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IN
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NARRAZIONE
DI
Giovaechiiio Iìe-/Jkgostiiii
Dono
agli Associati del Vessillo d' Italiaantico giornale di Vercelli.
Pei
non
Associati, centesimi50
VERCELLI
TIPOGRAFIA FRATELLI GUGLIELMONf 1871.
J
/
DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE
FATTE DAL CONTE
LUIGI PALMA DI CESNOLA
Generale
eConsole Americano
I
N C
IP R
Narrazione
DI
GIO VACCHINO DE -AGOSTINI
VERCELLI
TIPOGRAFIA FR TELLI GUGLIELMONI
1871.
^3
C55)(o/^
A SUA ECCELLENZA
l'ing. e comm.
QUINTINO SELLA
GRAN CORDONE DELL'0. M. ECC. ECC.
MEMBRO dell'accademia DELLE SCIENZE
DELLA
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA UNO DEIQUARANTA
DELLA SOCIETÀ DIMODENA
ECC.
DEPUTATO AL PARLAMENTO
MINISTRO DELLE FINANZE
c/uuòke olbwiiótto
,
Non
oserei indirizzarea
Voi le brevipagine
diquestaNarrazione,
se lenostreamichevoli rela- zioninon
risalissero fino ai vostripiù
giovani anni, e senon
tutti sapessero che,anche
inmezzo
agliardui
uffizi del vostro Ministero, voi trovatepur sempre
qualcheora da
concedere ai severicon-
forti de
W
intelletto, e agli StudideW
Antichità, educatrice possentedeWanimo.
Quando
il ConteLuigi Palma
fece inCipro
le sue
maravigliose
scoperte,ne
esultarono tutte le Società Archeologiched'Europa, — né
fu ul"lima ad
applaudirviV Accademia
R. delle Scienze diTorino
alla quale Voipure
appartenete.—
Ma, quanto
Ella stessa sene
sarebbe assaipiù
rallegrata, se quel tesoro cheun
Italianoaveva
trovato, si fosse acquistatoaW
Italia.... tantopiù
che Egli offerivalo
a
condizioni vantaggiosissime!Duro
e tristoa pensare
!—
L'Italia unita ingrande
Statonon
seppe onon
potè fare ciò cheCarlo
Felice,Re
del piccoloPaese
a pie delle Alpi,aveva pur
fatto,dotando V
Università diTo-
rino delgran Museo
dissotterrato in Egittoda Bernardino
Brevetti.Cosi la ricchissima Collezione di Cipro, per- duta
per
noi,passerà
prestoad
altri, euna
Galleria di oltrea 14 mila
pezzi chea
condizioni equissime avrebbe potuto essere nostra proprietà, nostro vanto, saràvanto,sarà
proprietàdello straniero.Ciò
sarà
certo dolorosoa
Voi,— perocché
troppogrande
è l'amore che portate alla Scienza, alla patria gloria,aW avanzamento,
edal lustro dellenostrepiù
nobili Istituzioni.— E nondimeno,
che farvi?Voigradite, se
non
altro, che si orni oggi del vostroNome
l'omaggio che, colla presente scrii- tura io intendo di renderead un
Valoroso, cheha provato
in tutti imodi non
essereancora
spento in Italia ilseme
di quegliuomini
che al coraggio guerrierofanno andar pari U
coraggio civile, la virtùdeWa?iimo
e laforza dell'ingegno.Sono
al solitoVercelli i
Marzo 1871.
Vostro
Affmo DE
-AGOSTINI.LUIGI PALMA DI CESNOLA
PRIMA PARTE
Vercelli,
Gennaio
1871.Nunc
siTUS informispreinit et longceva V^tostas Hor. Ep. 2, V. 118.I.
È una
gloria viventeche
gli stranierihanno
ornai fatta sua, e rapita
per sempre
all'Italiache gh ha
data la culla.Luigi
Palma
diCesnolay recatosi in questomese
aLondra per prendere
partead un Congresso Ar-
cheologico, lascierà presto il ConsolatoAmericano
deirIsola diCipro per
accettarneun
altro di or-8
dine superiore e più vicino agli Stati Uniti offer- togli dal Presidente Grant, e,
dopo
ultimati isuoi scavi, approssimandosi alle terre diquellagrande
Repubblica,non
rivedrà forsemai
più ilvecchio Continente,né
la natalesua terra, lapiccola città di Rivarolo - nel Canavese.Indarno
qualchemese
fa,ad
insaputa sua e forse lui ripugnante, si fecero istanze alGoverno perchè
trovassemodo
di trattenerlo fra noi, e indurlo a ridonare l'ingegnoed
il braccio a ser- vizio della Patria:—
ilGoverno non
credette di potersecondareun
votoche
era nel cuore di tutti, e,pago
di conferirgli le insegne equegtri di Uffi- cialedellaCorona
d'Italia, (ch'egli credette dinon
poter accettare) lasciache
un'altra più fortunataContrada
continui ad utilizzarlo a suo prò.IL
I cinque anni intanto che il giovine
Generale
passò nella classica Isola di Cipro, furono anni da cui scaturìuna
luce inaspettata sulla Storia tanto incerta di quella poetica terra, dove, in antico, la natura av^va profuse le sue più care delizie.—
Ivi infatti godeasi eterna laprimavera:
la terra felicemente feconda vi preveniva tutte le
brame:
innumerevolimandre
pascolavano ne'suoimonti
e nelle sue valli: parcache non
vi regnas-9 sero i venti
che per
ispandcrc in ogni angoloi
profumi
degli oleandri, deglianemoni
e degli aromatici arbusti: -incessantemente
vicantavano
gli augelli:
erano
tuttaun'armonia
le foreste:nelle
pianure mormoravano
i ruscelli:un
dolce calore facea nascere e crescere ogni sorta di fiori più gentili e di frutta: einsieme
coli'aria tu re- spiravi la voluttà.-- Che
deliziosa postura1che amenità
di cielo!che
mitezza di climaI— Qual
terra piùdegna
di essere soggiorno eregno
della piùseducente
delleDee,
dellaDea
delleGrazie, degliAmori,
della Beltà?—
Ella era nata dallespume
delmare
presso Pisola di Citerà,ma
Ci- terànon
era stanza appropriata a lei,ed
eccola mollissima Divinità portata soprauna conca ma-
rina alla spiaggia di Cipro (1), o,come
altri scrisse, portata dagli Zefiri in quelmedesimo
sito su cui ergevasi il
famoso Tempio Amatu-
siano (2).III.
Età
favolosa fu quella:—
anteriore aitempi
in cuivennero ad occupare
Pisola le colonie Fenicie e leGreche:
anteriore alla fondazione deinove
suoi Regni,quando Cipro
erapadrona
delmare,
e già eranvi sorte le Città diAmatunta,
di Idalio, di Pafo, di
Salamina,
di Golgos,ed
altre parecchie.
— Ma vennero
i giorni in cuicadde
sotto il giogo straniero; e pesò su di lei10
la signoria di Alessandro il
Orando,
diDemetrio,
figlio di Antigono, e di altri dominatori dell'Asia e dell'Egitto, finché fu serva di
Roma
e, ridotta a provinciaRomana, ebbe M.
TullioCicerone
a Proconsole.Succedettero i giorni che
San
Paolo, eSan Rarnaba
convertirono l'Isola alle dottrine dell'E- vangelo: le cento are diVenere
cessarono allora difumare
d'incensi:caddero
gli uni sugli altrii superbi suoi templi: le Città stesse più
famose scomparvero
:ne
perirono persin le ruine: etiam periere ruince (3): e i pellegrini erranti acercarne
le
memorie
più celebrate, piùnon
trovarono Ci- pro in Cipro.IV.
Fu
la sorte di tante altre antichissime terre, la sorte diTebe,
di Ninive, di Troia.— Ma
Troiavide nel
Maggio
dell'annopur
ora trascorso,un
paziente Tedesco, il ProfessoreSchliemann dopo lunghe
fatiche disseppellirle finalmente la gran Reggia di Priamo, dove Ettore eAndromaca,
e Cassandra, ed
Ecuba,
e Xcrse, eAlessandro
ilGrande
aveano tante volte sacrificalo agli Dei: e vide in paritempo
ridonate alla luce, spesse di 7 in8
piedi, le muraglie diPergamo
- inclita belloPergama,
- talché è da sperareche d'una
iì in altrascoperta
—
lemura
òpra diFebo —
narre-ranno
dinuovo
all'attonitomondo
Ilio raso due volte e due risorto Splendidamente sulle
mute
vie.Tebe, costretta dalle indagini del
piemontese
Drovetti a rivelare le colossali statue de'suoiFa-
raoni, i vasi lugìibri, e le urne, eun'immensa
serie di simulacri d'ogni genere, forni alla Città di
Torino
quelMuseo
Egizianoche
le invidianoLondra, Pietroburgo
e Parigi (4).JS'inive, di cui parca
che
ilTempo
avesse spaz- zata persino la polvere,fu anch'essa ritrovata dalle ostinate ricerche diun
altroPiemontese,
Paolo Emilio Botta,figlio delgrande
Storico continuatore di Guicciardini,che
poiarricchivane ilMuseo
della Capitale della Francia,dove
imonumenti
espor-tati dalla Città di
Semiramide splendono
da varii annicome
l'illustrazionemaggiore
della storia di quel vetustissimo popolo.V.
E
di Ciproche avvenne? —
Cipronon meno
fortunata di Ninive e di Tebe, trovò
un
altro pie-montese, LUIGI PALMA DI CESNOLA,
che, fru-gando
negli avanzi della sua più recondita anti- chità, e adagiandosi in essi, tanto vi studiò, vi meditò, vioperò
da assicurarsi il vanto di aver12
egli pel
primo
rivelati i tesori archeologici diCipro sotterranea. ^
Alternando
lediplomatiche occupazionidelcom-
messogli ufficio colle erudite escursioni nei più decantati siti dell'Isola,il contePALMA
nel1868
riuscivaascoprire Tintera necropoliFenicia, sotto
una
necropoli Greca, esploravano piìi di Ottomila tombe,ed
estraevaneun mondo
di curiosissimi e rarissimi oggetti:(5)—
riuscivaposciaatrovare gliavanzi di Pafo,
dove
fra i mirteti e le rose er- gevasi il delubro diVenere
Afrodite, cosi celebre nei giorni deiRe
Cìniras, ornatocome
lo dice-vano
dei lavori di Prassìtele, di Lisippo e diFi- dia: (6)—
quindi il tantovenerato luogo d'idalio, ne' cui sacri boschi laDea
signora diCipro
(po- tens Cypri) riscuoteva in segreto i tributi dei più devoti a lei, luogomenzionato
da Virgilio nel I dell'Eneide al verso 685, e nelX,
al verso86 dove
diceEst Paphos,
Jraaiiutnque
Ubi, sunt alta Cithera, e infine T antichissimotempio
di Golgos, tutto ri- pieno di statue, diframmenti
e di sculture di tutte le età, ilprimo
santuario dell'Isola, dove,secondo
Pausania, fosse venerata laDea d'A- more
(7).Duecento
pressocchè intere statue, settecentoe più magnifichetestetralequaliparecchiedi colossi, qualchecentinaiadipiùpiccole testedicreta,accen- nanti agli stili Assiro, EgizioeGreco, e infine34
13 Iscrizioni in
Lingua
Cipriota (S) e yme
altre Fenicie, e Grechefurono
il preziosofrutto di questi ultimi scavi che, portati alMusco
privato del Console, trassero all'Isolada
Parigi, daLondra, da Ber-
lino, da
Pietroburgo
e dagli Stati Uniti molti dottiad ammirarli
e studiarli.SECONDA PARTE
Quidquid
sub terra
est, itiaprìcMni
pròferet^tas, Defodiet condetque nitentia.(Hor. Epist. VI, Lib. 1, vers. 24, 25).
A
trePiemontesi
pertanto, tutti e tre della Provincia diTorino
(9), aBernardino
Drovetti (10), a Paolo Emilio Botta (11) ea LuigiPalma
diCe-
snoia (12), èdovuto
setornarono
alla luce del giorno le reliquie di vetustissimi popoliche
spa- rirono dalla terra, inariditicome
l'erba inun
giorno d'estate.Altri Italiani riuscirono
ad
altri, più omeno
clamorosi, archeologici risultamenti.
—
FrancescoElena, giovane
Avvocato Genovese, mentre suo
Padre,Senatore
delRegno, amministrava come
16
Prefetto laProvincia di Cagliari, scopriva tre anni
fa
nuove
enumerose Tombe
Fenicieed
Ibere nella Necropoli già trovata in quella regione della Sar-degna
dal dottissimoSpano
:—
e a dì nostrime-
desimi, Michele Stefano
De
Rossi, tentando i vasti silenzi delle primitive Città Laziali (13), sepolteda tempo immemorabile
sotte lematerie eruttate dal vulcanodiAlba-Lunga,
giàda moltisecolispento,ne
vascoprendo
le abitazioni, leurne
funerarie, e imonumenti
sassei (litici) conosciuti sotto ilnome
di Dolmens.
— Pur
questeed
altrettali vittorie della costanzadell'uomo
sulle rovine deltempo, per
quantopossano
parere e siano prezioseper
gli annali della Scienza e dell'Arte,
cedono
nel pregio dellagrandezza
edell'importanza
alleTre
prime,come
vicedono
quelle diBoviano
in Ita- lia (14) e diElephantha nell'India (15) e solone reggono
ilparagone
gli scavi degli Orti Farnesiani (palazzo dei Cesari) aRoma,
e queidue
scheletri di Città, Ercolano e Pompei,che
visitati l'anno scorso da noi, ciempirono
l'animo di maraviglia e tristezza.IL
Torniamo
alPalma. — Qui
vi sarà forse piùd'uno
che avrà desiderio di udirecome mai un Uomo, come
il nostro Generale,vissuto tantotempo
in
mezzo
allo strepito delle armi,escampato per
17 miracolo alle
tremende
battaglieche per
quat- tro anni di seguito sicombatterono
negli Stati dellagrande Federazione
dell'America
settentrio- nale, sbarcato a Cipro,dove
eranominato Con-
sole generale
per
gli Stati Uniti dalPresidente
lohnson, abbia saputo e potuto divenire inbreve tempo Archeologo
diprimo
ordine, e così for- tunato da trarre nellasua
Jsola a visitarne ilMuseo
i più intelligenti nelle cose di altaAn-
tichità:
da
essere quindi elettomembro
deimag-
giori Istituti Scientifici
d'Europa:
e invitato nello stesso ultimoNovembre ad un Congresso Archeo-
logico inLondra per
udireda
lui la relazione dellesue
scoperte, e trattareper avventura
delmodo
di farne l'acquisto pelMuseo
Brittanico.Narreremo brevemente
il fatto.—
LuigiPalma giungeva
nell'Isola verso il fine diDecembre
del1865, quando
faceasiancora un gran
discorrere diquell'immane
Vaso (16)che Napoleone
III,per mezzo
delsuo
Console, avea fatto cercare e avea felicemente trovato sottole rovineappena
discer- nibili diAmatuntaiyi)
città posta sulmare, una
delle più vetuste dell'Isola, consecrata,
come
le altre, al culto diVenere
alla quale era dedicatoun tempio
distupenda
struttura, frequentato e veneratosopra
ogni altro dai pellegriniche
viandavano
a sciogliere il voto.Era
perciò naturaleche un Uomo
di gentil nascimento, allevato da giovane nello studio dei2
18
classicie nelF
amore
dell'antichità,appena
giunto,siaffrettasse a visitare il luogo, e s'invogliasse di farvi più accurate ricerche,
che non
tardavano poi ad essere coronate daun
successoche
egli era assai lontanodalFimmaginare
o sperare.—
IlConte Palma
infatti ai10 Gennaio
del1866
scriveaci dai
Larnaca
(residenza dei Consolati) che, frutto deiprimi
suoi scavi «erano
state al- ccune
teste dimarmo,
edue
belle figurine di» terra cotta tratte fuori da
una
profondità dii undici metri nel sito stesso
dove
erastato tro-» vato quel celebre Vaso
Amatusiano che Napo-
> leone avea
mandato
aprendere
colàpochi mesi
> prima: teste e figure che, al pari di esso, sta-
»
vano
ivi sepolteda 2600
e più anni.—
Così> vi
ho pur
rinvenutedue
Statuette raffiguranti>
Venere
collabarba
(Barbuta)di cui cercheresti> indarno
un esemplare
inqualunque Museo
del>
mondo,
eche spiegherebbe
ora in certo qual>
modo perchè
laDea
vi fosseanche chiamata
» Ermafrodite (18) ».
III.
Fu
tale roriginc dell'operache doveva
poiriu- scire a risultamenti così mirabilied
insperati.—
Mun
luogostorico opreistorico già tentato daaltri lasciavailPalma
inesplorato:cercava Arsinoe(19) ei9
Salamina
(20)ed
internatosi nell'Isola faceva escur- sioniper
tutto,nò
ristavasi dalle indagini, finche, scoperto abreve
distanza dal villaggio di Dali ilvero sito ove sorgea l'antico Idaliwn,
scendeva
nelle suetombe,
scoprivano oltre a ottomila eper
tutta lavasta Necropoli faceva infine quella ster-minata ed
unica collezione di oggetti arcaiciche
il Vessillo antico giornale di Vercelli già descri- veva sul fine del
1868
inuna
lettera direttagli dal Prof. Francesco Gallo, eche
indi veniva ri- prodottacome
Appendice allaprima
biografiache
il professore
medesimo
scrivea delGenerale Palma
di Cesnola, e
che
noi stessipubblicammo
ai tipi Vercellesi dei fratelli Guglielmoni sul principio del18G9,
fattalaprecedere
dauna
nostra Lettera al generale Ettore Berlolò- Viale, allora Ministro dellaGuerra.
IV.
Nò
alcuno mai,ne
forse lo Scopritoremede- simo
arriverebbead esprimere con
paroleciòche
egli sentisse
nell'animo
alcontemplare
tantive-
nerandi
avanzi che, rispettati daltempo
pelsuc-
cedersi di quasi tre mila anni, egli rivendicava alla luce del Sole.— Certo
èche,penetrando
in quelle arche, einterrogandolecon
pietà riverente e quasi pavida, gli saràparso di udirvi quelsuono
20
lamentoso che la
Natura
a noimanda
dai tumulipiangendo
sui flutti della terrena incostanzache
seco travolgono Città, Popoli,Imperi
eRepubbli-
che.— E
queicranii Fenicii e Greciche
astrae-vano
ancora interi,che non
avrannogli detto al- l'attonitamente? —
Alcuni di essi,insieme con
altre antichità
non meno
preziose,ornano omai
daun anno
ilMuseo
antropologico dell'Accademia Medica
diTorino che non ne possedeva
nissuno.—
IlPalma
li aveva mandati,come una
suame-
moria, a quella
Reale Accademia
presieduta dal dotto Cav. Garhiglietti eche
indiper acclamazione nominavalo
suomembro
Onorario, distinzioneche un tempo
era già stata conferita alsuo
Zio, ilConte
Alerino, al qualeaccenniamo
piìi sotto.Non
altrimenti avea fatto colla R.Accademia
delle Scienze presieduta dal
Conte
FedericoSclopis, Ministro di Stato eSenatore
delRegno
(21).—
Ben duecento
e più oggetti di antichità aveale regalati nella stessa occasione ilPalma,
e fu sa- vio consiglio di quell'insigneCorpo
scientifico di riservareper
sé alcuni capi speciali della rac- coltaperchè
ricordassero nellesue stanze ilnome
del
generoso
ememore Piemontese che
glieli aveva donati, e fare indiconsegnare
il restantealMuseo
Egizioperchè
potessero esservimeglio
esaminati e studiati (22).~ Né per
questosuo
splendidodono ebbe
a scapitarne la collezioneConsolare
di Cipro, riccadi oltre
14,000
pezzi.21 collezione
che
molti fra i più insigni archeologid'Europa,
recatisiespressamente
nell'Isolaper
visitarla,
non
esitarono a dichiarare diun va-
lore inestimabile e nelsuo genere
unica.—
Indi le descrizioni
che
sene
lessero nei Giornali scientifici diGermania,
d'Inghilterra e diFrancia,dove
i più rinomati Istituti s'invogliarono di farne l'acquisto.V.
La fama
intanto cosiben
meritata dalConsole Americano,
ecome Diplomatico
nel difendere e tutelare la dignità dellaNazione
della quale èRappresentante
in quella classicaterra dell'antica Asiaminore, massime
nella vertenzaOttomana
colMudìr,
agente governativo dell'Isolaavvenuta
nel1869,
enarrata dallaBiografia sopraccitataapag.59
e seguenti- unita a quella disommo Archeo-
logonon
tardavaachiamare
su di luil'attenzioneed
ipremi
dellagrande Repubblica
transatlantica,che
l'anno scorso nelmese
diMaggio
offerivagliil Consolato generale di
Montreal
nelCanada, uno
dei più ambitieper emolumento
eper
grado.—
LuigiPalma, pur
ringraziando,non
l'accettava,chiedendo
invece dirimanere ancora per
alcuntempo
inCipro
al fine di compirvi i suoi studi archeologici (23).9J)
Allora il
Governo
di Washington,venuto
a gara di liberalità colsuo Console,ofTrivagliun
volontarioaumento
di Onorariocome
attcstato dell'altasua
soddisfazione pelmodo
onde, inmezzo
alle sue lucubrazioni erudite, avevalo rappresentalo in queirIsola.VI.
E
in Italia del parinon mancarono
giustiam-
miratori ed amici al conteDi
Cesnola i qualipen- sarono
a Lui, senzache
egline
sapesse, one
so- spettassemai
nulla:pensarono
eoperarono perchè
egli rientrasse al servizio del nostro
Governo, —
credendo che
in questi così critici giorniPavere
in qualche posto importante, o
come Console
ocome
Ministro,un uomo
dellasuatempra,
così ac- cortoedesercitato nei Diplomatici negozi,sarebbe una
vera fortuna,massime
nellagran
Questione d'Oriente che va a riardere più grave di prima, e cheben
pochi conoscono, alpari diLui.— Ma
che
volete?— È
fatale al nostroPaese che
sia scorto da Mediocrità (il detto è di Leopardi): è fataleche
le cosevadano per un pendio che mal
si
prevede dove
infinemetta
capo; epur
troppol questaitalianagloria viventeche potremmo ancora
ricuperare agrande
nostro vantaggio, rapitaper
sempre
a noi, e alla natale sua terra, sarà vanto23
e gloria del lontano paese,che, più ospitale, piùavveduto
e più giusto di noi, accolse ilNipote
di AlerinoPalma
(24),seppe
vincolarlo a sé, eseppe
tributargli i meritatipremi ed
onori.De- Agostini*
A¥Tertenza. — La
presente Narrazione, toc- cando materie enomi
chenon
sono famigliaria tutti, richiedeva di necessitàr accompagnamento
diNote
che rischiarassero e gliunie le altre.
—
Se nel sod- disfarea cotestobisogno,abbiamo
forsesovrabbondato,non
si attribuiscache al desiderio nostro di supplirealle
ommissionì
altrui, ed ancheagli sbagli, e di fare insiemecosa utileaglistudiosiiqualivanamente
cer- cherebbero di attingere altrovealcunedelleNotizieche quiabbiamo
raccolte.Se poi nel redigerlefossimo noi
pure
cadutiinqual- che errore, celoperdoneranno
gli eruditiiqualisanno
abbastanza che/'annotareecitarecon giustezzaeno-vità,è quasitanto malagevole, quanto ilcreare.
NOTH
(1) Chi desidera leggere una Storia dell'Isola di Cipro, pregevole per ogni riguardo, si procuri quella ehe ne ha scritta l'anno passato il Profess.
Romualdo
Cannonerò—
stampata in Imola da Ignazio Galeati, e dall'Autore dedi- cata allo stesso Generale Palma.
Difficile scrivere di un Popolo del qualegliStoriciantichi nonci hanno lasciato che slegati frammentisparsineglian- nali delle altre INazioni^ di un Popolo che ha tradizionipiù insigni (direbbe ZiVto) per poetici miti, che per documenti incorrotti:
—
e nondimeno il Cannonerò, raccogliendo consomma
diligenza e gli uui e gli altri, e rischiarandoli tutti alla face della buona critica, è riuscito a coordinarli permodo
da renderemeno
sensibili le sconnessioni, le dub- biezze, le grandi lacune, e da formarne un'Opera ugual- mente istruttiva, piacevole, ed erudita.(2) Ivi, anche al dì d'oggi, agli 11 di giugno si celebra ogni anno una festa commemorativa che gl'indigeni chia-
mano
Catadismù.—
La festa antica era stata istituita dal Re Cinira, nella cui famiglia solamente prendevansi i Sa- cerdoti diVenere.(3)
È
l'enfatica espressione di Lucano nel 9° della Far^saglia al verso 969 dove descrive la visita fatta da Giulio Cesare ai
Campi
dove fu Troia.—
Che stupore sarebbe stalo il suo, al vedere ai dì nostri là Troadeinseminata, e all'udire che il promontorio Sigeo, laTomba
d'Achille, loScamandro
e il Simoenta,perduteleOmericheappellazioni.38
si chiamano in barbaro linguaggio il Bethik-Tepè
—
ilBoumabaski, e il Menderè?!
(4) Olirealle statue degli antichi Faraoni,moltocolossali, e tutte d'un pezzo, in granito non macchiato, in granito rocce, in basalto verde e nero, in pietra calcare, in are- naria, tre di esse rappregentano Sesostri ilgrande - il 3*
re della 12* dinastia
—
detto altrimenti Ramsete figlio diun Àmenofi, forse il
Memnone
dei Greci, - e un'altra ilRe Osimandia che eresse a se stesso la più grande e più splendida delle
Tombe
che i Re avessero inTebe.(5) Nissan popolo più del Fenieio ebbe fama nell'anti- chità riguardo alle arti, alle industrie e al traffico.
—
Esso aveva stanza in ana piccola regione della Siria, racchiusa fra l'Anti-Libano e il mare sulla costa orientale del Medi- terraneo.—
Senza aver mai intrapresauna guerraoffensiva, i Fenicìì aveano fatte splendide conquiste in ogni angolo della terra eonosciuta a quei giorni.—
Le loro vittorie fu- rono sempre dovute ad ardili viaggi marinimi, ad imprese di colonizzazione, e ai progressi che seppero imprimere ai loro commerci.—
Sidone e Tiro furono le loro Città ca- pitali,—
Sidone dì cui fa menzione la Genesi cap.XLIX
V. 13.
—
Tiro di cui parla Isaia come della « Città che» distribuiva corone, e i cui mercatanti erano altrettanti
»ricchissimi principi ».
Omero
accenna in più luoghi alle speculazioni dei Feni-cii, e alle astuzie che vi sapevano spiegare, essi inventori della scrittura, e deinumeri,dellascienza della navigazione, della manifattura del vetro, della tessitura delle lane, e della tintura in porpora. -- Exechiello parla dei loro lavori in avorio; Isaia degli ornamenli che vendevano alle donne
Israelite.
La più celebre delle loro colonie,
—
Cartagine (Tyrii coluere coloni—
Vig.^n.
16) veniva fondala dai Feniciì29
SiS anni prima dell'Era Cristiana.—
Dopo Cartagine era quella di Cipro, che, nelle loro mani, era divenutaun punto di scalo importantissimo.—
I Fenicii ayeano così coloniz- zata l'Africa, la Sardegna,la Sicilia, l'Isola diCreta,leIsole Balcari, Marsiglia, eil viaggioalle costediSpagnafffesperiauUimaJ
era ad essi abituale fin dai tempi di Salomone.Le commercianti loroRepubbliche, dice Volney (LesRui- nesGhap. 11)arcanoammassalonelleloromuralericcheize di tutti i paesi, ed ora?
—
Ora il viandante cercherebbe indarno i vestigi di quelle opulenti contrade!Vedi su questo argomento l'opera magistraledelTedesco Movers intitolata Die Phoenizier
Tomo
3, P.e i, pubbli- cato nel 1856.(6) Il cullo di Venere essendo sialo recalo per mare, i
Greci, amanti del meraviglioso, la dissero uscita dalla sua spuma e perciò le diedero il
nome
diAfrodite chesignifica spuma. (Rad. AfrosJ.—
Tra i monumenti scavali in Erco- lano trovansi varie effigie di questa Dea, una delle quali, bellissima su tutte, la rappresenta nell'atto che esce dallaConca marina.
(7) Il Conte
Li
Cesnola ebbe cura di dettare eglislesso un'eruditaMemoria
di quest'ultima sua scoperta, e di tra- smetterla alla Reale Accademia delle Scienze di Torino, dove fu letta dal Prof. Fabrctti nell'adunanza tenuta ai 6 gennaio dell'anno corrente, e l'Accademia neordinòlapub- blicazione che avrà luogo fra pochi giorni.La Memoria è intitolata:
—
Scoperta del Tempio dì Ve- nere a Golgos nell'Isola di Cipro fattail6maggio 1870.AI Manoscritto aggiunse poi anche un
Diagramma
del-l'Isola con sopravi notate le città antiche, il siloche occu- pavano, i nomi che avevano allora, e quelli che hanno al presente.
—
Al Diagramma unì lapianta del Tempio, e v^riefotografie di monumenti trovali colà.30
(8) La Lingua Cipriota non conoscevasi prima, chedal- l'esistenza di una o due Iscrizioni trovate, anni sono, ed acquistate nell'Isola dal Duca
De
Lufnes, dotto archeologo francese che ne fece regalo al Museo del Louvre e scrisse sulle medesime un'opera intitolata«Numismatique et In- scriptions Cypriotes.~
Or comeninnosaleggerle, lenuove Iscrizioni delConsole Americano saranno validissimo aiuto a qualche abile Poliglotlo per riordinare in un corpo gli sparsi elementi di quella perduta favella e farne stromento a spiegare i monumenti Fenicii che sono nell'Isola e fuori.Iscrifioni che specialmente getteranno una luce chiara sul luogo di Golgos dove esse furono dissotterrate.
(9) Si potrebbe anzi aggiungere che sono tutti e tre di
un medesimo Circondario (il Canavese) essendo il Drovctti di Barbania, il Botta originario di
San
Giorgio patria di suo padre - e ilPalma
di Rivarolo (da non confondersi con quello di Genova) tre graziosi paesiCanavesaniabreve distanza l'unodall'altro.(10)Bernardino Drovctti, già Console GeneralediNapo- leone 1* in Alessandria d'Egitto, nato in Barbania nel 1776, moriva in Torino ai 9 di Marzo del 1852.
Ma
ilcreatore di quel Museo Egizio che a Torino invidiano le primarie città del
mondo
civile, e che Lepsicco, il famoso Egiptologo di Berlino ha dichiarato il più ricco e completo d'Europa, nonhaunalapidechelo ricordi, non ha nel suo paesenativo néanche una colonnina monumentale sormon-tatada
un'Erma
simileaquellacheiSangiorgesi eressero a Carlo Botta!— Ha
soltanto un tumulo nelCampo
Santo di Torino erettogli da duesuoi amici.Senatori del RegnoC.Cagnone e C.Mosca.
—
E quando sicorreggeràquestasco- noscente ed ingrata dimenticanza?(11) Quest'anno slesso ai 13 del corrente Gennaio in
31 Torino (via del Gallo N. 4, la quale fa angolo colla via deiPellicciaiJ veniva posta una Lapide comraemoraliva del luogo ovesul principiodelsecolonasceval'uomo insigne che, mentre era Console di Francia a Mossul (Siria) scopriva le reliquie dellaimmensaCapitale
àeW
ImperoAssiro, la Città fondata da Assur, abbellita e ampliata da Nino che ne fu detto secondo fondatore, regnata poi da Semiramide,—
Che libito fé licito in sua legge (come Dante cantò)
—
e in seguilo da Sàrdanapàlo (VAssaradan della Scrittura)Che mostrò quanto in camera si puote: -- argomento adì nostri della Tragedia in 5 atti che Giorgio
Byron
dedicava a IFolfango Goethe nel dicembre del1822.I termini dell'Iscrizione sono i seguenti:
IN
QUESTA CASA —
ABITO'— CARLO BOTTA —
CELEBRE STORICO -
ENACQUE —
IL 6DICEMBRE
1802—
ILSUO FIGLIUOLO - PAOLO EMILIO — LO SCOPRITORE — DELLE ANTICHE MURA — DININIVE
—
(morto presso Varigi—
ai 29 dimarzo —
1870).Quest'ultima clausola non è
neW
Epigrafe, ma, a parer nostro, non vi dovrebbe mancare.—
Così dovedice:ilsuo figliuolo—
per la pienezza del concetto dovrebbe dire in- vece: ilsecondo suo figlio.E
qui giovi riferiregl'irati,ma
stupendiversicheGiuseppe Revere dettava a proposilo diNINIVE TROVATA DAL BOTTA
SONETTO
Sardanapàl! la tua Città che udia Fra i molli canti l'ira de'Profeti Dall' origlier di sabbie ove dormia Sorge a disviluppar morii segreti;
Ed è un Figliuol di questa Italiamia Che del passato sgomina i decreti;
3i
NiNiYB dubitata chesvania
Nell'oceàn de' tempi.... ora s'allieti!
Che di popoli Donna non fu sola Su cui rompesse la tremenda aurora Che sovvertila la cacciò sotterra;
Or
che al mobile letto Ella s'invola,VEDRÀ PERCOSSE
INDISONESTA GUERRA
CITTA'
GIÀ MORTE, E NON SEPOLTE ANCORA
!/
figli di Carlo Botta furono tre.—
Unicosuperstite è ora Scipione-Cav., incisore di molto meritoeProfessore di Lingua e letteratura Francese nelle Scuole Tecnichea
Torino—
autore dellapiù
bella Gramatica di cotesta lingua che si abbia fra noi.(12)IlConte
Palma
fulargamentebiografatoTannoscorso UèìVMstoire Generale deshommes
vivants dans leXIX
siede ecc. che si pubblica in volumi di gran formatoaGi- nevra sotto la direzione del sig.
M.
Goncet. -- Vedi voi.1, pag. 487 - 498.
Massime nella parte che riguarda la sua splendida car- riera militare, quella Biografìa non lascianullaa desiderare.
Essa è posteriore alla nostra di cui parla l'articolo al
Capo 3*, e vi è frequentemente citatacomequellachesom- ministrò allo Scrittore maggior copia di Notizie sulla vita del nobile Valma.
(13)TrentaCittà all'incirca sparse neiterritori diAlbano
,
di Mariano, e di Grotta ferrata
—
città preistoriche, co- perte da alti strati di formazione vulcanica.(14)
BOVI ANO. —
La prima e più antica città che iSanniti edificassero nelfoccupare quella regione che dicesi da noi Principato Ulteriore.
—
Dopo Boviano essi fonda- vano Aufidene, Trevenlo, Esernia, Clavia, Tifate, Caudium, 9 Maleventum (della poi Benevento)~
Boviano sorgeva33 dove ora, su di un erlo silo del sopraslanle monte Malese, trovansi Civita e Pietrabbond^nle, misero villaggio ilprimo,
—
comune di circa 4 mila anime il secondo nel Manda- menlo di Agnano, Provincia di Molise, Diocesi di Trivento, dove negli ultimi scavi furono già trovale le reliquie di un Tempio, e di un Teatro, oltre ad un Sepolcreto, e grandi masse di trevertino, e numerose Inscrizioni Osche, argo- menti bellissimi di antica civiltà riconquistati alia Scienza ed all'Arte.—
I continui Iremuoti che più volle sconvol- sero quella Contrada (delta per ciò Terra tremante)nedi- strusero i monumenti, e la Città, della quale,per tre quarti di miglio, si ravvisano ancora i segni nei frammenti delle colonne, nei rovinati edilizi, e nei frantumi di ornamenti di finissimo lavorio.—
Di Boviano non fa neppur cenno l'opera inglese di CarloBuche
intitolata: Rovine di an- tiche Città, tradotta da Pietro Giuria e pubblicata dalPomba
in 3 volumi nel 1843-Torino.—
Così non parla punto ne dell'isola di Cipro, né delle sue antiche Città!(15)
ELEPHANTA
(GharipurdegliIndiani) Isola dell'India Inglese nel golfo di Bombay.—
In essa, e presso alla fa-mosa roccia dove prima era scolpilo un colossale Elefante, sono le ruine del vaslisssimo Tempio (detto della Rupe) pieno di grandi statue ritraenti la Mitologia e gli antichi misteri religiosi
—
quello segnatamente della Trinità In- diana(Brama
ilCreatore, Fisnou il Salvatore, e Siva ilDistruttore)tempio che daparecchi annièsoggettoalleaccu- ratissime investigazioni deipiù intelligentiArcheologiInglesi, cheviscopronoogni tantonuovemaravigliemalgradoiguasti che vi fanno i depredatori di Musei o gl'ignoranti amatori di antichità.
Chi desidera maggiori notizie su questo, consulti
—
nonla Storia delle Indie Orientali compilala dal
Marmocchi
e continuata dal Prof. Giov. Flecchia, dove di Elcphanta 3
34
(pare incredibile) non troverà ne anche il nome (!!)
ma
ilTimes di Londra in un foglio del mese d'Agoslo 1866, o la Gazzetta Ufficiale del Recjno d'Italia dello slesso anno N." 235, pag. 2.a colonna 5.a.
(16) 11 gran Fa^o,specie di conca, fu ritrovato sul prin- cipio del 1865. -- Capo lavoro dell'^r^e più vetusta, porta incise quattro iscrizioni, una in lingua Fenicia,-Valtra in Ebraico,- la terza in Siriaco,- la quarta in Greco.
11 Vaso pesa 14,000 chilogrammi-misura 3 metri e 30 centim. di larghezza: -ha 2 metri e 10 cent, di altezza, e, a quanto pare, venne fuso da 9 a 10 secoli primadell'Era Cristiana - circa 3 mila anni fa.
—
Il preziosissimo Vaso è ora uno dei massimi ornamenti del gran MuseodelLouvredi Parigi.
~
(Il Fessillo, Giornale di Vercelli, ne ha par- latoapag.215dell'anno 1865 - IS.° 54).(17) Di
Amatunta
- fanno menzioneCatullo(epigr.61).- Ovidio negliAmori
(L. 3. el. 15) Virgilio (Eneide L. 10 V. 51).— Ma
diAmatunta
posta sul mare,potrebbesidire oggi ciò che lo stesso Virgilio dice di Tenedo (En. 2).Nunc
tantum sinus et statio malefida carinis.(18) Macrolio infatti afferma nei Saturnali cheviaveva in Cipro una Venere rappresentata con abiti di donna,
ma
con figura d'MOWio con larha,
—
ilchefaceva credere che Ella fosseErmafrodita,—
e ciòpersimboleggiare l'influenza sua propria sulla procreazione dell'umana specie.— A
que- sto proposito vedi la Fav. 9 del libro IV delleMetamor-
fosi di Ovidio
~
dove narra di Sàlmace ed Ermafrodito-
dal verso 285 ai 388.(19) Tre città ebbero gli antichi col
nome
di Arsinoe.— Una
in Cipro più nota in appresso sotto il titolo diFama
Jugusta o Famagosta, celebre pel micidiale eccidio che nel 1571 vi faceano i Turchi loghendola ai Veneziani:35
l'allra in Egitto, presso*il lago di Meri sulla sponda occi- dentale del Nilo, le cui rovine furono descritte da
Giam^
battista Belzonì di Padova nella sua Relazione di nuove scoperte ed esplorazioni di Viramidi, templi e tombe in Egitto, in
Nubia
ed altrove.—
Pubblicata in lingua In- glese a Londra nel 1821.A
quella di Cipro dava ilnome
Arsinoe figlia di Tolora-meo
Aulete—
a questa d'Egitto Arsinoefiglia diTolommeo
Primo.Laterza Arsinoe era in Egitto alla estremità del braccio occidentale del
Mar
Rosso precisamente là dove ora sorge la città di Suez—
avvertenza quesla che io devoallafinis-sima erudizione del mio Collega, il Cav. Luigi Balliano, Prof, di Lettere Greche e Latine in questo LiceoLagrangia dal quale apprendo che l'Egiziana Arsinoe venne così chiamata in onore della sorella e moglie di
Tolommeo
II Filadelfo, il quale volle pur chiamare con questonome
la città di Pàtara da lui ampliata e abbellita nellaLicia(Asia Minore) -- antica stanza semestrale di Apolline, secondo iMitologi, d'onde il Patareus Apollo di Orazio (Ode 4 del libro 3).- Città per altro che perdette presto ilnuovo
nome
per conservare l'antico.
— A
proposito di qnesla Arsinoe vedi il CarmeLXVI
di CatulloDe Coma
Berenices.(20) Salamina fondala da Teucro figlio di quel Tela- mone che al tempo della guerra Troiana regnava ncH'allra
Salamina
detta oggi Colouri, posta nell'isola dello stessonome
(v. Hor. Od. 7. Lib. 1, V. 21) a 4 chilom. dalle spiagge dell'Attica dove Temistocle, 480 anni avaHli 1'Èra Cristiana, distrusse la flotta di Persia—
al che certo al- ludeva GiorgioByron
nc'bei versi delCanio3 delCorsaro che dicono:Maggior dai monti calan l'ombre, il tuo Baciando, inconquistata Salamina,
Famoso
golfo.36
(21) L'EcG.' Conte Federico Sclopis diSalcrano chequi ci cade di menzionare, è
nome
chiarissimo neifastidell'an- tica Magistratura Subalpina, e in quelli del nuovo Regnod'Italia, e come
membro
del Ministero Balbo, che fu ilprimo del Governo Costituzionale, e come Senatore del Regno, e come Scrittore diligentissimo di Opere Storiche e Legislative fra le quali, e nel paese e fuori, gode allo cre- dito la Storia della Legislazioneitaliana pubblicataIndue volumi dal
Pomba
in Torino nel 1840 -- storia che ebbe l'onore della traduzione in altre lingue.Nella Galleria Nazionale degli illustri Italiani contempo- ranei abbiamo dello Sclopis una pregevole Biografìa det- tala da Giuseppe Saredo nel 1862.
—
Peccato chealloranon fosse ancora pubblicata la Storia del Parlamento Su- balpino di Angelo Brofferio, perocché ilSaredoviavrebbe aggiunte le scultrici parole collequali allapag.35delPrimo volume, è delinealo il nobile carattere dello Sclopis, e la dignitosa sua condotta nella caduta delMinistero delquale faceva parte.
—
E le parole son queste:Nelle ultime ore del
Piemonte,
fraun
turpe coro di transazioni vigliacche, il ConteFederico
Sclopisnon
volle transigere: si franse,non
sipiegò:
enon
fumai
cosìgrande come
nellasua
stessa caduta.(22) Desumiamo la notizia dalla Lettera uflìciale che il
Presidente Sclopis indirizzava al Generale in Cipro ringra- ziandolo del magnifico dono, e che pochi giorni appresso, essendo stala a noi comunicala per copia, slimiamo oppor- tuno di qui riferire.
Torino 28 Aprile 1870.
V
Accademia Reale delle Scienze ha ricevutocon viva37 riconoscenza il dono prezioso degli oggetti di Antichità dalla S. V. Ill.ma raccolti nell'Isola di Cipro e
mHnca-
rica di esserepresso diLei l'interpretede'suoi sentimenti.—
L'Accademiaha
veduto con particolar soddisfazione comeh memoria
della patria, e l'interessamento pei no- bili studi non sicno disgiunti in Lei, illustre Generale, che cosìstrenuamente sostennepure nella miliiia dellali-beraAmerica l'onore del
nome
italiano.Or
l'Accademiaha
deciso, che riservando a se alcuni capi speciali della raccolta di quelle rare anticaglie, che ricorderanno nelle sue stanze ilnome
della S.F., ilpiù degli oggetti sicno consegnatialMuseo
Egiziodella Regia Università di Torino, dove potranno meglio essere esa- minati e studiati.Io credettimio debito difare della di Lei liberalità particolare relazione alMinisterodell'IstruzionePubblica e n'ebbe la risposta che per copia le acchiudo.
Federico Sclopis.
E la
RISPOSTA
era questa:Firenze 46 aprile 1870,
Mi
era noto come il nostro Concittadino, il Gent- ralt Luigi Palma,Conioh
Americano in Cipro, at- tenda in qaeirIsola classica a scavi di antichità.—
Ed
orami
rallegro all'udire da V. Ecc. come ilprodeUomo
siasi ricordato della Patria lontana, largheg- giando ad essauna
bella parte de' frutti delle sue investigazioni.Posso
adunque
dirle che per dare a quell'illustre italianoun
segno di riconoscenza pel suo dono e di simpatia pel suo eroico valore, io accolsi e secondai38
colla maggior soddisfazione la proposta di Lei, di fregiarlo della decorazione di Ufficiale della Corona
d'Italia, il cui Diploma io le manderò fra breve, ove Ella non preferisca che gli sia trasmesso pel mezzo d»l Ministero 'degli affari Esteri.
Finalmente io non posso se non approvare e lodare, chi gli oggetti d'antichità donati dal predetto Gene- rale a cotesta Accademia, Essa, come in acconcia sede, li riponga nel Museo d'Antichità della R. Uni- tersità di Torino.
Il Ministro Cesare Correnti.
(23) Parlare di Cipro e non ricordare almeno uno dei Canti giovanili ondo Aleardo Àleardi, celebrando una eroica giovinetta Cipriota, rivelavasi Poeta all'Italia,sarebbe ommissione non perdonabile.
—
Veggasi dunqueilsuo Poe- metto Storico scrittonel1843, e intitolatoArnaldadiRoca e vi si troveranno concetti e versi di stupenda bellezza.—
Egli canta il 9 settembre del 1570, il giorno che i Turchi, dopo aver tentati invano quindici assalti, espugnavanoinfine laCittàdiNicosìa,passavano benquindicimilacittadini afil di spada, e rendevano schiavi gli altri
—
il giornoChe Cipro fu perduta, e una lucente Perla divelta dal Ducal diadema Ingemmò la cruenta elsa al feroce Sir di Bisanzio . ,
Ch'io ti saluti, avventurosa amante
Dei Lusignani!
—
ti piacesse un tempoA
le tue sponde folleggiar, lasciva Sacerdotessa di piacer, coi veli Disordinati e balsamo stillanti;O
di maglie Crociate il sen difesa, L'insaHia pia de le dirote genti Caro ti fesse de' corsieri il doifto39 Caro il fÌMlar la polvere de'campi
Trionfati, e il salir per le squarciate Bastile
—
eripur bella, o Citcreia, Limpidi sempre i ceruli tuoi mari, Azzurri sempre i tuoi fulgidi cieli.Se lutti i versi di quella lunga Cantica rassomigliassero a questi, il severo Nicolò Tommaseo,non avrebbe certo dello che «VAleardi cantò V
Amalda
con isciolti,dove illirico t è troppo frammisto al narrativo, e gli schiumosi modi e-«solici, troppo confusi colla possente italiana schiettezza».
Noi che
fummo
dei primi ad ammirare il Genio inspira- toreàtW
Aleardi, massime nelle sue Lettere a Maria,fummo
ugualmente dei primi a farle conoscere in Italia, e ne fa fede una nostra Lettera ad Angelo Brofferiopubbli- cata nella Rivista Fiorentina del 1846—
e poi riprodotta l'anno appresso nelle nostre Reminiscenzedi Venezia pub- blicate in Torino dallo Stabilimento Tip. Fontana.L' edizione migliore e più finita che abbiasi finora delle Liriche dcìVAleardi,è la FiorentinadelBarbèra1869, dove
V Amalda
occupa l'ultimo posto dalla pag. 421, alla492.(24) Il Conte Alerino
Palma
occupa una paginabenlu- minosa nel Pantheon dei Martiri dellaLibertàItaliana(vedi Volume II dalla facciata 489 alla 506).— Dopo
le fa- tali vicende del 1821, condannatoamorteemandatoinEf-figie al patibolo,militava prima nelle guerre di Spagna, re- cavasi indi in Inghilterra, evogliosoinfinedidar l'operasua allaredenzione dei popoli oppressi, andava in Grecia: e là prendeva gran parte alla lotta dell'Indipendenza Ellenica in- sieme con Santarosa, con Collegno, con Rossaroll.
—
Più tardi, nel 1830, era citilo Presidente del Tribunale diMis- solungi: poi magistrato nella Corte suprema di Atene, e fi-nalmente
membro
dell'Areopago.—
Egli moriva nell'isola di Sira il 6 di Febbraio del 1855, dopo un esigilo di 3040
anni onoralo da grandi sacrifici e dall'esercizio di grandi YJrlù.
—
Dodici anni appresso^ la sua tomba erapiamente visitala dal suo nipote il Conte Luigi, quando nel T.bre del 1867 faceva il viaggio da Cipro a Torino, ivichiamatodalla mori* della Contessa sua madre.FINE
iRDBROS.\n€.
icu<«,N.Y.
Mon,Calif.