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CAPITOLO 2 – IL PROGETTO ARCHITETTONICO

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2 – IL PROGETTO ARCHITETTONICO

2.1 Perché un planetario?

Da tempi immemorabili l’uomo osserva il cielo notturno cercando di scoprire nuovi pianeti e stelle, indaga sull’origine ed il funzionamento dell’universo e, soprattutto, cerca in esso una risposta a domande essenziali riguardanti il perché della propria esistenza o tenta di scoprire l’eventuale presenza di altri esseri viventi. Quindi l’astronomia, antica quanto la storia del nostro genere, ha sempre fatto parte della vita umana e sempre ne farà parte.

Oggigiorno, grazie alle moderne tecnologie, le conoscenze in questo campo hanno fatto dei passi da gigante; tuttavia, la mancanza di tempo imposta dai ritmi frenetici della vita quotidiana, non consente all’uomo di soffermarsi maggiormente sulla conoscenza di tali argomenti fondamentali; oltretutto, l’inquinamento luminoso, che priva dello spettacolo del cielo stellato, non aiuta certamente a stimolare la curiosità delle persone verso l’astronomia.

L’idea di realizzare un Planetario ed un Museo Astronomico è nata proprio dall’esigenza e con l’intenzione di divulgare quanto più possibile questa meravigliosa scienza, antica e futura.

Il sito scelto per collocare il complesso si trova nel Comune di Massa, nella Provincia di Massa-Carrara, dove le strutture dedicate all’astronomia sono in effetti poche e di modeste dimensioni se solo si pensa che l’unico Planetario presente, situato a Marina di Carrara, ha una capienza di sole 30 persone.

Con questo progetto si vuole dare un maggiore spazio all’astronomia.

Il Planetario ed il Museo sono infatti uno strumento ideale per avvicinare a questo mondo persone di qualunque età in modo semplice, chiaro e divertente; sono un utilissimo ausilio per le lezioni didattiche delle scuole dei plessi didattici del circondario ed un sicuro punto di riferimento anche per gente esperta, grazie alla possibilità di tenere seminari e conferenze; costituiscono, infine, anche una non trascurabile attrazione turistica andando ad arricchire l’offerta culturale complessiva del territorio.

Sono questi i motivi che stanno maggiormente alla base dell’edificio architettonico

oggetto di studio della presente tesi.

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2.2 Aspetti funzionali, distributivi e formali

La progettazione dell’edificio inizia con l’analisi del luogo dove situare l’opera e con l’elenco delle funzioni da esplicare in tale organismo edilizio. Lo studio del luogo è una parte fondamentale della progettazione poiché costruire vuol dire essenzialmente modificare ed un progettista deve preoccuparsi di apportare trasformazioni positive, che aggiungano valore al sito. Il terreno di costruzione si trova nel Comune di Massa e, più precisamente, a Marina di Massa (Figura 2.1), a pochi metri dal mare e circondato da pini marittimi, alberi tipici delle coste mediterranee. Mare e vegetazione sono due elementi caratteristici della zona che sono stati tenuti in debita considerazione durante l’elaborazione del progetto.

Per una buona analisi del sito è stata effettuata una visita “in loco”. Il terreno in esame è situato nelle vicinanze di colonie estive, case in affitto estive ed alberghi e dista poco dal casello autostradale. Per tale motivo, un complesso come il Planetario e l’annesso Museo Astronomico potrebbe incentivare e promuovere lo sviluppo di una località come Marina di Massa che si basa essenzialmente sul turismo.

Figura 2.1: vista aerea del sito di costruzione.

Per quanto riguarda le funzioni che il complesso deve svolgere, oltre all’esposizione ed al Planetario, sono previste le seguenti attività complementari e di servizio:

PINI MARITTIMI

COLONIE ESTIVE

TERRENO

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• ingresso;

• biglietteria/punto informazioni;

• guardaroba;

• negozio;

• bar;

• servizi igienici per il pubblico;

• ufficio amministrativo;

• spogliatoi e servizi igienici per il personale;

• locali per gli impianti tecnologici;

• magazzini.

Inizialmente, queste funzioni sono state distribuite in modo schematico, ovvero, sottoforma di blocchi, per poterne studiare le relazioni intercorrenti, separando le attività destinate al pubblico da quelle destinate al funzionamento dell’edificio (Figura 2.2).

Figura 2.2: schema di distribuzione delle funzioni.

Successivamente, sono stati dimensionati i locali destinati ad ospitare tali attività e quindi ha fatto seguito una distribuzione funzionale maggiormente definita e dettagliata .

La scelta della forma dell’edificio è stato il passo conclusivo dello studio attento del contesto, degli aspetti funzionali, distributivi e normativi, che ha condotto ad una soluzione

ingresso

Planetario Museo

bigl/info bar

zona pers.

zona pers.

ufficio impianti

magazzini

negozio servizi igienici

attività per il pubblico attività per il personale addetto guard.

magazzini

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soddisfacente i requisiti prefissati. Al progetto si è voluto dare una forma non solo funzionale ma anche piena di significati (Figura 2.3). L’elemento circolare più grande, dove è collocato il Museo, rappresenta il pianeta; i settori delle corone circolari, dove trovano posto le attività complementari e di servizio e la vasca d’acqua, sono gli anelli del pianeta; l’altro elemento circolare, che contiene il Planetario, rappresenta il satellite.

Figura 2.3: studio della forma del complesso architettonico.

Planetario e Museo sono le due forme preminenti collegate tra di loro dall’asse principale dell’edificio.

Questo complesso, a vocazione culturale e divulgativa, occupa una superficie di quasi 2000 mq sviluppata su due piani (vedi Tavole di progetto).

Al piano terra si accede tramite l’ingresso principale, che funge anche da uscita ed immette nel primo anello; in questa zona trovano posto anche la biglietteria/punto informazioni ed un guardaroba. Questa prima corona circolare prosegue al di là del corridoio di collegamento tra planetario e museo, ospitando il bookshop (per la vendita, ad esempio, di libri, gadget ed altro materiale scientifico e divulgativo) ed i servizi igienici per il pubblico. L’ultima parte è destinata invece al funzionamento dell’intero edificio. In essa vi sono collocati infatti l’ufficio amministrativo, gli spogliatoi ed i sevizi per il personale (si prevedono circa 15 - 20 addetti), i locali per gli impianti tecnologici ed i magazzini.

Esternamente la forma circolare è completata da uno specchio d’acqua, chiaro richiamo alla vicinanza del mare.

Nel secondo anello è situato il bar con i locali necessari allo svolgimento dell’esercizio, separati dagli altri ambienti per rispettare l’idea di affidare il bar in gestione, lasciando invece il resto del complesso sotto la diretta amministrazione del Comune.

Planetario Museo

Attività complementari

Collegamento Vasca d’acqua

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Percorrendo il corridoio principale si può raggiungere da una parte il Museo e dall’altra una sala d’attesa, sfruttabile come ulteriore spazio espositivo. Da questa, utilizzando un ascensore o attraverso due rampe di scale, si accede alla sala del Planetario collocata al primo piano. Trasversalmente a questo percorso principale si individuano due percorsi di servizio, utilizzabili in caso di necessità come vie d’esodo.

La cupola reticolare del Planetario e il tronco di cono rovesciato del Museo, coperto anch’esso da una cupola reticolare, sono gli elementi architettonici caratterizzanti e sono stati messi volutamente in evidenza poiché in questi spazi hanno luogo le funzioni principali dell’edificio; in particolare, il volume del Planetario è stato sopraelevato e distaccato dall’insieme dell’opera per fare emergere maggiormente la cupola che rappresenta l’oggetto di studio della tesi. Per il resto del complesso è stata utilizzata una copertura piana, proprio per far risaltare i due edifici sopra citati, e leggermente ondulata, per dare dinamicità all’organismo architettonico e ricollegarsi alle forme delle cupole e alle onde del mare.

Inizialmente era stato previsto un percorso obbligato in cui l’esposizione era propedeutica allo spettacolo del Planetario, ossia il visitatore doveva prima attraversare il Museo, dove poteva apprendere le nozioni necessarie ad affrontare gli argomenti proiettati nel Planetario, e poi poteva accedere alla sala di proiezione. Successivamente si è ritenuto opportuno lasciare al visitatore la libertà di scegliere il percorso desiderato. Tale scelta si basa sul fatto che il pubblico è eterogeneo, ovvero, può essere costituito anche da persone esperte o dotate di una preparazione sufficiente; conseguentemente, i locali sono stati predisposti in modo tale che, dopo aver superato la zona d’ingresso, il pubblico possa decidere dove andare.

Qualunque sia l’itinerario scelto, la complementarietà tra i due ambienti rimane forte ed è rappresentata fisicamente dal corridoio principale: la copertura di questo elemento, costituita da lastre di vetro e tubi tondi in alluminio, si distingue infatti dalla copertura del resto dell’edificio e funziona come una sorta di guida per il visitatore che esce dal Museo e viene condotto verso il Planetario o viceversa.

Il Museo Astronomico non vuole essere una semplice esibizione di oggetti o di raccolte a tema ma, piuttosto, vuole rappresentare una struttura capace di suscitare nel pubblico la curiosità e la voglia di scoprire il mondo dell’astronomia. L’idea è di dividerlo in due parti:

una prima zona dove è collocata l’esposizione di antichi strumenti, modelli e ricostruzioni

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planetarie; una seconda zona che ospita la mostra di foto scattate da satelliti o telescopi, di immagini storiche (ad esempio: i disegni originali di Galileo) o di mappe antiche, articolata come una mostra di “quadri astronomici”.

Per organizzare bene uno spazio espositivo così articolato si è fatto riferimento al Guggenheim Museum di F. L. Wright a New York (Figure 2.4 e 2.5), che risolve in modo eccellente il problema dei percorsi museali: la prima parte è collocata al piano terra del tronco di cono rovesciato, occupando una superficie di circa 314 mq, mentre la sezione dedicata alla mostra si sviluppa su un percorso a spirale, di apertura crescente, che partendo dall’ingresso al Museo si dipana in progressione verso l’alto. La parete esterna, continua ed obliqua, imprime dinamicità all’edificio, trasmettendo un senso di movimento come il moto perpetuo dell’Universo; la luce penetra solo dall’alto, attraverso la calotta sferica reticolare che richiama la cupola del Planetario, creando un ambiente raccolto.

Figura 2.4: vista esterna del Guggenheim Museum. Figura 2.5: vista interna del Guggenheim Museum.

A supporto della parte espositiva si è previsto l’impiego di video su soggetti astronomico- spaziale, sia a livello di fruizione collettiva (i video possono essere proiettati come supporto scenografico spettacolare su megaschermi sulle pareti verticali), sia di fruizione individuale (attraverso delle postazioni dove il visitatore accede all’archivio dei video e sceglie il livello di approfondimento adatto alle proprie conoscenze).

Il percorso didattico prosegue nello spazio espositivo della sala d’attesa e culmina nel

Planetario, dove si potranno ammirare le meraviglie del cielo, i movimenti dei pianeti, il

trascorrere delle stagioni, il cielo degli antichi e delle future generazioni; si potranno

vedere filmati di eventi cosmici, organizzare serate a tema e conferenze che riguardino

particolari eventi astronomici e spaziali. Tutto questo grazie ad un sofisticato sistema di

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proiezione digitale, completamente asservito ad un calcolatore e controllato da una postazione di comando, presente all’interno della sala. Qui, un conferenziere, potrà agevolmente fornire spiegazioni sugli argomenti proiettati.

Il Planetario è costituito da una cupola reticolare sferica esterna con diametro di 23 metri, e da una cupola interna più piccola, con diametro di 21,40 metri, realizzata con pannelli di alluminio, che costituisce lo schermo di proiezione. La capienza prevista è di 250 posti a sedere (di cui due riservati a portatori di handicap) su poltrone ergonomiche montate in file concentriche. Il volume del Planetario vuole simboleggiare un corpo celeste, per questo motivo è stata approssimata la forma di una sfera facendo proseguire la parte sferica dello schermo nella zona riservata al pubblico. Anche l’illuminazione della cupola esterna è stata studiata per creare un effetto simbolico: infatti, i punti luce collocati nei nodi del grigliato appaiono come tante piccole stelle (Figura 2.6).

Figura 2.6: Toronto Cinesphere.

Il complesso del Planetario e del Museo Astronomico vuole insegnare e divulgare

l’astronomia, utilizzando le più moderne tecniche espositive, rivolgendosi ad un pubblico

variegato, come scuole, turisti e pubblico ordinario, organizzando visite diurne o notturne,

congressi e seminari articolati su diversi livelli di approfondimento, rendendo il complesso

un luogo in cui affinare con gradualità le proprie conoscenze del Cielo e delle scienze

affini. Quest’opera deve essere sempre svolta conciliando il più possibile le esigenze di un

linguaggio ed un approccio scientificamente corretto, con la necessità di trasmettere un

messaggio comprensibile ad un pubblico generalista, che in ogni caso costituisce il

riferimento di una struttura divulgativa.

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In altre parole, si deve organizzare la presentazione degli argomenti scientifici in modo da superare la complessità dei concetti evitando, allo stesso tempo, di fornire una visione troppo semplicistica che potrebbe apparire eccessivamente parziale o non corretta; si deve quindi progettare un percorso didattico che catturi l’attenzione del visitatore e lo induca a proseguire la visita, stimolandone la curiosità verso il mondo astronomico.

2.3 Vincoli imposti dalla normativa in vigore

Il sito di costruzione è stato scelto fra quelli appartenenti alla zona F del P.R.G.C., ossia quella zona destinata alla realizzazione di impianti e attrezzature collettive. Dalla legenda del P.R.G.C. risulta che nel lotto in esame si possono edificare “attrezzature e servizi in genere”, intendendo con questa espressione, secondo quanto specificato all’Art. 29 delle Norme Tecniche di Attuazione, negozi, locali di spettacolo, uffici pubblici, attrezzature sociali e religiose e altre attrezzature pubbliche di interesse generale.

Nel progetto non sono stati tenuti in considerazione l’Indice di fabbricabilità fondiaria, il Rapporto di Copertura e l’altezza massima perché lo stesso Art. 29 stabilisce che quando le attrezzature sono realizzate da Enti Pubblici, per i loro fini istituzionali, non si deve tenere conto dei limiti imposti dagli indici citati. Al contrario si sono rispettate le distanze dalle strade ( >= ½ H ) e dai confini ( >= 5,00 m ).

Nell’ambito della normativa tecnica che riguarda le costruzioni, si è tenuto conto del Decreto del Ministero dell’Interno del 19 agosto 1996 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo”. Gli ambienti presenti all’interno dell’edificio sono stati progettati nel rispetto dei requisiti normativi (così, ad esempio, i magazzini, il negozio ed i locali per gli impianti tecnologici). L’intero complesso è realizzato con strutture e materiali aventi le caratteristiche di resistenza al fuoco richieste dalla normativa ed è dotato di un sistema di vie d’uscita e di un numero di uscite conformi al Decreto; in particolare, per quanto riguarda la sala di proiezione, è stata rispettata la distribuzione e la sistemazione dei posti fissi a sedere.

Per luoghi particolari come gli uffici, il bookshop ed il bar, sono state consultate le normative specifiche.

Infine, l’accessibilità e la fruibilità per i portatori di handicap sono pienamente

assicurate in tutta la parte di edificio aperta al pubblico.

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2.4 La soluzione strutturale

Il Museo è un unico tronco di cono rovesciato autoportante in cemento armato che sostiene la cupola reticolare di copertura.

La struttura portante della parte di edificio dove sono collocate le attività complementari e di servizio è una intelaiatura spaziale con i telaio principali disposti radialmente. Le travi che reggono il solaio dell’anello più interno sono di tipo tralicciato in acciaio che sostengono il solaio di copertura in latero-cemento; esse consentono di coprire luci sino a 10 metri senza appoggi intermedi, e poggiano da un lato su pilastri in cemento armato, mentre dall’altro si incastrano nel tronco di cono del Museo. Per quanto riguarda invece i telai dell’anello più esterno, le travi sono sostenute alle due estremità da pilastri in c.a. I portali sono collegati tra loro da travi perimetrali in c.a. e sono disposti in modo tale che la massima luce dei solai, nella direzione di orditura di questi, varia tra 5 e 6 metri.

La cupola reticolare del Planetario è solidarizzata ad un anello di c.a. sostenuto da pilastri in lega di alluminio che riprendono la forma del pino marittimo; questa struttura prosegue nel corridoio di collegamento, reggendo la copertura vetrata. Infine, il solaio della sala di proiezione è portato dallo stesso anello che sostiene la cupola e da un altro anello più interno, solidale a quattro pilastri. I due anelli sono collegati da quattro travi trasversali.

2.5 La scelta dei materiali

Nel progetto è stato fatto un ampio uso di alluminio, vetro strutturale stratificato, cemento armato e muratura: il Museo infatti è prevalentemente in c.a. e la sua copertura è costituita da aste di alluminio che sostengono lastre di vetro per illuminare l’ambiente interno. La zona dove sono collocate le attività di servizio e complementari è chiusa da muratura di tamponamento, ad eccezione del bar dove ci sono ampie vetrate, e al suo interno è suddivisa da leggeri tramezzi in muratura; la copertura è costituita da pannelli in alluminio, che ben si intonano con quelli della cupola del Planetario. Il corridoio di collegamento e la sala di esposizione sottostante il Planetario sono tutti vetrati con struttura in alluminio.

Per la pavimentazione si è impiegata una pietra tipica della zona: il pregiato marmo

bianco di Carrara. Nei locali tecnici e di servizio invece la pavimentazione è in linoleum,

materiale adatto per questi tipi di ambienti.

Riferimenti

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