Capitolo 4
Il Servizio di Affidamento familiare nel Comune di Massa
4.1 Il territorio di riferimento
Il luogo a cui mi riferisco è il Comune di Massa, capoluogo della provincia di Massa Carrara, situato nella Regione Toscana.
Sorge alle pendici delle Alpi Apuane, fra la fascia pedemontana e il mare, presso la foce del torrente Frigido, a sud del Monte Altissimo, nella parte nord-occidentale della Toscana. Ha circa settantamila abitanti: sono infatti 69.022 , di cui maschi 33.176 e femmine 35.846. La distribuzione per età è invece rappresentata dal grafico sottostante.1
Dati Statistici sul Comune
Distribuzione per EtĂ
Il territorio è caratterizzato, sul versante sociale, da una pesante disoccupazione e sottoccupazione, soprattutto giovanile e dell’età di mezzo, cioè tra i quaranta e i cinquant’anni ed oltre. Un numero considerevole di queste persone non è in possesso di una formazione spendibile nel mondo del lavoro: i primi per età , i secondi in quanto esodati da fabbriche siderurgiche, chimiche e meccaniche che
costituivano la Zona Industriale, ormai inesistente, ma che, fino ad un decennio fa, ha impiegato una quantitĂ rilevante della popolazione.
Molto consistente è anche la problematica abitativa, a cui le politiche di edilizia popolare e di sostegno al pagamento degli affitti riescono a far fronte solo molto marginalmente, tanto da aver reso indispensabile l’attivazione di convenzioni con alberghi e dormitori dove, purtroppo, trovano sistemazione anche famiglie con bambini; il fenomeno degli sfratti infatti, nonostante gli interventi orientati all’impedimento, ha raggiunto dimensioni ormai difficilmente contenibili.
Pesante è la crisi della famiglia, dove le separazioni si connotano sempre di più come gravemente conflittuali, con pesanti ripercussioni sui figli e dove il disagio economico si somma, sempre più spesso, a problematiche sanitarie, psicologiche e di natura penale, tipiche delle famiglie multiproblematiche (famiglie povere di reti relazionali o scarsamente integrate sotto il profilo sociale e/o culturale o con difficoltà nell’esercizio del ruolo genitoriale).
Discutibile è anche il livello della scolarizzazione e della formazione professionale: l’elusione dall’obbligo scolastico è una realtà che sta acquistando sempre più consistenza, così come il numero dei ragazzi che non terminano il loro percorso di studi, quindi non si diplomano, non si formano, non lavorano e, nella stragrande maggioranza dei casi, non cercano neppure un’attività lavorativa, perché sfiduciati e depressi. Frequenti sono i fenomeni di delinquenza giovanile, quasi sempre associati ad abusi di sostanze alcoliche e/o psicotrope.
Per agire in un ottica preventiva, ma anche di sostegno, assistenza e cura della famiglia, negli anni le politiche locali si sono impegnate in maniera consistente sulla tematica minorile, sia a livello di investimenti economici che promuovendo azioni di solidarietĂ sociale e favorendo la partecipazione degli operatori sociali a formazione e supervisione del loro operato.
Da tempo è attiva una convenzione con una Casa d’Accoglienza locale, gestita dal privato sociale, atta ad accogliere gestanti e madri con bambini: l’obiettivo è di agire tempestivamente per rimuovere quegli ostacoli che, di fatto, interferiscono nella preziosa relazione madre-bambino e, di conseguenza, nel processo d’attaccamento, indispensabile per la costituzione di un armonico sviluppo. All’interno di tale realtà infatti si agisce, prioritariamente, a favore del legame tra la mamma e il figlio, avendo cura di sostenere anche il rapporto con il padre e con le altre figure significative, promuovendo, nel contempo, nella donna presente in struttura, l’attivazione delle proprie residue competenze, incoraggiandone l’autonomia e l’affrancamento dai servizi. Il tutto in relazione a quanto previsto dai servizi territoriali, a cui compete la responsabilità del caso, compresa quella di predisporre programmi individualizzati.
Per quei progetti che necessitano di sostegno, ma che mostrano elementi tali da rendere possibile un percorso di autonomia e indipendenza in tempo piuttosto breve, il Comune di Massa ha costituito un Gruppo Appartamento, che può ospitare due nuclei, composti da mamma con uno o più minori, per un totale massimo di sei persone, gestito dalla stessa Onlus che dirige la Casa
d’Accoglienza sopradescritta. Per lo più si tratta di progetti dove un primo step del percorso è stato compiuto proprio in Casa d’Accoglienza e vi è ancora la necessità di un accompagnamento, stante la povertà di reti familiari e la mancanza di opportunità che caratterizzano queste persone.
E’ altresì attiva una convenzione con il Centro di Mediazione Co.Me.Te., dove si realizzano mediazioni familiari, gestione dei conflitti familiari, sostegno alle relazioni parentali, in sinergia con le assistenti sociali, titolari dei casi e attivatori della risorsa, e gli altri specialisti del territorio. La convenzione prevede anche gli incontri protetti, in favore di minori e famiglie interessate da progetti di affidamento familiare e di nuclei disgregati, in seguito alla separazione coniugale, al fine di garantire al minore il diritto alla bigenitorialità . Lo spazio predisposto è realizzato per rispondere, al meglio, alle esigenze individuali, in
primis a quelle dei bambini; agli incontri è presente un operatore, nello specifico
uno psicoterapeuta che, a seconda di quanto prevede il progetto, può sostare all’interno della stanza dove si svolge l’incontro, oppure al di là del vetro unidirezionale: il tutto si concretizza comunque nella massima trasparenza verso i cittadini coinvolti. Tale presenza ha lo scopo, manifesto, di garantire che l’incontro avvenga in un clima di serenità e benessere, nonché informare il servizio sull’evoluzione o meno della relazione osservata.
Oltre a questi, altri servizi specifici vengono attivati, in linea con la normativa vigente, come ad esempio, l’assistenza educativa, l’assistenza domiciliare, i sostegni economici ai nuclei in difficoltà (per i quali in gran parte si attivano
“borse lavoro”, cioè inserimenti lavorativi protetti), ed infine gli inserimenti di minori in comunità educative (nel territorio di Massa è presente una Comunità educativa che ospita adolescenti maschi, nel territorio di Carrara due Comunità educative che ospitano adolescenti femmine, mentre nel comune di Aulla, per cui in provincia, è presente una comunità educativa che ospita minori di entrambi i sessi: femmine dai sei ai diciotto e maschi dagli zero ai cinque anni, nel caso in cui si tratti di fratelli, o situazioni particolari, vagliate caso per caso) . La cura e il sostegno dedicato alla tematica minorile ha inoltre fatto sì che, all’interno del servizio pubblico, si attivassero, spontaneamente, risorse professionali sul tema dell’accoglienza di minori in situazione di grave fragilità sociale; tali professionisti, coadiuvando il lavoro dei servizi territoriali, hanno promosso azioni in grado di suscitare solidarietà all’interno della comunità e, passo dopo passo, hanno dato vita a quello che oggi, a pieno titolo, può essere denominato Centro Affidi.
4.2 Il centro affidi del Comune di Massa
Da circa quindici anni, nel Comune di Massa, è attivo il Centro Affidi, costituito, informalmente, da un gruppo di lavoro nel quale operano un’assistente sociale e un’educatrice del Comune stesso, nonché una psicologa dell'Azienda Usl 1: tale gruppo si occupa, in maniera capillare, dell'affidamento familiare, sia completo che diurno.
Affidi, così com’è delineato nella Deliberazione del Consiglio Regionale della
Toscana n. 348/1994; gli obiettivi perseguiti sono quelli previsti dalla Legge Nazionale 184/1983, modificata e integrata dalla Legge 149/2001.
Nel rispetto del principio basilare di tali normative, che è rappresentato dal diritto del minore ad essere educato nella propria famiglia, le azioni che, negli anni, sono state promosse, hanno riguardato i molteplici livelli del progetto d’affido:
- promozionale
-organizzativo-tecnico -formativo.
4.3 Aspetto Promozionale
Al fine di favorire la piĂą ampia partecipazione ad un servizio pubblico che si basa, essenzialmente, sul carattere della solidarietĂ gratuita in favore di famiglie in crisi, sono state attuate diverse iniziative.
In particolare:
- nel 2002: Giornate di riflessione su temi specifici che riguardano l’affidamento familiare, aperte a tutta la cittadinanza, tenute presso una realtà pubblica, ubicata nel centro della città , che hanno interessato anche la stampa locale ed hanno registrato uno scambio interessante e proficuo, anche con i “non addetti ai lavori”.
ritenuti più problematici dell’affidamento familiare: “L’affido dell’adolescente”, “I figli naturali delle famiglie affidatarie nel progetto d’affido”, “La conclusione dell’affidamento familiare”;
-nel 2004: Iniziative di sensibilizzazione con le scuole, pubbliche e private, che hanno coinvolto, nello specifico, le classi quarte e quinte di una scuola elementare pubblica e di una scuola elementare privata: al progetto hanno partecipato le maestre, i bambini, i genitori e il gruppo delle famiglie affidatarie. L’intento è stato quello di promuovere curiosità e solidarietà sociale, partendo,
in primis, dai bambini che, graficamente, hanno espresso la loro
rappresentazione mentale dell’affidamento familiare, offrendo spunti interessanti che hanno poi coinvolto gli adulti;
-nel 2006: Momenti di studio rivolti a famiglie, singoli cittadini e operatori dei servizi, su aspetti peculiari dell'affidamento familiare, che si sono tenuti in un luogo pubblico, aperto alla cittadinanza. Nell’occasione è stato affrontato il livello legislativo, quello psicologico, sociale e culturale dell’affidamento familiare.
-nel 2008, in collaborazione con la Regione Toscana e l'Associazione Ubi Minor: Corso di Formazione per l’affido familiare di bambini piccoli, che si è tenuto presso un istituto privato della zona, ed è stato rivolto a un numero ristretto di famiglie interessate alla tematica. Il programma si è articolato in una serie di incontri con esperti in materia; il percorso si è poi concluso con un Incontro Pubblico con le Istituzioni, in un luogo accessibile a tutta la
cittadinanza.
-nel 2012: convegno organizzato dall’Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia sezione Territoriale di Massa Carrara in cui gli operatori del Centro Affidi sono stati coinvolti, in qualità di relatori, sul tema dell’affidamento extra-familiare.
-nel 2014: corso di formazione organizzato da una cooperativa della zona che opera nei servizi alla persona, in particolare gestendo sia comunità di accoglienza madri-bambini che minori in difficoltà e gruppi appartamenti (la Cooperativa sociale Serinper), in cui gli operatori del Centro Affidi sono stati coinvolti, insieme ad esperti in materia, a promuovere riflessioni sul tema dell’affidamento di minori.
4.4 Aspetto organizzativo tecnico
E’ l’aspetto prevalente di tutto il servizio. Comprende gli operatori impegnati nel servizio e comporta l’attuazione di un insieme di azioni, ormai consolidate nel tempo, che sono il risultato del rapporto tra teoria e prassi e che coinvolgono più soggetti.
La tabella sottostante illustra la denominazione del nucleo professionale, l’organizzazione (specificando i profili professionalli impiegati), e la finalità del Centro Affidi.
Parlando di com’è strutturato il servizio, nello specifico si fa riferimento a: il DENOMINAZIONE ORGANIZZAZIONE FINALITA’
Gruppo Tecnico Assistente Sociale, Psicologa, Educatrice -Promozione, selezione, abbinamento di famiglie disponibili all’accoglienza. -Co-progettazione con i servizi territoriali, i servizi specialistici, il terzo settore, le famiglie affidatarie, il nucleo d’origine. -Previsione di progetti individuali di minori in affidamento familiare. Gruppo delle famiglie affidatarie Famiglie affidatarie e famiglie disponibili in attesa di abbinamento -Sostegno ai progetti di affido. -Informazioni alle famiglie candidate. Calibrare gli interventi, contenendo le crisi, riformulando i concetti base, ripensando agli obiettivi. Terzo Settore Strutture educative Progettare e agire in sinergia con i tecnici
Gruppo Tecnico, i due Gruppi delle Famiglie affidatarie e il Terzo Settore. 1) il Gruppo Tecnico (Assistente Sociale, Psicologa, Educatrice): si incontra regolarmente, con cadenza almeno bisettimanale, e comunque secondo le esigenze del servizio pubblico attivato, per lavorare su progetti individuali di minori in affidamento familiare. Vengono prese in carico le richieste che provengono dai Servizi territoriali dei vari Comuni, si fanno abbinamenti mirati partendo dalla storia del bambino e della sua famiglia, si socializzano informazioni, competenze, strategie d'intervento, vengono garantiti il monitoraggio e le verifiche in itinere, si affronta la complessità che, inevitabilmente, a più livelli, è presente in tali situazioni.
Il lavoro comprende riunioni con i servizi territoriali, con i servizi specialistici, con il terzo settore, colloqui con le famiglie affidatarie e, talvolta, anche con i nuclei d’origine.
Ogni anno, grazie alla proficua collaborazione del Gruppo Tecnico sia con i servizi territoriali che con la rete informale presente, sono quantitativamente rilevanti i minori che trovano accoglienza nelle famiglie affidatarie.
Nell’anno 2013, oltre ai progetti in carico, sono stati accolti in famiglie affidatarie undici minori.
Di tali minori, nove progetti sono stati attivati per il Comune di Massa, i restanti due invece per il Comune di Carrara:
-tre minori sono fratelli adolescenti, rimasti orfani di madre, unico genitore, in quanto il padre era da anni decaduto della potestĂ genitoriale;
-cinque minori, di età eterogenea, provengono da Case Famiglia mamma-bambino, quindi da progetti che, partendo da un investimento massiccio sul sostegno precoce al rapporto del minore con la madre, non hanno raggiunto “in
toto” gli obiettivi prefissati;
-due minori, uno in età pre-scolare, l’altro pre-adolescente, vivevano in comunità educativa;
-un minore è stato allontanato dalla famiglia con provvedimento d’urgenza per essere stato pesantemente picchiato dai genitori.
Nell’anno 2014, oltre ai progetti in carico, sono stati accolti in famiglie affidatarie sette minori.
Di tali progetti, tre sono stati attivati per il Comune di Massa, due per il Comune di Carrara, uno per il Comune di Pietrasanta e uno per il Comune di Montignoso:
-due minori sono fratelli in età scolare, che vivevano da tempo in comunità educativa; -due sono neonati: uno di questi ha vissuto per pochi mesi con la madre in una casa famiglia, da cui la donna si è allontanata; l’altro era accolto in una struttura ad hoc per minori fino all’anno d’età , in attesa che la madre accogliesse la proposta di entrare in comunità terapeutica, ma il progetto ha subito cambiamenti per le frequenti ricadute della donna nell’abuso di sostanze; -uno è un minore in età scolare che, allontanato in maniera coatta dalla famiglia, è stato per un breve periodo inserito in comunità educativa;
casa famiglia con la madre, ha evidenziato la necessitĂ di una sistemazione maggiormente confacente al suo sviluppo, stante le gravi carenze materne;
-uno è un minore in età pre-scolare che viveva da pochi mesi con la madre in una casa famiglia, da cui la donna si è allontanata.
E’ palese che i progetti, al momento dell’attivazione, richiedono una mobilitazione di forze professionali molto consistente: quando si colloca un minore in affido si deve considerare che, per un certo periodo, quel progetto rappresenterà una delle nostre priorità più emergenti, poi, in seguito, si raggiungerà un omeostasi in tutto il sistema e il percorso, sebbene sempre impegnativo e bisognoso di un’attenzione sempre alta, soprattutto pensando in termini di “quale futuro stiamo preparando per questo particolare bambino”, scorrerà più serenamente.
La situazione generale degli affidamenti familiari nel Centro Affidi del Comune di Massa, nell’anno 2014, è comunque la seguente:
ANNO DI riferimento Numero minori in carico al Centro Affidi Numero minori in carico al Centro Affidi residenti nel Comune di Massa Numero delle famiglie affidatari e in carico al Centro Affidi Numero delle famiglie idonee in attesa di abbinamento Numero dei minori in affido diurno Numero dei minori in affido completo nel Comune di Massa 2014 46 28 49 11 6 33
Dei 33 minori in affido completo nel Comune di Massa, 7 sono collocati in affidi intrafamiliari.
Dei 49 minori in carico al Centro Affidi, 25 hanno una permanenza presso la famiglia affidataria superiore ai 24 mesi; per una maggiore precisazione circa la durata degli affidi si consideri altresì che, come sopraesposto, di questi 49 minori, 18 sono stati attivati tra il 2013 e il 2014, quindi al momento non sono ancora trascorsi 24 mesi.
Il numero di minori in affidamento familiare residenti nel Comune di Massa non è uguale al numero dei minori in affidamento familiare in carico al Centro Affidi, in quanto alcuni di questi minori sono collocati fuori Regione, pertanto le famiglie affidatarie si rivolgono al Centro Affidi della loro zona, oppure le famiglie, per svariati motivi, non si dichiarano disponibili ad essere sostenute dal Centro Affidi, ritenendo sufficiente il rapporto con i servizi territoriali; ad esempio, due famiglie coinvolte in affidi intrafamiliari, non hanno aderito alla proposta di sostegno, mentre le altre cinque sono in carico.
Diciotto minori, dei 46 in carico, non sono residenti nel comune di Massa, bensì nei comuni della Zona (Carrara, Montignoso e Fosdinovo), oppure sono residenti nel Comune di Massa le rispettive famiglie affidatarie: è questo, in linea di massima, il criterio utilizzato per la presa in carico da parte del Centro Affidi, sebbene sia prevista una certa flessibilità .
Sono in carico al Centro Affidi anche le famiglie che partecipano al progetto dell’affido diurno: tali progetti non hanno caratteristiche molto diverse da quelli
completi e, anzi, comportando sempre un rapporto con la famiglia naturale, spesso quotidiano, offrono al gruppo elementi proficui su cui riflettere e da condividere.
2) i due Gruppi delle Famiglie affidatarie, sono condotti dalla psicologa e dall’assistente sociale e composti da cittadini di tutta la Zona Socio-Sanitaria (Comuni di Massa, Carrara, Montignoso e Fosdinovo): si incontrano mensilmente per progettare, sostenere i progetti d’affido, affrontare le diverse problematiche.
Al fine di permettere una partecipazione più numerosa e per andare incontro alle esigenze delle famiglie, in tali occasioni sono accolti anche i bambini, attori principali dei vari progetti individuali. Il servizio mette infatti a disposizione uno spazio-gioco strutturato, ad hoc, adiacente alla stanza dove si riuniscono le famiglie affidatarie con i tecnici, dove un educatore (un Istruttore Socio-Educativo, dipendente del Comune di Massa) e due volontarie che collaborano con il servizio, preparate e monitorate continuamente sulla tematica dell’affidamento familiare, si occupano dei minori mentre le famiglie affidatarie si confrontano in gruppo. I bambini accolti in tale contesto possono essere sia minori in affido che figli naturali. Tale intervento, se da principio si poneva solo l’obiettivo dell’intrattenimento, nel tempo ha evidenziato valenze terapeutiche significative: i minori in affido, in quel contesto, si riconoscono nell’altro, esprimono le emozioni liberamente, si confrontano con coetanei che vivono la loro stessa esperienza e sono facilitati da adulti preparati e in grado di accogliere
la loro specificitĂ .
Le verifiche con gli operatori che gestiscono tale spazio sono sempre molto fruttuose ed interessanti, per i contenuti che portano, che continuamente mettono in evidenza la consapevolezza dei minori, la loro capacità di fronteggiare gli eventi, di consolarsi vicendevolmente e di interpretare, con grande competenza, gli stati d’animo e i desideri degli adulti. Le attività che svolgono sono ludiche: il gioco può essere libero o strutturato, a seconda delle circostanze e del numero dei minori presenti. I gruppi dei bambini sono organizzati, in linea di massima, secondo criteri prefissati, che riguardano l’età , il temperamento e le storie di vita. Gli adulti, di conseguenza, appartengono all’uno o all’altro gruppo, a seconda della scelta fatta in favore del bambino; talvolta non è possibile rispettare i parametri stabiliti per altri impegni della famiglia, che spesso riguardano proprio il bambino in affido: in quel caso è lasciata alla famiglia la scelta di frequentare il gruppo in un giorno della settimana piuttosto che in un altro; la regola basilare è comunque di mantenere l’appartenenza ad un unico gruppo, proprio per le confidenze, le emozioni e le relazioni che circolano.
Le famiglie affidatarie che si sono rese disponibili sono presenti nella Banca Dati del Servizio: ciò significa che hanno espresso formale disponibilità a divenire “famiglia affidataria” al Sindaco del Comune di Massa e, per conoscenza, al Centro Affidi. Tale “possibilità ” viene poi valutata attentamente sia dalla psicologa che dall'assistente sociale, attraverso colloqui, sia individuali che di coppia, coinvolgendo i figli, se presenti, e visite domiciliari. Si delinea
quindi un percorso che ha come obiettivo quello di poter disporre di adulti solidali che possano educare, istruire e mantenere bambini che si trovino, temporaneamente, privi di un ambiente familiare idoneo, in un contesto scevro da pregiudizi, orientato all’accoglienza gratuita. Le famiglie disponibili presenti in Banca Dati che ancora non hanno avuto l’abbinamento con il minore, ma che comunque vengono ascoltate, monitorate, accolte, sono, al momento 9 e si aggiungono a quelle che già accolgono minori.
3) il terzo settore: la disponibilità alla collaborazione è massima, tanto da aver promosso varie iniziative in sinergia, sia sul versante della sensibilizzazione che in relazione a casi individuali (come evidenziato dalle esperienze già citate). Nel corso degli anni si è manifestata, infatti, in maniera sempre più emergente, l'esigenza di collaborare con tutte le agenzie del territorio, in un’ottica di privilegio della comunità locale e di salvaguardia e stimolo di ogni risorsa sociale presente.
4.5 Livello Formativo del Centro Affidi
Grande importanza viene data a questo ambito, sia come percorso di base che, in particolare, come aggiornamento continuo.
L’impegno che gli amministratori hanno dimostrato per la realizzazione del servizio per l’affidamento familiare si è palesata in più occasioni: non solo attraverso la partecipazione della “parte politica” alle varie iniziative, ma, in particolare, permettendo agli operatori di partecipare a formazioni ad hoc, nel
corso degli anni.
Per elencare solo le piĂą significative di questi anni:
-a Milano, presso il C.A.M., per un corso specifico sulla conduzione di gruppi di famiglie affidatarie;
-a Firenze, presso l'Istituto degli Innocenti, dove sono stati promossi tantissimi incontri, seminari, dibattiti, anche alla presenza di funzionari regionali, sul tema dell’affidamento familiare;
-a Roma per il Convegno Nazionale sull’Affidamento Familiare;
-a Riva del Garda per il Convegno Nazionale sulla tutela dei minori, denso di workshop ad hoc sull’affidamento familiare.
Interessante e assolutamente costruttivo è stata inoltre la fattiva presenza del Centro Affidi del Comune di Massa ai lavori del Coordinamento Regionale sull’affidamento familiare, costituitosi intorno al 1998, che si sono tenute, prima nella sede della Regione Toscana a Firenze, poi a Pisa, nei locali della Provincia e che hanno fornito l’occasione per uno scambio con altri Centri Affidi della Regione, nonché di una crescita formativa notevole.
4.6 Elementi di debolezza ed elementi di garanzia
Al fine di migliorare il Servizio per l’Affidamento Familiare, al momento attivo, è indispensabile promuovere varie azioni che si collocano su due livelli: quello organizzativo e quello metodologico-tecnico.
-che venga riconosciuto, attraverso apposita delibera, come servizio sovra-comunale, così come di fatto opera, risultando l’unica realtà , per i Comuni di Massa, Carrara, Montignoso e Fosdinovo, che si è strutturata per il reperimento, l’abbinamento e il sostegno delle famiglie affidatarie. Non è da sottovalutare, a mio avviso, che il Gruppo delle famiglie affidatarie, pur non essendo composto solo da cittadini residenti nel Comune di Massa, è contrassegnato da una storia pregnante, nella quale anche il territorio in cui si è costituito, e cioè il Comune di Massa, ha una sua valenza.
-che vengano individuati gli operatori formalmente impegnati nel servizio, con definizione delle ore lavorative destinate a tal fine;
-che sia definita ufficialmente la sede di svolgimento del servizio che, al momento, è individuata sia nei locali del servizio sociale che in quelli dell’U.O. di psicologia dell’Azienda Usl 1, di Massa Carrara.
Ovviamente la scelta della sede dovrà rispettare criteri di opportunità e di beneficio per gli utenti; è da evitare l'individuazione di un luogo che risponda a esigenze diverse, e che ponga gli operatori attualmente impegnati nel servizio in situazione di disagio, o comporti un impegno aggiuntivo per tutti solo per il suo raggiungimento territoriale.
A livello metodologico-tecnico, invece, il lavoro coinvolgerĂ altri aspetti, che ho tentato di sintetizzare nella tabella sotto riportata, dove sono evidenziati i punti di forza e i punti di debolezza.
del Gruppo Tecnico, che dei Gruppi delle Famiglie affidatarie, ma anche del Terzo Settore e, in particolare di politici e dirigenti, non solo a livello locale ma anche regionale e statale.
Per quanto riguarda invece gli elementi di positività , mi sembra importante, innanzitutto, sottolineare che, seppur suscettibile di auspicabili miglioramenti, è una realtà presente, sia sotto il profilo professionale che come gruppo delle famiglie affidatarie.
Purtroppo il numero, ma soprattutto le caratteristiche delle famiglie disponibili, non sono sufficienti a soddisfare le richieste di accoglienza di adolescenti o di fratelli, soprattutto quando presentano patologie, perché le risorse presenti oggi nelle famiglie, per la crisi e i cambiamenti culturali e sociali, sono purtroppo contenute. Si tratta inoltre di progetti dove il concetto più volte sottolineato nel corso del presente lavoro, che è quello della complessità , è estremamente amplificato.
Di seguito, nella tabella sottoriportata, sono evidenziati i punti di forza e i punti di debolezza, così come sopra riportati.
Tra i punti di forza viene evidenziata anche la presenza di un servizio: Gruppo Tecnico da una parte e famiglie affidatarie dall’altra, nonostante la mancanza di un atto formale che lo definisca puntualmente, a dimostrazione che la volontà di progettare e di mettere in atto un servizio può, talvolta, partire dalla volontà dei professionisti e delle persone, partendo dai bisogni, dalle risorse professionali, ma anche dalla tenacia e dalla passione.
PUNTI DI FORZA PUNTI DI CRITICITA’ Presenza di un Gruppo
Tecnico strutturato
Insufficienza di famiglie affidatarie disponibili all’accoglienza di adolescenti e fratelli in riferimento al numero dei minori “affidabili” Presenza del Gruppo delle
famiglie affidatarie Carenza di risorse professionali dedicate al recupero della genitorialità delle famiglie d’origine Contenimento del numero
degli inserimenti in comunitĂ , se non strettamente necessario per il benessere del minore
DifficoltĂ degli operatori a mantenere il focus sul benessere e sulla tutela del minore a fronte delle richieste degli adulti
Mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine per tutti i progetti di affido in carico
Proseguo della permanenza, oltre i 24 mesi previsti dalla Legge n°149 del 2001, presso le famiglie affidatarie.
Presenza di un data base delle famiglie candidate all’affido
Insufficienza del sostegno economico mensile erogato alle famiglie affidatarie.
Sinergia con i servizi specialistici del territorio: UFSMIA e UFSMA
Sinergia tra l’autorità giudiziaria e il servizio Possedere una cultura di rete Considerare l’affido familiare all’interno di un progetto globale d’intervento che vede coinvolti tutti gli attori: minori, famiglia di origine, servizi e famiglia affidataria
4.7 Riepilogo
In finale, avverto l’urgenza di “dar voce” ai bambini, concretamente, riportando alcune frasi che, nel corso degli anni, ho raccolto e che, a mio avviso, offrono una sintesi coinvolgente, che stimola emozioni ma che è in grado anche di suscitare pensieri, riflessioni, azioni, nella direzione che sia maggiormente promozionale a chi l’affido lo conosce bene, per averlo sperimentato nella propria storia di vita.
Ricordo che sono bambini che, per lo piĂą, hanno cambiato scuola, certamente amici, vicinato, abitudini, oltre ad essersi dovuti inserire in un contesto familiare che, in genere, prima di allora gli era sconosciuto:
• Anna, 9 anni, in affido da circa un anno e mezzo, informata del fatto che la sua famiglia affidataria avrà contatti più frequenti con sua madre, incerta e confusa chiede: “Se si incontrano e la mamma Laura insegna alla mia mamma a fare la mamma, io devo ritornare a casa?”
• Luca, 6 anni, in braccio alla sua mamma affidataria, dopo una piccola crisi oppositiva: “Voglio stare con te fino a che non divento grande!” e poi, subito dopo, probabilmente rievocando la separazione: “Ma tanto non voglio diventare grande!”
• Serena, 6 anni, durante un incontro con la sua mamma naturale, chiede che entri nella stanza anche la mamma affidataria e, con impeto, le propone:“ Dagli un bacino alla mia mamma!”
• Marco, 8 anni, rivolto alla sua mamma affidataria:” Glielo puoi ricordare te a mia mamma quando è il mio compleanno?”
• Francesco, 11 anni, in un incontro di gruppo tra bambini, durante il ritrovo mensile tra affidatari, vede arrivare una bambina e commenta con l’educatrice: “la conosco, è la sorella di mio fratello.”
• Giacomo, 8 anni, alla fine di un incontro protetto con i nonni naturali assiste ai saluti sorridenti tra loro e i genitori affidatari, sale in macchina soddisfatto e commenta: “Oh! Allora gli state simpatici ai miei nonni…!”
• Antonella, 14 anni, da sempre “arrabbiata” con la madre naturale, viene in ufficio e mi racconta con un sorriso smagliante: “Hai visto la mia mamma in bicicletta? Gliel’abbiamo regalata noi, così può andare al lavoro!”.
Sono solo pochi flash, quelli riportati, ma credo non manchino allo scopo di farci comprendere l’esigenza che hanno i bambini in affido che ci sia un ponte tra la passata e l’attuale sistemazione, che gli adulti possano accettarsi l’un l’altro senza gravi recriminazioni reciproche, e che sia ben ponderato il rientro perché, nella quasi totalità dei casi che ho avuto in carico in questi anni (in prevalenza affidi giudiziari), non è questo il desiderio del bambino, troppo “turbato” dal precedente sforzo di adattamento che ha dovuto attivare a seguito dell’allontanamento dai suoi genitori biologici, ai quali, comunque essi siano, continua sempre ad essere estremamente “legato” e ad “averli a cuore”. Quando indico infatti tra i punti di criticità la permanenza oltre i due anni dei minori in famiglia affidataria, non intendo, tout court, promuovere azioni tese a far
rientrare il minore, fisicamente, “a casa”, perché intanto è bene concentrarsi su ciò che, a questo punto, viene considerato “casa” per il minore. Mi riferisco piuttosto, prioritariamente, all’esigenza improrogabile di una definizione più chiara a livello normativo, recepita poi a livello tecnico, che offra maggiori garanzie a tutti, così da evitare l’ambiguità e consentire una prospettiva attendibile sul futuro di questi bambini.
Mantenere il focus sul benessere del bambino, a fronte delle richieste degli adulti, è, a mio avviso, il miglior intervento di politica sociale, ed ha un valore etico la cui portata potremo misurare negli anni a venire.
Quando affermo che gli obiettivi della legge sono perseguiti dal “nostro” Centro Affidi, significa che è prioritario, per noi, in ogni progetto di tutela, sostenere adeguatamente la genitorialità d'origine ed il “rientro” del bambino nella sua famiglia naturale. E' sul concetto di “rientro” che voglio soffermarmi maggiormente per chiarire il “nostro” punto di vista: il termine, come già riportato in precedenza2, è inteso, in prima istanza, non come rientro fisico
(deprimente perché irrealizzabile nella maggior parte dei casi), ma in senso affettivo, come maggior vicinanza empatica tra genitore e figlio, di una maggior consapevolezza dei bisogni dei bambini da parte della famiglia d'origine, di un modo più proficuo di stare insieme.
E' un riavvicinamento degli affetti, e la ricomposizione familiare è, principalmente, una cura dei legami.
Noi riteniamo che tale prezioso lavoro, con valenze terapeutiche sia per i genitori che per i figli, possa essere promosso anche all'interno del contesto degli incontri protetti: è questo il motivo per cui, in linea di massima, quando progettiamo un affidamento familiare proponiamo contatti tra i bambini e i membri della famiglia d'origine alla presenza di operatori, in uno spazio ad hoc, almeno in una prima fase.
L'impegno di ogni professionista che lavora in un progetto d'affido sarĂ quindi quello di favorire e facilitare il contatto e la coerenza tra i due sistemi familiari, in funzione dell'equilibrio psichico del bambino.
La frequenza degli incontri (settimanale, quindicinale, mensile), dovrà essere pensata non in base al livello di sofferenza del genitore, bensì sulla base del progetto, dei tempi previsti; l'esperienza ci ha insegnato che incontri troppo frequenti con i membri della famiglia d’origine non giovano a nessuno degli attori coinvolti e, paradossalmente, non mantengono più vivo il legame: se si è dovuto progettare un affido significa che ci sono state profonde ferite, che richiedono un tempo per essere rimarginate.
Progettare un affido significa preventivare un percorso di crescita per un bambino, che potrà protrarsi nel tempo, in un contesto di co-genitorialità , che non significa divisione del lavoro e della responsabilità nell'accudimento del figlio, dal momento che è ovvio che tale suddivisione nell'affido non può verificarsi visto che la leadership educativa compete ad uno dei set di genitori e cioè alla famiglia affidataria, visto che è con lei che il bambino vive la sua
quotidianità . Nell’affido, infatti, il termine co-genitorialità sottende un concetto ancora più profondo, che ha a che fare con il riconoscimento dell’appartenenza, il rispetto dell’identità e la garanzia della continuità : riguarda la responsabilità di ogni famiglia nel garantire l'accesso fattivo ed emotivo all'altra famiglia; riguarda, ancora, la connessione e la validazione tra gli adulti.3