PREMESSA GENERALE 8
Premessa generale
Oggetto specico di questo lavoro di tesi è la codica testuale di fonti diplomati-stiche, già criticamente edite, rappresentate dalle carte dell'archivio arcivescovile di Pisa relative al fondo arcivescovile (secoli VIII-XI)1, mediante l'applicazione di
un linguaggio di marcatura.
Le tecnologie informatiche orono infatti la possibilità di sperimentare percorsi di esplorazione delle fonti dicilmente raggiungibili con gli strumenti tradizionali, sia per la quantità di dati che esso è in grado di memorizzare ed elaborare, sia per la possibilità di vericare con velocità le connessioni tra i dati2.
Nell'ambito della ricerca storica, attraverso il trattamento digitale delle fonti tradizionali, è possibile trarre vantaggio dalle potenzialità del computer. Il docu-mento digitale però, sia esso risultato di rappresentazioni di fonti storiche tradi-zionali, sia esso nativamente elettronico (prodotto di archivi correnti, destinato a diventare futura fonte), con le sue caratteristiche di immaterialità, dinamicità e fragilità (dovuta all'obsolescenza hardware e software), pone problemi metodolo-gici e epistemolometodolo-gici su cui storici e specialisti della documentazione sono invitati a riettere attentamente.
Non solo chi consulta, ma anche chi produce fonti digitali attraverso procedure di codica di fonti storiche tradizionali, non può non confrontarsi con il corpus di
1Carte dell'archivio arcivescovile di Pisa: fondo arcivescovile (720-1100), cur. A.Ghignoli, Pisa 2006, d'ora in poi abbreviato con AAP.
2S.Vitali, Passato digitale: le fonti dello storico nell'era del computer, Milano 2004, p.64.
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principi e metodologia di critica delle testimonianze. La codica si congura come atto interpretativo3 della fonte ed è dunque un passaggio quanto mai delicato.
Con più di tre secoli di tradizione disciplinare alle spalle, la diplomatica ha ssato e delimitato non solo l'oggetto del suo studio, ma anche i suoi strumenti concettuali e la sua metodologia critica4: chi lavora mediante codica su fonti
criticamente edite dovrebbe poter vantare un controllo astratto del proprio ma-teriale di lavoro che ben si concilierebbe con le astrazioni richieste dalla scienza informatica.
Le stesse potenzialità della rete e dei linguaggi digitali consiglierebbero inol-tre di lavorare con sistematicità sulle fonti e questa condizione sembra essere soddisfatta, dato che l'archivio arcivescovile insiste su un'area di tradizione do-cumentaria e giuridica omogenea. Infatti il confronto di variabili non può essere fatto se i dati non sono molto numerosi o presentano lacune5.
La scelta del linguaggio di rappresentazione per le fonti diplomatistiche oggetto di questo lavoro è ricaduta sul linguaggio dichiarativo di marcatura XML che attualmente rappresenta lo strumento di codica testuale più idoneo per una serie di motivi che verranno in seguito approfonditi. Per ora ci limitiamo a dire che, essendo XML del tutto indipendente dal sistema operativo, dalle applicazioni e dall'architettura hardware utilizzati, a buon diritto si annovera tra i formati che possono fronteggiare l'obsolescenza tecnologica.
Un documento con marcatura XML contiene testo intercalato con una varietà di marcatori. La tipologia di questi marcatori necessari a eettuare la codica del testo e le regole della loro combinazione sono denite all'interno di una Docu-ment Type Denition (DTD), che in pratica costituisce una sorta di grammatica associata a una specica classe di documenti.
Per i documenti del fondo arcivescovile è stata realizzata una DTD improntata
3D.Fiormonte, Il documento immateriale, <http://lastoria.unipv.it/dossier/ormonte.htm>, sito vistato il 15 ottobre 2007.
4M.Ansani, Diplomatica (e diplomatisti) nell'arena digitale,
<http://scrineum.unipv.it/biblioteca/ansani.htm>, sito visitato il 15 ottobre 2007.
5E, per di più, in seguito ad una selezione spesso casuale i dati ci sono pervenuti solo in parte rispetto al numero totale dei documenti redatti, e in proporzione diversa secondo luoghi e le istituzioni.: C. Violante, Atti privati e storia medievale: problemi di metodo, Roma 1982, p.42.
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ad un'analisi di tipo diplomatistico e in grado di accogliere nella sua struttura le categorie degli indici del volume dell'edizione oggetto della codica. Tali indici infatti, ancora in sede di pubblicazione del volume, furono redatti appositamente in vista di un trattamento informatico che trova in questa tesi il suo svolgimento.
Le cinque categorie di indici sono:
1. Rogatari e scrittori, datari e cancellieri; 2. Giudici e notai sottoscrittori;
3. Antroponimi; 4. Toponimi;
5. Santi ed enti ecclesiastici.
Il testo così marcato potrà essere suscettibile di interrogazioni per singoli elementi o incrociate.
La prima parte della tesi è dedicata ad illustrare le nozioni della diplomatica e i principali problemi di ricerca metodologica che il diplomatista incontra, specie nello studio del documento privato (capitolo 1) . La preponderanza di documenti privati è infatti una caratteristica rilevante del fondo arcivescovile. Dell'archivio si descrive la storia, i principali lavori di inventariazione e di edizione e si illustrano le principali tipologie documentarie (capitolo 2). La prima codica è quella già operata dallo studioso di diplomatica che analizza il documento per ricavarne un'edizione critica.
I documenti di cui invece si parla nella seconda parte della tesi non sono più di natura pergamenacea: sono documenti digitali. Verranno illustrate le basi dei meccanismi di codica, da quella di livello zero, come può essere la codica dei caratteri (capitolo 3), al linguaggio di marcatura per denire la partizione logico-strutturale di un testo (capitolo 4).
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La terza parte della tesi verterà sul terreno comune tra diplomatica e informa-tica. Un primo excursus storico sui problemi di denizione di un modello di rap-presentazione della fonte storica che hanno cominciato a porsi dagli anni sessanta, servirà come spunto di riessione sui principi per la codica di fonti diplomati-stiche. Oggi, pur nel mutato contesto tecnologico, tali riessioni sul passaggio al digitale non sono cessate, come dimostra l'esigenza di elaborare di uno standard più appropriato per le fonti diplomatistiche manifestata dalla Charters Encoding Initiative (capitolo 5). Anche tenendo conto di tali riessioni, si è cercato di proporre un modello di codica per le carte pisane: il capitolo 6 è dedicato alla spiegazione della DTD dei documenti marcati.
Le appendici nali A e B contengono, rispettivamente la DTD scaturita dalla codica delle carte pisane e quattro esempi di documenti marcati relativi a diverse tipologie di documenti privati.