Modulo di Controlli Automatici I, Eserciziario
Autore: ing. Felice Andrea Pellegrino∗
11 novembre 2005
∗email: [email protected]
1 Introduzione
Il presente Eserciziario `e stato realizzato come supporto al corso di Controllo Automatici I tenuto dal prof. Stefano Miani nell’ambito del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, Universit`a degli Studi di Udine, sede di Pordenone. Gli argomenti trattati seguono fedelmente il programma di tale insegnamento. Ringrazio di cuore chi vorr`a segnalarmi eventuali errori e/o imprecisioni.
F.A.P.
2 Algebra lineare
2.1 Esercizio
Si determinino gli autovalori e gli autovettori della matrice A =
"
2 2 1 3
# . Soluzione
Gli autovalori di A sono le radici del polinomio caratteristico P (λ) = det(λI − A):
P (λ) = det(λI − A) = det λ − 2 −2
−1 λ − 3
!
= λ2− 5λ + 4.
Imponendo P (λ) = 0 si trovano le due soluzioni λ1 = 1 e λ2 = 4 che sono gli autovalori cercati.
Gli autovettori si determinano risolvendo i sistemi (λ1I − A)x = 0 e (λ2I − A)x = 0. Per λ1 si
ha: "
1 − 2 −2
−1 1 − 3
# "
x1 x2
#
=
"
−1 −2
−1 −2
# "
x1 x2
#
= 0,
da cui, posto x2 = α si ricava che sono autovettori associati all’autovalore λ1 = 1 tutti i vettori della forma
x =
"
x1 x2
#
=
"
−2α α
#
, α 6= 0.
Similmente si trova che gli autovettori associati a λ2 sono del tipo
x =
"
x1
x2
#
=
"
α α
#
, α 6= 0.
2.2 Esercizio
Dire per quali a ≥ 0 gli autovalori della matrice A =
"
2 a 1 3
#
hanno entrambi parte reale strettamente negativa.
Soluzione
Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 2)(λ − 3) − a = λ2− 5λ + 6 − a, che ha per radici:
λ1,2 = 5 ±√ 1 − 4a
2 .
E facile rendersi conto che comunque si prenda a, almeno una delle due radici ha parte reale` positiva. Allo stesso risultato si poteva pervenire osservando che indipendentemente da a la traccia della matrice (la somma degli elementi della diagonale principale) `e positiva: T r(A) = 2 + 3 = 5. Come `e noto, la traccia di una matrice `e pari alla somma degli autovalori: se la traccia `e positiva, almeno uno degli autovalori deve esserlo.
2.3 Esercizio
Dire per quali a gli autovalori della matrice A =
"
1 a
1 −3
#
, hanno parte reale non positiva.
Soluzione
Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 1)(λ + 3) − a = λ2+ 2λ − (a + 3), che ha per radici:
λ1,2= −2 ±√
16 + 4a
2 .
Per a < −4 il discriminante ∆ = 16 + 4a `e negativo e pertanto le due radici sono complesse (coniugate)
λ1,2 = −2 ± i√
−∆
2 ,
ed hanno parte reale pari a −1. Per −4 ≤ a < −3 si ha√
∆ < 2 e quindi Re(λ1), Re(λ1) < 0.
Se a = −3 le radici sono λ1 = 0 e λ2 = −2, mentre se a > −3 le radici hanno segno opposto.
Riassumendo, perch´e gli autovalori di A abbiano parte reale non positiva, deve essere a ≤ −3.
Allo stesso risultato si poteva pervenire molto semplicemente sfruttando la regola di Cartesio sui segni delle radici di un polinomio di secondo grado.
2.4 Esercizio
Dire per quali a ≥ 0 gli autovalori della matrice A =
"
2 −a 1 −3
#
hanno parte immaginaria non nulla.
Soluzione
Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ − 2)(λ + 3) + a = λ2+ λ − 6 + a, che ha per radici:
λ1,2 = −1 ±√
∆
2 ,
dove ∆ = 25 − 4a. Affinch´e le radici del polinomio caratteristico abbiano parte immaginaria non nulla deve essere allora ∆ < 0, ossia a > 25/4.
2.5 Esercizio
Dire se le seguenti matrici sono invertibili ed in caso affermativo calcolarne l’inversa.
1.
1 2 1
0 1 1
−1 0 1
2.
1 0 1
0 1 1
−1 0 1
3.
1 −1 0 0
0 1 0 0
0 0 2 1
0 0 0 1
Soluzione
1. Applicando la regola di Sarrus per il calcolo del determinante delle matrici 3 × 3 si trova che det
1 2 1
0 1 1
−1 0 1
= 0. La matrice pertanto non `e invertibile.
2. Risulta det
1 0 1
0 1 1
−1 0 1
= 2. Quindi la matrice `e invertibile. L’inversa pu`o essere
calcolata direttamente attraverso la A−1 = det(A)1 [αij]T dove αij`e il complemento algebrico dell’elemento di indici i, j ossia il determinante della sottomatrice ottenuta sopprimendo
la i−ma riga e la j−ma colonna, moltiplicato per (−1)i+j. Si ha:
α11 = (−1)2det 1 1 0 1
!
= 1,
α12 = (−1)3det 0 1
−1 1
!
= −1,
α13 = (−1)4det 0 1
−1 0
!
= 1,
α21 = (−1)3det 0 1 0 1
!
= 0,
α22 = (−1)4det 1 1
−1 1
!
= 2,
α23 = (−1)5det 1 0
−1 0
!
= 0,
α31 = (−1)4det 0 1 1 1
!
= −1,
α32 = (−1)5det 1 0 0 1
!
= −1,
α33 = (−1)6det 1 0 0 1
!
= 1,
da cui [αij]T =
1 0 −1
−1 2 −1
1 0 1
. Risulta quindi:
1 0 1
0 1 1
−1 0 1
−1
= 1 2
1 0 −1
−1 2 −1
1 0 1
=
1/2 0 −1/2
−1/2 1 −1/2 1/2 0 1/2
.
3. La matrice `e triangolare superiore, dunque il determinante `e pari al prodotto degli elementi della diagonale principale. Si ha:
det
1 −1 0 0
0 1 0 0
0 0 2 1
= 2,
alla forma [I | B]. Si pu`o provare che la B cos`ı ottenuta `e l’inversa della A. Applicando questo metodo si ha:
[A | I] =
1 −1 0 0 1 0 0 0
0 1 0 0 0 1 0 0
0 0 2 1 0 0 1 0
0 0 0 1 0 0 0 1
.
Sommando alla prima riga la seconda, sottraendo dalla terza riga la quarta e dividendo la terza riga per due, si perviene alla:
1 0 0 0 1 1 0 0
0 1 0 0 0 1 0 0
0 0 1 0 0 0 1/2 −1/2
0 0 0 1 0 0 0 1
= [I | B].
Pertanto si ha:
1 −1 0 0
0 1 0 0
0 0 2 1
0 0 0 1
−1
=
1 1 0 0
0 1 0 0
0 0 1/2 −1/2
0 0 0 1
.
2.6 Esercizio
Dire se le seguenti matrici sono diagonalizzabili.
1. A =
−1 1 0
0 −2 0
−1 −1 0
2. A =
−1 1 0
0 −2 0
1 1 −2
3. A =
−2 −1 1
1 0 −1
0 0 −1
Soluzione
Si ricorda che una matrice `e diagonalizzabile se e solo se la molteplicit`a algebrica di ciascun autovalore (la sua molteplicit`a come radice del polinomio caratteristico) `e pari alla molteplicit`a geometrica dell’autovalore (che `e la dimensione dell’autospazio ad esso relativo).
1. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = λ(λ + 1)(λ + 2), gli autovalori sono pertanto λ1 = 0, λ2 = −1, λ3 = −2. Poich´e gli autovalori sono distinti, gli autovettori sono linearmente indipendenti e a ciascuno di essi `e associato un autospazio di dimensione 1. La matrice `e quindi diagonalizzabile.
2. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = (λ+1)(λ+2)2, gli autovalori sono pertanto λ1 = −1, e λ2 = −2. L’autovalore λ2ha molteplicit`a algebrica pari a 2. La dimensione dell’autospazio ad esso relativo coincide con la dimensione del nucleo di (λ2I − A), ossia
µ(λ2) = dim(ker(λ2I − A)).
Poich´e
(λ2I − A)x = 0 ⇐⇒ x = α
−1 1 0
+ β
0 0 1
,
l’autospazio associato a λ2 ha dimensione 2 e quindi la molteplicit`a geometrica `e pari alla
come `e facile verificare. Essendovi un autovalore (che in questo caso `e anche l’unico au- tovalore) la cui molteplicit`a geometrica differisce da quella algebrica, la matrice non `e diagonalizzabile. Si potr`a invece ricondurla alla forma di Jordan attraverso una trasfor- mazione opportuna. Si verifichi per esercizio che la matrice di cambiamento di base T =
−1 −1 0
0 1 0
−1 0 −1
`e tale che la J = T−1AT `e in forma di Jordan.
2.7 Esercizio
Data la matrice A =
"
−4 −1
2 −1
#
, calcolare eAt. Soluzione
Anzitutto conviene calcolare autovalori e autovettori per trovare la trasformazione che mette A in forma diagonale (o, se ci`o non `e possibile, in forma di Jordan). Il polinomio caratteristico `e P (λ) = det(λI − A) = λ2+ 5λ + 6 = (λ + 3)(λ + 2). Pertanto gli autovalori sono λ1 = −3 e λ2= −2. Essendo gli autovalori distinti, la matrice `e diagonalizzabile. L’autospazio associato a λ1 `e formato dalle soluzioni del sistema (λ1I − A)x = 0, ossia:
"
−3 + 4 +1
−2 −3 + 1
# "
x1 x2
#
=
"
0 0
# ,
da cui
"
x1
x2
#
= α
"
1
−1
# .
Allo stesso modo si trova che le soluzioni del sistema (λ2I − A)x = 0 sono del tipo:
"
x1 x2
#
= α
"
1
−2
# .
Dunque una matrice di cambiamento di base le cui colonne sono autovettori `e T =
"
1 1
−1 −2
# ,
la cui inversa `e T−1 =
"
2 1
−1 −1
#
. `E facile verificare che A = T
"
λ1 0 0 λ2
#
T−1 = T ΛT−1. Pertanto si ha:
eAt = T eΛtT−1
=
"
1 1
−1 −2
# "
e−3t 0 0 e−2t
# "
2 1
−1 −1
#
=
"
e−3t e−2t
−e−3t −2e−2t
# "
2 1
−1 −1
#
=
"
2e−3t− e−2t e−3t− e−2t
−2e−3t+ 2e−2t −e−3t+ 2e−2t
# .
2.8 Esercizio
Calcolare eAt per le seguenti matrici.
1. A =
"
−2 1
0 −2
#
2. A =
−2 0 0
−1 0 1
6 −2 2
Soluzione
1. La matrice ha λ = −2 come unico autovalore ed `e in forma di Jordan, risulta pertanto:
eAt=
"
e−2t te−2t 0 e−2t
# .
2. Il polinomio caratteristico `e:
P (λ) = det(λI−A) = det
λ + 2 0 0
1 λ −1
−6 2 λ − 2
= (λ+2)det λ −1 2 λ − 2
!
= (λ+2)(λ2−2λ+2),
le cui radici sono λ1 = −2, λ2 = 1 + j e λ3 = 1 − j. Dunque un autovalore `e reale e gli altri sono una coppia di complessi coniugati. Gli autovettori si trovano risolvendo i sistemi (λiI − A) = 0; in particolare per λ1 si ha
0 0 0
1 −2 −1
−6 2 −4
x1
x2 x3
= 0,
da cui
x = α
1 1
−1
.
Alla coppia di autovalori complessi coniugati corrisponde una coppia di autovettori com- plessi coniugati. Per λ2 si ha il sistema
3 + j 0 0
1 1 + j −1
−6 2 −1 + j
x1 x2 x3
= 0, (1)
che va risolto nel piano complesso, ossia per x1, x2, x3 ∈ C. La soluzione del sistema `e lasciata per esercizio (suggerimento: le tre equazioni a coefficienti (e incognite) complessi del sistema (1) sono equivalenti a sei equazioni a coefficienti (e incognite) reali, tre per le parti reali e tre per le parti immaginarie). Si trova che gli autovettori associati a λ2 e λ3 hanno la forma:
x =
0
(α + β)/2 ± j(α − β)/2 α ± jβ
, (α, β) 6= (0, 0).
Pertanto una matrice di cambiamento di base le cui colonne sono autovettori `e:
T =
1 0 0
1 1 1
−1 1 − j 1 + j
,
che ha per inversa:
T−1 =
1 0 0
−1/2 + j 1/2 − j/2 j/2
−1/2 − j 1/2 + j/2 −j/2
.
Dunque, posto Λ = T−1AT =
−2 0 0
0 1 + j 0
0 0 1 − j
, si avr`a
eAt = T eΛtT−1. il cui calcolo `e lasciato per esercizio.
La T appena trovata `e tale che T−1AT `e diagonale. Quando, come in questo caso, vi sono autovalori complessi si preferisce tuttavia una forma diversa, in cui gli elementi di T−1AT siano reali. In particolare, invece di blocchi del tipo
"
σ + jω 0 0 σ − jω
# , si preferisce compaiano blocchi del tipo
"
σ −ω
ω σ
# , il cui esponenziale `e
3 Sistemi lineari a tempo continuo, analisi nel tempo
3.1 Esercizio
Determinare gli stati e le uscite di equilibrio per il sistema dinamico
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t) + Du(t) in corrispondenza dell’ingresso u(t) = ¯u = 4 nei tre casi:
1. A =
"
1 −2
2 4
# , B =
"
0 1
#
, C =h
−1 2 i
, D = 2;
2. A =
"
1 −2
−2 4
# , B =
"
−1 2
#
, C =h 1 2
i, D = 2;
3. A =
"
1 −2
−2 4
# , B =
"
−1
−1
#
, C =h 1 2
i
, D = 2.
Soluzione
All’equilibrio deve aversi ˙x = 0 dunque gli stati di equilibrio si trovano imponendo:
Ax + B ¯u = 0. (2)
1. In questo caso A `e invertibile (l’inversa `e A−1 =
"
1/2 1/4
−1/4 1/8
#
) per cui dalla (2) si ricava
x = −A¯ −1B ¯u = −
"
1/2 1/4
−1/4 1/8
# "
0 1
# 4 =
"
−1
−1/2
# . Sostituendo ¯x e ¯u nella trasformazione d’uscita si ottiene l’uscita di equilibrio:
¯
y = C ¯x + D¯u = 8.
2. In questo caso det(A) = 0 e dunque la matrice non `e invertibile. Il sistema (2) corrisponde alle equazioni
( x1− 2x2 = u¯
−2x1+ 4x2 = −2¯u
che sono compatibili, essendo l’una multiplo dell’altra. Pertanto gli stati di equilibrio sono infiniti e sono del tipo
¯ x =
"
x1
x1−¯u 2
#
=
"
x1
x1−4 2
# ,
con x1 qualsiasi. Sostituendo nella trasformazione di uscita si ricavano le uscite di equi- librio:
¯
y = C ¯x + D¯u = 2x1+ 4.
3. Si ha det(A) = 0 dunque la matrice non `e invertibile. Il sistema (2) corrisponde alle equazioni
( x1− 2x2 = ¯u
−2x1+ 4x2 = ¯u
che sono evidentemente incompatibili per ¯u = 4. Pertanto non vi sono stati di equilibrio e nemmeno uscite di equilibrio (la cosa `e vera per ogni ¯u costante diverso da zero).
3.2 Esercizio
Dato il sistema
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t), con A =
"
2 0
1 −3
# e B =
"
0 1
#
, calcolare:
1. il movimento libero dello stato in corrispondenza della condizione iniziale x(0) =
"
1
−1
#
; 2. il movimento forzato per condizioni iniziali nulle e ingresso u(t) = ¯u = 2, t ≥ 0.
Soluzione
E sufficiente applicare l’equazione di Lagrange:` x(t) = eA(t−t0)x(t0) +
Z t t0
eA(t−τ )Bu(τ )dτ. (3)
1. Il movimento libero `e il movimento in corrispondenza di ingresso nullo. Dunque la (3) diventa:
x(t) = eAtx(0),
dove si `e posto t0 = 0. Si tratta dunque di calcolare eAt. La matrice A `e in forma triangolare: i suoi autovalori sono λ1 = 2 e λ2 = −3. Risolvendo i sistemi (λ1I − A) = 0 e (λ2I − A) = 0 si ricavano gli autovettori:
u1= α
"
5 1
#
, u2 = α
"
0 1
#
, α 6= 0.
Una matrice di cambiamento di base che permette di diagonalizzare A `e dunque:
T =
"
5 0 1 1
# , che ha per inversa
T−1 =
"
1/5 0
−1/5 1
# .
Posto Λ =
"
λ1 0 0 λ2
#
=
"
2 0
0 −3
#
si ha allora:
eAt = T eΛtT−1=
"
5 0 1 1
# "
e2t 0 0 e−3t
# "
1/5 0
−1/5 1
#
=
"
e2t 0
e2t−e−3t
5 e−3t
# .
Pertanto:
x(t) = eAtx(0) =
"
e2t 0
e2t−e−3t
5 e−3t
# "
1
−1
#
=
"
e2t
e2t−e−3t
5 − e−3t
# .
2. In questo caso, essendo x(0) = 0 e u(t) = ¯u, l’equazione di Lagrange diventa:
x(t) = Z t
0
eA(t−τ )B ¯udτ = Z t
0
eA(t−τ )dτ B ¯u.
Poich´e
Z t 0
eA(t−τ )dτ = Z t
0
"
e2(t−τ ) 0
e2(t−τ )−e−3(t−τ )
5 e−3(t−τ )
# dτ
=
"
−e2(t−τ )2 0
−e2(t−τ )10 −e−3(t−τ )15 e−3(t−τ )3
#τ=t τ=0
=
"
∗ 0
∗ 1−e3−3t
# ,
il movimento forzato risulta:
x(t) = Z t
0
eA(t−τ )dτ B ¯u =
"
∗ 0
∗ 1−e3−3t
# "
0 1
# 2 = 2
"
0
1−e−3t 3
# .
Si noti che gli elementi contrassegnati con ∗ non sono stati calcolati in quanto ininfluenti sul risultato, data la particolare forma della B (il cui primo elemento `e nullo).
3.3 Esercizio
E dato il sistema:`
˙x(t) = Ax(t), dove A =
"
−1 −a
3 −2
# .
1. Per quali a > 0 tale sistema ammette modi oscillanti?
2. Per quali a tali modi sono instabili?
Soluzione
1. Perch´e il sistema ammetta modi oscillanti, devono esservi autovalori a parte immaginaria non nulla. Il polinomio caratteristico `e
P (λ) = det(λI − A) = det λ + 1 a
−3 λ + 2
!
= λ2+ 3λ + 2 + 3a.
Uguagliando a zero si trova
λ1,2 = −3 ±√
1 − 12a
2 ,
da cui si evince che affinch´e gli autovalori abbiano parte immaginaria non nulla deve essere a > 1
12.
2. Poich´e per a > 1/12 la parte reale degli autovalori `e strettamente minore di zero (infatti Re(λ1) = Re(λ2) = −3/2), tutti i modi oscillanti sono stabili.
3.4 Esercizio
Trovare la matrice A del sistema ˙x(t) = Ax(t) la cui soluzione generale `e
x(t) = α1
"
1 1
#
e−t+ α2
"
1
−1
# e−2t,
dove α1 e α2 sono scalari che dipendono dalla condizione iniziale.
Soluzione
La matrice A `e una matrice 2 × 2 i cui autovalori sono λ1 = −1 e λ2= −2. Inoltre, u1 =
"
1 1
#
e u2=
"
1
−1
#
devono essere autovettori associati, rispettivamente, a λ1 e λ2. Cio`e deve essere:
( Au1 = λ1u1 Au2 = λ2u2
ossia, posto A =
"
a11 a12 a21 a22
# :
"
a11 a12 a21 a22
# "
1 1
#
=
"
−1
−1
#
"
a11 a12 a21 a22
# "
1
−1
#
=
"
−2 2
#
Tale sistema di equazioni equivale al seguente, nelle incognite aij:
a11+ a12 = −1 a21+ a22 = −1 a11− a12 = −2 a21− a22 = −2 da cui si ottiene:
A =
"
−3/2 1/2 1/2 −3/2
# .
3.5 Esercizio
Tutte le soluzioni del sistema ˙x(t) = Ax(t) con A =
−2 1 2
0 −1 2
0 0 1
tendono ad una retta dello
spazio R3. Quale?
Soluzione
Gli autovalori sono λ1= −2, λ2 = −1 e λ3= 1. La soluzione generale `e dunque del tipo:
x(t) = α1u1e−2t+ α2u2e−t+ α3u3et,
dove gli ui sono autovettori associati a λi e gli αi sono scalari costanti che dipendono dalle condizioni iniziali. Per t → ∞ i primi due addendi a secondo membro tendono esponenzialmente a zero, dunque ogni soluzione tende alla retta cui u3 `e parallelo. Per determinare tale retta `e sufficiente risolvere la (λ3I − A)u = 0, ossia
3 −1 −2
0 2 −2
0 0 0
u =
0 0 0
,
le cui infinite soluzioni
u = α
1 1 1
, α ∈ R, individuano la retta cercata.
3.6 Esercizio
E dato il sistema:`
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)
con A =
"
−1 0
0 −2
#
e C =h 1 1
i .
1. Assumendo B =
"
0 0
#
e y(t) = −e−t, si determinino le condizioni iniziali del sistema.
2. Si determini B in modo che la risposta all’impulso (applicato al tempo t = 0 a partire da condizioni iniziali nulle) sia y(t) = e−t− e−2t.
Soluzione
1. Applicando la formula di Lagrange, si ha:
y(t) = CeAtx(0) =h 1 1
i
"
e−t 0 0 e−2t
# "
x1(0) x2(0)
#
= x1(0)e−t+ x2(0)e−2t.
Affinch´e sia y(t) = −e−tdeve essere x1(0) = −1 e x2(0) = 0. La condizione iniziale cercata
`e pertanto:
x(0) =
"
−1 0
# .
2. La risposta all’impulso in t = 0 `e y(t) = CeAtB, pertanto deve essere
y(t) = CeAtB =h 1 1
i
"
e−t 0 0 e−2t
# "
B1 B2
#
= B1e−t+ B2e−2t= e−t− e−2t,
da cui
B =
"
1
−1
# .
3.7 Esercizio
E dato il sistema:`
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)
con A =
"
σ −1
1 σ
#
e C =h 1 0
i .
1. Verificare che per σ < 0 i modi del sistema sono oscillanti smorzati.
2. Determinare i valori di σ per i quali, detta yl(t) la risposta libera a partire dalla condizione iniziale x(0) =
"
0 1
# , si ha:
|yl(t)| ≤ 1, ∀t ≥ 0.
Soluzione
1. Il polinomio caratteristico `e P (λ) = det(λI − A) = λ2− 2σλ + σ2+ 1, le cui radici sono:
λ1,2= σ ± i.
Dunque gli autovalori del sistema sono complessi coniugati (⇒ modi oscillanti) con parte reale pari a σ < 0 (⇒ smorzati).
2. Ricordando che exp σ −ω
ω σ
!
= eσ
"
cos ω − sin ω sin ω cos ω
# , si ha:
yl(t) = CeAtx(0) =h
1 0 i eσt
"
cos t − sin t sin t cos t
# "
0 1
#
= −eσtsin t,
il cui andamento per t ≥ 0 `e illustrato in Fig.1. Osservando che il grafico di yl(t) `e confinato fra le due curve di equazione ±eσt, le quali assumono per t = 0 i valori ±1 quale che sia σ, segue immediatamente che la condizione
|yl(t)| ≤ 1, ∀t ≥ 0
`e verificata se e solo se σ ≤ 0.
t y
Figura 1:
3.8 Esercizio E dato il sistema`
˙x(t) = Ax(t) y(t) = Cx(t)
dove A =
−6 0 α
1 β 0
−12 0 2
e C =h
1 1 0 i
.
1. Si dica per quali β il sistema `e asintoticamente stabile, nei tre casi α = 0, 1, 2.
2. Per α = 0 e β = −1, si dica quali sono le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge.
3. Per α = 0 e β = −1, si dica quali sono le condizioni iniziali per cui l’uscita non diverge.
Soluzione
polinomio caratteristico risulta essere
P (λ) = det(λI − A) = det
λ + 6 0 2
−1 λ − β 0
+12 0 λ − 2
= (λ − β)(λ2+ 4λ + 12), le cui radici sono β e le soluzioni dell’equazione λ2+ 4λ + 12 = 0. Dunque condizione necessaria per la asintotica stabilit`a `e che si abbia β < 0. Poich´e le soluzioni dell’equazione λ2 + 4λ + 12 = 0, come `e facile verificare, hanno parte reale negativa, tale condizione `e anche sufficiente.
2. Le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge sono tutti e soli quegli stati che, espressi rispetto ad una base di autovettori, hanno nulle le componenti relative agli autovettori associati a modi instabili. Nel caso in esame agli autovalori λ1 = −6, λ2 = −1, λ3 = 2 sono associati gli autovettori
u1 =
1
−1/5 3/2
, u2 =
0 1 0
, u3 =
0 0 1
,
pertanto le condizioni iniziali per cui lo stato non diverge sono tutte e sole quelle della forma:
x = αu1+ βu2 = α
1
−1/5 3/2
+ β
0 1 0
, α, β ∈ R.
3. Essendo y(t) = Cx(t), le condizioni iniziali individuate al punto precedente, ossia x = αu1+ βu2, sono certamente tali che l’uscita non diverge. Resta da verificare se vi siano delle condizioni iniziali per le quali lo stato diverge ma l’uscita no. Per la sovrapposizione degli effetti, `e sufficiente verificare se l’uscita diverge o meno per condizioni iniziali del tipo:
x = γ
0 0 1
, γ ∈ R. (4)
Dal momento che vale la:
y(t) = CeAtx(0),
si potrebbe procedere con il calcolo di eAt per poi imporre x(0) = γ[ 0 0 1 ]T. Nel caso in esame c’`e per`o un metodo alternativo: scrivendo la ˙x(t) = Ax(t) per componenti si ha
˙x1(t) = −6x1(t)
˙x2(t) = x1(t) − x2(t)
˙x3(t) = −12x1(t) + 2x3(t)
La particolare struttura del sistema permette di risolvere le equazioni differenziali in cas- cata: dalla prima, posto x1(0) = 0, segue x1(t) = 0 ∀t ≥ 0. Sostituendo nella seconda e ponendo x2(0) = 0 si ottiene x2(t) = 0 ∀t ≥ 0. Dalla terza, posto x3(0) = γ si ottiene x3(t) = γe2t. Pertanto, in corrispondenza di condizioni iniziali del tipo (4), l’uscita risulta:
y(t) = Cx(t) =h
1 1 0 i
0 0 γe2t
= 0.
Dunque per condizioni iniziali allineate con u3 l’uscita `e non divergente (in particolare `e identicamente nulla). Dal principio di sovrapposizione degli effetti e dall’osservazione che la somma di funzioni non divergenti `e non divergente, segue che le condizioni iniziali per cui l’uscita non diverge sono:
x = αu1+ βu2+ γu3, α, β, γ ∈ R, ossia
x ∈ R3.
4 Sistemi non–lineari
4.1 Esercizio E dato il sistema:`
˙x1(t) = −x1(t) + x2(t)
˙x2(t) = x2(t) − α(1 + x22(t))u(t)
Si valutino i punti di equilibrio (¯x1, ¯x2) al variare dell’ingresso u, in funzione del parametro α.
Soluzione
Il sistema appartiene alla classe dei sistemi non lineari invarianti a tempo continuo, che sono descritti in generale dalla
˙x(t) = f (x(t), u(t)),
dove f `e una funzione a valori vettoriali di variabile vettoriale. Nel caso in esame, posto x(t) =
"
x1(t) x2(t)
#
e f (x, u) =
"
f1(x, u) f2(x, u)
# si ha:
f1(x, u) = x1+ x2
f2(x, u) = x2− α(1 + x22)u
All’equilibrio la derivata del vettore di stato deve essere nulla, cio`e deve aversi:
( f1(¯x, ¯u) = x¯1+ ¯x2 = 0
f2(¯x, ¯u) = ¯x2− α(1 + ¯x22)¯u = 0 (5) Dalla prima delle (5) si ottiene subito
¯ x1 = ¯x2, mentre la seconda pu`o essere riscritta come segue:
−α¯u¯x22+ ¯x2− α¯u = 0. (6)
Per ¯u = 0 si ha ¯x2 = 0 e dunque il punto di equilibrio (0, 0). Per ¯u 6= 0 la (6) `e un’equazione del secondo grado in ¯x2, le cui soluzioni sono:
λ1,2= −1 ±√
1 − 4α2u¯2
−2α¯u .
Poich´e sono accettabili solo le soluzioni reali, deve essere ∆ = 1 − 4α2u¯2 ≥ 0, ossia |α| ≤ 2|¯1u|. Riassumendo:
1. per u = 0 si ha l’unico punto di equilibrio x1 = x2 = 0.
2. Per u 6= 0 si danno i seguenti casi:
• |α| > 2|¯1u| ⇒ nessun punto di equilibrio.
• |α| = 2|¯1u| ⇒ un unico punto di equilibrio x1 = x2 = 2α¯1u.
• |α| < 2|¯1u| ⇒ due punti di equilibrio x1= x2 = −1±√−2α¯1−4αu 2¯u2.
4.2 Esercizio
Dato il sistema
˙x1(t) = −(x1(t) − x2(t))(1 − x1(t))
˙x2(t) = αx1(t) + x22(t)
1. Si valutino i punti di equilibrio (¯x1, ¯x2) al variare del parametro α.
2. Posto α = 2 si dica se l’origine `e punto di equilibrio stabile, instabile o asintoticamente stabile.
Soluzione
1. Nei punti di equilibrio deve aversi:
( ˙x1(t) = 0
˙x2(t) = 0 ossia:
( −(x1(t) − x2(t))(1 − x1(t)) = 0
αx1(t) + x22(t) = 0 (7)
Dalla prima delle (7) segue x1 = x2 oppure x1 = 1. Nel primo caso, sostituendo x1 = x2 nella seconda equazione si ottiene
αx2(t) + x22(t) = (α + x2)x2= 0,
che ha per soluzioni x2 = −α (da cui i punti di equilibrio (−α, −α)) e x2 = 0 (da cui il punto di equilibrio (0, 0)). Nel caso x1 = 1 la seconda equazione diventa invece
α + x22(t) = 0, ossia
x2= ±√
−α, α ≤ 0 da cui i punti di equilibrio (1, ±√
−α). Riassumendo si pu`o concludere che, al variare di α i punti di equilibrio sono i seguenti:
e f (x) =
"
f1(x) f2(x)
#
, il sistema `e ricondotto alla forma ˙x = f (x). La matrice A associata al sistema linearizzato `e la matrice Jacobiana della mappa f , calcolata nell’origine, ossia la [∂x∂fi
j]
(0,0). Risulta:
A =
" ∂f
1
∂x1
∂f1
∂x2
∂f2
∂x1
∂f2
∂x2
# (0,0)
=
"
−1 1
α 0
#
=
"
−1 1
2 0
# .
Poich´e tale matrice possiede un autovalore a parte reale positiva (gli autovalori sono λ1 = 1 e λ2 = −2) si pu`o concludere che per α = 2 l’origine `e punto di equilibrio instabile. Per esercizio, si studi la stabilit`a dell’origine al variare di α.
4.3 Esercizio
Dato il sistema dinamico non lineare
˙x1(t) = −6x2(t) sin(πx1(t))
˙x2(t) = −x1(t)x2(t) + 2x1(t)u(t) y(t) = x21(t) + x22(t)
1. Si calcolino stati e uscite di equilibrio in corrispondenza dell’ingresso u(t) = ¯u = 1.
2. Si scrivano le equazioni del sistema linearizzato nell’intorno di ciascuno stato di equilibrio.
Soluzione
Il sistema ha la forma
˙x(t) = f (x(t), u(t)) y(t) = g(x(t), u(t)) con
x(t) =
"
x1(t) x2(t)
#
, f (x, u) =
"
f1(x, u) f2(x, u)
#
=
"
−6x2sin(πx1)
−x1x2+ 2x1u
#
, g(x, u) = x21+ x22.
Gli stati di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u sono le soluzioni di f (x, ¯u) = 0, ossia del sistema
−6x2sin(πx1) = 0
−x1x2+ 2x1 = 0
Dalla prima segue x2 = 0 (e quindi dalla seconda x1 = 0) oppure x1 = 0, ±1, ±2, . . .. In quest’ultimo caso si osservi che per x1= 0 ogni x2 `e di equilibrio (essendo la seconda equazione soddisfatta ∀x2) mentre se x1 6= 0, dalla seconda segue necessariamente x2 = 2. Riassumendo, gli stati di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u = 1 sono:
¯
x1= 0, ∀x2
¯
x1 = ±1, ±2, . . . ¯x2= 2
Il sistema linearizzato intorno al generico stato di equilibrio `e descritto dalle equazioni:
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t)
4.4 Esercizio
Con riferimento al sistema non lineare dell’esercizio precedente, si discuta la stabilit`a dei punti di equilibrio per ¯u = 1.
Soluzione
Si ricorda che l’analisi del sistema linearizzato fornisce informazioni sulla stabilit`a del punto di equilibrio solo nei seguenti casi:
1. la matrice associata al sistema linearizzato ha almeno un autovalore a parte reale positiva (in tal caso il punto di equilibrio del sistema originale `e instabile);
2. la matrice associata al sistema linearizzato ha tutti gli autovalori a parte reale negativa (in tal caso il punto di equilibrio del sistema originale `e asintoticamente stabile).
In tutti gli altri casi non si pu`o affermare nulla sulla stabilit`a del punto di equilibrio sulla base della sola analisi del sistema linearizzato. I punti di equilibrio corrispondenti all’ingresso ¯u = 1 sono, come visto nell’esercizio precedente:
¯ x =
"
0
¯ x2
#
, ∀¯x2 (8)
e
¯ x =
"
k 2
#
, k = ±1, ±2, . . . (9)
mentre la matrice del sistema linearizzato `e A =
"
−6π¯x2cos(π ¯x1) −6 sin(πx1)
−¯x2+ 2 −¯x1
# .
Nel caso dei punti di equilibrio di tipo (8), tale matrice diventa
A =
"
−6π¯x2 0
−¯x2+ 2 0
# ,
i cui autovalori sono λ1= 0 e λ2 = −6π¯x2. Dunque il punto di equilibrio `e certamente instabile per ¯x2 < 0 perch´e il sistema linearizzato ha un autovalore a parte reale positiva. Per ¯x2 ≥ 0, l’analisi del sistema linearizzato non consente di concludere nulla sulla stabilit`a del punto di equilibrio. Si fa notare che per ¯x2 = 0 la matrice del sistema linearizzato diventa
A =
"
0 0 2 0
# ,
la cui forma canonica di Jordan `e
J =
"
0 1 0 0
# ,
il che implica che il sistema linearizzato `e instabile (i suoi modi sono e0t e te0t). Tuttavia non vi `e alcun autovalore a parte reale positiva e quindi ci`o non implica la instabilit`a del punto di equilibrio.
Nel caso dei punti di equilibrio di tipo (9), la matrice dinamica del sistema linearizzato risulta
A =
"
−12π cos(kπ) 0
0 −k
# .
Essendo la matrice diagonale, gli autovalori coincidono con gli elementi sulla diagonale. Si danno i seguenti tre casi:
1. se k < 0, almeno uno degli autovalori `e positivo e quindi lo stato di equilibrio `e instabile;
2. se k > 0 e k `e pari, allora cos(kπ) = 1 ed entrambi gli autovalori sono negativi: lo stato di equilibrio `e pertanto asintoticamente stabile;
3. se k > 0 e k `e dispari, allora cos(kπ) = −1, un autovalore `e positivo e quindi lo stato di equilibrio `e instabile.
y
d
θ
u1
u2
e
F
T
4.5 Esercizio
Il veicolo spaziale di Fig.2 `e vincolato a muoversi sul piano (x, y). La sua posizione `e descritta dalla terna (x, y, θ), dove θ `e l’angolo fra il vettore ¯e parallelo all’asse di simmetria e l’asse x.
Due coppie di propulsori, allineati con l’asse di simmetria, sono collocate ai lati del veicolo e permettono di controllare la spinta ¯F e il momento T secondo le equazioni seguenti:
F¯ = (u1+ u2)¯e = m ˙¯v
T = (u1− u2)d = J ˙ω (10)
dove u1 e u2 sono le spinte sui due lati, m `e la massa del veicolo, J il suo momento di inerzia, d la distanza fra i propulsori. Con ¯v si indica il vettore velocit`a e con ω = ˙θ la velocit`a angolare.
1. Si ricavi una rappresentazione di stato del sistema, assumendo come ingressi u1 e u2. 2. Si determinino gli stati di equilibrio e i corrispondenti ingressi.
Soluzione
1. Proiettando lungo gli assi coordinati la prima delle (10) si ottengono le seguenti:
Fx = (u1+ u2) cos θ = m¨x Fy = (u1+ u2) sin θ = m¨y
le quali, assieme alla seconda delle (10) costituiscono un sistema di 3 equazioni differenziali del secondo ordine. Attraverso un opportuno cambio di variabili `e possibile ricondursi a 6 equazioni del primo ordine. Posto infatti x1 = x, x2 = ˙x, x3 = y, x4 = ˙y, x5 = θ e x6 = ˙θ si ha:
˙
x1 = x2
˙
x2 = m1(u1+ u2) cos x5
˙
x3 = x4
˙
x4 = m1(u1+ u2) sin x5
˙
x5 = x6
˙
x6 = Jd(u1− u2)
(11)
che `e del tipo ˙x = f (x, u) ed `e la rappresentazione di stato di un sistema dinamico non lineare invariante a tempo continuo.
2. Affinch´e uno stato sia di equilibrio, la derivata del vettore di stato deve essere nulla. Nel caso in esame deve dunque essere ˙xi= 0, i = 1 . . . 6. Ora, dalla prima, terza e quinta delle (11) si ottiene subito x2 = x4 = x6 = 0 mentre imponendo x6 = 0 si ricava u1 = u2. Ma dalla seconda e quarta equazione, poich´e non vi `e alcun x5 tale che cos x5 = sin x5 = 0
segue che deve aversi u1 = −u2. Ossia deve essere u1 = u2= 0. La derivata del vettore di stato viene dunque ad essere indipendente da x1, x3, x5. Riassumendo, gli stati e ingressi di equilibrio sono i seguenti:
x1 = qualsiasi x2 = 0
x3 = qualsiasi x4 = 0
x5 = qualsiasi x6 = 0
u1 = 0 u2 = 0
il che conferma l’intuizione che il veicolo pu`o essere in equilibrio qualunque sia la sua posizione (x, y, θ) a patto che la velocit`a e la spinta siano nulle.
+
-
u
L
C Z
x
1x
2Figura 3:
−5 −4 −3 −2 −1 0 1 2 3 4 5
−1
−0.5 0 0.5 1
I
V
Figura 4:
4.6 Esercizio
Si consideri il circuito di Fig.3, dove il componente Z `e un resistore non lineare con la seguente caratteristica corrente–tensione (il cui andamento `e riportato in Fig.4):
I(V ) = 1
1 + e−V −1
2. (12)
1. Si determini una rappresentazione di stato per il sistema, assumendo come ingresso u(t) e come variabili di stato la corrente che attraversa l’induttore e la tensione a capi del condensatore.
2. Si verifichi che ogni ingresso ¯u costante `e di equilibrio per il sistema.
3. Si determinino le equazioni del sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio cor- rispondente all’ingresso ¯u = 0.
4. Si determinino l’ingresso (o gli ingressi) ¯u tali che nell’intorno del corrispondente punto di equilibrio il sistema linearizzato sia equivalente a quello di Fig.5 (dove il componente non lineare `e stato rimpiazzato da un resistore R).
+
-
u
L
C R
x
1x
2Figura 5:
Soluzione
Riarrangiando la (13) e la (14) si ottiene la seguente rappresentazione di stato:
˙
x1(t) = −x2L(t) +u(t)L
˙
x2(t) = x1C(t) −C1
1
1+e−x2(t) −12 (15)
2. Ponendo u(t) = ¯u, x1(t) = ¯x1 e x2(t) = ¯x2 ed uguagliando a zero la derivata del vettore di stato si ottiene
0 = −x¯L2 +uL¯ 0 = x¯C1 −C1
1
1+e−¯x2 − 12 Dalla prima equazione si ricava subito
¯
x2 = ¯u (16)
e di conseguenza dalla seconda si ottiene
¯
x1 = 1
1 + e−¯u −1
2 (17)
Dunque per il sistema ogni ¯u `e ingresso di equilibrio, a cui corrisponde lo stato di equilibrio (¯x1, ¯x2) dato dalle (16) e (17). Si noti che lo stato di equilibrio non dipende da L n´e da C (Perch´e?).
3. Per ¯u = 0 la (16) e (17) permettono di ricavare ¯x1 = 0 e ¯x2 = 0. Il sistema (15) `e nella forma ˙x(t) = f (x(t), u(t)), pertanto il sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio (¯x, ¯u) `e descritto dalla
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) con
A =
" ∂f
1
∂x1
∂f1
∂x2
∂f2
∂x1
∂f2
∂x2
# (¯x,¯u)
, B =
" ∂f
1
∂u
∂f2
∂u
# (¯x,¯u)
. In particolare, si ha:
A =
0 −L1 1
C 1 C
e−¯x2 (1+e−¯x2)2
(¯x,¯u)
=
"
0 −L1 1 C
1 4C
#
, B =
"
1 L
0
# .
4. `E facile verificare che la rappresentazione di stato del circuito di Fig.5 `e la seguente:
˙x(t) =
"
0 −L1 1 C
1 RC
# +
"
1 L
0
# u(t).
Pertanto affinch´e il sistema linearizzato sia equivalente a quello di Fig.5 deve essere:
e−¯x2
(1 + e−¯x2)2 = e−¯u
(1 + e−¯u)2 = 1 R,
dove la prima uguaglianza `e conseguenza della (16). Per trovare gli ingressi ¯u che soddisfano tale condizione, si ponga t = e−¯u ottenendo in tal modo:
t
(1 + t)2 = 1 R,
da cui, moltiplicando entrambi i membri per (1 + t)2 6= 0 e riarrangiando si ricava l’equazione di secondo grado in t
t2+ (2 − R)t + 1 = 0 (18)
le cui soluzioni sono:
t1,2 = (R − 2) ±pR(R − 2)
2 .
Dal momento che t = e−¯u > 0 sono accettabili solo le soluzioni reali positive, ossia quelle corrispondenti a R > 2. In questo caso si avranno i due ingressi di equilibrio:
¯
u1 = − ln t1
¯
u2 = − ln t2
Per R ≤ 2 nessun ingresso di equilibrio `e tale che il circuito linearizzato sia equivalente a quello lineare di Fig.5.
Si osservi che quanto appena fatto `e consistito nel cercare il punto di lavoro del circuito non lineare per cui la pendenza della curva caratteristica corrente-tensione fosse pari a 1/R.
Come si vede dalla Fig.4, tale curva caratteristica `e dispari pertanto ci si deve attendere che le tensioni di equilibrio siano simmetriche rispetto allo zero, ossia ¯u1 = −¯u2. In effetti si pu`o provare che tali tensioni sono simmetriche e si invita a farlo per esercizio (suggerimento:
affinch´e si abbia ¯u1 = −¯u2 deve essere, per una nota propriet`a dei logaritmi, t1 = t−12 , quindi bisogna provare che le radici della (18) sono l’una il reciproco dell’altra).
k L
r b θ a
F O
P
Figura 6:
4.7 Esercizio
Si consideri il meccanismo illustrato in Fig.6, costituito da un disco di raggio r libero di ruotare attorno al proprio asse. Il punto P sul bordo del disco `e collegato tramite una molla di costante elastica k ad una slitta la cui guida `e posta ad una distanza L dal centro del disco. Il disco `e soggetto ad una forza F applicata tramite una fune come in figura. Assumendo che la molla sia a riposo quando θ = 0, ossia quando a = L − r e tenendo conto anche di una coppia d’attrito proporzionale alla velocit`a angolare del disco:
1. determinare una rappresentazione di stato del sistema, considerando come ingresso la forza F e come uscita la posizione del disco;
2. trovare l’ingresso ¯F costante per cui l’uscita θ = π/4 sia di equilibrio;
3. trovare l’ingresso ¯F costante per cui l’uscita θ = 3π/4 sia di equilibrio;
4. discutere la stabilit`a degli stati di equilibrio trovati.
Soluzione
1. Il disco `e soggetto alla coppia CF(t) dovuta alla forza F (t), alla coppia CE(t) dovuta alla molla e alla coppia di attrito CA(t). Pertanto, indicando con I il momento di inerzia del
disco rispetto al suo asse si pu`o scrivere:
I ¨θ(t) = CF(t) + CE(t) + CA(t).
Assumendo come positivo il verso di θ indicato in figura, si avr`a evidentemente CF(t) = rF (t)
ed indicando con µ il coefficiente di attrito,
CA(t) = −µ ˙θ(t).
La forza elastica `e pari alla costante elastica k moltiplicata per l’elongazione della molla rispetto alla posizione di riposo, che vale r − r cos θ, mentre il braccio `e b = r sin θ. Si ha dunque
CE(t) = −kr(r − r cos θ)r sin θ = −kr2(1 − cosθ) sin θ.
Il sistema `e dunque descritto dalla equazione differenziale del secondo ordine:
I ¨θ(t) = rF (t) − kr2(1 − cosθ) sin θ − µ ˙θ(t).
Ponendo x1 = θ e x2 = ˙θ, assumendo F come ingresso e x1 come variabile di uscita ci si riconduce alla seguente rappresentazione di stato:
˙
x1(t) = x2(t)
˙
x2(t) = −krI2(1 − cosx1(t)) sin x1(t) − µIx2(t)(t) +rIu(t) y(t) = x1(t)
2. Nel punto di equilibrio (¯x1, ¯x2, ¯u) la derivata del vettore di stato deve essere nulla:
( 0 = ¯x2
0 = −krI2(1 − cos¯x1) sin ¯x1−µIx¯2+Iru¯ (19) La prima equazione dice che all’equilibrio la velocit`a angolare deve essere nulla. Ponendo
¯
x2 = 0 nella seconda e riarrangiando si ottiene
u = kr(1 − cos¯x¯ 1) sin ¯x1. (20) Tale relazione permette di calcolare, al variare di ¯x1, l’ingresso di equilibrio corrispondente.
In particolare, per ¯x1= π/4 si ottiene
4. La matrice dinamica del sistema linearizzato attorno al punto di equilibrio (¯x1, ¯x2, ¯u) `e
A =
"
0 1
−krI2(sin2x¯1+ cos ¯x1− cos2x¯1) −µI
# ,
il cui polinomio caratteristico `e P (λ) = λ2+µ
Iλ +kr2
I (sin2x¯1+ cos ¯x1− cos2x¯1).
Nel caso ¯x1 = π/4 si ha
P (λ) = λ2+µ
Iλ + kr2√ 2 2I .
Poich´e tutti i coefficienti sono concordi, tutte le radici del polinomio (ossia tutti gli auto- valori di A) hanno parte reale negativa: il punto di equilibrio `e stabile. Nel caso ¯x1 = 3π/4 si ha invece
P (λ) = λ2+µ
Iλ − kr2√ 2 2I ,
i cui coefficienti sono discordi per cui almeno una radice ha parte reale positiva: il punto di equilibrio `e pertanto instabile.
5 Sistemi lineari, analisi in frequenza
5.1 Esercizio
Determinare la funzione di trasferimento W(s) del sistema
˙x(t) = Ax(t) + Bu(t) y(t) = Cx(t) + Du(t) nei seguenti casi:
1. A =
"
1 2 0 4
# , B =
"
0 1
#
, C =h
1 −1 i
, D = 2;
2. A =
"
3 2 6 4
# , B =
"
1 1
#
, C =h 1 0
i
, D = 3;
3. A =
−1 0 0
0 −2 0
0 1 −3
, B =
0 1 0
, C =h
2 0 −1 i
, D = 0.
Soluzione
1. La funzione di trasferimento ha l’espressione seguente:
W (s) = C(sI − A)−1B + D.
Ricordando la formula per il calcolo dell’inversa di matrice A−1= det(A)1 [αij]T (dove αij `e il complemento algebrico dell’elemento di indici i, j), si ha nel caso in esame:
(sI−A)−1=
"
s − 1 −2 0 s − 4
#−1
= 1
(s − 1)(s − 4)
"
s − 4 2 0 s − 1
#
=
s−4
(s−1)(s−4) 2 (s−1)(s−4)
0 (s−1)(s−4)s−1
. Segue dunque
s−4 2
"
0 #
2s2− 11s + 11