S T A R E I N R E L A Z I O N E
P E R G E S T I R E I C O N F L I T T I : U N A P P R O C C I O
A I U T A C H I A I U T A
C A R I TA S M A R C H E 3 0 / 0 4 / 2 0 2 0
A N D R E A P I S C O P O
Formatore e facilitatore
andrea.piscopo.consulenze@gmail.com
È BENE SAPERE CHE …
Lavoro a partire dall’ “Io” perché nelle relazioni, quindi anche nei conflitti, porto ciò che sono.
Il conflitto non si risolve, ma si trasforma.
Il primo passo importante è riconoscerlo e leggerlo (azione necessaria per trasformarlo, renderlo
utilizzabile, generativo o, almeno, sostenibile)
È BENE SAPERE CHE … (2)
Non ci sono ricette buone per ogni contrarietà.
Non ragioneremo nell’ottica della soluzione, ma della trasformazione, del nostro riposizionamento il cui
primo passaggio sono il riconoscimento e la lettura.
L’approccio di cui parliamo non è psicologico: diventeremo
un po’ più coscienti dei processi.
L’APPROCCIO PROPOSTO
È quello sviluppato dal Centro
Psico-Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza, realtà che dal 1989 fa ricerca e
formazione sul tema (www.cppp.it) Gli strumenti operativi della
giornata e alcuni brani sono stati ripresi dal testo di riferimento “La grammatica dei conflitti” di Daniele Novara, ed. Sonda.
I diritti appartengono a Daniele Novara e al Centro Psico
Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
SINTONIZZIAMOCI!
Gestire i conflitti non vuol dire imparare una teoria, ma stare nell’esperienza. Per questo interagiremo durante questo webinar. Facciamo una prova:
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S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Facciamo una
prova, rispondi alla domanda.
Come ti chiami?
1
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
E ora iniziamo!
Qual è la tua
percezione del conflitto?
1
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Ancora una
domanda prima di proseguire.
Cosa ti fa venire in mente la parola
‘conflitto’?
1
L’IMPORTANTE È CAPIRSI
Ognuno di noi ha maturato una sua cognizione del conflitto; in generale quasi nessuno ne ha una memoria positiva
(precedenti negativi
dell’infanzia: litigio-colpa-ricerca colpevole, giustizia da
un’autorità adulta).
Proviamo a guardare le cose da
un’altra prospettiva.
NOVITÀ! CONFLITTO ≠ VIOLENZA
• Danneggiamento intenzionale dell’avversario con presenza di
danno irreversibile sia fisico che psicologico
• Volontà di risolvere il problema (conflitto) eliminando chi porta il problema stesso
• Eliminazione della relazione come forma di “soluzione” semplificante e unilaterale
❖
Contrasto, contrarietà, divergenza,
opposizione, resistenza critica (senza componenti di dannosità irreversibile)
❖
Intenzione di affrontare il problema (conflitto)
mantenendo il rapporto
❖
Sviluppo della relazione
possibile, anche se faticosa
e problematica
• Nell’esperienza del conflitto il danno si presenta come componente reversibile (anche un eventuale insulto o un gesto fortemente
critico nei confronti di una persona o di un gruppo non risultano irrimediabilmente e permanentemente lesivi)
• “Fatica/competenza relazionale” anziché “eliminazione relazionale”
• Si tratta di “relazione”, non di “bontà”
(non si tratta di “andare d’accordo a tutti i costi”, ma di disponibilità e capacità a stare in relazione)
CONFLITTO ≠ VIOLENZA
RELAZIONE VS ELIMINAZIONE
CONFLITTO SIGNIFICA, QUINDI...
Contrarietà
Problema Situazione critica
Richiesta di cambiamento
... MA ANCHE:
Compresenza
di differenze Incontro tra unicità
Ostacolo
È UNA DIMENSIONE CHE CARATTERIZZA TUTTA LA STORIA DELLA SALVEZZA…
• Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile (*)» - Genesi 2, 18
(*) “Un aiuto che gli stia di fronte” frontiera…
• Dio crea nel segno dell’incontro, “mette in relazione” tra simili (non uguali); si riconoscono nelle cose che condividono, ma sono due diversità che stanno una di fronte all’altra: Eva e Adamo sono ‘altro’ tra loro. La solitudine intesa come assenza di relazione nega la fecondità.
• L’Alleanza di Dio con l’uomo (Adamo, Noè, Abramo, Mosè, il Cristo).
• Babele… la torre che voleva cancellare la differenza tra Dio e l’uomo
• Gli incontri e le relazioni di Gesù (il giovane ricco, Pietro, la samaritana)
• Si può fare qualcosa del conflitto quando prende corpo, quando assume una forma: guardarlo, esplorarlo, ascoltare (poi utilizzare) le informazioni che ci porta.
• Il conflitto non parla di una relazione che non funziona o di un gruppo che non è un gruppo. Dice solo che la realtà esistente non va più bene così come è.
• Chiede di essere aggiustata, cambiata. Dice che la relazione chiede qualcosa di diverso. Il conflitto ci parla di ciò che “c’è sotto il sole”, della realtà.
IL CONFLITTO È UN OSTACOLO CHE
GENERA OPPORTUNITÀ
IL PRIMO PASSO È RICONOSCERE UN
CONFLITTO E LEGGERLO
LEGGERE IL CONFLITTO
I conflitti sono occasioni di apprendimento su di sé, sugli altri e sulle relazioni.
I conflitti, infatti, sono pieni di informazioni!
Riconoscere e leggere il conflitto sono il primo passo per guardare cosa c’è dentro; serve a creare nuove relazioni tra le “solite cose”. Da qui è possibile il cambiamento.
Per leggere un conflitto è necessaria un’azione di distanziamento
(raffreddamento) che ci mette nelle condizioni di assumere un punto
di vista utile. A sua volta, l’operazione di lettura diventa essa stessa
uno strumento di distanziamento e comprensione di ciò che non
appare in primo piano.
1. Emozioni
(segnale utile; spesso ne condizionano l’andamento)2. Collocazione del conflitto (di chi è?)
3. Bisogni in gioco (emersi o no) dei diversi protagonisti 4. Vantaggi (possono esserci o no; sono elementi di
difesa)
Aree di esplorazione
LEGGERE IL CONFLITTO: COME FARE?
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Ricordi almeno una situazione
problematica vissuta caratterizzata da una forte sollecitazione emotiva?
2
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IL PRIMO PASSO IMPORTANTE È RICONOSCERE IL CONFLITTO
SEGNALE UTILE:
UNA SOLLECITAZIONE EMOTIVA
1. LE EMOZIONI
• rabbia
• paura
• tristezza
• gioia
• disgusto
• vergogna
• rassegnazione
• gelosia
• delusione
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Pensa a una
situazione critica recente... Quale emozione vi
riconosci?
2
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S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Che peso ha avuto quell’emozione nel modo di vivere
quella situazione?
2
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2. COLLOCAZIONE
• Il conflitto mi riguarda?
• Riguarda gli altri?
• Dove lo colloco
nel quadrante dei conflitti?
• È palese o latente?
IL QUADRANTE DEI CONFLITTI (per collocare il conflitto)
CONFLITTO INTRAPERSONALE Area della conoscenza di sé
CONFLITTO INTERPERSONALE Area della negoziazione
CONFLITTO ESTERNO Area dell’offerta di aiuto (mediazione, consulenza)
CONFLITTO ORGANIZZATIVO
Area della coesione
© Daniele Novara
CONFLITTO INTRAPERSONALE
• Area della conoscenza di sé
– Emozioni e tasti dolenti personali
– Confronto con le proprie aspettative interiori – Analisi della storia
individuale, anche educativa – Gestione dei passaggi di
ruolo nella vita
2. COLLOCAZIONE
CONFLITTO INTERPERSONALE
• Area della negoziazione
– Capacità di esplicitare il conflitto latente, di ascolto e di comunicazione
assertiva.
– Riconoscimento dei bisogni, propri e altrui – Individuazione di interessi
comuni
2. COLLOCAZIONE
CONFLITTO ESTERNO
• Area dell’offerta d’aiuto
– Assicurazione di una
neutralità empatica come procedura di aiuto (collocarsi all’esterno del conflitto).
– Capacità di condurre le persone verso una
competenza/
comprensione operativa della situazione che stanno vivendo.
2. COLLOCAZIONE
CONFLITTO ORGANIZZATIVO
• Conflitto organizzativo
– Saper individuare il conflitto latente (lamentazione) e trasformarlo in
cambiamento
– Strutturare azioni nella logica della coesione –
collaborazione (capacità di comunicare e condividere i problemi in ambito
organizzativo).
2. COLLOCAZIONE
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
In quale/i area/e
riconosci di avere vissuto esperienze
conflittuali? (possibilità di più risposte)
3
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3 . I BISOGNI
• Rappresentano la parte sommersa della situazione conflittuale, quello che si
nasconde sotto la punta dell’iceberg.
• In genere il conflitto nasce proprio da un bisogno insoddisfatto, da una
situazione di frustrazione o di
incapacità a comunicare in maniera adeguata.
• Il conflitto esprime spesso una specifica richiesta di aiuto da esplorare e
ascoltare (anche per evitare che si trasformi, degenerando)
S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !
Quali sono, secondo te, i bisogni
fondamentali per una persona?
3
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3. I BISOGNI
© Daniele Novara
4. VANTAGGI
• Sono una delle parti più spinose in un conflitto: a volte, infatti, il conflitto genera tanta sofferenza che è difficile riconoscere/ammettere che c’è un vantaggio personale in una situazione di sofferenza e paura.
• Per vantaggio, in un conflitto, si intende un interesse sostanzialmente
intrapersonale (cioè interno, proprio) a mantenere intatte alcune condizioni che consideriamo intangibili.
• In parole povere: a volte è vantaggioso far esistere un conflitto perché può rappresentare il mezzo più economico, meno faticoso per mantenere intatte certe condizioni considerate (spesso erroneamente) necessarie per sé, per “essere”.
• Sotto la punta dell’iceberg.
IL CONFLITTO È COME IL MAIALE (NELLA CULTURA CONTADINA) :
NON SI BUTTA VIA NIENTE
I conflitti sono pieni di informazioni
USCIRE DALL’OTTICA/ANSIA DELLA SOLUZIONE
DISTANZIARSI E FAR RAFFREDDARE
PER LEGGERE E CAPIRE
• Non cerchiamo soluzioni al conflitto (i conflitti contengono molti elementi nascosti; spesso quello che ci appare è solo un pretesto)
• Cerchiamo invece di comprendere la situazione recuperando
tutte le informazioni. Diamoci il compito di apprendere cosa succede a noi, agli altri, quali dinamiche relazionali vi troviamo, i motivi più profondi. Dunque, facciamoci e facciamo delle
domande utili.
• In questo modo superiamo la reattività arcaica e istintiva, le reazioni
automatiche.
• Sospensione del giudizio: la ricerca delle cause induce a
giudicare la realtà anziché capirla, quindi a individuare colpe e origini. Quindi focalizzarsi sul “come”, non sul “perché”
• Distanziamento: raffreddamento dell’esperienza,
temporalizzazione degli eventi e delle azioni, controllo
dell’ansia, gestire l’urgenza della fuga o il desiderio di un
attacco o uno sfogo immediato.
PER SO-STARE NEL CONFLITTO E
APRIRE ALLA SUA TRASFORMAZIONE
• Accorgersi del conflitto, sospendere il giudizio, distanziarsi (raffreddamento). Poi leggerlo.
• Esplicitare il conflitto, comunicare bene, capacità relazionale.
• Seguire i tempi giusti, senza fretta. Certi processi richiedono un certo tempo.
• Evolvere dalla pretesa, dalla lamentela all’interesse (personale e/o comune)
• Nel farlo, non sforzarsi di fare cose giuste o sbagliate, ma cose che è possibile sostenere (dunque, si tratta di conoscere quante risorse abbiamo e cosa sono disposto a fare in questo momento per arrivare a uno scenario realisticamente desiderabile)
• Sulla base delle risorse, dell’interesse e dell’urgenza: piccoli compiti sostenibili (modificabili)
Testo di riferimento:
Novara D., La grammatica dei conflitti. L’arte maieutica di trasformare le contrarietà in risorse, Sonda, Casale Monferrato 2011
Altri testi:
❖
R. Fisher, W. Ury, L’arte del negoziato, come difendere i propri interessi in ogni sorta di trattative, Corbaccio, Milano 2004
❖
Luigi Pagliarani, Educazione sentimentale, in Le radici affettive dei conflitti, a cura di Daniele Novara – Diego Miscioscia, La
Meridiana, Molfetta (BA) 1998, pag. 68
❖