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Un inquadramento storico dell’area risulta necessario per una comprensione adeguata ed ampia del contesto in cui si andrà ad operare.

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INQUADRAMENTO

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Inquadramento storico/urbanistico

Un inquadramento storico dell’area risulta necessario per una comprensione adeguata ed ampia del contesto in cui si andrà ad operare.

L’area in esame, situata a sud-est subito fuori della cinta muraria, fa parte di una zona utilizzata a suolo agricolo fino alla fine dell’Ottocento.

È infatti l’arrivo della ferrovia e l’inaugurazione della stazione per passeggeri, risalente al 1848, a de- terminare l’accrescimento di interesse per questa area che divenne polo di attrazione per i ricchi in- dustriali che la scelsero per i loro lussureggianti palazzi.

Insieme all’interesse privato, fu anche l’amministrazione comunale a iniziare a tutelare quella che era considerata una “zona nobile”, con lo scopo di farla divenire un centro popolato e ricercato, un’appen- dice del centro storico. Per tale necessità molti permessi di costruzione furono rifiutati a causa della bassa qualità architettonica e decorativa del manufatto.

Nel 1885 l’ufficio tecnico, guidato dall’Ingegnere comunale Bastianoni, presenta un progetto per “la sistemazione ed il buonificamento di tutti gli spalti”, spinto da interessi privati, da motivi igienici (legati alla presenza di zone palustri) e dall’inutilità di conservarli come luogo di passeggio pubblico avendo già le mura.

A seguito della proposta progettuale di bonifica, in consiglio comunale si dibatte la questione schie- randosi su due opinioni, chi appoggiava il progetto presentato dall’Ing. Bastianoni, chi invece voleva l’appianamento totale di tutti gli spalti reputando questa scelta maggiormente remunerativa.

La decisione arriverà il 30 luglio 1885, con l’approvazione da parte del Consiglio Comunale del pro- getto di “buonificamento degli spalti” presentato dall’ufficio tecnico, andando a mettere fine a una discussione che si protraeva da quasi un decennio.

Per impedire la costruzione sregolata di nuovi fabbricati nell’area, che non vadano ad avvicinarsi trop- po alla cinta muraria, si lavora sulla redazione di un primo piano regolatore teso a limitare la costruzione dei fabbricati e a verificarne la coerenza stilistica con le intenzioni dell’amministrazione.

Nell’aprile 1886 la giunta propone l’adozione del piano regolatore di ampliamento , redatto dall’ufficio

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tecnico e firmato ancora dall’Ing. Bastianoni (figura 1).

fig. 1 - Piano Regolatore d’Ampliamento (1886)

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.

Nel piano sono tracciati i viali di circonvallazione e le arterie secondarie dal baluardo di San Paolino alla Porta Elisa, le aree da destinare a nuovi fabbricati e l’apertura di strade fuori Porta San Pietro.

Tale piano, coordinato con il progetto di “buonificamento degli spalti” verrà approvato dal consiglio comunale in data 20 maggio 1886 e aggiornato con le indicazioni pervenute dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel dicembre dello stesso anno.

I primi lavori di risistemazione riguarderanno la zona limitrofa a Porta San Pietro, fino alla piazza anti- stante la stazione ferroviaria.

Il progetto per la costruzione del viale di circonvallazione dalla stazione fino alla nuova strada dei Pub- blici Macelli, attuale viale Giuseppe Giusti, redatto sempre dall’Ingegnere comunale Bandettini, risale all’agosto 1899. A questa data nessun fabbricato era ancora stato costruito lungo questo tratto di

1 In atti al N. 4560 anno 1885 – Comune di Lucca – Piano Regolatore d’Ampliamento – Dal Baluardo San Paolino alla Porta Elisa – Nella proporzione di 1 a 2000.

Il velato verde indica gli spalti i quali sono di proprietà del Comune. Le linee ed il colore vaniglia indicano le modificazioni

introdotte nel piano regolatore in conformità dei suggerimenti dati dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

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strada, ad esclusione degli edifici prospicienti Piazza Curtatone, i terreni erano utilizzati a “seminativo”.

Sulla fine dell’Ottocento si inizia a discutere sulla possibilità di vendita dei terreni prospicienti il nuovo tratto stradale sul lato opposto al centro storico. Nel 1901, si dettano le condizioni di vendita dei terre- ni di proprietà comunale situati fuori Porta San Pietro lungo il viale di circonvallazione dal Piazzale delle Ferrovie (oggi Piazzale Bettino Ricasoli) alla strada dei Macelli, stabilendo che le nuove costruzioni dovranno avere un fronte strada non inferiore in altezza agli 8 metri, dotato di cornici e cornicioni a rilievo su tutti i lati visibili dalle strade e passeggi pubblici circostanti, coperti con tetti a quattro spio- venti di embrici alla marsigliese.

Lo sviluppo urbanistico della città fu influenzato dall’esponenziale crescita demografica, la popolazione dell’intero Comune si attestava nel 1850 alle 24.000 unità, numero che aumentò di oltre 10.000 abitanti nei primi anni del ‘900, comportando la richiesta di nuove abitazioni da costruire al di fuori del centro storico. Il cambiamento quindi avvenne nelle aree limitrofe alla cinta muraria, dove ai campi si andarono a sostituire nuovi aggregati edilizi. Questi nuovi sobborghi divennero il fulcro della nuova economia, affiancati da stabilimenti industriali e commerciali.

La nascita di nuove zone all’esterno del centro provoca l’intensificarsi dell’assetto stradale, che in parte andrà a deturpare quelli che erano gli spalti della mura urbane. I viali vengono affiancati da un nuovo concetto di residenza per la borghesia lucchese dei primi del Novecento, palazzi a due piani e villini unifamiliari con ampio giardino, inizialmente classicheggianti e successivamente liberty ad ostentare la classe economica di appartenenza.

In questi anni antecedenti il primo conflitto bellico mondiale, con l’espansione incontrollata dell’edilizia privata, l’amministrazione decide dunque di dotarsi di un nuovo piano regolatore che andasse a rego- lare l’intera area circostante le mura (il vecchio piano regolatore infatti riguardava solamente la zona compresa tra Porta San Pietro e Porta Elisa).

Il nuovo piano regolatore, noto come ‘Piano Benedetti’ diventa esecutivo dal luglio 1914, l’intenzione

dell’ingegnere (da cui prende nome) era quella di mettere fine alla crescita disordinata e indisciplinata

delle nuove costruzioni. L’idea era quella di seguire una forma di tipo concentrico ripartendo dai viali

di circonvallazione già in gran parte costruiti. Il piano che prevedeva una cintura periferica alla cinta

muraria, arricchita da grandi viali focalizzati su piazze o monumenti (sulla base della teorie urbanistiche

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applicate da Haussmann a Parigi), trovò fin da subito diverse problematiche e fu costretto a molti compromessi a causa del cospicuo numero di edifici preesistenti.

Si legge in una descrizione di Campetti del 1913:

la Stazione della Ferrovia, recentemente restaurata ed ampliata, forma il nucleo del fiorente sobborgo di porta San Pietro, che coi bei viali alberati, con gli ampi piazzali, i palazzi grandiosi, le case decentissime, è una vera appendice della città. […]

Davanti alla Stazione verdeggia il piazzale Ricasoli messo a giardino. A sinistra di chi arriva dalla Stazione, trovasi il massiccio ed elegante palazzo Vannucchi disegnato dall’architetto U. Giusti di Firenze. Dalla stes- sa parte è il vasto palazzo De Paoli costruito da E. Bertini (1897) e, il più elegante di tutti, quello Lazzereschi e Lazzaroni (1897), lavoro giovani del valentissimo architetto Gaetano Orzali. […]

Ritornando al piazzale della stazione, se si volta a destra, si ha il nuovo ricchissimo palazzo Giorgi, sorto presso il palazzo costruito non molti anni fa, e l’officina dei recipienti di latta appartenenti agli stessi pro- prietari. È disegno dell’Ingegnere V. Paolinelli; e le sculture decorative sono di A. Angeloni. Percorrendo il comodo viale di circonvallazione, animato dal tram elettrico e dalla vaporiera del Ponte a Moriano che corre sul limitrofo spalto, trovasi il vasto palazzo Fortuna (1904). […]

Continuando il cammino lungo il viale incontrasi il palazzo Brancoli – Davini disegnato dall’Ing. F. Rag- ghianti. Seguono i Macelli pubblici, comodo, igienico e monumentale edifizio, costruito quando era sindaco della città l’avv. E. Del Carlo, dall’ingegnere F. Bandettini (1899).

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L’espansione programmata da Benedetti, in parte a causa dei conflitti bellici mondiali, portò succes- sivamente a una crescita incontrollata del tessuto urbano. Nel febbraio 1925, il Consiglio Comunale approva il “piano regolatore di sistemazione edilizia del centro storico” (che interessa un solo isolato all’interno del centro), integrato da una variante al “piano di ampliamento della città” che non saranno sufficienti alla gestione delle nuove edificazioni.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Comune vista l’incertezza sul rilascio delle licenze edilizie e la necessità di dare un nuovo Piano Regolatore alla città (sia per il centro storico che per la sua espansio-

2 P. Campetti, Lucca nel 1913. Illustrazione commerciale, industriale, artistica della città, con numerosi cliches di edifizi antichi e

modernissimi, Lucca, Stabilimento Grafico G. Giusti, 1914.

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ne) nomina una commissione consultiva. Il piano, che non sarà mai adottato, non si esprime sul centro storico, ma va a prevedere una nuova circonvallazione che lambisce la sponda del fiume e racchiude tutto l’abitato esistente, aprendo a possibili edificazioni future all’esterno dell’anello viario. Viene inol- tre prevista una zona industriale a nord-est della città (previsione ripresa dal piano del 1958).

La situazione rimarrà dunque incontrollata fino all’arrivo del Piano Regolatore del 1958 (figura 2). Ma anche quest’ultimo non sarà in grado di risolvere i problemi e già a partire dagli anni ’70 si sono potute constatare le gravi mancanze e le irrimediabili conseguenze.

fig. 2 - Piano Regolatore (1958) - Porzione di mappa.

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Il mercato ortofrutticolo

Il mercato ortofrutticolo prima di essere stato trasferito nell’attuale collocazione, si trovava all’interno del centro storico in Piazza Anfiteatro e antecedentemente in Piazza San Michele.

Fu infatti il duca Carlo Ludovico nel 1830 a firmare il decreto di spostamento del mercato all’interno dell’Anfiteatro, atto che fu reso esecutivo solo 8 anni dopo. Questo spostamento fu una conseguenza delle scelte urbanistiche adottate sia dalla duchessa Maria Luisa (madre di Carlo) sia da Elisa Bacioc- chi, e dai Borboni, saliti al potere dopo il Congresso di Vienna. Il mercato all’interno del vecchio foro romano fu giudicato sconveniente e indecoroso per l’immagine della città.

Così il 16 agosto 1830 Carlo Ludovico con un motu proprio ordina il ripristino della piazza dell’Anfite- atro e il trasferimento del mercato:

«Considerando che con gli provvedimenti da Noi adottati per la pulizia e l’abbellimento della città, mal si conviene il conservare i mercati e le vendite di ogni genere sulla bella Piazza di S. Michele, che è luogo ne- cessariamente più esposto alla vista dei forestieri e dei nazionali, per essere sulla strada postale, e prossima ai Tribunali, al Palazzo Nostro e alla Passeggiata; considerando che questi mercati e le vendite nelle vicinan- ze di una chiesa sempre disconvengono, e non di rado riescono indecenti; volendo togliere questa deformità e questo abuso, e nel tempo stesso provvedere di un altro mercato la città, che resta più comodo anche di questo e non alteri in nessun modo la pulizia della città stessa, abbiamo decretato e decretiamo

Art.1 A contare dal primo del 1832 resta espressamente vietato di fare mercati e vendite di ogni genere sulla piazza di S. Michele nel recinto elevato e chiuso per la più parte delle catene, non che sulle strade che la cir- condano, di modo che la piazza e le strade suddette restino da allora in poi affatto liberate da ogni impiccio.

Art.2 I mercati si faranno invece all’interno dell’antico Anfiteatro Romano detto comunemente le Prigioni Vecchie»

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.

Una commissione, nella quale sarà compreso l’Architetto Lorenzo Nottolini, si occuperà della risi- stemazione della piazza. La scelta di questa collocazione si deve andare a ricercare probabilmente nella sua lontananza rispetto al centro della vita pubblica della città e alla possibilità di avere un grande

3 A.S.L., Reale Intima Segreteria, Scritture del Protocollo Generale (1830), Filza n. 245, Prot. n. 535, p. 25.

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spazio pressoché libero da costruzioni all’interno del centro storico.

Lo spostamento del mercato provoca delle opposizioni da parte dei commercianti che propongono la sua collocazione all’interno di due ambienti prossimi a Piazza San Michele ma all’interno di una strut- tura in modo tale da nascondere il mercato stesso.

Il Duca prende in considerazione tale ipotesi, ma dopo varie valutazioni nel 1834 da avvio ai lavori di recupero dell’antica ellisse dell’anfiteatro romano, sommersa ma non perduta sotto le stratificazioni avvenute nei vari secoli.

L’Architetto Regio L. Nottolini recupera, attraverso la demolizione delle costruzioni addossate, la vec- chia ellisse, inserendo quattro accessi collocati sugli assi principali (collocati in tale modo solo per motivi tipicamente classicheggianti e non allacciati comodamente alla viabilità circostante) e omoge- neizzando le aperture in facciata di tutte le botteghe collocate al piano terreno.

Nell’ottobre del 1839 l’attività mercatale viene ufficialmente avviata nella sua nuova collocazione.

Nel periodo compreso tra i due conflitti mondiali, l’area del complesso del Carmine viene convertita a mercato al minuto di generi alimentari e piazza dell’Anfiteatro rimane sede del mercato ortofrutticolo all’ingrosso.

Con il passare del tempo e il variare delle necessità, a metà degli anni ’50 del Novecento, l’ammini- strazione si rende conto che la collocazione del mercato all’interno dell’area dell’Anfiteatro non ri- spetta più le esigenze degli stessi commercianti (necessità di spazi maggiori, attrezzature, frigoriferi, difficoltà di manovra nelle vie del centro), dei clienti (difficoltà nel raggiungere il mercato all’interno del centro storico) e le minime norme igienico sanitarie. Tali esigenze non possono essere raggiunte attraverso modifiche in loco, vista la necessità di nuovo spazio e l’impossibilità di operare modifiche all’edificato esistente (per ragioni di carattere storico ed architettonico).

A partire da queste necessità, la Giunta Comunale:

visto che il Presidente della Giunta camerale richiede il parere di questa Amministrazione sulla costruzione di un nuovo apposito mercato ortofrutticolo che abbia a sostituire quello antiquato che ora si svolge nella Piazza dell’Anfiteatro e nelle adiacenze; […]

delibera: di riconoscere, in linea di massima, la necessità e l’opportunità della costruzione di cui in narrativa.

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Le intenzioni della Giunta Comunale sono quelle di individuare per il nuovo mercato uno spazio dalle

4 A.S.C.Lu, Registro deliberazioni della Giunta Comunale, 1952, n. 623

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dimensioni adeguate e vicino al centro storico per evitare che la distanza mercato-spacci di vendita comporti un aumento dei costi sui trasporti e quindi sul prezzo al dettaglio. Tale scelta ricade nel feb- braio 1955 su un’area di San Concordio in località Pulia, prossima ai Pubblici Macelli e al Monopolio di Stato. La scelta tale area è dovuta alla prossimità con il centro storico e alla ferrovia, oltre che a presentare le dimensioni adeguate al progetto (circa 33700m

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).

Nel settembre dello stesso anno la Giunta indice un concorso pubblico, limitato agli ingegneri e agli architetti della Toscana, per la realizzazione del progetto del nuovo mercato ortofrutticolo, fissandone la scadenza di presentazione dei progetti al 31 gennaio 1956 (poi prorogata di due mesi).

Alla fine del periodo messo a disposizione dalla Giunta, i progetti presentati sono tre, così denominati:

B.G.T.’56, La Pantera va al mercato e Giunto 1956.

Una commissione appositamente riunita (Sindaco, assessore ai lavori pubblici, ingegnere capo del comune, ufficiale sanitario, rappresentanti dell’ordine degli ingegneri, degli architetti e della Camera di Commercio), dopo lo studio delle tre proposte stabilirà che a nessun partecipante verrà assegnato il primo premio

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in quanto nessun progetto corrisponde completamente a quelle che erano le indica- zioni del bando di concorso. Il secondo premio sarà assegnato al progetto contraddistinto dal motto B.G.T.’56, che pur non rispettando a pieno le caratteristiche richieste, risponde in linea di massima alle necessità (prevedendo anche ulteriori ampliamenti e la possibilità di essere realizzato in lotti). Il terzo premio sarà assegnato al progetto Giunto 1956 (con non poche proteste in Consiglio Comunale).

L’8 luglio 1957 il Consiglio Comunale, visto il parere della Commissione assegna il secondo premio e nel novembre dello stesso anno il progetto B.G.T.’56 viene affidato all’ufficio tecnico comunale.

Durante l’elaborazione il progetto viene considerato non idoneo, soprattutto dal punto di vista di- stributivo, e si procede alla realizzazione di un nuovo progetto che sarà poi approvato dalla Giunta Comunale.

Il nuovo progetto prevede una disposizione a semicerchio dei magazzini, che risultano tutti visibili dall’ingresso principale.

Le operazioni di carico/scarico possono avvenire sul retro dei magazzini, gli automezzi hanno libertà di manovra e in questo modo non si intralcia l’area interna del mercato destinata alle contrattazioni.

5 A.S.C.Lu, Registro deliberazioni del Consiglio Comunale, 1957, n. 147.

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Il progetto prevede la realizzazione di 30 magazzini, incrementabili di due alla volta fino ad un massimo di 42.

All’unione dei due settori del semicerchio si trovano il fabbricato amministrativo, il bar, l’agenzia ban- caria e l’appartamento per il custode (non previsto nel progetto di concorso).

Il mercato dei fiori è situato al centro del complesso, inserito vista la costante importanza della flori- coltura nel territorio lucchese in quegli anni.

Il mercato dei produttori è collocato a sud e nella sua prossimità si trova il gruppo frigoriferi (disposto per un eventuale allaccio alla linea ferroviaria).

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio Comunale nel giugno 1960, il progetto viene revisionato sulla base delle osservazioni pervenute dal Genio Civile.

Nel novembre 1965 l’ufficio tecnico redige una nuova relazione con le opportune modifiche (figura 3).

Nel marzo 1969 iniziano i lavori sotto la direzione dell’ingegner Romeo Romei, che si protrarranno oltre i termini previsti a causa di un incremento nei costi di realizzazione e per altre modifiche in corso d’opera rese necessarie per eliminare alcune deficienze progettuali.

Il 4 settembre del 1972, a quasi 20 anni dall’avvio dell’iter, viene inaugurato il nuovo mercato orto- frutticolo.

fig. 3 - Planimetria progetto definitivo mercato ortofrutticolo (A.S.C.Lu, Ufficio tecnico, Allegato alla relazione del progetto

del mercato ortofrutticolo all’ingrosso, tavola n.3 - Planimetria - Scala 1:500).

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Lo stato attuale

Il mercato ortofrutticolo dopo l’apice di utilizzo a cavallo degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ha iniziato il suo lento declino a causa dell’affermarsi sul territorio della grande distribuzione e della diver- sa gestione del commercio all’ingrosso. Ad oggi la struttura risulta solamente in parte utilizzata nella sua destinazione iniziale, pochi magazzini (se ne contano meno di 10; in costante calo) sono ancora in gestione a commercianti ortofrutticoli. L’amministrazione comunale ha più volte espresso negli ultimi tempi la volontà di riqualificare l’area, valutando l’interesse da parte degli operatori del settore attra- verso nuovi bandi per la gestione degli spazi non ristretti al solo settore dell’ortofrutta ma aperti a tutto il mondo dell’agroalimentare locale.

I progetti di riqualificazione a breve termine sono comunque impostati su un’intenzione futura di cambiare la destinazione dell’area; l’idea è quella di una riqualificazione generale che oltre al mercato ortofrutticolo comprenda gli spazi dell’ex scalo merci e i vecchi magazzini della Manifattura Tabacchi (figura 4), tutte aree inutilizzate ed abbandonate da anni.

Lo scenario urbano dell’area prossima al mercato ortofrutticolo risulta alquanto disomogeneo e ca- otico. Col passare degli anni e il susseguirsi dei vari piani regolatori, tutte le aree sono state occupate e gli edifici storici, come può considerarsi lo stabile dei Pubblici Macelli, sono stati completamente inglobati nel tessuto circostante. Le costruzioni sono tra loro tipologicamente differenti, villette con giardini affiancate da edifici condominiali che raggiungono i tre o quattro piani di altezza o edifici in- dustriali (figura 5).

Alcuni immobili sono stati recuperati e riconvertiti, come ad esempio la vecchia Officina della Latta trasformato in edificio commerciale e ad uffici, o i vecchi Macelli Pubblici ora ospitanti parte dell’Ar- chivio di Stato cittadino.

La prima considerazione fondamentale che emerge dall’analisi del contesto è che, a differenza di centri

investiti fin dall’Ottocento da una forte dinamica di sviluppo, a Lucca la ‘città’ è il ‘centro storico’ entro le

mura, le parti esterne essendo soltanto il risultato di un processo di sviluppo e di aggregazione relativamente

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recente, e privo di strutture qualificanti.

In particolare manca a Lucca, a differenza di città come Firenze, Bologna, o Livorno, il sistema di espan- sione delle fasce ottocentesche che hanno assunto in queste città il ruolo di mediazione tra centro storico e aggregazioni recenti e soprattutto il campo di localizzazione delle funzioni terziarie espulse dal entro storico congestionato.

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fig. 4 - Ambiti degradati o defunzionalizzati destinati ad azioni di riqualificazione e rigenerazione urbana.

1. Mercato ortofrutticolo, 2. ex magazzini Manifattura Tabacchi, 3. ex scalo merci ferroviario.

6 G. Bedini, G. Fanelli, Lucca spazio e tempo dall’Ottocento a oggi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1971, p. 12.

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fig. 5 - Destinazioni d’uso dell’area.

Seppur ancora in parte funzionante come mercato ortofrutticolo, l’intera area appa- re sia all’esterno (figura 6) che all’interno (figure 7 e 8) completamente lasciata a se stes- sa. Ovunque, ad esclusione delle poche aree ancora utilizzate dai commercianti, l’incuria re- gna sovrana. Molte aree sono accessibili facilmente da estranei, la vegetazione sta prendendo il sopravvento in alcuni punti e la struttura stessa presenta notevoli segni di degrado strutturale.

Il bar è chiuso e i suoi spazi, come altri (in particolare il mercato produttori e alcuni magazzini), sono

stati utilizzati dalla stessa amministrazione come deposito “temporaneo” di materiale vario, dalla car-

tellonista pubblicitaria per manifestazioni locali, al deposito di mezzi dismessi degli organi di municipa-

lità urbana, a materiale vario di edilizia e manutenzione stradale.

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fig. 6 - Fotografie allo stato attuale. 1. Ingresso al mercato, 2. e 3. Incuria dell’area esterna (accesso fornitori ai magazzini).

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fig. 7 - Fotografie allo stato attuale. 1. Aree magazzini, 2. e 3. Segni di degrado strutturale.

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fig. 8 - Fotografie allo stato attuale. 1. Area mercato produttori, 2. Aree utilizzate a deposito.

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La collocazione dell’area, alle porte della città e prossima ai viali di circonvallazione la rende partico- larmente facile da raggiungere. Gli accessi (figura 9), possono avvenire da lati diversi, a sud ovest (via Fabio Filzi - via per Corte Pulia) e a nord (via Oberdan) attraverso una strada secondaria, a nord est attraverso una strada di maggior afflusso (via Pubblici Macelli). Risulta inoltre possibile un ulteriore accesso da est, ottenibile attraverso l’acquisizione di un appezzamento di terreno oggi lasciato a bosco (freccia grigia in figura).

I due parcheggi del mercato ortofrutticolo e quello di fronte agli ex Pubblici Macelli (aree tratteggiate in figura), così come le vie traverse della zona, vengono utilizzati principalmente dai lavoratori citta- dini che posteggiano la macchina per raggiungere il posto di lavoro. L’area quindi durante le ore del giorno non presenta particolare presenza di persone, se non limitate al raggiungimento del mezzo di trasporto.

La distanza alla linea ferroviaria e in particolare alla stazione, potrebbe ulteriormente essere ridotta

attraverso un collegamento diretto progettato in occasione della riqualificazione dell’ex scalo merci

che dista solo poche centinaia di metri dall’area in esame.

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fig. 9 - Accessibilità dell’area.

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fig. 10 - Analisi del verde.

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Lucca e la musica

La musica per la città di Lucca trova la sue origini già nel Medioevo, periodo in cui le rappresentazioni oltre ad accompagnare le funzioni ecclesiastiche iniziarono anche ad arricchire alcuni eventi di carat- tere civile. Nella storia organaria italiana la Toscana e in particolare Lucca trovano un ruolo di primario rilievo per la serie di pregiati organi costruiti tra la metà del XV secolo e la fine del XIX. La città pos- siede dunque un patrimonio organario unico, composto da circa trecento pezzi frutto di cinque secoli di tradizione artigiana, in gran parte funzionanti, in buono stato di conservazione e ancora nella loro collocazione originaria.

A Lucca, come in tutto il mondo occidentale la tradizione musicale fu legata per secoli alla vita ec- clesiastica. Il sodalizio tra chiesa e musica fu particolarmente forte, fin oltre la metà dell’Ottocento presso l’Istituto Pacini vigeva la consuetudine per ogni studente alla fine del percorso di studi di scri- vere una Messa da eseguirsi nella basilica di San Paolino in occasione della festa patronale (12 luglio).

Tra tutte le composizioni emersero la Messa a quattro voci con orchestra di Alfredo Catalani (1872) e quella con orchestra di Giacomo Puccini (1880).

L’importanza di Lucca nel panorama musicale nazionale tra il XVII e il XVIII secolo è sottolineata dalla presenza di musicisti non solo lucchesi, ma provenienti da tutta Italia; i lucchesi violinisti Francesco Geminiani e Filippo Manfredi, il violoncellista Luigi Boccherini o forestieri come il musicista Antonio Cesti, il soprano Carlo Broschi Farinelli e il violinista Niccolò Paganini.

Secondo alcune testimonianze storiche proprio Lucca potrebbe esser stata una delle prime città ita-

liane ad ospitare il dramma musicale. La poetessa lucchese Laura Guidiccioni fu autrice, alla fine del

XVI secolo, di alcune favole pastorali della cui parte musicale fu autore Emilio De’ Cavalieri: La dispe-

razione di Fieno e Il Satiro. Nello stesso periodo il compositore lucchese Cristofano Malvezzi, maestro

di Cappella del Granduca di Toscana e del Duomo di Firenze, scrisse le musiche per gli intermedi della

commedia La Pellegrina (1589), considerata il precursore del melodramma. Nel Seicento numerose

scene del librettista lucchese Francesco Sbarra, riscossero notevole successo nelle capitali del teatro

dell’epoca (tra le quali Venezia e Vienna).

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Lucca ricoprì dunque un ruolo di primo rilievo nello sviluppo di quello che fu il genere teatrale mag- giormente riprodotto nei secoli successivi.

Il primo rappresentante di importanza internazionale nel nuovo genere teatrale fu il compositore Do- menico Puccini, autore nei primi anni dell’Ottocento delle musiche per l’opera pastorale Le frecce di Amore, per la farsa buffa L’Ortolanella, per l’opera seria in due atti Quinto Fabio e per l’opera buffa Il Ciarlatano. Altri contributi al mondo dell’opera furono dati dal figlio di Domenico, Michele Puccini e dal catanese Giovanni Pacini (che operava a Lucca al servizio dei Borboni), le cui 90 opere di genere serio e buffo riscossero grande successo nei teatri italiani e non solo.

L’attività teatrale fu segnata da altri illustri compositori lucchesi come Carlo Angeloni, Ferruccio Fer-

rari, Gaetano Luporini e Lamberto Landi, fino a raggiungere il massimo splendore con due grandi

operisti: Alfredo Catalani e Giacomo Puccini.

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Gli spazi per la musica

La vita musicale lucchese vive tutt’oggi in luoghi: piazze, palazzi, teatri, chiese e ville, che derivano da un lungo processo storico che ha portato alla creazione di questi spazi in vari secoli. Ad essi si af- fiancano pochi e sporadici edifici contemporanei che raramente hanno apportato un cambiamento significativo nel panorama musicale locale.

I teatri attivi nella Provincia di Lucca sono 18, le loro produzioni permettono di avere una scelta va- riegata nelle proposte di rappresentazione. In centro città, nell’omonima piazza, si trova il Teatro del Giglio, che si distingue per la sua storia (la sua fondazione risale al 1675 e risulta uno dei più antichi teatri pubblici d’Italia), la sua architettura e il livello delle sue stagioni dagli altri teatri presenti sul terri- torio. Il teatro vanta una capienza di 749 posti suddivisi tra platea (257), tre ordini di palchi, galleria e il tradizionale loggione (492). La stagione lirica, per consuetudine, inaugura la stagione teatrale, seguita da quella di prosa, di danza e la stagione concertistica (Lucca in musica). Nel teatro opera stabilmente la compagnia del Teatro del Carretto che da vent’anni produce spettacoli conosciuti a livello interna- zionale.

Tra gli eventi da segnalare avvenuti in questa sede sono la prima rappresentazione italiana del Gugliel- mo Tell di Gioachino Rossini (1831) e la creazione di tutti gli allestimenti di tutte le principali opere di Giacomo Puccini sotto la sua diretta supervisione.

Altri teatri degni di nota per la loro attività sono: il Teatro Comunale Accademico di Bagni di Lucca (risalente al 1790; 304 posti), il Teatro comunale “Vittorio Alfieri” di Castelnuovo Garfagnana (1860, 510 posti), il Teatro Comunale di Pietrasanta (1652; 540 posti), il Teatro dell’Olivo a Camaiore (metà Seicento; 255 posti) e il Teatro Politeama di Viareggio (1860; 840 posti).

A questi teatri tradizionali si affianca il Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago (Viareggio), che con i suoi 3370 posti è il più importante teatro all’aperto della regione, nel quale si svolge il Festival Puccini, attivo a partire dal 1930 e noto in tutto il mondo; dotato inoltre di un auditorium coperto (600 posti), con cabina regina, spazio tecnico per le scenografie, aule e spazi prova per orchestra.

Nel centro storico della città si trovano anche altri edifici dedicati alla rappresentazione teatrale e

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musicale, in particolare si tratta di ex complessi religiosi, riqualificati e convertiti nella loro funzione: la Chiesa del Suffragio (eretta nel 1634 e acquisita nel 1992 dal Comune e successivamente convertita ad auditorium e sala concerti per il contiguo conservatorio Luigi Boccherini; 216 posti), l’Auditorium di San Romano (restauro e recupero dell’omonima chiesa risalente al XIII secolo, fortemente rivisitata in gusto barocco nel corso del Seicento; 450 posti), complesso di San Francesco (comprensivo di un auditorium ricavato nell’omonima chiesa opera di un imponente restauro terminato nel 2013), San Girolamo (inglobata nel complesso architettonico del convento dei Gesuati, convertita in auditorium è stata aperta al pubblico nel 2002, 174 posti).

Rimangono inoltre luoghi dedicati alla musica, in particolare a quella sacra, le principali chiese cittadi- ne: San Martino, San Michele in foro, San Paolino e San Frediano.

Si trovano inoltre alcune aree che vengono utilizzate come naturale spazio per rappresentazioni musi- cali e teatrali: Piazza Napoleone (sede del Lucca Summer Festival) e Piazza Anfiteatro.

L’offerta musicale delle città presenta una media annua di circa 750 concerti di musica classica (in alcuni mesi si sfiorano i 100 concerti), tra i quali il 44% circa è ricoperto da opere liriche (43% musica da camera e sinfonica, 8% concerti di formazioni corali, 3% musica jazz, 2% concerti di filarmoniche)

7

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7 Dossier candidatura di Lucca a ‘Città creativa della musica’ UNESCO (dicembre 2015), pp. 13-14.

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