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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

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Academic year: 2021

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

L’inquinamento del suolo da fonti puntuali e quindi la presenza di siti contaminati rappresenta una compromissione della qualità del suolo tale da impedire lo sviluppo, spesso totale, delle funzioni che il suolo stesso dovrebbe svolgere.

In seguito alle indagini analitiche condotte su molti siti industriali, attivi e dismessi, su aree interessate da sversamenti ed incidenti ambientalmente rilevanti e su aree interessate da smaltimenti abusivi o non ambientalmente corretti di rifiuti, sono state effettuate delle operazioni di bonifica e di ripristino ambientale che solo in alcuni casi hanno portato ad un recupero totale della funzionalità del suolo. In genere gli interventi eseguiti servono a ridurre il danno ambientale eliminando i pericoli di contaminazione delle altre matrici, permettendo solamente un recupero parziale della funzionalità del suolo, ad esempio per una determinata destinazione d’uso.

La ricerca di indici e indicatori per questo tema parte proprio dalla individuazione delle determinanti e delle pressioni che portano alla identificazione dei siti potenzialmente contaminati; si passa poi agli indicatori di stato che possono facilitare una identificazione dei siti effettivamente contaminati ed agli indicatori di risposta che descrivono le azioni di bonifica già intraprese.

Il più importante degli indicatori di pressione è quello relativo ai siti effettivamente contaminati, che sono il risultato di attività umane svolte o in corso, e l’indicatore ad essi collegato è considerato prioritario perché individua aree che sicuramente necessitano di interventi di risanamento del suolo e, in riferimento all’effettivo grado di contaminazione, permette di stabilire una priorità di intervento.

I siti contaminati rappresentano tutte le aree nelle quali è stata accertata un’alterazione puntuale delle caratteristiche naturali del suolo, da parte di un qualsiasi agente inquinante, oltre certi limiti tabellari stabiliti per un certo riutilizzo (limiti stabiliti dal recente D.M. 471/99 attuativo dell’articolo 17 del D. Lgs. 22/97). Purtroppo la qualità dei dati esistenti, benché copra il territorio nazionale, non è molto soddisfacente.

Altri indicatori di pressione costruibili a livello nazionale riguardano le attività a rischio di incidente rilevante e le cave (siti di estrazione di minerali di seconda categoria).

Per alcuni indicatori di pressione, sicuramente interessanti, come i siti

industriali dismessi o i serbatoi interrati, si registra al momento una

carenza di dati che non consente una loro valida rappresentazione.

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Alcuni indicatori, relativi alla produzione di rifiuti ed agli impianti di trattamento dei rifiuti, sono invece lasciati alla trattazione del competente CTN RIF.

Un indicatore di impatto già costruito è invece quello relativo agli incidenti rilevanti effettivamente riscontrati. La maggior parte degli indicatori di impatto fa però riferimento al tema acque.

Tra gli indicatori di risposta, si riscontrano però difficoltà oggettive nella ricerca di dati sui siti bonificati, almeno fino al completo avvio delle Anagrafi regionali previste dall’ art. 17 del D.M. 471/99; viene perciò riportato a livello nazionale il numero di certificazioni che attestano un sistema di gestione ambientale (EMAS e/o ISO 14001) che può essere considerato un indicatore di risposta come qualità di gestione ambientale dei siti produttivi. Altro indicatore di risposta implicitamente fornito assieme ai dati sui siti contaminati riguarda il numero di piani di bonifica adottati a livello delle singole regioni.

CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

SITI CONTAMINATI

ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI 2

a

CATEGORIA

(CAVE)

NUMERO DI INCIDENTI RILEVANTI RISCONTRATI

NUMERO DI CERTIFICAZIONI CHE ATTESTANO UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE SECONDO EMAS e/o ISO 14001

i ndicatori

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

Con questo indicatore si intende individuare il numero di aree che sicuramente necessitano di interventi di risanamento del suolo; i siti contaminati comprendono tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata un’alterazione puntuale delle caratteristiche naturali del suolo, da parte di un qualsiasi agente inquinante presente in concentrazioni superiori a certi limiti tabellari stabiliti per un certo riutilizzo (limiti stabiliti dal D.M.

471/99 attuativo dell ’articolo 17 del D.Lgs. 22/97).

Rientrano in questi siti le contaminazioni locali del suolo e le aree industriali attive o dismesse; sono escluse invece le contaminazioni diffuse dovute sia ad emissioni in atmosfera sia ad utilizzi agricoli.

Questi siti possono altresì suddividersi in tre principali categorie:

- siti industriali: aree dove è stata o è aperta una qualsiasi attività industriale;

- siti rifiuti: aree usate per lo smaltimento rifiuti;

- siti interessati da sversamenti dovuti a incidenti nel trasporto delle merci.

La costruzione dell’indicatore è stata eseguita a partire, in prima istanza, da dati reperiti presso il Ministero dell’

Ambiente, a cui le singole Regioni hanno provveduto a trasmettere, una volta approvati, i propri Piani Regionali di Bonifica; è bene ricordare che non tutte le Regioni si sono ancora dotate di tale piano e che, per le altre, la data di approvazione varia tra il 1987 ed il 1997.

Tali dati sono stati successivamente integrati o sono ancora in corso di integrazione con quelli provenienti dai Piani Regionali e dagli studi di più recente attuazione.

Il numero dei siti contaminati rappresenta un dato fondamentale in quanto è in grado di rappresentare per ogni Regione la reale situazione

del livello e della qualità della contaminazione, delle superfici interessate, degli interventi necessari e quindi delle risorse da impegnare.

Dall’allegato, che riporta tutti i siti potenzialmente contaminati individuati dai documenti presi in esame, si può osservare la mancanza di dati per il Lazio.

Per la costruzione di questo indicatore sui “siti contaminati” sono stati considerati i dati forniti dalle Regioni come “siti potenzialmente contaminati

”.Nella gran parte dei piani esaminati non è stato effettuato infatti un vero e pro- prio censimento ai sensi della norma- tiva statale (D.M.16/05/89 e D.M. 471 del 25/10/99), ma i siti censiti nel piano hanno alta probabilità di essere effetti-vamente contaminati. Ciò non esclude sia modalità di rilevamento e classificazione dei siti certamente non omogenee, sia una diversa qualità dei dati, per cui l’aggregazione degli stessi presenta difficoltà e può risultare poco significativa; nello specifico, basti ricordare che ad esempio l’Emilia Romagna ha conteggiato più di tremila siti, mentre il

Piemonte poco più di un centinaio.

Dati più puntuali per la costruzione di questo indicatore saranno disponibili con l’avvio delle Anagrafi regionali previste dall’art. 17 del D.M. 471/99.

SITI CONTAMINATI

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

Numero di siti contaminati per regione

Fonte: Piani Bonifiche delle regioni

SITI CONTAMINATI

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

L’indicatore in esame è un indicatore di tipo generale che fornisce un quadro indicativo delle pressioni esercitate dalle attività a rischio di incidente rilevante sul territorio. Dalla sua analisi è tuttavia possibile trarre alcune considerazioni preliminari sulla mappa del rischio industriale nel nostro paese. Tali informazioni consentiranno infatti di apprezzare i livelli di rischio effettivamente associabili alle attività censite, anche in relazione alle caratteristiche di vulnerabilità del territorio circostante.

In allegato è sintetizzata la distribuzione sul territorio nazionale delle attività industriali soggette a notifica e dichiarazione, con riferimento alle informazioni pervenute al Ministero dell’Ambiente al 31 dicembre 1999.

Da tali dati è possibile trarre alcune considerazioni preliminari sulla mappa del rischio industriale nel nostro Paese al termine del periodo di vigenza del DPR 175/88, da completare non appena gli organi competenti avranno disponibili le informazioni sulle attività soggette al nuovo decreto legislativo 334/99 e sugli esiti delle conseguenti valutazioni dei rapporti di sicurezza.

I dati relativi sono stati tratti dal Ministero dell’Ambiente - Servizio IAR; elaborazione ANPA - Dip. TEC Volume ANPA “Mappatura del Rischio Industriale in Italia - Aprile 2000” e coprono come intervallo temporale il periodo 1988 - 1999.

I dati “Distribuzione degli impianti e degli stabilimenti soggetti a notifica e dichiarazione in base agli art. 4-6 del DPR 175/88”, permettono una elaborazione statistica a livello regionale e provinciale in base al numero di stabilimenti presenti, distinguendo quelli sottoposti a “notifica” (art. 4 DPR 175/88) e quelli sottoposti a

“dichiarazione” (art. 6 DPR 175/88).

L’art. 5 del D.Lgs. 334/99 introduce

anche il concetto di “relazioni”, ma non si hanno al momento informazioni disponibili in tal senso.

Per quanto riguarda i dati regionali si può osservare che la concentrazione più elevata di stabilimenti sia soggetti a notifica (21%), sia a dichiarazione (32%), si trova in Lombardia mentre la regione con la minor concentrazione di impianti soggetti a notifica è la Valle d’Aosta (0%). Le regioni con la minore concentrazione risultano la Valle d’Aosta e il Molise (0.2%).

Le province con maggior numero di impianti sono Milano e Ravenna.

In base all’analisi a scala nazionale relativa al tipo di attività, si può osservare che i depositi di gas liquido sono l’altro tipo di attività più presente sul territorio (44%)

L’altro tipo di attività più presente sul territorio sono i depositi di gas liquefatti che ne occupano il 34% di cui il 17% in Lombardia. ed il 13% in Trentino Alto Adige.

ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

Impianti industriali a rischio di classe A (obbligo di notifica), per migliaia di kmq di superficie regionale Fonte: Ministero dell’Ambiente, Servizio IAR, 2000.

ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

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Impianti industriali a rischio di classe B (dichiarazione) per migliaia di kmq di superficie regionale

Fonte: Ministero dell’Ambiente, Servizio IAR, 2000.

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

L’indicatore prende in considerazione le attività antropiche di estrazione di minerali di seconda categoria ad elevato impatto ambientale-paesaggistico, strettamente correlate al contesto geologico e geomorfologico locale.

Ai sensi dell’art. 2 del R.D. n. 1443 del 29.07.1927, appartengono alla seconda categoria la coltivazione delle torbe, dei materiali per costruzioni edilizie, stradali ed idrauliche, delle terre coloranti, delle farine fossili, del quarzo e delle sabbie silicee, delle pietre molari, delle pietre coti, degli altri materiali industrialmente utilizzabili non compresi nella prima categoria.

Nella fattispecie le attività in questione si identificano con insediamenti estrattivi di ghiaia, sabbia e/o argilla, suddivisi per tipologia di coltivazione (cava di pianura, di versante, di monte ecc.).

I dati utilizzati per l’elaborazione dell’indicatore derivano dalla consultazione dei Piani Cave e delle Schede ISTAT, ma è necessario sottolineare che tali dati non risultano uniformi per tutte le Regioni.

I dati estratti sono quelli evidenziati nella tabella in allegato e consistono, per il periodo 1995-1998, nel numero di cave per provincia suddivise per materiale (lapideo e per edilizia).

Come si può osservare dall’analisi della tabella in allegato, i dati non sono distribuiti in modo omogeneo. Infatti, per alcune regioni abbiamo solo le quantità di materiale estratto (Friuli Venezia Giulia), per altre solo il numero di cave (Toscana - estrazione di materiale lapideo, Piemonte - estrazione di materiale per edilizia) e comunque i dati non coprono lo stesso arco temporale.

Inoltre, si è riscontrato che in alcuni casi si ha solo la quantità totale regionale di materiale estratto.

Si hanno altresì a disposizione i dati del censimento intermedio dell’industria del

1996 che forniscono informazioni solo sul numero di cave per provincia e non sono confrontabili con quelli reperiti dai piani cave e dalle schede ISTAT in quanto non hanno la stessa suddivisione per materiale estratto.

Questo censimento infatti suddivide le cave in tre tipologie:

- estrazione di pietra;

- estrazione di ghiaia, sabbia e argilla;

- altro.

SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI 2

a

CATEGORIA

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

Numero di attività antropiche di estrazione di minerali (cave) per provincia

Fonte: Piani Cave regionali,provin- ciali, ISTAT.

SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI 2a CATEGORIA (CAVE)

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

L’indicatore in oggetto individua la quantità degli incidenti riscontrati in una determinata area industriale, dove sono presenti impianti (pozzi petroliferi, centrali termiche ecc.), e dove si svolgono, all’interno dello stabilimento, attività su sostanze pericolose che rappresentano, di conseguenza, un pericolo per l’ambiente e per l’uomo.

Obiettivo dell’indicatore è di conoscere il grado di impatto determinato dalla presenza di attività a grande rischio e dal verificarsi di incidenti rilevanti.

L’indicatore “incidenti rilevanti riscontrati” descrive il problema in modo generico, per focalizzare meglio questo tema si possono considerare altri aspetti più significativi quali: la tipologia d’incidente (sversamento, esplosione, ecc.), la tipologia delle sostanze usate e/o prodotte, la matrice ambientale coinvolta.

Nella tabella in allegato sono presenti i dati sugli incidenti rilevanti avvenuti in Italia nel periodo 1985-1998 ricavati dal database MARS 3.0 del Ministero dell’Ambiente. Dall’analisi di questi dati si osserva che gli incidenti sono 23 di cui la maggior parte avvenuti nel norditalia.

Dall’analisi della distribuzione degli incidenti si può osservare che le regioni più colpite sono la Lombardia e la Liguria, mentre altre regioni colpite ma in maniera minore risultano Veneto, Lazio, Sicilia.

L’analisi a livello provinciale evidenzia che le province più colpite sono Milano e Savona (3) seguite da Cremona (2).

Approfondendo l’analisi considerando il numero di abitanti per provincia, la più colpita risulta Savona seguita da Cremona.

NUMERO DI INCIDENTI RILEVANTI RISCONTRATI

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CONTAMINAZIONE PUNTUALE E SITI CONTAMINATI

NUMERO DI INCIDENTI RILEVANTI RISCONTRATI

71

Numero di incidenti rilevanti in Italia nel periodo 1985 - 1998

Fonte: database MARS 3.0, Ministero dell’ Ambiente.

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NUMERO DI CERTIFICAZIONI CHE ATTESTANO UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE SECONDO EMAS e/o ISO 14001

I benefici ambientali dell’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale (S.G.A.) sono da ricondurre principalmente a:

- prevenzione o riduzione degli impatti ambientali;

- riduzione di rischi di incidenti ambientali;

- riduzione di utilizzo di materie prime ed energia implicati nei processi produttivi;

- riduzione di emissioni o rifiuti.

È chiaro che una diffusa presenza di tali norme segnala una certa recettività al tema dello sviluppo sostenibile, a tutto vantaggio della qualità dell’ambiente e dunque anche della matrice suolo.

Le informazioni fornite dall’indicatore sono dunque da intendersi in un’ottica di risposta alle problematiche di pressione e impatto generate dall’inquinamento legato ad attività produttive.

Dalle considerazioni precedenti si può quindi analizzare la diffusione del regolamento EMAS e della norma ISO14001 sul territorio nazionale per trarre alcune conclusioni sull’impegno ambientale delle aziende.

Dai dati riportati in tabella e dalla loro rappresentazione nel grafico si nota per la norma ISO 14001 una elevata distribuzione di certificazioni in Lombardia, seguita da Piemonte e Veneto.

Le regioni del Nord da sole possiedono quasi il 62% di tutte le certificazioni accreditate dal SINCERT. Province capofila nel settore sono quelle di Milano, Torino, Bergamo e Genova. Tra le regioni centro-meridionali spiccano i dati sull’Abruzzo; il maggior numero di certificazioni si riscontra nella provincia di Roma, seguita da Napoli, Bari e Chieti.

La certificazione ISO 14001 è comunque in rapida diffusione, ed è praticamente raddoppiata nel 2000 rispetto al 1999.

Le adesioni al regolamento EMAS sono

in generale molto meno diffuse delle precedenti e interessano per la maggior parte Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto; la provincia di Milano è quella con il più alto numero di certificazioni.

Anche questo fenomeno è in rapida diffusione, con un maggiore interesse anche per le regioni del Centro e del Sud.

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NUMERO DI CERTIFICAZIONI CHE ATTESTANO UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE SECONDO EMAS e/o ISO 14001

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Numero di certificazioni EMAS per provincia

Fonte: registro nazionale dei siti EMAS, 2001.

Numero di certificazioni ISO14001 per provincia

Fonte: banca dati SINCERT, 2000.

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