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Modulo di Controlli Automatici I, Eserciziario

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(1)

Modulo di Controlli Automatici I, Eserciziario

Autore: ing. Felice Andrea Pellegrino

11 novembre 2005

email: [email protected]

(2)

1 Introduzione

Il presente Eserciziario `e stato realizzato come supporto al corso di Controllo Automatici I tenuto dal prof. Stefano Miani nell’ambito del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, Universit`a degli Studi di Udine, sede di Pordenone. Gli argomenti trattati seguono fedelmente il programma di tale insegnamento. Ringrazio di cuore chi vorr`a segnalarmi eventuali errori e/o imprecisioni.

F.A.P.

(3)

2 Algebra lineare

2.1 Esercizio

Si determinino gli autovalori e gli autovettori della matrice A =

"

2 2 1 3

# . Soluzione

Gli autovalori di A sono le radici del polinomio caratteristico P (λ) = det(λI − A):

P (λ) = det(λI − A) = det λ − 2 −2

−1 λ − 3

!

= λ2− 5λ + 4.

Imponendo P (λ) = 0 si trovano le due soluzioni λ1 = 1 e λ2 = 4 che sono gli autovalori cercati.

Gli autovettori si determinano risolvendo i sistemi (λ1I − A)x = 0 e (λ2I − A)x = 0. Per λ1 si

ha: "

1 − 2 −2

−1 1 − 3

# "

x1 x2

#

=

"

−1 −2

−1 −2

# "

x1 x2

#

= 0,

da cui, posto x2 = α si ricava che sono autovettori associati all’autovalore λ1 = 1 tutti i vettori della forma

x =

"

x1 x2

#

=

"

−2α α

#

, α 6= 0.

Similmente si trova che gli autovettori associati a λ2 sono del tipo

x =

"

x1

x2

#

=

"

α α

#

, α 6= 0.

(4)

2.2 Esercizio

Dire per quali a ≥ 0 gli autovalori della matrice A =

"

2 a 1 3

#

hanno entrambi parte reale strettamente negativa.

Soluzione

Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 2)(λ − 3) − a = λ2− 5λ + 6 − a, che ha per radici:

λ1,2 = 5 ±√ 1 − 4a

2 .

E facile rendersi conto che comunque si prenda a, almeno una delle due radici ha parte reale` positiva. Allo stesso risultato si poteva pervenire osservando che indipendentemente da a la traccia della matrice (la somma degli elementi della diagonale principale) `e positiva: T r(A) = 2 + 3 = 5. Come `e noto, la traccia di una matrice `e pari alla somma degli autovalori: se la traccia `e positiva, almeno uno degli autovalori deve esserlo.

(5)

2.3 Esercizio

Dire per quali a gli autovalori della matrice A =

"

1 a

1 −3

#

, hanno parte reale non positiva.

Soluzione

Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 1)(λ + 3) − a = λ2+ 2λ − (a + 3), che ha per radici:

λ1,2= −2 ±√

16 + 4a

2 .

Per a < −4 il discriminante ∆ = 16 + 4a `e negativo e pertanto le due radici sono complesse (coniugate)

λ1,2 = −2 ± i√

−∆

2 ,

ed hanno parte reale pari a −1. Per −4 ≤ a < −3 si ha√

∆ < 2 e quindi Re(λ1), Re(λ1) < 0.

Se a = −3 le radici sono λ1 = 0 e λ2 = −2, mentre se a > −3 le radici hanno segno opposto.

Riassumendo, perch´e gli autovalori di A abbiano parte reale non positiva, deve essere a ≤ −3.

Allo stesso risultato si poteva pervenire molto semplicemente sfruttando la regola di Cartesio sui segni delle radici di un polinomio di secondo grado.

(6)

2.4 Esercizio

Dire per quali a ≥ 0 gli autovalori della matrice A =

"

2 −a 1 −3

#

hanno parte immaginaria non nulla.

Soluzione

Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 2)(λ + 3) + a = λ2+ λ − 6 + a, che ha per radici:

λ1,2 = −1 ±√

2 ,

dove ∆ = 25 − 4a. Affinch´e le radici del polinomio caratteristico abbiano parte immaginaria non nulla deve essere allora ∆ < 0, ossia a > 25/4.

(7)

2.5 Esercizio

Dire se le seguenti matrici sono invertibili ed in caso affermativo calcolarne l’inversa.

1.

1 2 1

0 1 1

−1 0 1

2.

1 0 1

0 1 1

−1 0 1

3.

1 −1 0 0

0 1 0 0

0 0 2 1

0 0 0 1

Soluzione

1. Applicando la regola di Sarrus per il calcolo del determinante delle matrici 3 × 3 si trova che det

1 2 1

0 1 1

−1 0 1

= 0. La matrice pertanto non `e invertibile.

2. Risulta det

1 0 1

0 1 1

−1 0 1

= 2. Quindi la matrice `e invertibile. L’inversa pu`o essere

calcolata direttamente attraverso la A−1 = det(A)1ij]T dove αij`e il complemento algebrico dell’elemento di indici i, j ossia il determinante della sottomatrice ottenuta sopprimendo

(8)

la i−ma riga e la j−ma colonna, moltiplicato per (−1)i+j. Si ha:

α11 = (−1)2det 1 1 0 1

!

= 1,

α12 = (−1)3det 0 1

−1 1

!

= −1,

α13 = (−1)4det 0 1

−1 0

!

= 1,

α21 = (−1)3det 0 1 0 1

!

= 0,

α22 = (−1)4det 1 1

−1 1

!

= 2,

α23 = (−1)5det 1 0

−1 0

!

= 0,

α31 = (−1)4det 0 1 1 1

!

= −1,

α32 = (−1)5det 1 0 0 1

!

= −1,

α33 = (−1)6det 1 0 0 1

!

= 1,

da cui [αij]T =

1 0 −1

−1 2 −1

1 0 1

. Risulta quindi:

1 0 1

0 1 1

−1 0 1

−1

= 1 2

1 0 −1

−1 2 −1

1 0 1

=

1/2 0 −1/2

−1/2 1 −1/2 1/2 0 1/2

 .

3. La matrice `e triangolare superiore, dunque il determinante `e pari al prodotto degli elementi della diagonale principale. Si ha:

det

1 −1 0 0

0 1 0 0

0 0 2 1

= 2,

(9)

alla forma [I | B]. Si pu`o provare che la B cos`ı ottenuta `e l’inversa della A. Applicando questo metodo si ha:

[A | I] =

1 −1 0 0 1 0 0 0

0 1 0 0 0 1 0 0

0 0 2 1 0 0 1 0

0 0 0 1 0 0 0 1

 .

Sommando alla prima riga la seconda, sottraendo dalla terza riga la quarta e dividendo la terza riga per due, si perviene alla:

1 0 0 0 1 1 0 0

0 1 0 0 0 1 0 0

0 0 1 0 0 0 1/2 −1/2

0 0 0 1 0 0 0 1

= [I | B].

Pertanto si ha:

1 −1 0 0

0 1 0 0

0 0 2 1

0 0 0 1

−1

=

1 1 0 0

0 1 0 0

0 0 1/2 −1/2

0 0 0 1

 .

(10)

2.6 Esercizio

Dire se le seguenti matrici sono diagonalizzabili.

1. A =

−1 1 0

0 −2 0

−1 −1 0

2. A =

−1 1 0

0 −2 0

1 1 −2

3. A =

−2 −1 1

1 0 −1

0 0 −1

Soluzione

Si ricorda che una matrice `e diagonalizzabile se e solo se la molteplicit`a algebrica di ciascun autovalore (la sua molteplicit`a come radice del polinomio caratteristico) `e pari alla molteplicit`a geometrica dell’autovalore (che `e la dimensione dell’autospazio ad esso relativo).

1. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = λ(λ + 1)(λ + 2), gli autovalori sono pertanto λ1 = 0, λ2 = −1, λ3 = −2. Poich´e gli autovalori sono distinti, gli autovettori sono linearmente indipendenti e a ciascuno di essi `e associato un autospazio di dimensione 1. La matrice `e quindi diagonalizzabile.

2. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ+1)(λ+2)2, gli autovalori sono pertanto λ1 = −1, e λ2 = −2. L’autovalore λ2ha molteplicit`a algebrica pari a 2. La dimensione dell’autospazio ad esso relativo coincide con la dimensione del nucleo di (λ2I − A), ossia

µ(λ2) = dim(ker(λ2I − A)).

Poich´e

2I − A)x = 0 ⇐⇒ x = α

−1 1 0

 + β

 0 0 1

 ,

l’autospazio associato a λ2 ha dimensione 2 e quindi la molteplicit`a geometrica `e pari alla

(11)

come `e facile verificare. Essendovi un autovalore (che in questo caso `e anche l’unico au- tovalore) la cui molteplicit`a geometrica differisce da quella algebrica, la matrice non `e diagonalizzabile. Si potr`a invece ricondurla alla forma di Jordan attraverso una trasfor- mazione opportuna. Si verifichi per esercizio che la matrice di cambiamento di base T =

−1 −1 0

0 1 0

−1 0 −1

`e tale che la J = T−1AT `e in forma di Jordan.

(12)

2.7 Esercizio

Data la matrice A =

"

−4 −1

2 −1

#

, calcolare eAt. Soluzione

Anzitutto conviene calcolare autovalori e autovettori per trovare la trasformazione che mette A in forma diagonale (o, se ci`o non `e possibile, in forma di Jordan). Il polinomio caratteristico `e P (λ) = det(λI − A) = λ2+ 5λ + 6 = (λ + 3)(λ + 2). Pertanto gli autovalori sono λ1 = −3 e λ2= −2. Essendo gli autovalori distinti, la matrice `e diagonalizzabile. L’autospazio associato a λ1 `e formato dalle soluzioni del sistema (λ1I − A)x = 0, ossia:

"

−3 + 4 +1

−2 −3 + 1

# "

x1 x2

#

=

"

0 0

# ,

da cui

"

x1

x2

#

= α

"

1

−1

# .

Allo stesso modo si trova che le soluzioni del sistema (λ2I − A)x = 0 sono del tipo:

"

x1 x2

#

= α

"

1

−2

# .

Dunque una matrice di cambiamento di base le cui colonne sono autovettori `e T =

"

1 1

−1 −2

# ,

la cui inversa `e T−1 =

"

2 1

−1 −1

#

. `E facile verificare che A = T

"

λ1 0 0 λ2

#

T−1 = T ΛT−1. Pertanto si ha:

eAt = T eΛtT−1

=

"

1 1

−1 −2

# "

e−3t 0 0 e−2t

# "

2 1

−1 −1

#

=

"

e−3t e−2t

−e−3t −2e−2t

# "

2 1

−1 −1

#

=

"

2e−3t− e−2t e−3t− e−2t

−2e−3t+ 2e−2t −e−3t+ 2e−2t

# .

(13)

2.8 Esercizio

Calcolare eAt per le seguenti matrici.

1. A =

"

−2 1

0 −2

#

2. A =

−2 0 0

−1 0 1

6 −2 2

Soluzione

1. La matrice ha λ = −2 come unico autovalore ed `e in forma di Jordan, risulta pertanto:

eAt=

"

e−2t te−2t 0 e−2t

# .

2. Il polinomio caratteristico `e:

P (λ) = det(λI−A) = det

λ + 2 0 0

1 λ −1

−6 2 λ − 2

= (λ+2)det λ −1 2 λ − 2

!

= (λ+2)(λ2−2λ+2),

le cui radici sono λ1 = −2, λ2 = 1 + j e λ3 = 1 − j. Dunque un autovalore `e reale e gli altri sono una coppia di complessi coniugati. Gli autovettori si trovano risolvendo i sistemi (λiI − A) = 0; in particolare per λ1 si ha

0 0 0

1 −2 −1

−6 2 −4

 x1

x2 x3

= 0,

da cui

x = α

 1 1

−1

 .

Alla coppia di autovalori complessi coniugati corrisponde una coppia di autovettori com- plessi coniugati. Per λ2 si ha il sistema

3 + j 0 0

1 1 + j −1

−6 2 −1 + j

 x1 x2 x3

= 0, (1)

(14)

che va risolto nel piano complesso, ossia per x1, x2, x3 ∈ C. La soluzione del sistema `e lasciata per esercizio (suggerimento: le tre equazioni a coefficienti (e incognite) complessi del sistema (1) sono equivalenti a sei equazioni a coefficienti (e incognite) reali, tre per le parti reali e tre per le parti immaginarie). Si trova che gli autovettori associati a λ2 e λ3 hanno la forma:

x =

0

(α + β)/2 ± j(α − β)/2 α ± jβ

, (α, β) 6= (0, 0).

Pertanto una matrice di cambiamento di base le cui colonne sono autovettori `e:

T =

1 0 0

1 1 1

−1 1 − j 1 + j

 ,

che ha per inversa:

T−1 =

1 0 0

−1/2 + j 1/2 − j/2 j/2

−1/2 − j 1/2 + j/2 −j/2

 .

Dunque, posto Λ = T−1AT =

−2 0 0

0 1 + j 0

0 0 1 − j

, si avr`a

eAt = T eΛtT−1. il cui calcolo `e lasciato per esercizio.

La T appena trovata `e tale che T−1AT `e diagonale. Quando, come in questo caso, vi sono autovalori complessi si preferisce tuttavia una forma diversa, in cui gli elementi di T−1AT siano reali. In particolare, invece di blocchi del tipo

"

σ + jω 0 0 σ − jω

# , si preferisce compaiano blocchi del tipo

"

σ −ω

ω σ

# , il cui esponenziale `e

(15)

3 Sistemi lineari a tempo continuo, analisi nel tempo

3.1 Esercizio

Determinare gli stati e le uscite di equilibrio per il sistema dinamico

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t) + Du(t) in corrispondenza dell’ingresso u(t) = ¯u = 4 nei tre casi:

1. A =

"

1 −2

2 4

# , B =

"

0 1

#

, C =h

−1 2 i

, D = 2;

2. A =

"

1 −2

−2 4

# , B =

"

−1 2

#

, C =h 1 2

i, D = 2;

3. A =

"

1 −2

−2 4

# , B =

"

−1

−1

#

, C =h 1 2

i

, D = 2.

Soluzione

All’equilibrio deve aversi ˙x = 0 dunque gli stati di equilibrio si trovano imponendo:

Ax + B ¯u = 0. (2)

1. In questo caso A `e invertibile (l’inversa `e A−1 =

"

1/2 1/4

−1/4 1/8

#

) per cui dalla (2) si ricava

x = −A¯ −1B ¯u = −

"

1/2 1/4

−1/4 1/8

# "

0 1

# 4 =

"

−1

−1/2

# . Sostituendo ¯x e ¯u nella trasformazione d’uscita si ottiene l’uscita di equilibrio:

¯

y = C ¯x + D¯u = 8.

2. In questo caso det(A) = 0 e dunque la matrice non `e invertibile. Il sistema (2) corrisponde alle equazioni

( x1− 2x2 = u¯

−2x1+ 4x2 = −2¯u

che sono compatibili, essendo l’una multiplo dell’altra. Pertanto gli stati di equilibrio sono infiniti e sono del tipo

¯ x =

"

x1

x1−¯u 2

#

=

"

x1

x1−4 2

# ,

con x1 qualsiasi. Sostituendo nella trasformazione di uscita si ricavano le uscite di equi- librio:

¯

y = C ¯x + D¯u = 2x1+ 4.

(16)

3. Si ha det(A) = 0 dunque la matrice non `e invertibile. Il sistema (2) corrisponde alle equazioni

( x1− 2x2 = ¯u

−2x1+ 4x2 = ¯u

che sono evidentemente incompatibili per ¯u = 4. Pertanto non vi sono stati di equilibrio e nemmeno uscite di equilibrio (la cosa `e vera per ogni ¯u costante diverso da zero).

(17)

3.2 Esercizio

Dato il sistema

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t), con A =

"

2 0

1 −3

# e B =

"

0 1

#

, calcolare:

1. il movimento libero dello stato in corrispondenza della condizione iniziale x(0) =

"

1

−1

#

; 2. il movimento forzato per condizioni iniziali nulle e ingresso u(t) = ¯u = 2, t ≥ 0.

Soluzione

E sufficiente applicare l’equazione di Lagrange:` x(t) = eA(t−t0)x(t0) +

Z t t0

eA(t−τ )Bu(τ )dτ. (3)

1. Il movimento libero `e il movimento in corrispondenza di ingresso nullo. Dunque la (3) diventa:

x(t) = eAtx(0),

dove si `e posto t0 = 0. Si tratta dunque di calcolare eAt. La matrice A `e in forma triangolare: i suoi autovalori sono λ1 = 2 e λ2 = −3. Risolvendo i sistemi (λ1I − A) = 0 e (λ2I − A) = 0 si ricavano gli autovettori:

u1= α

"

5 1

#

, u2 = α

"

0 1

#

, α 6= 0.

Una matrice di cambiamento di base che permette di diagonalizzare A `e dunque:

T =

"

5 0 1 1

# , che ha per inversa

T−1 =

"

1/5 0

−1/5 1

# .

Posto Λ =

"

λ1 0 0 λ2

#

=

"

2 0

0 −3

#

si ha allora:

eAt = T eΛtT−1=

"

5 0 1 1

# "

e2t 0 0 e−3t

# "

1/5 0

−1/5 1

#

=

"

e2t 0

e2t−e−3t

5 e−3t

# .

Pertanto:

x(t) = eAtx(0) =

"

e2t 0

e2t−e−3t

5 e−3t

# "

1

−1

#

=

"

e2t

e2t−e−3t

5 − e−3t

# .

(18)

2. In questo caso, essendo x(0) = 0 e u(t) = ¯u, l’equazione di Lagrange diventa:

x(t) = Z t

0

eA(t−τ )B ¯udτ = Z t

0

eA(t−τ )dτ B ¯u.

Poich´e

Z t 0

eA(t−τ )dτ = Z t

0

"

e2(t−τ ) 0

e2(t−τ )−e−3(t−τ )

5 e−3(t−τ )

# dτ

=

"

e2(t−τ )2 0

e2(t−τ )10e−3(t−τ )15 e−3(t−τ )3

#τ=t τ=0

=

"

∗ 0

1−e3−3t

# ,

il movimento forzato risulta:

x(t) = Z t

0

eA(t−τ )dτ B ¯u =

"

∗ 0

1−e3−3t

# "

0 1

# 2 = 2

"

0

1−e−3t 3

# .

Si noti che gli elementi contrassegnati con ∗ non sono stati calcolati in quanto ininfluenti sul risultato, data la particolare forma della B (il cui primo elemento `e nullo).

(19)

3.3 Esercizio

E dato il sistema:`

˙x(t) = Ax(t), dove A =

"

−1 −a

3 −2

# .

1. Per quali a > 0 tale sistema ammette modi oscillanti?

2. Per quali a tali modi sono instabili?

Soluzione

1. Perch´e il sistema ammetta modi oscillanti, devono esservi autovalori a parte immaginaria non nulla. Il polinomio caratteristico `e

P (λ) = det(λI − A) = det λ + 1 a

−3 λ + 2

!

= λ2+ 3λ + 2 + 3a.

Uguagliando a zero si trova

λ1,2 = −3 ±√

1 − 12a

2 ,

da cui si evince che affinch´e gli autovalori abbiano parte immaginaria non nulla deve essere a > 1

12.

2. Poich´e per a > 1/12 la parte reale degli autovalori `e strettamente minore di zero (infatti Re(λ1) = Re(λ2) = −3/2), tutti i modi oscillanti sono stabili.

(20)

3.4 Esercizio

Trovare la matrice A del sistema ˙x(t) = Ax(t) la cui soluzione generale `e

x(t) = α1

"

1 1

#

e−t+ α2

"

1

−1

# e−2t,

dove α1 e α2 sono scalari che dipendono dalla condizione iniziale.

Soluzione

La matrice A `e una matrice 2 × 2 i cui autovalori sono λ1 = −1 e λ2= −2. Inoltre, u1 =

"

1 1

#

e u2=

"

1

−1

#

devono essere autovettori associati, rispettivamente, a λ1 e λ2. Cio`e deve essere:

( Au1 = λ1u1 Au2 = λ2u2

ossia, posto A =

"

a11 a12 a21 a22

# :

















"

a11 a12 a21 a22

# "

1 1

#

=

"

−1

−1

#

"

a11 a12 a21 a22

# "

1

−1

#

=

"

−2 2

#

Tale sistema di equazioni equivale al seguente, nelle incognite aij:













a11+ a12 = −1 a21+ a22 = −1 a11− a12 = −2 a21− a22 = −2 da cui si ottiene:

A =

"

−3/2 1/2 1/2 −3/2

# .

(21)

3.5 Esercizio

Tutte le soluzioni del sistema ˙x(t) = Ax(t) con A =

−2 1 2

0 −1 2

0 0 1

tendono ad una retta dello

spazio R3. Quale?

Soluzione

Gli autovalori sono λ1= −2, λ2 = −1 e λ3= 1. La soluzione generale `e dunque del tipo:

x(t) = α1u1e−2t+ α2u2e−t+ α3u3et,

dove gli ui sono autovettori associati a λi e gli αi sono scalari costanti che dipendono dalle condizioni iniziali. Per t → ∞ i primi due addendi a secondo membro tendono esponenzialmente a zero, dunque ogni soluzione tende alla retta cui u3 `e parallelo. Per determinare tale retta `e sufficiente risolvere la (λ3I − A)u = 0, ossia

3 −1 −2

0 2 −2

0 0 0

 u =

 0 0 0

 ,

le cui infinite soluzioni

u = α

 1 1 1

, α ∈ R, individuano la retta cercata.

(22)

3.6 Esercizio

E dato il sistema:`

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)

con A =

"

−1 0

0 −2

#

e C =h 1 1

i .

1. Assumendo B =

"

0 0

#

e y(t) = −e−t, si determinino le condizioni iniziali del sistema.

2. Si determini B in modo che la risposta all’impulso (applicato al tempo t = 0 a partire da condizioni iniziali nulle) sia y(t) = e−t− e−2t.

Soluzione

1. Applicando la formula di Lagrange, si ha:

y(t) = CeAtx(0) =h 1 1

i

"

e−t 0 0 e−2t

# "

x1(0) x2(0)

#

= x1(0)e−t+ x2(0)e−2t.

Affinch´e sia y(t) = −e−tdeve essere x1(0) = −1 e x2(0) = 0. La condizione iniziale cercata

`e pertanto:

x(0) =

"

−1 0

# .

2. La risposta all’impulso in t = 0 `e y(t) = CeAtB, pertanto deve essere

y(t) = CeAtB =h 1 1

i

"

e−t 0 0 e−2t

# "

B1 B2

#

= B1e−t+ B2e−2t= e−t− e−2t,

da cui

B =

"

1

−1

# .

(23)

3.7 Esercizio

E dato il sistema:`

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)

con A =

"

σ −1

1 σ

#

e C =h 1 0

i .

1. Verificare che per σ < 0 i modi del sistema sono oscillanti smorzati.

2. Determinare i valori di σ per i quali, detta yl(t) la risposta libera a partire dalla condizione iniziale x(0) =

"

0 1

# , si ha:

|yl(t)| ≤ 1, ∀t ≥ 0.

Soluzione

1. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = det(λI − A) = λ2− 2σλ + σ2+ 1, le cui radici sono:

λ1,2= σ ± i.

Dunque gli autovalori del sistema sono complessi coniugati (⇒ modi oscillanti) con parte reale pari a σ < 0 (⇒ smorzati).

2. Ricordando che exp σ −ω

ω σ

!

= eσ

"

cos ω − sin ω sin ω cos ω

# , si ha:

yl(t) = CeAtx(0) =h

1 0 i eσt

"

cos t − sin t sin t cos t

# "

0 1

#

= −eσtsin t,

il cui andamento per t ≥ 0 `e illustrato in Fig.1. Osservando che il grafico di yl(t) `e confinato fra le due curve di equazione ±eσt, le quali assumono per t = 0 i valori ±1 quale che sia σ, segue immediatamente che la condizione

|yl(t)| ≤ 1, ∀t ≥ 0

`e verificata se e solo se σ ≤ 0.

(24)

t y

Figura 1:

3.8 Esercizio E dato il sistema`

˙x(t) = Ax(t) y(t) = Cx(t)

dove A =

−6 0 α

1 β 0

−12 0 2

e C =h

1 1 0 i

.

1. Si dica per quali β il sistema `e asintoticamente stabile, nei tre casi α = 0, 1, 2.

2. Per α = 0 e β = −1, si dica quali sono le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge.

3. Per α = 0 e β = −1, si dica quali sono le condizioni iniziali per cui l’uscita non diverge.

Soluzione

(25)

polinomio caratteristico risulta essere

P (λ) = det(λI − A) = det

λ + 6 0 2

−1 λ − β 0

+12 0 λ − 2

= (λ − β)(λ2+ 4λ + 12), le cui radici sono β e le soluzioni dell’equazione λ2+ 4λ + 12 = 0. Dunque condizione necessaria per la asintotica stabilit`a `e che si abbia β < 0. Poich´e le soluzioni dell’equazione λ2 + 4λ + 12 = 0, come `e facile verificare, hanno parte reale negativa, tale condizione `e anche sufficiente.

2. Le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge sono tutti e soli quegli stati che, espressi rispetto ad una base di autovettori, hanno nulle le componenti relative agli autovettori associati a modi instabili. Nel caso in esame agli autovalori λ1 = −6, λ2 = −1, λ3 = 2 sono associati gli autovettori

u1 =

 1

−1/5 3/2

 , u2 =

 0 1 0

 , u3 =

 0 0 1

 ,

pertanto le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge sono tutte e sole quelle della forma:

x = αu1+ βu2 = α

 1

−1/5 3/2

 + β

 0 1 0

, α, β ∈ R.

3. Essendo y(t) = Cx(t), le condizioni iniziali individuate al punto precedente, ossia x = αu1+ βu2, sono certamente tali che l’uscita non diverge. Resta da verificare se vi siano delle condizioni iniziali per le quali lo stato diverge ma l’uscita no. Per la sovrapposizione degli effetti, `e sufficiente verificare se l’uscita diverge o meno per condizioni iniziali del tipo:

x = γ

 0 0 1

, γ ∈ R. (4)

Dal momento che vale la:

y(t) = CeAtx(0),

si potrebbe procedere con il calcolo di eAt per poi imporre x(0) = γ[ 0 0 1 ]T. Nel caso in esame c’`e per`o un metodo alternativo: scrivendo la ˙x(t) = Ax(t) per componenti si ha





˙x1(t) = −6x1(t)

˙x2(t) = x1(t) − x2(t)

˙x3(t) = −12x1(t) + 2x3(t)

(26)

La particolare struttura del sistema permette di risolvere le equazioni differenziali in cas- cata: dalla prima, posto x1(0) = 0, segue x1(t) = 0 ∀t ≥ 0. Sostituendo nella seconda e ponendo x2(0) = 0 si ottiene x2(t) = 0 ∀t ≥ 0. Dalla terza, posto x3(0) = γ si ottiene x3(t) = γe2t. Pertanto, in corrispondenza di condizioni iniziali del tipo (4), l’uscita risulta:

y(t) = Cx(t) =h

1 1 0 i

 0 0 γe2t

= 0.

Dunque per condizioni iniziali allineate con u3 l’uscita `e non divergente (in particolare `e identicamente nulla). Dal principio di sovrapposizione degli effetti e dall’osservazione che la somma di funzioni non divergenti `e non divergente, segue che le condizioni iniziali per cui l’uscita non diverge sono:

x = αu1+ βu2+ γu3, α, β, γ ∈ R, ossia

x ∈ R3.

(27)

4 Sistemi non–lineari

4.1 Esercizio E dato il sistema:`

˙x1(t) = −x1(t) + x2(t)

˙x2(t) = x2(t) − α(1 + x22(t))u(t)

Si valutino i punti di equilibrio (¯x1, ¯x2) al variare dell’ingresso u, in funzione del parametro α.

Soluzione

Il sistema appartiene alla classe dei sistemi non lineari invarianti a tempo continuo, che sono descritti in generale dalla

˙x(t) = f (x(t), u(t)),

dove f `e una funzione a valori vettoriali di variabile vettoriale. Nel caso in esame, posto x(t) =

"

x1(t) x2(t)

#

e f (x, u) =

"

f1(x, u) f2(x, u)

# si ha:

f1(x, u) = x1+ x2

f2(x, u) = x2− α(1 + x22)u

All’equilibrio la derivata del vettore di stato deve essere nulla, cio`e deve aversi:

( f1(¯x, ¯u) = x¯1+ ¯x2 = 0

f2(¯x, ¯u) = ¯x2− α(1 + ¯x22)¯u = 0 (5) Dalla prima delle (5) si ottiene subito

¯ x1 = ¯x2, mentre la seconda pu`o essere riscritta come segue:

−α¯u¯x22+ ¯x2− α¯u = 0. (6)

Per ¯u = 0 si ha ¯x2 = 0 e dunque il punto di equilibrio (0, 0). Per ¯u 6= 0 la (6) `e un’equazione del secondo grado in ¯x2, le cui soluzioni sono:

λ1,2= −1 ±√

1 − 4α22

−2α¯u .

Poich´e sono accettabili solo le soluzioni reali, deve essere ∆ = 1 − 4α22 ≥ 0, ossia |α| ≤ 2|¯1u|. Riassumendo:

1. per u = 0 si ha l’unico punto di equilibrio x1 = x2 = 0.

2. Per u 6= 0 si danno i seguenti casi:

• |α| > 2|¯1u| ⇒ nessun punto di equilibrio.

• |α| = 2|¯1u| ⇒ un unico punto di equilibrio x1 = x2 = 2α¯1u.

• |α| < 2|¯1u| ⇒ due punti di equilibrio x1= x2 = −1±−2α¯1−4αu 2¯u2.

(28)

4.2 Esercizio

Dato il sistema

˙x1(t) = −(x1(t) − x2(t))(1 − x1(t))

˙x2(t) = αx1(t) + x22(t)

1. Si valutino i punti di equilibrio (¯x1, ¯x2) al variare del parametro α.

2. Posto α = 2 si dica se l’origine `e punto di equilibrio stabile, instabile o asintoticamente stabile.

Soluzione

1. Nei punti di equilibrio deve aversi:

( ˙x1(t) = 0

˙x2(t) = 0 ossia:

( −(x1(t) − x2(t))(1 − x1(t)) = 0

αx1(t) + x22(t) = 0 (7)

Dalla prima delle (7) segue x1 = x2 oppure x1 = 1. Nel primo caso, sostituendo x1 = x2 nella seconda equazione si ottiene

αx2(t) + x22(t) = (α + x2)x2= 0,

che ha per soluzioni x2 = −α (da cui i punti di equilibrio (−α, −α)) e x2 = 0 (da cui il punto di equilibrio (0, 0)). Nel caso x1 = 1 la seconda equazione diventa invece

α + x22(t) = 0, ossia

x2= ±√

−α, α ≤ 0 da cui i punti di equilibrio (1, ±√

−α). Riassumendo si pu`o concludere che, al variare di α i punti di equilibrio sono i seguenti:

(29)

e f (x) =

"

f1(x) f2(x)

#

, il sistema `e ricondotto alla forma ˙x = f (x). La matrice A associata al sistema linearizzato `e la matrice Jacobiana della mappa f , calcolata nell’origine, ossia la [∂x∂fi

j]

(0,0). Risulta:

A =

" ∂f

1

∂x1

∂f1

∂x2

∂f2

∂x1

∂f2

∂x2

# (0,0)

=

"

−1 1

α 0

#

=

"

−1 1

2 0

# .

Poich´e tale matrice possiede un autovalore a parte reale positiva (gli autovalori sono λ1 = 1 e λ2 = −2) si pu`o concludere che per α = 2 l’origine `e punto di equilibrio instabile. Per esercizio, si studi la stabilit`a dell’origine al variare di α.

(30)

4.3 Esercizio

Dato il sistema dinamico non lineare

˙x1(t) = −6x2(t) sin(πx1(t))

˙x2(t) = −x1(t)x2(t) + 2x1(t)u(t) y(t) = x21(t) + x22(t)

1. Si calcolino stati e uscite di equilibrio in corrispondenza dell’ingresso u(t) = ¯u = 1.

2. Si scrivano le equazioni del sistema linearizzato nell’intorno di ciascuno stato di equilibrio.

Soluzione

Il sistema ha la forma

˙x(t) = f (x(t), u(t)) y(t) = g(x(t), u(t)) con

x(t) =

"

x1(t) x2(t)

#

, f (x, u) =

"

f1(x, u) f2(x, u)

#

=

"

−6x2sin(πx1)

−x1x2+ 2x1u

#

, g(x, u) = x21+ x22.

Gli stati di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u sono le soluzioni di f (x, ¯u) = 0, ossia del sistema

−6x2sin(πx1) = 0

−x1x2+ 2x1 = 0

Dalla prima segue x2 = 0 (e quindi dalla seconda x1 = 0) oppure x1 = 0, ±1, ±2, . . .. In quest’ultimo caso si osservi che per x1= 0 ogni x2 `e di equilibrio (essendo la seconda equazione soddisfatta ∀x2) mentre se x1 6= 0, dalla seconda segue necessariamente x2 = 2. Riassumendo, gli stati di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u = 1 sono:

¯

x1= 0, ∀x2

¯

x1 = ±1, ±2, . . . ¯x2= 2

Il sistema linearizzato intorno al generico stato di equilibrio `e descritto dalle equazioni:

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)

(31)

4.4 Esercizio

Con riferimento al sistema non lineare dell’esercizio precedente, si discuta la stabilit`a dei punti di equilibrio per ¯u = 1.

Soluzione

Si ricorda che l’analisi del sistema linearizzato fornisce informazioni sulla stabilit`a del punto di equilibrio solo nei seguenti casi:

1. la matrice associata al sistema linearizzato ha almeno un autovalore a parte reale positiva (in tal caso il punto di equilibrio del sistema originale `e instabile);

2. la matrice associata al sistema linearizzato ha tutti gli autovalori a parte reale negativa (in tal caso il punto di equilibrio del sistema originale `e asintoticamente stabile).

In tutti gli altri casi non si pu`o affermare nulla sulla stabilit`a del punto di equilibrio sulla base della sola analisi del sistema linearizzato. I punti di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u = 1 sono, come visto nell’esercizio precedente:

¯ x =

"

0

¯ x2

#

, ∀¯x2 (8)

e

¯ x =

"

k 2

#

, k = ±1, ±2, . . . (9)

mentre la matrice del sistema linearizzato `e A =

"

−6π¯x2cos(π ¯x1) −6 sin(πx1)

−¯x2+ 2 −¯x1

# .

Nel caso dei punti di equilibrio di tipo (8), tale matrice diventa

A =

"

−6π¯x2 0

−¯x2+ 2 0

# ,

i cui autovalori sono λ1= 0 e λ2 = −6π¯x2. Dunque il punto di equilibrio `e certamente instabile per ¯x2 < 0 perch´e il sistema linearizzato ha un autovalore a parte reale positiva. Per ¯x2 ≥ 0, l’analisi del sistema linearizzato non consente di concludere nulla sulla stabilit`a del punto di equilibrio. Si fa notare che per ¯x2 = 0 la matrice del sistema linearizzato diventa

A =

"

0 0 2 0

# ,

la cui forma canonica di Jordan `e

J =

"

0 1 0 0

# ,

(32)

il che implica che il sistema linearizzato `e instabile (i suoi modi sono e0t e te0t). Tuttavia non vi `e alcun autovalore a parte reale positiva e quindi ci`o non implica la instabilit`a del punto di equilibrio.

Nel caso dei punti di equilibrio di tipo (9), la matrice dinamica del sistema linearizzato risulta

A =

"

−12π cos(kπ) 0

0 −k

# .

Essendo la matrice diagonale, gli autovalori coincidono con gli elementi sulla diagonale. Si danno i seguenti tre casi:

1. se k < 0, almeno uno degli autovalori `e positivo e quindi lo stato di equilibrio `e instabile;

2. se k > 0 e k `e pari, allora cos(kπ) = 1 ed entrambi gli autovalori sono negativi: lo stato di equilibrio `e pertanto asintoticamente stabile;

3. se k > 0 e k `e dispari, allora cos(kπ) = −1, un autovalore `e positivo e quindi lo stato di equilibrio `e instabile.

y

d

θ

u1

u2

e

F

T

(33)

4.5 Esercizio

Il veicolo spaziale di Fig.2 `e vincolato a muoversi sul piano (x, y). La sua posizione `e descritta dalla terna (x, y, θ), dove θ `e l’angolo fra il vettore ¯e parallelo all’asse di simmetria e l’asse x.

Due coppie di propulsori, allineati con l’asse di simmetria, sono collocate ai lati del veicolo e permettono di controllare la spinta ¯F e il momento T secondo le equazioni seguenti:

F¯ = (u1+ u2)¯e = m ˙¯v

T = (u1− u2)d = J ˙ω (10)

dove u1 e u2 sono le spinte sui due lati, m `e la massa del veicolo, J il suo momento di inerzia, d la distanza fra i propulsori. Con ¯v si indica il vettore velocit`a e con ω = ˙θ la velocit`a angolare.

1. Si ricavi una rappresentazione di stato del sistema, assumendo come ingressi u1 e u2. 2. Si determinino gli stati di equilibrio e i corrispondenti ingressi.

Soluzione

1. Proiettando lungo gli assi coordinati la prima delle (10) si ottengono le seguenti:

Fx = (u1+ u2) cos θ = m¨x Fy = (u1+ u2) sin θ = m¨y

le quali, assieme alla seconda delle (10) costituiscono un sistema di 3 equazioni differenziali del secondo ordine. Attraverso un opportuno cambio di variabili `e possibile ricondursi a 6 equazioni del primo ordine. Posto infatti x1 = x, x2 = ˙x, x3 = y, x4 = ˙y, x5 = θ e x6 = ˙θ si ha:





















˙

x1 = x2

˙

x2 = m1(u1+ u2) cos x5

˙

x3 = x4

˙

x4 = m1(u1+ u2) sin x5

˙

x5 = x6

˙

x6 = Jd(u1− u2)

(11)

che `e del tipo ˙x = f (x, u) ed `e la rappresentazione di stato di un sistema dinamico non lineare invariante a tempo continuo.

2. Affinch´e uno stato sia di equilibrio, la derivata del vettore di stato deve essere nulla. Nel caso in esame deve dunque essere ˙xi= 0, i = 1 . . . 6. Ora, dalla prima, terza e quinta delle (11) si ottiene subito x2 = x4 = x6 = 0 mentre imponendo x6 = 0 si ricava u1 = u2. Ma dalla seconda e quarta equazione, poich´e non vi `e alcun x5 tale che cos x5 = sin x5 = 0

(34)

segue che deve aversi u1 = −u2. Ossia deve essere u1 = u2= 0. La derivata del vettore di stato viene dunque ad essere indipendente da x1, x3, x5. Riassumendo, gli stati e ingressi di equilibrio sono i seguenti:

































x1 = qualsiasi x2 = 0

x3 = qualsiasi x4 = 0

x5 = qualsiasi x6 = 0

u1 = 0 u2 = 0

il che conferma l’intuizione che il veicolo pu`o essere in equilibrio qualunque sia la sua posizione (x, y, θ) a patto che la velocit`a e la spinta siano nulle.

(35)

+

-

u

L

C Z

x

1

x

2

Figura 3:

−5 −4 −3 −2 −1 0 1 2 3 4 5

−1

−0.5 0 0.5 1

I

V

Figura 4:

(36)

4.6 Esercizio

Si consideri il circuito di Fig.3, dove il componente Z `e un resistore non lineare con la seguente caratteristica corrente–tensione (il cui andamento `e riportato in Fig.4):

I(V ) = 1

1 + e−V −1

2. (12)

1. Si determini una rappresentazione di stato per il sistema, assumendo come ingresso u(t) e come variabili di stato la corrente che attraversa l’induttore e la tensione a capi del condensatore.

2. Si verifichi che ogni ingresso ¯u costante `e di equilibrio per il sistema.

3. Si determinino le equazioni del sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio cor- rispondente all’ingresso ¯u = 0.

4. Si determinino l’ingresso (o gli ingressi) ¯u tali che nell’intorno del corrispondente punto di equilibrio il sistema linearizzato sia equivalente a quello di Fig.5 (dove il componente non lineare `e stato rimpiazzato da un resistore R).

+

-

u

L

C R

x

1

x

2

Figura 5:

Soluzione

(37)

Riarrangiando la (13) e la (14) si ottiene la seguente rappresentazione di stato:

˙

x1(t) = −x2L(t) +u(t)L

˙

x2(t) = x1C(t)C1

 1

1+e−x2(t)12 (15)

2. Ponendo u(t) = ¯u, x1(t) = ¯x1 e x2(t) = ¯x2 ed uguagliando a zero la derivata del vettore di stato si ottiene 

0 = −x¯L2 +uL¯ 0 = x¯C1C1 

1

1+e−¯x212 Dalla prima equazione si ricava subito

¯

x2 = ¯u (16)

e di conseguenza dalla seconda si ottiene

¯

x1 = 1

1 + e−¯u −1

2 (17)

Dunque per il sistema ogni ¯u `e ingresso di equilibrio, a cui corrisponde lo stato di equilibrio (¯x1, ¯x2) dato dalle (16) e (17). Si noti che lo stato di equilibrio non dipende da L n´e da C (Perch´e?).

3. Per ¯u = 0 la (16) e (17) permettono di ricavare ¯x1 = 0 e ¯x2 = 0. Il sistema (15) `e nella forma ˙x(t) = f (x(t), u(t)), pertanto il sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio (¯x, ¯u) `e descritto dalla

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) con

A =

" ∂f

1

∂x1

∂f1

∂x2

∂f2

∂x1

∂f2

∂x2

# x,¯u)

, B =

" ∂f

1

∂u

∂f2

∂u

# x,¯u)

. In particolare, si ha:

A =

0 −L1 1

C 1 C

e−¯x2 (1+e−¯x2)2

x,¯u)

=

"

0 −L1 1 C

1 4C

#

, B =

"

1 L

0

# .

4. `E facile verificare che la rappresentazione di stato del circuito di Fig.5 `e la seguente:

˙x(t) =

"

0 −L1 1 C

1 RC

# +

"

1 L

0

# u(t).

Pertanto affinch´e il sistema linearizzato sia equivalente a quello di Fig.5 deve essere:

e−¯x2

(1 + e−¯x2)2 = e−¯u

(1 + e−¯u)2 = 1 R,

(38)

dove la prima uguaglianza `e conseguenza della (16). Per trovare gli ingressi ¯u che soddisfano tale condizione, si ponga t = e−¯u ottenendo in tal modo:

t

(1 + t)2 = 1 R,

da cui, moltiplicando entrambi i membri per (1 + t)2 6= 0 e riarrangiando si ricava l’equazione di secondo grado in t

t2+ (2 − R)t + 1 = 0 (18)

le cui soluzioni sono:

t1,2 = (R − 2) ±pR(R − 2)

2 .

Dal momento che t = e−¯u > 0 sono accettabili solo le soluzioni reali positive, ossia quelle corrispondenti a R > 2. In questo caso si avranno i due ingressi di equilibrio:

¯

u1 = − ln t1

¯

u2 = − ln t2

Per R ≤ 2 nessun ingresso di equilibrio `e tale che il circuito linearizzato sia equivalente a quello lineare di Fig.5.

Si osservi che quanto appena fatto `e consistito nel cercare il punto di lavoro del circuito non lineare per cui la pendenza della curva caratteristica corrente-tensione fosse pari a 1/R.

Come si vede dalla Fig.4, tale curva caratteristica `e dispari pertanto ci si deve attendere che le tensioni di equilibrio siano simmetriche rispetto allo zero, ossia ¯u1 = −¯u2. In effetti si pu`o provare che tali tensioni sono simmetriche e si invita a farlo per esercizio (suggerimento:

affinch´e si abbia ¯u1 = −¯u2 deve essere, per una nota propriet`a dei logaritmi, t1 = t−12 , quindi bisogna provare che le radici della (18) sono l’una il reciproco dell’altra).

(39)

k L

r b θ a

F O

P

Figura 6:

4.7 Esercizio

Si consideri il meccanismo illustrato in Fig.6, costituito da un disco di raggio r libero di ruotare attorno al proprio asse. Il punto P sul bordo del disco `e collegato tramite una molla di costante elastica k ad una slitta la cui guida `e posta ad una distanza L dal centro del disco. Il disco `e soggetto ad una forza F applicata tramite una fune come in figura. Assumendo che la molla sia a riposo quando θ = 0, ossia quando a = L − r e tenendo conto anche di una coppia d’attrito proporzionale alla velocit`a angolare del disco:

1. determinare una rappresentazione di stato del sistema, considerando come ingresso la forza F e come uscita la posizione del disco;

2. trovare l’ingresso ¯F costante per cui l’uscita θ = π/4 sia di equilibrio;

3. trovare l’ingresso ¯F costante per cui l’uscita θ = 3π/4 sia di equilibrio;

4. discutere la stabilit`a degli stati di equilibrio trovati.

Soluzione

1. Il disco `e soggetto alla coppia CF(t) dovuta alla forza F (t), alla coppia CE(t) dovuta alla molla e alla coppia di attrito CA(t). Pertanto, indicando con I il momento di inerzia del

(40)

disco rispetto al suo asse si pu`o scrivere:

I ¨θ(t) = CF(t) + CE(t) + CA(t).

Assumendo come positivo il verso di θ indicato in figura, si avr`a evidentemente CF(t) = rF (t)

ed indicando con µ il coefficiente di attrito,

CA(t) = −µ ˙θ(t).

La forza elastica `e pari alla costante elastica k moltiplicata per l’elongazione della molla rispetto alla posizione di riposo, che vale r − r cos θ, mentre il braccio `e b = r sin θ. Si ha dunque

CE(t) = −kr(r − r cos θ)r sin θ = −kr2(1 − cosθ) sin θ.

Il sistema `e dunque descritto dalla equazione differenziale del secondo ordine:

I ¨θ(t) = rF (t) − kr2(1 − cosθ) sin θ − µ ˙θ(t).

Ponendo x1 = θ e x2 = ˙θ, assumendo F come ingresso e x1 come variabile di uscita ci si riconduce alla seguente rappresentazione di stato:





˙

x1(t) = x2(t)

˙

x2(t) = −krI2(1 − cosx1(t)) sin x1(t) − µIx2(t)(t) +rIu(t) y(t) = x1(t)

2. Nel punto di equilibrio (¯x1, ¯x2, ¯u) la derivata del vettore di stato deve essere nulla:

( 0 = ¯x2

0 = −krI2(1 − cos¯x1) sin ¯x1µI2+Iru¯ (19) La prima equazione dice che all’equilibrio la velocit`a angolare deve essere nulla. Ponendo

¯

x2 = 0 nella seconda e riarrangiando si ottiene

u = kr(1 − cos¯x¯ 1) sin ¯x1. (20) Tale relazione permette di calcolare, al variare di ¯x1, l’ingresso di equilibrio corrispondente.

In particolare, per ¯x1= π/4 si ottiene

(41)

4. La matrice dinamica del sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio (¯x1, ¯x2, ¯u) `e

A =

"

0 1

krI2(sin21+ cos ¯x1− cos21) −µI

# ,

il cui polinomio caratteristico `e P (λ) = λ2

Iλ +kr2

I (sin21+ cos ¯x1− cos21).

Nel caso ¯x1 = π/4 si ha

P (λ) = λ2

Iλ + kr2√ 2 2I .

Poich´e tutti i coefficienti sono concordi, tutte le radici del polinomio (ossia tutti gli auto- valori di A) hanno parte reale negativa: il punto di equilibrio `e stabile. Nel caso ¯x1 = 3π/4 si ha invece

P (λ) = λ2

Iλ − kr2√ 2 2I ,

i cui coefficienti sono discordi per cui almeno una radice ha parte reale positiva: il punto di equilibrio `e pertanto instabile.

(42)

5 Sistemi lineari, analisi in frequenza

5.1 Esercizio

Determinare la funzione di trasferimento W(s) del sistema

˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t) + Du(t) nei seguenti casi:

1. A =

"

1 2 0 4

# , B =

"

0 1

#

, C =h

1 −1 i

, D = 2;

2. A =

"

3 2 6 4

# , B =

"

1 1

#

, C =h 1 0

i

, D = 3;

3. A =

−1 0 0

0 −2 0

0 1 −3

 , B =

 0 1 0

, C =h

2 0 −1 i

, D = 0.

Soluzione

1. La funzione di trasferimento ha l’espressione seguente:

W (s) = C(sI − A)−1B + D.

Ricordando la formula per il calcolo dell’inversa di matrice A−1= det(A)1ij]T (dove αij `e il complemento algebrico dell’elemento di indici i, j), si ha nel caso in esame:

(sI−A)−1=

"

s − 1 −2 0 s − 4

#−1

= 1

(s − 1)(s − 4)

"

s − 4 2 0 s − 1

#

=

s−4

(s−1)(s−4) 2 (s−1)(s−4)

0 (s−1)(s−4)s−1

. Segue dunque

s−4 2

"

0 #

2s2− 11s + 11

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