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Questo giornale però, malgrado fosse da sempre fortemente interessato al dibattito politico locale e nazionale, non si mobilitò in una forma di intervento politico diretto.

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CONCLUSIONE

Il Figurinaio, dal dicembre del 1889 al luglio del 1895, si occupò di alcune tra le più importanti vicissitudini riguardanti Lucca e il suo territorio, e, all'interno di queste, il suo apporto fu fondamentale: sostenne gli industriali contro l'aumento del dazio sul carbone;

appoggiò i negozianti cittadini contro l'aggravio fiscale; difese le sigaraie lucchesi durante lo sciopero; lottò per la questione garfagnina; e, più in generale, sostenne sempre quella nuova realtà industriale-progressista che, come abbiamo visto, interessò anche Lucca alla fine dell'Ottocento.

Questo giornale però, malgrado fosse da sempre fortemente interessato al dibattito politico locale e nazionale, non si mobilitò in una forma di intervento politico diretto.

Se per le elezioni amministrative fino al 1893 il Figurinaio fu dichiaratamente astensionista e mai si sentì obbligato a fondare una realtà liberale a Lucca, anche nelle tanto attese elezioni politiche, oltre a mostrare i propri limiti, il giornale, sembrò quasi volersi tirare indietro, deluso dalla generale situazione politica italiana e dalla mancanza di chiari programmi politici in quell'epoca.

Il Figurinaio, e più specificatamente il carattere politico del Figurinaio, inevitabilmente venne molto influenzato da quello che fu il suo fondatore, direttore e principale redattore:

Carlo Paladini.

E' interessante quanto disse l'avvocato Pelosini in una sua arringa, riguardo al direttore del Figurinaio Carlo Paladini: “Giovane pieno di slancio e d'amore per la libertà, non resisté al desiderio di vederla applicata questa libertà nel modo più ampio e coi più fecondi risultati;

e corse in America. Là ammirò, studiò, s'invaghì di quelle che sono le più libere istituzioni del mondo, collaborò in giornali... che sono veramente giornali, conobbe pubblicisti e scrittori della tempra d'acciaio, fu amico di uomini politici di primo ordine, che lo stimarono e gli dettero prove d'affetto. Dall'America egli tornò con un educazione americana, molto diversa e molto più spigliata di quella che si vuole dare qui ai giovani nostri. Tornò a Lucca, colla testa piena di un sogno generoso, il sogno di riunire le varie frazioni del partito liberale.”

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Questa “educazione americana” molto probabilmente, vista anche la giovane età del Paladini, influenzò il direttore sia da un punto di vista giornalistico che da un punto di vista politico.

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Il Figurinaio, a.III (1891), n.46

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Negli Stati Uniti, alla fine dell'Ottocento, esistevano già i due partiti principali, i cui programmi erano chiaramente distinti, e i governi operavano nella stabilità. Quando Paladini tornò in Italia la situazione era diametralmente opposta: non esistevano partiti, regnava l'instabilità di governo e non c'era chiarezza sui programmi e sulle posizioni politiche. Come dimostrano anche gli insuccessi e le ingenuità mostrate in occasione delle elezioni, il fazioso e spregiudicato idealismo del Figurinaio e del suo direttore risultò dunque incompatibile con la realtà politica italiana e lucchese del tempo.

In tutte le epoche l'apporto della stampa alla politica sarebbe stato fondamentale, ma ancora di più lo fu alla fine dell'Ottocento, quando potevano votare i soli alfabeti, meno del 10% della popolazioni, e, come detto, non esisteva alcuna organizzazione di partito. Si può azzardare che in quel periodo i “partiti” erano i giornali stessi: le realtà politico-elettorali infatti, soprattutto a livello locale, ruotavano sempre attorno ai giornali. Ma il Figurinaio non comprese questa situazione, e se la comprese non la accettò.

Carlo Paladini non voleva che il suo giornale fosse completamente asservito a una determinata realtà politica, tanto meno in una realtà come quella lucchese di quel tempo o una realtà politica nazionale dove mancavano ideali e programmi politici.

Il Figurinaio era un giornale troppo libero e spregiudicato perché si limitasse a spiegare ai suoi lettori il semplice “compitino elettorale” da svolgere, come invece faceva benissimo il Bottini sul suo popolareggiante Esare. Intenzione del Figurinaio era quella di provocare e creare il dubbio nella mente dei suoi lettori, con un giornalismo accattivante e satirico, che non si poneva limiti di alcun tipo.

Malgrado da sempre sulle pagine del Figurinaio era chiarito l'appoggio ad eventuali liste liberali, e malgrado il forte interesse per il dibattito politico del tempo, si può affermare che il giornale rifiutò un suo diretto coinvolgimento in politica sia a livello locale che a livello nazionale.

Riguardo all'importante impronta del direttore sul suo giornale, è interessante notare che,

l'unica volta in cui il candidato del Figurinaio risultò vincente, il Paladini si trovava fuori

Lucca: probabilmente fu un caso (insieme a tutti gli altri fattori ricordati), ma fa comunque

riflettere come nell'occasione il Figurinaio diede prova di estrema cautela e saggezza, in

contrapposizione al suo solito carattere battagliero e provocante. Lo stile accattivante e

irriverente del Figurinaio sicuramente era innanzitutto influenzato dal carattere del suo

direttore. Il turbolento temperamento del Paladini è provato dall'episodio del duello col

Montauti, così come è provato dal travagliato rapporto che ebbe con l'amico di sempre, il

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famoso compositore lucchese, Giacomo Puccini, col quale, soprattutto negli ultimi anni di vita, ebbe non pochi scontri e litigi.

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Carlo Paladini ebbe però l'enorme merito di fondare un giornale unico nel suo genere.

Dopo l'esperienza giornalistica fatta negli Stati Uniti, Carlo Paladini, che aveva lavorato a New York in alcune delle più importanti testate della metropoli, si ritrovò a fare il giornalista a Lucca: dove i campagnoli facevano guerra ai cittadini e dove il giornale più diffuso era un foglietto, praticamente gratuito, gestito da una sola persona, nel quale, non di rado, per parecchie settimane, l'argomento centrale poteva essere l'organizzazione di un pellegrinaggio.

Carlo Paladini introdusse a Lucca un modo totalmente nuovo di fare giornalismo. Non bisogna infatti dimenticare l'importanza che il Figurinaio ebbe da un punto di vista editoriale. Il giornale più letto a Lucca insieme all'Esare, sicuramente primo per numero di abbonati, ogni settimana stampava dalle 5000 alle 6000 copie. Era il suo stile accattivante e la professionalità della sua nutrita redazione, che attirava l'attenzione di numerosi lettori,

“indipendentemente da qualunque chiesuola e governetto”

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esistente a Lucca in quel periodo. Il Figurinaio non volle mai scendere a compromessi con nessuno e avanzò sempre un giornalismo polemico, spregiudicato e mordace: Paladini e compagni appartennero a quella che venne definita “la bella époque dei giornalisti un po' scapigliati e un po' moschettieri, pronti alla trovata umoristica, alla caricatura dell'avversario, all'attacco personale spesso diffamatorio.”

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Come ricorda anche Antonio Casali nel fascicolo Il primo socialismo lucchese, Carlo Paladini, fondando il Figurinaio aveva in mente giornali contemporanei quali Capitan Fracassa e La Tribuna. Il primo per la vivace tinta umoristica e sarcastica, oltre che per la varietà degli argomenti trattati; il secondo per l'approccio critico e indipendente rispetto alla politica, oltre che per la professionalità giornalistica dimostrata, probabilmente d'esempio per il Paladini (la Tribuna inaugurò in Italia l'uso degli inviati speciali).

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L'apporto del Figurinaio alle vicissitudini lucchesi del tempo, come abbiamo visto, fu più che evidente. Un impegno che fu del Figurinaio, ma anche direttamente di chi lavorava per questo giornale: Carlo Paladini spesso rappresentò personalmente la Società Operaia di

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Sull'amicizia tra Paladini e Puccini consultare l'epistolario inedito a cura di Marzia Paladini (figlia di Carlo), all'interno di Giacomo Puccini, di Carlo Paladini, Vallecchi, Firenze, 1961

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Il Figurinaio, a.I (1889), n.1

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Uomini e vicende del primo socialismo lucchese, Op. cit., p.48

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Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna, vol.VI, Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio 1871- 1896, Milano, Feltrinelli, 1978, pp.275-276

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Lucca sia in occasione dello sciopero delle sigaraie, che nella questione garfagnina. I limiti politici di questo giornale vennero ricompensati dalla volontà di risolvere concretamente i problemi della cittadinanza, mettendo a disposizione, non solo l'inchiostro, ma anche l'impegno dei redattori.

Il Figurinaio, in contrapposizione al conservatorismo imperante nella società lucchese dell'epoca, sostenne innanzitutto quel nuovo sussulto industriale-produttivo che anche a Lucca avrebbe dato lavoro a molte persone altrimenti costrette ad emigrare verso realtà e condizioni sconosciute.

Nel luglio del 1895, cessata l'esistenza del Figurinaio, sulla stessa linea del giornale del Paladini, nacquero Il Tamburo e La Torre delle Ore (entrambi di breve durata), ma soprattutto restarono gli uomini che con il Figurinaio avevano collaborato tra i quali Goffredo Baracchini, Arnaldo Gemignani, Pericle Pieri e Giuseppe Casentini: coloro che sarebbero stati gli iniziatori del movimento socialista a Lucca.

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