e la crescita professionale dei migliori talenti, evitan- do nepotismi o discriminazioni di genere che allontanano e scoraggiano quelle risorse, molto spesso formate con fondi pubblici, che potrebbe- ro contribuire ad aumentare la qualità della ricerca e l’innovazione scientifica e tecnologica nel Paese (tra questi il grande potenziale ancora sottoutilizzato di donne, che devono produrre più del doppio dei loro colleghi uomini per avere gli stessi riconoscimenti in carriera).

Nei confronti internazionali, balza subito agli occhi la posizione non felice dell’Italia per quan- to riguarda l’ammontare complessivo del nume- ro dei ricercatori, che è di molto inferiore a quel- lo degli altri Paesi: l’Italia si colloca solo al 12°

posto tra i Paesi dell’Europa a 15 (EU15), al 16°

posto tra i Paesi dell’attuale Unione Europea (EU25) e al 20° posto nell’Europa “allargata”

(che comprende anche Israele, Cipro e Turchia).

Analoga è anche la situazione dal punto di vista

delle retribuzioni: quella dei Ricercatori italiani è di quasi € 12.000 inferiore alla media EU15 (che è pari a € 46.133), di € 6.679 inferiore alla media EU25 (€ 40.883) e di quasi € 5.500 inferiore alla media dell’Europa “allargata” (€ 39.696).

Intervenendo ai lavori della VII Commissione della Camera, lo stesso Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Gelmini, dichiarava: “In Italia siamo lontanissimi dal recepimento della raccomandazione comunitaria. La situazione è disastrosa, tanto dal punto di vista dello status giuridico, quanto da quello del reclutamento e della retribuzione.

La concorrenza tra sistemi Paesi e l’interna- zionalizzazione diventano parole vuote, se non si danno ai nostri ricercatori e tecnologi la digni- tà necessaria a sedersi nei club internazionali. E non gliela possiamo dare, se il loro status giuri- dico ed economico e i loro meccanismi di reclu- tamento e valutazione non consentono loro di guardare negli occhi i loro colleghi”.

Le parole del Ministro sono l’amara conferma di quanto l’ANPRI va sostenendo da tempo:

mentre nel resto d’Europa si riconosce la necessi- tà di fare il massimo sforzo per valorizzare il capitale umano esistente e per rendere le carrie- re scientifiche attraenti per i giovani, in Italia sembra che si faccia di tutto per mortificare i ricercatori e allontanare i giovani talenti.

Da quando i R&T non sono più in un’area separata di contrattazione di livello dirigenziale, perché una disposizione introdotta nella legge finanziaria 2005 li ha riportati nella contrattazio- ne unica di comparto insieme a tutti gli altri pro- fili professionali degli Epr, l’obiettivo di intro- durre nella contrattazione collettiva gli specifici istituti contrattuali che negli altri paesi caratte- rizzano il ricercatore come un “professionista”

dotato di un preciso status giuridico, si è inevita- bilmente allontanato.

La ricollocazione dei R&T nell’Area della Dirigenza degli Enti di ricerca, in separata sezio- ne che tenga conto degli specifici ruoli e funzio- ni, è quindi conditio sine qua non per avviare il processo di riconoscimento e valorizzazione del ruolo del ricercatore, ma altrettanto importante e non più rinviabile, appare anche la definizione per legge dello stato giuridico dei ricercatori degli Enti pubblici, uno status che collochi i ricercatori e tecnologi in un quadro di riferimen- to stabile e coerente e ne consenta e faciliti la mobilità, sia verso altre strutture scientifiche, nazionali o internazionali (mobilità intesa come

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veicolo di confronto e di arricchimento cultura- le), sia verso il sistema produttivo (mobilità intersettoriale “pubblico-privato” come stru- mento fondamentale di trasferimento di cono- scenza e di innovazione).

Con lo stato giuridico potranno essere regola- mentati, secondo i criteri di qualità propri della comunità scientifica internazionale, gli aspetti relativi al reclutamento, alla progressione in car- riera e ai diritti e doveri, mentre alla sede di con- trattazione collettiva saranno demandate le altre materie del rapporto di lavoro come, ad esem- pio, il trattamento economico, che è ancora lon- tano sia dal sistema di riferimento nazionale (docenza e dirigenza) sia dagli standard europei.

La grave crisi economica, che anche il nostro Paese sta vivendo, impone un ripensamento e una svolta nelle scelte economiche e politiche.

Del resto, come recita un celebre aforisma di John Fitzgerald Kennedy «Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rap- presenta il pericolo e l’altro rappresenta l’oppor- tunità». Tra le risorse che l’Europa può mettere in campo per sperare di uscire dalla crisi con

nuove prospettive di sviluppo, forse la principa- le è forse proprio l’elevato livello di istruzione e formazione delle sue risorse umane. E probabil- mente sarà proprio la capacità di investire in ricerca e sviluppo tecnologico utilizzando al meglio le risorse umane a disposizione, che farà la differenza: oggi più che mai “investire in ricerca = investire nel futuro”. Il nostro Paese, che attualmente si colloca ai livelli marginali della competitività globale, rischia purtroppo di non farsi trovare pronto all’appuntamento, per- ché in Italia la ricerca è considerata ancora una

“spesa”, quindi da tagliare, piuttosto che un investimento e ancora non si intravedono con- creti segnali di inversione di rotta. L’ANPRI è ovviamente consapevole che il sistema della ricerca non richieda solo interventi di sostegno ma anche profonde innovazioni, a partire dalla promozione di una gestione responsabile delle risorse, di un’attenta valutazione dei risultati e della valorizzazione del merito. A questa sfida, ne siamo certi, i ricercatori non si sottrarranno, perché la posta in gioco è il futuro delle prossi- me generazioni.

LIANA VERZICCO

Primo ricercatore dell’istituto nazionale i statistica ISTAT, dirige l’U.O. “Istruzione e formazione professionale”

nell’ambito della direzione per le statistiche e le indagini sulle istituzioni sociali.

Dal 2003 è vice-Segretario nazionale dell’ANPRI Contatti:

ISTAT Viale Liegi, 11 00198 Roma

Tel. 06 46737592 Email: verzicco

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