Opere E Grandi Musicisti in Pillole (Italian Edition)
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Chris Lynch
La responsabilità è tutta di Giovanni Gualmini. Amico, Capo Redattore alla Gazzetta di Modena e ideatore della rubrica settimanale Classica & Dintorni. Gli articoli per l’inserto Il menù stavano per esaurirsi e mi era sempre più difficile scoprire i piatti preferiti dai grandi musicisti, per poi indicarne la ricetta. Se fossero stati tutti come Gioacchino Rossini, il problema non si sarebbe posto; purtroppo, nessuno dei Maestri più apprezzati ha mai eguagliato il palato fino del pesarese e neppure si è avvicinato alla sua attenzione gastronomica. E così, Gualmini mi propone questa rubrica che, nelle sue intenzioni, doveva presentare la biografia in pillole di compositori e solisti, con un ampio spazio dedicato all’aspetto umano, alle debolezze e vicissitudini di questi geni, così da renderli più vicini a noi, comuni mortali. Una lettura veloce e divertente, che potesse appassionare i non esperti, avvicinare i giovani alla musica classica, con un dintorni collegato ad altri aspetti come la genesi di opere liriche, collegamenti all’attualità e altri. Davanti a me si è spalancata una prateria immensa, poiché tutti i Maestri offrono aspetti inconsueti, vizi e debolezze, raccontati in tanti aneddoti e ciò mi avrebbe permesso di scrivere per anni. La struttura era già stabilita: 2660 battute, spazi compresi, con uscita tutti i sabati. Mi metto al lavoro e s’inserisce mia moglie: «Perché non facciamo questa cosa insieme?; – mi dice – ti aiuto nelle ricerche e costruiamo una sorta di Viaggio nella musica, che possa piacere e interessare anche ai miei studenti. Potrebbe essere un’idea!» Lei ne è entusiasta, rientra negli intendimenti di Gualmini e io valuto che una mano può servirmi per scoprire il lato quotidiano dei grandi della musica. Ci mettiamo subito al lavoro e, quella che vi presentiamo, è la raccolta dei diversi articoli pubblicati nel primo anno di Classica & Dintorni. Noi ci siamo divertiti a scriverli.
Speriamo sia altrettanto per voi,leggerli.
Massimo Carpegna e Kateryna MakhnykOpere eGrandi Musicistiin pilloleRaccolta degli articolipubblicati dalla Gazzetta di Modenaper la rubricaClassica e DintorniMassimo Carpegna e Kateryna MakhnykOpere e Grandi Musicisti in pilloleEditrice GDSVia Pozzo 3420069 Vaprio d'Adda-Miwww.gdsedizioni.itTutti i diritti sono riservatiPrefazioneLa responsabilità è tutta di Giovanni Gualmini. Amico, Capo Redattore alla Gazzetta di Modena e ideatore della rubrica settimanale Classica & Dintorni.Gli articoli per l’inserto Il menù stavano per esaurirsi e mi era sempre più difficile scoprire i piatti preferiti dai grandi musicisti, per poi indicarne la ricetta. Se fossero stati tutti come Gioacchino Rossini, il problema non si sarebbe posto; purtroppo, nessuno dei Maestri più apprezzati ha mai eguagliato il palato fino del pesarese e neppure si è avvicinato alla sua attenzione gastronomica.E così, Gualmini mi propone questa rubrica che, nelle sue intenzioni, doveva presentare la biografia in pillole di compositori e solisti, con un ampio spazio dedicato all’aspetto umano, alle debolezze e vicissitudini di questi geni, così da renderli più vicini a noi, comuni mortali. Una lettura veloce e divertente, che potesse appassionare i non esperti, avvicinare i giovani alla musica classica, con un dintorni collegato ad altri aspetti come la genesi di opere liriche, collegamenti all’attualità e altri.Davanti a me si è spalancata una prateria immensa, poiché tutti i Maestri offrono aspetti inconsueti, vizi e debolezze, raccontati in tanti aneddoti e ciò mi avrebbe permesso di scrivere per anni. La struttura era già stabilita: 2660 battute, spazi compresi, con uscita tutti i sabati.Mi metto al lavoro e s’inserisce mia moglie: «Perché non facciamo questa cosa insieme?; – mi dice – ti aiuto nelle ricerche e costruiamo una sorta di Viaggio nella musica, che possa piacere e interessare anche ai miei studenti. Potrebbe essere un’idea!»Lei ne è entusiasta, rientra negli intendimenti di Gualmini e io valuto che una mano può servirmi per scoprire il lato quotidiano dei grandi della musica. Ci mettiamo subito al lavoro e, quella che vi presentiamo, è la raccolta dei diversi articoli pubblicati nel primo anno di Classica & Dintorni.Noi ci siamo divertiti a scriverli. Speriamo sia altrettanto per voi, leggerli.Massimo CarpegnaMusicisti si nasce o si diventa?Musicisti si nasce o si diventa? Certamente l’ereditarietà di alcuni talenti (nel caso della musica è la memoria ritmica e melodica) è un fatto assodato nello schema iniziale del cervello. Le generazioni di musicisti, o persone sensibili nell’ambito familiare alla musica, non sono una rarità: pensate al Concerto di Capodanno viennese con tutta la famiglia Strauss impegnata.Ma la scienza ci dice anche che ogni individuo è unico, dal momento che il suo codice genetico è diverso, irripetibile.
L’ambiente ha una grande importanza per stimolare le qualità innate attraverso l’educazione e le vicende personali affettive.Possiamo quindi affermare che artisti si nasce e si diventa. Alcuni individui hanno una predisposizione per alcune aree della conoscenza ed emergono senza aver ricevuto un’educazione accademica particolarmente brillante (pensate alla carriera scolastica di Einstein) e forse proprio la loro esigenza ad andare oltre spinge queste persone a percorrere un cammino solitario, ad auto-educarsi; è altrettanto evidente che anche Arturo Benedetti Michelangeli, tra i più grandi pianisti di tutti i tempi, non sarebbe diventato un concertista se non avesse imparato la tecnica esecutiva ed incontrato vari maestri sul suo cammino.Se consideriamo l’apprendimento come un impulso che viaggia attraverso la rete di connessioni
cerebrali, ogni volta che un bambino siede al pianoforte e impara ad eseguire una composizione che non conosceva, i suoi impulsi nervosi prendono una strada che prima non avevano percorso, attivando nuovi collegamenti o potenziando quelli già esistenti.Quando un bimbo intona una melodia con i suoi compagni, oltre a ricevere uno stimolo culturale ed evolvere la sua capacità di ascolto, sviluppa la socialità e si avvicina alla musica nel modo più semplice e naturale.L’ambiente ha un ruolo fondamentale, ma attenzione: i genitori che non dedicano tempo ai figli, la scuola disorganizzata con strutture insufficienti ed educatori non all’altezza del compito, la mancanza di fiducia nel futuro, di stimoli a progredire, sono tutte condizioni negative che possono gravemente incidere sullo sviluppo dell’uomo.La considerazione a carattere generale potrebbe essere: quando un individuo comunica qualcosa agli altri, modifica fisicamente il loro cervello, che non sarà più esattamente come prima.Questo è tutto il problema dell’educazione e anche del condizionamento. Il politico, l’insegnante, il sacerdote, il giornalista, i genitori… utilizzano tutti la stessa biochimica cerebrale. La sola e importante differenza è che il condizionamento è a vantaggio di chi lo opera; l’educazione è, o dovrebbe essere, a vantaggio di chi la riceve.Il linguaggio della musicaleParliamo del linguaggio e della sua espressione più raffinata: il canto. Nei vecchi libri di Teoria e Solfeggio alla domanda: Che cos’è la musica? la risposta molto semplificata era Il linguaggio dei suoni. Il canto può quindi considerarsi come l’unione di due linguaggi: quello parlato e quello musicale. Ma che cosa c’è alla base della capacità di articolare dei suoni, sia che essi siano usati per comunicare un pensiero o intonare una melodia?Confrontiamo l’uomo con uno scimpanzé. La parte più semplice da studiare è senz’altro l’apparato vocale dove, senza entrare nei dettagli, possiamo trovare nell’uomo un sistema più raffinato, che consente di modulare in vari modi la tensione delle corde vocali e intervenire sul suono da esse prodotto.Tutto questo è la parte terminale di un sistema complesso, che ha il suo centro operativo nel cervello. L’uomo ha sviluppato la sua zona cerebrale (area di Broca) che presiede al linguaggio; la scimmia sfrutta ancora i centri di vocalizzazione, che si trovano nella parte arcaica del medesimo.Possiamo quindi affermare che l’apparato vocale della scimmia equivale a quello che esiste nell’uomo quando esprime emozioni quali il pianto, il riso, il dolore… È interessante mettere in risalto che le vocalizzazioni dello scimpanzé sono presenti già alla nascita. Anche l’uomo ha il suo repertorio innato e quando i centri superiori sono lesi, torna a vocalizzare in modo pre-umano, come se fosse nuovamente una scimmia.In caso di lesioni gravi, questi suoni arcaici (un urlo di dolore, ad esempio) non possono essere prodotti volontariamente e il malato, perfettamente cosciente, riesce a gridare solo se è sottoposto ad uno stimolo doloroso. Sono stati soppressi in modo traumatico i collegamenti con la corteccia e rimangono solo i circuiti automatici. Non solo, negli uomini che hanno subito delle lesioni nell’emisfero destro – l’area di Broca è in quello sinistro – il linguaggio rimane, ma privo d’intonazione: si parla come una macchinetta ed è quindi impossibile cantare.L’apparato che presiede al linguaggio è quindi un insieme di parti diverse che si sono sviluppate in successivi momenti evolutivi. Quello che esce per mezzo della voce, riassume tutto ciò e nel passaggio dall’animale all’uomo, questi sistemi sono stati allacciati da
una fitta rete di neuroni, che hanno spostato i centri di comando dalla parte arcaica del cervello alla corteccia.Non è azzardato affermare che la nascita del linguaggio, in senso lato, rappresenta forse il fatto centrale dell’evoluzione della specie umana. Il linguaggio ha permesso di sviluppare la socialità, trasmettere gioia, nel caso del canto, e la conoscenza, che può essere considerata lo strumento più efficace per migliorare l’uomo.Franz Joseph Haydn (1732 – 1809)Joseph Haydn fu un personaggio semplice e molto simpatico, a detta di chi lo conobbe.
Dal punto di vista fisico non era certo un Adone con il naso deforme, il viso butterato dal vaiolo, basso di statura e con le gambe molto più corte del busto. Morì a Vienna esattamente 210 anni fa, il 31 maggio del 1809, dopo una vita lunga e in buona salute.Al contrario di molti suoi colleghi, lo distingueva la modestia, tanto da fargli dire, riferendosi a Mozart, che «Gli amici spesso mi lusingano parlando del mio talento, ma lui era molto al di sopra di me».Per sua fortuna, visse in un’epoca nella quale esistevano ancora persone facoltose disposte ad aiutare la cultura e gli artisti: quando fu licenziato dal conte Morzin, in difficoltà economiche, si sistemò alla Corte dei principi Esterházy. Anche in questa veste, non si vergognò mai della sua posizione di servitore, costretto a mangiare in cucina.Non provando né invidia e né sudditanza nei confronti dei nobili, un giorno scrisse: «Ho conversato con imperatori, re e grandi principi, e ho sentito molte cose lusinghiere dalla loro bocca, ma non desidero vivere in familiarità con queste persone, e preferisco quelli del mio stesso rango.»Altra differenza da molti degli attuali artisti era il suo essere apolitico, indifferente al potere, alle dispute e lusinghe di Palazzo. Si racconta che un giorno il principe Nicola II, suo datore di lavoro, volle assistere ad una prova dell’ultima composizione e lo infastidisse con suggerimenti. Haydn lasciò il cembalo e accompagnò il principe alla porta, dicendogli: «Questo, Altezza, è affar mio!» Nicola II uscì furibondo, minacciò di licenziarlo, ma non osò andare oltre alle parole per non perdere i suoi servigi.Si rapportava con gli altri sempre con equilibrio, come equilibrate erano le sue musiche. A differenza del nostro, il suo tempo consentiva ancora l’approfondimento e infatti Haydn consolidò la sua arte un passo dopo l’altro. Forse questo suo carattere pratico si forgiò negli anni dell’infanzia, vissuti da contadinello, con «più bastonate che cibo».Anche la sua formazione fu alquanto anomala.
«Insegnanti veri e propri non ne ebbi mai. Cominciai subito con la pratica, prima a cantare e a suonare gli strumenti, poi a comporre. Ascoltavo più di quanto non studiassi, ma sentii la musica più bella in tutte le forme che era dato udire ai tempi miei...»Insomma, ribaltate certi compositori, tutto salotti radical chic, giudizi spocchiosi e trancianti sui colleghi, impegno politico dichiarato, attorcigliamenti intellettuali e vedrete Haydn con le sue 104 sinfonie, 14 opere, 14 Messe...che vi strizzerà l’occhio, sorridente e bonario.Ludwig van Beethoven (1770 -1827)Il prossimo anno sarà quello di Beethoven, considerato che il 16 dicembre si celebrerà il duecentocinquantesimo dalla nascita. Tutti i musicologi del mondo sono già all’opera per preparare saggi, conferenze, volumi d’approfondimento dedicati alle sue opere. Più modestamente, vi racconterò un Beethoven insolito, più quotidiano e umano. Fu il primo a considerarsi artista e quindi, secondo la sua visione, superiore a re, nobili e generali.Indubbiamente, possedeva una personalità coinvolgente e una prova ce la fornisce Goethe che scrisse: «Non ho mai conosciuto un artista
di una tale concentrazione e intensità spirituale, di una tale vitalità e magnanimità. Posso ben capire come gli riesca difficile adattarsi al mondo e alle sue usanze».E questa spiritualità doveva essere davvero impressionante, considerato il carattere irascibile e un aspetto poco piacevole.
Lo chiamavano der spagnol per via della carnagione olivastra; il resto lo faceva assomigliare più ad un abitante della costa mediterranea, che ad un tedesco di Bonn: basso da non raggiungere il metro e sessantacinque, spalle larghe e una testa quadrata, massiccia, ornata da una folta massa di capelli ribelli; denti sporgenti, naso piccolo e rotondo, uno sguardo di fuoco. Si muoveva come un elefante in una cristalleria, rompendo sovente gli oggetti che sfiorava con il pastrano e, non pago, non si tratteneva dallo sputare a terra. Ovunque. Permaloso e sospettoso, giudicava tutti dei lestofanti pronti a imbrogliarlo e gli eccessi d’ira punteggiavano la sua giornata, tanto che nessuno voleva avvicinarlo.Per questa ragione, viveva in un disordine indescrivibile, poiché nessun servitore o governante voleva lavorare per lui. Ecco un esempio di una casa che lo vide inquilino, descritta dal barone Trémont: «Pensate al posto più buio e più
disordinato che si possa immaginare: macchie di umido coprivano il soffitto; un piano da concerto vecchiotto, sul quale la polvere si disputava lo spazio con fogli di musica stampata e manoscritta; sotto il piano (non esagero) un pitale non vuoto; accanto, un tavolino di noce abituato alle macchie del calamaio che si rovescia continuamente; una quantità di penne incrostate di inchiostro, al confronto delle quali le proverbiali penne da taverna brillerebbero; e ancora musica. Le sedie, quasi tutte di vimini, erano coperte di piatti con i resti della cena della sera prima, di indumenti, ecc.»Tutto ciò potrebbe essere interpretato come una ribellione alla rigidità di regole e comportamenti imposti, e forse questa non è una chiave di lettura psicologica peregrina.Il Maestro fu un tipo difficile da gestire anche da studente. Un giorno, scrisse per esercizio un brano con delle quinte parallele: un errore imperdonabile, secondo le regole dell’armonia classica. Per evitargli l’ennesimo rimprovero, un amico gli consigliò di rimediare, ma lui gli domandò: «E chi le proibisce?» L’amico gli snocciolò una serie di stimati compositori del passato e Beethoven, accompagnando il suo commento con un gesto di sdegno, gli rispose: «Io le ammetto!».Questo suo cipiglio non si affievolì neppure quando l’aristocrazia iniziò ad interessarsi a lui, invitandolo a suonare e dirigere. Molti aristocratici organizzavano delle serate musicali nei loro palazzi con cene sfarzose; Haydn e Mozart non s’opponevano al fatto di dover desinare con la servitù, ma Beethoven lasciava la casa sbattendo la porta, se il suo posto non era accanto a quello del padrone.
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Musicisti si nasce o si diventa? Il linguaggio della musicale Franz Joseph Haydn (1732 – 1809) Ludwig van Beethoven (1770 -1827) Franz Liszt (1811 – 1886) Fryderyk Chopin (1810 – 1849) Antonin Dvorak (1841 – 1904) Max Bruch (1838 – 1920) Leonard Bernstein e la direzione d’orchestra Arturo Benedetti Michelangeli (1920 – 1995) Igor Stravinskij e Pulcinella Carl Orff (1895 – 1982) Krzysztof Penderecki (1933 – 2020) Musicisti e Massoneria Curiosità sul Falstaff
di Verdi Rigoletto e la maledizione Nicolaj Ghiaurov Luciano Pavarotti In memoriam Mirella Freni Bohème Tosca Requiem di Ruggero Leoncavallo Turandot L’amore delle tre melarance Il direttore di coro e la raucedine La rivoluzione di Stanislavskij Appendice Rossini,gran compositore d’insalate e maccheroni Donizetti e la finta torta di rossini Bellini e la pasta alla norma (mai assaggiata) Verdi, Maestro anche in cucina Puccini e il latte alla portoghese Mascagni e la ricetta dei malfattini dell’Artusi Toscanini, dai fagioli al fagiano alla crema Callas e la torta mia
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