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STARE IN RELAZIONE PER GESTIRE I CONFLITTI: UN APPROCCIO

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Academic year: 2022

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(1)

S T A R E I N R E L A Z I O N E

P E R G E S T I R E I C O N F L I T T I : U N A P P R O C C I O

A I U T A C H I A I U T A

C A R I TA S M A R C H E 3 0 / 0 4 / 2 0 2 0

(2)

A N D R E A P I S C O P O

Formatore e facilitatore

andrea.piscopo.consulenze@gmail.com

(3)

È BENE SAPERE CHE …

Lavoro a partire dall’ “Io” perché nelle relazioni, quindi anche nei conflitti, porto ciò che sono.

Il conflitto non si risolve, ma si trasforma.

Il primo passo importante è riconoscerlo e leggerlo (azione necessaria per trasformarlo, renderlo

utilizzabile, generativo o, almeno, sostenibile)

(4)

È BENE SAPERE CHE … (2)

Non ci sono ricette buone per ogni contrarietà.

Non ragioneremo nell’ottica della soluzione, ma della trasformazione, del nostro riposizionamento il cui

primo passaggio sono il riconoscimento e la lettura.

L’approccio di cui parliamo non è psicologico: diventeremo

un po’ più coscienti dei processi.

(5)

L’APPROCCIO PROPOSTO

È quello sviluppato dal Centro

Psico-Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza, realtà che dal 1989 fa ricerca e

formazione sul tema (www.cppp.it) Gli strumenti operativi della

giornata e alcuni brani sono stati ripresi dal testo di riferimento “La grammatica dei conflitti” di Daniele Novara, ed. Sonda.

I diritti appartengono a Daniele Novara e al Centro Psico

Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

(6)

SINTONIZZIAMOCI!

Gestire i conflitti non vuol dire imparare una teoria, ma stare nell’esperienza. Per questo interagiremo durante questo webinar. Facciamo una prova:

usate il QRcode a destra oppure andate su

www.menti.com e inserite il codice 45 06 40

www.menti.com

(7)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Facciamo una

prova, rispondi alla domanda.

Come ti chiami?

1

(8)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

E ora iniziamo!

Qual è la tua

percezione del conflitto?

1

(9)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Ancora una

domanda prima di proseguire.

Cosa ti fa venire in mente la parola

‘conflitto’?

1

(10)

L’IMPORTANTE È CAPIRSI

Ognuno di noi ha maturato una sua cognizione del conflitto; in generale quasi nessuno ne ha una memoria positiva

(precedenti negativi

dell’infanzia: litigio-colpa-ricerca colpevole, giustizia da

un’autorità adulta).

Proviamo a guardare le cose da

un’altra prospettiva.

(11)

NOVITÀ! CONFLITTO ≠ VIOLENZA

•  Danneggiamento intenzionale dell’avversario con presenza di

danno irreversibile sia fisico che psicologico

•  Volontà di risolvere il problema (conflitto) eliminando chi porta il problema stesso

•  Eliminazione della relazione come forma di “soluzione” semplificante e unilaterale

Contrasto, contrarietà, divergenza,

opposizione, resistenza critica (senza componenti di dannosità irreversibile)

❖ 

Intenzione di affrontare il problema (conflitto)

mantenendo il rapporto

❖ 

Sviluppo della relazione

possibile, anche se faticosa

e problematica

(12)

•  Nell’esperienza del conflitto il danno si presenta come componente reversibile (anche un eventuale insulto o un gesto fortemente

critico nei confronti di una persona o di un gruppo non risultano irrimediabilmente e permanentemente lesivi)

•  “Fatica/competenza relazionale” anziché “eliminazione relazionale”

•  Si tratta di “relazione”, non di “bontà”

(non si tratta di “andare d’accordo a tutti i costi”, ma di disponibilità e capacità a stare in relazione)

CONFLITTO ≠ VIOLENZA

RELAZIONE VS ELIMINAZIONE

(13)

CONFLITTO SIGNIFICA, QUINDI...

Contrarietà

Problema Situazione critica

Richiesta di cambiamento

... MA ANCHE:

Compresenza

di differenze Incontro tra unicità

Ostacolo

(14)

È UNA DIMENSIONE CHE CARATTERIZZA TUTTA LA STORIA DELLA SALVEZZA…

•  Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile (*)» - Genesi 2, 18

(*) “Un aiuto che gli stia di fronte” frontiera…

•  Dio crea nel segno dell’incontro, “mette in relazione” tra simili (non uguali); si riconoscono nelle cose che condividono, ma sono due diversità che stanno una di fronte all’altra: Eva e Adamo sono ‘altro’ tra loro. La solitudine intesa come assenza di relazione nega la fecondità.

•  L’Alleanza di Dio con l’uomo (Adamo, Noè, Abramo, Mosè, il Cristo).

•  Babele… la torre che voleva cancellare la differenza tra Dio e l’uomo

•  Gli incontri e le relazioni di Gesù (il giovane ricco, Pietro, la samaritana)

(15)

•  Si può fare qualcosa del conflitto quando prende corpo, quando assume una forma: guardarlo, esplorarlo, ascoltare (poi utilizzare) le informazioni che ci porta.

•  Il conflitto non parla di una relazione che non funziona o di un gruppo che non è un gruppo. Dice solo che la realtà esistente non va più bene così come è.

•  Chiede di essere aggiustata, cambiata. Dice che la relazione chiede qualcosa di diverso. Il conflitto ci parla di ciò che “c’è sotto il sole”, della realtà.

IL CONFLITTO È UN OSTACOLO CHE

GENERA OPPORTUNITÀ

(16)

IL PRIMO PASSO È RICONOSCERE UN

CONFLITTO E LEGGERLO

(17)

LEGGERE IL CONFLITTO

I conflitti sono occasioni di apprendimento su di sé, sugli altri e sulle relazioni.

I conflitti, infatti, sono pieni di informazioni!

Riconoscere e leggere il conflitto sono il primo passo per guardare cosa c’è dentro; serve a creare nuove relazioni tra le “solite cose”. Da qui è possibile il cambiamento.

Per leggere un conflitto è necessaria un’azione di distanziamento

(raffreddamento) che ci mette nelle condizioni di assumere un punto

di vista utile. A sua volta, l’operazione di lettura diventa essa stessa

uno strumento di distanziamento e comprensione di ciò che non

appare in primo piano.

(18)

1.  Emozioni

(segnale utile; spesso ne condizionano l’andamento)

2.  Collocazione del conflitto (di chi è?)

3.  Bisogni in gioco (emersi o no) dei diversi protagonisti 4.  Vantaggi (possono esserci o no; sono elementi di

difesa)

Aree di esplorazione

LEGGERE IL CONFLITTO: COME FARE?

(19)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Ricordi almeno una situazione

problematica vissuta caratterizzata da una forte sollecitazione emotiva?

2

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(20)

IL PRIMO PASSO IMPORTANTE È RICONOSCERE IL CONFLITTO

SEGNALE UTILE:

UNA SOLLECITAZIONE EMOTIVA

(21)

1. LE EMOZIONI

•  rabbia

•  paura

•  tristezza

•  gioia

•  disgusto

•  vergogna

•  rassegnazione

•  gelosia

•  delusione

(22)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Pensa a una

situazione critica recente... Quale emozione vi

riconosci?

2

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(23)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Che peso ha avuto quell’emozione nel modo di vivere

quella situazione?

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(24)

2. COLLOCAZIONE

•  Il conflitto mi riguarda?

•  Riguarda gli altri?

•  Dove lo colloco

nel quadrante dei conflitti?

•  È palese o latente?

IL QUADRANTE DEI CONFLITTI (per collocare il conflitto)

CONFLITTO INTRAPERSONALE Area della conoscenza di sé

CONFLITTO INTERPERSONALE Area della negoziazione

CONFLITTO ESTERNO Area dell’offerta di aiuto (mediazione, consulenza)

CONFLITTO ORGANIZZATIVO

Area della coesione

© Daniele Novara

(25)

CONFLITTO INTRAPERSONALE

•  Area della conoscenza di sé

–  Emozioni e tasti dolenti personali

–  Confronto con le proprie aspettative interiori –  Analisi della storia

individuale, anche educativa –  Gestione dei passaggi di

ruolo nella vita

2. COLLOCAZIONE

(26)

CONFLITTO INTERPERSONALE

•  Area della negoziazione

–  Capacità di esplicitare il conflitto latente, di ascolto e di comunicazione

assertiva.

–  Riconoscimento dei bisogni, propri e altrui –  Individuazione di interessi

comuni

2. COLLOCAZIONE

(27)

CONFLITTO ESTERNO

•  Area dell’offerta d’aiuto

–  Assicurazione di una

neutralità empatica come procedura di aiuto (collocarsi all’esterno del conflitto).

–  Capacità di condurre le persone verso una

competenza/

comprensione operativa della situazione che stanno vivendo.

2. COLLOCAZIONE

(28)

CONFLITTO ORGANIZZATIVO

•  Conflitto organizzativo

–  Saper individuare il conflitto latente (lamentazione) e trasformarlo in

cambiamento

–  Strutturare azioni nella logica della coesione –

collaborazione (capacità di comunicare e condividere i problemi in ambito

organizzativo).

2. COLLOCAZIONE

(29)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

In quale/i area/e

riconosci di avere vissuto esperienze

conflittuali? (possibilità di più risposte)

3

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(30)

3 . I BISOGNI

•  Rappresentano la parte sommersa della situazione conflittuale, quello che si

nasconde sotto la punta dell’iceberg.

•  In genere il conflitto nasce proprio da un bisogno insoddisfatto, da una

situazione di frustrazione o di

incapacità a comunicare in maniera adeguata.

•  Il conflitto esprime spesso una specifica richiesta di aiuto da esplorare e

ascoltare (anche per evitare che si trasformi, degenerando)

(31)

S O N DA G G I O I S TA N TA N E O !

Quali sono, secondo te, i bisogni

fondamentali per una persona?

3

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(32)

3. I BISOGNI

(33)

© Daniele Novara

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(35)
(36)

4. VANTAGGI

•  Sono una delle parti più spinose in un conflitto: a volte, infatti, il conflitto genera tanta sofferenza che è difficile riconoscere/ammettere che c’è un vantaggio personale in una situazione di sofferenza e paura.

•  Per vantaggio, in un conflitto, si intende un interesse sostanzialmente

intrapersonale (cioè interno, proprio) a mantenere intatte alcune condizioni che consideriamo intangibili.

•  In parole povere: a volte è vantaggioso far esistere un conflitto perché può rappresentare il mezzo più economico, meno faticoso per mantenere intatte certe condizioni considerate (spesso erroneamente) necessarie per sé, per “essere”.

•  Sotto la punta dell’iceberg.

(37)

IL CONFLITTO È COME IL MAIALE (NELLA CULTURA CONTADINA) :

NON SI BUTTA VIA NIENTE

I conflitti sono pieni di informazioni

(38)

USCIRE DALL’OTTICA/ANSIA DELLA SOLUZIONE

DISTANZIARSI E FAR RAFFREDDARE

PER LEGGERE E CAPIRE

(39)

•  Non cerchiamo soluzioni al conflitto (i conflitti contengono molti elementi nascosti; spesso quello che ci appare è solo un pretesto)

•  Cerchiamo invece di comprendere la situazione recuperando

tutte le informazioni. Diamoci il compito di apprendere cosa succede a noi, agli altri, quali dinamiche relazionali vi troviamo, i motivi più profondi. Dunque, facciamoci e facciamo delle

domande utili.

•  In questo modo superiamo la reattività arcaica e istintiva, le reazioni

automatiche.

(40)

•  Sospensione del giudizio: la ricerca delle cause induce a

giudicare la realtà anziché capirla, quindi a individuare colpe e origini. Quindi focalizzarsi sul “come”, non sul “perché”

•  Distanziamento: raffreddamento dell’esperienza,

temporalizzazione degli eventi e delle azioni, controllo

dell’ansia, gestire l’urgenza della fuga o il desiderio di un

attacco o uno sfogo immediato.

(41)

PER SO-STARE NEL CONFLITTO E

APRIRE ALLA SUA TRASFORMAZIONE

•  Accorgersi del conflitto, sospendere il giudizio, distanziarsi (raffreddamento). Poi leggerlo.

•  Esplicitare il conflitto, comunicare bene, capacità relazionale.

•  Seguire i tempi giusti, senza fretta. Certi processi richiedono un certo tempo.

•  Evolvere dalla pretesa, dalla lamentela all’interesse (personale e/o comune)

•  Nel farlo, non sforzarsi di fare cose giuste o sbagliate, ma cose che è possibile sostenere (dunque, si tratta di conoscere quante risorse abbiamo e cosa sono disposto a fare in questo momento per arrivare a uno scenario realisticamente desiderabile)

•  Sulla base delle risorse, dell’interesse e dell’urgenza: piccoli compiti sostenibili (modificabili)

(42)

Testo di riferimento:

Novara D., La grammatica dei conflitti. L’arte maieutica di trasformare le contrarietà in risorse, Sonda, Casale Monferrato 2011

Altri testi:

R. Fisher, W. Ury, L’arte del negoziato, come difendere i propri interessi in ogni sorta di trattative, Corbaccio, Milano 2004

❖ 

Luigi Pagliarani, Educazione sentimentale, in Le radici affettive dei conflitti, a cura di Daniele Novara – Diego Miscioscia, La

Meridiana, Molfetta (BA) 1998, pag. 68

❖ 

L. Scarpa, L’arte di essere felici e scontenti, Brundo Mondadori 2006 Sitografia:

www.cppp.it

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