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La Sinnos ringrazia Lea Corradini e Paolo Corvo, che hanno letto il testo prima della pubblicazione e dato preziosi consigli e suggerimenti.

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Academic year: 2022

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leggimi! 28

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© 2009 David Almond

© 2015 Adriano Salani Editore s.u.r.l.

Questa edizione viene pubblicata da Sinnos su licenza di Adriano Salani Editore s.u.r.l.

Sinnos Soc. Coop. Sociale - ONLUS Via dei Foscari, 18 - 00162 Roma Tel. 06.44119098 - fax 06.62276832 libri@sinnos.org - www.sinnos.org ISBN 978-88-7609-309-8

Finito di stampare nel mese di ottobre 2015 dalla tipografia CSR - Roma Font leggimi © Sinnos

La Sinnos è una Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS), che ha come finalità il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate.

La collana leggimi! è a cura di Laura Russo

La Sinnos ringrazia Lea Corradini e Paolo Corvo, che hanno letto il testo prima della pubblicazione

e dato preziosi consigli e suggerimenti.

Se vuoi diventare anche tu Lettore in antePrima della collana leggimi! scrivi a: leggimi@sinnos.org

illustrazioni di

marianna coppo

traduzione di

laura russo

Titolo originale: Klaus Vogel and the Bad Lads

Pubblicato nel 2014 in Gran Bretagna da Barrington Stoke Ltd, in accordo con Walker Books Ltd.

(3)

Indice

Capitolo 1 ... 7

Capitolo 2 ... 11

Capitolo 3 ...19

Capitolo 4 ...29

Capitolo 5 ...35

Capitolo 6 ...45

Capitolo 7 ... 57

(4)

7

1

Siamo stati amici per anni.

Ci facevamo chiamare i ragazzacci, ma era solo per scherzo. eravamo terribili, è vero, ed eravamo sempre pronti

a fare casino o a piantare grane. in realtà, però, non abbiamo mai combinato nulla di serio, o almeno mai, prima di quel famoso autunno.

Quell’autunno di quando avevamo

quasi tredici anni, e di quando a scuola è arrivato Klaus Vogel.

Nota

Questa storia si svolge in inghilterra,

alla fine degli anni Sessanta. Sui campi di calcio spadroneggiavano George Best, Pelé

e altri campioni. Fuori dai campi di calcio non c’era la guerra, ma dai tempi della guerra la Germania era rimasta divisa in due. e Berlino era attraversata addirittura da un muro

che non si poteva superare in nessun modo.

Da una parte c’era Berlino ovest,

dall’altra Berlino est, dove vigeva un regime, strettamente legato all’Unione Sovietica.

Questa storia non parla di Berlino, ma racconta di come, a volte, i muri si possano superare nei modi più semplici e imprevisti.

(5)

8 9

La Banda dei ragazzacci era formata da me, da tonto mcKenna, da Dan Digby

e dai gemelli Spark, Fred e Frank.

abitavamo tutti nella cittadina di Felling, nello stesso quartiere, e frequentavamo tutti la stessa scuola, la Saint John’s.

e poi c’era Joe Gillespie.

Joe era di un anno più grande di noi e stava sempre un po’ in disparte.

ma lui era il nostro capo, lo sapevamo tutti,

ed era proprio forte.

(6)

10 11 aveva i capelli lunghi e mossi.

Portava sempre i jeans, stivaletti alti di pelle, camicie con fantasie alla moda.

Joe aveva anche una ragazza, teresa Doyle.

Camminava tenendola per mano nel parco di Holly Hill.

io sognavo di essere come Joe.

Di spostarmi il ciuffo dalla fronte,

di fare l’occhietto alle ragazze come lui, di mettere un braccio attorno

alle spalle di uno della banda

dopo una delle nostre imprese tremende.

«allora, abbiamo fatto un buon lavoro, vero?», avrei detto ridendo. «Siamo veramente

dei ragazzacci, noi! ah! ah! ah!».

ma non ero solo io a pensarla così:

tutti noi, in quei giorni lontani, volevamo essere proprio come Joe.

2

Quasi tutti i giorni, dopo la scuola, prendevamo un pallone e andavamo

al campetto di Swards road. Per fare le porte usavamo un paio di maglioni buttati per terra.

Giocavamo a chi faceva più palleggi

e a tirare rigori. Ci esercitavamo sui colpi di testa, sui tuffi, i dribbling con le finte, gli stop al volo. e anche se eravamo in pochi o pochissimi, giocavamo estenuanti partite – magari con un portiere solo –

fino a stancarci e a sudare come quando avevamo otto o nove anni.

(7)

12 13 Ci chiamavamo l’un l’altro con i nomi

dei grandi calciatori: George Best del manchester United, il mitico Pelè, il fenomenale portiere russo Lev Yashin.

mentre giocavamo, commentavamo

le nostre azioni come la cronaca delle partite alla radio. «ecco che supera un uomo,

poi ne supera un altro, fa una finta...», gridavamo.

«entra in area di rigore... riuscirà a tirare? Sì!

oh, no! miracolo di Yashin, il ragno nero!».

(8)

14 15 Quando facevamo gol, tiravamo pugni

in aria e alzavamo le braccia al cielo,

con in sottofondo le urla di una folla invisibile.

Le nostre voci echeggiavano nel campetto, rimbalzando fino ai tetti delle case.

e il nostro respiro si condensava in nuvolette bianche davanti alla bocca, non appena

la sera arrivava e l’aria diventava più fresca.

eravamo euforici, e ci sentivamo veramente come dei grandi campioni.

ma non appena uno di noi scorgeva Joe, che magari spuntava fuori da dietro a una casa, subito ripiombavamo nel mondo reale.

il più delle volte, Joe aveva già un paio di progetti pronti su quello che avrebbe voluto farci combinare.

ogni volta, però, faceva sempre finta di chiedere se noi avessimo qualche idea per l’occasione.

«Potremmo andare a suonare ai citofoni di Baclava Street», diceva tonto.

«oppure saltare sulle siepi di Coldwell Park!», provava a proporre Frank.

ma noi tutti grugnivamo,

quando sentivamo quel genere di proposte.

era roba da bambini e l’avevamo già fatta milioni di volte.

ogni tanto qualcuno se ne usciva con nuove trovate. Una sera, ci siamo messi ad ululare come fantasmi attraverso la buca delle lettere della signora minto.

(9)

16 17 Un’altra volta abbiamo chiamato la polizia,

raccontando che un pazzo scappato dal manicomio stava tagliando a pezzi miss Sullivan, e proprio nel suo giardino.

e un’altra volta ancora abbiamo sistemato uno spago ad altezza d’uomo

in mezzo a Dunelm Street.

ma le idee migliori, quelle più divertenti, venivano sempre dalla bocca di Joe.

era stata sua, ad esempio, l’idea di mettere cocci di bottiglia sotto le ruote della macchina del signor tatlock, e sua anche quella

di sradicare tutti gli adorati porri dall’orto di albert Finch.

Siamo stati dietro a Joe tutto l’anno, ma quando è ritornato l’autunno, alcune delle sue trovate avevano già cominciato a darci fastidio.

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