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I soggetti con disabilità

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I soggetti con disabilità

“Un buon progetto abilita, un cattivo progetto disabilita”

Paul Hogan, Presidente Emerito di EIDD Design for All Europe

L’inclusività

Sempre di più oggi si parla di inclusività in molti ambiti, nella didattica1 come nell’architettura, puntando ad un diverso modo di affrontare la disabilità, che parta dalle esigenze e necessità proprie della persona.

“Un capovolgimento di senso, la ricerca di una nuova codificazione dei significati della vita comune, perché i significati siano liberamente interpretabili da ciascuno, a proprio modo.” 2

Da quando, nel 1967, è stato introdotto in Italia il concetto di “barriera architettonica”3, l’architettura è stata indirizzata verso la sola eliminazione di ostacoli per una certa categoria di utenti; superando questo concetto, la progettazione non è più relegata a occuparsi esclusivamente della funzione dell’architettura attraverso azioni specifiche e soluzioni riconoscibili in quanto destinate esclusivamente a persone con disabilità4, piuttosto è libera di ampliare lo sguardo verso la generalità

degli utenti, andando oltre la logica di specificità pensate per standard particolari, verso la ricerca di una fruizione uguale per tutti.

Nasce così l’Universal Design, la progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili indistintamente da tutte le persone senza necessità di adattamenti specifici5. Nel 1994 Roger Coleman utilizza per la prima volta il termine Inclusive Design e nel 2004 viene elaborata la definizione di Design for All dall’Istituto Europeo per il Design e la Disabilità (EIDD): il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza6.

Ciò che accomuna tutti questi approcci è la consapevolezza che una progettazione basata sui bisogni e le esigenze di molti è indispensabile per le persone con disabilità, ma allo stesso tempo determina un significativo miglioramento della fruibilità e della comodità per tutti. Ad esempio, la comunicazione iconografica, utile per persone con difficoltà cognitive o deficit visivi, supera anche l’ostacolo della diversità linguistica, e può rendere l’informazione comprensibile anche ad un bambino (soprattutto in età pre-scolare). Similmente, un ascensore idoneo ad ospitare persone in carrozzina può facilitare i movimenti di un genitore col passeggino con due gemelli, di un anziano o di un ragazzo con una gamba ingessata7. Ampliare le soluzioni oltre lo standard estende così il numero di utenze soddisfatte, anche perché limitarsi a seguire pedissequamente normative e manuali sulla cultura dell’accessibilità e della sicurezza è ciò che nel tempo ha distolto l’attenzione dalle esigenze reali dell’utenza8.

1

Basti pensare al recente D.lgs. 3 aprile 2017, n. 66, Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.112 del 16 maggio 2017, Suppl. Ordinario n. 23

2 F.G

UIDOLIN, introduzione all’articolo Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 9 3 Con la Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 425

4 V.T

ATANO, Parole, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 12 5 Termine introdotto dall’arch. Ronald L. Mace nel 1985. Cfr. Ibidem 6

Ibidem

7 Cfr. E. S

CHIAVONE, Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 41

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60 1. Design for All Foundation: vignetta esplicativa dei benefici per gli utenti del Design for All

I sette princìpi

Di pari passo con la nascita di questi approcci, sono stati definiti sette princìpi per favorire l’orientamento alla progettazione For All:

“1.UGUALE UTILIZZABILITÀ. Il progetto è utile e commerciabile per persone con abilità diverse

2. FLESSIBILITÀ D’USO. Il progetto consente una vasta gamma di preferenze e abilità individuali

3. SEMPLICE ED INTUITIVO. L’uso del progetto è facile da capire, a prescindere dall’esperienza, dalle conoscenze, dalle capacità di linguaggio o dal livello corrente di concentrazione dell’utilizzatore

4. INFORMAZIONE PERCETTIBILE. Il progetto comunica effettivamente le informazioni necessarie

all’utilizzatore, indipendentemente dalle condizioni ambientali o dalle abilità sensoriali dell’utilizzatore

5. TOLLERANZA AGLI ERRORI. Il progetto minimizza i rischi e le conseguenze avverse di azioni

accidentali o non intenzionali

6. BASSO SFORZO FISICO. Il progetto può essere usato efficientemente, in modo confortevole e con un minimo di fatica

7. DIMENSIONI E SPAZI PER L’APPROCCIO E L’USO. Devono essere previsti dimensioni e spazi

appropriati per l’avvicinamento, il raggiungimento, la manipolazione e l’utilizzazione, a prescindere dalle dimensioni del corpo, dalla postura e dalla mobilità dell’utilizzatore.”9

Una progettazione inclusiva non contrappone misure e soluzioni per i cosiddetti “normodotati” a quelle per disabili, non si ferma davanti alle limitazioni ma considera piuttosto l’integrazione nello spazio; “diversamente, attuiamo una sorta di ingiustizia spaziale che confina le persone entro recinti costruiti e sicuri, ma ne enfatizza le distanze”10.

9 V.T

ATANO, Parole, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 14 10

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61 2. Esterno della Stazione Centrale di Oslo: il dislivello è superabile con gradini e rampa

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62

L’ambiente progettato

I minimi dimensionali espressi nei decreti che trattano la materia11 nascono sulla base di misurazioni approssimative in quanto rilevate su un campione non rappresentativo delle diversità che caratterizzano la popolazione, in assenza di attività12 e senza considerare che il più delle volte le persone si muovono insieme nello spazio. L’IFC13 analizza il comportamento della persona in relazione al contesto sociale ed ambientale nel quale essa si trova a vivere e a confrontarsi con la società, il quale, in base alle sue caratteristiche, può risultare una barriera o un facilitatore, determinando così la condizione di handicap o di autonomia della persona14. Ecco che la disabilità non è una condizione propria della persona, o comunque non è solo quello, ma scaturisce dall’interazione del singolo individuo con l’ambiente circostante15, che deve essere ripensato con l’ottica di chi mette al centro il cittadino reale, non un uomo standard. Va da sé che tutto ciò non può essere limitato a un cerchio di 150 cm di diametro o ad un marciapiede di 90 cm (insufficiente persino affinché due persone si scambino il passo)16.

Anche per ciò che riguarda il dimensionamento degli arredi e degli ambienti, le indicazioni contenute in normativa, che sono dimensioni minime da rispettare e non standard, risultano insufficienti di fronte alle specifiche necessità di una persona sorda, cieca, ipovedente o autistica. In questi casi il progettista non può limitarsi al rispetto dei minimi di legge trascurando la specificità del soggetto, ma deve piuttosto tornare alla radice di quella che è una professione sociale oltre che tecnica, che è basata sul benessere, sulla qualità della vita e la sicurezza da garantire. È soprattutto in situazioni che richiedono una maggiore sensibilità che diventa essenziale il lavoro di ricerca e di raccolta di informazioni che deve precedere il “disegno”; ricordando ciò che Vitruvio sosteneva dell’architetto:

“[…] bisogna che egli abbia talento, ed applicazione: perciocché né talento senza scuola, né scuola senza talento possono formare un perfetto artefice: deve pertanto avere fluido di Grammatica, essere donato nel Disegno, erudito nella Geometria, non digiuno dell’Ottica, istruito nell’Aritmetica, saper l’Istorie, aver atteso alle Filosofie, saper di Musica, non ignorar la Medicina, aver cognizione della Giurisprudenza, ed intendere l’Astronomia, e i moti del Cielo”17, si può considerare che questa ampissima conoscenza, che in certi ambiti estende ciò che è prettamente materia del progettista, possa essere raggiunta con la collaborazione di professionisti di settore e accogliendo le richieste e le necessità dei destinatari dell’opera. In questo modo il progettista può avvalersi dell’esperienza di altri professionisti per realizzare opere che non si limitino a sopperire alle indicazioni presenti in normativa, ma che, forti di una conoscenza più approfondita, possano colmare lacune e bisogni che la norma, dovendo rispondere a situazioni generali, non può prendere in considerazione.

11

Cfr. D.M. 236/89 Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche, Pubblicato in suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n.145 del 23 giugno 1989

12 E. S

CHIAVONE, Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 42

13 Acronimo di “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”, sviluppato

dall’OMS e pubblicato nel 2001 per migliorare la comunicazione tra operatori sanitari, ricercatori, pianificatori, amministratori pubblici e popolazione.

14 Cfr. E.S

CHIAVONE, Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 42 15 E.A

NTONAGLIA,B.CHIARELLI,S.GRION, Spazi urbani inclusivi e processi partecipati per una migliore qualità della

vita, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 16

16 Cfr. E.S

CHIAVONE, Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 42

17 M

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63 Alcuni propongono, come unica via perseguibile18, un ripensamento del percorso formativo dei

progettisti attraverso la strutturazione di un percorso interdisciplinare che fornisca la conoscenza e gli strumenti per il progetto inclusivo19, ma io credo che questo non sia sufficiente: non è possibile racchiudere la conoscenza completa di ogni disciplina all’interno di una singola persona, c’è il rischio di formare architetti (o ingegneri) preparati in modo mediocre sia sulle materie di settore che su quelle interdisciplinari; può essere più semplice, invece, insegnare il lavoro in rete20 fatto dalla collaborazione tra professionisti, cosicché ogni aspetto sia studiato a fondo e l’architetto sia, come sostiene Le Corbusier, un organizzatore, non uno stilista da tavolo da disegno21. È anche necessario

tenere in considerazione il punto di vista dell’utente finale ed i suoi bisogni, soprattutto nell’ottica di una progettazione inclusiva che voglia ideare spazi effettivamente centrati sui bisogni dell’uomo reale, anche considerando l’attraversamento di fasi dell’esistenza caratterizzate da condizioni fisiche e abilità diverse22.

Progetti che disabilitano…

Partendo dalla consapevolezza che la disabilità è dettata dall’ambiente circostante, si può sostenere che chiunque può essere “disabilitato” da un ambiente progettato male. Sono molte, infatti, le opere ingegneristiche o architettoniche progettate per agevolare la vita dei fruitori, che invece hanno finito per peggiorarla, creando talvolta situazioni paradossali. Tra queste si possono annoverare il grattacielo Walkie Talkie di Londra che, con la sua superficie concava completamente coperta di specchi, riflette e concentra i raggi del sole sulle strade sottostanti, dove si registrano temperature che sfiorano i 72°C e che fondono i cruscotti delle auto, creano bolle sulle verniciature e altro ancora; lo stesso problema è stato riscontrato col Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, progettato dall’architetto Frank Gehry come un modernissimo edificio tutto linee curve, specchi e vetri che concentrano i raggi solari non solo sulla strada ma anche sugli edifici circostanti, abbagliando automobilisti e sciogliendo l’asfalto, nel quale restano facilmente incastrati i tacchi delle scarpe delle signore; definito dalla stampa dell’epoca come il più grande disastro ingegneristico della storia, il ponte di Tacoma (Washington), lungo oltre 1,5 km, crollò poco dopo la sua inaugurazione a causa del vento che fece entrare in risonanza la struttura d’acciaio, ricostruita solo dieci anni più tardi; allo stesso modo il Millennium Bridge di Londra fu chiuso due giorni dopo l’inaugurazione a causa delle forti vibrazioni dovute al passaggio delle persone e riaperto due anni dopo 23. Un episodio più recente riguarda l’Apple Park, il nuovo quartier generale della Apple a Cupertino, nella Silicon Valley: l’edificio, nato da un’idea di Steve Jobs come una sorta di tempio del design, è costruito in buona parte in vetro, anche internamente, ma poiché le pareti vetrate non sono segnalate, più di un

18

E.SCHIAVONE, Progetto inclusivo, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 43

19 Cfr. Ibidem

20 Con “lavoro in rete” si intende il lavoro svolto in equipe da parte di professionisti al fine di coordinare gli

interventi così da non sovrapporsi né sprecare risorse (intellettuali e non). Nel campo del servizio sociale è utilizzato il termine simile di “lavoro di rete”, in cui analogamente si tende a promuovere connessioni e sinergie tra risorse formali e non, volte alla realizzazione di un intervento di aiuto. Cfr.M.MIRABELLA, Il lavoro di rete nel

servizio sociale, 10 novembre 2015, in https://assistentesocialenelmondo.wordpress.com/2015/11/10/il-lavoro-di-rete-nel-servizio-sociale/, consultato a giugno 2018

21 L

E CORBUSIER, If I had to teach you architecture, in «Casabella», maggio 2008, n. 766, p. 6 22 Cfr. E.A

NTONAGLIA,B.CHIARELLI,S.GRION, Spazi urbani inclusivi e processi partecipati per una migliore qualità

della vita, in «Officina», settembre-ottobre 2015, n. 8, p. 18

23 Cfr. R. M

ANTOVANI, Gli errori di progettazione più clamorosi, in «Focus», 6 maggio 2015, https://www.focus.it/tecnologia/architettura/errori-progettazione-clamorosi, consultato a maggio 2018

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64 dipendente si è scontrato con esse non riuscendo a distinguerle dalle porte automatiche (anch’esse vetrate)24.

Anche in Italia il Ponte della Costituzione, meglio conosciuto come il ponte di Calatrava, a Venezia, ha creato, e continua a creare tutt’ora numerosi disagi per le persone che tentano di attraversarlo utilizzando i gradini di vetro, che tanto hanno fatto parlare di sé per la difficoltà di renderli antisdrucciolevoli.

4. Apple Park a Cupertino25

Questi esempi, come anticipato, non riguardano errori di valutazione di opere specifiche per disabili, ma dimostrano come una cattiva progettazione possa disabilitare chiunque, rendendo disagevole il collegamento fra due città o il percorso di una strada surriscaldata, o creando vere e proprie situazioni di pericolo per gli utenti.

… E progetti abilitanti: Casa Arrighi

Uno degli esempi da cui è nato il progetto per la scuola primaria di Castelfranco di Sotto è il Progetto Casa Arrighi di Empoli, un innovativo co-housing per persone con disabilità realizzato all’interno di una palazzina su due piani nell’ottica del cosiddetto DopoDiNoi26. Inaugurata nel 2015, l’abitazione è stata donata nel 1994 al Comune di Empoli dai sig.ri Arrighi, genitori di una ragazza disabile, con l’intento di realizzarvi una casa famiglia in grado di ospitare la figlia Carla e altre persone disabili; dal 1997 è aperta come centro diurno.

24 Cfr. E.I

NTIMI, Apple Park: le zuccate dei dipendenti contro le (futuristiche?) vetrate, in «Focus», 10 marzo 2018, https://www.focus.it/tecnologia/architettura/le-vetrate-di-apple-park-e-le-zuccate-dei-dipendenti, consultato a maggio 2018

25 Da: https://www.dezeen.com/2017/02/23/foster-partners-apple-park-campus-opening-april-2017/,

consultato a giugno 2018

26

Il termine indica tutte quelle azioni e servizi volti a garantire un futuro assistenziale e abitativo alle persone disabili dopo la scomparsa dei parenti che li accudiscono o la loro impossibilità di prendersene cura (per motivi di salute o di anzianità). A questo scopo, nel 2002, dall’impegno di alcuni genitori di persone disabili, è nata a Bologna la Fondazione Dopo Di Noi, che da allora si è espansa dando vita a numerosi progetti.

Nel 2016, infine, è stata approvata la legge sul Dopo Di Noi: Legge 22 giugno 2016, n. 112 Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 146 del 24-6-2016.

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65 All’interno di Casa Arrighi sono ospitate persone con disabilità sia fisiche che psichiche le quali vivono insieme col supporto di figure professionali quali operatori, educatori e assistenti familiari, con l’obiettivo di dar vita ad un ambiente il più confortevole possibile e capace di ricreare l’assetto familiare.

Il carattere innovativo della proposta consiste nel fatto che raramente le persone con disabilità hanno l’opportunità di sperimentare l’autonomia poiché tanto la vita all’interno della famiglia di origine quanto quella istituzionalizzata, pur garantendo una forte tutela, limitano spesso il percorso verso una vita adulta autonoma27. Non meno importante è il fatto che il progetto si pone come alternativa

alle strutture residenziali istituzionali, coinvolgendo figure professionali che non siano di tipo sanitario ma in grado di raggiungere un equilibrio tra la relazione e la cura.

Perché un progetto per persone disabili?

È stato scelto di destinare il progetto alle persone con disabilità medio-lievi perché le persone con questo livello di disabilità, che possiedono dunque un buon grado di autonomia pur necessitando di spazi progettati ad hoc, non rientrano nei criteri di ammissione alle strutture, per cui il rischio è che restino sole, abbandonate a se stesse, oppure che siano istituzionalizzate, cioè inserite all’interno di strutture sanitarie dove non hanno la possibilità di mantenere un buon livello di indipendenza. In un’ottica come quella del Dopo Di Noi è fondamentale creare ambienti protetti e al contempo aperti, che possano accogliere le persone disabili supportandole con figure professionali e senza intaccare, anzi se possibile implementando, la loro autonomia e la loro indipendenza. Per questo si sta diffondendo la nascita di strutture adeguate che sopperiscano a questa necessità. Strutture ben viste da parte della Regione Toscana in quanto, a differenza dell’alta intensità assistenziale richiesta dalle CAP28, dalle RSD29 e dalle RSA30, le residenze dedicate a disabilità medio-lievi non necessitano di assistenza medica e infermieristica ad personam e in modo continuativo una caratteristica, questa, che incide in modo rilevante sui costi che la Regione è chiamata a sostenere. A questo proposito Donata Vivanti, presidente di Autismo Italia onlus e vicepresidente dell’European disability forum (Edf), durante un seminario per giornalisti tenutosi a Roma nel gennaio 2018, ha definito l’Italia un Paese “istituzionalizzante”, in cui l’86% delle persone con disabilità fuori famiglia vive in residenze sanitarie assistite, il 6% in strutture con 20-25 posti e solo il 2% in comunità alloggio, quando uno studio europeo dice che i servizi inclusivi funzionano meglio e costano meno, con un migliore rapporto efficacia prezzo31.

27 Casa Arrighi, da http://www.dopodinoitoscana.it/index.php/progetti/casa-arrighi, consultato a maggio 2018 28 Le C.A.P, Comunità Alloggio Protette per disabili, sono strutture residenziali a carattere comunitario per

l’accoglienza di persone adulte disabili, prevalentemente in situazione di non gravità. L’età di ammissione è compresa tra 18 e 64 anni. La capacità ricettiva massima è fissata in 20 posti letto. Si tratta di strutture a bassa intensità assistenziale e ad alta integrazione socio-sanitaria. Cfr. G.CAPITANI,N.IACOVINO (a cura di), Le strutture e i servizi per la riabilitazione e la Disabilità in Toscana. I risultati della mappatura anno 2012, Laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa 2014, cap. 4 “Comunità alloggio protette (C.A.P.) e comunità familiari”, p. 17

29 Le R.S.D, Residenze Sanitarie per Disabili, sono strutture residenziali per persone disabili con attestazione di

gravità; l’età di ammissione è compresa tra 18 e 64 anni. Cfr. Ivi, cap. 3 “Residenze Sanitarie per Disabili (R.S.D.)”, p. 17

30 Le R.S.A, Residenze Sanitarie per Anziani, in cui sono ammesse persone da 65 anni di età. Cfr. S.N

UTI,A.ROSA, B.TRAMBUSTI (a cura di), “Il sistema delle RSA in Toscana. I risultati della Mappatura. Report 2012”, Scuola Superiore S. Anna, 2013

31

Redazione “Progetto Prisma per le relazioni di aiuto”, Oltre le parole, conta il modo in cui ognuno pensa la disabilità, Redattore Sociale, 23 gennaio 2018, da: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/563017 /Oltre-le-parole-conta-il-modo-in-cuiognuno-pensa-la-disabilita, consultato a febbraio 2018

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I dati

Come anticipato nei paragrafi precedenti, la struttura è pensata per persone con disabilità medio-lievi, dando la priorità ai residenti nel Comune e nel comprensorio della Società della Salute del Valdarno32.

Sebbene il tasso di disabilità sia in declino negli ultimi anni33, nell’ultimo anno34 nel comprensorio della Società della Salute Valdarno è stato registrato un tasso di poco superiore al 9%, corrispondente a 468 persone prese in carico dal Servizio Sociale, di cui 108 solo nel Comune di Castelfranco di Sotto.

5. Tasso di disabilità valutato in base alla demografia e alla popolazione disabile (con certificazione L. 104/92) conosciuta dai servizi sociali della Società della Salute Valdarno sulla base delle statistiche demografiche ISTAT per gli anni 2015 e 2016 e dell’archivio ASL per il 2017.

Un database per migliorare

A differenza di quanto avviene per gli anziani, la cui necessità di ricevere assistenza è classificata da una commissione medica, in una scala che va da 1 a 5, per le persone affette da disabilità, attualmente, è riconosciuta solo la situazione di gravità o meno da parte di una Commissione di accertamento dell’handicap secondo la Legge 104/9235. Questo rende difficoltosa la conoscenza della reale condizione di coloro che non rientrano nella situazione di gravità: tipo di disabilità, livello di autonomia, assistenza sanitaria necessaria e simili. È auspicabile, dunque, la creazione di una sorta di scala di gravità che possa comprendere i fattori suddetti in modo da poter migliorare gli interventi in favore della comunità disabile: la possibilità di creare un database in cui siano raccolti dati di questo

32 Comprensiva dei Comuni di Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno, Montopoli Val d’Arno e San Miniato. 33 Questa decrescita è dovuta per lo più agli aborti selettivi che seguono le diagnosi prenatale con risultati di

disabilità di vario genere, dalle alterazioni cromosomiche (come quelle relative alla Sindrome di Down) a malformazioni fisiche.

34 I dati demografici provengono dall’archivio ASL per l’anno 2017 e dall’archivio SINSS per quanto riguarda il

Servizio Sociale. Si sottolinea che i dati riportati sulla popolazione disabile dei Comuni di Castelfranco di Sotto, Montopoli Val d’Arno, San Miniato e Santa Croce sull’Arno riguardano esclusivamente la popolazione conosciuta dai servizi sociali.

35 Legge 5 febbraio 1992, n. 104, Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone

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67 tipo, permetterebbe una progettazione migliore in quanto realmente rispondente alle necessità della comunità.

6. Domande presentate alla Commissione per l'accertamento di handicap secondo la L. 104/92 nel triennio 2015-2017 nel Comune di Castelfranco di Sotto

In mancanza di una tale “classificazione”, ad oggi le persone con disabilità non gravi nella fascia di età che va dai 19 ai 64 anni, e presenti nel solo Comune di Castelfranco di Sotto, sono 4936; per come è progettata, la struttura che potrebbe sorgere in via Magenta sarebbe in grado di accoglierne quasi la metà, e sebbene questo non sia sufficiente per risolvere completamente la situazione, l’augurio è che questa tipologia di strutture, nel tempo, possa diffondersi in modo da coprire le necessità di tutto il territorio.

Classi di età Domande esaminate con esito positivo

di cui in situazione di gravità situazioni di gravità medio-lieve 0 - 5 anni 8 7 1 3 - 13 anni 8 1 7 14 - 18 anni 1 1 0 19 - 39 anni 6 0 6 40 - 64 anni 51 8 43 > 64 anni 133 81 52 TOTALE 207 98 109

7. Domande presentate nel Comune di Castelfranco di Sotto nell'anno 2017

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