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7. RISULTATI 7.1

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Academic year: 2021

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7.

RISULTATI

7.1

L’interazione pesca - cetacei

Dalle informazioni bibliografiche, risulta evidente che le interazioni tra l’attività di pesca e i cetacei risalgono a tempi remoti e che possono essere di tre tipi:

• collaborativa, quando le due specie cooperano, più o meno volontariamente, nella cattura del pesce, traendone entrambe un chiaro vantaggio;

• dannosa per i cetacei, quando restano intrappolati nelle reti che il più delle volte ne causano la morte per annegamento;

• dannosa per i pescatori, quando i cetacei vanno a nutrirsi nelle reti da pesca, causando una riduzione delle catture e un danno alle attrezzature.

Ormai in Italia non è purtroppo più possibile vedere pescatori e delfini cooperare insieme, probabilmente sia perché il delfino comune (la specie che era coinvolta in questa associazione) è stato portato sull’orlo dell’estinzione, sia perché con l’ammodernamento delle tecniche e l’introduzione dello scandaglio per l’individuazione del pesce, compito che prima spettava al delfino, l’aiuto degli animali non serve più.

Il problema del bycatch, fortunatamente, è stato molto ridimensionato grazie alla legislazione della Comunità Europea che ha vietato l’utilizzo delle spadare e di tute le reti derivanti, quelle cioè che maggiormente danneggiavano la fauna marina, catturando, oltre a cetacei grandi e piccoli, anche squali, tartarughe marine e uccelli. Anche altri attrezzi da pesca possono risultare pericolosi per i cetacei, per questo motivo il problema verrà qui affrontato, basandosi sull’analisi degli individui che vengono ritrovati spiaggiati.

Quella che è diventata la principale interazione, la predazione dei delfini nelle reti dei pescatori, è anche il fenomeno su cui il mio studio si è concentrato, andando a verificarne l’importanza nelle acque dell’Arcipelago Toscano.

7.1.1

Analisi dei questionari

Il primo passo per cercare di comprendere il fenomeno della depredation, è stato quello di sottoporre i pescatori a un’intervista (vedi appendice 5: Questionario pescatori).

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La prima domanda che ho posto, serviva a valutare quanto spesso pescatori e cetacei si incontrano in mare.

Figura 46: Il grafico mostra, separatamente per le tre tipologie di pesca e poi in totale, con quale frequenza vengono avvistati i cetacei (raramente: meno di 1 volta al mese; spesso: 1/2 volte a settimana; sempre: più di 2 volte a settimana).

Dalle risposte appare chiaro che gli avvistamenti sono piuttosto frequenti, infatti il 77% circa dei pescatori li vede spesso o addirittura sempre. Tra le tre tecniche ci sono però delle differenze, che dipendono dalle diverse caratteristiche della pesca e che spiegano il risultato. La pesca da posta comporta un ridotto numero di ore in mare, poiché, in genere, le reti vengono messe in opera, lasciate per qualche ora e in seguito recuperate. Tra l’operazione di cala e quella di salpa il pescatore rientra in porto. Ciononostante, le frequenze degli avvistamenti restano alte (solo il 32% avvista raramente).

La pesca con la lampara avviene di notte, quindi con ridotta visibilità: questo ci fa supporre che i delfini possano essere nei paraggi più spesso di quanto non sembri, restando nascosti nelle tenebre. Anche in questo caso però, le frequenze degli avvistamenti restano alte (66,67%).

Sicuramente sono i pescherecci a strascico ad effettuare il numero maggiore di avvistamenti, poiché trascorrono mediamente 13 ore in mare, di cui circa una decina con la luce del giorno e a volte i delfini li seguono per l’intera giornata. Per questi motivi le loro frequenze sono le più alte.

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Poi è stato chiesto loro in quale momento della giornata di lavoro effettuavano i maggiori avvistamenti; si è cercato di capire con questa domanda il motivo degli avvistamenti: se è l’attività di pesca ad attirarli, allora saranno visti soprattutto in fase di lavoro, se l’incontro è casuale o comunque non legato alla presenza di pesce, si vedranno più spesso in navigazione.

Figura 47: Il grafico mostra, separatamente per le tre tipologie di pesca e poi in totale, in quale momento effettuano il maggior numero di avvistamenti (in navigazione: nelle fasi di spostamento dal porto al luogo di pesca e viceversa o nello spostamento da un’area di pesca a un’altra; al lavoro: mentre calano, salpano o strascicano; sempre: uguale frequenza di avvistamenti durante la navigazione e durante il lavoro)

I risultati sono piuttosto diversi per i tre tipi di pesca, anche se comunque si nota come l’osservazione solo durante gli spostamenti dal porto al luogo di pesca o da un territorio a un altro, sono inferiori rispetto all’osservazione in fase di pesca o sia in pesca che in spostamento. Questo ci suggerisce che i delfini sono consapevoli di quali sono i pescherecci e li cercano con la speranza di un pasto facile. Probabilmente riescono a individuare alcune azioni delle operazioni di pesca e ad associarvi un richiamo (rafforzamento positivo): gli esemplari sono in grado di riconoscere probabilmente il rumore del salpatremaglio, o le vibrazioni che esso trasmette alla chiglia delle imbarcazioni, o il rumore del sacco che strascica sul fondo, ecc...

Chiedendo poi se la presenza dei delfini causa una diminuzione del pescato, è stato affrontato in modo diretto il problema della depredation.

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Figura 48: Il grafico mostra, separatamente per le tre tipologie di pesca e poi in totale, se, secondo i pescatori, c’è una riduzione del pescato a causa degli animali.

Ad esclusione della pesca a strascico che dichiara di pescare mediamente il 20% in più, soprattutto naselli, a fronte di un leggero calo nelle catture di cefalopodi, gli altri operatori lamentano un calo delle catture, in presenza dei Tursiopi, anche considerevole (mediamente del 45% con punte del 70%). La cause possono essere molteplici: prelievo di pesce, danneggiamento del pescato, allontanamento delle prede e danni che fanno fuggire i pesci e perdere tempo per le riparazioni.

Infine ho chiesto se gli animali danneggiavano gli attrezzi da pesca e con quale frequenza; in questo modo ho potuto stimare l’entità e la gravità dei danni diretti.

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Figura 49: Il grafico mostra, separatamente per le tre tipologie di pesca e poi in totale, se e in quale misura i Tursiopi danneggiano le reti da pesca.

Sebbene, anche in questo caso, ci sia una certa differenza tra le tre tipologie di pesca, soprattutto sull’entità dei danni, solo l’11,6% degli operatori dichiara di non subire la rottura delle reti. Questo problema è quindi tutt’altro che trascurabile.

La piccola pesca subisce danni gravi nel 50% dei casi e nell’altro 50% nessun danno o danni contenuti. Questi dati un po’ contrastanti, dipendono dal fatto che sotto il nome di pesca da posta, sono raggruppate varie tipologie di attrezzi, utilizzate in diversi periodi dell’anno e in diverse aree. Così se nel 100% dei casi hanno dichiarato che le reti da sogliole vengono completamente distrutte dai delfini, rendendo praticamente impraticabile questo tipo di pesca, nel caso delle palamite e dei tremagli i danni sono più ridotti o addirittura assenti. Anche i luoghi di pesca influenzano il risultato: le reti messe praticamente sottocosta, e quelle oltre i 100 m di profondità, non subiscono mai danni.

Nel caso della pesca a strascico, i danni si limitano per lo più a piccoli buchi, anche grazie alla particolare resistenza delle reti di nylon. Anche se il problema è ritenuto dai più del tutto trascurabile, la frequenza di tali eventi è, spesso, piuttosto elevata.

I pescatori delle lampare, nel 40% dei casi lamentano danni invalidanti, che possono richiedere molte ore di lavoro per le riparazioni. Se andiamo però a vedere con quale frequenza si verificano tali fenomeni, vediamo che mediamente si limitano a 3 volte in una stagione. Il problema denunciato da questi operatori però, non è legato ai danni, seppur presenti, ma alla

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dispersione dei pesci concentrati sotto le lampare, che impedisce così la conclusione della pesca.

È stato anche chiesto di individuare le specie più spesso avvistate e quelle che disturbano la pesca, mostrando disegni e foto. Volevamo in questo modo confermare una volta di più che la specie coinvolta è il Tursiope. Le risposte non sono apparse affidabili (alcuni hanno individuato nello Steno, una specie rarissima da avvistare e dal carattere assai schivo, l’incontro più frequente) e non sono perciò state prese in considerazione. È pur vero che i più hanno indicato, prima di vedere le immagini, il “ferone” come principale imputato, che corrisponde proprio al Tursiope.

7.1.2

Analisi delle schede di avvistamento

Per dare maggiore rilievo alle interviste e per verificare se le risposte erano confermate da dati concreti, sono state consegnate delle schede di avvistamento da compilare a ogni uscita in mare (vedi appendice 6: Scheda di avvistamento pescherecci). La collaborazione maggiore è venuta dalla pesca a strascico.

Per la pesca a circuizione con la lampara, i dati provengono da un’unica imbarcazione, la “Edda e Cesare”, che ha effettuato 49 uscite nel periodo 17 Maggio – 9 Settembre 2006, per un totale di 561,5 ore di navigazione (11,46 ore la durata media delle uscite). Il numero degli avvistamenti è stato abbastanza alto (in 18 occasioni, cioè il 37% delle volte) (Figura 50). I numeri confermano le risposte date dagli operatori durante le interviste e sottolineano l’elevato grado di interazione tra questo tipo di pesca e i delfini.

Figura 50: Il grafico mostra la percentuale di uscite con avvistamento e quelle senza avvistamento dell’imbarcazione a circuizione “Edda e Cesare”.

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Per la pesca a strascico, i dati provengono da 9 pescherecci di Castiglione della Pescaia e 4 di Piombino, per un totale di 807 uscite nel periodo 24 Luglio 2006 – 11 Aprile 2007, e 10.770 ore di navigazione (13,35 ore la durata media delle uscite). Il numero degli avvistamenti è stato alto (in 320 occasioni, cioè il 39,65% delle volte) (Figura 51). Anche in questo caso i numeri confermano le risposte alle interviste e sottolineano l’elevato grado di interazione tra questo tipo di pesca e i delfini.

Figura 51: Il grafico mostra la percentuale di uscite con avvistamento e quelle senza avvistamento delle imbarcazioni con reti a strascico.

Nelle schede di avvistamento che hanno compilato, era chiesto anche di indicare il peso del pescato, in questo modo ho potuto fare un confronto tra il pescato medio delle giornate in cui i delfini si trovavano nell’area di pesca, e quando no.

Per la pesca a circuizione con la lampara, il numero di dati disponibili è uguale a quelli precedenti della sola “Edda e Cesare”.

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Figura 52: Il grafico mostra il peso in Kg del pescato medio della “Edda e Cesare”, quando non venivano avvistati delfini, e quando invece erano presenti; (S.e.: entità dell’incertezza associata alla media).

Dal grafico emerge che, contrariamente a quanto affermato durante le interviste, quando nell’area sono presenti i delfini, il pescato medio è maggiore del 53,85%. È pur vero che il numero dei dati è scarso, come evidenziato anche dall’errore standard associato alle medie, ma il dato potrebbe comunque essere confermato da ricerche future.

Per la pesca a strascico, i dati provengono da 5 pescherecci di Castiglione della Pescaia e da 2 di Piombino, per un totale di 274 uscite di cui 131 senza avvistamenti e 143 con avvistamenti. Il numero inferiore di dati è dovuto al fatto che non tutti hanno voluto indicare il peso del pescato, per cui sono state prese solo le uscite di cui posseggo il peso dello sbarcato. Inoltre risultano essere di più le uscite con avvistamento di quelle senza, perchè alcuni operatori hanno indicato il peso delle catture solo quando c’era anche un avvistamento, oppure perché, come ho già detto, in alcuni casi non sono state indicate le uscite senza avvistamenti che ho poi inserito io durante l’analisi. Anche di queste uscite, ovviamente, non posseggo il peso dello sbarcato.

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Figura 53: Il grafico mostra il peso in Kg del pescato medio dello strascico di Castiglione della Pescaia e Piombino, quando non venivano avvistati delfini, e quando invece erano presenti; (S.e.: entità dell’incertezza associata alla media).

Anche questo grafico contraddice le risposte dei pescatori che avevano dichiarato un aumento del 20% delle catture. In realtà si registra un calo del 20,4%. In questo caso il numero di dati in mio possesso è maggiore, e infatti anche l’errore standard associato alle due medie è molto più basso, lasciando supporre che questi valori siano molto vicini alla media reale. Una spiegazione per il contrasto dati–risposte dei pescatori, può essere dovuto al fatto che l’aumento degli avvistamenti coincida con l’aumento delle prede associate al periodo, in relazione alla fluttuazione stagionale delle popolazioni delle specie bersaglio.

7.2

Risultati sul Tursiope

Durante le 161,62 ore di monitoraggio, prevalentemente costiero, è stata avvistata un’unica specie, il Tursiope. Unica eccezione, l’avvistamento di una balenottera, in prossimità dell’Isola di Montecristo, su un fondale di 290 m.

Le frequenze di avvistamento appaiono molto alte, suggerendo che l’area ha delle caratteristiche che la rendono particolarmente idonea al mantenimento delle popolazioni di Tursiopi.

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Figura 54: il grafico mostra la percentuale di uscite con avvistamento e quelle senza avvistamento nelle aree Punta Ala e Elba; le uscite nell’area Follonica sono state solamente due e senza avvistamento, per questo non sono state messe in grafico.

Figura 55: il grafico mostra la percentuale di uscite con avvistamento e quelle senza avvistamento nelle aree Punta Ala, Elba e Follonica.

I gruppi dell’area Punta Ala, sono composti mediamente da 10,7 individui e in 6 avvistamenti su 9 (il 66,66% delle volte) erano presenti dei cuccioli. I gruppi con i piccoli sono di solito costituiti da 15,6 individui, mentre in gruppi dove i cuccioli non ci sono da 5. Dei 97 esemplari osservati, ne sono stati fotoidentificati 41; di questi, 7 sono stati riavvistati, sempre all’interno dell’area PA; gli esemplari PA18 e 14 invece, sono stati ravvistati 2 volte e quest’ultimo una volta si trovava in E4.

La dimensione media dei gruppi dell’area Elba invece, è di 7,8 individui e in 9 avvistamenti (nel 42,86% dei casi) erano presenti dei piccoli. I gruppi con i piccoli sono mediamente costituiti da 11 individui, mentre i gruppi dove non ci sono piccoli sono composti da 5,3 individui. Dei 172 esemplari osservati, 71 sono stati fotoidentificati; di questi, 27 sono stati riavvistati almeno una volta. La femmina E17 è stata vista ben 5 volte e l’individuo E1 in una occasione è stato osservato nell’area PA2.

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La profondità media degli avvistamenti è stata di 83 m nell’area Punta Ala e di 90,94 m nell’area Elba, in linea con le profondità attese per questa specie costiera.

Durante ogni uscita, tra i dati che venivano raccolti, c’era anche la presenza di reti o pescherecci al momento dell’avvistamento. Dei 30 avvistamenti di Tursiopi, la metà sono stati effettuati in presenza di reti o pescherecci (vedi appendice 11: Cartina avvistamenti in Arcipelago):

• 9 in presenza di pescherecci a strascico; • 4 in presenza di reti da posta;

• 2 in presenza di reti da posta e pescherecci a strascico.

7.3

Analisi degli spiaggiamenti

Con il termine spiaggiato ci riferiamo ad un mammifero marino che viene ritrovato vivo o morto ai margini dell’ambiente marino, sia galleggiante vicino alla riva, sia arenato su una costa di qualsiasi tipo (Dierauf, 1990).

Questa analisi è stata fatta con un duplice intento: dimostrare che la specie più spesso coinvolta nelle interazioni con la pesca è il Tursiope, e verificare se il problema del bycatch esiste in Toscana oppure no.

Dei 290 individui spiaggiati lungo le coste toscane dal 1987 al 2006, il 46,9% sono Stenelle, il 22,7% sono Tursiopi, il 15,52% sono indeterminati e il restante 14,88% è rappresentato da tutte le altre specie mediterranee più un individuo di Kogia simus.

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Le specie quindi che spiaggiano più di frequente sono la Stenella (136 individui) e il Tursiope (64 individui). La percentuale di individui spiaggiati a causa della pesca però, è maggiore per il Tursiope, suggerendo che è proprio questa specie ad interagire più spesso con questa attività umana. specie % spiaggiati pesca % spiaggiati altre cause % spiaggiati causa ignota Balaenoptera physalus 0,00% 45,45% 54,55% Balaenoptera acutorostrata 0,00% 0,00% 100,00% Physeter macrocephalus 0,00% 0,00% 100,00% Delphinus delphis 0,00% 14,30% 85,70% Globicephala melas 0,00% 0,00% 100,00% Grampus griseus 18,18% 36,37% 45,45% Stenella coeruleoalba 12,50% 8,09% 79,41% Steno bredanensis 0,00% 0,00% 0,00% Tursiops truncatus 21,88% 3,12% 75,00% Ziphius cavirostris 25,00% 0,00% 75,00% indeterminato 6,67% 0,00% 93,33% Kogia simus 0,00% 0,00% 100,00%

Tabella 4: Cause di morte percentuali suddivise per specie tra gli spiaggiati del periodo 1987 – 2006 in Toscana.

Per quanto riguarda invece il problema del bycatch, ho potuto constatare che non è ancora una faccenda risolta: dei 3.324 cetacei spiaggiati dal 1987 al 2005 in tutta Italia, il 21% (697 individui) sono imputabili all’attività di pesca. Nel complesso si ha un trend negativo, ma comunque la percentuale si attesta intorno al 20%.

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Figura 57: Il grafico mostra l’andamento percentuale degli spiaggiamenti per pesca in Italia nel periodo 1987 – 2005

Le specie che risultano più colpite sono la Stenella (47,06% degli spiaggiati per pesca), il Tursiope (13,63%) e il Capodoglio (10,33%).

Figura 58: Il grafico mostra il numero di individui spiaggiati in Italia a cause delle attività di pesca nel periodo 1987 – 2005 suddivisi per specie.

L’elevato numero di Capodogli e Stenelle è legato soprattutto all’utilizzo delle spadare: queste due specie erano infatti le più colpite, sia per l’area in cui operavano le reti (motivo principale del ridotto numero di Tursiopi coinvolti in incidenti), sia perché sono numericamente abbondanti, al contrario di altre specie. Se le spadare hanno fatto poche vittime tra i Tursiopi, significa che ci sono altre reti che ne possono causare la morte e quindi per questa specie il problema non è risolto.

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Tra gli individui spiaggiati per pesca, 38 (il 5,45%) sono stati uccisi volontariamente, senza contare quelli che sono stati ritrovati privi di filetto dorsale, che tipicamente è utilizzato per fare il musciame, perché non possiamo sapere se è stata una uccisione volontaria o hanno approfittato di una morte accidentale.

data specie numero

individui causa della morte 19-ott-86 Tursiops truncatus 1 ferite da arma da fuoco 01-apr-87 Grampus griseus 1 ferite da arma da fuoco 07-apr-87 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arma da fuoco 07-mag-87 Stenella coeruleoalba 1 ferita da fiocina

18-mag-87 indeterminato 1 foro sulla coda

5-ago-87 indeterminato 1 ferita da fiocina

9-ago-87 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arpione sulla mascella inferiore 17-dic-87 Tursiops truncatus 1 ferita da arpione

15-mag-88 Tursiops truncatus 1 ucciso da pescatori

17-lug-88 indeterminato 1 ferita da arpione

20-feb-89 Stenella coeruleoalba 1 privo dell’occhio destro probabilmente per arpione

4-mar-89 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arma da fuoco 13-mar-89 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arma da fuoco

24-mag-89 indeterminato 1 fori di 4 - 5 mm

27-mag-89 Physeter macrocephalus 1 ferite da arma da fuoco 6-giu-89 Stenella coeruleoalba 1 buchi forse da arma da fuoco

26-giu-89 indeterminato 1 ferita da fiocina

4-ott-89 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arma da fuoco 23-feb-90 Grampus griseus 1 ferite da arma da fuoco 5-gen-91 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arma da fuoco 13-gen-91 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arpione

27-feb-92 Tursiops truncatus 1 ferita da arma da fuoco 22-mar-92 Tursiops truncatus 1 ferita da arma da fuoco

20-lug-92 Stenella coeruleoalba 1 cicatrice da arpione accanto allo sfiatatoio 25-feb-93 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arma da fuoco

25-apr-93 Delphinus delphis 1 ferita da arma da fuoco 18-ago-93 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arpione 20-ago-93 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arma da fuoco

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14-apr-94 Grampus griseus 2 ferita da arma da fuoco 11-giu-94 Tursiops truncatus 1 ferita da arma da fuoco 6-dic-94 Tursiops truncatus 1 ferita da arma da fuoco 28-giu-96 Tursiops truncatus 1 ferita da arma da fuoco 10-set-02 Tursiops truncatus 1 ferite da arma da fuoco 22-lug-04 Stenella coeruleoalba 2 ferita da arma appuntita 13-apr-05 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arma da fuoco 26-giu-05 Stenella coeruleoalba 1 ferita da arma appuntita

9-lug-05 Stenella coeruleoalba 1 ferite da arpione Tabella 5: Individui spiaggiati dal 1987 al 2005 per ferimento volontario.

Focalizzando l’attenzione sugli animali spiaggiati in Toscana, vediamo che rappresentano l’8,66% degli spiaggiati in Italia, e che la percentuale degli spiaggiati pesca (12,76%) è più bassa rispetto a quella nazionale che era del 21% circa.

Figura 59: Il grafico mostra il numero di individui spiaggiati in Toscana a cause delle attività di pesca nel periodo 1987 - 2006

Se confrontiamo poi gli spiaggiamenti avvenuti per l’interazione con la pesca (o i pescatori), con le altre cause note (incidenti con imbarcazioni, malattie, predazione), appare evidente come ancora oggi, in Toscana, sia questa la principale causa di spiaggiamento per un cetaceo.

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Figura

Figura  46:  Il  grafico  mostra,  separatamente  per  le  tre  tipologie  di  pesca  e  poi  in  totale,  con  quale  frequenza  vengono avvistati i cetacei (raramente: meno di 1 volta al mese; spesso: 1/2 volte a settimana; sempre: più di 2  volte a sett
Figura  47:  Il  grafico  mostra,  separatamente  per  le  tre  tipologie  di  pesca  e  poi  in  totale,  in  quale  momento  effettuano  il  maggior  numero  di  avvistamenti  (in  navigazione:  nelle  fasi  di  spostamento  dal  porto  al  luogo  di  pe
Figura 48: Il grafico mostra, separatamente per le tre tipologie di pesca e poi in totale, se, secondo i pescatori, c’è  una riduzione del pescato a causa degli animali.
Figura  49: Il  grafico  mostra, separatamente  per le tre  tipologie  di  pesca e poi  in  totale, se e in  quale  misura  i  Tursiopi danneggiano le reti da pesca.
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