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T Si allarga il ventaglio delle terapie nell’epatite C

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M.D. Medicinae Doctor - Anno XXI numero 3 - 20 aprile 2014 n 33

A ggiornAmenti

T

enere sotto controllo la progressione della malattia epatica è un elemento fon- damentale per decidere se il pa- ziente necessita di terapia o se sia più opportuna una condotta di attesa e osservazione. La decisio- ne di avviare il trattamento e la tempistica dello stesso dipendo- no da diversi elementi quali l’enti- tà del danno epatico, la concomi- tanza di altre patologie (ad esem- pio HIV), la quantità del virus presente nell’organismo e il geno- tipo virale. L’attesa di progressi terapeutici e la riluttanza dei pa- zienti sono due ulteriori motivi per cui il trattamento non viene avviato immediatamente dopo la diagnosi.

Il trattamento attuale disponibile per i pazienti affetti da HCV di genotipo 1 prevede un regime a base di interferone peghilato in associazione a ribavirina, al quale può essere associato un agente antivirale ad azione diretta (DAA) somministrato per 24-48 settima- ne per potenziare la risposta del sistema immunitario al virus.

Nell’ambito degli attuali regimi di trattamento, la soppressione con- tinuata del virus 24 settimane do- po la fine del trattamento viene

chiamata “risposta virologica so- stenuta” (SVR24); alcuni clinici definiscono la risposta virologica sostenuta come “guarigione viro- logica”.

I nuovi trattamenti innovativi

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La ricerca oggi si muove in dire- zione di un trattamento orale per combattere l’infezione da HCV, senza necessità delle iniezioni settimanali di interferone. La pri- ma risposta SVR 24 ottenuta me- diante trattamenti sperimentali per HCV privi di interferone è sta- ta rilevata nell’ambito di una speri- mentazione clinica condotta nel 2011, e le prime terapie senza in- terferone potrebbero essere di- sponibili già nel 2014 o 2015.

Queste terapie potrebbero modifi- care in maniera radicale le modali- tà di trattamento dei pazienti, con ogni probabilità aumentando il nu- mero delle persone che ricevono il trattamento e avrebbero un ef- fetto positivo sui tassi di risposta SVR. Ogni nuovo progresso nei trattamenti anti-HCV è un ulterio- re passo verso l’obiettivo finale di raggiungere tassi di risposta virale superiori al 90%, soprattutto nei pazienti con infezione di genotipo

1, che è la forma più prevalente del virus dell’epatite C.

Sono attualmente in fase di stu- dio composti di seconda genera- zione e un regime a base di tre farmaci sperimentali, ognuno dei quali è caratterizzato da un diver- so meccanismo di azione diretto contro diverse aree della replica- zione virale. Il loro impiego è pre- visto, anche insieme a ribavirina, nelle popolazioni più difficili: sog- getti con cirrosi, con co-infezione HCV/HIV e nei pazienti che hanno subito un trapianto di fegato.

Questi DAA inibiscono tre diverse proteine virali coinvolte nella repli- cazione, fra cui la proteasi (ABT- 450/r), la polimerasi (ABT-333) e la NS5A (ABT-267). Questo regi- me orale a base di tre agenti e privo di interferone è attualmente in fase di studio con e senza riba- virina nell’ambito di sperimenta- zioni cliniche di Fase 3 condotte sia su pazienti naïve sia fra i pa- zienti che hanno ricevuto un trat- tamento pregresso.

È stato recentemente concluso il più vasto programma di fase III, che ha coinvolto 2.300 pazienti in 25 paesi, su una terapia completa- mente orale e priva di interferone per il trattamento dell’epatite C di genotipo 1. Il regime, con e senza ribavirina, ha dimostrato di essere in grado di ottenere la risposta SVR12 nel 99% di determinate ti- pologie di pazienti. Sono stati os- servati tassi di risposta SVR12 compresi fra il 92% ed il 96% an- che in pazienti difficili da trattare (pazienti cirrotici).

Si allarga il ventaglio

delle terapie nell’epatite C

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farmaci

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