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L’impostazione scelta per la realizzazione della striscia pedonale, ipotizzata come fulcro della Rotterdam nuova, si è dimostrata inesatta, diventando funzione dei soli percorsi da o per luoghi fuori dal quartiere.

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direzioni degli schizzi percettivi nord-sud.

5.1 Le necessità progettuali

Analizzando le varie analisi fatte, dal processo storico di formazione, ai gates di accesso al quartiere del Lijnbaan, si nota come l’impostazione del modernismo fosse si corretta per quel tempo, ma forse non più attuale.

L’impostazione scelta per la realizzazione della striscia pedonale, ipotizzata come fulcro della Rotterdam nuova, si è dimostrata inesatta, diventando funzione dei soli percorsi da o per luoghi fuori dal quartiere.

L’attrattiva di 64 negozi specializzati in attività differenti, ha ceduto il passo a grandi brand internazionali, rendendo lo stesso Lijnbaan un semplice aggregato di esercizi commerciali. Tale è la sensazione per chi si trova a passare dopo le 17, quando lo spazio aperto a dimensione d’uomo, rinnega la propria identità mostrandosi spoglio di ogni attrattiva fino al prossimo inizio di giornata.

Ma per quanto questo possa esser un problema espressione del cambiamento di mentalità delle persone, questo non giustifica da solo l’inefficienza di questa striscia commerciale.

schizzo percettivo della sezione del Lijnbaan.

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168 schizzi percettivi delle maggiori arterie di collegamento al Lijnbaan, direzione nord-sud.

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direzioni degli schizzi percettivi est-ovest.

schizzi percettivi delle maggiori arterie di collegamento al Lijnbaan, direzione est-ovest.

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Il Lijnbaan è stato creato come attività principale, tutto avrebbe dovuto ruotargli attorno, dagli alloggi di Maaskant agli edifici pubblici, i percorsi limitrofi sarebbero dovuti convergere nei vari punti di accesso, connettendo le varie funzioni della città. Dagli studi di flussi ed intensità emerge il fallimento di tale idea, con le uniche arterie riconoscibili che sono il Korte Lijnbaan ed il Lijnbaan stesso, mentre Aert Van Nesstraat, – per quanto di sezione paragonabile – non è percepita, e così le parallele ad essa. Si crea come un muro invisibile che scollegga gli ambienti cittadini, e dove la permeabilità, ricercata da Bakema con il rapporto di altezze fra gli edifici, non è stata estesa al quartiere.

Scegliendo un percorso “alternativo” si ha come la sensazione di entrare in un’area differente. Complice ne è forse anche il fatto di aver ipotizzato una grande superficie continua, che, estendendosi per tutto il perimetro del blocco urbano, ha inevitabilmente creato sull’interno del lotto, tipicamente destinato a giardino o verde di pertinenza, uno spazio non definito, adibito quando a parcheggio, quando a corsello di servizio.

Questo spazio di nessuno, il cui scopo originario era carico e scarico delle merci dei negozi, è amorfo, le facciate stesse non presentano un trattamento tale da poterne intuire la funzione. Gli accessi a queste aree hanno spezzato la continuità dei fronti voluta originariamente nel Basis Plan, portando ad ingigantire la frammentazione degli spazi, e a aumentarne le distanze reciproche.

La macchina moderna, così come concepita da Bakema, aveva espletato il suo compito, un perfetto ingranaggio dalle 9 alle 5 del pomeriggio che offriva spazi di qualità e interazione sociale, ottima risposta post guerra che non ha tenuto il passo al cantiere aperto che è stata negli anni Rotterdam.

Come molti altri esempi del modernismo, il manufatto architettonico è

stato creato per rispondere ad un’esigenza, questa è cambiata e con

essa deve probabilmente cambiare il progetto.

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171 viste di Van Ghentstraat (corsello interno) e Art Van Nesstraat.

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5.2 Possibili soluzioni

Dati i problemi che il Lijnbaan presenta, rimane dunque il dubbio di cosa sia possibile fare per la strip commerciale: il manufatto non è modificabile, perché espressione del modernismo, e allo stesso tempo se non si pensa a una riqualificazione con il passare del tempo potrebbe diventare solo un simulacro di se stesso.

Le possibilità di intervento, nel rispetto del patrimonio e dei comitati cittadini, appaiono essenzialmente tre:

- rifunzionalizzazione di strip e flats per garantire una presenza 24/7;

- permeabilità tra la Schouwburgplein ed il Lijnbaan;

- interventi che non intacchino la struttura esistente in modo invasivo e mantengano lo schema di sezione originario.

24/7

Volendo creare una presenza continua sulla strip commerciale, appare chiaro come i soli esercizi commerciali non possano rispondere in maniera esaustiva. Al contrario il mescolamento di abitazioni, uffici e negozi, coesi da uno spazio publico unico, garantirebbe una presenza delle persone continua e diversificata per tutti i giorni della settimana e durante tutto l’arco della giornata.

Bisognava cambiare le funzioni del Lijnbaan in maniera puntuale, da negozi a punti di svago, traslando le attività sul fronte opposto, in modo da garantire una remuneratività all’esercente, ex-proprietario del lotto, anche successivamente all’intervento.

C’era necessità di collegare i nuovi uffici alla strip in modo diretto, ma

allo stesso tempo questi dovevano essere staccati e indipendenti,

creando una specie di dicotomia. Ricordando gli studi intrapresi in

Giappone per le abitazioni SoHo (small office, home office), è sembrato

quasi automatico andare in tale direzione, andando a integrare il blocco

di Maarkant.

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SoHo

«Una cultura dell’abitare che miri a una condizione di comfort urbano, intesa come dimensione collettiva di godimento dello spazio pubblico e semipubblico legato ai luoghi della residenza, non dovrebbe prescindere da una riflessione accorta sui luoghi di mediazione tra ambito domestico e ambito urbano, sia alla scala dell’edificio nella definizione del rapporto tra soglie e logica distributiva, sia alla scala urbana nello sviluppo del rapporto tra attacco a terra e un livello di domesticità che sia compatibile con certo grado di mixité funzionale»

1

. Parlare di comfort urbano significa ricercare soluzioni che concilino il bisogno di sicurezza, privacy, tranquillità, proprio della sfera domestica, con il piacere di essere immersi nella vivacità della vita urbana e nella ricchezza di opportunità culturali e sociali che essa offre.

L’elemento di mediazione tra ambito pubblico e privato, acquisisce valore funzionale all’interno di un complesso meccanismo di scala, che partendo dalla soglia arriva in modo non lineare alla grande infrastruttura. I progetti SoHo registrano su duplice scala alcune di queste istanze, e ne interpretano gli aspetti architettonici e tipologici con un atteggiamento volto alla sperimentazione e alla ricerca di una estetica apprezzabile in quanto nata da una risposta rigorosa con poche, ma significative, concessioni alla flessibilità.

La stanza SoHo si pone come esempio emblematico del tipo di valenza pubblica dello spazio privato nella società contemporanea e della mixité funzionale nel progetto di residenza.

Il significato sociale dei quartieri SoHo, come lo Shinonome Canal Court a Tokio di Riken Yamamoto, risiede nella convinzione che le dinamiche quotidiane degli spostamenti casa-lavoro-casa stiano evolvendo verso una maggiore complessità di esigenze e desideri, supportati anche dalla

1 E. Salsa, Una dimensione del comfort urbano: SoHo tra casa e città, Milano 2006, p.

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disposizione planimetrica dei SoHo.

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nascita di nuove forme di lavoro, che troverebbero una risposta nella possibilità di ‘personalizzare’ alcuni ambienti della casa.

L’appartamento SoHo prevede che nell’ingresso trovi posto una stanza caratterizzata da una parete vetrata che si affaccia sugli spazi distributivi, un vero e proprio spazio di esposizione.

La stanza può essere destinata a uffici, come essere parte integrante della pianta di ciascun alloggio. La stanza SoHo è l’ambiente filtro di interfaccia con il mondo esterno, sia dal punto di vista spaziale- organizzativo, sia dal punto di vista sociale.

shinonome canal court.

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Lo spazio di distribuzione diventa dunque un elemento urbano interno, che svolge una precisa funzione, tramite gli affacci degli ambienti SoHo, stabilisce una stretta relazione con gli interni privati, alimentando le relazioni sociali e portando la vita urbana all’interno dell’edificio.

Per quanto queste interpretazioni tipologiche di Yamamoto possano essere interessanti, non sono però facilmente trasportabili nella cultura olandese, soprattutto in un intervento di riqualificazione in cui gli ambienti e le dimensioni sono fissati a priori.

Da uno studio concettuale è stato allora possibile integrare la coesistenza di uffici ed ambienti domestici dividendo a piani alternati le stesse funzioni, in cui gli appartamenti si affacciano, con i loro ingressi- vetrine, lungo luminosi corridoi-ballatoi, dove piccoli slarghi diventano occasioni per la comunicazione e lo scambio, rendendo labile il confine tra casa e ufficio, tra pubblico e privato, e dove con una semplice quota di separazione si possa passare da ambito domestico a quello lavorativo.

Riqualificazione

L’ipotesi di intervento si presenta dunque come un misto di funzioni con accesso diretto sul Lijnbaan, che trasla poi a quote superiori gli ambienti domestici e uffici, in modo da renderli indipendenti, ma funzionali alla strip stessa. In questa ottica il “grande” edificio multipiano di Maaskant, dunque, non rischia di diventare ghetto dormitorio, ma brulica di vita interiore, con locali di svago, e altre funzioni pubbliche situate ai piani bassi, il cui uso è fortemente relazionato a quello degli spazi aperti prospicenti. Lo spazio generato dal libero accostamento dei volumi diventa una enclave domestica nella città urbana.

tipologie dello Shinonome Canala Court.

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Permeabilità e continuità

Analizzando e scomponendo il problema, ci si è accorti di come la prima problematica da affrontare fosse la necessità di definire la modalità di trasferimento di alcuni negozi sulla Joost Banckertsplaats, soprattuto come questi si sarebbero potuti connettere fra di loro. La problematica principale era quindi individuare una permeabilità che desse continuità alle funzioni.

Come primo intervento abbiamo voluto individuare delle possibili soluzioni che risolvessero l’interruzione dei volumi tramite una consequenzialità delle facciate. Il blocco urbano, a causa del corsello

di servizio, presentava un vuoto di discontinuità, la ricucitura di tale facciata doveva pertanto, dal mio punto di vista, ricreare una continuità con i fronti adiacenti.

In prima analisi l’ipotesi era stata quella di eseguire un’infill di esercizi commerciali che creassero sul retro del lotto uno spazio a verde comune, opzione risultata però poco funzionale, sia perchè il manto erboso, destinato alle abitazioni del blocco lamellare, sarebbe stato sempre scarsamente percepito, sia perché la municipalità di Rotterdam non intendeva perdere aree di parcheggio a scapito di spazi di

trasposizione schematica degli interventi.

interpretazione di possibile permeabilità progettuale.

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pertinenza. Era necessario individuare una soluzione che permettesse allora di mantenere la funzione di servizio del corsello, ma che sul fronte formasse un tutt’uno coi volumi adiacenti creando uno spazio pubblico per la collettività.

Studiando l’architettura olandese, ho trovato interessante le interpretazioni date da architetti quali Mecanoo, HVDN e S333, in cui, in modi sempre differenti, è stata adottata una soluzione tipologica che trasla la vita pubblica ad una quota superiore, lasciando il traffico veicolare sotto ad essa. La piattaforma rialzata avrebbe permesso di creare un ambito protetto e riservato, particolarmente adatto alla socializzazione, che mantiene l’uniformità sui fronti e crea all’interno dell’urban block

2

, una duplice funzione splittata su 2 o più livelli.

2 S. Komossa, The Dutch Urban Block And The Public realm, Nijmegen 2010.

Schizzo schematico pre e post chiusura del fronte su Art Van Nesstraat.

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Come realizzare un deck? Non avendo la possibilità di chiudere il lotto su tutti i fronti, e dovendo garantire l’accesso all’area sottostante per i parcheggi, ho posto il piano a mezza altezza dei fabbricati adiacenti, consentendone una fruizione diretta e, su Art Van Nesstraat, ho monumentalizzato l’accesso creando un’ampia scala di ingresso, di pari sezione all’ingresso dei parcheggi.

La creazione di tale piano ha comportato, oltre a piccole modifiche distributive nel blocco del Lijnbaan, una rivisitazione del medesimo piano dell’edificio lamellare, dovendo, per coerenza funzionale, estendere lo spazio pubblico fin dentro all’edificio, e creando quindi nuovi percorsi orizzontali e verticali. In pratica, la piastra artificiale, è servita a ricucire i fronti mantenendo gli aspetti originari, e allo stesso tempo si è posta come sparti-acque tra dimore e spazio pubblico.

L’ipotesi di intervento si presenta dunque come una città tridimensionale con strade di attraversamento, spazi commerciali, e verde di pertinenza su suolo artificiale, supportato da un sistema di collegamento locale in quota, percebile da entrambi i lati del fabbricato, il Lijnbaan e la Joost Banckertsplaats.

schema concettuale dell’introduzione del deck di collegamento.

Hvdn, het kasteel.

Mecanoo, niewe terbregge.

S333, CiBoGa.

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Rispetto delle presistenze

L’aver creato un nuovo livello di spazio pubblico, ha generato un ulteriore problema: in un’ottica di housing sociale, dove il numero di dimore è calcolato su statistiche di crescita, non è pensabile diminuire il numero di cellule residenziali. I volumi sottratti al blocco lamellare, e convertiti in esercizi commerciali ed uffici, ha creato una polifunzionalità 24/7, ma ha dimuito le sue capacità. In quest’ottica si è reso necessario ipotizzare un intervento, da un lato capace di flessibilità per gli spazi trasformati in uffici, dall’altro che potesse essere integrato e rimpiazzasse le abitazioni convertite.

E’ stato ipotizzato petanto di inserire dei blocchi abitativi indipendenti, che avessero superfici simili a quelli di Maaskant e fossero collegati al flusso pubblico, “padiglioni” ad accesso indipendente e staccati dalla quota urbana.

schema concettuale dell’introduzione dei padiglioni residenziali.

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I nuovi alloggi dovevano risultare fattibili, la scelta di conservare il Lijnbaan quale manufatto storico non era messa in discussione, pertanto l’intervento non poteva essere invasivo. I volumi sono stati ipotizzati con strutture indipendenti l’una dall’altra, realizzabili senza dover interrompere il normale esercizio della strip commerciale.

L’altezza dei fabbricati seguiva, e segue tuttora, lo schema tracciato dal modello friendschip di Bakema, la sezione ha mantenuto infatti quel crescendo costante di altezze, che consente di percepire una sensazione avvolgente e confortevole da parte dei fabbricati. La ripetizione e articolazione volumetrica si è basata sulla stessa ripartizione di facciata degli esercizi commerciali, con modulo ripetuto di 1,10 m.

schema concettuale della dei collegamenti distributivi per le residenze.

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5.3 Proposta progettuale

L’intervento progettuale non è stato concepito come episodio eccezionale finalizzato al semplice confronto con la dimensione globale della scena architettonica, ma piuttosto come elemento di riferimento, espressione di un’identità collettiva legata al luogo stesso.

L’elaborazione dei dati derivanti dal contesto e dal programma di sviluppo per la città di Rotterdam, ha assunto forma fisica tramite la creazione di uno spazio di interconnessione tra il preesistente e la necessità di soddisfare il nuovo fabbisogno abitativo; il tutto tramite la creazione di nuove residenze, che non andassero ad intaccare l’identità della strip commerciale del Lijnbaan, manifestazione delle ideologie del movimento moderno in Olanda.

L’intervento si basa su un’unica percezione volumetrica dell’insieme in cui l’organismo abitativo, cellula base del progetto, è articolato tramite operazioni di ripetizione e variazione tipologica, e dove i percorsi di connessione danno luogo ad una ricca sequenza spaziale che richiama i caratteri dell’ambiente urbano e favorisce l’incontro tra dimensione individuale e dimensione collettiva. Gli spazi aperti, creati mediante l’inserimento di un deck che funge da separatore dei flussi e al tempo stesso cerniera per le funzioni, giocano un ruolo essenziale nel collegare la dimensione dell’individuo con la collettità: lo spazio aperto diventa quindi sia mediatore del passaggio tra casa e strada che luogo di interazione e incontro, staccato dalla realtà congestionata delle vie.

Il progetto si basa sulla costante variazione di una regola compositiva, che resta comunque riconoscibile nella variazione, deframmentazione della facciata, sia sull’introduzione nei blocchi residenziali di funzioni commerciali, che contribuiscono a dare vivacità all’ambiente abitativo.

La pianta presenta una netta distinzione degli ambiti, ma sempre interconnessi tra loro: al piano terra, volendo creare una continuità tra lo spazio urbano e l’intervento residenziale, si nota come il corsello di

3 esempi dei 9 sviluppi tipologici di progetto.

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passaggio Van Ghent straat, precedentemente adibito a solo spazio di risulta, sia stato adesso rifunzionalizzato ad area di parcheggio e carico- scarico coperto; al piano superiore, nel deck, le connessioni sono garantite da accessi indipendenti su ambo i lati del block, e dalla monumentalizzazione dell’accesso principale su Art Van Ness straat.

Tale area, mantenendo un’apertura verso il fronte strada per l’accesso, si articola in una serie di spazi indipendenti connessi, che permettono sia una traslazione verticale che una transizione al piano di quota.

render della vista su Aert van Nesstraat dell’ipotesi di progetto, in primo piano l’apertura sul fronte strada ed il deck di connessione

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183 pianta piano terreno.

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184 pianta a quota +5.90.

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Nonostante l’intervento sia ibrido dal punto di vista funzionale, per il mix residenziale-uffici ai piani superiori e commerciale alla base, tutti i servizi e i negozi sono rivolti verso l’esterno, riproponendo il tipico schema del blocco a corte. Tale soluzione, con questa particolare suddivisione di livelli, ha però comportato uno sviluppo differente dei sistemi di accesso alle diverse unità che compongono l’edificio. Il sistema distributivo è stato articolato attraverso l’estensione dei corpi scala interni in modo da offrire accesso diretto, alle unità che si sviluppano ai piani più alti, sia ai fronti esterni che alla corte interna sopraelevata, riproponendo così, il modello della casa unifamiliare anche in altezza, quasi a risarcire la condizione innaturale di abitare staccati dal suolo.

La scelta di inserire un livello artificiale per la divisione dei flussi e connessioni delle funzioni, ha permesso di creare una nuova struttura urbana animata dal continuo passaggio di persone, in cui, l’intrecciarsi di diverse attività a distanza pedonale, diventa condizione favorevole per il contatto sociale, permettendo così all’abitante di identificarsi con il primo livello di associazione pubblica che incontra al di fuori della sfera

Sezione A-A’, in evidenza le connessioni verticali del blocco commerciale\uffici\alloggi.

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privata e quindi interagiree, direttamente con una comunità’ urbana più allargata. Il deck è stato pensato come uno spazio sociale di carattere urbano completamente integrato negli edifici di affaccio, recupera la continuità spaziale osservata nei tessuti della città storica e assume una quota superiore rispetto al circuito carrabile pur mantenendosi ad esso connesso. Questa grande piastra pedonale, richiama in parte, i concetti idealizzati dagli architetti francesi Candelis, Josic and Woods per la definizione di stem (stelo), ma allo stesso tempo cerca di integrarsi con le potenzialità’ del blocco a corte, tipiche dell’architettura olandese. La scelta di aver creato un prato artificiale, articolato sulla maglia derivante dalla composizione del Lijnbaan, studiato per una visione privilegiata dall’alto, ha permesso di creare le caratteristiche tipiche di un ambiente domestico, in cui questi spazi vengono a costituire quasi un’estensione del soggiorno.

L’intervento residenziale è a fasce alternate con i livelli adibiti ad uffici, gli accessi ad ogni singola cellula distribuiti tramite corridoi scavati nella volumetria del blocco o tramite ballatoi tipici della tradizione olandese.

In entrambi i casi i passaggi costituiscono un ambito semi privato, di

mediazione tra esterno ed interno della casa. Scelta dettata sia dalla

necessità’ di uno spazio di soglia, tema chiave per la cultura abitativa

olandese che mette in relazione lo spazio privato con lo spazio urbano

attraverso un luogo di transizione, sia dalla necessità di trovare tipologie

che permettessero un’articolata sequenza spaziale attraverso affacci a

tutta altezza.

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187 sezione B-B’ e facciata su Art Van Nesstraat

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La tipologia di collegamento a ballatoio, che presenta a priori il problema della limitazione della privacy, è stata interpretata creando un allontanamento dalla facciata della casa tramite una serie di passerelle autonome, inserendo quindi uno spazio semi privato, vissuto però dagli stessi come estensione dell’alloggio. Si nota inoltre come tramite il movimento continuo dei volumi di facciata con semplice sfalsamento delle unità sovrapposte aggettanti sul fronte, e in arretro nella parte opposta, si possano generare alloggi di diverse dimensioni.

La ricerca sull’alloggio è stata orientata ad ottenere un grado di integrazione fra spazio di lavoro e abitazione, andando verso la sempre più alta domanda di ambienti domestici attrezzati per attività lavorative.

L’interpretazione data, nonostante si discosti dalla tipologia SOHO, ha voluto creare una forte interazione tra i due ambienti, creando una connessione diretta e identificando nel medesimo volume le differenti funzioni.

Per tutti i corpi di fabbrica si sono create volumetrie nitide e compatte, differenziate per l’altezza ma caratterizzate dal cromatismo omogeneo delle cortine di facciata; i blocchi ex-novo, che affacciano sul lato lungo del Lijnbaan, presentano un rivestimento continuo con pannelli prefabbricati di cemento, il blocco monolitico su Joost Banckertsplaats propone invece una facciata rivestita con laterizi modellati dal caratteristico colore bruno-dorato.

L’ordine basamentale, a doppia altezza, mostra una vetrata continua,

quasi a voler negare la fisicità dell’appoggio e accentuarne l’immagine

di blocco sospeso da terra. Ai piani superiori, per i livelli adibiti ad uffici,

si nota una ripetizione fitta e stretta di aperture verticali che ai livelli delle

abitazioni raddoppia in larghezza marcandone le proporzioni orizzontali

e offrendo una maggior luminosità e visuale sull’intorno urbano. I

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prospetti interni, affacciati sulla corte centrale, sono invece segnati dagli scavi di grande logge e dai forti ballatoi aggettanti.

render della vista su Aert van Nesstraat dell’ipotesi di progetto

render della vista sul Lijnbaan dei nuovi blocchi residenziali dell’ipotesi di progetto

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190 prospetto su Joost banckertsplaats

sezione longitudinale, in evidenza i collegamenti tra i vari piani abitativi dei padiglioni e il piano terra.

veduta dal giardino.

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