• Non ci sono risultati.

Costruzioni con si ne “El libro agregà de Serapiom”

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Costruzioni con si ne “El libro agregà de Serapiom”"

Copied!
124
0
0

Testo completo

(1)

Università degli Studi di Padova

Corso di Laurea Magistrale in Linguistica

Classe LM-39

Tesi di Laurea

Costruzioni con si ne “El libro agregà de

Serapiom”

Laureanda

Relatore Claudia Corbetta

Prof. Davide Bertocci n° matr. 1191089 / LMLIN

Anno Accademico 2019/2020

(2)
(3)

INDICE

INTRODUZIONE……….7

I. PANORAMA LETTERARIO………10

1. PANORAMA LETTERARIO PADOVANO………10

1.1 Testi pratici in volgare padovano………10

1.2 Gli statuti……… 11

1.3 Testi di prosa para-scientifica e la Bibbia istoriata……… 12

1.4 Testi cancellereschi……….12

1.5 La cronachista carrarese………. 13

2. SERAPIOM CARRARESE……….. 14

2.1 La storia del codice……… 15

2.2 La volgarizzazione e il linguaggio del Serapiom………15

2.3 L’importanza del Serapiom carrarese………..18

II. LE COSTRUZIONE CON SI………..20

1. SI RIFLESSIVO……… 21

1.1 La riflessività………..21

1.1.1 La struttura argomentale di riflessivi……….. 21

1.1.1.1 Riflessivi transitivi e intransitivi………. 22

1.1.1.2 L’operazione di bundling……… 23

1.2. La riflessività in italiano………25

1.2.1 Il si riflessivo……….. 27

1.2.1.1 Struttura del si riflessivo italiano……….28

1.2.1.2 Analisi sintattica della struttura del si riflessivo………..29

(4)

2. SI INERENTE………33

2.1 La struttura argomentale……….34

2.1.1 Modello di decomposizione lessicale di Cuervo………38

2.2 Causativi e anticausativi……….40

2.2.1 Analisi di decomposizione lessicale……….41

2.2.2. Causativi ……….44

2.2.3 Anticausativi ………46

2.2.4 Causativi e anticausativi a confronto……….. 48

2.2.5 I costrutti anticausativi in italiano ……….. 48

2.3 Il si inerente ……….……..49

2.3.1. Differenza tra si riflessivo e si inerente……….. 50

2.3.2 Si inerente nella struttura sintattica……….51

2.3.3 Inaccusativi semplici e incoativi………..51

2.3.4 La funzione del si inerente……….……..55

3. SI PASSIVANTE E SI IMPERSONALE………..57

3.1 Il si passivante……….57

3.2 Il si impersonale ……….62

3.3 Differenze sintattiche in impersonale/passivante………64

3.3.1 Interpretazione sintattica in struttura………67

3.4 Funzioni e natura di si passivante e impersonale………68

III. PRESENTAZIONE DEI COSTRUTTI CON SI NEL SERAPIOM…..…….71

1. ORGANIZZAZIONE DEI DATI………72

2. ANALISI DEI DATI……….………74

2.1 L’agente nei costrutti con si………74

3. SI IMPERSONALE/PASSIVANTE NEL SERAPIOM………77

3.1 Difficoltà preliminari……….77

(5)

3.1.2 Mancanza di verbi composti………78

3.1.3 Assenza di morfologia verbale nella terza persona plurale……..79

3.2 Soluzioni adottate………80

3.3 Riepilogo scelte classificatorie………84

4. PRESENTAZIONE DEI COSTRUTTI CON SI……….85

4.1 Pronomi referenziali ed espletivi………85

4.1.1 Pronomi con si inerente………86

4.1.2 Pronomi con si impersonale e si passivante……….86

IV. LE COSTRUZIONI CON SI NEL SERAPIOM………..88

1. SI RIFLESSIVO……….88

2. SI INERENTE……….88

2.1 si inerente con soggetto esplicito………89

2.1.1 SN preposto………..90 2.1.1.1 SN-se-V……… 90 2.1.1.2 SN-XP-se-V………..91 2.1.2 SN posposto……….91 2.1.2.1 se-V-SN………91 2.1.2.2 se-V-XP-SN………..93 2.1.3 Tobler-Mussafia……….. 94

2.2 si inerente con soggetto implicito………..95

2.2.1 si-V………..95

2.2.2 V-si……….. 96

2.3 si inerente con forme pronominali ……….96

2.3.1 PRO-si-V……….97

2.3.2 PRO-XP-si-V……….. 97

2.3.3 PRO-si-V-SN………98

(6)

3.1 si passivante con SN……….. 99 3.1.1 SN preposto………..99 3.1.1.1 SN-si-V……….. 100 3.1.1.2 SN-XP-si-V……….103 3.1.1.3 SN-si-ne-V………..103 3.1.2 SN posposto………..103 3.1.2.1 si-V-SN………..104 3.1.2.2 si-V-XP-SN………106 3.1.2.3 si-ne-V-(XP)-SN……… 106 3.1.3 Tobler-Mussafia………107

3.2 si passivante con espletivo e SN………..108

3.2.1 el-si-V-SN………..108

3.2.2 lo-si-V-SN………..109

4. SI IMPERSONALE……….109

4.1 si impersonale con pronome……….110

4.1.1 PRO preposto……….110

4.1.2 PRO posposto………111

4.2 casi con il pronome el ………..111

4.2.1 el-ne-si-V………..113

4.3 costruzioni con si e verbo……….113

4.3.1 si-V……….113

4.3.2 V-si……….114

V. TIPOLOGIA TESTUALE ……….115

CONCLUSIONE ………118

(7)
(8)

INTRODUZIONE

Questo lavoro è incentrato sull’analisi dei costrutti con si nel Serapiom carrarese, volgarizzamento in padovano antico di un trattato medico farmacognostico di fine XIII secolo.

Il lavoro qui presentato è stato sviluppato in due direzioni: nella prima sezione si è adottato un approccio più teorico e generale mirato alla valutazione delle costruzioni con si, con ampi riferimenti alla letteratura; nella seconda sezione è stata invece proposta un’analisi delle costruzioni con si da un punto di vista diacronico, applicando come possibile alle costruzioni con si del Serapiom carrarese le generalizzazioni teoriche esposte nella prima parte. Nel far ciò si è tenuto conto della dimensione storico-diacronica a cui l’opera e inevitabilmente il suo linguaggio appartengono. La struttura del lavoro è stata articolata nel seguente modo: nel capitolo I, di carattere più letterario, si è ricostruito il contesto storico-culturale in cui il Serapiom nasce e si è fornita una descrizione dell’opera.

L’intento del capitolo II è stato quello di ricostruire un quadro teorico delle principali costruzioni con si, cercando di mettere in luce di volta in volta le funzioni e la natura del si nei tipi di costrutti esaminati. Le tipologie di costruzioni con si esaminate sono: si riflessivo, si inerente, si passivante e si impersonale. Partendo dallo studio di Diego Pescarini , si è cercato di dialogare con approcci e studi differenti al fine di garantire 1

all’analisi un respiro più ampio. Si è cercato di mettere in gioco quindi prospettive diverse che permettessero di far luce da diverse angolazioni sul fenomeno qui esaminato, ossia il si nei suoi vari contesti d’uso. A fronte di questo approccio ‘corale’, si è sempre cercato di tener fede ad un’interpretazione in ultima analisi sintattica, trasponendo in struttura i correlati semantici/tematici via via riscontrati, avvalendosi nel far ciò anche di un approccio di decomposizione lessicale.

Pescarini Diego, 2015, Le costruzioni con si. Italiano, dialetti e lingue romanze, Carocci, Roma.

(9)

Si precisa nuovamente che l’intento generale è stato quello di adottare un atteggiamento di dialogo e apertura che permettesse di avere uno sguardo il più possibile ampio sul fenomeno indagato.

L’analisi ha messo in rilievo come in tutti i tipi di costruzioni con si esaminati vi sia in gioco un’alterazione o manipolazione della struttura argomentale. A fronte di tali problematizzazioni, si è cercato quindi di indagare in primo luogo quali fossero i ruoli tematici coinvolti nelle vari costruzioni, mantenendo un focus sull’aspetto argomentale-semantico dei costrutti, in secondo luogo si è cercato di spiegare come possibile i meccanismi sintattici coinvolti in tali operazioni. Dopo un esame dei singoli casi, è emerso che in tutte le tipologie di strutture con si considerate, l’agente, nella sua accezione prototipica, risulta un elemento distintivo in tutte le strutture. Forti di questa considerazione si è passati poi all’analisi dei costrutti nel Serapiom, secondo fulcro del lavoro di tesi.

L’interpretazione teorica delle strutture analizzate nel capitolo II è stata applicata come possibile ai costrutti con si in padovano antico riscontrati nel Serapiom. Si è scelto, come anticipato, di prendere come parametro distintivo l’agente, elemento che ha permesso di fornire una prima scrematura tra le varie tipologie di si considerate: i casi di si riflessivi e si inerenti sono stati isolati dai casi di si impersonali e passivanti senza grosse difficoltà. Nel caso specifico delle strutture si passivanti e si impersonali invece si è resa necessaria un’accortezza maggiore e considerazioni che rispettassero le peculiarità linguistiche del padovano antico. Tale operazione è stata compiuta nel rispetto della dimensione diacronica del testo e delle peculiarità che connotano il padovano di fine XIII secolo. Le modalità di analisi adottate sono state spiegate nel capitolo III. Nel IV capitolo sono stati infine raccolti e presentati i costrutti con si del Serapiom.

(10)
(11)

I. PANORAMA LETTERARIO

1. PANORAMA LETTERARIO PADOVANO

La produzione scritta in padovano trecentesco è stata ampiamente studiata da Lorenzo Tomasin. Nel suo articolo La cultura testuale volgare nella Padova del Trecento, l’autore fornisce il quadro della ricca “cultura testuale” padovana trecentesca, termine adottato per 2 indicare l’insieme di scritti grazie ai quali il volgare padovano antico è pervenuto fino ai nostri giorni. Complice di questa fioritura del volgare come veicolo di scrittura è il contesto storico-culturale: la fase della signoria carrarese, il cui esordio effettivo viene associato alla figura di Ubertino da Carrara nel 1338 e la cui fine fu segnata dalla dominazione veneziana del 1405, segna un periodo di sviluppo e di trasformazione dell’economia urbana, evento che porta con sé la comparsa di una documentazione volgare più variegata e ampia.

Ripercorrendo le tappe del panorama volgare padovano, Tomasin osserva come il materiale volgare pervenutoci e databile dal Duecento e alla prima metà del Trecento sia in linea di massima esiguo, soprattutto se paragonato ad altri centri italiani e veneti come Venezia o Verona . Dell’archivio notarile padovano si sono conservati pochi documenti e anche gli 3 archivi giudiziari civili e conventuali non forniscono una più ricca documentazione. Le poche eccezioni sono costituite da un’Omelia volgare risalente al secolo XIII, la cui scoperta è attribuita a Gianfranco Folena, e da proverbi volgari pervenuti in forma frammentaria nel testo latino di Geremia da Montagnone; per avere consistenti documentazioni che testimonino la cultura volgare padovana occorre rifarsi alla seconda metà del Trecento.

Si riporta di seguito uno spaccato del panorama letterario padovano trecentesco così come descritto da Tomasin.

1.1 Testi pratici in volgare padovano

Tomasin Lorenzo, 2009, La cultura testuale volgare nella Padova del Trecento, in «Textual

2

Cultures», Vol. 4, n. 1, p. 84.

Tomasin Lorenzo, 2004, Testi padovani del Trecento: edizione e commento linguistico, in

3

(12)

La silloge dei Testi padovani del Trecento sempre a cura di Lorenzo Tomasin mette a fuoco il volgare padovano dei testi pratici che provengono perlopiù dall’Archivio di Stato di Padova. Si tratta di testi che spaziano da inventari di beni fondiari, immobiliari e mobiliari fino ad arrivare a cause civili con sentenze d’arbitrato e lettere mercantili. La loro datazione è spesso difficile in quanto i testi risultano spesso assemblati con un ordine diverso rispetto a quello originale a causa della separazione dei fogli a cui i documenti sono stati variamente sottoposti. Si tratta tuttavia di una miniera linguistica importante soprattutto dal punto di vista lessicale: i testi forniscono una ricca nomenclatura di utensili di uso domestico e agricolo e offrono uno spaccato di lessico di uso quotidiano.

Giustamente considerati come un bacino linguistico volgare essenziale, Tomasin ricorda tuttavia come questi testi non siano incontaminati, ma presentino in realtà influenze di varietà quali veneziano, trevigiano o vicentino. Ingenti sono anche gli influssi del latino a cui si unisce una sporadica influenza del toscano. A dispetto di queste infiltrazioni linguistiche, i testi pratici restano tra le documentazioni più limpide per forza espressiva del volgare padovano.

1.2 Gli statuti

Come affermato precedentemente, il Trecento padovano vede uno slancio economico e sociale che si rispecchia nell’affermazione dell’uso del volgare nelle pratiche di scrittura, comportando anche un ampliamento della fascia di utenza e della fruizione ai testi.

(13)

dell’associazione . Di particolare interesse per il panorama del volgare padovano sono gli 4

Statuti fraglia dei murari del 1273, pervenuti grazie ad un codice membranaceo della prima

metà del XV secolo, oggi conservato presso la Biblioteca Comunale del Museo Civico di Padova. Il codice, oltre a riportare una copia degli antichi statuti volgari del 1273, tramanda anche diversi statuti, deliberazioni e ducali che arrivano fino al XVII secolo.

1.3 Testi di prosa para-scientifica e la Bibbia istoriata

Per quanto riguarda i testi di prosa para-scientifica si ricorda il Libro agregà de Serapiom, di cui si parlerà ampiamente nella prossima sezione, testo importante per la storia della scienza medica medievale e la cui stesura è stata indicativamente datata tra 1390 e il 1404. Ad esso coevo è il Libro de le experiençe che fa el cauterio del fuoco ne’ corpi umani, opera del chirurgo Bartolomeo Squarcialupi, all’epoca docente allo Studio di Padova. Il codice, prezioso per le raffigurazioni medico-fisiologiche, contiene una breve trattazione in volgare sulle modalità di cauterizzazione delle ferite. Il suo interesse linguistico è tuttavia inferiore rispetto a quello del Serapiom poiché l’opera dello Squarcialupi presenta un volgare genericamente veneto.

Altra pietra miliare per lo studio del volgare padovano è la Bibbia istoriata padovana: si tratta di una traduzione parziale dell’Antico testamento, il cui volgare è complessivamente definibile come padovano, anche se meno connotato rispetto al Serapiom.

1.4 Testi cancellereschi

L’uso del volgare in testi cancellereschi è analizzabile grazie alla sopravvivenza del

Copialettere, unico superstite dell’archivio carrarese, appositamente conservato dai

dominatori al fine di essere consegnato nelle mani veneziane e racchiudente le missive inviate dai carraresi tra 1402 e 1403. Oltre ad essere una fonte preziosa per la ricostruzione della vita politica e diplomatica della signoria carrarese, il Copialettere testimonia l’uso del volgare

Valenzano Giovanna, 1993, Costruire nel medioevo. Gli statuti della fraglia dei murari di Padova,

4

(14)

impiegato dalla cancelleria padovana. Se l’impiego del latino viene riservato a missive destinate a figure rilevanti, quali esponenti ecclesiastici, principi esteri e podestà nazionali, il volgare viene ampiamente utilizzato per la corrispondenza interna alla famiglia carrarese e per quella rivolta a funzionari della città o del contado, nonché ai militi padovani. Non si tratta di un fenomeno isolato: anche le altre principali corti italiane, basti pensare a Venezia, facevano ampio uso di un ibridismo, che si traduceva nell’impiego di tratti settentrionali, portando alla formazione di coinè cancelleresche.

1.5 La cronachista carrarese

La cronachistica carrarese è esemplificata da un’opera nota come Gesta magnifica domus

Carrariensis e composta verosimilmente tra 1369 e 1376; l’opera è pervenuta grazie a 4

redazioni, di cui due in volgare e due in latino.

Sempre in volgare padovano è l’opera dello storico Nicoletto d’Alessio, Istoria della presente

guerra del 1376 circa, in cui ci si sofferma sul conflitto con Venezia del 1372-73. Il volgare

impiegato da Nicoletto è “un volgare a base veneta ma pesantemente intaccato da una patinatura illustre” , volta a ricercare un’eleganza linguistica e in linea con l’impianto 5 umanistico proprio dell’autore.

Da quest’opera dipende la cronaca dell’anomino Ystoria de Mesier Francesco Zovene, il cui volgare si presenta come più caratterizzato in senso padovano rispetto al volgare di Nicoletto. Alla cronachistica volgare di età carrarese appartengono anche le opere di Galeazzo Gatari e dei due figli, Andrea e Bartolomeo, i cui testi rispecchiano il versante della borghesia commerciale, conferendo alle opere piglio narrativo e mostrando uno spaccato di vita della città padovana.

Tomasin, 2009, op. cit., p. 105.

(15)

2. SERAPIOM CARRARESE

Il Serapiom carrarese, noto anche come Erbario carrarese, è un volgarizzamento in padovano antico del Liber Serapionis aggregatus in medicinis simplicibus, considerato nel tardo Medioevo come un’autorità dell’arabismo medicinale in Europa. Il Liber Serapionis costituiva la summa della tradizione di Ibn Sarābī, medico arabo noto come Serapione il Giovane : il Liber Serapionis era la versione latina dell’opera di Serapione e venne curata 6 verso la fine del XIII secolo da Simone da Genova per il tramite di Abraam da Tortona, ebreo nato a Marsiglia e formatosi in Italia nelle materie mediche.

Del testo latino, che resta tutt’oggi ignoto, sono state prodotte due volgarizzazioni: una versione toscana fedele e rispettosa del testo latino e una versione in padovano, posteriore seppur indipendente dalla volgarizzazione toscana. Il volgarizzamento padovano del Liber, il nostro Serapiom carrarese, è opera della mano di Frater Jacobus Philippus e fu commissionato negli ultimi anni del XIV secolo da Francesco Novello da Carrara, ultimo signore di Padova. Del frate volgarizzatore Jacobus Philippus non è stato possibile rintracciare informazioni utili tramite l’Archivio di Stato, né tramite l’archivio degli Agostiniani a causa della distruzione dei documenti carraresi in seguito alla loro caduta.

Il Serapiom carrarese è un libro di semplici, nonché di medicine che agiscono in virtù delle loro qualità naturali e che si ricavano prevalentemente dal mondo vegetale. L’opera consta di un totale di 289 carte composte da un erbario, sezione che contribuisce all’altra denominazione del Serapiom carrarese (Erbario carrarese ), e di un bestiario, esiguo in 7 proporzione rispetto allo sezione dedicata alla botanica. Manca il lapidario, che con molta probabilità non fu volgarizzato. Il testo, fortemente incentrato sull’elemento farmacognostico, ossia sulla trattazione di medicine semplici agenti per via naturale, si caratterizza per la

Serapione il Giovane visse nella Spagna del secolo XI; ulteriori informazioni sulla sua vita sono

6

pressoché assenti.

Ineichen nota come la denominazione di Erbario carrarese sia in realtà impropria e fuorviante in

7

quanto l’opera non è costituita solo dalla sezione dell’erbario, seppur quest’ultima sia la parte più corposa del Serapiom. (Ineichen Gustav (a cura di), 1962, El libro agregà de Serapiom.

(16)

presenza di bellissime miniature ampiamente elogiate per il loro valore in ambito storico artistico medievale . 8

2.1 La storia del codice

Il Serapiom carrarese ci è pervenuto tramite il manoscritto Egerton 2020 della British Library. La presenza di stemmi carraresi con riferimento a Francesco Novello da Carrara ha permesso di affermare il possesso carrarese, possesso confermato anche dalla scoperta del titolo del volgarizzamento nell’inventario della biblioteca di Francesco Novello. Tale scoperta permette di stabilire come data ante quem per il volgarizzamento il 1404 (data dell’inventario); come termine post quem si è invece fissato il 1390, data in cui Novello scacciò i Visconti dalla città padovana. Dopo la caduta dei carraresi e sotto il dominio veneziano (1405), il codice si trovò per un periodo a Venezia e funse da fonte diretta del libro veneziano del medico Nicolò Roccabonella (composto nella prima metà del XV secolo). Il codice passò poi nelle mani del botanico bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1600 ca), come dimostra una nota sul foglio di guardia del manoscritto in cui viene riportato il nome dell’Aldrovandi. Il codice venne infine acquistato dal British Museum dal librario Payne nel 1866.

L’edizione e il commento cui si fa fede sono quelli curati da Gustav Ineichen (1962-1966). 9

2.2 La volgarizzazione e il linguaggio del Serapiom

Il processo di volgarizzazione è operato nel rispetto dell’opera originaria: non vi sono intenti innovatori da parte del copista e vi è una capacità di mantenere pressoché inalterata la mentalità dell’opera araba originaria; anche laddove si inseriscono interpretazioni secondarie, orientate per lo più verso un chiarimento nei confronti della farmacologia araba, queste non oscurano la dottrina originaria con pregiudizi verso le numerose autorità mediche citate nel

Secondo Pätch le miniature dell’Erbario carrarese sono il primo caso di disegni fatti dal vero e

8

concepiti dall’osservazione diretta della natura (Ineichen, op. cit., p. XII); resta priva di miniature la sezione del bestiario, incompiutezza dovuta, si pensa, alla caduta dei Carraresi.

Ineichen Gustav (a cura di), 1962, El libro agregà de Serapiom. Volgarizzamento di frater Jacobus

9

(17)

testo. Nel volgarizzamento manca l’introduzione teorica che illustra le qualità dei semplici, comportando un inizio dell’opera ex abrupto. Come accennato precedentemente, nella volgarizzazione padovana viene omessa anche la sezione del lapidario.

L’argomento dell’opera e la sua appartenenza all’ambito della medicina scientifica comportano un’inevitabile impronta dottrinaria, la cui trasposizione dialettale non sempre è di facile riuscita. Una delle difficoltà maggiori è proprio quella che il volgarizzatore riscontra nell’adattamento dei termini dotti all’uso dialettale, difficoltà che spinge all’utilizzo di latinismi al fine di garantire una chiarezza espositiva maggiore. Non si tratta tuttavia di una rinuncia all’uso del volgare, in quanto il volgarizzatore ricorre spesso a esemplificazioni e traduzioni perifrastiche, come mostra l’alto uso della parola-chiave çoè, “cioè”, usata per chiarire passaggi poco limpidi o per spiegare termini di difficile trasposizione.

E sì è bona da la yt(er)icia , çoè di queli ch’è çali.

[E così è benefica per l’itterizia, cioè (la malattia) di quelli che sono gialli].

E mesease con la cameleonta - cameleonta in volgare ven chiamà barba d’orcho e in letera cardus asininus -

[E si mescola con la cameleonta - la cameleonta in volgare viene detta barba d’orco e in lettera cardo asinino].

L’uso del linguaggio scientifico condiziona la scelta di un lessico tecnico, spesso facente ricorso all’uso di latinismi. Vi sono inoltre elementi salernitani , che sottolineano 10 l’importanza del linguaggio tecnico-professionale dei medici di Salerno, inevitabili influssi arabi e mozarabi , dovuti alla provenienza dell’opera, e greci, prevalentemente legati 11 all’opera di Dioscuride, altra autorità ampiamente citata nel testo. Queste influenze si Gli elementi salernitani presenti nel testo non sono numerosi, ma la loro presenza è molto

10

significativa: si tratta di termini di materia medica che possono essere restituiti alla scuola di Salerno. Esempi di elementi salernitani sono i termini citrollo ‘cetriolo’, crisomilla ‘albicocca’, spatulla ‘acoro’ (Ineichen, op. cit., pp. 330-331).

Per quanto riguarda influssi arabi si ricordano casi come sief memite ‘collirio di glaucium

11

luteum’ (una specie appartenente alla famiglia delle papaveracee) o il termine athanorpan ‘pane arrostito’; tra gli influssi mozarabi invece Ineichen riporta i termini cardallela ‘anagallide azzurro’ e

(18)

traducono dal punto di vista linguistico in calchi di termini greci e arabi, spesso resi tramite denominazioni sintagmatiche. Decisiva è la funzione normalizzatrice esercitata dal latino medievale, in quanto veicolo universale delle scienze. Nonostante il retroterra culturale vario dovuto al respiro internazionale dell’opera, il volgare del Serapiom è un “volgare municipale” che, secondo Ineichen, rappresenta probabilmente il tipo di dialetto usato nelle 12 conversazioni tecnico-professionali nell’ambiente padovano . 13

Dal punto di vista sintattico, la specificità del linguaggio medico-scientifico che connota l’opera porta con sé la scelta di un periodare logico-elementare, senza particolari preziosismi stilistici tipici delle prose artistiche: le costruzioni sono prevalentemente paratattiche e la struttura sintattica risulta lineare e a tratti schematica. Il ricorso al sistema nominale è in linea con l’essenza della scienza scolastica. Frequenti sono anche le ripetizioni di formule convenzionali utilizzate per introdurre gli argomenti trattati. La tipologia testuale del Serapiom, ascrivibile alla trattatistica medica, determina un’alta densità di strutture a passivizzazione e costruzioni impersonali, in cui l’agente viene rimosso e il focus spostato sul paziente/tema . L’addensarsi di tali costrutti, nella maggior parte dei casi resi tramite l’uso 14 del clitico si, si concretizza in uno schema di ripetizione di sequenze che contribuisce a conferire al testo un ritmo simmetrico. Va notato come l’impiego di costruzioni con si diventi cruciale ai fini dell’espressione comunicativa tecnica propria del Serapiom, in quanto la funzione di tali costrutti contribuisce a spersonalizzare il testo in nome di una scientificità più consolidata. Tale modalità espressiva rispecchia in definitiva un’esigenza di comunicare i dati in maniera il più possibile oggettiva.

La peculiarità linguistica del Serapiom si evince anche da un breve raffronto con altre opere in volgare attinenti al campo della medicina e prodotte sempre in ambito universitario padovano. Quasi coevo al Serapiom carrarese, il Libro de le experiençe che fa el cautherio del fuocho ne’

corpi humani di Bartolomeo Squarcialupi, chirurgo e docente allo Studio di Padova, è

conservato nel codice Fanzago II 1/5/28 della biblioteca “Vincenzo Pinali” della facoltà di Medicina di Padova. Il codice racchiude una breve trattazione sulle modalità di

Tomasin, 2009, op. cit., p. 99.

12

Ineichen, op. cit., p. XVIII.

13

Tali costrutti verranno analizzati nel capitolo III.

(19)

cauterizzazione delle ferite ed è ricco di miniature raffiguranti elementi pertinenti all’ambito medico-fisiologico e accompagnate da didascalie illustrative. Sia la trattazione che le didascalie sono scritte in volgare genericamente veneto con tratti fono-morfologici toscaneggianti e latineggianti, comportando un interesse linguistico ridimensionato rispetto ad un’opera come il Serapiom.

2.3 L’importanza del Serapiom carrarese

Il Serapiom carrarese costituisce una “componente importante nella configurazione storica della cultura padovana” : la scelta di operare una volgarizzazione di un testo scientifico con 15 intento dottrinario è indice di come il volgare abbia acquisito un rilievo culturale non trascurabile.

La stessa emancipazione del volgare padovano da influssi toscaneggianti, influenze che permeano invece la cultura letteraria veneta fin dal primo Trecento, mostra una consapevolezza e una volontà di affermazione dell’attività e del pensiero scientifico. Come esempi di emancipazione dal toscano si ricordano a titolo esemplificativo la frequente riduzione dei dittonghi uo > u e ie > i, come in rùa ‘ruota’, caratteristica del padovano antico ; l’ingente presenza di casi di metafonesi , come in frischi ‘freschi’, la quale occorre 16 17 soprattutto in morfologia verbale, si veda ad esempio la forma tu mitti ‘tu metti’; la chiusura di vocali protoniche, come nel caso di fundo ‘fondo’; il passaggio au > al con consonante dentale tipico del padovano, come si vede in aldire ‘udire’ e ancora l’uso di prostesi di s-, come in scomença ‘comincia’.

Tornando all’opera, la terminologia medievale di materia medica che caratterizza il Serapiom è il sublimato linguistico di un’esperienza al contempo culturale e scientifica: l’opera, in cui la mentalità scientifica rifugge procedimenti allegorico-simbolici tipici dell’interpretazione medievale, è figlia dalla scienza rinascimentale e contribuisce alla preparazione verso un

Ivi, p. XVII.

15

Tomasin, 2004, op. cit., p. 105.

16

Nel Serapiom vi sono anche casi rari di dittongazione metafonetica, come invierni ‘inverni’ (Ivi, p.

17

(20)
(21)

II. LE COSTRUZIONI CON SI

In questo capitolo verranno analizzate le costruzioni con si da un punto di vista teorico; si tratteranno in particolare i seguenti tipi di si: il si riflessivo, il si inerente, il si impersonale e il

si passivante. Il testo critico su cui si basa l’impalcatura del capitolo è lo studio di Diego

Pescarini , Le costruzioni con si, testo a cui si farà ampiamente riferimento nello sviluppo dei 18 vari paragrafi. Con lo studio di Pescarini dialogheranno di volta in volta anche altre proposte di analisi riprese da studi di vari autori. Il fine che ci si propone è quello di mettere in rilievo le peculiarità dei rispettivi costrutti con si e di analizzare le funzioni che il clitico si opera nelle sue diverse occorrenze.

In questo capitolo si tratteranno rispettivamente le costruzioni con si riflessivo (1), le costruzioni con si inerente (2) e le costruzioni con si passivante (3.1) e si impersonale (3.2).

Pescarini Diego, 2015, Le costruzioni con si. Italiano, dialetti e lingue romanze, Carocci, Roma.

(22)

1. SI RIFLESSIVO

1.1 La riflessività

In uno studio pionieristico sulla riflessività, Leonard Faltz descrive il riflessivo come un 19 “grammatical device” la cui funzione è quella di indicare che l’agente/esperiente e il paziente della frase riflessiva in questione identificano lo stesso referente, ossia la stessa entità nel mondo.

Faltz rappresenta il fenomeno di riflessività nel seguente modo : 20

P (x, x) = PR (x)

come si può notare in questa formula, la riflessività implica una costruzione di base transitiva, ossia una costruzione che nella struttura argomentale presenta due argomenti che svolgono rispettivamente i ruoli tematici di agente/esperiente e paziente; si sceglie di rappresentare in modo convenzionale una predicazione transitiva nella seguente modalità: P (x, y).

Come si è specificato, nei costrutti riflessivi l’agente/esperiente e il paziente coincidono, poiché entrambi gli attanti che ricoprono tali ruoli tematici identificano la stessa entità nel mondo: questo ci porta a riformulare la nostra predicazione transitiva P (x, y) come P (x, x), dove x identifica una precisa entità nel mondo, la quale è soggetta a entrambi i termini di predazione. La seconda parte dell’equazione di Faltz, PR (x), focalizza una questione delicata di cui si discuterà ampiamente nel corso del paragrafo: la maggior parte dei verbi riflessivi presenta infatti superficialmente un solo argomento sintattico, associando i riflessivi a costruzioni intransitive monoargomentali del tipo P (x). Il problema diventa capire come può un solo argomento esprimere entrambi i ruoli tematici in gioco nei costrutti riflessivi: si esaminerà nel dettaglio tale questione nel corso dell’argomentazione.

1.1.1 La struttura argomentale di riflessivi

Faltz Leonard, 1985, Reflexivization: A study in Universal Syntax. Garland Publishing, United States

19

of America, p. 4. Ivi, p. 14.

(23)

In questa sezione si metterà a fuoco la questione della struttura argomentale dei costrutti riflessivi. Come visto, la peculiarità delle costruzioni riflessive risiede nella loro capacità di identificare i ruoli tematici di agente e paziente con un unico referente. A questa struttura 21 semanticamente diadica composta da agente e paziente possono tuttavia corrispondere riflessivi intransitivi con un solo argomento sintattico, come nel caso della frase “Luca si lava” o “John shaves”. Questa “disarmonia” a livello sintattico-semantico è stata esaminata da Alexis Dimitriadis e Martin Everaert nel loro articolo How many theta roles in a reflexive 22

verb?. In questo studio, i due autori si focalizzano sul rapporto tra struttura transitiva/

intransitiva dei verbi (nonché sulla presenza di due/un argomento) e i ruoli tematici in gioco, 23 cercando di mantenere uno sguardo il più possibile tipologico al fine di fornire un’analisi il 24 più possibile unificata dei vari comportamenti cross-linguistici nei riflessivi.

1.1.1.1 Riflessivi transitivi e intransitivi

La riflessività può essere espressa nelle varie lingue del mondo tramite devices grammaticali diversi e lingua-specifici. Dimitriadis e Everaert nel loro studio di stampo tipologico 25 operano una distinzione tra: i) verbi riflessivi che coinvolgono un argomento, definiti come “reflexive anaphor” ; ii) verbi in cui il valore riflessivo è espresso dal predicato, 26 genericamente definiti come “reflexive verbs”. Questo secondo caso è a sua volta suddiviso in a) “zero reflexive”, ossia riflessivi in cui non appare nessun device morfologico a marcare la riflessività, la quale è espressa direttamente dal verbo; b) “reflexive-marked verb”, in cui al Per semplicità, si sceglie di parlare genericamente di agente senza specificare di volta in volta la

21

possibilità di avere soggetti esperienti, possessori etc.

Dimitriadis Alexis e Everaert Martin, 2014, How many theta roles in a reflexive verb?, in «Acta

22

Linguistica Hungarica», Vol. 61, n. 3, 2014, pp. 247-269.

Nello studio di Dimitriadis e Everaert si parla di intransitività senza operare distinzioni o specificare

23

casi di intransitivi inergativi o intransitivi inaccusativi.

Il ventaglio delle costruzioni riflessive prese in esame dai due autori comprende costrutti riflessivi in

24

inglese, tedesco, olandese, ungherese, greco, francese e italiano. Ibidem.

25

Ivi, p. 248.

(24)

verbo è associato un generico SE . In quest’ultimo caso sono inclusi anche i casi di riflessivi 27 italiani con si:

i) John admires himself ii) a) John shaves

b) Gianni si lava

I casi di “reflexive anaphor” come in i) sono trattati dai due autori come casi di riflessivi transitivi: tali costrutti sono quindi dotati di due argomenti che nel caso in i) sono identificabili con John e himself. Come da prassi per i costrutti riflessivi, i due ruoli tematici di agente e paziente si riferiscono alla stessa entità: l’argomento con ruolo di paziente himself è un’anafora co-referenziale con il suo antecedente John, argomento agentivo.

Vi possono però essere casi di verbi riflessivi intransitivi, come le strutture “zero reflexive”/ “reflexive-marked verb” (da qui in poi chiamati genericamente “reflexive verbs”) mostrate in ii): tali costrutti riflessivi sono mono-argomentali in quanto presentano un solo argomento . 28 Tali riflessivi intransitivi e mono-argomentali sono tuttavia predicati semanticamente diadici, poiché in queste strutture sono presenti i due ruoli tematici agente e paziente . Ne consegue 29 un mismatch sintattico-semantico.

1.1.1.2 L’operazione di bundling

Con l’abbreviazione SE, i due autori si riferiscono a un “multi-functional third person element that

27

is underspecified for number and gender” (Ivi, p. 248).

Il clitico si non può essere considerato come un semplice oggetto di un verbo transitivo:

28

Luca sii lava ti

Luca lava sé stesso

Si vedrà in seguito, nella sezione sul si riflessivo italiano, come il pronome riflessivo clitico si e il pronome tonico sé stesso siano tra loro distinti.

Dimitradis e Everaert dimostrano tramite appositi test come i ruoli tematici di agente e paziente

29

(25)

Per superare questo mismatch sintattico-semantico (1 argomento sintattico: 2 ruoli tematici), Dimitriadis e Everaert si rifanno ad uno studio di Reinhart e Siloni che tratta della 30 riflessività e di operazioni valenziali. In questo studio, Reinhart e Siloni superano l’impasse sintattico-semantico ricorrendo ad un’operazione di bundling (o accorpamento): si tratta di un’operazione di manipolazione valenziale che consiste nella combinazione di due ruoli semantici in un singolo ruolo semantico complesso.

In particolare, la proposta di Reinhart e Siloni vuole sostituire la precedente teoria di Chierchia , il quale per superare l’impasse parla di un’operazione di riduzione di un ruolo 31 tematico . Reinhart e Siloni fanno notare tuttavia come a livello di evento semantico sia 32 l’agente che il paziente siano presenti nell’evento: questo non permetterebbe dunque di parlare di eliminazione di un ruolo tematico. Ne consegue quindi secondo i due studiosi che i due ruoli tematici sono entrambi presenti, ma accorpati in un ruolo tematico complesso . 33 È bene precisare che il framework all’interno del quale Reinhart e Silone operano è di tipo lessicale : il lessico è inteso come un inventario di concetti codificati, di cui un subset denota 34 eventi, veicola ruoli tematici e può sottostare a operazioni valenziali; a questo livello le strutture sintattiche non sono presenti e nel lessico nessuna relazione può essere specificata tra il predicato e i suoi argomenti. Ne consegue che l’operazione di manipolazione valenziale (bundling) si applica al verbo stesso, più precisamente alla “griglia verbale” e non interessa 35 quindi né la sintassi, né la semantica.

Reinhart Tanya e Siloni Tal, 2005, The Lexicon-Syntax Parameter: Reflexivization and Other Arity

30

Operations, in «Linguistic Inquiry»; Vol. 36, n. 3, pp. 389-436.

Chierchia Gennaro, 2004, A semantics for unaccusatives and its syntactic consequences, in «The

31

unaccusativity puzzle», ed. di Artemis Alexiadou, Elena Anagnostopoulou, and Martin Everaert, 22-59, Oxford: Oxford University Press.

Secondo l’ipotesi di Chierchia, la riduzione coinvolge il ruolo interno (paziente), il quale viene

32

eliminato nel lessico comportando a livello sintattico un predicato mono-argomentale e superando così il mismatch sintattico-semantico.

Reinhart e Siloni, op. cit., p. 400.

33

Ivi, pp. 400-401.

34

Ibidem.

(26)

Andando più nel dettaglio, l’operazione di bundling sottostà a due condizioni: i) deve coinvolgere un ruolo esterno agentivo; ii) viene coinvolta la riduzione del caso.

Il requisito i) comporta che il bundling si verifichi tra un ruolo tematico esterno agentivo e un qualsiasi altro ruolo tematico:

bundling riflessivo : 36

[θi] [θj] —> [ θi - θj] dove θi è un ruolo tematico esterno.

il requisito ii) non pertiene esclusivamente al bundling riflessivo, ma coinvolge tutte le operazioni di riduzione di valenza . Nel caso specifico di bundling dei riflessivi il caso 37 ridotto è l’accusativo.

Si riporta di seguito un esempio di bundling riflessivo secondo l’interpretazione di Reinhart e Siloni applicato al verbo to wash:

entrata verbale: washacc [Agente] [Paziente] output riflessivo: wash [Agente-Paziente] output sintattico: Tom [Agente-Paziente] washes.

Il processo di bundling, che consta nell’accorpamento di un ruolo tematico agentivo esterno a un altro ruolo tematico (nel caso dei riflessivi, il ruolo di paziente), permette la formazione di un ruolo tematico complesso. Questa operazione consente di superare l’impasse sintattico-semantico dei riflessivi: un singolo ruolo tematico complesso viene assegnato ad un unico argomento sintattico, mantenendo intatta la relazione 1:1 sintattico-semantica e permettendo di superare la discrepanza. Si fornirà nei prossimi paragrafi un’interpretazione sintattica dell’operazione di bundling applicata al il si riflessivo italiano.

1.2 La riflessività in italiano

Ibidem.

36

Ibidem.

(27)

Si passa ora ad esaminare più nel dettaglio il fenomeno della riflessività nella lingua italiana. Secondo la NGI , nella lingua italiana il riflessivo viene usato quando l’evento indicato dal 38 verbo si riflette sul Soggetto nella sua totalità. In questi casi, il riflessivo ha una funzione di Oggetto Diretto. Vi è però la possibilità di avere riflessivi (o pseudo-riflessivi) anche quando l’evento non si esercita direttamente sul Soggetto, bensì su referenti che sono legati al Soggetto da rapporti di appartenenza inalienabile, come parti del corpo (es. “lavarsi la testa”), o alienabile, come beni personali (es. “lavarsi le scarpe”). In questi casi, il riflessivo assume la funzione di Oggetto Indiretto. In quest’ultimo frangente, affinché la frase sia grammaticale, è necessario che l’azione compiuta dal Soggetto sull’oggetto sia compiuta dall’esterno: se l'azione procede dall’interno non si può parlare di riflessivo:

lavare la testa > lavarsi la testa (azione compiuta dall’esterno) aprire gli occhi > *aprirsi gli occhi (azione compiuta dall’interno)

Per quanto riguarda l’italiano, i devices grammaticali usati per esprimere la riflessività possono essere i pronomi riflessivi tonici (a) o clitici (b):

(a) Luca lava sé stesso (b) Luca si lava

entrambi i pronomi hanno valore anaforico e sono co-referenziali con il referente del Soggetto frasale, ossia Luca.

Le due condizioni fondamentali per l’esistenza di una costruzione riflessiva sono i) la 39 presenza di una marca di riflessività, che nel caso dell’italiano è espressa tramite morfologia pronominale e ii) la presenza di un antecedente, il quale sia un’espressione referenziale in posizione argomentale (il Soggetto frasale).

Salvi Giampaolo e Vanelli Laura, 2004, Nuova Grammatica Italiana, il Mulino, Bologna, pp.

38

202-207.

Pescarini, op. cit, p. 40.

(28)

Si può quindi affermare che i pronomi riflessivi corrispondono ad “una variabile che assume lo stesso riferimento di un antecedente con funzione di soggetto” .40

1.2.1 Il si riflessivo

Come si è visto, alla formazione dei costrutti riflessivi italiani partecipano sia pronomi riflessivi tonici che clitici. Va tuttavia precisato che il si riflessivo non può essere inteso come la controparte clitica del pronome tonico sé stesso: vi sono infatti restrizioni che sono attive per il pronome clitico, ma che non si verificano con il rispettivo pronome tonico . In questo 41 paragrafo, ci si concentrerà sulla versione riflessiva espressa tramite il clitico riflessivo si. Manzini e Savoia , in un ampio studio sui dialetti italiani, classificano il si riflessivo come 42 una variabile libera legata ad un antecedente definito (il quale corrisponde al soggetto frasale). Vi sono delle condizioni a cui il clitico si è vincolato : 43

a) l’antecedente del si deve essere un argomento esterno;

b) nessun altro argomento esterno può interferire tra piede e testa della catena clitica.

Come indicato dalla condizione a), l’antecedente del pronome riflessivo clitico deve essere necessariamente l’argomento esterno:

i) Carloi sii è mostrato a Giulia ii) *Carlo sii è mostrata Giuliai.

Ibidem.

40

Un esempio di restrizione che vige sul si clitico, ma non sul pronome tonico è la possibilità del

41

tonico sé stesso di essere legato ad un argomento interno, possibilità invece negata con il si: Carlo ha mostrato Giuliai a sé stessai

*Carlo sii è mostrata Giuliai

per ulteriori specificazioni si veda Pescarini, op. cit., pp. 40-41.

Manzini Maria Rita e Savoia Leonardo, 2005, I dialetti italiani - sintassi delle varietà italiane e

42

romanze, Vol. II, Edizioni dell’Orso, Alessandria, pp. 13-19.

Spiegazione ed esempi tratti da Pescarini, op. cit.

(29)

dove in i) Carlo è il soggetto frasale con funzione agentiva, nonché l’argomento esterno della frase e costituisce l’antecedente del pronome riflessivo clitico si; l’a-grammaticalità di ii) è data dal fatto che il clitico riflessivo si è stato co-indicizzato con l’argomento interno Giulia. La condizione b) è invece ricavata dall’a-grammaticalità di certe frasi a ristrutturazione: i casi di frasi a ristrutturazione in cui il si clitico sale con il soggetto al verbo matrice sono a-grammaticali (i); tali strutture sono invece a-grammaticali se il clitico si non sale (ii):

i) *Carlo si sembra essere visto in TV ii) Carlo sembra essersi visto in TV

questo mostra come tra piede (si) e testa della catena clitica (che nel caso della frase a ristrutturazione è la traccia del soggetto che è salito) non possa interferire nessun altro argomento esterno.

1.2.1.1 Struttura del si riflessivo italiano

Appurata la differenza tra costrutti riflessivi con pronome tonico e con si clitico, non resta che constatare come i riflessivi con si formino strutture intransitive simili a quelle di cui si è discusso nelle sezioni precedenti.

Un’ampia discussione si è ingenerata nella letteratura su quale tipo di struttura intransitiva - inaccusativa o inergativa - rivestano i costrutti riflessivi con si . 44

Ipotizzare che nelle costruzioni con si riflessivo la struttura coinvolta sia una struttura inergativa , implica sostenere che il soggetto frasale della struttura riflessiva nasca nella 45 posizione di argomento esterno, posizione che licenzia il ruolo tematico di agente. Questa posizione è coerente con l’interpretazione di riduzione del ruolo tematico interno di Chierchia . 46

Si sceglie di fare ricorso ad un framework che contenga la nozione di struttura sintattica.

44

A favore di tale ipotesi si veda l’analisi in Chierchia (Chierchia, op. cit.).

45

Si veda sopra. Si ricorda nuovamente che a penalizzare questa analisi vi è la critica di Reinhart e

46

(30)

Dall’altro lato, trattare le strutture con si riflessivo come inaccusativi ci permette di dire che l’argomento interno, nonché la posizione in cui è assegnato il ruolo tematico di paziente, è stato promosso a soggetto frasale : il soggetto riflessivo ha quindi ruolo tematico di paziente, 47 mentre il ruolo tematico agentivo risulta bloccato. Ciò che blocca l’assegnazione del ruolo tematico agentivo dell’argomento esterno è il si, il quale assorbe tale ruolo su di sé . Secondo 48 questa interpretazione, il clitico si è un de-transitivizzatore la cui funzione è quella di bloccare l’assegnazione di un ruolo tematico agentivo, generando così una struttura inaccusativa. A favore di un’interpretazione delle strutture con si riflessivo come strutture inaccusative vi è il comportamento del si riflessivo notato da Burzio in contesti di frasi relative participiali: in 49 questi frangenti, l’antecedente del si riflessivo dà prova di comportarsi come l’oggetto delle frasi transitive e il soggetto degli inaccusativi. Tuttavia, non tutti i test di inaccusatività risultano positivi se applicati al si riflessivo . 50

Sia che il si faccia parte di una struttura inaccusativa, sia che faccia parte di una struttura inergativa, la sua funzione è quella di ridurre o bloccare l’assegnazione di un ruolo tematico. Nel caso di strutture inergative ad essere bloccata è l’assegnazione del ruolo tematico interno di paziente; nel caso di strutture inaccusative viene bloccata invece l’assegnazione del ruolo tematico agentivo.

Una spiegazione della funzione del si riflessivo italiano che non implichi un’alterazione della struttura argomentale di base è tuttavia possibile e si riallaccia allo studio di Reinhart e Siloni precedentemente citato: questa analisi verrà approfondita nella prossima sezione. 51

1.2.1.2 Analisi sintattica della struttura del si riflessivo

È stato mostrato da Burzio che il soggetto delle strutture inaccusative nasce in quella che è la

47

posizione del complemento oggetto delle frasi transitive, ossia nella posizione di argomento interno; il soggetto inaccusativo si muove poi dalla posizione di argomento interno, spostandosi nella posizione di soggetto, nonché dell’argomento esterno (Burzio Luigi, 1986, Italian Syntax: A

Government-Binding Approach, Foris, Dordrecht).

Pescarini, op. cit., pp. 41-42.

48

Burzio, op. cit.

49

Pescarini, op. cit.

50

Reinhart e Siloni, op. cit.

(31)

L’interpretazione sintattica che proponiamo è tratta da Pescarini . L’analisi muove dagli studi 52 di Reinhart e Siloni precedentemente citati e fornisce una spiegazione sintattica 53 dell’operazione di bundling, ossia l’accorpamento dei due ruoli tematici (agente e paziente) in un unico ruolo tematico complesso. Si precisa che l’operazione di bundling vale esclusivamente per il clitico riflessivo e non per il pronome tonico, quest’ultimo infatti si comporta come l’oggetto del verbo transitivo.

Secondo Pescarini, l’operazione di accorpamento dei ruoli tematici è permessa grazie alla formazione di una catena tematica che lega la posizione dell’argomento interno e dell’argomento esterno:

[vP θk [VP V θk]]

i due ruoli tematici θ sono quindi entrambi presenti e sono proiettati nella struttura sintattica in due posizioni distinte: la posizione di argomento esterno assegna il ruolo tematico agentivo, mentre la posizione di argomento interno quella di paziente. Secondo Pescarini , questa 54 operazione motiva il comportamento dei costrutti riflessivi con si, i quali presentano caratteristiche in comune con frasi transitive e altre con le strutture inaccusative.

Andando più nel dettaglio, Pescarini classifica il si riflessivo come una testa funzionale che identifica un argomento nullo (e) e con il quale il clitico forma una catena. Si noti come, avendo i riflessivi valore anaforico, anche la categoria vuota (e) dovrà avere valore anaforico:

[IP clk [VP ek]]

Secondo Pescarini, il processo sarebbe il seguente: il pronome riflessivo clitico identifica nella posizione argomentale una categoria vuota (e), la quale ha valore anaforico come il clitico riflessivo si. L’interpretazione della categoria vuota (e) quindi, avendo quest’ultima valore anaforico, è data dal rapporto di co-referenza con un argomento antecedente: l’unico

Pescarini, op. cit., pp. 45-46.

52

Reinhart e Siloni, op. cit.

53

Pescarini, op. cit., p. 45.

(32)

tipo di categoria vuota (e) con valore anaforico è la traccia lasciata dal movimento di un 55 sintagma nominale verso un’altra posizione della struttura frasale.

Nel caso di un costrutto con si riflessivo tuttavia non c’è nessun sintagma nominale che possa essersi mosso dalla posizione che è occupata dalla categoria vuota (e). Questa impasse fa scattare l’operazione di bundling: con una traccia immotivata, per non far saltare la derivazione, la traccia viene accorpata alla catena formata dal movimento del soggetto a IP, che viene a far parte di una catena complessa a cui sono associate due posizioni argomentali con due ruoli tematici distinti. Si veda lo schema seguente:

[IP Soggettoi sik [VP tik]]

I step: clitico forma una catena (segnalata dall’apice k) con la categoria vuota che viene interpretata come una traccia. L’unica traccia possibile è quella del soggetto: oggetto (ossia la traccia) e soggetto diventano tra loro coreferenti (segnalato dal pedice i).

[IP Soggettok si [vP tk [VP tk]]]

II step: la traccia viene accorpata al movimento del soggetto a IP; oggetto e soggetto sono legati da una catena tematica.

La posizione dell’argomento interno è interpretata come occupata da una traccia che, per essere legittimata, diventa co-indicizzata con il soggetto. Soggetto e oggetto sono collegati da una catena tematica: si ha una struttura con due posizioni tematiche distinte che vengono interpretate come parte della medesima catena.

1.2.1.3 La funzione del si riflessivo

Pescarini classifica le categorie vuote in tre tipi: i) pro, ossia un argomento nullo con la stessa

55

(33)
(34)

2. SI INERENTE

Non è sempre facile operare un netto confine tra le funzioni che opera il si: il confine che si presenta come maggiormente labile è quello che intercorre tra il si riflessivo e il si inerente . 56 Con l’etichetta si inerente si fa riferimento a costruzioni che in letteratura sono state chiamate con etichette distinte: inerente, incoativo o anticausativo. In questo testo, per una questione di semplicità, si useranno questi termini come sinonimi , anche se vi è coscienza che la scelta di 57 un’etichetta possa mettere in rilievo aspetti differenti del medesimo fenomeno grammaticale. In Pescarini il si inerente si distingue dalle altre costruzioni con si (riflessivo, impersonale, 58 passivante) in quanto il si inerente non implica l’esistenza di un argomento implicito ed è associato ad una semantica risultativa.

Nella presente analisi si cercherà di inquadrare le affermazioni di Pescarini adottando un approccio di decomposizione lessicale sulla scia del modello di Cuervo . Tale modello è 59 ritenuto efficace per la possibilità di osservare in sintassi la scomposizione di verbi bieventivi in cui è coinvolto uno stato risultativo, utile al fine di indagare il si inerente.

Dopo un inquadramento generale sulla struttura argomentale in ottica decomposizionale (si farà fede allo studio di Marantz ), verrà presentato il modello di decomposizione lessicale di 60 Cuervo adottato nelle analisi. Si procederà poi con una panoramica sulle costruzioni bieventive per eccellenza, ossia i costrutti causativi e anticausativi, con un focus particolare sulle costruzioni anticausative. Segue un’analisi dei casi con si inerente in italiano e un raffronta di tali costrutti con casi apparentemente simili in cui il si clitico non è richiesto. Si

Pescarini, op. cit., p. 52.

56

Più precisamente si parlerà di “inerente” in riferimento al clitico si; di “costruzioni anticausative” in

57

opposizione al fenomeno di causatività e di “strutture incoative” per identificare nell’analisi i costrutti italiani con si inerente.

Ivi, pp. 39-57.

58

Cuervo Maria Cristina, 2014, Alternating unaccusatives and the distribution of roots. in «Lingua»,

59

141, pp. 48-70.

Cuervo Maria Cristina, 2015, Causation without a CAUSE. in «Syntax», Vol. 18, n. 4, pp. 388-424. Marantz Alec, 2012, Verbal argument structure: Events and participants. in «Lingua», 130, pp.

60

(35)

tratterà infine della natura e della funzione del si inerente, prendendo in esame anche la posizione di Schäfer e confrontandola con quella di Cuervo. 61

2.1 La struttura argomentale

La struttura argomentale riflette la nozione intuitiva secondo cui in una frase il verbo esprime un evento, mentre gli argomenti ad esso associati esprimono i partecipanti all’evento; essa si costruisce sulla base dei tipi di evento o predicati che il verbo esprime . 62

Nelle recenti analisi sulla struttura argomentale verbale , la relazione che intercorre tra 63 significato verbale e struttura sintattica trascende l’uso idiosincratico dell’item lessicale individuale identificato dalla sua forma fonologica, ossia la root. Ciò significa che le possibilità semantico/sintattiche di un verbo rientrano in un set di possibilità che sono disponibili indipendentemente dal verbo specifico e che sono ascrivibili in uno “spazio di opzioni universali” cui fanno fronte le scelte e i vincoli lingua-specifici. 64

In questo contesto, la semantica della radice contribuisce alla selezione delle strutture del verbo, ma la root in sé non proietta la struttura, né tantomeno è responsabile dell’interpretazione della stessa: l’uso idiosincratico della radice verbale deve essere scisso dalla generale e non idiosincratica connessione tra struttura e significato. Secondo Marantz, ne consegue che i significati rappresentabili sintatticamente esistono indipendentemente da qualsiasi verbo, mentre i requisiti semantici idiosincratici del verbo devono servirsi del significato sintattico disponibile.

Schäfer Florian, 2012, Two type of external argument licensing - the case of causers. in «Studia

61

Linguistica», Vol. 66, 2, pp. 128-180.

Cuervo, Maria Cristina, 2003, Datives at large, Ph.D. dissertation, MIT, Cambridge, MA.

62

Marantz fa riferimento a filoni che si rifanno all’approccio di Hale & Keyser, Ramchand, Borer e

63

altri. (Marantz, op. cit.) Ivi, p. 155.

(36)

Gli approcci verb-based alla struttura argomentale, mirati a suddividere i verbi in classi che 65 permettano di predire le strutture sintattico/semantiche nelle quali i verbi appaiono, non si sono dimostrati sufficientemente forti . 66

Approcci più recenti si rifanno invece ad un’analisi decomposizionale dei verbi, i quali sono decomposti in:

i) root: una radice, corrispondente alla phonology stem del verbo; ii) little v: una testa verbale.

dove la radice e la rispettiva testa verbale sono distinte tra loro a sottolineare la distinzione tra l’item lessicale individuale (root) e la realizzazione sintattica/semantica del verbo, espressa dal little v.

La testa little v svolge la funzione di introdurre semanticamente un’eventualità (sia essa attività o stato), mentre sintatticamente domina la parola che regge il sintagma verbale in quanto verbo. Di seguito si riporta l’esemplificazione sintattica tratta da Marantz : 67

Gli argomenti del verbo si distinguono in due macro-categorie : gli argomenti “veri”, la cui 68 interpretazione non è ricavata dalla struttura sintattica ma è data dalla radice lessicale, e gli argomenti non diretti (o argomenti aggiuntivi/additional arguments ) che dipendono invece 69

Tale approccio è adottato in Levin Beth, 1993, English Verb Classes and Alternations: A

65

Preliminary Investigation. University of Chicago Press, Chicago.

Secondo questo approccio, per esempio, l’identificazione di un verbo come parte della classe dei

66

verbi di cambio di stato permette di predire l’uso di tale verbo in costrutti transitivi e intransitivi, ma non in altri contesti.

Marantz, op. cit., p. 156.

67

Cuervo, 2003, op. cit.

68

Tale denominazione è tratta da Marantz, op. cit.

(37)

dalla struttura sintattica in quanto il loro significato è predicibile dalla loro posizione in quest’ultima e, come si vedrà successivamente, richiedono teste specializzate per essere licenziati nella struttura. Gli argomenti aggiuntivi comprendono l’argomento esterno e gli argomenti dativi.

I “veri" argomenti del verbo sono gli oggetti: come si è detto, la loro interpretazione non è ricavata dalla struttura sintattica, ma dipende dalla radice lessicale verbale, nonché dal significato idiosincratico del verbo. Il verbo può reggere due classi di oggetti diretti: un solo complemento verbale (a) o un complemento predicativo che è soggetto a una small clause (b). Nel caso (a) il verbo regge un complemento: se la testa verbale introduce un evento dinamico e il complemento retto dal verbo è un DP, il sintagma nominale è canonicamente interpretato come soggetto al cambio di stato. Per esempio in “apri la porta” il little v è dinamico e l’oggetto diretto “la porta”, nonché DP retto come complemento dal verbo, viene interpretato come elemento che sottostà al cambio di stato.

In alternativa, caso (b), la testa verbale si può unire ad un complemento predicativo (una small clause), che consiste in un sintagma nominale soggetto e un predicato di qualsiasi categoria sintattica: in questo caso, il soggetto della small clause cambia nello stato espresso dal predicato o si assume che sia in tale stato. Un esempio è fornito dalla frase “metti il libro sul tavolo”, in cui il sintagma nominale ‘il libro’ è messo (stato) o viene messo (cambio di stato) e il luogo è espresso dal PP ‘sul tavolo’.

Oltre agli oggetti diretti, vi possono essere come si è detto anche gli argomenti aggiuntivi: questi ultimi dal punto di vista sintattico sono introdotti tramite altre teste sintattiche e sono 70 queste teste che possono essere portatrici di ruoli tematici, in quanto la semantica di questi argomenti è quella di costituenti collocati in una relazione semantica con l’evento della testa verbale o con altri argomenti. Gli argomenti aggiuntivi possono essere suddivisi in:

i) teste di Voice, come agente e causer: [voice John apre la porta];

ii) teste applicative alte o basse, come benefattivi e affected: [voice John gave Appl [Mary a book]];

Questa tematica è ampiamente trattata nel saggio Pylkkänen Liina, 2008. Introducing Arguments.

70

(38)

iii) teste preposizionali . 71

Si riportano di seguito le strutture ad albero con gli additional arguments i) e ii): 72

dove in a) si nota la presenza dell’argomento esterno relato alla testa Voice; in b) c’è una testa applicativa bassa che relaziona semanticamente due argomenti, come nel caso di una relazione di possesso, e non coinvolge direttamente il verbo; in c) si ha una testa applicativa alta in cui l’evento costruito da vP è relato ad un argomento, che comunemente è un argomento umano affected (o benefattivo). Le teste applicative alte hanno infatti la funzione di introdurre un altro partecipante all’evento . 73

Ricapitolando in breve questo detto, secondo Marantz e l’approccio di decomposizione lessicale la struttura argomentale è data dalla sintassi e le rappresentazioni sintattiche sono autonome. Vi è un ristretto numero di strutture canoniche che permettono di mappare le possibili strutture argomentali. In questo framework, la radice può contribuire a selezionare tra le possibilità offerte dalla sintassi e modificare la struttura semantica risultante in modo predicibile. Si è poi fornita un’esemplificazione approssimativa di come è costituita la struttura argomentale.

Nella prossima sezione verrà introdotto il modello di Cuervo , basato su un approccio di 74 decomposizione lessicale e usato successivamente nelle analisi del si inerente.

Per quanto riguarda le teste preposizionali, si rimanda a Svetonius Peter, 2007. Adpositions particles

71

and the arguments they introduce, in «Argument Structure», ed. di Reuland, E.J., Bhattacharya, T.,

Spathas, G., John Benjamins Publishing Company, Amsterdam, pp. 63-103. Marantz, op. cit., p. 157.

72

Pylkännen, op. cit., p. 14.

73

Ci si basa sui già citati studi di Cuervo, 2003, op. cit.; Cuervo, 2014, op. cit.; Cuervo, 2015, op. cit.

(39)

2.1.1 Modello di decomposizione lessicale di Cuervo

In questa sezione vengono brevemente presentate le nozioni su cui è fondato l’approccio di Cuervo che ci servirà per analizzare gli anticausativi e il si inerente.

Il modello teorico di Cuervo muove dalla teoria della struttura argomentale di Hale&Keyser, 75 secondo i quali la relazione tra le teste e i suoi argomenti è determinata da due possibili relazioni sintattiche di complemento o specificatore. Se un argomento è proiettato tramite una relazione di complemento o di specificatore, è un fatto che viene determinato dalle proprietà della testa che regge tale argomento. Gli argomenti sono licenziati sulla base della struttura eventiva, la quale è data dalle due relazioni sintattiche basiche (complemento o specificatore) e da tre tipi di teste: i) little v, ossia ciò che introduce l’evento; ii) voice e applicativi, che introducono gli argomenti; iii) root, ossia la radice.

Gli argomenti sono licenziati come partecipanti o modificatori dell’evento o direttamente tramite il predicato eventivo o tramite teste che introducono argomenti (come voice o applicativi).

Il verbo si forma in sintassi tramite combinazione di radice e una testa little v; le teste di tipo 76 little v possono essere di tre tipi e corrispondono ai tre tipi di eventi possibili: ne consegue che la radice e il little v si combinano sintatticamente a formare il predicato eventivo.

Osservando più nel dettaglio i tipi di little v, Cuervo propone la presenza di tre sotto-tipi o “flavors” di little v che, come anticipato, corrispondono a tre diversi tipi di eventi semplici: 77 si riporta di seguito la schematizzazione operata da Cuervo:

Cuervo, 2003, op. cit., p. 17.

75

Per quanto riguarda la radice, essa può esprimere una proprietà o uno stato (es. red-, open-), un

76

manner (es. dance-), cose/sostanze (es. air-; cat-): alcune di esse si combinano con little v per esprimere eventi, mentre altre diventano nomi (cat-). Qui si esaminano casi di radici combinate a little v per creare predicati eventivi.

Cuervo, 2003, op.cit., p. 18.

(40)

I tre sotto-tipi di little v sono distinti per il tipo di evento che introducono e per il tipo di argomento che licenziano : 78

Si fornisce di seguito una breve spiegazione dei tre tipi di verbi e delle loro strutture. Tra gli eventi dinamici, vDO crea verbi di attività e la root determina il modo dell’azione (manner); vPDO si combina con Voice e licenzia l'argomento esterno. Inoltre se il significato lessicale della radice lo permette, può essere licenziato un DP oggetto. I verbi di cambiamento vGO non coinvolgono un argomento esterno espresso tramite Voice: tali verbi esprimono un cambio non-volontario e selezionano un DP oggetto che sottostà al cambiamento; tali verbi sono strutture inaccusative. Infine vBE si combina con una radice che esprime uno stato e licenzia un DP soggetto nel suo specificatore.

In aggiunta a queste strutture semplici, vi possono essere anche strutture complesse costituite da due sub-eventi e perciò definite bieventive: queste si ottengono tramite combinazione di due eventi predicativi : 79

ai fini della presente analisi si considerano i casi in c) e d), ossia i casi di causativi e di incoativi (o anticausativi): si anticipa qui che entrambi i significati delle due strutture sono

Entrambe le tabelle: Ibidem.

78

Ivi, p. 19.

Riferimenti

Documenti correlati

(49) E fa nascere Ø li cavili caçù, perché el remove le humidità rie (pg.. Questo fenomeno accade soprattutto nelle principali e ha un fondamento teorico: il

Queste prime occorrenze si trovano a seguire la negazione preverbale, attestate con maggiore frequenza in antico padovano, gli avverbi postverbali risultano essere una varietà

Secondly, and closely related, Putnam’s account is also society-centred – and again liberal rather than republican - in the sense that he fails to conceptualise civil society as

Sulla base del percorso storico normativo sopra delineato si vede come già la normativa statale fondamentale del 1933 conteneva un concetto di bonifica, non

e materiali multimediali. Questa modalità di condivisione e di comunicazione in rete è per il blogger una forma di “riunione” di vari utenti che permette di confrontarsi

52 Secondo una parte della giurisprudenza, in particolare, la rilevanza della qualificazione data dalle parti al rapporto di lavoro è quella di una presunzione

La pratica del Personal Branding è esercitata da molto tempo e, come definito dagli autori Centenaro e Sorchiotti 19 , pur non essendo scientificamente provata è

Water is the common denominator through which climate change leverage human and natural ecosystems. Projected average higher temperatures and variability in