II
(Atti per i quali la pubblicazione non è una condizione di applicabilità)
COMMISSIONE
DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 1o ottobre 1997
sull’aiuto concesso dalla Francia a Thomson SA e alla sua affiliata Thomson multimedia, operante nel settore dell’elettronica di consumo
(Il testo in lingua francese è il solo facente fede) (Testo rilevante ai fini del SEE)
(98/183/CE)
LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 93, paragrafo 2, primo comma, visto l’accordo sullo Spazio economico europeo, in parti- colare l’articolo 62, paragrafo 1, lettera a),
dopo aver dato agli interessati, conformemente alle dispo- sizioni degli articoli citati, la possibilità di presentare le loro osservazioni,
considerando quanto segue:
I. AVVIO DELLA PROCEDURA DI CUI ALL’ARTI- COLO 93, PARAGRAFO 2, DEL TRATTATO Con lettera del 10 febbraio 1997, la Commissione ha notificato alle autorità francesi la decisione, adottata il 18 dicembre 1996, di avviare la procedura (1) prevista all’arti- colo 93, paragrafo 2, del trattato CE, nei confronti delle misure di sostegno a favore di Thomson SA e di Thomson multimedia. Tali misure comprendono la ricapitalizza- zione di Thomson SA, la società madre del gruppo Thomson, notificata dalle autorità francesi nell’ottobre 1996 per un importo di circa 11 miliardi di FRF. Nella corrispondenza indirizzata alla Commissione il 12 dicembre, il ministro delle finanze francese, sig. Arthuis, aveva indicato che la prospettata ricapitalizzazione sarebbe stata effettuata essenzialmente a vantaggio dell’affiliata Thomson multimedia, operante nel settore dell’elettronica di consumo, e che non avrebbe avuto alcuna conseguenza sull’altra importante affiliata del gruppo, il gruppo di elet-
tronica industriale Thomson CSF, presente nel settore della difesa, che le autorità francesi si impegnavano a privatizzare quanto prima. Thomson multimedia, che è uno dei principali gruppi di elettronica di consumo, dall’inizio degli anni novanta ha registrato una serie di esercizi negativi, tradottisi in perdite ricorrenti che hanno totalmente assorbito i fondi propri del gruppo.
La Commissione, in base al principio «dell’investitore privato in economia di mercato» che essa applica in circo- stanze analoghe, aveva considerato che, in assenza, a tale stadio, di previsioni finanziarie indicanti che i capitali investiti sarebbero stati remunerati ad un tasso compati- bile con il mercato, un investitore privato non avrebbe effettuato la ricapitalizzazione della società, per cui si doveva concludere che le misure in questione potevano contenere elementi di aiuto. Considerando che dette misure potevano essere dichiarate compatibili con il trat- tato unicamente in virtù della deroga di cui all’articolo 92, paragrafo 3, lettera c), giacché si trattava di misure desti- nate ad aiutare un’impresa in difficoltà, la loro compatibi- lità doveva essere valutata secondo gli orientamenti comu- nitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristruttura- zione di imprese in difficoltà (2). Di conseguenza la Commissione, nella comunicazione relativa all’avvio della presente procedura, ha chiesto alle autorità francesi di presentarle un piano di ristrutturazione attestante la possi- bilità di ripristino dell’efficienza economico-finanziaria dell’impresa.
La comunicazione di avvio della presente procedura concerneva altresì la cessione allo Stato di azioni del Crédit Lyonnais, detenute da Thomson SA, a un prezzo (1) GU C 90 del 20. 3. 1997, pag. 3. (2) GU C 368 del 23. 12. 1994, pag. 12.
che poteva includere elementi di aiuto. La Commissione aveva infatti esaminato il prezzo di vendita al quale le azioni del Crédit Lyonnais (CL) detenute da Thomson SA (ossia il 3,01 % del capitale del CL) erano state acquistate dallo Stato, secondo un accordo concluso il 20 maggio 1996, al prezzo di 306,7 FRF per azione. Va fatto presente a questo proposito (1) che, non essendo le azioni ordinarie del Crédit Lyonnais quotate in Borsa, il titolo sottostante che è servito di base ai fini della valutazione è un certifi- cato d’investimento (CI) che, tradizionalmente, è in certa misura sottovalutato rispetto all’azione ordinaria, non conferendo al portatore diritti di voto. La Commissione si era interrogata sul livello del premio del 30 % di valoriz- zazione dell’azione rispetto al CI applicato all’operazione in questione ed aveva anche considerato che il corso fissato per il CI (corso del 31 dicembre 1995, pari a 235 FRF) non appariva giustificato, essendosi la transazione conclusa il 20 maggio 1996, dopo un notevole calo della quotazione del CI (fino a 164 FRF), che aveva perso quasi il 30 % del valore.
La Commissione ha ritenuto che le misure in questione potessero contenere elementi di aiuto e che, eventual- mente, la loro compatibilità con il trattato potesse unica- mente essere esaminata nel quadro della procedura di cui all’articolo 93, paragrafo 2, del trattato.
II. CONTESTO CHE HA MOTIVATO LE MISURE NOTIFICATE
Thomson è un gruppo di dimensione mondiale che opera nel settore dell’elettronica e precisamente: dell’elettronica di consumo ed elettronica industriale, in particolare per la difesa. La maggioranza del capitale della società madre, Thomson SA, è detenuta dallo Stato (76 %). France Telecom, che è un’azienda pubblica, ne detiene circa il 20 %. Il restante 4 % appartiene ad alcuni azionisti di minoranza. Thomson SA detiene il 100 % del capitale di Thomson multimedia, che raggruppa l’elettronica di consumo; ed inoltre è azionista di maggioranza, con il 58 %, di Thomson CSF, che riunisce le attività di elettro- nica industriale e realizza una parte consistente del fattu- rato nel settore militare. Il resto dell’azionariato di Thomson CSF (42 %) è ripartito tra il pubblico e la società è quotata in Borsa. Occorre inoltre notare che il gruppo Thomson è uno dei principali azionisti del Crédit Lyonnais, con una partecipazione del 20 %, di cui il 3,01 % tramite la holding Thomson SA.
Thomson multimedia (fino al 1995 denominata
«Thomson Consumer electronics») raggruppa una cinquantina di società attive nel settore dell’elettronica di consumo, nel quale, grazie alle sue dimensioni, è il quarto gruppo a livello mondiale e il secondo in Europa.
Thomson multimedia, che nel 1987 ha rilevato dalla General Electric il produttore americano RCA, detiene una posizione leader nell’America del Nord, con circa il 20 % del mercato. Alla fine del 1996 il gruppo aveva realizzato un fatturato di 39,3 miliardi di FRF, con un
personale di 49 000 unità. I prodotti di Thomson multi- media sono commercializzati sotto diverse marche (Thomson, RCA, GE, Proscan, Telefunken, Ferguson, Nordmende, Saba). Malgrado la sua riconosciuta compe- tenza tecnologica, nel corso degli anni novanta il gruppo ha risentito di un’insufficiente competitività industriale, dovuta in particolare alla dispersione del suo apparato produttivo. Allo stesso tempo si erodevano le sue posi- zioni commerciali in Europa. In un mercato ormai maturo, caratterizzato dalla guerra dei prezzi tra i princi- pali produttori, questa fragilità industriale e commerciale ha provocato perdite considerevoli, mediamente superiori a 1 miliardo di FRF all’anno a partire dal 1992 e aggrava- tesi nel 1996. Poiché i capitali propri sono stati completa- mente assorbiti da tali perdite, la situazione netta del gruppo è divenuta negativa nel 1995 ed è scesa a – 2,8 miliardi di franchi nel 1996. Le misure di ristrutturazione avviate sono state assolutamente insufficienti per ripristi- nare la redditività. In tali circostanze, senza una vigorosa ristrutturazione accompagnata da una ricapitalizzazione, il gruppo avrebbe dovuto essere liquidato. Thomson multi- media ha potuto sopravvivere fino ad ora unicamente grazie alla sua possibilità di fruire di prestiti presso la società madre, la Thomson SA, che nei suoi confronti ha svolto il ruolo di banchiere. Questo crescente ricorso all’indebitamento, che ha raggiunto il livello di 16,1 miliardi di FRF alla fine del 1996, lungi dall’incidere sulle cause strutturali della crisi, ha anzi contribuito ad aggra- varla differendone gli effetti e sottoponendo la gestione ad oneri finanziari sempre più pesanti.
La situazione dell’affiliata Thomson multimedia ha grave- mente inciso su quella della società madre Thomson SA, che non svolge attività industriale ed è essenzialmente una holding finanziaria. Infatti, a causa delle continue perdite delle affiliate, i capitali propri del gruppo sono passati da circa 8 miliardi di FRF nel 1990 a – 3,7 miliardi di FRF alla fine del 1995, donde la necessità di una ricapitalizzazione o di una liquidazione. Pertanto, come sottolineato dalla Commissione nella sua comunica- zione relativa all’avvio della presente procedura, senza la presenza di un azionista pubblico in grado di mobilitare fondi considerevoli, l’accesso di Thomson SA al mercato dei prestiti si sarebbe definitivamente chiuso nel 1994, quando i capitali propri del gruppo sono divenuti negativi e la società avrebbe dovuto essere posta in liquidazione.
III. RISPOSTA DELLE AUTORITÀ FRANCESI
Con lettera del 6 marzo 1997, le autorità francesi hanno inviato alla Commissione il piano di ristrutturazione di Thomson multimedia richiesto dalla Commissione, nonché le loro osservazioni a difesa delle misure oggetto dell’avvio della procedura ai sensi dell’articolo 93, para- grafo 2, del trattato. Tenuto conto delle domande supple- mentari formulate dalla Commissione il 2 aprile 1997, le autorità francesi hanno completato tali osservazioni mediante due lettere datate 26 maggio e 2 settembre 1997.
(1) GU C 90 del 20. 3. 1997, pag. 7.
i) Cessione allo Stato delle azioni del Crédit Lyon- nais detenute da Thomson SA
Nella sua risposta la Francia ha evidenziato i seguenti elementi. Le azioni CL, che non sono quotate in Borsa, sono state riacquistate dallo Stato alla Thomson SA sulla base di una sopravvalutazione del 30 % rispetto al corso del certificato d’investimento Crédit Lyonnais alla data del 31 dicembre. Le autorità francesi hanno giustificato tale sopravvalutazione imputandola alla necessità di chiu- dere i conti dell’esercizio 1995 di Thomson SA tramite riferimento a una transazione definitiva o ad un impegno di acquisto irrevocabile. Su tale base, è stato trasferito nei conti dell’anno 1995 un accantonamento pari alla minu- svalenza realizzata da Thomson su questa cessione di titoli. Le autorità francesi hanno peraltro ricordato che questo prezzo era il risultato di un negoziato diretto inter- venuto tra le due parti e che per giunta si basava su vari valori di riferimento. Oltre al valore del CI, esse hanno citato il multiplo rispetto all’attivo netto contabile per azione del Crédit Lyonnais, pari, sulla base del prezzo di cessione di 306,7 FRF per azione, al 66 % al 31 dicembre 1995, raffrontato ad una media dell’80-100 % per le banche francesi comparabili. Le autorità francesi hanno inoltre fatto presente che gli aumenti di capitale del Crédit Lyonnais del settembre 1993 e del luglio 1994 erano stati effettuati ad un prezzo notevolmente superiore (rispettivamente 880 e 774 FRF per azione), anche se in circostanze che da allora sono mutate. La Francia, infine, ha sostenuto che il premio dell’azione sul CI al quale è stata conclusa la transazione (il 30 %, ossia il rapporto tra 306,7 FRF e la quotazione di 235 FRF del CI al 31 dicembre 1995) era inferiore al premio applicato in occa- sione delle due transazioni precedentemente citate (40- 45 %) e al premio rilevato per le società comparabili (43-56 %). Nella loro lettera del 2 settembre 1997, le autorità francesi hanno inoltre sottolineato che, se al 20 maggio, all’atto della firma della transazione, il corso del certificato d’investimento era di 164 FRF, era invece di 209 FRF il 12 aprile 1996, giorno della conclusione dell’accordo tra lo Stato e Thomson, e di 190 FRF il 17 aprile, giorno dell’annuncio pubblico di detta transazione.
ii) Ricapitalizzazione di Thomson SA e di Thomson multimedia
Con lettera del 6 marzo, la Francia ha inviato alla Commissione un piano di ristrutturazione di Thomson multimedia per il periodo 1997-1999. Tale piano si basa su vari fattori di ripristino della redditività economico- finanziaria dell’impresa.
La riduzione dell’indebitamento e degli oneri finanziari La ricapitalizzazione di Thomson multimedia, che riguar- derebbe la quasi totalità della prevista ricapitalizzazione di Thomson SA (10 866 milioni sui circa 11 miliardi di FRF previsti per Thomson SA), permetterà la ristrutturazione completa del bilancio della società: i debiti diminuiranno di 9,3 miliardi di FRF a partire dal 1997. La situazione netta a livello del gruppo, che attualmente è negativa, tornerebbe ad un livello di circa 7 miliardi di FRF dopo la ricapitalizzazione e i fondi propri rispetto ai debiti torne- rebbero ad un livello di 50/50. Grazie alla riduzione dell’indebitamento, Thomson multimedia realizerebbe
un’economia di varie centinaia di milioni di franchi all’anno per oneri finanziari. Le spese finanziarie nette, che erano di 1 319 milioni di FRF nel 1996, scendereb- bero ad un livello (ancora elevato) di 887 milioni di FRF nel 1999, pari ad un risparmio di circa 430 milioni di FRF.
Il recupero dei redditi da proprietà intellettuale a partire dal 1999
Al momento dell’acquisto della RCA dalla General Elec- tric (GE) nel 1987, Thomson aveva rinunciato fino al 31 dicembre 1998 ai redditi da licenze e brevetti. Tale rinuncia concerne tutti i brevetti acquistati da GE e i brevetti successivamente depositati da Thomson multi- media (ossia, attualmente, la parte sostanziale dei suoi redditi da proprietà intellettuale). L’affiliata titolare di tutti questi brevetti, la RCATL, nel 1995 ha realizzato un reddito netto di [ . . . ] (*) USD, pari a circa [ . . . ] FRF.
Secondo le autorità francesi, l’impatto del ritorno di tali redditi in seno alla Thomson multimedia è stato stimato a 950 milioni di FRF nel 1999.
Un piano di ristrutturazione che prevede la diminuzione del 20 % dell’organico del gruppo nel periodo 1996-1998
Tale piano comporta la soppressione di nove siti indu- striali a livello mondiale, di un sito di ricerca e sviluppo, di un sito a vocazione commerciale nonché importanti economie a livello degli addetti alle vendite. Complessiva- mente esso concerne 10 640 persone. Tali misure riguar- dano principalmente l’America (raggruppamento della produzione nordamericana in Messico) e l’Asia (trasferi- mento di attività da Singapore alla Tailandia e dalla Malesia alle Filippine). In Europa la produzione sarà rior- ganizzata. Le attività di ricerca e sviluppo della società a Strasburgo saranno trasferite a Rennes. Gli stabilimenti del gruppo in Germania devono essere chiusi e la loro produzione trasferita nello stabilimento di Angers (Francia). Saranno effettuati trasferimenti anche da Angers a Tarancón (Spagna) e da Tarancón in Polonia, dove è in construzione una nuova fabbrica. La riorganizzazione è destinata a specializzare i siti di produzione per linea di prodotti. Al termine del processo di ristrutturazione indu- striale, i televisori di qualità e di grande formato saranno prodotti ad Angers, quelli situati a livello intermedio della gamma in Spagna e quelli meno costosi in Polonia.
(*) Nella versione pubblicata della presente decisione sono stati omessi alcuni dati coperti da segreto commerciale.
(in milioni di FRF)
Ristrutturazione 1996-1998 Personale
interessato Costo Impatto sul
risultato 1999
(in milioni di FRF)
1996 1997 1998 1999
Secondo le indicazioni delle autorità, la massima parte del costo totale del piano concerne le misure di indennizzo del personale. La società valuta a 950 milioni di FRF all’anno le economie consentite da tale piano. Tenuto conto del fatto che tutti i costi relativi al piano sono già stati coperti sotto il profilo contabile (nel 1995 e soprattutto, a concorrenza di 1,2 miliardi di FRF, nei conti del 1996), tali economie produrranno il loro pieno effetto sulla gestione nel 1999. In considerazione delle economie già rese possibili dal piano nel 1997 e 1998, nel primo semestre del 1999 la società avrà completamente ammortizzato il costo della ristrutturazione.
Tabella A
Europa (2 fabbriche, 1 unità ricerca e sviluppo, addetti
alle vendite) 1 104 592 348
America (6 fabbriche, addetti alle vendite) 4 300 722 552
Asia (2 fabbriche) 5 236 124 50
Varie 149
Totale 10 640 1 587 950
Balzo delle vendite di nuovi prodotti digitali
I nuovi prodotti digitali (principalmente i decodificatori digitali e il Digital Video Disc DVD), rispetto ai quali Thomson multimedia ritiene di disporre di un anticipo tecnologico che la colloca in posizione favorevole, rappresentavano una parte ancora molto modesta delle attività nel 1995 (2,9 miliardi di FRF pari all’8 % del fatturato). Secondo le prime indicazioni della Francia, a fine 1996 e inizio 1997 si prevedeva una crescita del 40 % annuo delle vendite di tali prodotti, per cui a partire dal 1998 questi nuovi prodotti avrebbero rappresentato, secondo le previsioni di Thomson multimedia, circa il 19 % delle vendite. Successivamente, nella primavera del 1997, la società ha corretto al ribasso queste previsioni ottimistiche.
Le previsioni 1996-1999, sulle quali è basato il piano, evidenziano un quinto elemento molto importante ai fini del ripristino della redditività dell’impresa: si tratta, più precisamente, delle previsioni di un netto aumento del fatturato, incluso, anche se ad un ritmo più lento, quello relativo ai prodotti della gamma tradizionale (TV a colori e videoregistratori). Le previsioni anticipavano il mantenimento delle quote di mercato del gruppo in America e la riconquista delle quote di mercato in Europa che, dal 14 % circa del 1990 (quota di mercato della televisione a colori), erano scese quasi all’11 % circa nel 1996. Le previsioni del gruppo puntavano su un ritorno in Europa alle quote di mercato già detenute all’inizio degli anni novanta.
Tabella B
Thomson multimedia Previsioni di attività e di risultati
Fatturato consolidato 39 284 42 024 44 314 46 692
Margine lordo 7 378 7 914 8 833 10 310
Risultato di gestione –153 134 756 1 994
Risultato finanziario –1 319 –1 031 –868 –887
Risultato corrente –1 472 –897 –112 1 108
Società sottoposte al sistema del patrimonio netto 3 6 6 6
(in milioni di FRF)
1996 1997 1998 1999
Ristrutturazioni –1 195
Altri elementi straordinari –17 –20 –21 –21
Risultato prima dell’imposta e partecipazione –2 861 –911 –127 1 093
Imposta –54 –50 –100 –700
Risultato netto –2 735 –961 –227 393
Situazione netta –2 820 7 085 6 858 7 251
Indebitamento netto 16 174 6 916 7 577 7 339
Redditività apparente sconosciuta –13,6 % –3,3 % 5,4 %
Fonte: Autorità francesi e Thomson multimedia, previsioni triennali elaborate alla fine del 1996.
Sulla base dei quattro principali fattori di risanamento testé citati, Thomson multimedia dovrebbe tornare ad essere redditizia nel 1999, secondo il calendario soprain- dicato (tabella B). Il risultato corrente di gestione (prima degli oneri finanziari) passerebbe nel 1999 dall’1,7 % al 4,3 % del fatturato grazie al recupero dei redditi da proprietà intellettuale del gruppo ceduti alla General Electric dal 1988 al 1998. Il risultato netto dopo l’imposta sarebbe leggermente positivo durante l’ultimo anno del piano (0,8 % del fatturato e circa 5 % dei fondi propri).
La Francia ha presentato alla Commissione il seguente piano di finanziamento dell’impresa per la durata del piano: l’autofinanziamento di gestione permetterà di finanziare circa il 90 % dei fabbisogni di finanziamento
«correnti» (ristrutturazione e riduzione dell’indebitamento escluse). Il saldo e i fabbisogni non correnti saranno finanziati grazie all’aumento di capitale. L’aumento di capitale di Thomson multimedia (10 866 milioni di FRF) nel periodo in questione è quindi destinato ad un triplice impiego: al saldo dei fabbisogni correnti, ossia 732 milioni di FRF, ivi compresi gli investimenti non coperti dell’autofinanziamento (esercizi 1997 e 1998), alle ristrut- turazioni, ossia 1 305 milioni di FRF, e infine alla dimi- nuzione dell’indebitamento, ossia 8 829 milioni di FRF.
La Francia, interrogata dalla Commissione in occasione dell’avvio della presente procedura circa le misure previste per compensare eventualmente gli effetti distorsivi degli aiuti in questione, ha considerato che la ricapitalizzazione di Thomson multimedia avverrebbe senza effetti distor- sivi. A sostegno di tale tesi la Francia ha affermato che le quote di mercato del gruppo saranno in media mantenute al loro livello attuale; che gli investimenti privilegiati saranno investimenti di produttività e di sostituzione e non di espansione di capacità e che, non appena privatiz- zata, Thomson multimedia non avrebbe più un accesso facile al prestito per finanziare una strategia aggressiva.
In occasione della notifica nell’ottobre 1996, la Francia aveva considerato quest’operazione come la più econo- mica per lo Stato, giacché in assenza di ricapitalizzazione
l’impresa avrebbe dovuto essere posta in liquidazione. Per tale motivo le autorità francesi avevano ritenuto che non si trattasse di un aiuto di Stato e avevano calcolato che il costo della liquidazione sarebbe ammontato a 20-25 miliardi di FRF, ossia ad almeno il doppio del costo della ricapitalizzazione prospettata. Poiché la Commissione, nella comunicazione relativa all’avvio della presente procedura, aveva contestato sia tale tesi che tale calcolo, in particolare in quanto quest’ultimo includeva a carico dello Stato azionista i costi sociali e l’insieme del passivo di liquidazione, la Francia ha presentato, a sostegno dell’im- putazione del passivo di liquidazione, esempi di giurispru- denza dei tribunali francesi attestanti la responsabilità dello Stato azionista per il passivo di liquidazione delle imprese pubbliche.
Infine, con lettera datata 17 settembre 1997, il ministro francese dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria ha comunicato alla Commissione gli impegni che la Francia era pronta ad assumersi in vista dell’adozione di una decisione. Tali impegni figurano all’articolo 1, paragrafo 3, della presente decisione.
IV. OSSERVAZIONI DEI TERZI INTERESSATI
La Commissione ha ricevuto due osservazioni di terzi interessati in seguito alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee della comunicazione relativa all’avvio della procedura.
Con lettera del 18 aprile indirizzata alla Commissione, la società Philips ha denunciato una situazione di sovracca- pacità di produzione sia in Europa che a livello mondiale per quanto concerne i televisori e i videoregistratori.
Secondo i dati della società, la capacità mondiale di produzione di televisori era di 121 milioni di apparecchi all’anno nel 1995, per vendite annuali di 103 milioni di unità. Quanto ai videoregistratori, tali cifre, secondo la stessa fonte, erano rispettivamente di 67 e 50 milioni di unità. La società Philips sostiene che in questi comparti non si dovrebbero incentivare aumenti di capacità e che,
al contrario, occorrerebbe promuovere misure di ridu- zione e di razionalizzazione delle capacità produttive in Europa.
Con lettera del 16 aprile 1997, la Fédération Générale des Mines et de la Métallurgie (FGMM), organizzazione sinda- cale francese affiliata al sindacato CFDT, ha voluto difen- dere il principio della ricapitalizzazione non legata ad un piano di soppressione di posti di lavoro. La FGMM ha osservato, tra l’altro, che la ricapitalizzazione attualmente notificata derivava da impegni precedenti dello Stato azio- nista, non avendo lo Stato apportato, negli anni 1988- 1991, i mezzi finanziari richiesti dalle sue decisioni indu- striali e dalle sue scelte di crescita esterna dell’impresa.
V. VALUTAZIONE DELLE MISURE DI AIUTO
CONTEMPLATE
i) Cessione allo Stato delle azioni Crédit Lyonnais detenute da Thomson SA
La Commissione ha preso atto della risposta della Francia concernente la sopravvalutazione delle azioni del Crédit Lyonnais a 306,7 FRF in occasione del loro acquisto da parte dello Stato alla Thomson. La Commissione è inoltre venuta a conoscenza di una relazione redatta da esperti nel novembre 1996 sul prezzo di tale operazione, confor- memente a quanto convenuto nell’accordo concluso fra lo Stato e Thomson il 20 maggio. [ . . . ] prima dello svolgi- mento materiale della transazione, intervenuto all’inizio del 1997 (1), lo Stato avrebbe ancora potuto constatare che tale operazione avveniva a detrimento dei suoi interessi patrimoniali e che sarebbe stato opportuno rimetterla in discussione, cosa che era in suo potere giacché, detenendo direttamente la maggioranza del capitale di Thomson SA (76 %), esso esercita il controllo completo sull’impresa. Va notato peraltro che in questa relazione l’esperto ritiene adeguato il premio del 30 % dell’azione ordinaria sul CI fissato per la transazione.
La Commissione non ha potuto accogliere la tesi svolta dalla Francia a giustificazione della data del 31 dicembre 1995 per la fissazione del valore del titolo sottostante (il CI Crédit Lyonnais CI-CL). Tale data può eventual- mente convenire, come sottolineato dalla Francia, per chiudere i conti dell’anno 1995 e per determinare il valore al 31 dicembre della partecipazione detenuta da Thomson SA in seno al Crédit Lyonnais. Essa non è invece giustificabile per una transazione conclusa il 20 maggio 1996, giacché nel frattempo la quotazione del titolo era scesa del 30 %, in seguito probabilmente ad informazioni giunte al mercato finanziario sulla situazione reale del Crédit Lyonnais. La Francia, nella sua lettera del 2 settembre 1997, ha sottolineato che, in occasione della conclusione dei negoziati tra Thomson e lo Stato, il corso del titolo CI-CL era di 209 FRF e che al momento dell’annuncio della transazione, il 17 aprile 1996, il titolo aveva chiuso in Borsa a 190 FRF (con una svalutazione rispettivamente dell’11 % e del 19 % rispetto alla quota-
zione del 31 dicembre 1995). Ma va rilevato, come del resto ha fatto la Commissione nell’avvio della presente procedura, che all’epoca della transazione lo Stato azio- nista, secondo le informazioni in possesso della Commis- sione, era perfettamente al corrente del deterioramento della situazione del Crédit Lyonnais, deterioramento che ha successivamente dettato i provvedimenti d’urgenza notificatigli nel settembre 1996. Tenuto conto di tutti questi elementi, lo Stato poteva già allora ritenere che il valore reale del titolo CI-CL potesse essere inferiore al calcolo effettuato sulla base del corso del CI all’epoca e che, inoltre, il premio del 30 % fissato per l’azione ordi- naria fosse troppo elevato. Il corso del CI-CL ha peraltro registrato un forte calo durante le settimane successive a tale transazione, scendendo al di sotto dei 120 FRF a fine giugno 1996 (rispetto al corso di 164 FRF del 20 maggio).
La Commissione rileva infine che le argomentazioni addotte dalle autorità francesi sul valore dell’azione Crédit Lyonnais rispetto al CI sono contraddittorie rispetto alle responsabilità che esse attribuiscono allo Stato azionista quanto al passivo di liquidazione delle imprese pubbliche (cfr. la precedente sezione III). Secondo quest’ultima tesi, tenuto conto dell’onere potenziale rappresentato dal passivo di liquidazione, il valore per lo Stato delle azioni di una società pubblica in sua situazione precaria quale era nella primavera 1996 quella del Crédit Lyonnais avrebbe dovuto essere nullo o in ogni caso inferiore al corso del certificato d’investimento, i cui portatori hanno un’esposizione inferiore, limitata al valore dei loro titoli.
Pertanto risulta che lo Stato, nel quadro di questa opera- zione, non ha cercato di proteggere i propri interessi patrimoniali (in senso stretto), bensì quelli di Thomson SA. Per fissare un valore normale per la transazione, la Commissione ritiene che in ogni caso occorra, come minimo, prendere come base di calcolo il corso (164 FRF) del certificato d’investimento alla data del 20 maggio 1996, al momento della firma della transazione, corso che era allora sceso del 30 % rispetto alla quotazione del 31 dicembre 1995. Anche secondo il metodo seguito dalle autorità, e quindi ammettendo, malgrado il suo livello, che solleva riserve, il premio del 30 % dell’azione ordi- naria sul CI fissato dalle parti e confermato dal rapporto dell’esperto, tale quotazione porta il valore del Crédit Lyonnais a 11,2 miliardi di FRF [ . . . ].
Come affermato in occasione dell’avvio della presente procedura, tali misure possono incidere sugli scambi, che rappresentano in particolare nel settore dell’elettronica di consumo circa il 50 % della produzione comunitaria del settore, e possono falsare la concorrenza. Considerato che il concetto di aiuto di Stato comprende non solo le presta- zioni positive quali le sovvenzioni dirette, ma anche inter- venti che, sotto varie forme, diminuiscono gli oneri che normalmente gravano sul bilancio di un’impresa e che di conseguenza, senza essere delle sovvenzioni in senso stretto, rivestono la stessa natura e producono effetti iden- tici, si deve concludere che Thomson SA ha fruito diretta- mente (sulla cessione del 3,01 % del capitale del Crédit Lyonnais che deteneva) di un aiuto di Stato di 145,6 (1) A titolo conservativo, poiché nel frattempo la Commissione
aveva avviato la presente procedura il 18 dicembre 1996, nel febbraio 1997 le autorità francesi hanno collocato su un conto bloccato i fondi relativi alla transazione in questione.
(% del totale del mercato) TV a colori
1994 Videoregistratori 1994
milioni di FRF. Questo aiuto è andato a beneficio della Thomson SA senza apportare allo Stato alcun diritto né utile finanziario, per cui questo mancato guadagno patri- moniale per lo Stato è assimilabile ad una sovvenzione a fondo perduto. Non essendo stata notificata alla Commis- sione, la misura in questione è illegale. Inoltre, non essendo stata giustificata da un piano di ristrutturazione di Thomson SA, non può nemmeno essere considerata compatibile con il trattato in virtù della deroga di cui all’articolo 92, paragrafo 3, lettera c), unica deroga ammis- sibile per le misure in questione, come indicato dalla Commissione nella sua comunicazione relativa all’avvio della presente procedura.
ii) Conferimento di capitale di circa 11 miliardi di FRF alla Thomson SA Ricapitalizzazione di
Thomson multimedia
Distorsioni di concorrenza. Incidenza sugli scambi intracomunitari
Il mercato dell’elettronica di consumo è sempre più mondializzato e dominato dai produttori coreani e giap-
ponesi. I produttori giapponesi occupano il primo posto mondiale (i due primi gruppi mondiali sono Sony e Matsushita) e la loro produzione è di tre volte superiore in valore a quella comunitaria (1). Tale predominio si ritrova negli scambi mondiali: le esportazioni comunitarie verso il Giappone e la Corea nel 1994 erano rispettivamente di soli 74 e 24 milioni di ECU, contro importazioni pari rispettivamente a 3 390 e 750 milioni di ECU. Malgrado un rafforzamento delle esportazioni extracomunitarie nel corso degli anni 1993 e 1994, la bilancia commerciale dell’Unione europea continua ad essere strutturalmente deficitaria (fra 10 e 13 miliardi di ECU). La tendenza alla delocalizzazione delle fabbriche in paesi caratterizzati da manodopera a basso costo è accentuata e paesi quali la Tailandia e la Cina sono divenuti grossi produttori. I tre principali produttori europei sono, per ordine d’impor- tanza decrescente, Philips, Thomson multimedia e Nokia.
Il mercato dell’elettronica, giunto a maturità (il tasso di dotazione dei televisori da parte delle famiglie è vicino al 100 %), registra una crescita lenta la cui ripresa, in futuro, dipende principalmente dall’arrivo sul mercato di nuovi prodotti digitali, tra cui i decodificatori ed i lettori di videodischi (DVD).
Tabella C
Produzione comunitaria netta 73 % 61 %
Importazioni extracomunitarie 27 % 44 %
Fonte: «Panorama de l’Industrie Communautaire», 1997.
La Commissione ha preso atto delle osservazioni formu- late dalla società Philips, secondo la quale esiste una sovraccapacità produttiva in Europa e nel mondo per quanto riguarda i televisori a colori e i videoregistratori.
Simili tassi di utilizzo delle capacità, ossia l’85 % per i televisori a colori e il 75 % per i videoregistratori, non sono eccezionalmente bassi, ma possono generare auten- tiche tensioni, specie se un fabbricante decide di accre- scere le proprie capacità o consegne su un mercato regio- nale della dimensione dell’Europa. Le osservazioni inviate da Philips non sono state peraltro contestate dalle autorità francesi, alle quali erano state comunicate dalla Commis- sione nell’ambito della presente procedura. Tenuto conto di questa situazione di debole utilizzazione di capacità per i prodotti considerati da Thomson multimedia come
«prodotti centrali» della sua gamma, l’argomentazione svolta dalle autorità francesi circa l’assenza di distorsioni di concorrenza derivanti dall’iniezione di capitali notifi- cata è smentita dalle previsioni stesse dell’impresa. A questo proposito occorre distinguere i televisori dai video- registratori.
Infatti, secondo le previsioni presentate da Thomson multimedia, erano previsti incrementi delle quote di mercato sul mercato europeo dei televisori a colori, prin- cipalmente per i prodotti di qualità (in America Thomson multimedia prevede il semplice mantenimento delle quote di mercato; in Asia le sue quote continuano ad essere marginali). Questi incrementi delle quote di
mercato di Thomson multimedia in Europa, che per quanto concerne il prodotto principale della società, ossia il televisore a colori, si situavano all’incirca all’11 % del mercato nel 1996, dovevano permetterle di ritrovare, all’o- rizzonte del 1999, la quota di mercato detenuta nel 1994, pari a più del 13 %. Simili incrementi delle quote di mercato, in un mercato che registra tensioni di capacità ed è caratterizzato da una crescita debole in Europa, con un volume annuo di vendite di 19-20 milioni di televisori, possono aggravare le difficoltà di utilizzo delle capacità esistenti presso i concorrenti di Thomson multimedia in Europa trasferendo su questi ultimi talune delle difficoltà attualmente incontrate dall’impresa, tanto più che risulta evidente che le vendite del comparto televisori in Europa dovrebbero continuare ad essere deficitarie fino al 1999, giacché l’impresa può lottare contro l’erosione delle sue quote di mercato solo vendendo in perdita. Su tale base e per questa linea di prodotti in particolare la Commissione ritiene che l’attuazione del piano presentato dalla Francia avrebbe l’effetto di provocare gravi distorsioni della concorrenza.
Nel caso dei videoregistratori, la situazione è notevol- mente diversa e, malgrado un minore tasso di utilizzo (1) Secondo «Panorama de l’Industrie Communautaire», 1997, vol.
II, cifre del 1994. Nel 1994 la produzione giapponese era di 130 miliardi di ECU, contro 44,5 miliardi di ECU per la produzione comunitaria.
delle capacità di produzione esistenti (75 % secondo Philips), il piano di Thomson multimedia non dovrebbe provocare tensioni concorrenziali. L’impresa prevede infatti semplicemente di mantenere le sue quote di mercato al livello del 1996, vale a dire a circa l’8,5 % in Europa e a circa il 20 % negli Stati Uniti. Inoltre essa subappalta gran parte delle sue vendite di videoregistra- tori, per cui non è responsabile delle sovraccapacità even- tualmente constatate per questo prodotto.
È da segnalare, inoltre, che gli scambi comunitari nel settore dell’elettronica di consumo, già ingenti prima dell’attuazione del piano di ristrutturazione di Thomson multimedia, in quanto rappresentavano circa il 50 % della produzione comunitaria, dovrebbero essere accen- tuati dall’attuazione di detto piano. Infatti, dopo la chiu- sura dei due stabilimenti di Celle e di Hannover, in Germania, l’impresa prevede di raggruppare in Francia e in Spagna le sue attività di produzione di televisori nell’ambito comunitario. Ciascun sito sarà specializzato in una linea di produzione: i televisori di qualità saranno prodotti ad Angers (Francia), mentre la fabbrica di Tarancón (Spagna) sarà specializzata nella produzione di televisori di qualità media. Questa tendenza alla specializ- zazione dell’apparato produttivo di Thomson multimedia in Europa dovrebbe permettere, rispetto alla situazione antecedente il piano di ristrutturazione, una crescita degli scambi intracomunitari, anche dopo l’entrata in funzione della fabbrica attualmente in costruzione in Polonia, destinata a produrre i televisori meno costosi della gamma di Thomson multimedia.
Carattere di aiuto di Stato
In applicazione del principio dell’investitore privato operante in economia di mercato, se le misure in questione incidono sugli scambi e falsano o minacciano di falsare la concorrenza, la Commissione considera, come indicato nella sua comunicazione agli Stati membri (1), che gli apporti di capitale a favore di imprese pubbliche contengono elementi di aiuto di Stato, qualora, in circo- stanze analoghe, un investitore privato non avrebbe effet- tuato l’operazione in questione, tenuto conto della remu- nerazione attesa dal conferimento di fondi.
Il piano di ristrutturazione della società, compreso quello di cui all’ultima versione modificata della primavera 1997, prevede il ritorno in pareggio soltanto nel 1999. Il risul- tato netto previsto di Thomson multimedia nel 1999, leggermente positivo, è notevolmente inferiore alle perdite previste sugli esercizi 1997 e 1998. A ciò si aggiunge il fatto che, in occasione dell’iniezione di capi- tale nel 1997, lo Stato deve ripianare perdite anteriori che si traducono in una situazione netta attualmente negativa sia di Thomson multimedia (pari a – 2,8 miliardi di FRF al 31 dicembre 1996) che di Thomson SA. Pertanto, rispetto all’intero periodo di riferimento del piano presen- tato dalle autorità francesi, la redditività dei capitali inve-
stiti dall’azionista è considerevolmente inferiore a zero: al termine del piano di ristrutturazione, alla fine del 1999, la situazione netta di Thomson multimedia sarà, secondo le previsioni della società, di circa 7 250 milioni di FRF;
sulla base di una ricapitalizzazione di Thomson multi- media ammontante a 10 886 milioni di FRF, lo Stato azionista avrà in tal modo accettato di subire sulla sua iniezione di capitale una perdita non attualizzata di circa 3,6 miliardi di FRF. Attualizzata in base ad un tasso del 15 % (2), la perdita di capitale sarebbe sensibilmente supe- riore a tale cifra. Secondo la Commissione, questa redditi- vità negativa dei capitali investiti indica chiaramente che un investitore privato non avrebbe, in condizioni analoghe, acconsentito ad una simile iniezione di capitale e che, di conseguenza, le misure in questione configurano aiuti di Stato, giacché incidono sugli scambi e sono atte a falsare la concorrenza.
Le autorità francesi hanno peraltro dichiarato alla Commissione che l’operazione era dovuta al differimento di una ricapitalizzazione dell’impresa decisa nel 1987, in occasione dell’acquisto dell’impresa di elettronica RCA negli Stati Uniti, e rappresentava la decisione di un azio- nista avveduto. Le banche avrebbero accettato di antici- pare finanziamenti, fiduciose che lo Stato avrebbe onorato, anche se tardivamente, il suo impegno di ricapi- talizzazione. La Commissione osserva che, secondo altre informazioni fornite dalla Francia, una parte della presente ricapitalizzazione non sarà destinata alla diminu- zione dell’indebitamento. Inoltre, quand’anche questa ricapitalizzazione fosse destinata al 100 % alla riduzione dell’indebitamento (dovuto al differimento della ricapita- lizzazione), l’operazione non perderebbe in ogni caso il suo carattere di aiuto di Stato. Infatti un azionista privato avrebbe richiesto una redditività dei fondi propri investiti notevolmente superiore alla remunerazione dei debiti dell’impresa. Giacché l’impresa non è stata in grado dal 1987 di remunerare i suoi debiti crescenti senza operare prelievi dai fondi propri, a fortiori una remunerazione dei fondi propri per un importo inferiore o equivalente a tali debiti, ma a un tasso di remunerazione di gran lunga superiore, quale richiesto per riflettere il rischio di un investimento in fondi propri, sarebbe stata assolutamente impossibile nel periodo 1987-1996, ferme restando tutte le altre condizioni. Ex post, questo investimento differito non sembra quindi corrispondere al comportamento di un investitore avveduto. D’altronde le autorità francesi non hanno comunicato alcun elemento che permetta di valutare in che misura, ex ante (ossia ricollocandosi nelle condizioni di informazione esistenti nel 1987, in partico- lare le previsioni di attività e di risultati formulate all’e- poca), un simile investimento potesse apparire compati- bile con il comportamento di un investitore privato in economica di mercato. Ne consegue che, eventualmente, il carattere differito della ricapitalizzazione (o di parte di essa) nulla toglie al suo carattere di aiuto di Stato.
(2) Il tasso di attualizzazione del 15 % è stato fissato alla fine del 1996 dalla banca consulente delle autorità nel quadro della valutazione del valore di Thomson multimedia.
(1) GU C 307 del 13. 11. 1993, pag. 3.
La Commissione prende inoltre atto degli esempi di giurisprudenza dei tribunali francesi comunicati dalle autorità francesi e attestanti, in casi precedenti, la respon- sabilità dello Stato azionista rispetto al passivo di liquida- zione al di là dei suoi conferimenti al capitale dell’im- presa. La Commissione e la Corte di giustizia delle Comunità europee, in precedenti analoghi (1), hanno già respinto la tesi che estende la responsabilità dello Stato azionista sul passivo di liquidazione al di là dei suoi conferimenti al capitale dell’impresa, in quanto tale esten- sione di responsabilità creerebbe confusione tra il ruolo dello Stato azionista e quello dello Stato provvidenza. Nel caso di specie che riguarda la Francia, la giurisprudenza presentata non toglie nulla al carattere di aiuto di siffatta operazione: in realtà lo Stato azionista, che era al corrente di tale giurisprudenza in virtù della legge del 1985 relativa al risanamento a alla liquidazione giudiziaria delle imprese (2), avrebbe dovuto adottare già da tempo le misure attualmente in esame e prendere fin dall’inizio degli anni ’90 disposizioni di ristrutturazione o di liquida- zione dell’impresa. In tale occasione, lo Stato non si è quindi comportato né da azionista, né da investitore avve- duto, operante in economia di mercato, secondo il prin- cipio applicabile succitato. A prescindere da tale punto, la Commissione ritiene che le autorità non abbiano nemmeno fornito la prova, richiesta nell’ambito della legge del 1985, che lo Stato azionista fosse assimilabile ad un dirigente di diritto o di fatto dell’impresa (3). In tale ipotesi, i dirigenti di fatto sono responsabili del passivo di liquidazione dell’impresa in caso di colpe di gestione e a concorrenza delle relative conseguenze finanziarie. Infine la Commissione osserva che, quand’anche si accertassero tali elementi non dimostrati, siffatte disposizioni non permetterebbero allo Stato francese di sottrarsi all’applica- zione dell’articolo 92 del trattato senza contraddire al principio di diritto in base al quale nessuno può basare un’argomentazione sui propri errori («nemo auditur propriam turpitudinem allegans»).
Tenuto conto della natura dell’aiuto, finalizzato a soste- nere l’esecuzione del piano di ristrutturazione di un’im- presa in difficoltà, risulta, come stabilito in occasione dell’avvio della presente procedura, che nella fattispecie è applicabile unicamente la deroga di cui all’articolo 93, paragrafo 3, lettera c). Essendosi in presenza di un’opera- zione contenente cospicui elementi di aiuto di Stato occorre quindi, per stabilirne la compatibilità con il trat- tato, esaminare se le misure in questione possano benefi-
ciare dell’unica deroga possibile nel caso di specie, ossia quella dell’articolo 92, paragrafo 3, lettera c); inoltre, considerato che le misure in questione sono volte ad aiutare un’impresa in difficoltà, tale compatibilità dovrà essere valutata secondo le regole specifiche concernenti gli aiuti alla ristrutturazione.
Gli orientamenti della Commissione sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in diffi- coltà stabiliscono che siffatti aiuti possono essere compa- tibili con il trattato purché siano soddisfatte varie condi- zioni tra cui: gli aiuti in questione devono essere erogati previa presentazione di un piano di ristrutturazione dell’impresa atto a ripristinare entro un periodo di tempo ragionevole la redditività economico-finanziaria a lungo termine dell’impresa sulla base di ipotesi realistiche per quanto concerne le sue condizioni future di gestione.
L’impresa deve pertanto conseguire una redditività minima dei capitali investiti atta a permetterle, una volta ristrutturata, di non fare più ricorso allo Stato e di far fronte alla concorrenza facendo affidamento unicamente sulle sue risorse. Inoltre devono essere adottate misure per attenuare il più possibile le conseguenze sfavorevoli per i concorrenti; l’aiuto deve essere proporzionato ai costi e ai vantaggi della ristrutturazione; infine il piano deve essere attuato integralmente, rispettando gli obblighi eventual- mente imposti dalla Commissione.
Per valutare se le misure di risanamento di Thomson multimedia presentate dalla Francia soddisfino tali condi- zioni, la Commissione si è avvalsa dei servizi di un consu- lente esterno (in appresso «il consulente») che ha potuto compiere, nei mesi di aprile-maggio 1997 e con la piena cooperazione delle autorità francesi, un’analisi del piano di ristrutturazione di Thomson multimedia. La Commis- sione ha comunicato le conclusioni del rapporto del consulente alle autorità francesi, che non le hanno conte- state.
Carattere realistico delle ipotesi del piano
Nelle ipotesi iniziali del piano 1997-1999, presentate dalla Francia alla Commissione nel marzo 1997 e che riprendevano le linee del piano triennale 1996-1998 elaborato dall’impresa alla fine del 1996, si prevedeva un’evoluzione del fatturato caratterizzata da una forte crescita. Infatti il fatturato doveva passare da 39,3 miliardi di FRF nel 1996 a 46,7 miliardi di FRF nel 1999, ossia un incremento del 6 % in valore per ogni anno del periodo considerato (cfr. tabella B). A perimetro costante e tenendo conto inoltre del fatturato rappresentato dal recu- pero dei redditi da brevetti e licenze, l’evoluzione del fatturato sarebbe stata di + 16 % in tre anni, pari a circa + 5 % all’anno. La crescita prevista era ancora più elevata considerato che i prezzi dei principali prodotti del gruppo nel comparto dell’elettronica di consumo sono in diminu- zione per effetto della guerra dei prezzi in atto tra i costruttori. Quanto ai nuovi prodotti digitali (decodifica- tore digitale e lettore di videodischi), la crescita prevista inizialmente dalla società era di gran lunga superiore, dell’ordine del 40 % all’anno nel 1997-1998.
(1) Cfr. in particolare la decisione 94/1073/CE della Commissione nel caso Bull (GU L 386 del 31. 12. 1994, pag. 1) e la sentenza della Corte di giustizia, del 14 settembre 1994, nelle cause riunite C-278/92, C-279/92 e C-280/92, (HYTASA), Racc. 1994, pag. I-4103 e seguenti, punto 22 della motiva- zione.
(2) Legge del 25 gennaio 1985 relativa al risanamento e alla liquidazione giudiziaria delle imprese, articoli 179 e 180, Journal officiel de la République française del 26 gennaio 1985.
(3) In merito a questo punto occorre far presenti le osservazioni del professor Guyon nella causa «Corte d’appello di Versailles del 29 novembre 1990», D 1991, pag. 133, secondo il quale il fatto che lo Stato nomini uno o più membri del consiglio d’amministrazione di un’impresa non è sufficiente per farne un «dirigente di fatto».
La Commissione ha manifestato dei dubbi sul carattere realistico di tali previsioni ed ha interrogato la Francia sulle ipotesi di prezzo prese in considerazione nella formulazione delle previsioni di Thomson multimedia.
Nella lettera del 26 maggio 1997 indirizzata alla Commis- sione, la Francia ha indicato che le previsioni erano state formulate a prezzi correnti, ossia tenendo conto di cali di prezzo compresi tra il 3 % e l’8 % all’anno per i televisori e videoregistratori e di riduzioni di prezzo molto più elevate per i nuovi prodotti digitali. In considerazione di questo calo costante dei prezzi, pare che l’aumento previsto del fatturato fosse particolarmente ambizioso e che rispecchiasse un livello di crescita reale a due deci- mali. Tuttavia, secondo le autorità francesi l’aumento del fatturato non sarebbe imputabile ad una crescita dei volumi, ma ad un riposizionamento del gruppo sui prodotti di qualità. La Francia ha inoltre indicato alla Commissione che le previsioni della società circa le vendite di nuovi prodotti digitali erano state modificate verso il basso all’inizio del 1997.
La Commissione ha interrogato la Francia sulle eventuali conseguenze in termini di risultato derivanti dal congela- mento al loro livello attuale delle quote di mercato del gruppo, per i prodotti centrali della gamma, e dal ritardo di un anno, rispetto allo scenario iniziale, delle previsioni di sviluppo dei nuovi prodotti digitali. Secondo la Francia un simile scenario si tradurrebbe in una perdita annuale di fatturato pari a circa 1,1 miliardi di FRF all’orizzonte del 1999 e in una diminuzione del risultato di circa 200 milioni di FRF.
Il consulente ha considerato che, nel complesso, le ipotesi di prezzo formulate erano realistiche e le ha modificate solo marginalmente. La sua analisi rimette invece in discussione, per vari motivi, il carattere realistico delle previsioni concernenti il fatturato. Infatti la posizione commerciale di Thomson è debole nelle regioni a forte crescita, vale a dire l’Asia e l’Europa orientale. Non è neppure possibile prevedere nel periodo 1997-1999 il subentrare di una crescita significativa in America, tenuto conto delle previsioni di mantenimento al loro livello delle quote di mercato del gruppo e della revisione verso il basso operata all’inizio del 1997 delle previsioni concer- nenti i nuovi prodotti digitali. In Europa le previsioni di riconquista di quote di mercato per i prodotti centrali della gamma sembrano alquanto irrealistiche, data la grande debolezza commerciale di Thomson multimedia.
Infatti nel vecchio continente la società è indebolita dalla fragilità e dalla dispersione delle sue marche di commer- cializzazione (Brandt, Saba, Telefunken, Nordmende, Ferguson), nessuna delle quali è in grado di rivaleggiare con i leader, delle dimensioni di Sony o Philips. La stra- tegia commerciale della società mira a razionalizzare le marche del gruppo riducendone il numero e soprattutto mettendo in avanti la marca Thomson. Tuttavaia questo riposizionamento commerciale è stato avviato solo in parte, giacché la marca Thomson detiene solo una debole quota di mercato, inferiore o pari all’1 % nel Regno Unito, in Germania o in Italia, e non è sostenuta da
investimenti pubblicitari analoghi a quelli dei concorrenti di Thomson multimedia. Inoltre, secondo la Commis- sione, occorre anche tener conto del fatto che una stra- tegia di riposizionamento su una o due marche principali richiede tempo e, inizialmente, può tradursi in perdite supplementari di quote di mercato. Inoltre il nesso produ- zione-mercato in Europa è poco efficiente, essendo carat- terizzato da tempi di reazione eccessivamente lunghi del sistema produttivo rispetto alle informazioni che perven- gono dal mercato (tre mesi in media per Thomson multi- media contro 3-5 settimane per i suoi principali concor- renti).
Questi vari elementi hanno indotto il consulente a rive- dere le previsoni di vendita di Thomson multimedia nel mondo, in America e principalmente in Europa. Invece di vendite di elettronica di consumo (tubi catodici per televi- sori esclusi) pari a 22,7 miliardi di FRF in America e a 12,3 miliardi di FRF in Europa all’orizzonte del 1999, le previsoni sono state ridimensionate dal consulente rispet- tivamente a 22,2 e a 10,1 miliardi di FRF. In Europa la principale differenza rispetto alle previsioni della società concerne le previsioni di vendita di televisori, la cui quota di mercato si manterrebbe al livello del 1996 (circa l’11 %), lungi dallo scenario di riconquista preventivato dalla società. A livello consolidato il fatturato del gruppo passerebbe a 43,3 miliardi di FRF nel 1993, ossia circa 3 miliardi in meno di quanto previsto nell’ultima versione del piano della società. Tuttavia tale scenario prevede ancora una crescita del 10 % nei tre anni di riferimento del piano, leggermente più del 3 % all’anno. In termini reali, tenuto conto delle diminuzioni di prezzo media- mente superiori al 5 % all’anno nel settore dell’elettro- nica di consumo, questo scenario, secondo la Commis- sione, rappresenta ancora un obiettivo ambizioso per un gruppo le cui quote di mercato si sono erose negli ultimi due anni.
L’efficienza economico-finanziaria dell’impresa Thomson multimedia
Come è stato sottolineato dalla Commissione, in occa- sione dell’avvio della presente procedura, senza la sicu- rezza apportata da un azionista pubblico Thomson multi- media non avrebbe potuto fronteggiare la situazone croni- camente deficitaria che ha registrato nel corso degli anni
’90 e l’accumularsi di debiti fino ad un livello di circa 16 miliardi di FRF (alla fine del 1996). L’accesso di Thomson multimedia e della casa madre al mercato finanziario si sarebbe progressivamente chiuso e oggi sarebbe del tutto escluso, data la situazione netta negativa del gruppo (– 2,8 miliardi di FRF alla fine del 1996). L’iniezione di capitale di circa 11 miliardi di FRF notificata dalla Francia non è sufficiente di per sé per ripristinare l’effi- cienza economico-finanziaria del gruppo; un calcolo globale mostra che, anche diminuendo l’indebitamento di un ammontare corrispondente alla ricapitalizzazione prevista, l’impresa risparmia circa 700 milioni di FRF
all’anno, ossia molto meno del deficit registrato nel 1996, per quanto concerne sia il risultato corrente (– 1,5 miliardi di FRF) che il risultato netto (– 2,7 miliardi di FRF nel 1996, tenuto conto di ingenti accantonamenti per ristrutturazioni). Ne consegue che il ripristino della redditività economico-finanziaria dell’impresa può essere garantito unicamente prendendo in considerazione gli aspetti commerciali e industriali del piano di risanamento dell’impresa.
Per stabilire il livello di redditività atteso dall’impresa Thomson multimedia per poterla considerare efficiente, la Commissione tiene conto di due elementi. Innanzitutto occorre verificare che il tasso di redditività dell’impresa sia sensibilmente superiore al costo dell’indebitamento, altrimenti l’effetto di leva dell’indebitamento sarà nega- tivo e l’impresa non potrà finanziarsi, tramite indebita- mento, senza mettere in pericolo la propria redditività, come si è potuto constatare nel corso degli anni prece- denti. La Francia ha indicato alla Commissione che il tasso d’interesse utilizzato per calcolare l’impatto margi- nale di qualsiasi variazione dell’indebitamento era del 6,5 % per l’intera durata del piano di ristrutturazione. Ma ciò non è sufficiente, tenuto conto della necessità di Thomson multimedia di ridurre il proprio indebitamento e della remunerazione normale da concedersi sui fondi propri per poter essere in grado di attirare capitali di rischio, il che implica un premio di rischio, che è funzione della situazione dell’impresa, rispetto al tasso d’interesse sull’indebitamento. I documenti presentati dalla Francia alla Commissione, riguardanti il tasso di attualizzazione applicato alla valutazione di Thomson multimedia dalle banche d’affari consulenti del Tesoro e di Thomson nel 1996, mostrano che tale tasso era del 15 % circa. La Commissione avrebbe pertanto motivo di attendere, al termine del piano di ristrutturazione presen- tato dalla Francia, un tasso di redditività dell’impresa (risultato sui fondi propri) vicino al tasso indicativo del 15 %. In ogni caso, tale tasso dovrebbe situarsi, per garan- tire il ripristino della redditività economico-finanziaria a lungo termine dell’impresa, nella parte alta della forcella, compresa tra il 6,5 % (costo dell’indebitamento) e il tasso indicativo del 15 % (il costo dei fondi propri secondo le banche d’affari). Inoltre si deve aggiungere che, tenuto conto del carattere fortemente concorrenziale dei mercati dell’elettronica di consumo, della guerra dei prezzi in atto tra i principali costruttori e degli ingenti fabbisogni di capacità finanziarie per investire nelle nuove generazioni di prodotti, soltanto un livello elevato di redditività può garantire che l’impresa sarà efficiente nel lungo periodo anche in situazioni avverse di mercato.
Sul piano industriale, pare che la debole competitività del gruppo dipenda da tre fattori principali, più precisamente:
i) dai costi elevati della manodopera nell’America del Nord o in Europa rispetto a produttori asiatici; ii) dalla molteplicità dei siti di produzione, che si traduce nella fabbricazione di serie insufficienti ad ammortizzare i costi fissi; e iii) da un numero troppo grande di riferimenti della gamma di prodotti. Le misure prospettate, nel quadro del piano di ristrutturazione presentato alla Commissione, mirano a porre rimedio a tale situazione.
In America è in corso la chiusura di siti di produzione di
Thomson multimedia sia negli Stati Uniti che in Canada, nel quadro di una concentrazione della capacità di produ- zione in Messico. In Europa è stata presa la decisione di chiudere gli stabilimenti di Celle e di Hannover, in Germania, la cui produzione sarà progressivamente trasfe- rita ad Angers (Francia) e a Tarancón (Spagna). La Commissione, che annette particolare importanza al fatto che simili misure, qualora diventino inevitabili, siano preparate e concluse nel quadro di una vera trattativa fra le parti sociali, rileva che, secondo le informazioni trasmesse dalla Francia, in aprile è stato concluso un accordo con i sindacati in Germania. Un protocollo di accordo analogo è stato firmato in gennaio con il sinda- cato dello stabilimento di Prescott (Canada) ed è in corso una trattativa con il personale delle fabbriche che dovranno essere chiuse negli Stati Uniti. La Commissione osserva altresì che gli stabilimenti di Celle e di Hannover erano situati nella regione di Hannover, non ammissibile ad aiuti regionali ai sensi dell’articolo 92, paragrafo 3, lettere a) e c), e che, secondo quanto sostenuto dalla Francia, tali siti non hanno beneficiato di aiuti pubblici.
Dalle informazioni presentate dalla Francia si evince che il piano sociale, concernente 10 640 dipendenti, si tradurrà in una diminuzione di 4 000 unità dell’organico del gruppo, tenuto conto dei flussi di assunzione previsti, in particolare nei siti di produzione verso i quali sarà in parte trasferita la produzione. Ciò rappresenta una dimi- nuzione del 12,3 % dell’organico del gruppo in tre anni.
Tenuto conto della crescita provedibile del fatturato (3 % all’anno secondo il consulente della Commissione) e supponendo che la parte del valore aggiunto nel fatturato rimanga stabile, ciò significa che la produttività apparente (sul valore della produzione senza tener conto degli effetti di volume) aumenterebbe del 7 % circa all’anno. La Commissione osserva che tali obiettivi sono ambiziosi, ma che non è dimostrato che permetteranno a Thomson multimedia di ritornare al livello di produttività dei concorrenti. Il consulente in particolare ha sottolineato che, a suo avviso, il margine sui costi di produzione ottenuto nell’ambito del piano sarebbe completamente assorbito nel 1999 dal calo dei prezzi di vendita. Tuttavia, sulla base del piano industriale globale presentato dalla società e dalla Francia, egli ha considerato che l’organizza- zione industriale che ne risulterà porrà, nel complesso, il gruppo al livello dei suoi principali concorrenti e la razio- nalizzazione delle gamme di prodotti aumenterà il rendi- mento dei siti di produzione nei loro rispettivi campi di specializzazione.
Secondo il consulente questa organizzazione industriale dovrebbe resistere ad uno scenario pessimistico che rimetta in discussione il piano di carico previsto dalla società: pertanto un’eventuale riduzione di 600 000 unità di vendita di televisori del gruppo in Europa e in Asia rispetto agli obiettivi (ossia – 20 % rispetto al piano) non l’obbligherebbe a rivedere la sua organizzazione indu- striale. La flessibilità dell’apparato di produzione di televi- sori, in particolare in Europa, dove i rischi commerciali sono i più elevati, permetterebbe di evitare un piano di ristrutturazione supplementare grazie all’entità dei costi
(in milioni di FRF)
1996 1997 1998 1999
(in milioni di FRF)
1996 1997 1998 1999
variabili rispetto ai costi fissi, alla flessibilità dello stabili- mento di Tarancón e alla capacità del management di adeguare la capacità dello stabilimento attualmente in costruzione in Polonia, tenuto conto dell’andamento della produzione. Tale flessibilità e l’entità dei costi variabili rispetto ai costi fissi permetterebbe eventualmente alla società di ripercuotere sui suoi risultati soltanto una piccola parte del mancato guadagno prevedibile in termini di fatturato.
La precarietà del piano di risanamento di Thomson multimedia si evince tuttavia dalle previsoni di attività dell’impresa: l’attività nel comparto della televisione (escluse le vendite di tubi catodici) rimarrebbe deficitaria alla scadenza del 1999, sia in America che in Europa. In America questo deficit sarebbe compensato, a tale data, dai risultati registrati sugli altri prodotti, in particolare sulla gamma di nuovi prodotti digitali. Altrettanto non si può dire per l’Europa, che dovrebbe restare globalmente deficitaria. È soltanto a livello consolidato che Thomson potrebbe conseguire un risultato eccedentario nel 1999, tenuto conto, da un lato, dei margini realizzati sulle vendite di tubi catodici (Thomson multimedia vende ad altri costruttori circa la metà della sua produzione di tubi catodici per televisori) e, dall’altro, del recupero nel 1999 di redditi da licenze e brevetti.
L’impresa ha trasmesso al consulente un nuovo scenario, preparato nella primavera del 1997 sulla base di una retti- fica verso il basso di alcune previsioni di vendita. Questo nuovo scenario modifica sostanzialmente la redditività
attesa a partire dal 1997. L’analisi di queste variazioni rispetto allo scenario inizialmente presentato in marzo alla Commissione comporta varie osservazioni. Innanzi- tutto Thomson multimedia, constatando che le previsioni iniziali per il 1997 erano ormai divenute irrealizzabili, le ha fortemente corrette verso il basso: il fatturato scende- rebbe in valore del 2,6 % anziché aumentare del 7 % come previsto, il che rappresenta una variazione di quasi il 10 % rispetto alle previsioni. Questa drastica revisione al ribasso, a partire dal primo anno del piano, conferma la precarietà di tali previsioni e getta un’ombra di dubbio sugli esercizi 1998 e 1999, giacché il rischio di divergenza rispetto alle previsioni iniziali aumenta in funzione della durata.
In secondo luogo la società, anziché tener conto della fragilità di queste previsioni e correggere tutte le previ- sioni di vendita al ribasso, ha nondimeno previsto, per compensare la perdita di crescita prevedibile nel 1997, un recupero nel 1998 e 1999 caratterizzato da un aumento del fatturato del 10 % circa per ciascuno dei due esercizi.
Tenuto conto delle previsioni di prezzo che prevedono una diminuzione dell’ordine del 5 % all’anno dei prezzi di vendita del gruppo, ciò significa che la crescita in volume delle vendite del gruppo potrebbe essere notevol- mente superiore a tali cifre. In un mercato globalmente maturo e caratterizzato da una crescita debole, queste previsioni per il 1998 e il 1999 sembrano irrealistiche alla Commissione.
Tabella D
Varianti rispetto alle previsioni del piano di ristrutturazione PREVISIONI INIZIALI
Fatturato 39 284 42 024 (+7 %) 44 314 (+5,4 %) 46 692 (+5,4 %)
Risultato di gestione 134 756 1 994
Risultato netto dopo le imposte –961 –227 393
SCENARIO CORRETTO DI THOMSON MULTIMEDIA
Fatturato 39 284 38 257 (–2,6 %) 42 068 (+10 %) 46 029 (+9,4 %) Accantonamento per rischi
generali –190 –297 –784
NB: L’accantonamento dell’impresa per rischi generali messo in evidenza è già incluso nel risultato di gestione previsto dalla società e quindi non deve esserne detratto. L’impresa sostiene che i risultti non subiscono alcun mutamento per effetto di questa revisione delle previsioni di vendita, a causa di una riduzione ancora più elevata degli oneri, ragion per cui rispettano le previsioni iniziali.
(in milioni di FRF)
1996 1997 1998 1999
(in milioni di FRF) Variazione
del fatturato Variazione del risultato di gestione SCENARIO CONSULENTE
Fatturato 39 284 37 785 (–2,6 %) 39 965 (+5,7 %) 43 344 (+8,4 %)
Risultato di gestione 55 303 1 440
Risultato netto prima delle
imposte –1 070 –570 530
NB: Lo scenario del consulente include nel margine l’accantonamento per i rischi generali dell’impresa. Le varianti introdotte dal consulente (cf. tabella C) apportano un correttivo supplementare che non è quindi imputato all’accantonamento, bensì al risultato.
In terzo luogo, la società ha previsto nelle sue previsioni modificate un accontamento globale crescente per rischi generali («risk assessment»), che passa da 190 milioni di FRF nel 1997 a 784 milioni di FRF nel 1999. Tale accantonamento è stato incluso a monte del risultato di gestione previsto dell’impresa, che rimane immutato. I responsabili di Thomson e le autorità francesi non hanno chiaramente indicato in base a quali parametri verrebbero realizzate delle economie, rispetto al piano presentato in marzo alla Commissione, atte a mantenere il risultato inizialmente prospettato con un accantonamento di tale entità. Tuttavia, tenuto conto dei rischi considerevoli di slittamento rispetto alle previsioni succitate, questo accontonamento globale appare giustificato alla Commissione, a titolo precauzionale.
Nel suo scenario relativo al risultato il consulente ha inserito le proprie varianti (cfr. tabella E) rispetto allo scenario di Thomson multimedia, pur mantenendo l’accantonamento per rischi generali dell’impresa. Infatti il suo è uno scenario intermedio, rispetto al quale la prudenza suggerisce di prevedere un margine di sicurezza. Inoltre, giacché è stato necessario modificare al ribasso le previsioni di attività dell’impresa a partire dal 1997, egli ha ritenuto prudente mante- nere tale accantonamento. Tenuto conto di tutti questi elementi, il risultato netto prima dell’im- posta sarebbe di 530 milioni di FRF nel 1999, corrispondenti al 7,6 % circa dei capitali propri a tale data. Questo livello di redditività, benché ancora poco elevato, è superiore al minimo richiesto per fronteggiare l’indebitamento del gruppo e garantire a breve termine la redditività economico-finanziaria dell’impresa, ma resta insufficiente, prima degli impegni supplementari assunti dalla Francia (vedasi in appresso), a dimostrarne l’efficienza a lungo termine. Questa previsione di risultato, malgrado la forte correzione verso il basso del fatturato previsto, non è così severa come ci si potrebbe attendere. La rettifica moderata è da imputarsi alla prevalenza dei costi variabili sui costi fissi, che permette, al di qua di una certa soglia, di perdere in margine solo una parte minima del mancato guadagno sulle vendite. È chiaro tuttavia che, se le vendite dovessero essere notevolmente inferiori alle previsioni, la variazione di risultato potrebbe essere molto più sensibile a quella del fatturato, nella misura in cui fosse rimasta in discussione l’organizzazione industriale.
Tabella E
Varianti rispetto al piano della società
Impatto 1999 Impatto 1999
Vendite Europa –2 118 –488
Vendite Americhe –778 –69
Impatto totale –2 896 –557
Opportunità addizionali:
Razionalizzazione della gamma di prodotti +35
Riduzione della frozen zone (scarto tra produzione e mercato) +50