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2 L’INSEDIAMENTO SPARSO ATTRAVERSO LA LETTURA DEI MATERIALI ARCHEOLOGICI

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L’INSEDIAMENTO

SPARSO

ATTRAVERSO

LA

LETTURA DEI MATERIALI ARCHEOLOGICI

Nel capitolo precedente abbiamo visto come l’analisi dei documenti fiscali, dei documenti notarili e degli Statuti redatti dal XIII secolo forniscano delle indicazioni preliminari utili per inquadrare le tipologie d'insediamento rurale attestate nei secoli dal XIII al XV.

In questo capitolo ci poniamo l’obiettivo attraverso l’analisi dei materiali archeologici di determinare i fenomeni che possono aver dato impulso all’insediamento sparso. Alcuni studiosi ritengono che siano le “terre nuove”, i borghi e i villaggi a influenzare i modi di vita e le tecniche costruttive di un dato contesto rurale e probabilmente anche dell’insediamento sparso, tra l’XI e il XV secolo, suggerendo quindi la direzione verso cui la ricerca archeologica dovrebbe muoversi.

Partendo da questo presupposto di ricerca, cercheremo di comprendere quali siano gli effettivi processi che hanno concorso alla nascita dell’insediamento sparso attraverso la lettura del materiale archeologico proveniente dalle ricognizioni di superficie effettuate nella provincia di Siena, per la realizzazione della Carta Archeologica. Come primo passo sono state individuate tutte le schede UT interpretate dagli studiosi in base alle evidenze di superficie e ai reperti rinvenuti come abitazione sparsa. Successivamente sono stati riconosciuti i centri di riferimento, cioè i borghi e i villaggi aperti e analizzate le rispettive schede UT per poi confrontarle con quelle relative all’insediamento sparso. Poiché è stata applicata la stessa metodologia per tutte le indagini compiute nelle diverse zone della provincia, abbiamo a disposizione una quantità di dati sufficienti e omogenei tali da offrirci l’opportunità di eseguire un’analisi corretta.

Inoltre, con lo studio dei reperti ceramici emersi dalle ricognizioni di superficie nella Provincia di Siena e con il supporto degli studi storici effettuati sugli inventari dei beni dei contadini fiorentini del XV secolo, abbiamo cercato di ricostruire la tipologia di attrezzi agricoli e il corredo ceramico di cui era in

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possesso una famiglia rurale del basso Medioevo per comprendere meglio lo status sociale e i possibili rapporti economici che potevano intercorrere in questa fase tra i centri urbani e il mondo rurale.

2.1 Le case sparse della Provincia di Siena

Di seguito sono esposti i risultati delle ricognizioni effettuate nella provincia di Siena dal 1995 al 2013. Sono stati presi in considerazione i dati pertinenti ai secoli basso medievali, caratterizzati da un buon tasso di visibilità e interpretati come abitazioni sparse o semplici tracce di frequentazione, che risultano localizzate nella maggior parte dei casi in prossimità o nelle vicinanze di villaggi aperti, borghi, castelli e chiese. Per facilitare la comprensione e l’esposizione dei dati archeologici i comuni oggetto delle ricognizioni sono stati suddivisi in settentrionali, centrali e meridionali in base alla loro posizione geografica.

2.1.1 Provincia di Siena – area settentrioanle: Chianti e Val d’Elsa

Dall’analisi sul campo è stata accertata una elevata presenza di case sparse nel Chianti, la maggior parte della quali databili dal XIV al XV secolo grazie al rinvenimento di numerosi frammenti di maiolica arcaica. In tutti i casi, gli insediamenti sono collocati in due zone morfologicamente diverse. Alcune abitazioni sono state localizzate in aree di bassa collina1, i cui terreni sono facilmente lavorabili, fertili e adatti per qualsiasi tipo di coltivazione. I restanti insediamenti sono emersi in aree medio collinari con caratteristiche morfologiche poco adatte alla coltivazione per la presenza di poche superifici pianeggianti, ma ricche di corsi d’acqua di media portata2.

1 VALENTI 1995, pp. 408-409, 411. 2 Ivi, p. 11.

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Per i secoli che vanno dal X al XV secolo sono state individuate sette case sparse. In ordine cronologico sono state riconosciute due strutture databili tra il X e l’XI secolo, localizzate a meno di quattro chilometri da Radda in Chianti e a circa due chilometri dal castello di Volpaia. I due edifici mostrano un elevato in pietra, pianta rettangolare con dimensioni di 7x3 m e di 6x4 m, eventuali ripartizioni interne non sono state identificate; invece i frammenti di laterizio individuati mostrano che le case hanno avuto continuità anche per la fase successiva. Le cinque case sparse restanti sono tutte databili tra il XIV e il XV secolo. Tre sono strutture con elevato in pietra, copertura in laterizio e pianta rettangolare, le rispettive dimensioni sono di 6x4m, 10x8m e 15x20m, localizzate rispettivamente a sei, dieci e sedici chilometri da Castellina in Chianti in direzione sud e sud-ovest. Una si localizza nelle vicinanze dei villaggi aperti individuati nelle frazioni di S. Lucia e S. Piero, nel comune di Castelnuovo Berardenga, e si presenta con un elevato in mattoni, copertura in laterizio e pianta rettangolare e ha dimensioni pari 12x10m. L’ultima localizzata in località Casa Selvale sembra realizzata con pareti in materiale deperibile, vista la mancanza del rinvenimento di elementi per elevati in muratura e copertura in laterizi; risulta inoltre impossibile identificarne la pianta3.

Per il comprensorio della Val d’Elsa le informazioni archeologiche sono numerose. I dati emersi dalle ricognizioni hanno permesso di rintracciare nelle aree tra Colle Val d’Elsa e Poggibonsi, caratterizzate da un intenso sfruttamento agricolo durante il medioevo, otto case sparse datate dal X al XIII secolo, di cui cinque localizzate sui versanti collinari e tre sulla sommità collinare, e dodici case datate dal XIII al XV secolo, di cui otto sono distribuite sui versanti, una sulla sommità del poggio, una ai piedi della collina e due in pianura.

Le evidenze di superficie testimoniano come le strutture siano tutte realizzate in materiale deperibile e dalla seconda metà del XII secolo con copertura in

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laterizio. È possibile distinguere sette abitazioni a pianta quadrata con valori compresi tra i 4x4 e i 8x8m, localizzate a nord di Poggibonsi, in località Gaggiano, Villole e Fossoli, con una cronologia che va dal X al XIII secolo, e sei a pianta rettangolare con dimensioni minime di 5x8m a massime di 8x6m, di cui una con un elevato in terra battuta intonacata, e una a pianta quadrata con dimensioni pari a 6x7m, distribuite in ordine sparso tra Poggibonsi e Colle val d’Elsa, con una maggiore concentrazione a ovest di Colle e a sud di Poggibonsi, datate dal XIII al XV secolo. Nei restanti casi non è stato possibile ipotizzare la pianta delle case4.

2.1.2 Provincia di Siena – area centrale: Buonconvento, Chiusdino, Montalcino, Murlo, Pienza e San Giovanni d’Asso

Nel territorio peri-urbano di Buoncovento la ricerca di superficie fornisce informazioni interessanti sulle dimore contadine databili non prima della fine del XIII secolo e in vita per tutto il XIV secolo. L’analisi superficiale ha permesso di distinguere delle anomalie rettangolari, riconosciute dagli studiosi come casalini. Queste strutture hanno dimensioni pari a 6x14m e mostrano elevati in tecnica mista di pietra e mattoni oppure solo in mattoni e tutti con copertura in laterizio. Rare sono le attestazioni in materiale deperibile e copertura laterizia. Grazie agli studi storici le evidenze emerse sono messe in relazione dagli archeologi alle case poderali descritte dalle fonti5 della prima metà del Trecento6.

I dati archeologici sulla realtà insediativa del comune di Chiusdino non sono stati sufficienti per proporre un quadro completo sull’insediamento sparso, a causa della difficoltà nel reperire dati di prima mano dovuta alla sovrapposizione degli

4 VALENTI, 1999, pp. 107-110, 134-137, 140, 163-164, 189, 200, 206-207,210-211, 219-220, 253-254, 347-348.

5 Edifici a forma di parallelepipedo, lunghi 10-12m e larghi 5-6m, con altezze di poco superiori ai 5m: PINTO 1980, pp. 166-168.

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abitati moderni a quelli medievali senza soluzione di continuità, com’è stato riscontrato dagli studiosi per il comune di Ciciano7.

In generale al momento risultano individuate cinque case sparse.

Le indagini archeologiche mostrano infatti la presenza di due abitazioni: la prima realizzata in pietra con elevati in muratura molto spessi (1,5m circa) a pianta rettangolare ha dimensioni pari 9,4x15 m con copertura lapidea, datata tra l’XI e il XII secolo; la seconda anche’essa rispetto alla prima è realizzata in pietra, pianta quadrangolare, le dimensioni del rudere non sono fornite, la datazione è indicata dalla muratura in filaretta e la colloca nei secoli centrali del basso medioevo. Costruite su un versante collinare, la prima si trova a est, la seconda a sud ovest del castello di Chiusdino e a metà strada con il villaggio aperto di Ciciano. L’ultima evidenza è localizzata su una sommità collinare a est del castello di Frosini, in mezzo a due villaggi aperti, quello di Podere Tamignano e Pentolina. Due case di XIV secolo, costruite sul versante collinare a nord del castello di Chiusdino, invece, risultano realizzate in materiale deperibile. Entrambe sono localizzate in prossimità della località Tassinaiola, insediamento citato nei documenti scritti di XIV secolo, in cui sono elencante le abitazioni censite. In molti casi i testi fanno riferimento alla capana, ossia a delle piccole abitazioni contadine, realizzate in materiale deperibile, di piccole dimensione (5x6m), costruite appunto in aree distanti dai villaggi e dal loro controllo e che possiamo ritenere simili a quelle individuate in questa porzione di territorio8.

Per il comune di Montalcino le ricognizioni hanno restituito maggiori informazioni relative ai secoli tardo Medievali, poiché la continuità insediativa e le caratteristiche morfologiche del terreno non hanno consentito di recuperare informazioni sui secoli centrali9.

7 NARDINI 2001, pp. 7, 24-25. 8 Ivi, pp. 49-50, 55, 83-84, 178-179. 9 CAMPANA 2013, pp. 290-291.

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Le sole evidenze di superficie sono state tutte rinvenute nelle zone a sud di Montalcino, una sul versante collinare nella località di Podere Spereta e una ai piedi della collina in località Poggio della Civitella. Le case sparse, datate tra il XIV e il XV secolo, sono state realizzate in terra battuta o materiale deperibile e copertura in laterizio: non è stato possibile ipotizzare la pianta attraverso le poche informazioni archeologiche a disposizione10.

Per il territorio comunale di Murlo non è stato possibile ottenere dalla ricerca superficiale informazioni complete e sufficienti, sia per la scarsità dei dati ricavati dalle ricognizioni sia a causa di una certa continuità insediativa sul territorio11.

L’indagine archeologica ha permesso di mettere in evidenza la presenza di sette case poste su versanti collinari, realizzate in terra battuta, con copertura in laterizio dalla seconda metà del XII secolo, di cui quattro databili grazie ai reperti rinvenuti, tra l’XI e il XIII secolo e tre tra l’XI e il XIV/XV secolo. Le abitazioni sono concentrate nei territori circostanti il castello di Montepescini e in località di Poggio Castello, dove è stato identificato grazie alle evidenze superficiali anche un villaggio aperto caratterizzato da abitazioni realizzate in terra battuta, con una cronologia compresa tra il X e il XIII secolo. Per le abitazioni riconosciute come abitato sparso è ipotizzata una forma rettangolare con dimensioni molto varie che oscillano da un minimo di 7x5m a un massimo 11x8m.12.

Per i secoli tardo Medievali non è stata individuata una tipologia specifica come per la fase precedente. Sono attestati solo due casi di abitazioni in muratura ai piedi di una collina nei pressi del castello di Campriano e una sul versante collinare nella località di Poggio Castello in precedenza citata, ma il dato è insufficiente per suggerire un cambiamento nella tecnologia di costruzione delle

10 Ivi, pp. 151, 157.

11 CAMPANA 2004, p. 309.

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dimore rurali; le interpretazioni suggeriscono che possono riferirsi a strutture ospitanti attività artigianali13.

A seguito delle ricognizioni effettuate nel comune di Pienza è stata ipotizzata l’esistenza di alcune tipologie insediative ascrivibili ai secoli compresi tra il XIII e il XV, localizzate mediamente ad altitudini di 350 e i 400 m. s.l.m. e con dimensioni medie di circa 24x12m. La maggior parte delle testimonianze identificate come abitato sparso sono localizzate nei territori di Montichiello e Corsignano in prossimità di villaggi e castelli, verosimilmente per motivi di sicurezza e protezione. Sono stati individuati molti resti di abitazioni realizzate con diverse tecniche costruttive: prevalgono quelle costruite in materiale deperibile (dieci attestazioni) e in pietra (tre attestazioni), mentre più raro è l’utilizzo di pietra e mattoni (una sola attestazione): in tutti i casi, la copertura è in laterizio14.

Per quanto concerne il territorio comunale di San Giovanni d’Asso, le ricognizioni hanno permesso di identificare tre abitazioni sparse poste su versanti collinari, con una cronologia che va dal XIV secolo fino al XV.

Nella località di Lucignano d’Asso e a Podere Vernina sono stati rinvenuti numerosi frammenti di coppi e tegole e frammenti di laterizi riconducibili a due costruzioni realizzate molto probabilmente in materiale deperibile. Infine, in località Poggio Rotondo, a meno di 6km in direzione sud da San Giovanni d’Asso, è stata individuata un’abitazione con probabile elevato in mattoni e copertura in tegole15.

13 Ivi, pp. 44, 309, 315, 317- 319. 14 FELICI 2004, pp. 335.

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2.1.3 Provincia di Siena – area meridionale: Monte Amiata e Radicofani

Dalle ricognizioni effettuate sul versante est del Monte Amiata sono emerse UT di piccole dimensioni interpretate come modeste case sparse, che sorgono non lontano dai grandi borghi e centri fortificati come Richoburgo, Callemala e Abbadia San Salvatore.

Intorno a quest’ultimo insediamento sono presenti quattro abitati isolati tutti realizzati con molta probabilità in materiale deperibile, da nord a sud, il primo databile dal X al XV secolo, probabile pianta quadrata con dimensioni16 di 10x10, il secondo dal XIII al XV, pianta forse rettangolare e dimensioni paria 20x20, il terzo datato tra il XIII e il XV con probabile pianta rettangolare e dimensioni paria 30x40m e l’ultimo dal X al XV, con pianta e dimensioni non deducibili. Nelle vicinanze del borgo di Callemala è stata identificata una casa costruita in materiale deperibile con una cronologia che si aggira tra il X e il XII secolo. Infine, una buona presenza di case sparse è attestata intorno al borgo di

Richoburgo con abitazioni realizzate in materiale deperibile e copertura in

laterizio, la prima presenta una probabile pianta quadrata e dimensioni di 10x10m, la seconda forse di pianta rettangolare e dimensioni di 15x10m, databili tra la seconda metà del XII e il XV secolo, e due strutture, una in pietra a pianta rettangolare e dimensioni pari a 30x40m, probabilmente una azienda agraria17, e una in materiale deperibile, con pianta e dimensioni non deducibili ed entrambe sono circoscritte al basso medioevo18.

L’indagine di superficie nel territorio di Radicofani ha identificato otto case sparse, databili dal XIII al XV secolo, tutte realizzate in materiale deperibile, la copertura non è stata identificata. Le abitazioni individuate sono state definite

16 Con dimensioni si intende lo spargimento dei materiali in superficie.

17 Evidenze ricche di materiale da costruzione, l’estensione dello spargimento in superficie fa pensare ad aziende rurali con una organizzazione razionale dello spazio: CAMBI 1996, p.106. 18 CAMBI 1996, pp. 57, 61, 64-65, 69, 72-78, 80, 85.

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dallo studioso come casa 1, cioè una tipologia di abitazione contadina medievale di metri 10x10 a carattere monofamiliare19.

Una maggiore densità di abitazioni è stata rilevata immediatamente nei dintorni della fortezza di Radicofani, con molta probabilità connesse al podere lì presente identificata attraverso la ricognizione e coeva alle case sparse. Le altre abitazioni si trovano a nord della fortezza e una di esse è posta nelle vicinanze di un’altra azienda agraria.

2.2 Fenomeni generatori dell’insediamento sparso

Gli esempi forniti, grazie al raffronto con le fonti scritte, consentono di identificare quattro fenomeni legati alla nascita e allo sviluppo dell’insediamento sparso. Dall’analisi delle tecniche edilizie utilizzate tra l’XI e il XV secolo per le case sparse in provincia di Siena, messe in relazione con altri dati quali la diffusione della mezzadria poderale e dell’insediamento stagionale, la nascita di nuovi centri fortificati e di villaggi aperti, e la costruzione di chiese extraurbane, è possibile comprendere alcune delle modalità con cui l’edilizia urbana si diffonde nel contado, in particolare nei territori di Murlo, Chianti e Buonconvento fortemente interessati dal fenomeno dell’espansione cittadina nelle campagne che sicuramente ha influenzato i modi di vita e di costruire delle popolazioni rurali.

La diffusione dei poderi sparsi sui fondi e lo sviluppo della coltura promiscua e l’immissione di capitale cittadino nelle campagne che circondano i centri urbani sono fattori determinanti per la nascita dell’insediamento sparso.

Dal XIII secolo sono interessate da questo fenomeno i territori del Chianti, di Buoncovento, di San Giovanni d’Asso, di Murlo, di Chiusdino, della Val d’Elsa e dal XIV secolo quello di Montalcino. San Giovanni d’Asso rappresenta uno degli

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esempi più chiari anche da un punto di vista storico; dalle fonti scritte basso medievali è possibile confermare la proliferazione dell’insediamento sparso in questi secoli, durante i quali le campagne sono caratterizzate dalla forte presenza umana, la terra viene lavorata con maggiore intensità e le risorse agricole sono ottimizzate attraverso la costituzione di poderi e grance diffusi in tutto il territorio. Questo avviene grazie ai grossi investimenti che il Comune di Siena promuove nelle campagne con l’intento di allargare le proprie entrate, di riorganizzare i fondi e di comprare nuovo bestiame da lavoro, fenomeni che portano all’introduzione di due nuovi modelli organizzativi per le campagne: dell’appoderamento e della mezzadria poderale20. Gli investimenti nelle campagne favoriscono anche la costruzione di una rete viaria secondaria, in appoggio a quella principale, che consente all’insediamento sparso e alla rete di aziende agricole, poste a poca distanza dai villaggi o dai borghi principali, di essere collegate con la maggior parte degli stessi villaggi, con i borghi, i castelli e le pievi presenti sul territorio21.

È possibile fare un’altra considerazione sulla tipologia abitativa utilizzata nelle diverse aree: il Chianti e il territorio di Buonconvento mostrano degli abitati o delle abitazioni costruite prevalentemente in pietra o mattoni, sintomo della volontà di creare una struttura insediativa stabile; al contrario nelle restanti province senesi l’insediamento sparso di tipo “poderale” sembra essere legato a forme abitative più semplici, con case realizzate, nella maggior parte dei casi, in materiale deperibile, da considerare stanziali o forse stagionali. A tal proposito, indicativo è il caso di Murlo, si hanno evidenze opposte rispetto a quelle testimoniate dai documenti scritti: se da questi ultimi emerge infatti un territorio in cui l’insediamento sparso di tipo “poderale” è molto diffuso, non ne emerge però nessuna traccia archeologica dalle ricognizioni di superficie. Rimane da chiedersi se tali strutture fosse in materiale deperibile.

20 FELICI 2012, pp. 13-15, 230-231. 21 VALENTI 1999, p. 341.

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Strettamente legato all’insediamento sparso è quello stagionale. Le strutture temporanee che lo caratterizzano, realizzate in materiale deperibile, possono essere individuate nei territori di Radicofani, area percorsa da importanti vie legate alla transumanza22. Qui inoltre si ha un mancato radicamento della mezzadria fino alla fine del XIV e all’inizio del XV secolo, quando il paesaggio rurale inizia così a popolarsi di piccoli nuclei sparsi23. L’insediamento stagionale assume caratteristiche differenti nell’area di Chiusdino, dove, insieme ai poderi diffusi nelle campagne circostanti i centri urbani, sono presenti, tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, strutture temporanee realizzate in materiale deperibile. Con molta probabilità i contadini provenienti dai villaggi limitrofi si spostano in queste strutture durante i mesi di più intenso lavoro agricolo.

La creazione di poli demici accentrati non determina necessariamente la scomparsa dell’insediamento sparso. Nelle aree di Pienza dal XIII secolo la creazione di nuovi castelli porta come conseguenza una forte migrazione della popolazione rurale verso questi centri senza tuttavia limitare la presenza di abitazioni sparse per le campagne, grazie anche a una situazione territoriale stabile e pacifica che permette una relativa tranquillità su tutto il territorio. Lo stesso avviene probabilmente anche sul Monte Amiata e a Radicofani dove, in tutto l’arco del Medioevo, sono stati individuati molti insediamenti isolati nelle vicinanze dei centri fortificati e intorno ai borghi principali.

Per quanto concerne invece la Val d’Elsa, dal XIII secolo si osserva lo sviluppo di numerosi villaggi aperti. Un esempio significativo proviene dal territorio di Borgatello a sud ovest di Colle Val d’Elsa, dove l’instaurarsi del nuovo villaggio precede l’espansione delle case sparse, caratterizzate da un abitati o abitazioni interamente realizzate in materiale deperibile e copertura in laterizio, su tutto il territorio. È possibile spiegare il fenomeno ipotizzando che la popolazione non attratta dai centri principali si stanzi non solo nei poderi sparsi per la campagna

22 BOTARELLI 2005, pp. 226-228. 23 Ivi, p. 227.

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attraverso un contratto mezzadrile, ma anche in abitati isolati non vincolati a aziende agrarie grazie alla stabilizzazione politica dell’area24.

Le ricerche storiche consentono di arricchire ulteriormente la conoscenza della maglia insediativa nel comune di Buonconvento. Dai documenti Duecenteschi emerge un paesaggio caratterizzato da una maglia insediativa articolata in villaggi di medio-grandi dimensioni, piccoli nuclei abitativi e case sparse che fanno capo a castelli, pievi o piccoli insediamenti sviluppatisi nei secoli centrali del Medioevo. I documenti citano frequentemente la domus, che risulta la tipologia insediativa più comune e diffusa, composta da piccoli gruppi di case e di rado dai casalini25.

Infine, un aspetto da tenere in considerazione è il legame fra chiese extraurbane e insediamento sparso. Nei territori della Val d’Elsa dall’XI secolo26 e nelle aree di Chiusdino dalla fine del XII secolo27, la costruzione di chiese rurali attira la popolazione contadina nelle loro vicinanze, facendo nascere piccoli nuclei insediativi sparsi, distinti da dimore di modeste dimensioni, costruite, nei casi qui studiati, in materiale deperibile.

2.3 Insediamento sparso ed edilizia urbana: somiglianze e differenze

L’analisi dei fenomeni legati allo sviluppo dell’insediamento sparso consente di affermare che questa tipologia insediativa si sviluppa in forma minore dall’XI secolo in quasi tutte le province senesi, per poi aumentare dal XIII secolo. Le tecniche edilizie riconosciute per l’insediamento sparso risultano, nella maggior parte dei casi diverse rispetto al borgo o al villaggio aperto principale dell’area. Infatti, soltanto in tre province (Murlo, Chianti, Buonconvento) su nove indagate il legame tra edilizia urbana e rurale è presente.

24 VALENTI 1999, p. 349. 25 FELICI 2012, p. 371.

26 VALENTI 1999, pp. 336-337. 27 NARDINI 2001, p. 161.

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Nel Chianti gli esempi più evidenti sono individuati a Castellina in Chianti e a Radda in Chianti, dove il materiale edilizio maggiormente utilizzato per le strutture urbane è la pietra con la copertura in laterizio in tutti i casi28. Nel territorio di Murlo l’insediamento sparso individuato a Poggio Castello, presenta un’edilizia simile al villaggio aperto individuato in ricognizione e situato nelle sue vicinanze; un caso simile è presente nel territorio di Buonconvento, dove le case rurali mostrano un’edilizia in pietra e mattoni riscontrata anche per le abitazioni urbane del borgo di Buoconvento.

Le aree in cui possiamo riscontrare modalità diverse nel costruire le abitazioni sono state individuate nel territorio della Val d’Elsa, dove le case sparse sono tutte realizzate in materiale deperibile. I confronti maggiori sono stati ricercati nei borghi di Colle Val d’Elsa e Poggibonsi e nei villaggi aperti che si sviluppano attorno a questi due distretti principali. Gli insediamenti sono prevalentemente costruiti in pietra, per la cui muratura a volte sono usati ciottoli di fiume e conci non lavorati e con copertura in lastre di ardesia, come nel caso di Poggio Imperiale29.

Stessa situazione si ha nella zona di Chiusdino, a est dal castello di Frosini, dove sono presenti due villaggi aperti caratterizzati da abitazioni in pietra, e a sud del territorio comunale30, vicino al castello di Chiusdino, dove sono stati riconosciuti due villaggi aperti, uno nel comune di Ciciano e il secondo vicino a Podere S.Pancrazio, per il quale le poche informazioni archeologiche presenti lasciano ipotizzare che l’edilizia prevalente sia in pietra; al contrario, le abitazioni sparse localizzate a sud si mostrano in tutti i casi in materiale deperibile31.

Sul versante est del Monte Amiata i riscontri indicativi si rilevano nei grandi borghi dei secoli dal X al XV, quali Abbazia San Salvatore, Callemala e

28 VALENTI 1995, pp. 206, 243, 247-248. 29 VALENTI 1999, p. 161.

30 NARDINI 2001, pp. 106-108. 31 Ivi, pp. 80, 117-118.

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Richoburgo, tutti composti da un’edilizia residenziale in pietra e mattoni del tutto

differente dalle case sparse in materiale deperibile individuate32.

2.4 L’edilizia abitativa nell’insediamento sparso tra i secoli XI e XV

Per concludere, è possibile descrivere brevemente l’evoluzione edilizia rurale che caratterizza l’insediamento sparso tra XI e XV secolo.

Per la porzione settentrionale nel territorio relativo al Chianti, le abitazioni con una cronologia compresa tra l’XI e il XIII secolo sono realizzate prevalentemente in pietra con copertura in laterizio a pianta rettangolare; invece, la Val d’Elsa mostra per tutti i secoli basso medievali un insediamento sparso caratterizzato da un abitato in materiale deperibile con copertura in laterizio a pianta quadrata con dimensioni che vanno dal 4x4 al 8x8m e a pianta rettangolare con dimensioni minime di 5x8m a massime di 8x6m. Durante i secoli dal XIII al XV l’abitato sparso delle due aree non mostra poi sostanziali cambiamenti nei modi di costruire.

Nella maggior parte dei casi esaminati le abitazioni sono in aree di bassa e media collina e in alcuni casi sono poste anche sulla sommità del poggio.

L’area centrale delle provincia senese fornisce informazioni solo per i secoli dall’XI al XIII e nei soli territori di Chiusdino e Murlo. Nel chiusdinese l’abitato sparso è caratterizzato da un’edilizia in pietra e dalla seconda metà del XII con copertura in laterizio e in alcuni casi le evidenze hanno una pianta rettangolare; nei territori di Murlo invece l’insediamento sparso si mostra realizzato in materiale deperibile o in terra battuta con copertura in laterizio a pianta rettangolare.

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Dal XIII secolo e fino al XV i territori di Buonconvento, di Chiusdino e di Murlo mostrano un abitato sparso con case costruite in pietra, in mattoni o in pietra e mattoni, mentre la copertura è sempre in laterizio e la pianta è nella maggior parte dei casi rettangolare. Le zone di Montalcino e San Giovanni d’Asso presentano invece un abitato sparso prevalentemente in materiale deperibile con copertura in laterizio e pianta rettangolare. Nel territorio di Pienza, l’insediamento intercalare è costituito da abitati costruiti con tecniche differenti, ma nella maggior parte dei casi gli abitatiti sono in materiale deperibile e in misura minore in mattoni o in pietra e mattoni, la copertura è formata da tegole e coppi e la pianta, quando individuata è di forma rettangolare.

Infine, l’insediamento sparso presente sul versante est del Monte Amiata e nella provincia di Radicofani è interamente realizzato in materiale deperibile. Nei casi in cui si hanno sufficienti informazioni archeologiche è stato possibile identificare la copertura in laterizio e la pianta rettangolare.

2.5 Il corredo domestico e l’attrezzatura agricola di un’abitazione isolata nella campagna senese (X e XV)

Sempre con i dati messi a disposizione dalle Carte Archeologiche della Provincia di Siena si è cercato di individuare i possibili attrezzi agricoli e il corredo ceramico di cui una famiglia contadina poteva disporre nel basso Medioevo.

I dati ottenuti dalle ricognizioni indicano che tra il X e il XII secolo le forme maggiormente attestate e riconoscibili sono olle e testi in acroma grezza e ciotole in acroma depurata33. È possibile poi identificare gli attrezzi agricoli utilizzati

33 VALENTI 1995, Schedario Topografico: UT 23, UT 24; VALENTI 1999, Schedario

Topografico: UT 1, UT 2, UT 7, UT 5, UT 4, UT 44, UT 48, UT 61, UT 109; CAMPANA 2004, Schedario Topografico: UT 113.2, UT 133.3, UT 113.4, UT 117.5, UT 117.6; FELICI 2004, Schedario Topografico: UT 72.2.

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grazie alle fonti che citano per lo più l’utilizzo di vanghe, zappe, falci dentate e pale34.

Per i secoli dal XIII al XV secolo, i reperti archeologici si fanno più frequenti. In continuità con la fase precedente è stata riscontrata la presenza olle di differente morfologia e testi in acroma grezza, oltre a ciotole, boccali, casseruole e generiche forme chiuse e aperte in acroma depurata35. La classe ceramica attestata maggiormente durante le ricognizioni di superficie, con riferimento soprattutto alle aree tra il Chianti e la Val d’Elsa, è la maiolica arcaica. La forma frequentemente riconosciuta è quella aperta: in particolare sono state identificate cinque tipologie di catini, tra cui quello più comune è il catino di tipo Francovich B.1.1, che in alcuni casi si presenta anche decorato; in misura minore sono emerse differenti morfologie di ciotole prive di decorazioni e decorate36. Per quanto riguarda le forme chiuse sono stati riconosciute alcuni boccali, tazze e un boccale in maiolica arcaica monocroma bianca37.

Nei territori del Chianti, della Val d’Elsa, e del Monte Amiata sono emersi frammenti di piatti e ciotole di ingobbiata e graffita, e in pochissimi frammenti di generiche forme chiuse di invetriata38. Altre informazioni sul corredo domestico sono fornite dalle fonti che citano scodelle, orcioli, coppette utilizzate come contenitori, recipienti di legno e in vimini, infine barili e botti. L’attrezzatura agricola oltre a quella citata per i primi due secoli del basso Medioevo, dal XIII secolo si compone di un forcone e del correggiato per la battitura. Sono anche

34 CHERUBINI 1996, pp. 25-28.

35 VALENTI 1995, Schedario Topografico: UT 21; VALENTI 1999, Schedario Topografico: UT 48, UT 61, UT 51.4, UT 58, UT 82, UT 111, UT 10, UT 112, UT 109; CAMPANA 2013,

Schedario Topografico: UT 3, UT 12.1; CAMPANA 2004, Schedario Topografico: UT 117.7;

FELICI 2004, Schedario Topografico: UT 65.1, UT 79.2, UT 82.2, UT 103.3, UT 130.1, UT 151.1, UT 166.1, UT 176.1, UT 182.1, UT 153, UT 174.

36 VALENTI 1995, Schedario Topografico: UT 4.2, UT 23, UT 60, UT 120, UT 124; VALENTI 1999, Schedario Topografico: UT 51.4, UT 82, UT 111; CAMPANA 2013, Schedario

Topografico: UT 3; FELICI 2004, Schedario Topografico: UT 103.3, 130.1, 151.1.

37 VALENTI 1999, Schedario Topografico: UT 109; CAMPANA 2013, Schedario Topografico: UT 3, UT 12.1; FELICI 2004, Schedario Topografico: UT 72.2, UT 79.2, UT 103.3; VALENTI 1995, Schedario Topografico: UT 4.2.

38 VALENTI 1995, Schedario Topografico: UT 4.2, UT 60; VALENTI 1999, Schedario

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presenti strumenti per la tessitura, attività svolta principalmente dalle donne con l’obiettivo per aumentare le entrate domestiche39.

Dal XV secolo, infine, gli inventari attestano all’interno dell’ambiente domestico contadino l’attrezzatura necessaria alla gestione del focolare(alari, treppiede, paletta, molle) e la catena in ferro alla quale è possibile appendere il paiolo. Quest’ultimo, sempre da quanto si apprende dalle testimonianze scritte, rappresenta nella maggioranza dei casi l’unica suppellettile per la cottura del cibo, anche se in alcuni inventari sono citate pentole in terracotta, padelle e teglie in rame o in ferro. Sempre in questo secolo è attestato ancora l’utilizzo di attrezzi per la tessitura, mentre compaiono alcuni strumenti per la caccia, che diventa probabilmente una fonte alternativa di cibo40.

39 PICCINNI 1976, pp. 396-397. 40 MAZZI 1980, pp. 146, 149, 151.

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