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2 - I MARI E LE COSTE ITALIANE

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Academic year: 2022

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UNITÀ 1

AMBIENTE MARINO MEDITERRANEO, BIODIVERSITÀ, TUTELA DELLE COSTE E DEL MARE

2 - I MARI E LE COSTE ITALIANE

A cura di OLPA, Osservatorio Ligure Pesca Ambiente

2.1 Tipologie delle coste

La costa italiana ha una lunghezza di circa 8.300 km e di questi circa 7.500 km sono costituiti da costa naturale, mentre più del 9% del litorale è artificiale e modificato definitivamente dall’uomo.

L’ambiente costiero è un ecosistema in continuo movimento, essendo influenzato da dinamiche naturali e di origine antropica, che interagiscono tra loro modificando le caratteristiche geomorfologiche, fisiche e biologiche della costa. La costa è anche la zona di transizione tra l’ambiente marino e quello terrestre e risente dell’influenza di entrambe le componenti.

Dal punto di vista della morfologia si possono distinguere due differenti tipi di costa:

- bassa e generalmente sabbiosa o, in qualche caso, rocciosa;

- alta e frastagliata, rocciosa.

Questa duplice tipologia assegna alle zone costiere una diversa importanza dal punto di vista ecologico, geologico, storico ed economico.

Due terzi del litorale italiano sono costituiti da coste basse: di queste, il 70% circa è formato da spiagge sabbiose con sedimenti più o meno fini, spesso racchiuse tra promontori rocciosi; il restante 30% è invece di natura rocciosa.

Le spiagge tirreniche sono sabbiose e, in qualche caso, presentano dune, mentre le spiagge adriatiche, più lunghe e ampie, sono interessate a nord da estese aree lagunari.

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Le coste alte, caratterizzate spesso da tratti rocciosi articolati e frastagliati, costituiscono circa un terzo del litorale italiano; questo tipo di costa è presente in prevalenza nelle due isole maggiori - Sardegna e Sicilia - e lungo le regioni tirreniche e ioniche.

2.2 Costa bassa e sabbiosa

L’erosione e l’accrescimento delle spiagge dipendono dal bilancio tra le quantità di sabbia apportate dai fiumi e la loro sottrazione da parte del mare che tende a portare i sedimenti verso il largo e in profondità. Il moto ondoso e le correnti modellano le spiagge e l’azione del vento gioca un ruolo importante, essendo la causa primaria di formazione delle onde.

La sabbia e i materiali più grossolani vengono distribuiti lungo la costa andando a creare le spiagge, mentre i sedimenti più fini, come l'argilla e il limo, sono trasportati al largo e si depositano lentamente sul fondo marino.

2.3 Morfologia della spiaggia

La spiaggia è quella zona del litorale costituita da materiale sciolto ed è interessata e modificata dal moto ondoso. Non essendo costituita solo dalla parte emersa dei depositi sabbiosi, la spiaggia è distinta in tre unità principali:

1. la spiaggia emersa, chiamata anche arenile, trova il suo limite superiore - verso terra - alla base di eventuali sistemi dunali presenti, dove possono arrivare solo le onde di tempesta e le maree di massima ampiezza. Il limite inferiore - verso mare - è costituito dalla battigia: spesso sulla spiaggia questo limite è evidenziato da una cresta o da un rilievo appena marcato della sabbia o della ghiaia che costituisce la berma ordinaria;

Esistono diverse classificazioni granulometriche dei sedimenti ma quella di Udden Wentworth è la scala geometrica più utilizzata:

Ghiaia > 2mm

sabbia 2 mm - 62.5 μm

silt 62.5 μm – 4 μm

argilla < 4 μm

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2. la spiaggia intertidale, parzialmente coperta dall’acqua secondo il ciclo delle maree e compresa tra il livello medio delle alte e delle basse maree;

3. la spiaggia sommersa, sempre coperta dal mare, si estende dal limite inferiore della spiaggia intertidale fino a qualche metro di profondità, dove si esaurisce l’azione delle onde sul fondale.

2.4 Vegetazione costiera

A una certa distanza dalla battigia, ossia la zona dove s’infrangono le onde, crescono normalmente le cosiddette piante psammofile o psammofite, che vivono cioè nella sabbia. Sono chiamate anche piante delle spiagge e si tratta di piante pioniere la cui presenza gioca un ruolo importante nella stabilizzazione della spiaggia. Le piante delle spiagge rappresentano un ostacolo alla dispersione dei granelli di sabbia che si depositano alla loro base e alla fine si accumulano, facendo sì che progressivamente si possa instaurare la crescita delle dune.

Le dune costiere sono forme di accumulo di materiale sabbioso formatesi principalmente per azione del vento e differiscono dalla maggior parte delle dune mobili degli entroterra continentali per la presenza di vegetazione costiera, che ne blocca l’avanzata verso l’interno. La duna presenta un lato posteriore situato nella direzione di provenienza del vento, caratterizzato dall’avere minore pendenza, e un lato anteriore più pendente.

Le piante delle spiagge

L'ambiente costiero sabbioso costituisce un caso esemplare di “ambiente estremo” in cui il vento trasporta piccolissime goccioline di acqua marina insieme a grandi quantità di minuscoli granelli di sabbia, creando un vero e proprio “aerosol” che smeriglia e incrosta di salsedine tutto ciò che incontra, sommergendo rapidamente i rami e le foglie delle piante.

Le psammofite hanno quindi particolari adattamenti morfologici e fisiologici che permettono loro di vivere nei suoli sabbiosi, i quali sono sia molto permeabili all’acqua – che s’infiltra rapidamente e in profondità – sia poveri di nutrienti. Inoltre, i suoli sabbiosi si disseccano facilmente a causa del rapido riscaldamento superficiale e possono raggiungere temperature particolarmente elevate.

Poiché l’acqua scarseggia in superficie, queste piante hanno radici molto sviluppate per assorbire acqua in profondità e possiedono anche un’elevata resistenza all'ambiente salmastro.

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Generalmente sono basse o presentano un portamento prostrato per opporre al vento la minor resistenza. Le loro foglie possono presentarsi con diverse caratteristiche:

- possono avere una superficie ridotta al minimo (ad esempio con foglie aghiformi o spinose) e possono essere ricoperte da una leggera peluria per evitare un'eccessiva traspirazione. Generalmente sono di colore chiaro per riflettere i raggi del sole;

- possono avere aspetto carnoso e parti succulente per accumulare l’acqua. Possiedono inoltre una ridotta traspirazione, in modo da ridurre al massimo l’evaporazione causata dal forte irraggiamento solare.

Zonazione delle piante delle spiagge

In condizioni naturali la vegetazione delle spiagge è caratterizzata da una “zonazione”, in relazione alla distanza dal mare.

Partendo dalla battigia, priva di vegetazione, e proseguendo verso terra, s’incontra la spiaggia emersa. In questa zona si possono instaurare delle associazioni vegetali pioniere composte esclusivamente da specie annuali con un ciclo vitale breve, che tipicamente sono rappresentate dal ravastrello marittimo (Cakile maritima, o ruchetta di mare, Fig. 1), dall’erba kali (Salsola kali) e dalla calcatreppola marittima (Eryngium maritimum, Fig. 2).

Figura 1 – Cakile maritima è una tipica pianta pioniera che predilige i litorali sabbiosi

Figura 2 – La calcatreppola marittima (Eryngium maritimum) ha un apparato radicale molto sviluppato per raggiungere l’acqua in profondità

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Sui cordoni di dune mobili più interne si possono trovare specie “perenni”, tipicamente rappresentate dalla gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), dall’ammofila costiera (Ammophila littoralis, Fig. 3) e dal finocchio marittimo spinoso (Echinophora spinosa, Fig. 4). La loro presenza favorisce efficacemente l’accumulo di sabbia, consentendo così la crescita della duna fino al raggiungimento di un equilibrio dinamico tra accumulo ed erosione eolica.

Allontanandosi dal mare, oltre le prime dune mobili stabilizzate dall’ammofila, il substrato è ancora sabbioso ma con una certa componente di materia organica ed è dunque più compatto. In questa fascia più riparata sono numerose le specie che trovano le condizioni adatte per la loro sopravvivenza: si tratta soprattutto di camefite, cioè di piante perenni con gemme non molto lontane dal suolo.

Figura 3 – L’ammofila costiera può raggiungere il metro di altezza

Figura 4 – Il finocchio marittimo spinosocon il suo esteso apparato radicale favorisce il consolidamento del substrato della prima fascia dunale

A maggior distanza dal mare, si può entrare nella zona delle cosiddette “dune fisse”, un ambiente di transizione verso la vegetazione continentale, dove si possono trovare i primi elementi della macchia mediterranea, una vegetazione arbustivo-arborea sempreverde che approfitta della maggiore stabilità del terreno e delle condizioni ambientale più riparate tipiche di questa fascia costiera.

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2.5 Coste alte e rocciose

Le coste alte e rocciose, anche se hanno uno sviluppo lineare meno rilevante rispetto a quelle basse e sabbiose, sono molto importanti nel caratterizzare gli ambienti costieri. La costa alta può essere considerata come il risultato dell’interazione nel tempo tra il mare e le propaggini rocciose di un’isola o del continente. L’azione erosiva delle onde è spesso incrementata dall’azione di organismi perforanti o, al contrario, può essere mitigata dall’azione protettiva di biocostruttori, organismi marini - vermeti, serpulidi e alghe calcaree - che creano strutture e corpi calcarei soprattutto nella fascia di marea.

2.6 Tipologia delle coste alte

Le coste alte appaiono con un’infinità di aspetti che non dipendono solamente dalle caratteristiche geologiche delle formazioni che costituiscono l’entroterra e dai caratteri climatici e meteomarini dell’area, ma anche da moltissimi fattori diversi da zona a zona. Per descrivere le superfici emerse delle coste alte sono da prendere in considerazione: la loro inclinazione, l’altezza, la forma e la regolarità delle superfici.

Le principali morfologie

È possibile schematizzare la varietà delle coste alte in tre morfologie:

- il versante costiero: dove la costa presenta un versante con inclinazione minore di 45°, alto anche centinaia di metri e ricoperto in superficie da detriti e da prodotti dell’alterazione del substrato. Questo tipo di costa è di solito caratterizzata da un manto vegetale;

- il versante-falesia: dove la costa è caratterizzata da un profilo in cui si riconosce un tratto di versante nella parte superiore della costa e da una scogliera verticale – detta anche falesia – nella parte inferiore;

- La falesia: quando il profilo costiero è dominato da ripide pareti rocciose che testimoniano una forte azione del mare al piede delle falesie. Queste sono comunemente intese come pareti in roccia, scoscese o quasi verticali; la loro altezza è variabile da pochi metri a centinaia di metri.

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2.7 Vegetazione delle coste rocciose

La vegetazione e la fauna che colonizzano questi “ambienti limite”, dove la mancanza di suolo, la salsedine elevata e l’erosione sia marina che eolica sono dei fattori limitanti, sono povere e più o meno specializzate.

Sulle rupi e sui pendii detritici litoranei soggetti all’azione diretta della salsedine marina il limite principale per la vita delle piante è costituito dall’alta concentrazione di sale nel terreno. Le piante che sopportano o addirittura gradiscono un’alta concentrazione salina sono dette alofile (dal greco halo = sale e phytes = piante). Esse spesso presentano tessuti acquiferi, con cellule ricche di mucillagini che trattengono l’acqua.

Un secondo fattore limitante è rappresentato dalla scarsità di substrato, che è accumulato solo in poche fessure. In questi ambienti si possono insediare solo le casmofite, piante adattate a vivere nelle fessure delle rupi.

Spesso la forte insolazione e la presenza della salsedine determinano anche condizioni di aridità, per cui le specie presentano adattamenti xerofili (dal grecoxeròs = secco, asciutto, arido) quali, per esempio, foglie di dimensioni ridotte e ricoperte di peli o di cere per limitare la traspirazione (un esempio di pianta xerofita è Euphorbia dendroides, Fig. 5).

Figura 5 – Euphorbia dendroides ha portamento arbustivo (sino a 3 m di altezza) e vive su rupi e scogliere costiere

Figura 6 – L’alisso marino è una camefita comune su tutte le coste rocciose mediterranee

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La distribuzione della vegetazione è regolata anche da fenomeni atmosferici e, tra questi, il vento ha un ruolo primario. Le associazioni vegetali delle zone battute dai venti sono costituite soprattutto da camefite, ossia piccole piante legnose spesso prostrate o pulvinate (cioè a cuscinetto, Fig. 6) appiattite sulle rocce, così da opporre una minor resistenza ai forti venti di mare.

Per queste ragioni vicino al mare la flora è spesso costituita da specie appartenenti, contemporaneamente, a tutte queste categorie: casmofite alofile, xerofite, camefite pulvinate o prostrate.

2.8 Le pozze di scogliera

Sulle coste rocciose e sulle scogliere si formano spesso le cosiddette pozze di scogliera, ossia delle raccolte di acqua tra gli scogli che presentano dimensioni variabili e che sono alimentate sia dagli spruzzi di acqua marina sia dalle acque piovane. Le pozze possono essere classificate in

“temporanee”, che presentano una salinità elevata e ricchezza di sostanze organiche, e in

“semipermanenti”, caratterizzate da una ridotta salinità a causa di apporti continui di acque dolci.

Le condizioni di vita all’interno delle pozze sono estreme poiché nel periodo estivo la temperatura dell’acqua può raggiungere i 45°C; inoltre, l’evaporazione e la pioggia creano notevoli sbalzi di salinità, cui solo pochi organismi sono in grado di resistere.

Fauna delle pozze di scogliera

Nelle pozze che comunicano con il mare si ritrovano mediamente le stesse comunità animali e algali del piano mesolitorale (cioè della zona compresa tra la bassa e l’alta marea), mentre le pozze che sono separate dal mare possono ospitare solo organismi molto specializzati ed adattati a questi ambienti effimeri. Oltre ad alghe, gasteropodi e crostacei, sono spesso presenti molti insetti, normalmente poco rappresentati nell’ambiente marino: tra questi, adulti e larve della zanzara Aedes mariae e piccoli coleotteri del genere Ochthebius, che si muovono sulla faccia inferiore del pelo dell’acqua. Un altro tipico abitante delle pozze di scogliera è un piccolo crostaceo copepode appartenente al genere Tigriopus, che sopravvive in quest’ambiente limite grazie allo sviluppo di forme di resistenza (cisti) in grado di fargli superare le condizioni di stress ambientale più marcate (disseccamento completo delle pozze di scogliera e ipersalinità).

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Nelle pozze di scogliera più vicine al mare e alimentate più frequentemente dalle onde o dalle maree, oltre a organismi microscopici, possono essere presenti anche piccoli pesci come bavose e ghiozzi, in grado di rifugiarsi nelle fessure sommerse o sotto le rocce alla ricerca di microambienti protetti dai raggi diretti del sole, mentre la protezione contro le ampie escursioni della salinità è garantita da secrezioni mucose che consentono loro di salvaguardare l’equilibrio osmotico.

Figura 7 – Una pozza di scogliera comunicante con il mare

Figura 8 – Le pozze di scogliera confinate sono spesso ambienti estremi ed effimeri

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Partner scientifico Partner scientifico Media partner Figure

Figure 1; 3; 5; 7; 8 – fotografie di Andrea Molinari.

Figura 2 – foto ET 1972/Shutterstock.com.

Figura 4 – foto Flaviano Fabrizi/Shutterstock.com.

Figura 6 – foto DoctorPic/Shutterstock.com

Approfondimenti Ambiente costiero:

- http://www.erosionecostiera.isprambiente.it/files/linee-guida nazionali/LG_doc_3IndicValutazioneFenomeni.pdf

- http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/statoambiente/tematiche2011/05_%20Mare_e_ambiente_costiero_2011.pdf - http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/statoambiente/tematiche-2012/Cap.5_Mare_ambiente_costiero.pdf - http://annuario.isprambiente.it/sites/default/files/pdf/2014/tematiche/6_Mare_ambiente_costiero_15.pdf

Quaderni habitat Ministero dell’Ambiente:

- http://www.minambiente.it/biblioteca/i-quaderni-habitat-collana - Dune e spiagge sabbiose:

http://www.minambiente.it/biblioteca/quaderni-habitat-n-4-dune-e-spiagge-sabbiose-ambiente-tra-terra-e-mare - Coste marine rocciose:

http://www.minambiente.it/biblioteca/quaderni-habitat-n-7-coste-marine-rocciose-la-vita-fra-rocce-e-salsedine Costa sabbiosa:

- http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/R_215_15.pdf

- http://www.cngeologi.it/wp-content/uploads/2012/08/WWF_DOSSIERCOSTE_profilofragile_2012.pdf

Riferimenti

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