CAPITOLO 2 – IL PROGETTO ARCHITETTONICO
2.1 Perché un planetario?
Da tempi immemorabili l’uomo osserva il cielo notturno cercando di scoprire nuovi pianeti e stelle, indaga sull’origine ed il funzionamento dell’universo e, soprattutto, cerca in esso una risposta a domande essenziali riguardanti il perché della propria esistenza o tenta di scoprire l’eventuale presenza di altri esseri viventi. Quindi l’astronomia, antica quanto la storia del nostro genere, ha sempre fatto parte della vita umana e sempre ne farà parte.
Oggigiorno, grazie alle moderne tecnologie, le conoscenze in questo campo hanno fatto dei passi da gigante; tuttavia, la mancanza di tempo imposta dai ritmi frenetici della vita quotidiana, non consente all’uomo di soffermarsi maggiormente sulla conoscenza di tali argomenti fondamentali; oltretutto, l’inquinamento luminoso, che priva dello spettacolo del cielo stellato, non aiuta certamente a stimolare la curiosità delle persone verso l’astronomia.
L’idea di realizzare un Planetario ed un Museo Astronomico è nata proprio dall’esigenza e con l’intenzione di divulgare quanto più possibile questa meravigliosa scienza, antica e futura.
Il sito scelto per collocare il complesso si trova nel Comune di Massa, nella Provincia di Massa-Carrara, dove le strutture dedicate all’astronomia sono in effetti poche e di modeste dimensioni se solo si pensa che l’unico Planetario presente, situato a Marina di Carrara, ha una capienza di sole 30 persone.
Con questo progetto si vuole dare un maggiore spazio all’astronomia.
Il Planetario ed il Museo sono infatti uno strumento ideale per avvicinare a questo mondo persone di qualunque età in modo semplice, chiaro e divertente; sono un utilissimo ausilio per le lezioni didattiche delle scuole dei plessi didattici del circondario ed un sicuro punto di riferimento anche per gente esperta, grazie alla possibilità di tenere seminari e conferenze; costituiscono, infine, anche una non trascurabile attrazione turistica andando ad arricchire l’offerta culturale complessiva del territorio.
Sono questi i motivi che stanno maggiormente alla base dell’edificio architettonico
oggetto di studio della presente tesi.
2.2 Aspetti funzionali, distributivi e formali
La progettazione dell’edificio inizia con l’analisi del luogo dove situare l’opera e con l’elenco delle funzioni da esplicare in tale organismo edilizio. Lo studio del luogo è una parte fondamentale della progettazione poiché costruire vuol dire essenzialmente modificare ed un progettista deve preoccuparsi di apportare trasformazioni positive, che aggiungano valore al sito. Il terreno di costruzione si trova nel Comune di Massa e, più precisamente, a Marina di Massa (Figura 2.1), a pochi metri dal mare e circondato da pini marittimi, alberi tipici delle coste mediterranee. Mare e vegetazione sono due elementi caratteristici della zona che sono stati tenuti in debita considerazione durante l’elaborazione del progetto.
Per una buona analisi del sito è stata effettuata una visita “in loco”. Il terreno in esame è situato nelle vicinanze di colonie estive, case in affitto estive ed alberghi e dista poco dal casello autostradale. Per tale motivo, un complesso come il Planetario e l’annesso Museo Astronomico potrebbe incentivare e promuovere lo sviluppo di una località come Marina di Massa che si basa essenzialmente sul turismo.
Figura 2.1: vista aerea del sito di costruzione.
Per quanto riguarda le funzioni che il complesso deve svolgere, oltre all’esposizione ed al Planetario, sono previste le seguenti attività complementari e di servizio:
PINI MARITTIMI
COLONIE ESTIVE
TERRENO
• ingresso;
• biglietteria/punto informazioni;
• guardaroba;
• negozio;
• bar;
• servizi igienici per il pubblico;
• ufficio amministrativo;
• spogliatoi e servizi igienici per il personale;
• locali per gli impianti tecnologici;
• magazzini.
Inizialmente, queste funzioni sono state distribuite in modo schematico, ovvero, sottoforma di blocchi, per poterne studiare le relazioni intercorrenti, separando le attività destinate al pubblico da quelle destinate al funzionamento dell’edificio (Figura 2.2).
Figura 2.2: schema di distribuzione delle funzioni.
Successivamente, sono stati dimensionati i locali destinati ad ospitare tali attività e quindi ha fatto seguito una distribuzione funzionale maggiormente definita e dettagliata .
La scelta della forma dell’edificio è stato il passo conclusivo dello studio attento del contesto, degli aspetti funzionali, distributivi e normativi, che ha condotto ad una soluzione
ingresso
Planetario Museo
bigl/info bar
zona pers.
zona pers.
ufficio impianti
magazzini
negozio servizi igienici
attività per il pubblico attività per il personale addetto guard.
magazzini
soddisfacente i requisiti prefissati. Al progetto si è voluto dare una forma non solo funzionale ma anche piena di significati (Figura 2.3). L’elemento circolare più grande, dove è collocato il Museo, rappresenta il pianeta; i settori delle corone circolari, dove trovano posto le attività complementari e di servizio e la vasca d’acqua, sono gli anelli del pianeta; l’altro elemento circolare, che contiene il Planetario, rappresenta il satellite.
Figura 2.3: studio della forma del complesso architettonico.
Planetario e Museo sono le due forme preminenti collegate tra di loro dall’asse principale dell’edificio.
Questo complesso, a vocazione culturale e divulgativa, occupa una superficie di quasi 2000 mq sviluppata su due piani (vedi Tavole di progetto).
Al piano terra si accede tramite l’ingresso principale, che funge anche da uscita ed immette nel primo anello; in questa zona trovano posto anche la biglietteria/punto informazioni ed un guardaroba. Questa prima corona circolare prosegue al di là del corridoio di collegamento tra planetario e museo, ospitando il bookshop (per la vendita, ad esempio, di libri, gadget ed altro materiale scientifico e divulgativo) ed i servizi igienici per il pubblico. L’ultima parte è destinata invece al funzionamento dell’intero edificio. In essa vi sono collocati infatti l’ufficio amministrativo, gli spogliatoi ed i sevizi per il personale (si prevedono circa 15 - 20 addetti), i locali per gli impianti tecnologici ed i magazzini.
Esternamente la forma circolare è completata da uno specchio d’acqua, chiaro richiamo alla vicinanza del mare.
Nel secondo anello è situato il bar con i locali necessari allo svolgimento dell’esercizio, separati dagli altri ambienti per rispettare l’idea di affidare il bar in gestione, lasciando invece il resto del complesso sotto la diretta amministrazione del Comune.
Planetario Museo
Attività complementari
Collegamento Vasca d’acqua
Percorrendo il corridoio principale si può raggiungere da una parte il Museo e dall’altra una sala d’attesa, sfruttabile come ulteriore spazio espositivo. Da questa, utilizzando un ascensore o attraverso due rampe di scale, si accede alla sala del Planetario collocata al primo piano. Trasversalmente a questo percorso principale si individuano due percorsi di servizio, utilizzabili in caso di necessità come vie d’esodo.
La cupola reticolare del Planetario e il tronco di cono rovesciato del Museo, coperto anch’esso da una cupola reticolare, sono gli elementi architettonici caratterizzanti e sono stati messi volutamente in evidenza poiché in questi spazi hanno luogo le funzioni principali dell’edificio; in particolare, il volume del Planetario è stato sopraelevato e distaccato dall’insieme dell’opera per fare emergere maggiormente la cupola che rappresenta l’oggetto di studio della tesi. Per il resto del complesso è stata utilizzata una copertura piana, proprio per far risaltare i due edifici sopra citati, e leggermente ondulata, per dare dinamicità all’organismo architettonico e ricollegarsi alle forme delle cupole e alle onde del mare.
Inizialmente era stato previsto un percorso obbligato in cui l’esposizione era propedeutica allo spettacolo del Planetario, ossia il visitatore doveva prima attraversare il Museo, dove poteva apprendere le nozioni necessarie ad affrontare gli argomenti proiettati nel Planetario, e poi poteva accedere alla sala di proiezione. Successivamente si è ritenuto opportuno lasciare al visitatore la libertà di scegliere il percorso desiderato. Tale scelta si basa sul fatto che il pubblico è eterogeneo, ovvero, può essere costituito anche da persone esperte o dotate di una preparazione sufficiente; conseguentemente, i locali sono stati predisposti in modo tale che, dopo aver superato la zona d’ingresso, il pubblico possa decidere dove andare.
Qualunque sia l’itinerario scelto, la complementarietà tra i due ambienti rimane forte ed è rappresentata fisicamente dal corridoio principale: la copertura di questo elemento, costituita da lastre di vetro e tubi tondi in alluminio, si distingue infatti dalla copertura del resto dell’edificio e funziona come una sorta di guida per il visitatore che esce dal Museo e viene condotto verso il Planetario o viceversa.
Il Museo Astronomico non vuole essere una semplice esibizione di oggetti o di raccolte a tema ma, piuttosto, vuole rappresentare una struttura capace di suscitare nel pubblico la curiosità e la voglia di scoprire il mondo dell’astronomia. L’idea è di dividerlo in due parti:
una prima zona dove è collocata l’esposizione di antichi strumenti, modelli e ricostruzioni
planetarie; una seconda zona che ospita la mostra di foto scattate da satelliti o telescopi, di immagini storiche (ad esempio: i disegni originali di Galileo) o di mappe antiche, articolata come una mostra di “quadri astronomici”.
Per organizzare bene uno spazio espositivo così articolato si è fatto riferimento al Guggenheim Museum di F. L. Wright a New York (Figure 2.4 e 2.5), che risolve in modo eccellente il problema dei percorsi museali: la prima parte è collocata al piano terra del tronco di cono rovesciato, occupando una superficie di circa 314 mq, mentre la sezione dedicata alla mostra si sviluppa su un percorso a spirale, di apertura crescente, che partendo dall’ingresso al Museo si dipana in progressione verso l’alto. La parete esterna, continua ed obliqua, imprime dinamicità all’edificio, trasmettendo un senso di movimento come il moto perpetuo dell’Universo; la luce penetra solo dall’alto, attraverso la calotta sferica reticolare che richiama la cupola del Planetario, creando un ambiente raccolto.
Figura 2.4: vista esterna del Guggenheim Museum. Figura 2.5: vista interna del Guggenheim Museum.
A supporto della parte espositiva si è previsto l’impiego di video su soggetti astronomico- spaziale, sia a livello di fruizione collettiva (i video possono essere proiettati come supporto scenografico spettacolare su megaschermi sulle pareti verticali), sia di fruizione individuale (attraverso delle postazioni dove il visitatore accede all’archivio dei video e sceglie il livello di approfondimento adatto alle proprie conoscenze).
Il percorso didattico prosegue nello spazio espositivo della sala d’attesa e culmina nel
Planetario, dove si potranno ammirare le meraviglie del cielo, i movimenti dei pianeti, il
trascorrere delle stagioni, il cielo degli antichi e delle future generazioni; si potranno
vedere filmati di eventi cosmici, organizzare serate a tema e conferenze che riguardino
particolari eventi astronomici e spaziali. Tutto questo grazie ad un sofisticato sistema di
proiezione digitale, completamente asservito ad un calcolatore e controllato da una postazione di comando, presente all’interno della sala. Qui, un conferenziere, potrà agevolmente fornire spiegazioni sugli argomenti proiettati.
Il Planetario è costituito da una cupola reticolare sferica esterna con diametro di 23 metri, e da una cupola interna più piccola, con diametro di 21,40 metri, realizzata con pannelli di alluminio, che costituisce lo schermo di proiezione. La capienza prevista è di 250 posti a sedere (di cui due riservati a portatori di handicap) su poltrone ergonomiche montate in file concentriche. Il volume del Planetario vuole simboleggiare un corpo celeste, per questo motivo è stata approssimata la forma di una sfera facendo proseguire la parte sferica dello schermo nella zona riservata al pubblico. Anche l’illuminazione della cupola esterna è stata studiata per creare un effetto simbolico: infatti, i punti luce collocati nei nodi del grigliato appaiono come tante piccole stelle (Figura 2.6).
Figura 2.6: Toronto Cinesphere.