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Stesse case, diversi abitanti: trasformazioni sociali e abitative nel quartiere Vanchiglia di Torino

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Academic year: 2022

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Stesse case, diversi abitanti: trasformazioni sociali e abitative nel quartiere Vanchiglia di Torino

Violetta Tucci * ٭

Same houses, different inhabitants: social and housing transformation in Turin’s Vanchiglia district

The article investigates the relationship between social and housing transformations in Vanchiglia, a neighborhood of the city of Turin. The perspective of the house as a material asset and of the home as immaterial one is adopted. The aim is to describe wheter and how social composition changes have contributed to a certain meaning of home. The contribution analyses the homogeneity firstly of the social composition of the neighborhood and secondly of the housing conditions. The reconstruction of a background scenario is based on the col- lection of aggregate data. The results of the relationship between changes in social and hous- ing composition are based on a series of interviews with privileged observers.

Keywords: housing, urban sociology, gentrification, unaffordability, housing deprivation, stu- dentification

Introduzione

Tutti sanno cos’è la casa e ognuno di noi ha un’esperienza con la propria abitazione. La familiarità con questo concetto non ne rende tuttavia meno complesso lo studio. Dal punto di vista sociologico, per orientarsi è utile far riferimento alla distinzione tra dimensione materiale e immateriale, sebbene entrambe siano strettamente legate al fattore tempo (Breveglieri, 2002; Meo, 2008) e al contesto territoriale. La prima indica la casa, intesa come oggetto o come spazio fisico e concreto, con limiti ben definiti e misurabili. È possibi- le, in questo senso, misurarne le qualità strutturali, l’ampiezza, i costi relativi al mantenimento e considerarne il titolo di godimento. La seconda, invece, indica il rapporto simbolico, identitario e relazionale che gli individui instau- rano con la propria casa durante il corso di vita. Questa dimensione è spesso sottovalutata in letteratura, in quanto si suppone che la casa per essere defini- ta idonea debba risultare strutturalmente, materialmente e qualitativamente adeguata, tralasciando la sfera sociale ed emozionale degli abitanti. Questa

Saggio proposto alla redazione il 2-5-2020 accettato il 9-11-2021

٭ Violetta Tucci, Università degli studi di Milano, violetta.tucci@unimi.it

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differenza analitica richiama i diversi significati di house e home (Saunders, Williams, 1988). Mentre nel significato di house la casa è vista come spazio e rifugio fisico dall’ambiente esterno, è nell’accezione di home che si rintrac- ciano le situazioni abitative dense di relazioni affettive e sociali.

Il contributo propone un’analisi della definizione di casa, alla luce dei cambiamenti sociali ed economici di uno specifico territorio, caratterizzato dalla apertura di una nuova sede universitaria. L’obiettivo è descrivere se e come le trasformazioni di un quartiere di una grande città del Nord d’Italia abbiano contribuito a una determinata accezione di casa. Espressamente sa- ranno analizzati i cambiamenti avvenuti a Torino in un quartiere semi centra- le, quello di Vanchiglia, sia attraverso la raccolta di dati secondari sul quar- tiere sia attraverso la conduzione di interviste ai residenti e operatori sul terri- torio. Considerando la prospettiva della casa come bene materiale e immate- riale, nonché la sua relazione con le trasformazioni del territorio, si analizzerà in primo luogo qual è il livello di omogeneità della composizione sociale del quartiere e in secondo luogo quello relativo alle condizioni abitative. Infine, sarà discussa l’associazione esistente tra i cambiamenti della composizione sociale e abitativa.

L’articolo è strutturato in sei paragrafi. Nel primo verrà presentato un breve inquadramento degli studi sociologici sulla casa, in particolare nell’ottica delle trasformazioni dei quartieri nelle città contemporanee, utiliz- zando i concetti di gentrification e studenfication. Nel secondo saranno pre- sentati i dati raccolti e il metodo adottato per analizzarli. I tre paragrafi suc- cessivi presenteranno i risultati del lavoro. Prima sarà descritto il contesto di indagine e i dati relativi alla composizione demografica e abitativa del quar- tiere e poi saranno presentati i risultati delle interviste. Infine l’ultimo para- grafo proporrà alcune osservazioni conclusive.

1. La casa nella letteratura sociologica

La casa rappresenta uno degli elementi centrali e necessari alla vita: è legato alle esigenze di sicurezza e rifugio di chi la abita (Nuvolati, 2008) ed è il luogo dove avvengono le attività di riproduzione e di cura, ovvero atti significativi per il riconoscimento sociale e per l’identità di individui e fa- miglie. Inoltre, la casa è sia elemento centrale nel settore del welfare e sia elemento costitutivo dello spazio sociale dei cittadini e risorsa economica rilevante per le famiglie (Poggio, 2009).

Se analizzata nella sua dimensione economica, la casa rappresenta una ri- sorsa in grado di stabilire le condizioni di vita delle famiglie: infatti è una

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delle principali voci di spesa dei nuclei e influenza - insieme al reddito - le risorse disponibili per affrontare gli altri consumi, detti non abitativi.

A tal proposito l’abitazione di proprietà è una forma di investimento e accumulazione di ricchezza in termini sia di sostegno intergenerazionale (Allen et al., 2004) sia di trasferimento dell’elemento ricchezza incorporato nell’immobile inclusi i vantaggi e gli svantaggi sociali e di accesso a servizi in base alla localizzazione fisica (Filandri et al., 2020). Utilizzando la pro- spettiva per cui la condizione abitativa e l’appartenenza sociale sono de- terminanti nella strutturazione delle disuguaglianze, sono definiti tre aspetti della vita degli individui direttamente condizionati da questa combinazione:

la sfera economica, di salute e quella relazionale-sociale (Dietz, Haurin, 2003: 433). Diversi studi sociologici hanno dimostrato come queste sfere siano interconnesse e come sia sempre più rilevante la dimensione del disa- gio abitativo (Filandri, 2015; Mugnano, 2017).

1.1 Il disagio abitativo

L’analisi del grado di agio o disagio abitativo è complessa e per questa ragione non esiste una definizione univoca di qualità dell’abitare. Alcuni studiosi sostengono che si possa parlare di benessere abitativo, quando si è in presenza della convergenza di tre elementi analitici (Olagnero, 2008):

l’abitazione in senso materiale, i residenti, il territorio di residenza.

L’esistenza di un rapporto non armonico tra questi elementi presuppone, quindi, un problema abitativo o questione abitativa. Ciò fa riferimento all’idea di malessere - detto stress abitativo - provocato dall’assenza di ca- ratteristiche minime di comfort e di stabilità dell’abitare delle famiglie. Esi- stono cinque dimensioni di analisi utili per approfondire l’eterogeneità delle componenti del disagio abitativo, classificate distinguendo tra condizioni strutturali e condizioni ambientali (Filandri, 2015). La prima, detta housing inadequacy, corrisponde alle condizioni che determinano la qualità e l’adeguatezza degli alloggi: si pensi ad esempio a problemi fisici - umidità, illuminazione, danni provocati da infiltrazioni d’acqua, pavimentazione danneggiata - o alla presenza di comfort essenziali come l’impianto elettri- co, idraulico o di riscaldamento. In termini relativi, si è in presenza di disa- gio abitativo in altre due occasioni. La prima coincide con la mancanza di spazio fisico nell’alloggio e si definisce sovraffollamento o overcrowding.

La seconda è relativa al rapporto tra la casa e l’onerosità dei costi abitativi o affordability e indica il grado di sostenibilità delle spese per la casa in ba- se alla disponibilità finanziaria dei nuclei residenti.

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Un ulteriore livello di analisi è direttamente collegato al precedente e si esprime come l’insicurezza del titolo di godimento: possono essere rilevati casi di deprivazione abitativa in base alla modalità - sovente precaria asso- ciata a titoli illegittimi come le occupazioni senza titolo o i finti contratti di locazione - di occupazione dell’alloggio. Per quanto concerne le condizioni ambientali, infine, si fa riferimento alla dimensione della qualità territoria- le, intesa come territorio contestualizzante e circostante all’abitazione. In questo caso si valuta la dotazione di servizi come la prossimità, il livello di accessibilità, la presenza di problematiche ambientali e di inquinamento oppure la presenza di atti di vandalismo o microcriminalità.

1.2 Home e il quartiere di residenza

Il fenomeno del disagio abitativo può essere anche letto a partire dall’idea di incertezza abitativa nell’accezione di home, ossia il luogo dove avviene la socialità più intima e si soddisfano un’ampia gamma di bisogni sociali e alla luce delle dimensioni simboliche, affettive e identitarie, neces- sarie per il benessere individuale (Mallett, 2004). Questo significa conside- rare il rapporto dialettico e continuo tra abitazione, individui e territorio di residenza: gli abitanti contribuiscono a darne una certa rappresentazione sia attraverso le loro caratteristiche personali e familiari - età, occupazioni, re- lazioni - sia attraverso i propri punti di vista - percezioni, vissuti e racconti - del contesto stesso in cui sono inseriti (Bricocoli, 2016). Il riferimento è al- le descrizioni dense (Geertz, 1973), le modalità concrete di azione insieme alle attribuzioni di significato, attraverso le quali gli abitanti di un quartiere vivono il territorio nel quale risiedono.

Assume quindi grande rilevanza la dimensione della qualità territoriale ovvero l’ambiente fisico e sociale circostante, nonché i modelli di insedia- mento dei diversi gruppi sociali. Quindi la localizzazione dell’abitazione può essere utilizzata come indicatore dello status sociale oppure come mez- zo per l’accesso a determinate opportunità economiche, culturali o sociali e come punto di osservazione privilegiato per indagare le trasformazioni dei quartieri di residenza (Borlini, Memo, 2008).

Dagli studi sociologici riguardo i quartieri urbani (Park et al., 1925; Fi- rey, 1947; Logan, Molotoch, 1987) emergono due aspetti fondamentali per considerare il livello di omogeneità o eterogeneità della composizione so- ciale. Il primo fa riferimento al concetto di segregazione (Knox, Pinch, 2010), inteso sia come separazione fisica o spaziale di alcuni gruppi sociali e sia come parte integrante del processo che, da un lato, produce, condizio-

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na e mantiene le distinzioni sociali (Harvey, 1998) e, dall’altro lato, favori- sce l’esclusione abitativa, l’aumento e l’incisione delle disuguaglianze so- ciali, la riduzione del grado di mobilità sociale e il diverso grado di acces- sibilità alle risorse da parte degli individui. Da questo punto di vita, può svilupparsi a ogni livello sociale tramite scelte abitative volontarie o di di- stinzione in base al titolo di godimento delle abitazioni (Dietz, Haurin, 2003). Nel corso degli ultimi decenni sono state adottate politiche abitative e urbane che incoraggiano forme di social mix, ovvero di diversificazione della popolazione all’interno di specifici contesti territoriali (Bacquè et al., 2011) con l’obiettivo di contrastare, in primo luogo, i processi di esclusione sociale derivati dalla segregazione residenziale e, in secondo luogo, l’aumento di disuguaglianze sociali e spaziali. Questa forma di intervento - condivisa da molti ma tutt’altro che scontata (Blanc, 2010; Bricocoli, Cop- pola, 2013) - è espressione del grado di differenziazione socio-economica, etnica, anagrafica dei residenti o del loro titolo di godimento delle abitazio- ni (Arthurson, 2005; Maggio, 2018) e si concretizza nella prossimità abita- tiva tra diversi gruppi sociali in grado di attivare forme di condivisione di norme sociali, valori e senso di appartenenza (Forrest, Kearns, 2001).

Come documentato da Lees (2008), il mix sociale non è sempre in grado di creare nuove forme di convivenza e alimenta l’emersione di vere e pro- prie forme di gentrification (Lees et al., 2008; Semi, 2015) ovvero di cam- biamento urbano all’interno di trend demografici, economici, politici e cul- turali del contesto cittadino complessivo. Emerge qui, il secondo aspetto fondamentale descritto dalla sociologa Glass (1964) come la trasformazio- ne delle condizioni abitative, la cui massima espressione è l’ingresso di classi superiori nei quartieri centrali e la progressiva espulsione di famiglie residenti di rango inferiore - per questo si parla di transizione legata al cambiamento della composizione di classe nelle aree centrali del tessuto urbano (Borlini, Memo, 2008; Lees et al., 2008; Barbagli, Pisati, 2012) - che genera a sua volta un miglioramento dello stock abitativo e un aumento dei valori immobiliari, favorendo un processo di trasformazione della com- ponente e dei valori sociali del quartiere. Pertanto, si può dire che il proces- so di gentrification si realizza quando muta il valore del centro, ovvero nel momento in cui cambiano le destinazioni d’uso di spazi urbani, in prece- denza concepiti in funzione della logica del sistema di lavoro fordista.

Da questa prima definizione, si sono sviluppate diverse forme ricono- scibili del fenomeno: una sottocategoria rilevante è quella di studentifica- tion, che identifica i mutamenti sociali, economici, demografici e spaziali di specifiche aree urbane in base alla presenza di studenti (Smith, 2020) e de- gli insediamenti universitari (Semi, 2015).

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È stato osservato, infatti, che la componente studentesca si concentra maggiormente nei pressi dei campus in quanto considera la prossimità fisi- ca come un vantaggio (Allinson, 2006): è chiaro che la presenza degli stu- denti abbia un impatto sull’identità urbana dei quartieri a partire dalle di- verse destinazioni d’uso degli alloggi e delle attività commerciali - si pensi alla creazione e presenza delle attività notturne in chiave di valorizzazione economica (Chatterton, 2010) - e dagli stili di vita e di consumo dei nuclei residenti.

In conclusione, l’insieme di questi mutamenti può essere letto come il risultato dell’interazione degli individui con il territorio di residenza, par- tendo dall’assunto che una casa dignitosa sia una risorsa fondamentale da garantire e rendere accessibile alle famiglie, essendo un bisogno permanen- te e costante di tutti gli individui durante il corso di vita

2. Dati e metodo

Lo studio è circoscritto a un quartiere della città di Torino: Vanchiglia.

Questo territorio è stato scelto in quanto ha subito rilevanti trasformazioni a partire dagli anni ‘80: sia da un punto di vista economico - si pensi alla co- struzione del nuovo campus universitario - sia dal punto di vista sociale ov- vero la presenza sempre più rilevante della componente studentesca.

Per rispondere alla domanda, se e come le trasformazioni del quartiere abbiano contribuito a una determinata accezione di casa, si sono definite due fasi di ricerca distinte. La prima ha riguardato la raccolta e l’analisi dei dati secondari sul contesto sociale ed economico della città di Torino e del quar- tiere Vanchiglia con particolare attenzione alle condizioni abitative. A questo fine si sono considerate fonti dati sia online, provenienti dalle banche open data di Istat e dall’Ufficio di Statistica e Toponomastica della città di Torino, sia in archivi cartacei. Per mezzo delle statistiche demografiche è stato possi- bile ricostruire lo scenario del quartiere alle sue origini, considerato in rela- zione allo sviluppo della città. L’analisi del contesto originario è fondamenta- le per cogliere le trasformazioni contemporanee. Più precisamente sono stati considerati tutti i dati disponibili (per gran parte con cadenza decennale) dal 1981 al 2017 sulla popolazione residente, straniera e non, sulla dimensione familiare e riguardo le abitazioni. Invece, i dati necessari per l’analisi dell’andamento dei valori immobiliari della zona sono stati raccolti a partire dai valori disponibili dell’Osservatorio Immobiliare Città di Torino (OICT) e della banca dati delle quotazioni immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, re- lativi ai prezzi di vendita degli alloggi (segmento usato e nuovo) dal 2008 al

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2018, calcolando la media e mediana dei prezzi. All’interno di questa fascia temporale sono stati selezionati periodi significativi e rilevanti nel processo di trasformazione del territorio: in particolare il periodo 2010-2011 identifica lo sviluppo della grande crisi economica iniziata nel 2009, e il 2013 è l’anno di inaugurazione del nuovo polo universitario di scienze giuridiche e polito- logiche dell’Università di Torino.

La seconda fase con carattere di approfondimento qualitativo ha riguar- dato la conduzione di interviste in profondità a 15 testimoni privilegiati, che per i loro vissuti e la loro condizione lavorativa o di vita hanno un pun- to di osservazione rilevante ai fini dello studio. Questa fase è stata cruciale per l’analisi della relazione tra i cambiamenti della composizione sociale e abitativa del territorio, in quanto integra la precedente descrizione dei dati demografici e delle abitazioni.

La scelta dei soggetti da intervistare è stata fatta sulla base di un cam- pionamento a scelta ragionata cercando di selezionare la diversità delle pro- spettive degli stakeholder (Cuppen, 2012). Per questa ragione si è cercato di includere figure istituzionali e rilevanti - a livello formale e informale - per la vita del quartiere ma anche i residenti di breve e di lungo periodo. Gli stakeholder intervistati riflettono dunque l’eterogeneità della composizione sociale del quartiere, rappresentata da nuclei familiari, artigiani con la sede commerciale sul territorio, studenti universitari residenti e membri dei luo- ghi di identificazione e ricreazione sociale. Questi ultimi non sono residenti ma ricoprono un ruolo socialmente rilevante sul territorio. Le interviste so- no state condotte nella seconda metà del 2018 presso i luoghi identitari del quartiere, corrispondenti sovente al luogo di lavoro o alla residenza stessa degli osservatori privilegiati (vedi tab.1). La traccia dell’intervista è stata disegnata secondo un modello semi-strutturato (Corbetta, 1999), selezio- nando diversi temi di indagine: il ruolo e le esperienze dell’intervistato nel quartiere, la percezione del mutamento della composizione sociale e abita- tiva del quartiere, le eventuali ricadute sul territorio di Vanchiglia e, infine, se e come il cambiamento del quartiere abbia influenzato le pratiche - so- ciali e abitative - dell’intervistato. Il materiale empirico-qualitativo è stato analizzato attraverso la creazione di macro-codici, individuati a partire dal- la traccia dell’intervista, seguendo uno schema di lettura e di analisi tra- sversale del materiale. Successivamente sono state aggiunte altre categorie- etichette analitiche, suggerite dalla conduzione delle interviste e da una prima lettura delle stesse. Le categorie, utilizzate come griglia di lettura, sono: età, genere, professione e - ove presente - l’indicazione del periodo di residenza nel quartiere; grado di conoscenza del territorio e la percezione della composizione sociale e abitativa del quartiere dagli anni ‘80 ad oggi;

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la percezione della presenza degli studenti universitari nel quartiere; il ruo- lo della movida notturna e dei luoghi identitari del territorio.

Tab. 1 Prospetto delle interviste Codice

intervista Ruolo dell’intervistata/o Residente

Da quanto risiede/opera nel quartiere I1 Membro del centro sociale di quartiere Si 26 anni

I2 Fondatore del teatro di quartiere Si 25 anni

I3 Parroco della chiesa di quartiere Si 4 anni

I4 Membro del comitato di quartiere Si 11 anni

I5 Membro del comitato di quartiere Si 11 anni

I6 Insegnante in pensione Si 26 anni

I7 Negoziante del quartiere Si 50 anni

I8 Funzionario comunale operante nel quartiere No 30 anni

I9 Studentessa universitaria Si 10 anni

I10 Insegnante nella scuola di quartiere Si 30 anni I11 Membro dello sportello casa del quartiere Si 15 anni

I12 Artigiano del quartiere Si 25 anni

I13 Insegnante della scuola di quartiere - in pensione No 30 anni I14 Assistente sociale operante nel quartiere Si 25 anni

I15 Negoziante del quartiere No 40 anni

3. Vanchiglia: un quartiere piccolo e eterogeneo

Il quartiere Vanchiglia, confinante con il centro storico della città di To- rino, fin dalle sue origini1, è definito come «quartiere o borgo e più in gene- rale come territorio di identificazione sociale e spaziale nella cultura torine- se» (Marra, 1985). Anche quando la città di Torino ha assunto il profilo di grande città industriale per mezzo di politiche orientate verso la centraliz- zazione e l’incanalamento di risorse sociali e collettive in direzione dell’industria (Bagnasco, 1986; Guglielmo, 2004), ha mantenuto la sua na- tura di polo cittadino: il borgo era caratterizzato, infatti, dalla presenza di piccole imprese industriali e laboratori artigianali e da un’intensa attività

1 Il quartiere Vanchiglia nasce nella seconda metà del XVIII secolo, contemporanea- mente alla fase di urbanizzazione della città di Torino. Essendo localizzato al di fuori delle mura cittadine e al livello del fiume Po, era considerato periferico rispetto al centro urbano ed era denominato “Moschino” (Ferraris, 2003), a causa della diffusa presenza di sciami di insetti.

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culturale e artistica, in quanto sede di piccole gallerie d’arte e circoli di arti- sti, confinante con il principale polo universitario cittadino. Secondo i dati censuari del 1971, il quartiere era abitato da operai dipendenti (39,9%), im- piegati (32,1%) ed esercenti (6,4%) di provenienza principalmente da altre aree del Piemonte o dal Sud Italia, con la presenza, seppure in bassissima percentuale, di imprenditori (2,6%) e dirigenti (0,6%). Coesistevano, quin- di, strati sociali intermedi e bassi, mentre la fascia più elevata era sottorap- presentata, mantenendo alta la composizione giovanile e bassa la fascia del- la popolazione più anziana pari a circa il 14% degli abitanti (Gabert, 1973).

Dal punto di vista edilizio e abitativo, la condizione di proprietari era del 28% e di locatori al 70%, rispecchiando quindi la condizione di area di transizione per i nuclei immigrati. Il numero di abitazioni disponibili non era in grado di soddisfare la richiesta dei nuclei familiari e si segnalava la presenza di disagio abitativo, dal momento che il 22% delle abitazioni di- sponeva esclusivamente di servizi esterni, il 31% ne era privo e il 40% era da ristrutturare (Musso, 2002).

Da questi dati si può dedurre, quanto la questione abitativa e il problema casa fosse all’ordine del giorno tra gli abitanti del borgo che diedero impul- so alla nascita spontanea di un comitato di quartiere, attivo riguardo alle problematiche urbanistiche (come il problema della casa o del caro affitti), sociali e politiche. Le richieste sottoposte come urgenti e necessarie erano rispetto ai servizi essenziali giudicati insufficienti per soddisfare l’aumento demografico della popolazione. L’azione delle politiche pubbliche risultava dunque come inefficace nel soddisfare l’accesso ad abitazioni adeguate.

Emergeva così l’immagine di un quartiere eterogeneo, dal carattere po- polare e inserito in un contesto cittadino di produzione industriale. Succes- sivamente, a causa della fase di deindustrializzazione e della questione ri- guardo la dismissione degli impianti industriali (Belligni, Ravazzi, 2012), dello svuotamento dell’area del centro storico confinante con il quartiere (Barbagli, Pisati, 2012) e del trasferimento dei nuclei in quartieri periferici a bassa densità demografica, il quartiere subisce una trasformazione: dimi- nuisce la popolazione residente da circa 16.000 abitanti nel 1981 a 10.500 nel 2017, in linea di continuità con il calo demografico cittadino.

Il quartiere diventa allora sempre più casa, magari temporanea, per abi- tanti non residenti. Un altro dato significativo è il minor apporto da parte della popolazione residente di origine straniera: sebbene dal 1981 al 2011 si sia registrato un continuo aumento in linea con i valori del contesto cittadi- no, tuttavia in tempi recenti si evince una rilevante diminuzione. Questo da- to, da un lato, segnala la persistenza del carattere multiculturale del quartie- re e il grado di integrazione delle famiglie con il resto della popolazione re-

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sidente - così come lo era stato negli anni della industrializzazione per i nu- clei provenienti da diverse regioni italiane - ma dall’altro lato indica il pro- gressivo allontanamento di nuclei stranieri, spesso i più vulnerabili e sensi- bili ai mutamenti del mercato abitativo (Allen et al., 2004; Mugnano, 2017). La composizione sociale del quartiere, inoltre, mostra un ribalta- mento generazionale: i valori attuali degli indici di struttura (138) e di vec- chiaia (254)2 confermano la persistenza di una struttura per età dei residenti progressivamente più anziana e il conseguente adattamento dei giovani.

Figura 1. Quadro riassuntivo dell’evoluzione della popolazione residente e stra- niera nella città di Torino e nel quartiere Vanchiglia (1981-2017)

Fonte: elaborazione su dati Istat Piemonte, Da Vinci Istat, Censimento Istat e Uffi- cio di Statistica e Toponomastica di Torino. Note: Numero indice, 1981 = 100

Alla luce di ciò, si può comprendere la portata del cambiamento demogra- fico e sociale, condizionato da dinamiche urbanistiche, infrastrutturali, eco- nomiche e sociali, come il calo della popolazione residente, il progressivo in- vecchiamento e il mutamento dei mercati del lavoro locali (Semi, 2015).

Rispetto al livello di omogeneità delle condizioni abitative, i dati dispo- nibili sulle caratteristiche qualitative e strutturali delle abitazioni sono scar- si ed è possibile solo un’analisi limitata. Un quadro della percentuale di abi- tazioni occupate tramite proprietà o affitto mostra come negli ultimi 40 anni si vi sia stata un’ampia diffusione della proprietà: nel 1981 i nuclei proprie- tari erano il 39% e quelli in affitto al 58%, mentre ad oggi la proprietà degli

2 Elaborazione su dati Archivio Anagrafico della Città di Torino e Ufficio di Statistica e Toponomastica della Città di Torino.

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alloggi è del 65% e l’affitto il 28%. Queste tendenze seguono la condizione cittadina, ma anche nazionale (Filandri et al., 2020: 59). Il dato può essere letto nella prospettiva urbana che vede il miglioramento fisico dello stock abitativo, la sostituzione della popolazione residente originaria con abitanti appartenenti a classi sociali più agiate, l’aumento diffuso della condizione di proprietari delle case e la variazione dei valori degli alloggi nel mercato immobiliare. Questo processo può essere ricondotto a diversi fattori, tra cui, certamente, l’aumento del numero di alloggi disponibili e la diffusione di uno standard abitativo qualitativamente adeguato.

Figura 2 - Quadro riassuntivo dell’andamento dei valori di mercato delle abita- zioni in Vanchiglia (segmento residenziale usato e segmento residenziale nuo- vo/completamente ristrutturato).

Fonte: elaborazioni su dati dell’Osservatorio Immobiliare Città Torino

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Nella figura 2 sono riportate le misure di sintesi del prezzo per mq delle abitazioni nel quartiere. L’andamento dei valori immobiliari degli alloggi dal 2008 al 2018 mostra una fluttuazione, che può essere ricondotta al cam- biamento della struttura produttiva della città con il conseguente sviluppo del mercato terziario e dei servizi. Ne emerge la svalutazione del segmento residenziale usato dal 2013 al 2018 con la perdita di 18 punti percentuali del valore medio per metro quadrato mentre per il segmento nuovo o com- pletamente ristrutturato è aumentato di 15 punti percentuali con il prezzo minimo aumentato del 34%. È rilevante considerare l’aumento dei valori del segmento nuovo/ristrutturato, in quanto esplicitano sempre più alcune caratteristiche del panorama immobiliare del quartiere: innanzitutto questo cambiamento influisce (ed è influenzato a sua volta) sulle preferenze resi- denziali di alcuni gruppi sociali come gli studenti universitari - attirati dalla vicinanza con le sedi delle facoltà universitarie - e le famiglie di classe me- dia con un crescente orientamento verso il centro urbano e i servizi e, in se- condo luogo, è coerente con l’aumento dei nuclei proprietari di alloggi nel quartiere (65%).

Emerge quindi come le trasformazioni economiche dello spazio urbano siano strettamente interconnesse a quelle demografiche e sociali, essendo spesso fattori che contribuiscono ai processi di differenziazione sociale e di cambiamento del mercato abitativo.

4. Abitanti diversi

Gli intervistati sembrano avere un’idea lucida delle origini del quartiere.

Esso è storicamente visto come un borgo residenziale, eterogeneo e abitato da nuclei e individui di diversa estrazione sociale, ma, come detto, vissuto in origine più come quartiere popolare.

Era un quartiere medio per alcuni tratti medio-basso e nella zona del lungo Po bene- stante. Comunque, un quartiere medio con famiglie operaie e famiglie di impiegati, non un quartiere alto. (I14 - assistente sociale operante nel quartiere)

A partire dalla composizione storica, sono evidenti gli attuali cambiamen- ti della componente sociale, nonché dell’evoluzione del tessuto commerciale.

Quest’ultima richiama infatti il ruolo ricoperto dai residenti universitari. Il quartiere non sta tuttavia procedendo verso una fase di omogeneizzazione della popolazione residente, al contrario, lo scenario è di un territorio ancora eterogeneo, abitato da famiglie appartenenti a diversi gruppi sociali, con lo

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sviluppo del settore terziario e il conseguente aumento della categoria dei professionisti.

Così la percezione che si ha è di un quartiere per metà popolare, quindi prima c’erano i meridionali, poi gli immigrati, adesso gli studenti e poi c’è quella fascia medio-alta, con redditi medio elevati, i cosiddetti professionisti, che hanno sempre caratterizzato e abitato il quartiere [..]. (I4 - membro del comitato di quartiere)

La presenza di residenti stranieri viene percepita in misura minore, rispet- to al passato, ed emerge la difficoltà di convivenza con la componente stra- niera “notturna”, in quanto spesso la loro immagine viene collegata alla pro- blematica dello spaccio di stupefacenti. Un’altra componente residenziale è rappresentata dagli studenti universitari, in continuo aumento, in quanto il quartiere è confinante con due sedi universitarie della città, una delle quali, un grosso campus universitario, inaugurato nel 2013. La sua recente apertura ha favorito l’aumento della domanda abitativa nel quartiere, proprio durante la fase di vulnerabilità del mercato immobiliare. Questo processo ha favorito episodi di sfratti e di emigrazioni di nuclei con difficoltà economiche ovvero di vere e proprie forme di espulsione dal quartiere, che hanno condizionato e favorito l’insediamento di studenti, alimentando il mercato degli affitti priva- to. Inoltre la presenza sempre più forte di questa componente ha contribuito alla nascita di nuove attività commerciali, soprattutto notturne, in base ai gu- sti e valori dei consumi dei nuovi abitanti.

Da quartiere residenziale si è trasformato in un quartiere universitario, ma mantiene una caratteristica specifica: al mattino sono ancora presenti botteghe, i classici bar, il mercato e dalle 18 in poi si trasforma e diviene un luogo di condivisione e socialità per una serie di studenti [..]. (I1 - membro del centro sociale di quartiere)

Sono due le tipologie di percezione rispetto alla presenza e all’aumento degli studenti universitari residenti: una positiva e una negativa. La prima permane rispetto alla vitalità ritrovata grazie alla componente giovanile e al senso di sicurezza dato dalla loro presenza. La percezione negativa viene ri- levata rispetto a come gli studenti e i giovani fruitori del borgo occupino lo spazio sociale, condizionando il ciclo produttivo e le pratiche quotidiane del borgo. Questo indica la presenza - seppur minima - di una conflittualità tra i valori, comportamenti e il linguaggio della componente studentesca e le pra- tiche identitarie dei residenti storici del quartiere (Sage et al., 2012).

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Lo studente è sicuramente più appetibile, perché la famiglia immigrata magari non esce alla sera e non può contribuire alla logica economica dei locali notturni. (I5 - membro del comitato di quartiere)

L’eterogeneità del quartiere non riguarda però solo le persone ma anche i luoghi a partire proprio dalle case, sulle quali torneremo più approfonditamente nel prossimo paragrafo. Qui possiamo considerare come anche le pratiche abi- tative dei nuclei esprimano una diversa struttura sociale. Da un lato, alcuni si sono avvicinati al quartiere tramite la compravendita dell’abitazione, approfit- tando del mercato immobiliare a buon prezzo, mentre altri hanno potuto acce- dervi con contratti di locazione a condizioni convenienti. Dall’altro lato, diver- se famiglie attirate dalla vicinanza al centro, si sono orientate a immobili di prestigio o di nuova costruzione.

È sempre stato un quartiere variegato: sul fiume ci sono delle belle case e sono sempre state di proprietà di famiglie ricche se non nobili [..] e poi ci sono le case popolari, perché questo è sempre stato un quartiere misto. (I15 - negoziante del quartiere)

Oltre alle abitazioni e ai locali commerciali, gli spazi fisici comprendono luoghi catalizzatori del livello di eterogeneità del quartiere. Sono luoghi di aggregazione, ricreativi, come il mercato rionale, la parrocchia, il teatro, la storica scuola elementare, le strutture socio-assistenziali e le sedi di diverse associazioni culturali, utilizzate come luoghi di ritrovo per artisti, artigiani e restauratori. Sono parte integrante del tessuto sociale e dell’identità popolare il centro sociale del borgo, insieme al comitato degli abitanti e allo sportello autogestito per l’emergenza abitativa.

Dalle interviste emerge come il quartiere abbia subito un processo di ri- urbanizzazione: in primo luogo, è diminuita l’influenza delle tradizionali at- tività della zona - botteghe, piccole fabbriche di produzione - e degli stili di vita ad esse associati e, in secondo luogo, è aumentato lo spazio occupato dai nuovi residenti con le loro pratiche di consumo, diversificate rispetto a quelle della componente sociale storica.

A partire da queste considerazioni, è chiaro come l’affermarsi di idee e pratiche associate alla presenza di nuove componenti sociali, pensate con la logica di ricercare il quartiere autentico (Zukin, 2010), condizionino lo stile di vita e le pratiche culturali del borgo. Da un lato vengono messe in atto strategie in grado di preservare il carattere storico e popolare del borgo, dall’altro lato si promuovono interventi e politiche di sostegno alla nascita di nuovi luoghi di produzione e consumo e nel loro insieme identitari. Come risulta dalla percezione dei residenti, questo processo è determinato

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dall’ascesa del terziario, ovvero dalla crescita dell’economia della conoscen- za, che ha favorito la diversificazione dei profili lavorativi e di conseguenza quelli dei residenti.

Inoltre, l’incremento di nuove tipologie di attività commerciali, basate sui nuovi gusti e consumi, può essere definito capitale economico nonché socia- le, in quanto individuano reti sociali e di relazione differenti rispetto a quelle dei residenti storici (Semi, 2015).

Il processo di trasformazione non è stato frutto di una pianificazione pub- blica o legata a finanziamenti privati, ma è stato spontaneo e conseguente alla

“de-densificazione” (Semi, 2015) del centro storico della città, dove i ceti proletari sono drasticamente diminuiti e la presenza dei ceti “medi” e impie- gatizi è sempre più preponderante. Nonostante ciò il borgo rimane misto, do- ve i gruppi sociali si mescolano molto di più di quanto accade in altri quartie- ri della città.

5. La sostenibilità dell’abitare

L’analisi delle condizioni abitative nel quartiere si concentra, in primo luogo, sui fattori strutturali delle abitazioni e sugli aspetti collegati alla vita sociale e alle pratiche di consumo dei servizi e della mobilità e, in secondo luogo, sulle relazioni sociali che i residenti instaurano nell’ambiente abita- tivo tra familiari, amici e vicinato.

Sebbene il quartiere abbia subito un processo di de-densificazione, so- cialmente differenziato, con l’aumento generale della qualità fisica di edifi- ci e alloggi, tuttavia emergono ancora casi isolati di abitazioni con deficit strutturali, la presenza di problematiche rispetto ai servizi essenziali ed epi- sodi di degrado edilizio. Nel corso delle interviste è emerso come queste condizioni riguardano maggiormente i nuclei vulnerabili e gli studenti uni- versitari, mostrando la rilevante associazione tra lo status sociale dei resi- denti e lo standard abitativo.

Il palazzo di Said, è completamente disastrato, c’è l’amianto […] è in condizioni pietose, hanno chiamato l’Asl ma nessuno è mai intervenuto. […] So per esempio di studentesse che abitano in un palazzo di un singolo proprietario, ma la manuten- zione è pari a zero, uno schifo. Sia negli appartamenti, ma lo vedi anche nel palaz- zo in sé. (I11 - membro dello sportello abitativo di quartiere)

Le dimensioni della sostenibilità delle spese per la casa e del sovraffol- lamento sono strettamente collegate e sono cambiate nel tempo. Questi di-

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sagi - comuni in ambito urbano - riguardano residenti sia in alloggi affittati sia di proprietà, e non necessariamente in condizione di grave fragilità. È emblematico il caso di chi ha comprato in passato – con un mercato immo- biliare più favorevole – e adesso non è in grado di cambiare casa sebbene essa sia diventata inadeguata in termini di spazi, spesso per l’aumento dei componenti. In questo quadro si sommano le difficoltà a sostenere le spese e la preferenza radicata per il quartiere.

Come già detto, le soluzioni abitative adottate dai residenti hanno con- tribuito all’immaginario del quartiere eterogeneo e “misto”. In una prima fase, infatti, diversi nuclei con una cospicua capacità di risparmio hanno acquistato gli alloggi per mezzo di mutui o tramite trasferimenti intergene- razionali, altri sono subentrati tramite contratti di locazione vantaggiosi.

Nella seconda fase, più recente e alla luce delle trasformazioni econo- miche e sociali a livello cittadino, emergono invece fabbisogni abitativi che influenzano le scelte abitative di vecchi e nuovi residenti, indipendente- mente dal titolo di godimento della casa, come nel caso degli studenti uni- versitari in locazione.

È evidente il cambiamento. La mia casa è stata acquistata nel 1997, quello che mi dicono adesso è che ho fatto un ottimo affare. Penso che questo dica tutto, come i costi delle case siano raddoppiati [..]. Abbiamo pensato di cambiare casa, siamo in 4 in 70 metri quadrati, ma non ho trovato niente che non sia caro. (I5 - membro del comitato di quartiere)

Come emerge chiaramente dagli intervistati, sono diversi i casi di stress abitativo dovuti a queste condizioni, spesso sfociati in sfratti o in trasferi- menti volontari di vecchi residenti in altre zone residenziali: i casi di depri- vazione abitativa risultano essere in edifici e alloggi privati, in quanto il quartiere storicamente presenta un numero esiguo di case di edilizia resi- denziale pubblica. Da queste considerazioni si nota come la questione casa abbia conseguenze sociali e di esclusione. È comune l’idea circa una causa scatenante di questi fenomeni ovvero la presenza di proprietari di alloggi o di interi edifici che speculano sui costi delle abitazioni, gravando sulle dif- ficoltà di chi le abita. Le spese abitative rappresentano anche i costi per ac- cedere al quartiere. Considerando che il quartiere di Vanchiglia è sia una zona residenziale e commerciale, sia un quartiere universitario e della

“movida” notturna di Torino, la domanda abitativa è aumentata insieme ai prezzi della compravendita e degli affitti. La domanda sorge spontanea: chi può permettersi di abitare nel quartiere?

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Sicuramente le famiglie con i soldi. (I10 - insegnante nella scuola primaria di quar- tiere)

Secondo gli intervistati solo coloro che hanno la capacità economica di sostenere i costi abitativi, appartenenti ai segmenti della classe media, si sovrappongono o si sostituiscono alle classi sociali più popolari, impeden- dogli di fatto di crescere ulteriormente, vista la progressiva inaccessibilità al quartiere. La dimensione dei costi abitativi, inoltre, è direttamente colle- gata alla modalità di occupazione degli alloggi e, in questo caso, all’insicurezza del titolo di godimento.

Questo significa che i casi di deprivazione abitativa sono determinati dalle condizioni di occupazione delle case. Ad esempio sono molto diffuse le occupazioni senza titolo o tramite finti contratti di locazione o con cano- ni in nero. Tutte queste modalità sono considerate illegittime e chiariscono la relazione tra la disponibilità economica dei nuclei e la condizione di proprietari o affittuari. A differenza di un nucleo proprietario, lo studente universitario in precarie condizioni economiche può affittare una stanza in nero, ma non può rivalersi di un contratto in caso di condizioni di degrado strutturale e non può rivendicare alcun tipo di diritto abitativo.

Questa condizione rientra nella normalità che costringe gli abitanti che vogliono rimanere nel quartiere ad accettare clausole non convenienti. In questa cornice si inserisce l’iniziativa nata dal basso dello sportello abitati- vo presso il centro sociale di quartiere, ma anche l’attività della parrocchia e quella di altre associazioni. Emerge qui la dimensione di home e dell’abitare i luoghi dove si svolge la vita quotidiana, che parte proprio dal- le difficoltà di accesso ad abitazioni ampie, e a prezzi sostenibili.

[..] Spesso i casi erano mandati direttamente dal Comitato ed erano tante famiglie del quartiere, sia italiane sia straniere. I primi erano famiglie i cui genitori avevano perso il lavoro e quindi non riuscivano a far fronte alle spese. (I11 - membro spor- tello abitativo del quartiere)

In sintesi, quindi, le trasformazioni strutturali influenzano quelle di per- cezione e identità. E sebbene il quartiere sembri essere ancora in una fase di transizione, la vecchia composizione degli abitanti si riconosce in quella nuova, più giovane a partire dalla consapevolezza delle opportunità e vin- coli delle condizioni abitative.

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Conclusioni

L’articolo ha indagato le trasformazioni sociali e abitative avvenute dagli anni ‘80 ad oggi nel quartiere Vanchiglia della città di Torino. In particolare è stato evidenziato e discusso il livello di omogeneità della composizione so- ciale e delle condizioni abitative, considerando come catalizzatori la presenza del nuovo campus universitario, i luoghi identitari e le scelte residenziali adottate dai residenti. Quest’ultime hanno condizionato la dimensione di ho- me e dell’abitare, intesa come l’insieme di azioni instaurate con i luoghi dove si svolge la vita quotidiana. All’interno di questa dimensione si è visto come a diversi abitanti del quartiere, corrispondano proposte e iniziative sociali in grado di creare reti di solidarietà e appartenenza tra residenti e fruitori del quartiere. Le testimonianze segnalano sia l’importanza della proposta com- merciale con la logica di alimentare l’economia notturna sia la presenza di spazi identitari, nati spontaneamente.

Su questo aspetto sarebbe auspicabile la costruzione di una progettualità sul quartiere, inteso come spazio metropolitano e di per sé dispersivo. Consi- derando il mutamento del quartiere come un processo spontaneo e non rego- lato dalle istituzioni pubbliche o private, l’obiettivo di eventuali politiche o di azioni nate dal basso dovrebbe essere quello di contrastare sia le difficoltà degli abitanti a riconoscersi tra di loro, nonché le logiche economiche e fi- nanziarie che depotenziano l’investimento degli abitanti nelle relazioni socia- li e umane.

Le analisi segnalano l’eterogeneità delle condizioni strutturali degli allog- gi e degli edifici, giudicate sommariamente positive, a parte alcuni casi di scarsa qualità abitativa e, inoltre, mostrano la distribuzione dei servizi sul ter- ritorio. Tuttavia è emerso come molti nuclei appartenenti a diversi gruppi so- ciali siano in difficoltà a sostenere le spese abitative e si ritrovino in precarie modalità di occupazione delle proprie case. Questa vulnerabilità è il segnale di come di tutto il quartiere abbia risentito dell’effetto urbano dovuto alla presenza del campus universitario.

In conclusione, quindi, da questo scenario emerge come le trasformazioni demografiche si riflettano sulle condizioni abitative e viceversa: un paralleli- smo che conferma l’eterogeneità del quartiere in entrambe le dimensioni. Se le trasformazioni demografiche ed economiche hanno modificato le condi- zioni abitative nei quartieri, allora potrebbe essere oggetto di analisi future il tema dell’economia della rendita, ovvero quel frammento di mercato degli affitti brevi tramite piattaforme di intermediazione immobiliare che irrigidi- sce l’offerta di alloggi in affitto sul mercato residenziale, producendo disu- guaglianze.

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