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Scuola Adleriana di Psicoterapia Torino Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità. Materiale per il seminario

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Academic year: 2022

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Scuola Adleriana di Psicoterapia – Torino Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

Materiale per il seminario

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 1

pagina 1

TAT (Laura)

# Tav. TAT all'inizio della psicoterapia TAT due anni dopo

1 Andrea è solo a guardare il suo violino.

Come al solito la madre è uscita per il turno del pomeriggio e ha insistito perché non mancasse di prepararsi per la lezione di domani. Andrea però ha solo dieci anni e vorrebbe giocare a pallone, come tutti i suoi coetanei.

Andrea è triste. Guarda il suo violino e sa che deve imparare a suonarlo. Ha solo dieci anni, ma al conservatorio è già mol- to conosciuto per la sua bravura. Ora però egli vorrebbe andarsene fuori, all'aria a- perta, a giocare con i propri amici.

2 Chiara guarda con fiducia al proprio futu- ro: lo studio, la ricerca, Dio, forse. Tutto ciò l'attrae e non desidera di meglio. La madre ha cercato di farla desistere:

"Guarda alla bellezza dei campi!". Ma Chiara è determinata: "Chi si volge indie- tro non è degno di me".

La studentessa si avvia per una nuova giornata da trascorrere all'università. Sen- te un po' la solitudine del lungo viaggio fino alla città, ma è determinata: quella laurea l'ha voluta lei. Però... i campi, l'o- dore della terra, suo padre intento ad ara- re, sua sorella in attesa di un figlio... Il suo cuore si riempie di nostalgia.

6GF Catherine si voltò impaurita da quella vo- ce che conosceva fin troppo bene. Era lui, John, l'uomo che al telefono le aveva con- fidato di essere interessato a Susan. Susan e Catherine erano amiche d'infanzia. E Catherine sapeva bene che Susan non era interessata a quell'uomo, anche se ricono- sceva che era raffinato ed elegante. Cath- erine si alzò stizzita: "Parli direttamente con Susan!" esclamò.

Caterina si voltò con timore, ma era lui. E subito si tranquillizzò. Il suo volto era rassicurante e questo la confondeva. Non sapeva bene che cosa si muoveva nel pro- prio cuore. Eppure Albert la faceva senti- re a proprio agio. Caterina temeva che lui potesse chiederle di più. Ma temeva anco- ra di più la reazione dei suoi genitori: di certo si sarebbero opposti a quella rela- zione. Cosa avrebbe risposto?

8GF L'età non aveva intaccato la sua bellezza e nemmeno la sua serenità. Maria guardava al proprio futuro con la certezza di avere seguito il desiderio del bene. E di quel bene ora era pieno il suo sguardo. Maria sapeva che la vita trascorsa non era stata facile per lei e che non lo sarebbe stata nemmeno in futuro. Eppure non c'era ti- more nei suoi occhi.

Maria era splendida, nonostante l'età non più giovanissima. Giovane era la bellezza del suo cuore, che diventava bellezza del volto. Giovane perché aperta al futuro, al- le speranze, al desiderio di nuove espe- rienze e nuovi incontri. Maria sapeva so- gnare così. Allo stesso tempo però sapeva non essere ingenua: forse qualcuno a- vrebbe cercato di ostacolare quel suo de- siderio di felicità. Maria, però, non aveva paura.

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 1

pagina 2

12F Elsa non riusciva a parlare con la gover- nante guardandola negli occhi. Quella donna la metteva a disagio, le sembrava falsa e comunque non all'altezza del com- pito che le era stato assegnato dalla fami- glia dei conti di Bereguardo. Si domanda- va perché avessero scelto proprio lei co- me governante. "Pochi giorni ancora e sa- rò maggiorenne!" pensò.

Elsa e la governante non riuscivano a guardarsi in faccia quando si parlavano.

Lei, figlia di una nobile famiglia, non sopportava che avessero scelto come tu- trice una donna meschina e bugiarda. Le cose, però, sarebbero presto cambiate: El- sa stava per compiere diciott'anni e a quel punto avrebbe potuto fare a meno della tutrice.

19 È la storia di una famiglia che viveva in una zona colpita frequentemente da forti temporali. Nuvole nere, simili a mostri inquietanti, si addensavano sulla casa.

L'importante era non uscire di casa e a- spettare che tutto fosse terminato, fino al- la pioggia successiva.

La casa era sommersa da nubi dense e ne- re, che sembravano mostri inquietanti. In famiglia, però, i fratelli si trovavano in- sieme nella stanza dei giochi e ad ogni tuono ridevano, dandosi coraggio l'uno con l'altro. Il profumo della torta prepara- ta dalla mamma, poi, faceva dimenticare del tutto ogni paura.

21 Era la quarta volta che il gruppo di lavoro si trovava per discutere del progetto del nuovo quartiere in periferia. Il direttore dello studio era soddisfatto dei progetti, ma erano troppo diversi e mettere d'ac- cordo tutti non sarebbe stato facile. Però la voglia di riqualificare quel quartiere degradato era nel cuore di tutti. E questo era già una buona garanzia di successo.

Avevano lavorato duro per quel progetto e ora stavano raccogliendo i frutti di quel- la fatica. Erano stati premiati dalla com- petenza ma anche dall'amicizia che con il procedere del lavoro li aveva legati. Ora tutto era pronto, ma il timore era forte per le resistenze politiche, quelle di coloro che al di là delle molte parole, in realtà si opponevano alla costruzione di quel nuo- vo quartiere. Nonostante ciò il gruppo di giovani architetti era sicuro di farcela.

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 2

pagina 1

Una donna, sui quarant'anni, confessa di avere perso alcune messe domenicali e di essere stata in qualche occasione un po' intollerante con il figlio, ormai prossimo alla maggiore età.

Tace poi per qualche secondo.

Quindi aggiunge quanto segue: «Veramente, padre, c'è ancora una cosa che vorrei dire... Ecco... sì... insomma, mio marito ormai da anni non abita più in casa..., cioè non sta più con me... insomma se n'è andato. A dire la verità ormai sono passati molti anni, cinque anni e... due mesi per l'esattezza. Io non ci penso più a lui, da un pezzo. D'altra parte: che cosa devo fare?

Però, vede: questa faccenda ha anche cambiato la mia fede... per tante ragioni. Voi dite che bisogna perdonare, perdonare, perdonare... Mi creda, padre, io ci ho pensato molte volte, forse ci ho perfino provato. Però non ci riesco. Non riesco proprio a per- donarlo. Lui se n'è andato, capisce? Quando mi sono accorta che lui voleva lasciarmi...

quante volte gli ho chiesto di non farlo, che forse potevamo parlarne, che magari le co- se si potevano aggiustare. Lui era come di pietra: scrollava le spalle e non diceva nien- te. Poi se n'è andato definitivamente. Io avevo molta fede allora. E per questo mi sono rivolta a Dio: sa quante volte ho pregato? Quante volte ho chiesto a Dio che lui tornas- se a casa; ho implorato, in tutti i modi. Ma lui non è tornato.

Per questo a volte faccio fatica anche a credere... ecco perché era da tanto che non mi confessavo... Non so più neppure io che cosa pensare. Oggi ho visto che c'era poca gente in coda per la confessione e allora ho pensato... anzi non ci ho pensato neppure troppo. Sono venuta e basta».

La donna ritorna sulla vicenda coniugale, sulle difficoltà incontrate ad accettare la realtà delle cose, sul carattere del marito, ostinato e apparentemente insensibile. Parla per una decina di minuti.

Il confessore non commenta la vicenda coniugale della donna né i suoi dubbi di fede. Brevemente sottolinea quanto sia stata importante la sua decisione di accostarsi al sacramento della riconciliazione.

Al termine la donna, visibilmente sollevata, pur se commossa, dice: «Grazie davvero,

grazie... delle sue parole e dei suoi consigli...».

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 3

pagina 1

Caro don, non è mia abitudine scrivere delle lettere: mi sembra di essere ritornato a quando ero adolescente! Ricordo, alla fine di maggio, quella catechesi in cui avevi insistito molto perché noi adulti sposati facessimo un salto di qualità nel nostro rappor- to con Dio.

Dopo l'estate trascorsa volevo ringraziarti e ringraziare il Signore. A luglio since- ramente non avevo nessuna voglia di venire su al campeggio come responsabile. Sai che da un po' di tempo le cose con Michela vanno «così così». E quando è arrivata l'e- state l'idea di stare in mezzo ad altra gente che rompe, proprio non mi andava. Però ti avevo detto di sì, e allora non me la sentivo proprio di bidonarti.

Fortunatamente! Il lavoro di responsabile, il coordinamento di tutto il campeggio mi è piaciuto tantissimo. E poi anche i momenti di preghiera: quelli al mattino con i ragazzi, e poi quelli con tanto spazio per il silenzio, alla sera, per noi adulti. Quella volta, poi, che mi hai fatto guidare la preghiera della sera mi sono perfino commosso.

Il ritorno a casa è stato pesante. Il fatto che Michela non sia venuta al campeggio (per scelta sua) è stato un bene. Io non ce l'ho con lei, almeno credo. Ma non sopporto più che i suoi si intromettano di continuo nelle nostre cose e che lei non dica niente!

Quanto mai avevo accettato di andare a stare al primo piano della casa dei suoi! Ho di- pinto le persiane e mio suocero ha detto che non andava bene e ha chiamato uno che le ha dipinte di nuovo. Ho messo il barbecue in giardino e mia suocera me l'ha fatto to- gliere perché quando stende dice che il fumo va sulla biancheria. Ma se è dall'altro lato della casa! Ho detto che avrei voluto prendere un cane, e loro a dire che non se ne par- lava nemmeno. Ne avrei altre mille, ma te le risparmio.

Michela tace. Anzi, fa di meglio: mi dice che faccio i capricci. Ah! Ce n'è un'altra, veramente: mia suocera accusa me perché non abbiamo bambini. Naturalmente non me lo dice in faccia. Ma che cavolo ne sa lei? Tu sai benissimo che le cose non stanno così.

Su al campeggio ho sentito la presenza del Signore. E credo di aver capito le tue parole, quando ci dicevi appunto che dovevamo fare un salto di qualità. Penso che il Signore mi stia chiedendo un impegno maggiore, in parrocchia e in oratorio, ma anche nella preghiera e forse devo smetterla di piangermi addosso per la mia vita familiare.

Avrei altre cose da dirti, ma è molto tardi e domani mattina se il mio capo mi vede assonnato... lui è perfino peggio di mio suocero!

A presto.

Giuliano

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 4

pagina 1

Michele

Michele è un seminarista di V Teologia; ha 26 anni. È figlio unico.

Il padre è un professore universitario, molto conosciuto e apprezzato negli ambienti accademici;

profondo conoscitore del cristianesimo, è un uomo di fede e di grandi valori, molto esigente, con se stesso e con gli altri. La madre, più giovane del padre di quasi quindici anni, non ha concluso gli studi universitari essendosi sposata quando era ancora giovane studentessa e il marito assistente di Filosofia del Diritto. È una donna molto pratica, saggia. È stata lei ad occuparsi della crescita e dell'educazione di Michele, giacché il padre, oltre agli impegni consueti di vita universitaria, era legato agli ambienti politici nazionali ed era spesso fuori città.

Michele, che dichiara un ottimo rapporto con i suoi genitori, ha maturato la scelta di entrare in seminario e diventare prete durante l'anno di servizio civile presso una comunità di disabili. Il prete, secondo Michele «è quell'uomo che, come Gesù, si prende cura di tutti i "piccoli" della Terra». L'im- magine di Dio è quella di Gesù «che è uno di noi, che ti fissa e ti ama di amore tenero e profondissimo e che se hai incrociato il suo sguardo ma te ne vai... allora sarai triste».

Fulvio

Fulvio è un diacono. Ha 31 anni.

La madre di Fulvio era rimasta vedova quando il figlio aveva quindici anni. Oltre a Fulvio c'è un altro figlio, maggiore di sette anni, che è sposato da quattordici e ha due figlie. Il padre era un impie- gato di banca, affettuoso e attento alla sua famiglia, ma anche prudente, capace di mediare i conflitti e contenere l'esuberanza della moglie, donna molto vivace, talora perfino «troppo» affettuosa e un po' apprensiva. Con la morte del padre la figura di lui è stata via via idealizzata e la madre è diventata sempre più accentratrice.

In famiglia tutti si sono sempre caratterizzati per una vita cristiana impegnata, in modi diversi: il padre, la madre e Fulvio molto legati alla parrocchia e all'oratorio; il fratello, invece, vicino al movi- mento di Comunione e Liberazione, conosciuto in università.

Fulvio ha sempre avuto pochi amici e non ha mai avuto una ragazza. Ha deciso di entrare in se- minario dopo la laurea in Scienze Politiche, raggiunta dopo un itinerario un po' stentato. Descrive la propria scelta come «un mistero anche per me...». Si sente attratto in modo particolare dall'idea della consacrazione totale, definitiva e radicale al Signore. La scelta specifica di essere prete diocesano è motivata dal fatto che «Il Signore mi ha fatto incontrare loro».

Marco

Marco è un seminarista di II Teologia; ha 22 anni.

Il padre è un piccolo imprenditore della provincia di Como; molto dedito al lavoro, è un uomo severo e assai sobrio nell'espressione affettiva; non è credente, è piuttosto critico nei confronti della Chiesa e svalutativo nei confronti dei preti. La madre è casalinga; di temperamento dolce e accomo- dante, si è sempre occupata del marito e dei figli e non ha mai lavorato; proviene da una famiglia dalla religiosità piuttosto tradizionale e frequenta la messa domenicale. Marco è il terzo di tre fratelli, due maschi e una femmina. Il fratello e la sorella di Marco hanno frequentato l'oratorio fino ai sedici e di- ciotto anni, rispettivamente. Attualmente frequentano la sola messa domenicale, ma in modo disconti- nuo.

Marco ha deciso di entrare in seminario perché affascinato soprattutto dalla figura del vicario par- rocchiale, uomo simpatico e caloroso.

Marco fatica non poco nello studio della Teologia, ma anche nei rapporti con i suoi compagni.

Dice di sostenere con disagio il clima di diffusa competitività che sente in seminario. L'immagine di Dio è quella del Padre misericordioso, della parabola di Lc 15,11-31, che ti perdona sempre, perché

«io mi sento come il figlio della parabola».

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità Materiale rielaborato per uso didattico

SCHEDA 4

pagina 2

Psicodinamica del caso di Michele

Il quadro psicodinamico sintetico della personalità di Michele presenta la relazione con il padre all'insegna di una grande ammirazione per lui e, dunque, del desiderio di identificarsi con lui e con il suo mondo di valori. Tuttavia questo processo è reso più difficoltoso dalla di- stanza affettiva della figura paterna. La condivisione dei valori nella situazione di una frustra- zione dell'attesa affettiva sembra trovare una risposta nella dedizione verso chi è più debole.

L'istanza di valore è recuperata in un contesto affettivo che annulla la distanza, ma che lo fa verso un «piccolo» e, dunque, proteggendo dalla possibile insicurezza derivante da un rappor- to alla pari. L'immagine di Dio sembra corrispondere a quella di una prossimità affettiva, in- tima e tenera.

Complessivamente si può dire così: il valore paterno è «passato», ma è stato integrato da ciò che nella trasmissione del valore mancava.

Psicodinamica del caso di Fulvio

Il quadro psicodinamico sintetico della personalità di Fulvio mostra la dominanza affettiva, reale, della figura materna e l'idealizzazione di quella paterna. In questa direzione la famiglia diviene un ambito tendenzialmente autoreferenziale, in modo particolare proprio per Fulvio.

Ciò è visibile, ad esempio, nella contrazione del suo spazio affettivo e sessuale. In lui la scelta del sacerdozio sembra assumere la forma della «consacrazione» ad uno stato di vita che, in realtà, finisce per congelare lo stato di dipendenza dalla famiglia, pur apparendo una scelta di autonomia dalla famiglia.

Psicodinamica del caso di Marco

Il quadro psicodinamico sintetico della personalità di Marco segnala la percezione di una distanza, a tutti i livelli, dalla figura paterna, con lo sviluppo conseguente di un notevole senso di insicurezza, soprattutto per quanto riguarda i processi di consolidamento dell'identità. La positiva relazione affettiva con la figura materna, in un certo modo «peggiora» il funziona- mento di tali processi. In condizioni di insicurezza, infatti, il positivo rapporto con la madre non favorisce in Marco lo sganciamento dall'orbita materna e il consolidamento della propria autonomia.

In questo caso la scelta del ministero è segnata consapevolmente dall'identificazione con la figura di un uomo capace di vicinanza affettiva e dall'autonomia dai valori proclamati dal pa- dre. Nella scelta per il ministero, in realtà, Marco finisce inconsapevolmente per perpetuare la dipendenza (in negativo) dalla figura paterna. Egli sceglie, infatti, un ruolo che conferma la propria esclusione dall'affetto del padre, reinterpretandola però come il prodotto di una «col- pa» propria. L'immagine di Dio sembra segnata da questo dinamismo.

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

Caro don ---

Ci ho pensato su molto in questi giorni. Anzi, come puoi immaginare, non ho di fatto pensato ad altro, approfittando del relax successivo alla sessione d'esami. A proposito: sono andati bene, sai? Tu che la menavi tanto con lo studio della Antropologia Teologica! Guarda che me la sono cavata benissimo e il don --- non mi ha dato la lode soltanto perché, sia detto fra noi, è un po' stronzo e io non sono il suo cocco.

Comunque, torniamo a cose più importanti.

Dunque ci ho pensato. Ho già tirato una mezza volata al direttore spirituale, anche se non so se ha capito bene, visto la faccia che ha fatto. Comunque non mi importa se ha capito op- pure no. Quello che importa è che gliel'ho detto. Così che non salti fuori che, come dice lui, le mie faccende le decido sempre da solo che «non si sa neppure se avverti il Padreterno quando prendi certe decisioni!». Appena tornato a casa ho parlato per telefono con fr. Michele, il ma- estro dei novizi dei --- di ---, che mi ha detto che non ci sono problemi, che mi accol- gono a braccia aperte, anche se dovrò fare il postulato e poi il noviziato, e in effetti sarà un po' dura, adesso che ero in V Teologia e che intravedevo ormai la fine. Se devo essere sincero pe- rò questo non mi importa neppure più di tanto: quello su cui mi sto un po' arrovellando in questi giorni è sul modo in cui riuscirò a farglielo sapere a mio padre.

Ma no! Chi se ne frega! Lo conosci bene anche tu! Tanto, lui la prima risposta che mi da- rebbe, e che mi ha sempre dato di fronte ad ogni mia decisione su qualsiasi cosa, sarebbe quella di sempre: «Mah... io questa cosa non la vedo molto...». Non "vedeva" la mia decisione di fare ragioneria e non il liceo classico, perché lui era fissato con quello stronzissimo Liceo Parini, pieno di figli di papà, soltanto perché ci aveva studiato lui; non "vedeva" la mia deci- sione di Economia e Commercio, perché oggi se non fai Ingegneria tanto vale che tu chieda di entrare alle Poste; figurati quanto poco "vedeva" la scelta di cambiare facoltà al secondo anno quando sono andato a fare Scienze Politiche, perché «alla Statale non si studia!»; men che meno quando gli ho detto che sarei andato in seminario; e figurati ora che voglio entrare dai francescani!

Sono diventato un po' polemico, vero? Me lo dicono anche qui in seminario. I miei com- pagni sostengono che sono irriconoscibile. All'inizio, quando sono entrato, dicono che sem- bravo un tipo tutto quadrato. Pensa che alcuni giorni fa poco ci manca che mandassi al diavo- lo anche mio padre. No, alla fine non l'ho fatto. Ed è stato meglio così, perché penso che mi sarei sentito in colpa per il resto dei miei giorni. Però, giuro, che se lo sarebbe meritato. Per- ché cavolo voleva sapere i miei voti?! Tanto qui in seminario si sa che agli esami passano tut- ti! È vero: la colpa è mia, l'avevo abituato bene fin dalla I Teologia. Allora li dicevo, e adesso no! Punto e basta! Sarà mio diritto, no?

Sinceramente mi sento di ringraziare il Signore per l'incontro con fr. Davide. Mi ricordo che una volta ti avevo detto qualcosa di lui. È giovanissimo, appena 22 anni (10 anni meno di me!). È lui che mi ha fatto scoprire la bellezza della vocazione francescana ed ora sento che questo è ciò che il Signore mi sta chiedendo. E pensare che il primo approccio con Davide non era stato del tutto positivo e mi aveva perfino un po' scandalizzato. Ti avevo raccontato di quella camminata su per i boschi di ---, quando aveva cominciato a piovere a dirotto e lui si era spogliato, nudo, sì proprio nudo! E si era messo a correre su e giù cantando Singin' in the Rain. Che scemo! E io che gli gridavo «Ma sei fuori! Ma se viene qualcuno! E dài: rimetti il saio!». Poi scendendo a valle mi aveva raccontato di una sua esperienza difficile a livello sessuale, omosessuale. Figurati io! Tu mi conosci: sai che su quelle cose lì sono sempre stato un bacchettone, intransigente. Eppure avevo provato un sentimento diverso, di comprensione, di partecipazione. Avevo provato ammirazione per la sua capacità di dirsi, di raccontare di sé,

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

per come aveva guadagnato un positivo rapporto anche con il proprio corpo. E per come da qui aveva poi scelto la strada della consacrazione francescana.

Quella notte sono stato nella cappella della adorazione fino alle tre del mattino. E ho pen- sato che anch'io volevo essere francescano. È curioso, perché ormai dalla III Teologia (ma an- che in I e II, solo che lì se non lo facevi il padre spirituale magari te lo faceva notare) non mi capitava più di pregare in ginocchio. Invece lì sono stato inginocchiato tutto il tempo e mi sa- rei perfino sdraiato, lo giuro; e non l'ho fatto solo perché avevo paura che venisse qualcuno e pensasse che ero un pazzo o un esaltato.

Quando sono tornato in seminario ho capito ancor con più chiarezza che quella del prete diocesano non era la mia strada: tutti così freddi, così formali, tutti a studiare e basta! Sì è ve- ro: già in I e II Teologia il direttore spirituale ci parlava di affettività, di vita spirituale affetti- va, ma alla fine era teoria, teoria, teoria... ! Ne ho le palle piene della teoria, caro don! Dov'è la nostra fraternità diocesana, se il rettore è arrivato a farmi le menate perché telefonavo a fr.

Davide quasi tutti i giorni? E allora? Figurati poi quando fr. Davide è stato male e sono partito per ---, senza dire niente a nessuno. Se lo vengono a sapere, mi sa che mi cacciano!

Io solo ora realizzo l'importanza dell'umanità di Cristo per la mia vita spirituale. Lo amo, lo amo profondamente. Sai... mi stupisco perfino di quanto sto scrivendo: mettere su carta la parola "amore"... figurati! I diocesani ne parlano molto, questo sì! Anzi: ne parlano di conti- nuo. Ma non lo amano. Sento che la vocazione deve essere soprattutto questo: amore. E io questo amore lo sento veramente. Capisci? Lo sento; lo tocco con mano...

Sei la prima persona, oltre a fr. Davide e fr. Michele, a cui sto dicendo tutto questo. Beh:

come ti dicevo prima, l'ho buttata lì anche al direttore spirituale, ma non è stata una vera co- municazione. In effetti non sarà facile affrontarlo; ma questa volta non gliela voglio dare vin- ta! Voleva che facessi il liturgista in III e l'ho fatto, voleva che andassi in pastorale all'ospeda- le di Niguarda e l'ho fatto, voleva che facessi la tesina di baccalaureato su Eckhart e l'ho fat- ta... Adesso basta. Sarà dura soprattutto con papà. Questo lo so. La mamma invece sai che non è un problema. Cioè: sembra che il suo cervello sia un clone di quello di papà. Così se con- vinco lui, si convincerà anche lei. Sembra che lei non abbia mai avuto idee proprie. Al parro- co non so neppure se interessa che glielo dica. Tanto, ogni volta che lo vado a salutare, a Na- tale o a Pasqua, mi ripete sempre la stessa cosa: che ai suoi tempi si andava a casa molto me- no. Magari è perfino contento che vada a fare il francescano, perché a casa così non mi vede più, né a Natale, né a Pasqua!

Spero di non averti sconvolto. Ma ci tenevo davvero ad informarti.

Se passi da queste parti ti saluto volentieri e magari facciamo due chiacchiere.

A presto.

Gianluca

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

TAT (Gianluca)

1. Il bimbo guarda sognante lo strumento musicale che desidera [parola cancellata]

suonare ma non ci riesce.

Il guardare lo strumento indica che si sta "caricando" emotivamente per impegnarsi ed applicarsi, così un giorno sarà in grado di suonarlo.

2. La scena si svolge in una casa patriarcale, nel Veneto, anni 50.

I tre personaggi sono tre fratelli, ciascuno ha intrapreso la sua strada, per cui l'im- pressione è che sia una famiglia ricca, [parola corretta =] per la diversità d exp [sic]

che loro vivono. La ragazza in primo piano ha uno sguardo preoccupato, probabil- mente ha qualche esame in vista ed è insicura d [sic] sua preparazione. Il modo deli- cato con cui tiene i libri dice che la strada è faticosa, ma ne vale la pena. La seconda donna, più vecchia d [sic] prima, sembra essere [parola corretta =] incinta, e tiene gli occhi chiusi e le mani in grembo: sembra stia pensando a quale futuro dare a [sic]

figlio che nascerà.

L'h [sic] è visto di spalle, dà l'impressione che a parte il lavoro quotidiano, abba- stanza noioso, non ha altri problemi.

3. (6GF)

Marito e moglie, già sposati da un po' di anni. Economicamente non hanno proble- mi, come si evince dal loro abbigliamento e dal tavolino antico di fronte alla donna.

La pipa in bocca al marito fa pensare ad una coppia felice, ma senza figli.

A giudicare d expr d [sic ] moglie, sembra che il marito le stia comunicando che de- ve partire [parole cancellate] domani ed assentarsi per un po' di tempo, per lavoro.

La moglie è sorpresa. Con sguardo attonito e dispiaciuto.

4. (12M)

Marito e moglie.

Il marito, un po' stempiato, è molto più vecchio d moglie. La moglie è stesa sul letto, morta. Il gesto d marito è lento e pacato, sembra le abbia appena chiuso gli occhi.

Non è proprio una scena di disperazione: il gesto lento dice che il marito è sereno, mentre è inginocchiato davanti alla moglie, in segno di [parola corretta =] rispetto e delicatezza: non è semplicemente rassegnato, l'amore che i due hanno condiviso or- mai gli appartiene e nessuno può rubarglielo, anche se lei non c'è più.

5. (14)

È un mattino di piena estate e il ragazzo si è appena svegliato. Il sole è già alto e caldo.

La sua luce è intensa, ma nonostante qs [sic], non riesce a penetrare all'interno della stanza.

Se egli vuole guardarsi, così come egli è veramente, deve uscire alla luce, se rimane al buio non scoprirà mai la sua vera identità.

Ma poiché il sole scotta, uscire è fatica: [parole cancellate] per qs [sic] la scena [pa- rola cancellata] ritrae il momento in cui il ragazzo è indeciso ed esita davanti alla porta.

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

6. (19) È una tranquilla giornata di inverno.

Tutt'intorno c'è neve abbondante.

[Lettera cancellata] Siamo in un paese d [sic] Nord - Europa.

In primo piano una casa con due finestre.

Affacciata ad una finestra, una donna che guarda fuori; sembra stia attendendo qual- cuno.

Probabilmente è una mamma che aspetta che il suo bambino torni a casa da scuola.

Particolare rilevante d [sic] casa è il lungo camino: strano che sia spento in una giornata così fredda!

7. (21) Il clima è qllo [sic] disteso di una riunione tra amici. Sono vestiti eleganti, per cui hanno trascorso la serata fuori, ora sono in casa di [parola cancellata] uno di loro.

Ormai è tardi, alcuni sono stanchi, ma ce n'è uno che continua a parlare: dice cose interessanti ma ora è il momento di smettere. Gli altri non lo reggono più.

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Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

RORSCHACH (Gianluca)

Time # Free Association Inquiry Scoring Note

I

Posso anche girare?





 (Sorride).

1'20" 1 La prima immagine, anche

se faccio un po' fatica... mi veniva in mente l'arca della alleanza con i due cherubini sui fianchi.

Soprattutto dalle ali che spuntano e da questo... cu- bo... questa figura centrale.

L'arca, questa. Questi i che- rubini.

W F+ H [Rl]

Z = 1 W++

2 E sullo sfondo vedo... ve- drei due gemelli abbracciati l'uno all'altro, con una mano in modo simmetrico, una mano tesa verso l'alto.

I gemelli questi. I particola- ri: le due mani e le due te- ste. La forma.

(* Nota: Precisa che si tratta di una immagine unica; tut- tavia dall'andamento delle risposte scelgo uno scoring separato).

D4* M+ Hd

Basta.

2'30"

II

28" 3 Mi sembrano due maschere

di carnevale, maschere...

nel senso di personaggi...

Pulcinella mi veniva in mente, che sembrano essere seduti a cavalcioni, con le spalle rivolte verso di me e con le mani unite, quasi una sorta di saluto fra di loro.

Sostanzialmente il berretto che hanno in testa. Questo per quanto riguarda le ma- schere. Per quanto riguarda il fatto che sono seduti a cavalcioni, la piegatura del ginocchio. Il saluto delle mani e anche qui rafforza un po' la figura della ma- schera, perché è come se avessero su dei guanti. In tono allegro perché ci sono questi schizzettini qua che quasi a fumetto esprimo- no...

W M+ H P

Z = 4.5 W+ regression

nuances of shading

L'unico elemento che non spiego è questa macchia rossa qui. Non riesco a in- travedere niente.

intellectual.

rationalization

repression

 C Basta (Incoraggio).

(13)

Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

Non so... i volti sembrano essere dei volti contenti, in un clima di festa.

reaction formation?

2'10"

III

26" 4 Mi viene in mente due don-

ne che sembrano in un su- permercato e si stanno scontrando davanti alla cas- sa con i due carrelli per an- dare a pagare... non proprio carrelli, ma cestini metalli- ci. Vedo che tutte e due hanno i tacchi; il seno abba- stanza pronunciato. Co- munque la costituzione sembra essere magra; capel- li corti.

La centrale, la cassa, il cu- nicolo, il corridoietto dove si va a pagare. Il fatto che siano donne dal seno e dalle scarpe. Il fatto che si stanno scontrando è dato dalle sfumature forse, che indica un po' il movimento.

D1,3 M.FY+ H P Z = 3

sexual gratification

nuances of shading

Di quelle due figure rosse non saprei cosa dire.

repression

 C

intellectual.

I colori non sono significa- tivi e parte le sfumature che ho detto.

reaction formation

1'36"

IV





32" 5  Mah... mi sembra uno di

quegli orchi delle favole, gigante che sta sputando del fuoco. È ripreso in modo che... come se lo stessi guardando dal basso verso l'alto, in prospettiva, con lo scarpe molto pronunciate e la testa in piccolo. E ha questa giacca in cui non spuntano le mani. Una giac- ca un po' sgualcita.

In questo caso è importante la sfumatura perché co- munque c'è questa specie di lingua di fuoco che esce dall'alto verso il basso, al- largandosi e aumenta la prospettiva. Comunque quello che mi ha colpito su- bito sono le due scarpe e le maniche della giacca. L'idea della giacca sgualcita, per- ché ci sono queste maniche con questi pezzi a penzolo- ni. Sembra che l'orco abbia la barba, folta... questo non l'ho detto prima. Per come è disegnato il tratto, il profilo.

E i tratti accentuati che danno l'idea dell'intenzione di disegnare la barba.

W M.FVY+ H [Fi] P Z = 2

W++

aggression

verbalizzazione di deterioramento

nuances of shading rationalization

(14)

Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

1'48"

V

8" 6 Questo è un pipistrello visto

da dietro, che sta volando con le ali basse, spiegate.

Mi ha colpito la forma. In particolare la testa e le ali.

Il colore, no.

W F+ A P

Z = 1

Wmediocre

Basta.

33"

VI

11" 7 Mi sembra una pelle di

mucca, a tappeto, quelle che si usavano negli anni un po' addietro.

La pelle è vista dall'alto, il totem dal prospetto... cioè di fronte.

La pelle mi è venuta in mente perché ce l'ho a casa.

La forma e rinforzata dalle sfumature... che danno an- che l'idea, al tatto.

D1 FYT+ A

8 E in fondo, anche se non è in prospettiva, un totem in- diano.

Il totem... a parte lo stilo [sic] centrale, direi anche queste cose che sembrano delle penne, che richiamano le penne che hanno in testa gli indiani. Qui c'entrano le sfumature.

D3 FY+ Ay

(* Nota: Precisa che si tratta di una immagine unica; tut- tavia dall'andamento delle risposte scelgo uno scoring separato).

Z = 2.5 [#7 e #8  W]

Basta.

45"

VII

38" 9 Sembra una statua di pietra,

di marmo, con queste due facce che si stanno guar- dando, di due mezzi busti che si stanno guardando, e questi busti sembrano... mi viene in mente... non ricor- do come si chiamano...

quegli esseri che si vedono nei quadri, che hanno le zampe degli animali, il mezzo busto umano e le o- recchie a punta. Sembra quello di destra un essere femminile e quello di sini- stra maschile.

Questi gli esseri. Questa la grondaia di una chiesa, la costruzione di un edificio.

In questo caso il colore ha influito. Mi è venuto spon- taneo dire di marmo per il colore, credo. L'essere di destra è femminile per le labbra pronunciate, mentre in quello di sinistra non so- no evidenti. Dicevo non umani, ma... per queste pro- tuberanze.

W M.FY+ Hd P Z = 2.5

W+

gender identity

nuances of shading

tendenza alla fabulized combination rationalization devaluation

1'59"

VIII

(15)

Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

23" 10

11

Mi sembra uno stemma di una famiglia, dove ai due lati ci sono due orsi che si stanno arrampicando sulla parte superiore. Sembra es- serci una specie di guerrie- ro, quindi la testa coperta da un elmo. Un elmo un po' particolare. Le spalle e il viso abbozzato. Mentre nel- la parte inferiore sembra appunto che ci siano queste rocce a cui appunto gli orsi si stanno appoggiando per salire. Sembra un soldato vietnamita.

Gli orsi rossi... la forma. La sfumatura aiuta a vedere le zampe dall'altra parte.

Soldato vietnamita per que- st'elmo a cono. La forma con cui finisce quest'elmo, nella sfumatura dà l'idea degli occhi. I colori aiutano a distinguere. Nel dire che c'è la roccia penso mi abbia aiutato il colore arancione.

Il fatto che è vietnamita ol- tre che dagli occhi, da que- sta specie di pizzetto tipico orientale. Questo è il busto, le spalle. All'inizio ho detto lo stemma di una famiglia penso per la simmetricità.

W FCV+ Ay

Z = 4.5 DS8 FY+ Hd

W+

rationalization

verbalizzazione di simmetria

(* Nota: Precisa che si tratta di una immagine unica; tut- tavia dall'andamento delle risposte scelgo uno scoring separato).

1'39"

IX



1'16" 12  Mah... tutto quello che

riesco a vedere... la parte superiore come figura di cartone animato, sembra due alci, uno di fronte all'al- tro, con un pancione.

La prima cosa che ho notato è il pancione; e alci per due particolari: le corna e que- sto muso un po'... non ap- piattito, ma un po' in fuori, con il naso... a pallino, in- somma... Con il pancione...

ecco perché il cartone ani- mato. Il fatto che siano di colore diverso aiuta, ma il fatto che sia arancione... si avvicina al colore dell'alce.

(Se era di colore diverso?) Forse avrei fatto più fatica.

D3 FC+ Ad regression

Basta. Per il resto non rie- sco a...

2'09"

X

1'04" 13 La prima cosa che mi è ve-

nuta in mente... mi sembra- no Giovanni e Pietro davan- ti al sepolcro che si stanno guardando negli occhi un po' attoniti e un po' spaven- tati perché non hanno trova- to il corpo di Gesù, anche

Tutta la scena, guardando i volti. La barba, i capelli, le ciglia queste bianche. La mano questa dietro. La for- ma e le sfumature per diffe- renziare il volto e i capelli e la barba. Sembra siano at- toniti, perché si guardano

D8,9 M.FY+ H [Rl]

Z = 4

fabulized response

(16)

Seminario di Psicoterapia e Integrazione Religiosa della Personalità

con le mani sembra stiano indicando il loro sgomento;

quasi chiedono come è pos- sibile.

negli occhi. Anche dalla posizione del corpo che sembra stiano correndo ver- so.

14 Tutti i disegni che stanno intorno sembra... un po' la natura, dei cespugli, degli animaletti, degli insetti, che insieme a loro guardano la scena e prendono atto che c'è qualcosa di misterioso davanti a loro. Mi veniva in mente questa scena soprat- tutto guardando il volto di questi due personaggi, che sembrano avere capelli lun- ghi, barba, fronte spaziosa.

Tutte le cose intorno non riesco a dire che cosa siano di preciso... Questi due cosi azzurri mi fa venire in men- te dei cespugli per la forma che hanno. E un po' per co- struzione tutto il resto sem- bra la natura. Queste due cose qui azzurre centrali sembrano essere attaccate a queste due figure, non fan- no parte della natura, ma non saprei cosa dire. La va- rietà di colori c'entra.

D1,12,15,7,13 CF+ A [Bt]

Z = 4

 W

fabulized response rationalization

Basta.

3'10"

18'19"

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