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L'ACCADEMIA CARRARA di BERGAMO: PROPOSTA PER UN NUOVO POLO CULTURALE PER LA CITTA'

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Academic year: 2021

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Politecnico di Milano Facoltà di Architettura e Società

Corso di Laurea Magistrale in Architettura degli Interni

L'ACCADEMIA CARRARA di BERGAMO: PROPOSTA PER UN NUOVO POLO CULTURALE PER LA CITTA'

RELATORE: LUCA BASSO PERESSUT CORRELATORE: MATTEO SACCHETTI LAUREANDA: VALERIA PEDRALI matr.751244

A.A. 2012-2013

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INDICE

CAPITOLO I - Storia di Bergamo - Un origine leggendaria

- La topografia di Bergamo in età romana - Bergamo in età longobarda

- Bergamo vescovile

- Bergamo nel periodo visconteo - La grande fiorit ura: l età veneta

- Il ritorno delle arti a Bergamo durante l occupazione f rancese Art i bergamasche nel 600 e 700

- Dal Lombardo-Venet o all Unit à d It alia e Bergamo Cit t à dei Mille - Bergamo nel XX secolo

CAPITOLO II Storia del museo ed esperienze museali europee Significato di museo

Trasformazioni del museo nella storia Origini e formazione

Il XVIII sec in Europa La forma del museo

Situazione in Italia tra 1700 e 1800

Casi studio: Uffizi, Brera, Accademia Carrara Le origini culturali del Museo Moderno Evoluzione del Museo Moderno

Il museo come semiosfera

Interventi di architettura museografica

Museo di Arte Moderna Tokyo Le Corbusier 1959 Museo Castelvecchio

Centre Pompidou

Centro Solomon Guggenheim MoMa New York Yoshio Taniguchi Mori Art Museum (MaM) Tokyo

New Tate Gallery Herzog & De Meuron Museo Palazzo Bianco

Museo del tesoro di San Lorenzo Galleria Palazzo Rosso

Ampliamento Gipsoteca Canoviana Museo Capodimonte

Galleria Nazionale Parma

Museo nazionale d art e occident ale di Tokyo

CAPITOLO III Il collezionismo nell 800: influenze sulla raccolta Carrara Giacomo Carrara ed i suoi primi contatti con la cultura locale

La formazione della raccolta Carrara

Bergamo nell et à dei lumi: sit uazione cult urale

Collezioni e collezionist i d art e all epoca del cont e Carrara La specificit à dell 800 a Bergamo: vicende st oriche sulle raccolt e

Le decorazioni dell Accademia e la raccolt a all epoca del cont e Giacomo Carrara CAPITOLO IV - Storia dell Accademia dalla fondazione agli interventi odierni Collocazione urbanistica

Ruolo della Pinacoteca Carrara nella città di Bergamo Indagine storica

- Trasformazioni fabbricato dal 1700 alla seconda guerra mondiale - La pinacoteca

- La scuola

- Gli sviluppi urbanistici dal dopoguerra

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- Origine e trasformazioni del Borgo S.Tomaso in seguit o all avvent o dell Accademia - La GaMec e l Accademia: l int ervent o di ampliament o di Vit t orio Gregot t i

La Relazione Rossi: per una nuova Accademia Carrara - Conclusioni: l Accademia come sist ema cult urale - Il ruolo del centro servizi

Il dibattito sul nuovo polo GaMec e centralità della Pinacoteca Cronistoria progetti e situazione attuale

CAPITOLO V Progetto di ampliamento per un "sistema" integrato Pinacoteca-scuola-GaMec come polo culturale per la città

Il progetto

Carenze strutturali nel sistema Accademia Carrara e pot enzialit à dell area Il "sistema" Accademia, finalità del progetto ed impianto funzionale

L'allestimento

L'ampliamento del percorso espositivo in rapporto con le collezioni storiche presenti La donazione Federico Zeri: specificità della collezione

La tela dimenticata: l'Ultima Cena di Alessandro Allori

L'esposizione temporanea e l'allestimento delle piazze esterne BIBLIOGRAFIA

Bibliografia generale Quotidiani

Sitografia Periodici Risorse digitali

Tesi di laurea

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CAPITOLO I - Storia di Bergamo

Un origine leggendaria

Di Bergamo si t rova t raccia dalle t est imonianze preist oriche: si dice infat t i essa abbia origini favolose, essendo nata da Cidno, figlio di Ligure che nel 450 dopo il diluvio universale, avrebbe edificato molte città in luoghi mont uosi e t ra esse anche Bergamo e Brescia. L et imologia del nome è t ut t ora incert a: è st at a messa in relazione con la voce germanica berg = mont e, con quella got ica bairgam = mont e, e quella alpina barga = capanna; si è scoperto che il termine Berg-hem, suo nome sotto i Cenomani in epoca gallica non appart enevano al linguaggio gallico in quant o essi chiamavano dun il mont e; il nome si spiega con il fat t o che i Cenomani erano di origine gallica orient ale quasi germanica e furono t rovat i da Cesare ai confini con l at t uale Belgio.

In alcuni saggi però si fa risalire il nome alla voce alpina barga (capanna), st ranament e corrispondent e all int ichissimo nome della cit t à ligure; oppure si rit iene anche che il nome di Bergamo derivi dal dio Bergimos, considerat o t ant o dai Galli quant o dai Cenomani come dio delle alt ure, come t est imoniat o da molte iscrizioni votive che erano presenti nelle valli.

La scrit t ura del nome Bergamo fu diversa: da Bergomum in Plinio a Vergamum in Giust ino e la forma del nome con la B al post o della P f u un errore di trascrittura; infat t i gli st essi Longobardi usavano la forma Bergomum, dal 1000 circa fu in uso da forma Pergamum finché con il Rinasciment o e la riscopert a della lingua latina tornò alla forma antica Bergamum.

La topografia di Bergamo in età romana

Bergamo già nel II sec. a.C. era inserit a nella ret e di relazioni degli insediament i dell'It alia set t ent rionale ed esist evano già comunicazioni fra il t errit orio bergamasco ed i poli commerciali del Comasco, del Milanese e con quello cenomane di Brescia, ed essendo sulla linea di t ransit o degli scambi con quest e città, vennero qui a crearsi i presupposti per nuovi insediamenti sempre più numerosi.

Con l'avvent o dei Romani, Bergamo raff orzò il proprio ruolo milit are, che sancì per l'abit at o il ruolo di cent ro principale di un ampio t errit orio, ricevendo nell'89 a.C. il t it olo di Colonia lat ina.

Nel 49 a.C. insieme a t ut t i gli abit ant i dei t errit ori transpadani Bergomum riceve, in seguit o a un edit t o di Giulio Cesare, il t it olo di Municipium civium romanorum (ossia la cittadinanza romana) e i suoi abit ant i vengono assegnat i alla t ribù Vot uria. Come t est imoniano le epigrafi milit ari rinvenut e in Pannonia, la popolazione bergamasca f u prevalent ement e ut ilizzat a per l esercito.

Come not o la cint a muraria ed il ret icolo st radale erano element i fondament ali nella st rut t ura dell urbanist ica romana e anche la Cisalpina non fa eccezione; in quest a zona in part icolare l affermarsi della civilt à romana andò di pari passo con la pianificazione urbanist ica così che le cit t à cisalpine divennero veicolo e centro della romanizzazione.

At t raverso la programmazione di diversi t racciat i viari e la creazione di un t essut o paleografico part icolarment e denso, i Romani perseguirono un massiccio disegno di valorizzazione di zone del paese come quella Cisalpina, priva di una vera e propria struttura urbana.

L organizzazione urbana, essendo pianificat a, seguì crit eri di concret ezza e di realismo, perseguendo la piena aderenza all ambient e geografico; per quest o la piant a ort ogonale, sul modello del cast rum, non fu sempre applicata anche se preferita poiché favoriva una razionale distribuzione degli spazi.

Le mura, spesso di ridot t e dimensioni, obbedivano ad esigenze giuridico-religiose più che milit ari in quant o erano inscindibili dal concet t o di comunit à urbana e anche la loro cost ruzione t enne cont o delle condizioni del t erreno; Bergamo, sit uat a sulla sommit à di un colle (l est ensione della Bergamo romana coincideva inf at t i più o meno con l at t uale cit t à alt a), rappresent a uno dei migliori esempi di adattamento ad un complesso nat urale. La cint a muraria fu t racciat a sulle pendici del colle e ciò ne spiega l est rema irregolarità così come ne risult a condizionat o il sist ema st radale int erno, che si present a con un organizzazione ort ogonale solo a nord-ovest.

La sist emazione urbanist ica di Bergamo non obbedisce dunque ad un modello t eorico prest abilit o, ma essa fu realizzat a in t empi diversi, modellandosi sul t erreno e t enendo cont o della sit uazione ant eriore alla regolamentazione romana.

La cit t à di et à Imperiale si present ava infat t i come cit t à d alt ura sort a sul complesso collinare carat t erizzat o dalle condizioni morfologiche del sit o e dalla rist ret t ezza degli spazi; essa infat t i perde part e della sua originaria specificit à strategico-milit are, ma pot enzia l immagine di cent ro st rat egico- amministrativo per un vast o t errit orio nel quale coesist ono forme complement ari di economia.

Il nuovo ordine urbano si configura at t raverso il t racciament o del decumanus maximus (via Gombit o Colleoni) e del cardo maximus (via S. Lorenzo via M. Lupo), lungo i quali erano ubicat i i principali edifici pubblici e religiosi: sul colle S. Giovanni, nella zona dell'at t uale Seminario, t rovavano collcazione l anfiteatro e il teatro, in piazza Duomo il foro, in via Arena presso S. Grat a un edificio vot ivo, mentre in piazza Mercat o del Fieno le terme e sulla Rocca il Capitolium; inolt re lungo le diret t rici principali

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d accesso alla cit t à sono st at e rinvenut e le necropoli, che in alcuni casi hanno avut o una cont inuit à d uso anche in epoca classica e postclassica.

Della città romana non è rimasto oggi quasi nulla in alzat o ed è per quest o mot ivo difficile ricost ruirne nei dett agli l est ensione e la forma, ma risult a evident e la fort e ident it à che ha lasciat o in termini urbanistici, influenzando notevolmente anche le fasi successive di sviluppo.

Insieme alla viabilit à ed agli edifici pubblici, l'impiant o urbano, nonost ant e le difficolt à derivant i dalla morfologia del luogo, era carat t erizzat o anche da una cint a fort ificat a: con l arrivo dei Romani Bergamo assunse dunque un impiant o che è st at o possibile ricost ruire con qualche approssimazione attraverso different i st udi, in quant o l erezione in et à august ea del municipium permet t e di avere un t ermine di riferimento per la datazione delle opere difensive della città.

La nuova cint a si rese necessaria a front e di t urbolenze polit iche int erne e di rischi d invasione che si andavano delineando e, sebbene l'esist enza delle mura romane sia t est imoniat a dagli st orici ant ichi, l esiguit à dei rest i ha impedit o agli st udiosi moderni di giungere ad una concorde ipot esi ricost rut t iva.

Il t racciat o pot eva includere il colle della Rocca per proseguire verso sud fino all'at t uale piazza Mercat o delle Scarpe, dove si può ipot izzare la presenza della port a orient ale: il rit rovament o più a valle di due tombe potrebbe infatti confermare quest o limit e della cit t à; nello st esso luogo fu rit rovat a una lapide che ricorda l edificazione di due port e, forse in relazione ad un espansione a sud-est del colle. Sempre lungo il lato sud, più ad ovest, si trovano i resti di un cammino di ronda su archi, forse i tratti meglio conservati di quest e prime fort ificazioni, ment re il t racciat o sul lat o occident ale non è facilment e individuabile. Si presume che il perimet ro svolt asse nell area del Seminario per proseguire in linea fino alla piazza Mascheroni, con un alt ro angolo nei pressi della Port a di Pant ano inferiore. La port a occident ale doveva coincidere con l'at t uale accesso alla Cittadella. Il lat o nord è t est imoniat o dalle arcat e esist ent i presso la font ana del Vagine, già document at a nell'Alt o Medioevo; qui vi si apriva una porta in allineament o con il cardo maggiore.

L urbanizzazione romana non si esauriva però nella cint a collinare, ma vi sono t est imonianze let t erarie e t oponomast iche che t ramandano anche la presenza in cont iguit à di insediament i urbani, det erminando una suddivisione t ra la civitas murale sul colle e i suburbia nella piana, dist inzione che va int esa dal punt o di vist a delle ent it à amminist rat ive e produt t ive; t ale suddivisione, nonost ant e le devast azioni causat e dai Visigot i e dagli Unni nel V secolo, si mant errà sost anzialment e immut at a fino alla conquist a longobarda dal 569.

La riforma milit are e amminist rat iva del IV secolo, che at t ribuì Bergamo alla Regio Venet a, pose le condizioni per la continuità di una vita urbana nei secoli successivi.

Bergamo in età longobarda

Il disfaciment o dell'impero romano avviò il t rist e periodo delle invasioni barbariche, dapprima Visigot i ed Unni, poi Alemanni ed Ost rogot i (anno 488) e successivament e i Longobardi di Alboino, che nel biennio 568-69 si calarono nel t errit orio bergamasco come su alt re cit t à dell'It alia set t ent rionale, dove s'insediarono in modo ben più capillare e così Bergamo divenne sede di uno dei più import ant i ducat i del Regno nel nord d'Italia.

Con la conquist a dei Longobardi il vecchio cet o romano venne emarginat o; benché la popolazione dei nuovi insediat i fosse minorit aria, la classe dirigent e, sia civile che ecclesiast ica, per due secoli fu nella t ot alit à di provenienza longobarda; t ra le due popolazioni si verificò t ut t avia una st orica e vantaggiosa integrazione nei cost umi, nelle credenze religiose, nel gust o, nella lingua, nelle ist it uzioni giuridiche, di cui si possono rint racciare t est imonianze ancora nel pieno periodo medievale: cert i istituti giuridici longobardi connessi alla gest ione del pat rimonio familiare, alla condizione giuridica della donna, al matrimonio si riscontrano ancora oggi negli Statuti di Bergamo promulgati in età veneta.

I Longobardi, riorganizzando il t errit orio cit t adino nel sist ema curt ense, int rodussero un elemento nuovo e di lunghissima durat a di quella che sarà la dinamica di t rasformazione fut ura della cit t à: divisero il territorio cit t adino in due Cort i Regie, l'una nella "civitas", la Cit t à sul colle, l'alt ra nella "curt is Murgul a", l'at t uale Cit t à bassa, ponendo in quest o modo le basi per quella dialet t ica art icolazione fra Cit t à alt a e Città bassa che non ha mai cessato di manifestarsi nel corso del tempo.

Inolt re il ducat o longobardo di Bergamo era difeso olt re che dalle mura, la cui cerchia sembrerebbe ricalcare, nel complesso, il t racciat o di quelle romane, anche da una fort ificazione post a sul colle S.Eufemia, dove successivamente venne edificata la Rocca.

Si deve al periodo longobardo la cost ruzione della Basilica paleocrist iana di S.Alessandro, eret t a sul sepolcro del mart ire pat rono di Bergamo, considerat a dalla t radizione la chiesa più ant ica della cit t à e demolit a nel 1561, e della Cat t edrale di S.Vincenzo, ent rambe eret t e all'int erno della cerchia delle mura alto-medievali.

Sebbene sot t o la regina Teodolinda si vissero moment i relat ivament e t ranquilli, il t errit orio at t raversò periodi di desolazione, ai quali, specialment e per quant o riguarda i t errit ori alpini, pose rimedio la presenza benedet t ina get t ando le basi per un nuovo sviluppo economico (fenomeno quest o

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probabilment e poco conosciut o e di conseguenza poco st udiat o, event o al quale sono legat e molt e delle nostre tradizioni agricole).

Durante t ut t o il periodo longobardo Bergamo fu carat t erizzat a da violent e t ensioni aut onomist iche, culminat e nella rivolt a del duca Gaidolfo cont ro re Agilulfo, che si concluse con la mort e del ribelle (590).

Con la sconfit t a dei Longobardi nel 774, il passaggio all'et à franca confermò la rilevanza di Bergamo, in quanto situata sulla strada che congiungeva Brescia a Como e di lì al centro Europa.

Nel giugno 774 Carlo Magno conquist ò Pavia, Bergamo si t rasformò in Cont ea franca e il tradizionale gast aldo fu così sost it uit o dalla figura del conte. La cit t à conobbe dunque un'alt ra fort e immigrazione, quest a volt a di Franchi e Alemanni, ed un profondo nuovo ricambio della classe dirigent e: vescovi e conti provenivano infatti in prevalenza da famiglie franche.

Il ruolo polit ico della cit t à si ridimensionò ult eriorment e dopo la crisi del regno, seguit a alla mort e di Ludovico II nell 875 dalla quale uscì vincitore Guido di Spoleto.

La crisi del dominio imperiale divenne definit iva nel X secolo, con le invasioni degli Ungari, invasione che il re e i cont i non furono in grado di front eggiare validamente; ridotto così il pot ere dei cont i al t errit orio rurale nuove f orze locali, il vescovo e i propriet ari fondiari, si adoperarono con successo per fort ificare la città; dunque ad Adalberto sono da at t ribuire non solo il raf forzament o delle dif ese sul lat o occidentale delle mura (il più vulnerabile), ma anche alcuni ampliament i dell ant ica cerchia romana, in particolare quello a nord e a sud lungo il tratto tra gli archi del Vagine e la porta settentrionale.

Con quest i lavori il circuit o murario si ingrandì fino a comprendere la chiesa di S. Mat t eo, ment re la porta set t ent rionale di S. Lorenzo è indicat a per la prima volt a nel 1030 e coincideva cert ament e con una delle porte romane.

Bergamo vescovile

L'improvviso vuot o di pot ere venut osi a creare dunque fu colmat o dai rappresent ant i delle famiglie aristocratiche più prest igiose della cit t à, che subent rano al vescovo nella gest ione del pot ere civile e milit are con un organismo collegiale; nacque così il Comune di Bergamo ("libero Comune" = aut onomia di fat t o rispet t o al cont rollo regio) t rascorrendo un periodo di pace che si fondava su un pat t o st abilit o t ra i cit t adini che si reggeva sulle leggi, sui dirit t i civici, sull'onore, sulla "piet as" e sulla concordia pura.

L'art icolazione ist it uzionale del pot ere comunale era compost a da: l'Assemblea dei "cives", il Consiglio degli Anziani ed il Consolato.

Nel 1198, a Bergamo, viene t erminat o il Palazzo della Ragione e la cit t à comincia ad espandersi fuori dalle mura, get t ando le basi dell'odierna "cit t à bassa"; così, ment re dal punt o di vist a archit et t onico il nuovo Palazzo del Comune (poi Palazzo della Ragione) e la Basilica di Sant a Maria Maggiore simboleggiavano, nel cuore della cit t à, il prest igio della recent e ist it uzione, sul piano giuridico è la redazione dello Statuto, proclamato come legge del Comune, che sancisce l'autonomia politico-giuridica della Cit t à di Bergamo dopo la vit t oriosa bat t aglia di Legnano combat t ut a nel 1176 dai Comuni lombardi contro l'imperatore Federico Barbarossa.

Se fra il X e l'XI secolo Bergamo vide da una part e crescere il ruolo cent rale della Cit t à alt a (sede del Vescovo e quindi del pot ere civile e religioso), e dall'alt ra il consolidarsi dei suburbia extraurbani formatisi int orno alle st rade uscent i dalla civitas", con la conquist a dell'aut onomia comunale fece si che la proverbiale "l'unit à nella diversit à" si rafforzò ult eriorment e, t ant o che il Comune di Bergamo allargò lo st at o giuridico di cit t à al suburbio mediant e l est ensione dello "j us burgense" det erminando così la t rasformazione dei vici in veri e propri "burgi" (borghi).

Con l'avvent o del Comune infatti si assist et t e a una st raordinaria espansione dell'economia mercant ile della cit t à unit a ad una not evole crescit a demografica, fattori che permisero alla nuova amminist razione non solo di razionalizzare l'eredit à urbana raccolt a dai secoli precedent i, ma anche di dare avvio ad una serie di interventi continui sul tessuto urbano che furono di tale entità da conferire a Bergamo la struttura morfologica che la configurerà per secoli e che ancora oggi la rende in larga misura riconoscibile come città medievale; tra gli interventi che furono compiuti risultano di capitale importanza vi sono:

- quelli indirizzat i all'individuazione dei perimet ri urbani, con l'est ensione della cint a murat a (che ricalcò il t racciat o romano preesist ent e) fino ad inglobare i nuovi nuclei est erni alla cit t à alt a, ovvero i primi borghi che si erano sviluppati in corrispondenza delle porte urbane.

- l'esecuzione di grandi opere idrauliche che, derivando un canale dal fiume Serio, circondarono l'area cit t adina della piana con il "f ossat um communis Pergami" (segno di forza commerciale), che delimit ò il confine dei borghi e avvantaggiò e accrebbe le attività artigianali e commerciali.

- la medit at a scelt a di spost are nella Cit t à alt , la piazza del mercat o accant o al Duomo di S.Vincenzo e, contestualment e, di iniziare nella st essa area la cost ruzione del palazzo del Comune e della grande chiesa cittadina di S. Maria Maggiore, facendo di Piazza del Duomo il centro fisico e religioso della città;

- la cost ruzione delle t orri nobiliari, segno di pot enza e dist inzione che t ut t avia, verso la fine del XII secolo con l avvent o del regime podest arile, divennero st rument i di difesa e offesa nelle lot t e secolari fra i vari nuclei di potere divisi nelle due fazioni guelfa dei Rivola e ghibellina dei Suardi;

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- il consolidament o della nuova part izione della cit t à mediant e la realizzazione di fondament ali servizi quali chiese e fontane, ma anche la manutenzione delle mura.

Verso la met à del XIII secolo, a garanzia dello spazio agricolo della cit t à, fu realizzat o infatti un sistema fort ificat o int egrat o costituit o da canali d acqua, st ongarde, t orri e cast elli, di cui rimangono t racce nei quart ieri di Loret o e Longuelo; così come alt ri borghi, anche il borgo Canale (documentato fin dall'842), nel 1256 era difeso alla sua est remit à da una stongarda, ossia da una port a fort ificat a in genere isolat a e alla metà del XIII secolo era dotato di varie porte per l accesso al borgo, collegat e da un muro.

Alle porte della città si insediarono i nuovi ordini di mendicanti, dei Domenicani e dei Francescani, sorsero nuove chiese, si aprirono piazze, la comunit à si organizzò in art i e corporazioni di mest iere, si fondarono confrat ernit e e consorzi per l'assist enza ai poveri, t ra i quali si dist ingueva per import anza e ricchezza la Misericordia Maggiore.

Il t racciat o delle mura t ra la port a set t ent rionale e quella orient ale venne conservat o per alcuni secoli e solo alla fine del XIII secolo si est ese a nord fino ad abbracciare il convent o di S. Francesco e solo con la costruzione della Rocca nel 1331 arriverà a comprenderne il colle.

Il periodo dell'autonomia comunale cont inuò sino alla fine del Duecent o, epoca carat t erizzat a dalla cruent a lot t a fra le famiglie di part e guelfa (Bonghi e Rivola) e ghibellina (Suardi e Colleoni), contrasti sanati con una pace nel febbraio 1307.

Il periodo che va dal 1313 al 1330 si carat t erizzò da un alt ernarsi di elezioni di podest à di nomina comunale e di nomina "milanese", a seconda della situazione generale.

Per difendere, ma anche per cont rollare la cit t à, si cost ruì, sull'alt ura di S. Eufemia, la Rocca (1331), simbolo del nuovo potere Signorile.

Bergamo nel periodo visconteo e malatestiano

Nel 1335 il podestà Barnabò Viscont i cost ruirà lungo il lat o ovest della cint a, riut ilizzando anche fort ificazioni privat e preesist ent i, l'imponente Firma Fides, meglio conosciut a oggi come la Cittadella, sancendo così il pot ere dei Viscont i sulla cit t à; sot t o il loro pot ere si complet ò alt resì la fort ificazione del Castello di S.Vigilio (1345), si restaurarono le mura della città.

La Signoria dei Viscont i nella seconda met à del secolo fu carat t erizzat a da una cont inua guerriglia t ra le milizie delle due fazioni: dei guelfi (Colleoni, Rivola e Bonghi) e dei ghibellini (Suardi, Mozzo, Terzi e Lanzi), al fine di contendersi il dominio sulla città.

La cit t à viene conquist at a dai Malat est a nel 1407, cui dodici anni dopo segue una rivolt a ghibellina capitanata da Filippo Maria Visconti.

Nei circa cent o anni di signoria che corrono prima dell'inglobament o di Bergamo nell'orbit a veneziana non si regist rano grandi int ervent i t rasf ormat ivi del complessivo asset t o urbano, quant o piut t ost o un consolidarsi del rapport o dialet t ico inst aurat o fra Cit t à alt a e Cit t à bassa dove quest 'ult ima vedeva crescere popolazione e funzione produt t iva (increment at a anche dall'at t ivit à dei convent i degli Umiliat i), ment re nella prima si at t uava una serie di opere t endent i a rafforzarne il ruolo di luogo del potere e, come tale, anche da controllare.

Con il nuovo ordinament o st at ut ario del 1353 la guida della cit t à viene aff idat a ad un podest à di nomina signorile, che presiedeva gli ant ichi organismi comunali, il Consiglio degli Anziani ed il Consiglio Generale.

In quest o periodo Bergamo divent a una pedina nel gioco diplomat ico e milit are dei grandi St at i regionali it aliani, che per un secolo si front eggiano per st abilire un equilibrio delle forze. Quest a inst abilit à consent ì a Venezia, appoggiat a dai Guelfi, di int ervenire e di occupare Bergamo dal 1428 al 1797 nonost ant e un t ent at ivo dei Viscont i per riassogget t arla nel 1437, attacco respint o dalle t ruppe venet e condotte dal capitano bergamasco Colleoni.

La grande fiorit ura: l et à venet a

Dalla seconda met à del secolo la Serenissima inst aurò così una dominazione (dal 1426 per le valli dal 1428 per la cit t à) carat t erizzat a da una relat iva pace, che favorì una rilevant e espansione economica, politica, sociale e artistica.

All at t o della sot t omissione, Bergamo era già abit uat a a un dominio est erno e ormai l aut onomia comunale era decadut a; t ut t avia Venezia a differenza dei Viscont i evit a di giungere ad una cont rapposizione net t a con i pot eri locali ormai consolidat i; da part e sua il cet o dirigent e bergamasco, grazie al prest igio ot t enut o durant e l assedio milanese al capoluogo cit t adino, rivendicava la sua presenza in consiglio ed il godere dei pubblici uffici come suoi privilegi esclusivi.

All'int erno dello St at o Venet o Bergamo era una cit t à di confine; l'obiet t ivo polit ico dei veneziani era rafforzare il confine del loro territorio di terraferma di cui Bergamo costituiva l'estremità orientale nonchè il presidio più vicino all'Impero Spagnolo. Il nuovo asset t o ist it uzionale vide la presenza in Cit t à di due rettori, di nomina veneta.

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Lo Statuto comunale, rinnovato nel 1430, registra la nuova situazione politica che si apre ancora con l'atto di dedizione della Cit t à, quest a volt a a Venezia; se da un lat o t ale passaggio comport ò l'inseriment o per Bergamo in un sist ema st at ale vast o e organizzat o con uno schema burocrat ico abbast anza rigido, d'alt ro cant o nella gest ione del pot ere locale, a seguit o di t rat t at ive e mercant eggiament i, Bergamo fu abile a raggiungere un lungimirant e compromesso: Venezia, a front e della garanzia del mant eniment o del cont rollo milit are e degli obblighi fiscali della Cit t à suddit a, concesse a Bergamo ampie aut onomie, lasciò sopravvivere le ant iche magist rat ure comunali, impose ai suoi ret t ori una presenza discret a; inolt re Venezia port ò avant i un'amminist razione oculat a e saggia, det t at a da una fiorent e economia che le permetteva di contare sulla fedeltà dei propri cittadini.

Con l'annessione nel 1428 allo St at o veneziano iniziava per Bergamo un periodo di olt re t re secoli e mezzo nel quale, olt re al verificarsi di import ant i t rasformazioni e sviluppi del t essut o urbano, si rileva una progressiva e non marginale assimilazione della locale cult ura a quella venet a: olt re alle relazioni politiche, tra Bergamo e Venezia si intensificano infatti anche relazioni economiche e culturali.

Nei suoi territori la cultura e l'insegnamento furono più liberi rispetto agli altri Stati; la cultura soprattutto art ist ica di Bergamo, che ha saput o t rarre profit t o dai rapport i con Venezia, conosce nel Cinquecent o e Seicent o moment i di grande splendore; l'int ensificarsi delle relazioni economiche e cult urali con Venezia infat t i ha fat t o sì che la cult ura art ist ica di Bergamo conoscesse nel '500 e nel '600 moment i di grande splendore, vedendo la mano di import ant i archit et t i impegnat i in nuove edificazioni, t ra le quali la cost ruzione del nuovo Duomo (Filaret e, 1459), della Cappella Colleoni (Amadeo, 1472), e di abili art ist i per gli affreschi del Palazzo Podest arile (Bramant e), nonchè della Nuova Sagrest ia di S.Maria Maggiore (Cleri Isabello). Tut t o quest o pot è avvenire poiché Venezia inst aurò una dominazione carat t erizzat a da una relativa pace, favorendo una rilevante espansione economica, politica, sociale e artistica.

Sotto i Veneziani vennero complet at e le Muraine (1430-1435) e vennero unificat i gli ospedali cit t adini al polo San Marco (1447). Le Muraine, inizialment e cost it uit e da st rut t ure in legno (palizzat e e bat t ifredi), furono poi sost it uit e da opere in murat ura dai Veneziani. Il circuit o murario includeva i borghi S. Tomaso, S. Ant onio e S. Leonardo, ment re S. Cat erina, Borgo Palazzo e Borgo Canale ne rimasero esclusi; il complesso era dot at o di numerose t orri (31 quadrat e e 2 cilindriche), merlat ure, camminament i per la ronda e fossati alimentati dal torrente Morla.

La costruzione a part ire dal 1561 della nuova fort ificazione veneziana, det erminat a dal declino del dominio della Serenissima nei commerci marit t imi in seguit o alla recent e scopert a della Americhe, fece sì che le Muraine venissero da allora conservat e solo come cint a daziaria, ossia per scopi fiscali e che, collegandosi alle mura ant iche della Cit t à alt a, avevano lo scopo di prot eggere anche gli insediament i sviluppat isi all'est erno delle mura medioevali, cont ribuendo così al rafforzament o del rapport o t ra la Cit t à alt a e la Cit t à bassa, rapport o che la cost ruzione della Cit t adella arroccat a sul colle aveva in qualche modo allentato.

La decisione di quest o complet ament o, capovolgendo la polit ica precedent ement e seguit a dai Viscont i, fu di grande port at a perchè riconobbe Bergamo come cit t à complessiva ed unit aria, format a dalla Cit t à alt a e da gran part e egli insediament i nella piana; inolt re non può rit enersi casuale il fat t o che le Muraine seguano con il loro t racciat o il confine già segnat o in et à comunale dalla roggia Serio, il confine cioè della cit t à economica e produt t iva: le Muraine ebbero inf at t i assieme ai canali, un ruolo det erminant e nella definizione della forma e dei limiti della città.

Alla definit iva affermazione dell'unit ariet à del luogo urbano fa riscont ro il persist ere di quel rapport o dialet t ico che det erminerà, anche per i secoli fut uri, uno sviluppo bipolare della cit t à; in quest o senso si può affermare l'essenzialit à dei primi 50 anni della dominazione veneziana per la det erminazione di alcuni fondamentali caratteri morfologici e architettonici del tessuto storico.

Gli interventi di quegli anni ebbero una straordinaria portata:

- nel 1447 la decisione di unificare in un nuovo grandioso edificio gli ospedali cit t adini, chiudendo a nord il prato della fiera;

- nel 1453 l'avvio della ricostruzione del Palazzo comunale (attuale Palazzo della Ragione), al fine di invert irne l'orient ament o verso la piazza (ora Piazza Vecchia) ricavat a dalla demolizione di un antico quartiere;

- nel 1454 la sistemazione della piazza del borgo S. Leonardo (attuale piazza Pontida), nella quale si svolgeva lo strategico mercato della legna;

- fra il 1454 e il 1465 l'inizio della sist emazione, in piazza Vecchia, del front e oppost o al palazzo della Ragione, l'avvio della cost ruzione del nuovo Duomo (in sost it uzione di quello demolit o di S.

Vincenzo) e l'apert ura di una nuova sede per il mercat o con la piazza Nuova (oggi piazza Mascheroni), sul lat o est della Cit t adella viscont ea, della quale int ant o erano st at e demolit e le apparecchiature militari.

A quest i se ne accompagnarono di alt ret t ant o import ant i dal punt o di vist a infrast rut t urale, primi fra t ut t i quelli idraulici.

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Una così ardit a opera di cost ruzione muraria aveva più una valenza polit ica piut t ost o che milit are: infat t i le dimensioni della cint a muraria erano piut t ost o imponent i, ma non sufficient ement e da comprendere t ut t a la cit t à bassa che, rimanendo esclusa, la rendeva di fat t o un'opera ut ilizzabile solt ant o per fini difensivi, e inut ilizzabile per l organizzazione di un at t acco ai vicini domini spagnoli; si t rat t ava quindi di una t acit a ammissione di rinuncia da part e della Serenissima ad ampliare i propri domini in Lombardia, anche a causa dei sempre maggiori impegni bellici profusi cont ro l'esercit o t urco: le dimensioni ridot t e difat t i non pot evano permet t ere il raggruppament o di grandi cont ingent i milit ari al punt o di pot er attaccare la città di Milano ed i territori limitrofi.

Insieme a quest o proget t o, orient at o a raggiungiment o dell egemonia della Serenissima verso i commerci del cent ro Europa, vi era anche la cost ruzione della via Priula, una st rada che collegava, t ramit e la Valle Brembana, la cit t à di Bergamo (e quindi t ut t i i t errit ori della repubblica venet a) con il Cant on Grigioni, considerat o alleat o e fino ad allora raggiungibile solt ant o passando at t raverso t errit ori dominat i dagli Spagnoli, e quindi soggetti a fort issimi dazi commerciali; ancora esist ent i sono i manufat t i ant ropici della casa cant oniera di San Marco, volut a e cost ruit a dallo st esso Priuli (il podest à che ne ordinò la cost ruzione e dal quale la stada prende il nome) e la Dogana Veneta di Mezzoldo.

La carest ia prima e l'epidemia di peste poi (quella descrit t a da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi) mietono circa diecimila vittime a Bergamo nel 1630.

Il Cinquecento però, dopo i primi 15 anni di carest ie, pest ilenze e devast azioni belliche, vede anche l avvent o a Bergamo di quel grande sviluppo (il numero di 31.898 abit ant i censit i nel 1578 verrà nuovament e raggiunt o solo nel 1843) che carat t erizzava allora le cit t à europee. L'economia mercant ile e finanziaria ricevet t e un nuovo formidabile impulso e se ne ebbe riscont ro nei numerosi cant ieri che interessavano la città, compreso quello gigantesco e traumatico per la costruzione delle nuove mura.

Le motivazioni che spinsero il Senat o veneziano a int raprendere quest 'opera imponent e e cost osissima, sono ancora oggi oggetto di controversa interpretazione.

All'inizio del XVI secolo Venezia, associandosi alla Lega di Cognac, tentò di spezzare il predominio spagnolo in It alia e le conseguent i vicende milit ari misero a nudo la debolezza della Repubblica e la necessit à di appront are st rut t ure difensive moderne in t erraf erma modificandone l'asset t o st rat egico, avendo Venezia il proprio cent ro st rat egico sul mare. Viene quindi post o l'accent o sull'esigenza di prot eggere il t errit orio di confine con lo St at o di Milano; sorvegliare sulla sicurezza della nuova st rada commerciale, quella del passo di San Marco, per i Grigioni; esercit are un rigido cont rollo sociale, polit ico ed economico sugli equilibri del pot ere locale. Tut t o ciò pot è senza dubbio giust ificare la port at a di una simile, drast ica decisione.

Anche a Bergamo si realizzarono quindi nuove Mura urbane (1561-1623), che sanciscono per Bergamo il passaggio da ruolo di t ransit o a luogo di confine, di est remo baluardo occident ale della Serenissima, chiarendo a t ut t i la f unzione st rat egica che il pot ere cent rale assegnava alla cit t à orobica.

Abbandonat o un iniziale proget t o di parziale ricost ruzione e rimaneggiament o delle mura medioevali, per il quale furono consulenti anche l'Orologi e il Malacrida e che portò nel 1561 alla realizzazione del Forte di S. Marco e di cinque nuovi bast ioni, la Serenissima st abilì di realizzare una fort ificazione in piet ra bastionata continua.

La cost ruzione delle imponent i mura bast ionat e cost it uì la più clamorosa frat t ura del cont est o urbano alterando altresì nel loro aspetto naturale alcune zone di Città alta, comportando il trasferimento di molti abitanti e la rottura della continuità abitativa tra le parti della città stessa.

Le nuove mura dovevano avere un est ensione di 2.944 passi (5.177 m); vennero cost ruit i bast ioni e piattaforme, mantenendo in un primo momento attivi alcuni tratti della cortina medioevale.

Nel 1574 erano st at i t erminat i i dieci baluardi, le cinque piat t aforme e la port a S. Agost ino, con il pont e stabile mentre nel 1578 si terminò l'ultimo tratto di cortina sotto S. Andrea; la cerchia era quasi completa, ma non ancora adat t a alla difesa, in quant o solo t re corpi di piazza erano st at i t erminat i e dovevano ancora essere effettuati ingenti lavori di completamento.

Alla mort e del cont e Sforza il Senat o venet o deliberò di complet are l'opera, incaricando dei lavori il Savorgnano; nel 1590 il capit ano Alvise Grimani pot eva annunciarne il prossimo complet ament o, pur indicando ult eriori lavori necessari: la sist emazione della fort ezza sul colle di S. Vigilio, del Fort e di S.

Marco, la costruzione della strada e del ponte a porta S. Giacomo.

La cost ruzione delle nuove mura richiesero complessivament e 29 anni di lavoro ed un cost o pari a un milione di ducat i; risult arono così imponent i da ot t enere il risult at o di scoraggiare le aggressioni, t ant o che non vennero mai assediat e. Le mura, che cost it uiscono una delle più significat ive fort ezze realizzat e da Venezia in t erraferma, non vennero mai ut ilizzat e per azioni milit ari pur essendo il risult at o di concezioni difensive all'avanguardia per quei tempi.

Se la grande planimet ria dipint a da Alvise Cima poco prima dell'erezione delle mura rest it uisce ai contemporanei una cit t à armoniosa in ogni sua part e, la planimetria dell'incisore St efano Scolari, realizzat a verso la met à del '600, si present a molt o different e: una differenza anche di at mosfere, det erminat a proprio dalla presenza della poderosa cerchia murat a. Il disegno è molt o part icolareggiat o:

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alle mura della fort ezza sul colle si agganciano quelle che circondano i borghi, le Muraine con bocche da fuoco di circa cent o cannoni in dot azione lungo t ut t o il perimet ro della fort ezza, garit t e, quart ieri milit ari, polveriere, le quat t ro port e ben cust odit e e con i pont i levat oi che pot evano essere alzat i alla minima minaccia.

L immagine era dunque di una Bergamo dove i baluardi erano il segno della forza e del dominio da part e di Venezia, un volto militaresco e arcigno.

Cit t à alt a fu complet ament e isolat a dalle digit azioni dei borghi mediant e massicce demolizioni: fu necessario dist ruggere edifici e chiese (olt re 500 singoli edifici), compresa l'ant ica Cattedrale paleocristiana di S.Alessandro e insieme 80 case di Borgo Canale, la chiesa di S. Lorenzo, con 59 case del borgo omonimo, le chiese di S. Giacomo, S. Piet ro, S. St efano con il monast ero (t rasferit o nel 1571 nell'attuale monastero di S. Bartolomeo in Città bassa), SS.Barnaba e Lorenzino nelle vicinanze della porta S. Giacomo, il monastero di S. Domenico e la fognatura d'epoca romana.

Nel 1574 le case di Bergamo erano 445 corrispondent i a circa la met à di quelle esist ent i prima della cost ruzione delle mura il cui perimet ro venne complet at o nel 1588 sot t o la guida del generale Sforza Pallavicino. Tali demolizioni comport arono il forzat o t rasferiment o della popolazione sia all'int erno della Cit t à alt a sia nel borgo S. Leonardo; fu appunt o in quegli anni che cominciarono a verificarsi in modo sensibile la crescit a in alt ezza e sul t errit orio dei t essut i abit at ivi cit t adini, f enomeno che nel t empo assumerà aspet t i parossist ici in Bergamo alt a in quant o le mura avevano sot t rat t o qualsiasi possibilit à di espansione).

La volont à di riconoscere il carat t ere cent rale della cit t à fort ificat a st imola, proprio dagli ult imi anni del XVI sec. e per quasi t ut t o il successivo, la ripresa di numerose realizzazioni nell'ambit o dei pot eri polit ico- amministrativo e religioso; per quest'ultimo in particolare si può parlare di una rapida espansione che, con la creazione del Seminario vescovile e dei conventi di Sant'Agata e del Carmine, monopolizzò attraverso un fronte continuo una larga fascia resa libera dal nuovo perimetro murato.

In realt à, con l'allont anarsi del pot ere reale, cioè quello economico, dalla cit t à alt a l'impegno venet o era indirizzat o a t rasformarla in una sort a di sede di rappresent anza del pot ere; sono t est imonianza di t ale int enzione i nuovi pont i di piet ra di accesso alle port e della cit t à e soprat t ut t o il rapido diffondersi dei grandi palazzi della nobiltà terriera nella fascia sud che domina la città bassa.

Cont emporaneament e all'edificazione delle mura dunque, grazie ad uno st raordinario periodo di prosperit à economica, s'int raprese un'opera di rinnovament o dell'abit at o e delle sue ist it uzioni; se da un lat o infat t i la cint a bast ionat a limit ò lo sviluppo della Cit t à alt a (che assunse sempre più un ruolo di rappresent anza polit ica e religiosa), indiret t ament e avvant aggiarono la Cit t à bassa che vide una sempre crescent e presenza di at t ivit à economiche, nonché la cost ruzione di residenze dei cet i ricchi e alloggi per operai e art igiani con conseguent e increment o edilizio dei borghi, sia all'int erno, sia (borghi Palazzo e S.

Caterina) all'esterno delle Muraine.

Lo sviluppo edilizio si t rasferì soprat t ut t o at t orno al luogo che andava assumendo sempre più import anza commerciale, ovvero il "Prat o di S. Alessandro", di cui nel 1676 venne sancit o ufficialment e il passaggio da fiera a mercat o cit t adino. Nel 1620 iniziarono così i lavori per l'abbelliment o di quest a zona, ma la maggior part e dei lavori vennero effet t uat i t ra il 1734 e il 1740, quando f u realizzat a la Fiera di Piet ra, capace di ospitare circa cinquantamila visitatori.

Nel processo di specializzazione delle due aree urbane si inserì un fat t o nuovo e di clamorosa port at a archit et t onica: la t rasformazione del t rat t o int ermedio del borgo Pignolo (post o a met à st rada f ra la cit t à bassa e la alt a) in una sequenza cont inua di lussuosi palazzi residenziali dell'arist ocrazia mercant ile, lo st esso cet o da cui venne lo st imolo più import ant e allo sviluppo di quella pit t ura di rit rat t o che renderà celebre Giovan Bat t ist a Moroni, così come la commissione a Lorenzo Lot t o della grande pala posta oggi nella chiesa di San Bartolomeo.

Nel 1604 viene inolt re affidat o allo Scamozzi il complet ament o dei lavori di rifaciment o di Piazza Vecchia e anche la costruzione del Palazzo della Cancelleria, corrispondent e all at t uale Bibliot eca A. Mai.

Già dal XVI secolo, prende avvio quella che sarà la lunga decadenza della Repubblica venet a, che perde la sua compet it ivit à commerciale da una part e per il parziale dirot t ament o dei capit ali verso invest iment i fondiari nell'ent rot erra e, dall'alt ra, per l'ormai scarsissima propensione a viaggiare degli uomini d'affari veneziani. Il chiaro moment o di rot t ura nei rapport i t ra Venezia e Bergamo fu rappresent at o dalla pest e del 1630: per rispondere alla grave congiunt ura demografica det erminat a dall epidemia, dalla crisi generale segnat a da un ciclo di bassi prezzi in agricolt ura, dalla chiusura di alcuni mercat i int ernazionali, dall accresciut a concorrenza delle manifat t ure est ere e dalla t endenza a spost are il cent ro dell economia e della societ à da Venezia alle cit t à di Terraferma e nelle aree rurali, la Serenissima cercò di imporre sempre più carichi fiscali a scapit o di cit t à come Bergamo; da una part e permangono le concessioni di Venezia, ad esempio alle manifat t ure della lana, dall alt ra vi è però il tentativo di frazionare da un punto di vista fiscale il territorio per poter meglio governare.

Parallelament e si assist e allo sviluppo di una borghesia cit t adina e di una nobilt à cult uralment e più moderne e quindi sempre meno disposte ad accettare un dominio straniero.

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Con la cadut a della Repubblica di Venezia nel 1797, vedendo Bergamo rapidament e esaurirsi due t radizionali support i della sua economia (il commercio di t ransit o da Venezia verso la Svizzera e la manifat t ura legat a al set t ore laniero), essa punt erà al rilancio della sua t radizione commerciale e finanziaria, dirot t ando gli invest iment i nella produzione della set a filat a; la Fiera, dunque, cont inua a essere il perno dell'economia e insieme sempre più diret t ament e coinvolt a nel progressivo consolidament o del centro cittadino.

Il ritorno delle arti a Bergamo durante l occupazione francese

L influsso francese sulla cit t à di Bergamo è st at o declassat o dalla st oriografia t radizionale, ment re alt ri t eorici hanno richiamat o l at t enzione sulle st rut t ure sociali del periodo, in modo da impost are un discorso più ampio sulla societ à e sullo st at o, sulla classe dirigent e e sulle scelt e polit iche, t ut t i element i che andranno ad influenzare profondament e anche i mut ament i cult urali dell epoca.

Nel 1796 cade il dominio veneziano su Bergamo, cui fa seguit o la breve esperienza della Repubblica Bergamasca, della Repubblica Cisalpina (Dipartimento del Serio) e del Regno d'Italia.

Sia durant e il periodo napoleonico che quello aust riaco, Bergamo assume un nuovo ruolo rispet t o al passato, trasformandosi da città di confine ad una diversa relazione con il resto della Lombardia.

Nei migliori st udi vengono menzionat i i giacobini, import ant e moviment o di cui mancano le t est imonianze per quel che riguarda l area bergamasca, per met t ere in evidenza chi furono i gruppi sociali che aderirono al mot o rivoluzionario e quelli che invece ne rimasero fuori, int egrandosi in seguit o alla compagine napoleonica, port at rice di un nuovo equilibrio sociale; non si può parlare di uno schierament o di nobili ed ecclesiastici contro la classe borghese, ma certo i più recenti filoni storiografici ribadiscono la necessità di un chiariment o sulle modalit à e le t empist iche dell affermarsi del predominio borghese su quello nobiliare. Uno dei pochi st udi fat t i nell ambit o lombardo (t ut t a la realt à socio-economica del periodo napoleonico non era st at a ogget t o di part icolare int eresse) met t ono in evidenza da una different e angolazione non il problema ast rat t o di un progresso o regresso della vit a economica di quel periodo, ma invece le novit à incident i sul vecchio equilibrio della societ à arist ocrat ica, quali l innovazione tecnologica, l iniziale crescit a di nuovi poli di at t razione e di sviluppo, la nuova ment alit à degli operat ori economici. In quest o periodo infat t i si ha not izia di un fort e rilancio del set t ore t essile, della filat ura della set a che proprio nella bergamasca ebbe luogo; dunque l et à napoleonica diede not evole impulso ai processi economici già precedentemente avviati.

In quest o periodo, in part icolare dal 1802, si ebbe un mut ament o anche dal punt o di vist a dell asset t o fondiario nel nuovo ordine sociale, che deve essere messo in relazione alle t rasf ormazioni int erne legat e alla vendit a dei beni nazionali, dell eversione della feudalit à e la divisione delle t erre comunali nella generale affermazione di un nuovo concet t o di propriet à; ciò ha condot t o all elaborazione di dat i quant it at ivi ut ili per far luce sulle modifiche del regime fondiario e sui conseguent i mut ament i delle strutture sociali.

Tra i problemi sociali dell epoca vi erano quelli dell analfabet ismo e della pubblica ist ruzione, sebbene l et à napoleonica port ò alla promozione dell ist ruzione soprat t ut t o media ed universit aria, scelt a ant ipopolare e ant idemocrat ica, ment re con l avvent o del Regno It alico i proposit i di razionalizzazione delle st rut t ure st at ali e di st at alizzazione della scuola det erminarono un aument o della scolarizzazione primaria.

L'influenza f rancese appena insediat a si fece sent ire anche dal punt o di vist a della nuova riorganizzazione del pot ere municipale: al Comune vengono assegnat i compit i nei campi dell'ist ruzione, dell'assist enza, del cont rollo anagrafico, che erano prima di quasi esclusiva compet enza di organismi carit at evoli ed ecclesiast ici; viene aggiornat a secondo nuovi e più moderni crit eri la gest ione del fisco e int rodot t a la regist razione cat ast ale delle propriet à immobiliari; vengono complet ament e riorganizzat i gli uffici comunali e infine vengono int rodot t e la nuova figura del Segret ario generale e l'uso del prot ocollo nella scrittura degli atti comunali.

Con la Restaurazione Bergamo cade dunque nella sfera austriaca del Regno Lombardo-Veneto; con l'occupazione francese inizia un periodo di rist agno dello sviluppo urbano (che riprenderà più avant i con il Regno Lombardo-Veneto e nel periodo successivo dell'occupazione aust riaca); t ut t avia, liberat asi del dominio veneziano e dopo l'effervescent e esperienza della Rivoluzione Bergamasca, la cit t à di Bergamo vedrà cambiarsi completamente volto.

Sull onda rivoluzionaria che diffondeva un apert ura ad una modernit à at t raverso la cost ruzione di opere ut ilment e pubbliche, ent ro il primo decennio dell Ot t ocent o si eressero una serie di edifici che rient ravano in quel processo di espansione delle inf rast rut t ure e dei servizi che è propria della polit ica urbanistica napoleonica.

In quest ot t ica di riorganizzazione dei centri di potere, a Leopoldo Pollack viene affidata la risistemazione ad uso di carcere dell enorme complesso edilizio dell ex convent o di S. Agat a, complesso convent uale eret t o dai Teat ini nella prima met à del Seicent o, adibit o a carcere dal 1797 al 1977 (il proget t o verrà realizzato solo per piccoli lotti).

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L archit et t o aust riaco firma anche il proget t o del Teat ro della Societ à, quel Teat ro Sociale, realizzat o t ra il 1806 e il 1809, che prenderà corpo all int erno di una delle più complesse operazioni edilizie sperimentate nel cuore della cit t à ant ica; si assist e anche all opera di rifaciment o del t eat ro Riccardi, ricost ruit o dopo un t erribile incendio e riapert o al pubblico nel 1799, nonchè alla cost ruzione del teatro Cerri all int erno di Palazzo Vecchio.

In quest o periodo ai margini della cit t à ant ica, nello st orico borgo di S. Tomaso, l Accademia Carrara, fortemente volut a dal cont e Giacomo Carrara, assume più nobile forma su disegno di Simone Elia (concludendosi nel 1810) e, al di fuori delle Muraine, il soppresso convent o dei francescani di S. Maria delle Grazie viene trasformato nel 1811 in Albergo per i poveri.

Si provvede inolt re all edif icazione di una st rada di circonvallazione f uori delle Muraine, e in Cit t à alt a alla sostituzione dei ponti lignei di accesso alle porte con quelli in muratura e alla loro definitiva apertura, infine alla velocizzazione del viale alberat o da port a San Giacomo a port a Sant Agost ino, dove vengono realizzati spazi verdi pubblici.

Dal punt o di vist a polit ico la fine della dominazione venet a fu sancit a a Bergamo il 22 marzo 1797, giorno in cui f u ordinat a la dist ruzione di t ut t i gli st emmi dell ant ico dominio venet o, nei luoghi pubblici come in quelli privat i; anche la sat ira locale, rappresent at a dal bergamasco Arlecchino e dal veneziano Pant alone, ben simboleggia l at mosfera dal t empo. In seguit o venne ist it uit a la pur breve Repubblica Bergamasca, così come la cacciat a venet a era avvenut a anche a Vicenza, Padova, Rovigo, Treviso e Udine in cui si istituì il governo della Repubblica.

Art i bergamasche nel 600 e 700

Il Seicent o a Bergamo significa Carlo Ceresa ed Evarist o Baschenis, ment re t ra il 600 ed il 700 si ripet e a Bergamo lo stesso fuorviante eccletismo che si era riscontrato alla scomparsa del Lavagna e del Salmeggia, e le figure di spicco si ident ificano nel Cifrondi e nel Vit t ore Ghislandi det t o Fra Galgario. Nella loro diversit à essi t est imoniano due grandi capit oli della pit t ura bergamasca nonost ant e Bergamo non disdegnasse la commissione di opere di art ist i forest ieri; per più di 50 anni nella provincia orobica divent ò sost a o addirit t ura seconda pat ria di innumerevoli art ist i: il quart et t o veneziano Tiepolo, Pit t ori, Diziano, Fontebasso è fort ement e rappresent at o negli affreschi della Cappella Colleoni in cui essi operarono. In quest a sit uazione di grande fervore cult urale Fra Galgario operò isolat o in un monast ero, sit uazione curiosa dalla quale inizia il suo percorso e linguaggio poetico.

Neppure in questo secolo dunque a Bergamo si svilì l amore per l art e e soprat t ut t o per la pit t ura, come la danza macabra dipint a su una casa seicent esca a Cassiglio così come la decorazione pit t orica di S.Maria Maggiore; nel corso del secolo poi, essendosi raffinato il gust o per l art e, la Cappella Colleoni si arricchì di nuovi dipint i e le raccolt e privat e di quadri si arricchirono e la passione di un mecenat e come il Cont e Carrara offrì alla cit t à un not evole pat rimonio, frut t o di anni di collezionismo in It alia e all estero.

Fra gli architetti illustri si ricordano Leopoldo Pollack, autore del Teatro Sociale nel 1806 e partecipante al concorso per la nuova Accademia Carrara vint o poi dall Elia e Cost ant ino Gallizioli, aut ore di opere per chiese come le cantorie di S.Bartolomeo e del primo progetto di ampliamento della stessa Carrara.

La sit uazione set t ecent esca rivela anche un nuovo spirit o di mecenat ismo che dalla seconda met à del secolo si diffuse per opera di mecenat i illuminat i, il cui sviluppo a Bergamo fu favorit o dall assidua frequenza di illust ri art ist i come già indicat o e dalla consuet udine che ebbero nobili famiglie che, liberandosi dalla abit uale gret t ezza della piccola vit a cit t adina, permisero la formazione di un allargat o orizzonte di pensiero e di aspirazioni.

Esempio mirabile di quest o at t eggiament o si riscont ra nella figura del cont e Giacomo Carrara, uno dei più ist ruit i personaggi bergamaschi dell epoca che appunt o per il suo spirit o singolarment e liberale, diffuse at t orno a sé la sua cult ura, il suo gust o e le sue conoscenze non solo privat ament e ma anche allo st esso pubblico (ancora rist ret t o all epoca).

Dal Lombardo-veneto all Unit à d It alia e Bergamo Cit t à dei Mille

Il Congresso di Vienna del 1815 rende Bergamo part e del Regno Lombardo-Veneto e capoluogo dell'omonima provincia. Inizialment e gli aust riaci vennero accolt i come i rest aurat ori dell'ordine, la cit t à ricevette nel 1816 e nel 1825 la visita di Francesco I.

In occasione della visit a nel 1838 Ferdinando I d'Aust ria, accompagnat o da olt re 200 fra duchi e nobili di ogni genere, vi fu una fest a con luminarie, spet t acoli e cerimonie; in ricordo di quest a visit a furono innalzat i i propilei di Port a Nuova e la st rada che dalla st azione (non ancora esist ent e: arriverà nel 1857) saliva fino a Porta S. Agostino, chiamata Via Ferdinandea. All'epoca la città contava 30.000 abitanti.

Ormai Bergamo, che cont ava all epoca 30mila abit ant i, era cost it uit a da due cit t à: la part e alt a abit at a dai nobili in ricchi palazzi e da quella part e bassa carat t erizzat a dai borghi: S. Leonardo, abit at o dai commerciant i, S. Ant onio, Pignolo, S. Tommaso, S. Cat erina. Nei quat t ro secoli di dominazione venet a l'art e, la pit t ura, la scult ura, il gust o del bello avveniva solo nei palazzi, nelle chiese e negli edifici pubblici.

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Il periodo di dominazione asburgica favorì l'indust rializzazione del t errit orio, anche grazie agli invest iment i di famiglie aust riache che si t rasferiscono a Bergamo (Legler, Frit z, Von Wunst er), introducono la coltivazione del baco da seta e impiantano filande e manifatture.

Nel marzo 1848, in cont emporanea con le Cinque giornat e di Milano, anche a Bergamo vi furono moti insurrezionali; in seguit o in cit t à arrivarono Garibaldi per prepararne le difese e Mazzini, che t enne un discorso in Piazza della Legna (piazza Pont ida). Tornarono però anche gli aust riaci in numero maggiore: i pat riot i bergamaschi dovet t ero così rifugiarsi in Svizzera e coloro che rimasero furono fat t i prigionieri e giust iziat i nel cort ile della Rocca o alla Fara; l'8 giugno 1859 Giuseppe Garibaldi fa il suo ingresso nella cit t à, ponendo fine al dominio aust riaco; Porta San Lorenzo da cui passò venne ribat t ezzat a Port a Garibaldi in suo onore.

Nel 1859, in seguit o alla seconda guerra d'indipendenza, la Pace di Zurigo dispose l'annessione di Bergamo e di gran part e della Lombardia al Regno di Sardegna. La provincia di Bergamo fu ridot t a, con il passaggio della Val Camonica alla provincia di Brescia.

Il 22 agost o 1859 Vit t orio Emanuele II visit ava Bergamo: Cit t à Alt a fu illuminat a a giorno da ben 50.000 fiaccole, ment re l'anno successivo 174 bergamaschi part ono con Garibaldi nella Spedizione dei Mille, distinguendosi per il loro valore tanto che la città assunse da allora l appellat ivo di Cit t à dei Mille.

Nel 1872 la sede del comune viene t rasferit a nella cit t à bassa che aveva ormai assunt o t ut t i i carat t eri di un centro urbano; nel 1887 entra in funzione la Funicolare di Bergamo Alta che attraversa le mura, seguita nel 1912 dalla seconda Funicolare di Bergamo, quella di San Vigilio.

Nel 1901 vengono demolit e le Muraine, che svolgevano la funzione di dogana fino a pochi anni prima e viene costruita la strada di circonvallazione attorno alla città, t est imonianza dell aria di rinnovamento che il 900 avrebbe port at o.

Bergamo nel XX secolo

La grande t rasformazione ot t ocent esca della cit t à, lo spost ament o delle f unzioni economiche verso la cit t à bassa, dove si concent rano gli ent i finanziari, è regist rat o in maniera efficace dal Catasto Lombardo- Venet o del 1853, la cui let t ura consent e di verificare consist enze pat rimoniali, presenze manif at t uriere e di avere informazioni sulla localizzazione di famiglie e di enti.

A t est imonianza dei grandi e profondi cambiament i di quest o periodo t ra il 1857 e il 1900 si realizza il primo collegament o ferroviario t ra Bergamo e i cent ri maggiori della pianura (Milano, Brescia, Lodi, Lovere) e con i t errit ori delle due valli a nord (Seriana e Brembana); al conseguent e consolidament o dei rapport i con i cent ri commerciali circost ant i è connesso un rinnovament o del ruolo t errit oriale di Bergamo così che la nuova scala a cui si pongono le relazioni int erne ed est erne st abilisce un immediat o riscont ro t ra i carat t eri della economia locale e quelli di un sist ema economico-produt t ivo più complesso e cert ament e più avanzat o rendendo così definit ivament e obsolet a la Fiera come perno economico della città.

Tra il 1900 e la Prima Guerra Mondiale, in seguit o all abbat t iment o della cint a daziaria delle Muraine (1901) e alla cost ruzione di nuove vie di penet razione, l'espansione urbanist ica della Cit t à Bassa crebbe ulteriormente.

Tra 1912 e 1927 viene realizzat o il proget t o di t rasformazione urbana del 1907 di Marcello Piacent ini: la fiera di Sant 'Alessandro, rimossa, si t rasforma nel nuovo cent ro cit t adino, sull'asse t ra la st azione ferroviaria e Cit t à Alt a, con la cost ruzione del Palazzo della Banca d'It alia (1912-14), del Palazzo della Camera di Commercio (1924), della Torre dei Cadut i (1924) e del Palazzo di Giust izia (1927).

Nel 1928 viene costruito lo stadio comunale, terreno di gioco dell'Atalanta (squadra fondata nel 1907).

Le t rasformazioni urbane cont inuano durant e il periodo fascist a con la cost ruzione del Palazzo Lit t orio (1938) e della t orre dell'autostrada (1939); del 1934 è il piano di risanament o di Cit t à Alt a e Bergamo ingloba amministrativamente alcuni comuni vicini: Longuelo, Redona e Colognola.

Nel periodo compreso fra le due guerre, rilevant e è l aggregazione dei comuni limit rofi e la risoluzione per la nuova sist emazione urbanist ica del cent ro cit t adino, avvenut a mediant e la realizzazione del cent ro piacentiniano (1914 - metà anni '30).

A part ire dal secondo dopoguerra (la cit t à f u risparmiat a da devast azioni non subendo alcun bombardamento) crebbe la necessit à di creare una pianificazione t errit oriale che si concret izzò con la redazione del primo piano regolat ore generale della cit t à del 1951-56, a firma di Giovanni Muzio e Morini, che int ende sbloccare la cit t à verso orient e in direzione delle valli, verso occident e in direzione di Ponte San Piet ro e soprat t ut t o verso Sud olt re le linee ferroviarie (idea che viene accant onat a in fase di realizzazione). Il piano prevede uno sviluppo per azzonamento, con un'espansione a 180.000 abitanti entro il 1981, at t raverso la cost ruzione di quart ieri perif erici aut onomi e limit at i quali cit t à sat ellit e. Già nel 1961-1964 si provvede alla revisione del precedent e piano regolat ore, per conciliarne le previsioni con l'effet t ivo sviluppo della cit t à, avvenut o verso ovest e nord-est (Longuelo e Valt esse) piut t ost o che verso sud, olt re la ferrovia, secondo una urbanizzazione a mezzaluna. Il nuovo piano prevede un cent ro

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direzionale sull'area olt re la ferrovia ma, nuovament e, la realizzazione è compromessa dalla mancanza di accordo con le FS.

In concomit anza con il Piano Regolat ore Int ercomunale del 1963, il nuovo programma di revisione del PRG del 1965 prevede uno sviluppo lineare dell'abit at o lungo l'asse della ferrovia Brescia-Milano; quest o piano regolatore, st eso t ra 1965 e 1969 da Giovanni Ast engo e Dodi e approvat o nel 1972, int roduce un modello di sviluppo per poli, basat o sullo sviluppo dei paesi dell'hint erland, di cui Bergamo si pone come cent ro mot ore dell'area met ropolitana, per uno sviluppo t ot ale fino a 150.000 abit ant i per il comune e 400.000 per l'hint erland. Il piano prevede anche il recupero di Cit t à Alt a e dei Borghi, e dell'ambient e nat urale della cit t à, at t raverso il Parco dei Colli di Bergamo. Un' aut ost rada urbana sopraelevat a avrebbe dovut o collegare la Briant ea, la St azione e il rondò delle valli, ment re a sud della St azione, al solit o, si sarebbe dovuto sviluppare un centro direzionale.

È del 1972 l'apert ura dell'aeroport o civile di Orio al Serio, la creazione di un cent ro direzionale olt re la ferrovia ed il pot enziament o del collegament o t ra la cit t à e l aeroport o di Orio al Serio.

Gli anni '70 e '80 vedono l'espansione dell'area urbana, con la cost ruzione delle case popolari 167 in diversi quart ieri, t ra cui Loret o (Bergamo) e Celadina. Vengono inolt re int rodot t e le circoscrizioni cit t adine:

inizialmente 9, quindi 7, dal 2009 solo tre.

Negli anni novant a Bergamo approva un t erzo piano regolat ore, su proget t o di Bernardo Secchi e Vittorio Gandolfi, elaborat o t ra 1995 e 1999, un piano di conservazione e t rasformazione della cit t à int ensa come insieme di sist emi; esso indica il posizionament o del nuovo ospedale prima alla Mart inella e quindi alla Trucca, dell'università nel polo ospedaliero, della nuova fiera alla Celadina e del palazzo di giust izia nei pressi della st azione, ment re individua un sist ema di parchi di cont orno (parco sud, parco est , parco ovest).

Oggi Bergamo bassa ha assunt o la configurazione di una cit t à che si est ende a semicerchio nell'int era pianura ant ist ant e il colle; le moderne espansioni urbane si sono diramat e nel corso del t empo seguendo sia le ant iche diret t rici dei borghi sia le zone agricole post e fra di loro che le aree at t igue alle vie di collegamento con le più importanti città lombarde e con le valli.

CAPITOLO II Storia del museo ed esperienze museali europee Significato di museo e trasformazioni del suo significato nella storia

Il significat o di museo nel corso del t empo ha assunt o different i accessioni t ant o che t roppe e forse inadatte sono le definizioni oggi che lo definiscono. A partire dal 1400 esso assume differenti significati ed è possibile ut ilizzare la definizione di museo per capire le connessioni t ra i vari periodi, le scelt e e le giust ificazioni cult urali ed ideologiche che hanno port at o al significat o di museo moderno così come lo si intende oggi.

Origini e formazione

Fin dal passat o si è sempre fat t a la dist inzione t ra il t ermine raccolt a e museo, in quant o quest a comprensione chiarisce differenti aspetti altrimenti incomprensibili nel corso delle epoche storiche.

Il t ermine raccolta, int eso come collezione di ogget t i al solo scopo di possesso e a beneficio privat o, precede il concet t o di museo che, int eso invece come collezione di ogget t i dest inat i alla conservazione della memoria st orica e allo scopo di ricerca a fini cult urali, nasce nel t ardo Rinasciment o. Dunque fin dall ant ichit à, dalle iscrizioni t ombali egizie ai doni vot ivi dell ant ica Grecia, dai bot t ini di guerra ai t esori vot ivi espost i nelle chiese e monast eri, le raccolt e erano un mezzo valido e molt o efficace per st upire e avvicinare le masse alle credenze religiose.

E dal Rinasciment o, ossia dal passaggio t ra quel periodo not o come Et à di mezzo t ra il mondo classico greco-romano, al moviment o di t ransizione cult urale, economica e polit ica che nasce in alcune cit t à del Nord It alia che da il via all ascesa della borghesia; quest o nuovo periodo è carat t erizzat o da un event o non indifferent e ossia la scelt a di un passat o che, individuandosi nella nuova scopert a della cult ura neoclassica, det erminano da un lat o un increment o delle collezioni privat e in seguit o alla riscopert a del valore dei repert i archeologici e ogget t i di pregio, dall alt ro un mut ament o e rinnovament o del pensiero degli int ellet t uali dell epoca.

Il concet t o di scelt a del passat o significa che le classi sociali di una det erminat a epoca scelgono fra la st oria del passat o e i mit i int erpret at i in forma di st oria t ra quelli in cui t rovano analogie, indipendent ement e dal loro cont enut o. E su quest a analogia t ra cult ura classica e present e che opera l uomo rinasciment ale: la riscopert a del passat o non viene int esa come una sort a di revival (come sarà nell eclet t ismo e nel t ardo neoclassico), ma come scopert a dell ident it à odierna nel suo rapport o con il passato.

In seguit o, con il sorgere delle Signorie e l ascesa delle dinast ie nobiliari it aliane, il collezionismo privat o assunse forme ben più ampie, orient andosi verso il piacere di possedere le opere e si avviò quel processo

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