PARTE PRIMA
“ L’AZIENDA, IL DISTRETTO E IL PROCESSO PRODUTTIVO ”
CAPITOLO PRIMO
“LA PRESENTAZIONE DELL’AZIENDA”
1.1. La storia della Camaleonte S.p.A.
Correva l’anno 1937 quando Oreste Ciabattini ed Alvaro Nieri, uniti dalla
comunanza di intenti e di vedute, decisero di unire le loro idee ed i loro progetti per dar
vita a quella realtà che nel corso degli anni assunse la forma dell’attuale della
Camaleonte S.p.A.
Fin da subito, nell’allora neonata azienda, fu avviata la produzione di cuoio per
suole che si è protratta fino al 1954, anno a partire dal quale numerose aziende
cominciarono ad abbandonare gradualmente questo tipo di lavorazione, sostituendola
con quella della pelle da tomaia e innescando un meccanismo di evoluzione del ciclo
produttivo che, lentamente, andò influenzando tutte le aziende in attività, compresa la
Camaleonte.
Nel frattempo nel corso del 1949 e parallelamente alla ripresa economica del
dopoguerra e alla crescita produttiva, i due soci diedero il via ai lavori per la costruzione
dello stabilimento produttivo, in quella che allora era la zona industriale di Santa Croce
sull’Arno.
Nonostante l’attività procedesse con un costante sviluppo, nel 1971 i due soci
fondatori decisero di compiere quello che, per molte aziende, rappresenta una fase
critica: il passaggio generazionale. Dopo oltre trenta anni di attività i due passarono il
testimone ai figli i quali, contrariamente a quel che per lo più accade in simili
circostanze, seppero far fronte alle esigenze di mercato riuscendo a posizionare
l’azienda nella nicchia di mercato espressiva dell’alta moda e perciò costituita da una
clientela esigente in fatto di qualità, ma di pari passo e in particolar modo sensibile più
all’impatto visivo di un prodotto che in più sia consono alla esigenza di dare libero
sfogo alla propria creatività.
Di lì a poco, nel gennaio 1974 l’azienda cambiò impostazione societaria, da
società individuale assunse la denominazione di Società in Accomandita Semplice
(S.a.s.), mentre l’odierna S.p.A. venne costituita il 4 giugno 1981.
Gli anni ‘70 incidono anche sulle tecnologie disponibili per la produzione, con il
definitivo abbandono della concia vegetale a favore della concia al cromo
1. Questo
passaggio è all’origine della decisa attenzione della società verso l’ambiente portando
ad una regolamentazione molto restrittiva a cui sono sottoposte le concerie oggi, causa
l’elevato potere inquinante che il cromo liquido possiede.
La sede nel 2003 cambiò nuovamente allocazione, con la formazione del nuovo
polo industriale di Santa Croce sull’Arno, l’attuale struttura sorge su una superficie
ampia di oltre 3000 m², con una media di circa 50 dipendenti impiegati (vedi Figura 1),
sfruttando come si vedrà in seguito, un finanziamento emesso dalla Provincia di Pisa.
La domanda impone una lavorazione eseguita su commessa, sarebbe infatti
molto rischioso una produzione su base previsionale, gli ordini potrebbero non
soddisfare pienamente la domanda con conseguenti appesantimenti del magazzino
prodotti finiti.
L’azienda si occupa della produzione di pellame pronto per la lavorazione di
qualsivoglia articolo, l’output è rappresentato da mezzane di pellame, di diverse misure,
opportunamente lavorate, colorate e stampate secondo le richieste. La materia prima è
rappresentata da pellami di vitello, vitellino, cavallino e rettili; inseriti in un perfetto
mix di lavorazione artigianale e di innovazione e di tecnologia.
- Figura 1 - La nuova sede -
L’unica impresa partecipata dalla nostra società (detenzione di una quota
maggiore del 50%) risulta essere l’azienda Cinelli S.r.l., società specializzata nella
Stiratura e nello Stampaggio delle pelli, con sede anch’essa in Santa Croce sull’Arno. In
pratica, la Camaleonte si rivolge ad essa per esternalizzare alcune fasi della produzione
(la Cinelli possiede la licenza per il possesso delle matrici di stampa da parte di alcuni
dei principali clienti della Camaleonte); infatti, nelle scritture contabili sono ben visibili
i debiti relativi ai servizi prestati; per i corrispettivi indicati nelle fatture ricevute. I
rapporti con la controllata sono quindi improntati esclusivamente a normali esigenze
della produzione e non hanno perciò natura finanziaria.
È importante poi considerare come la Camaleonte stringa anche un buon numero
di rapporti collaborativi con l’azienda subito adiacente la sede, la Dolmen S.p.A.(è la
prima azienda per fatturato nel distretto). Le due società non hanno una formale
compartecipazione reciproca, ma operano da anni in completa armonia, avendo in
comune parte dei soci e parte dei membri del Consiglio d’Amministrazione.
Oggi è facilmente costatabile come qualsiasi mercato sia in continuo mutamento
e con una concorrenza sempre più spietata. A tale avviso la Camaleonte S.p.A.
rappresenta oggi un esempio di azienda dinamica, attenta ai gusti di una affezionata
clientela, che ha saputo sopportare come pochi la crisi del settore di fine millennio.
L’azienda rivolge oltre il 50% della propria produzione ad una cerchia di clienti che
godono di fama mondiale, quali Gucci, Swatch, Prada, Louis Vuitton, Dolce &
Gabbana, Salvatore Ferragamo e Hermés; inoltre, l’ottica rivolta allo sviluppo
dell’efficienza interna, alla cura del know-how e alla qualità dell’output rendono
l’azienda per ora immune dagli attacchi dei paesi emergenti. A tal proposito è facile
affermare che forti sono, infatti, le barriere in entrata in un mercato oggi altamente
segmentabile, dove le caratteristiche di un prodotto rispecchiano pienamente le
performance aziendali irraggiungibili per adesso dai paesi in via di sviluppo. Le imprese
operano concentrandosi su apposite nicchie di mercato commercializzando prodotti
differenziati in base ai livelli di qualità del prodotto. È compito delle imprese quindi,
cercare di identificare i propri concorrenti, in altre parole coloro che si posizionano sul
mercato con la stessa tipologia di prodotto e la stessa strategia
2.
Giusto a conferma della reputazione della Camaleonte S.p.A., un evento che ha
amplificato di fatto l’immagine dell’azienda, è avvenuto l’8 maggio 2004. In tal giorno
vi è stata la visita del Ministro dell’Economia cinese, un incontro con finalità
conoscitive e per instaurare rapporti con il mercato cinese.
Articoli di quotidiani, riviste e telegiornali regionali hanno dato ampio spazio a
questo evento confermando come la Camaleonte S.p.A. sia l’esempio concreto
dell’azienda in salute, moderna e attenta ai particolari.
Infatti anche in tale direzione, il settore conciario ha la necessità di espandersi
sul mercato orientale, di cui la Cina rappresenta il nodo fondamentale. Inoltre
l’economia cinese sta negli ultimi anni affrontando seriamente le problematiche e la
situazione dell’impatto ambientale delle proprie industrie.
La volontà di migliorare il rapporto con la natura ha portato la Cina ad instaurare
alleanze con aziende conciarie italiane. Lo dimostra la sforzo atto alla costruzione di
impianti di depurazione; sono infatti allo studio vari progetti per la realizzazione di
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depuratori in territorio cinese, con l’Associazione Conciatori che si assumerà la
responsabilità di gestire gli impianti e condividere le proprie conoscenze.
Gli sforzi della Cina di fare proprio il know-how italiano portano a riflettere su
questi aspetti: individuando nel distretto di Santa Croce sull’Arno l’esempio lampante di
come l’impatto ambientale sia stato ridotto ai minimi termini con interventi mirati ed
efficienti.
I dati statistici indicano come il distretto di Santa Croce sull’Arno intrattenga
rapporti con il mercato cinese. Nel 2003 la Cina ha esportato verso l’Italia pellame
grezzo per un valore totale di 12.016.363 € e pellami semilavorati e finiti pari a
164.282.586 €. Per quanto riguarda i settori delle calzature e della pelletteria, sempre
relativo alla Cina nel 2003, l’ammontare delle importazioni ha raggiunto la cifra di
78.183.078 €, mentre il dato delle esportazioni vede un totale di 39.829.388 €.
1.2. La struttura della società.
La composizione odierna dell’azienda deriva da una serie di mutazioni
nell’aspetto societario, verificatesi nel corso degli anni per giungere ad un approccio di
tipo funzionale. L’azienda ha forma di Società per Azioni, con queste possedute da
cinque soci che nel complesso detengono la maggioranza, ne segue che alcuni di loro
sono operativi nelle decisioni aziendali, mentre gli altri sono solo portatori di capitale o
investitori.
L’organigramma aziendale presentato nella figura 2 dimostra la divisione che
intercorre tra le unità organizzative evidenziando la volontà di “gerarchizzare” le
funzioni aziendali. È forte la necessità di individuare facilmente le responsabilità e i
compiti a tutti i livelli aziendali.
Dal libro paga si ricava il numero dei dipendenti dell’azienda: una cinquantina
di elementi può sembrare, al primo impatto, un numero facilmente controllabile, ma la
complessità e l’elevato numero delle fasi della produzione portano alla necessità di
avere riferimenti e responsabilità distinte precise.
Abbiamo già accennato, infatti, come la manodopera debba essere, per ovvi
motivi, specializzata e in possesso di buona esperienza. Ecco pertanto che il processo
produttivo viene sottoposto a controllo di operai supervisori e operativi, a loro volta
responsabili del reparto loro assegnato. I reparti sulla linea produttiva sono individuati a
seconda della fase svolta e sono: Scarnatura e Pressatura, Bottalaggio
3, Conciatura e
Tintura. Una divisione scelta per la necessità di separare le operazioni meccaniche da
quelle chimiche del processo produttivo.
Qui sotto viene proposto l’organigramma aziendale, ove la linea continua
individua le gerarchie tra le unità organizzative, mentre la linea tratteggiata evidenzia,
invece, le relazioni collaborative.
- Figura 2 - L’organigramma aziendale -
I collegamenti fra le varie unità organizzative saranno specificate nei capitoli
successivi, dove indicheremo le peculiarità dei rapporti che intercorrono fra esse,
soprattutto a proposito della gestione interna legate alla tenuta delle scritture contabili,
alla gestione del magazzino, alle politiche di approvvigionamento e di svolgimento del
processo produttivo; per adesso è sufficiente considerare che le principali decisioni
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passano all’approvazione dell’Amministratore Unico, al quale è demandata oltre
all’approvazione dei programmi produttivi, con la conseguenza che la politica di
approvvigionamento e la gestione dei magazzini soggiacciano alla sua supervisione,
anche la gestione dei rapporti con l’esterno.
La linea produttiva segue una distinzione basata sullo stato di avanzamento della
produzione. Infatti il Responsabile del Wet-Blue si occupa della messa in lavorazione
delle pelli grezze o di prodotti già conciati; il Responsabile della Rifinizione si occupa
delle fasi che conferiscono le caratteristiche specifiche che il prodotto finale deve
possedere, la materia di partenza è la pelle in Crust
4. Ovviamente eventuali richieste di
lavorazioni di pelli in Crust non passano al vaglio del responsabile Wet-Blue. A questo
fanno capo le operazioni di concia e pre-concia sottoposte al controllo del responsabile
macchina, per la spiegazione dettagliata del processo produttivo si rimanda al secondo
capitolo.
Il magazzino opera poi in stretta connessione con i responsabili delle lavorazioni
per monitorarne lo stato di avanzamento e con l’ufficio commerciale dal quale
provengono le richieste d’approvvigionamento dettate in buona parte dall’ordine.
La contabilità è dedita alla tenuta e all’aggiornamento delle scritture per la
redazione del bilancio d’esercizio.
1.3. Il distretto conciario
Il Distretto di Santa Croce sull’Arno, specializzato nell’attività conciaria e nella
produzione calzaturiera e di pelletteria, è tra quelli individuati dal Consiglio Regionale
della Toscana (con delibera n. 69 del 21/02/2001). Il testo definisce i distretti come:
“Sistemi produttivi mono-settoriali caratterizzati da un’elevata concentrazione di PMI
industriali manifatturiere con forti relazioni di filiera produttiva, sociali ed istituzionali,
presenti in ambiti anche interprovinciali”.
Il Distretto, che si estende sulla Piana del Valdarno Inferiore e che comprende i
comuni di Bientina, Castelfranco di Sotto, Montopoli Val D’Arno, San Miniato, Santa
Croce, Santa Maria a Monte nella provincia di Pisa, e Fucecchio nella provincia di
Firenze, produce da solo oltre il 90% della produzione nazionale di Vero Cuoio Italiano
da suola e il 70% della produzione europea.
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