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Assia, Daria e Zenaide: tre donne Russe dal cuore romano

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Academic year: 2022

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Assia, Daria e Zenaide: tre donne Russe dal cuore romano

Buonasera, sono qui questa sera, invitata dagli amici della grafica, per raccontarvi una storia. Una bellissima storia tutta al femminile che ha riempito la mia vita sin da quando ero bambina: la storia di mia nonna Assia, di sua sorella Daria e della loro prozia Zenaide Volkonskij.

E come tutte le storie che si rispettino comincerò con un bel: c’era una volta….

C’era una volta una famiglia aristocratica russa costretta ad abbandonare il proprio paese a causa della Rivoluzione d’ottobre che nel 1917 cambiò per sempre la loro vita.

Non è la prima e purtroppo nemmeno l’ultima storia di questo tipo: tragiche migrazioni di intere popolazioni da un paese all’altro sono sempre esistite, questa di cui vi voglio parlare stasera però mi è particolarmente cara perché ha coinvolto la mia famiglia e nella fattispecie mia nonna Assia Busiri-Vici Olsufiev, madre di mia madre, famosa ritrattista arrivata in Italia da Mosca appena adolescente e che a Roma ha continuato la sua meravigliosa avventura terrena.

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2 Olga e Vassilij Olsufiev nella loro casa di Mosca – 1910 ca.

Suo padre, qui fotografato con la moglie nella loro casa di Mosca, è il conte Vassilij Alekseevič Olsufiev, colonnello della guardia imperiale dello zar, sua madre Olga Šulalova è figlia dell’ambasciatore russo in Germania. Queste due famiglie, gli Olsufiev e gli Šulalov fanno parte di quell’alta aristocrazia russa che vive tra Mosca e San Pietroburgo e che, quando non ricoprono cariche importanti, passano il tempo nelle loro tenute di campagna, oppure viaggiando o dilettandosi a studiare l’arte e le letterature europee, prima tra tutte quella italiana.

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3 Bozzetto preparatorio del ritratto di Ivan Ivanovich Suvalov – 1776

Fondatore dell’Università di Mosca e dell’Accademia delle belle arti di San Pietroburgo.

Un suo prozio, giusto per dirvene una, Ivan Ivanovič Šuvalov, fonda intorno alla metà del ‘700 l’Università di Mosca e l’Accademia delle belle arti di San Pietroburgo, grazie all’appoggio della sua regale amante, l’imperatrice Elisabetta, figlia dello zar Pietro il Grande e poi in occidente compra per Caterina la Grande i quadri del primo nucleo del museo dell’Ermitage.

Anche Lev Tolstoj è imparentato con gli Olsufiev ed è molto probabile che il celebre scrittore abbia descritto il bel Vronski di Anna Karenina prendendo a modello proprio uno di loro.

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4 Il palazzo degli Olsufiev a Mosca sulla via Povarskaja. Casa dello scrittore in epoca sovietica.

Oggi sede di uno dei migliori ristoranti di Mosca.

Vivono tra Mosca, in uno dei più bei palazzi della via Povarskaj qui fotografato, la strada dei palazzi nobili, in quella che poi in epoca sovietica è diventata la casa dello scrittore, ancor oggi uno dei luoghi più accoglienti a Mosca per avere una buona cena, del caviale, blinij e pollo alla Kiev insuperabile…

L’usadba degli Olsufiev di Ershovo vicino Mosca, ai nostri giorni

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5 La loro usadba Ershovo, eccone una fotografia recente, la loro tenuta di campagna vicino Mosca, e infine l’Italia, a Firenze, dove ben prima della rivoluzione possiedono già un palazzo e un’azienda agricola in Chianti.

Marija Suvalova, nonna materna di Assia e Daria – 1880 ca.

“En souvenir de mes perles”

La nonna materna di Assia, qui fotografata in ricordo delle sue perle, Marija Suvalova, è la nipote dello zar Alessandro I, da un ramo, diciamo così, non proprio ufficiale!

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6 Alexandra Olsufieva, nonna paterna di Assia e Daria – S.Pietroburgo, 1903

Da : Album du bal costumé au palais d’hivers – St. Pètersbourg, 1904. VII ed.

Mentre quella paterna, Alexandra Olsufieva, qui fotografata in occasione dell’ultimo ballo in maschera dello zar a palazzo d’inverno nel 1903, è dama di compagnia della sorella dell’imperatrice. Per sua fortuna quando nel luglio del 18 i bolscevichi uccidono negli Urali tutta la famiglia imperiale lei non è più con i Romanov ma già lontana in Caucaso, con il resto della famiglia Olsufiev.

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7 I fratelli Olsufiev appena arrivati in Italia. Firenze, 1920 ca.

Da sin.: Alexej, Olly, Daria, Mashik e Assia

Ed è proprio in Caucaso che continua la mia storia, a Kislovodsk, una stazioncina termale circondata dalle montagne più alte d’Europa. E’ qui che i piccoli Olsufiev, eccoli fotografati, vivono per quasi due anni in attesa di sapere quale sia la loro sorte e quella della Russia, mentre il padre combatte volontario con l’armata bianca sperando di riconquistare il potere. Rimangono lì sino al giorno in cui capiscono che non c’è più nulla da sperare e scappano appena in tempo: il giorno seguente i bolscevichi entrano in città e uccidono tutti gli aristocratici rimasti. La leggenda familiare narra che in quei 4 mesi di fuga gli Olsufiev vengono salvati dai contadini russi che li nascondono ai bolscevichi convinti che così facendo stanno salvando la famiglia imperiale. La composizione della famiglia è la stessa: padre, madre, quattro femmine e un maschietto, Alexej che ha lo stesso nome dello zarevič.

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8 I fratelli Olsufiev, Firenze, 1925 ca. Da sin.: Olly, Assia, Daria, Mashik e in basso Alexej

Arrivati dopo mille peripezie sulle coste del mar Nero, riescono a raggiungere Costantinopoli e poi finalmente ad arrivare a Firenze, nel marzo del ’19. Eccoli qui in una fotografia di pochi anni dopo già installati a Firenze.

La storia continua in Italia, ed è davvero tutta al femminile: il padre Vassilij muore quasi subito e anche il piccolo Alexej, scompare combattendo come ufficiale della marina italiana durante la Seconda guerra mondiale a nemmeno trent’anni. Olga, la madre, muore pochi mesi prima.

Restano le quattro sorelle, tutte donne molto speciali: Assia, Daria, Mashik e Olly, la storia di ognuna di loro merita un romanzo. Pittrici, scrittrici, interpreti, traduttrici. Tutte loro hanno lasciato un segno oltre a una folta discendenza.

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9 Assia Olsufiev ritratta da Ghitta Carell. Firenze, 1927

Stasera vi parlerò soltanto di Assia, qui fotografata dalla celebre fotografa Ghitta Carell,

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10 e di Daria, qui ritratta da Assia a carboncino e matita.

Daria ritratta a carboncino e matita da Assia nel 1955.

Da: Cara, carissima zia Assia… Artena, Palazzo Borghese, 3-11 giugno 1989

perché delle quattro furono le due che vissero a Roma con i loro mariti italiani e anche perché la loro vita si intreccia in modo straordinario con quella di un’altra celebre donna russa vissuta a Roma prima di loro: Zenaide Volkonskij.

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11 Eccole qui appena sposate. Prima Daria in una fotografia poco dopo il suo matrimonio con Don Valerio dei Principi Borghese, fotografata sempre da Ghitta Carell

Daria Borghese ritratta da Ghitta Carell nel ’35.

Le carnet Mondain. Roma, Maggio 1935-XIII

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12 E poi Assia, il giorno del suo matrimonio con l’Architetto Andrea Busiri Vici

Il matrimonio di Assia e Andrea Busiri-Vici.

Firenze, 1928 - Santa Maria Novella

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13 Sono belle, intelligenti, colte, ma anche esuli e povere, almeno rispetto alla loro ricchezza passata.

La loro esistenza, che si prospettava idilliaca alla nascita ha preso una piega inaspettata e difficilissima ma è proprio grazie a tutte queste difficoltà che trovano la forza per reagire e non perdersi mai d’animo, neppure nei momenti più difficili, cercando conforto nella fede e nelle sue manifestazioni artistiche e letterarie.

Ma torniamo ad Assia mia nonna, la pittrice. Ricordo che un giorno, da ragazza, saranno stati gli anni 80, mi ritrovai come spesso accadeva nella sua casa al centro di Roma in via Giulia.

ASSIA BUSIRI-VICI OLSUFIEV – 1975 Acquarello

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14 Rivedo la camera da pranzo: accanto alla finestra c’è un acquarello che mi piace particolarmente, sia per la grazia della giovane donna ritratta di tre quarti che per la finezza del tratto dell’artista che l’ha immortalata.

«Chi è la donna del dipinto?» le chiedo. «Ma cara, possibile che tu non lo sappia? È Zenaide Volkonskij, una mia prozia che visse a Roma nella prima metà dell’Ottocento. Era così eccezionale che ho voluto omaggiala facendole un ritratto.»

La guardo perplessa, come può averla ritratta se è vissuta più di un secolo prima di noi?

Così lei mi spiega che si è ispirata a due dipinti per crearne un terzo, prendendo qualcosa da ognuno di essi: da Louis de Berger, che la ritrasse nel 1828, ha tenuto l’acconciatura, mentre l’abbigliamento è quello che indossava con Fëdor Bruni qualche anno prima. Mi mostra le fotografie dei due ritratti e decido che quello più bello è il suo. Lascio ad ognuno di voi di

giudicare…

La lontana parentela e la storia dei tre ritratti mi incuriosiscono, così le chiedo di dirmi di più di lei. A quel punto mia nonna tira fuori da un cassetto un libro dal titolo che mi è familiare: Gogol a Roma.

LOUIS DE BERGER – 1828 Olio su tela

FIODOR BRUNI – 1825 Olio su tela ASSIA OLSUFIEV – 1970

Acquarello

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15 Eccone qui la copertina.

Copertina del libro Gogol a Roma di Daria Borghese Olsufiev Sansoni Ed. Firenze, 1957

Si tratta di uno studio approfondito sulla permanenza a Roma del celebre scrittore russo, grande amico di Zenaide, e l’autrice, scopro con stupore, è proprio mia zia Daria.

Leggendo il libro apprendo tante cose sulla nostra prozia: Zenaide è nata a fine Settecento, da una famiglia dei più alti ranghi dell’aristocrazia russa.

Appassionata scrittrice e musicista, suona il piano e l’arpa divinamente, ma è la sua voce a renderla incomparabile a detta di tutti.

Damigella d’onore della zarina, sposa giovanissima il principe Nikita Volkonskij, aiutante di campo dello zar Alessandro I, e lo segue nei suoi spostamenti militari durante le guerre napoleoniche e poi al Congresso di Vienna, facendosi notare per i suoi talenti artistici in ogni occasione. Lo zar è

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16 tra i suoi ammiratori più assidui e molto probabilmente anche suo amante.

Dal 1824 il suo salotto moscovita gioca un ruolo fondamentale in quella che viene definita l’età d’oro della letteratura russa. La sua bellezza, il talento e il legame con l’Italia la rendono irresistibile agli occhi degli artisti russi più celebri del tempo. Alexandr Puškin la definsce Zarina delle muse e di beltà.

Nel 1829 però lascia Mosca e si stabilisce a Roma in una sorta di esilio volontario: forse per via del cognato decabrista (Sono così chiamati gli ufficiali della guardia imperiale russa che nel dicembre del 1825 presero parte alla rivolta contro il regime zarista a seguito della quale vengono esiliati in Siberia) o perché era già nell’aria la sua futura conversione al cattolicesimo o infine per seguire il conte Miniato Ricci, altro suo amante, italiano questa volta.

Prospetto della Fontana di Trevi. Artista italiano sec. metà del Settecento. Galleria Paolo Antonacci, Roma.

mm 860 x 1140

Nel libro di Daria scopro anche che la casa romana della Volkonskaja è a Palazzo Poli, addossata a fontana di Trevi, di cui qui potete ammirare il prospetto realizzato da un artista italiano della seconda metà del Settecento.

Questo luogo diviene dal 1830 il ritrovo di viaggiatori, artisti, letterati italiani e stranieri e di tutta la colonia russa del tempo, esattamente come un tempo era stata quella moscovita. Nelle meravigliose sale del suo appartamento si rappresentano spesso opere, tableaux vivants, balli in maschera e ogni spettacolo è curato con gusto squisito. La principessa non si limita a organizzare

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17 serate di beneficenza e allestire opere liriche o teatrali: gli amici sanno di poter contare sul suo pragmatismo e la sua fitta rete di conoscenze.

Donna dalla spiccata personalità, oltre ai tanti talenti, è nota infatti per le sue opere filantropiche e di mecenatismo. Lo charme, la sincerità e la naturale empatia per le persone in difficoltà la rendono amata da tutti, esattamente come poi accade a Assia e Daria.

Villa Volkonskij a Roma, tra San Giovanni e Porta Maggiore, oggi sede dell’Ambasciata inglese.

E’ quella la sua residenza invernale, mentre trascorre l'estate a Villa Volkonskij, oggi sede dell’ambasciata inglese, tra San Giovanni in Laterano e Porta Maggiore, all’epoca in aperta campagna. Nessun artista di passaggio da Roma, tappa obbligata del Grand tour, può perdersi una visita alla principessa russa che ha scelto la città eterna come patria d’adozione.

Sempre leggendo il libro apprendo che a Palazzo Poli abitava anche Giuseppe Gioacchino Belli. Il Belli e la Volkonskaja abitano dunque uno accanto all’altra e si conoscono molto bene, lui le dedica addirittura due dei suoi celebri sonetti romaneschi e di certo non è indifferente alle grazie della nobildonna russa, che deve sembrargli inaccessibile, e proprio per questo ancora più desiderabile.

Belli conosce quasi certamente il celebre scrittore Nikolaj V. Gogol proprio dalla Volkonskaja.

Infatti il 14 febbraio del 1841 legge nelle sale di Palazzo Poli la sua opera teatrale Revisor (L’ispettore generale) a tutti i russi presenti a Roma in quel tempo.

Scrive a Roma Le anime morte, la sua opera più famosa, molto probabilmente proprio all’ombra degli archi dell’acquedotto neroniano di villa Volkonskij.

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18 Se a Mosca ciò che aveva caratterizzato Zenaide era stata la sua passione per l’Italia e gli italiani, a Roma si spende per realizzare il suo più gran desiderio: far conoscere in terra straniera la cultura russa e creare un ponte tra il suo paese e l’Europa, in particolare l’Italia.

Molti altri artisti russi frequentano i suoi salotti i pittori Ivanov, Brjullov, Čšcedrin, solo per citare i più famosi; gli scrittori Žukovskij, Baryatinskij, Venevitinov e il musicista Glinka.

Tra i francesi sono di casa Stendhal, che di lei dice che canta ‘come un angelo’ il pittore neoclassico Ingres è più volte suo ospite, Victor Hugo e molto probabilmente anche Alexandre Dumas, se è vero che palazzo Poli, con l’adiacente fontana di Trevi, viene descritto nella scena del carnevale romano de Il conte di Montecristo.

Anche Walter Scott e il celebre poeta polacco Adam Mickiewič frequentano i suoi salotti, mentre Goethe ha una fitta corrispondenza con la principessa, che va addirittura in Germania a rendergli omaggio poco prima della sua morte.

Ci sono poi gli amici italiani di Zenaide: Canova, Roesler Franz, e Camuccini, i musicisti Donizetti e Rossini, la cui Aria della serva nell’ultimo atto del Barbiere di Siviglia sembra tragga ispirazione proprio da una cantata popolare russa, conosciuta grazie alla voce di Zenaide.

Dopo il 1840 i suoi interessi cambiarono, a seguito della sua conversione al cattolicesimo: sostiene e incoraggia i fondatori della Società Orientale, che sperano in una futura riunificazione delle tre chiese: ortodossa, protestante e cattolica romana.

La confidenza con papa Pio IX, a cui spesso invia lunghe lettere, la portano a intercedere in prima persona presso la Santa Sede per le cause che le stanno più a cuore. Gioca un ruolo di primo piano nella fondazione di varie congregazioni e infine diviene terziaria francescana, esattamente come un secolo più tardi farà anche Assia, dopo essersi anche lei convertita.

L’inverno del 1862 è particolarmente rigido a Roma. Rientrando a casa una sera, Zenaide vede una mendicante tutta intirizzita, accovacciata dinanzi a un portone. Le si avvicina e si sfila il caldo mantello, altri dicono la sottogonna, con cui avvolge la poveretta prima di proseguire per la sua strada. Si ammala la sera stessa e il 5 febbraio muore.

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19 Lapide dei Volkonskij nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Roma,

di fronte a Fontana di Trevi

Viene sepolta nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio davanti a Fontana di Trevi. E nonostante in seguito le sue spoglie siano probabilmente traslate altrove, la grande lastra di marmo nella prima cappella a destra della chiesa è sempre lì, a eterna memoria della principessa russa e del suo grande amore per Roma.

Targa in ricordo di Assia Busiri-Vici Olsufiev sul suo palazzo di via Giulia Angolo Vicolo Sugarelli a Roma

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20 Lo stesso si può dire della lapide posta a memoria di Assia, sul muro del suo palazzo in via giulia, il giorno della sua morte avvenuta il 6 marzo del 1989.

Medaglia d’oro conferita ai vincitori del premio Daria Borghese Opera di Alasia Borghese da un disegno di Assia BV Olsufiev

E della medaglia d’oro che qui vedete con il volto di profilo di Daria, la prima delle quattro sorelle che muore prematuramente, nel ‘63, in un incidente stradale. All’epoca le altre, insieme al marito appoggiarono con entusiasmo il progetto del gruppo dei romanisti d’istituire un premio artistico letterario in sua memoria che ogni anno viene attribuito all’opera su Roma di uno studioso straniero.

Termino la mia storia con queste ultime immagini, che mostrano la presenza ancor oggi vivissima a Roma delle tre donne russe di cui vi ho parlato stasera, fiera di essere della loro stirpe.

Adesso, se avete domande….

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