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G Genova,simbolodell’incuria

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Academic year: 2021

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SABATO 11 OTTOBRE DOMENICA 12 OTTOBRE 2014

2

conquiste

del

lavoro

attualità

G

enova (nostro servizio). Il disa-stro è enorme, provocato da tonnellate di acqua cadu-te su Genova ed hincadu-ter- hinter-land per quasi 48 ore. So-no esondati fiumi e tor-renti in città e sulle mon-tagne liguri. Prezzo altissi-mo quello pagato dalla zona, con un morto, un infermiere di 57 anni in-trappolato in un sotto-passo e travolto dalle ac-que di Bisagno in piena, tre anni dopo la terribile alluvione che uccise sei donne. Fereggiano e Bisa-gno, come ora. Mezza Ge-nova è andata sott’acqua a causa di temporali auto rigeneranti in una città dove si progetta molto, su porto, strade, struttu-re urbane e non si fa qua-si nulla: dal terzo Valico alla Gronda. E il disastro si è ripetuto nell’hinter-land dove Masone, picco-lo e ridente centro di colli-na, è diventato un luogo spettrale, carico di fan-go. Ma soprattutto le le-zioni del passato non sembrano essere servite nella città dov’è iniziato da poco il processo con-tro gli amministratori

co-munali accusati di aver gestito male l’evento del 2011 perché, da allora, ai fiumi pericolosamente in-tubati dalla speculazione edilizia, è stato fatto po-co o nulla. “Gli interventi per mettere in sicurezza il territorio non sono più rinviabili”, ha affermato Domenico Pesenti, segre-tario generale della Fil-ca-Cisl nazionale, ricor-dando come il rischio “i-drogeologico

sia diffusissi-mo in tutta Ita-lia, perché in-teressa l’82% dei Comuni”. “Gli interventi – sottolinea Pesenti - conti-nuano ad esse-re un

mirag-gio, e così assistiamo pun-tualmente a frane, allu-vioni, smottamenti, eson-dazioni con sacrificio di vi-te umane e scene apoca-littiche. Quanto fatto dal governo è sempre trop-po trop-poco, perché le risor-se destinate a questo ti-po di interventi sono as-solutamente insufficien-ti. E’ necessario e non più rinviabile attivare una po-litica seria di messa in

si-curezza del territorio, con lo stanziamento di ri-sorse proporzionate alla mole di interventi e im-mediatamente spendibi-li”. Interventi, secondo Pesenti, che darebbero sicurezza al territorio ma anche fiato all’econo-mia: “Si otterrebbe un ri-sparmio notevole rispet-to ai danni ingenti provo-cati dalle alluvioni e si permetterebbe l’atteso

rilancio dell’edilizia, set-tore che rappresenta l’11% del Pil nazionale e che dall’inizio della crisi ha perso 750 mila addet-ti, oltre il 50% del totale”. Ma a Genova l’alluvione ha anche provocato dan-ni forse irreversibili al commercio, dopo che probabilmente migliaia di attività commerciali so-no state allagate ed han-no subito danni ehan-normi. Lo fa presente Silvia

Avanzino, segretaria Fisa-scat a Genova, che sotto-linea come sia “la secon-da volta in pochi anni che avviene un disastro del genere. Il commercio già distrutto da crisi, crollo dei consumi potrebbe avere un colpo mortale a Genova. Nell’alluvione del 2011 siamo riusciti a salvare le aziende con ammortizzatori sociali, al-la cassa integrazione in

deroga. Le aziende han-no salvato i rapporti di la-voro, non hanno perso forza lavoro. Oggi non ab-biamo più la possibilità di cassa in deroga in quan-to esaurita e non so per-ciò come faremo, anche perché l’accesso al credi-to per le aziende è molcredi-to difficile”. “Quelle colpite – ricorda la Avanzino – so-no micro aziende di tutto il centro Genova. Moltis-sime, migliaia. Aziende

che non sanno come ripa-rare i danni ora e non so se potranno riprender-si”.

Antonio Graniero, segre-tario genovese Cisl, evi-denzia come questi even-ti mostrino le fragilità del territorio. “Occorre usci-re dalle politiche emer-genziali – afferma – e fa-re programmazione. Non possiamo piangere morti ogni anno ed avere danni enormi al tessuto com-merciale, con perdite di po-sti di lavoro”. E se i commer-cianti genovesi fanno sapere che faranno una stima pre-cisa nei prossi-mi giorni delle attività danneggiate, Graniero in-vita a tenere puliti i fiumi ed alla politica delle bio-masse: “tagliare gli alberi che non servono e pro-durre energia”.

Di “tragedia nazionale” perché “simbolo dell’in-curia grave in cui versa il nostro Paese”, parla la genovese neosegretario generale della Cisl Anna-maria Furlan

aggiungen-do che “è solo il frutto delle omissioni, dei ritar-di amministrativi e del so-lito rimpallo di responsa-bilità davvero vergogno-si”. “Siamo vicini alla fa-miglia della vittima del-l’alluvione - prosegue Furlan - ed esprimiamo la solidarietà della Cisl a tut-ta la popolazione di Ge-nova colpita ancora una volta da una alluvione de-vastante. Da genovese, ma soprattutto da cittadi-na italiacittadi-na, mi sento indi-gnata e colpita da questa ennesima tragedia che si poteva evitare se si fosse lanciato per tempo l'allar-me e soprattutto, se si fosse fermato il dissesto idrogeologico della Ligu-ria. Oltre a fare luce sulle responsabilità - conclude il leader della Cisl - il Go-verno dovrebbe imme-diatamente intervenire per sostenere in questo momento così difficile la popolazione di Genova e sbloccare subito tutte quelle opere pubbliche programmate e mai rea-lizzate in modo da evita-re alla città di Genova e alla Liguria di rivivere questi eventi calamito-si”.

Dino Frambati

Genova,simbolodell’incuria

S

alario minimo legale, un tema che non passa mai moda. Tutti ne parlano: da Jean-Claude Juncker e la sua proposta sul salario minimo europeo, al leader del La-bour Party britannico Ed Mi-liband, al premier Matteo Renzi. Ma sappiamo esatta-mente cos’è e perché è diven-tato uno degli argomenti più dibattuti del momento? Par-tiamo da una definizione semplice: il salario minimo legale consiste in una soglia retributiva minima, indivi-duata per legge, al di sotto della quale il datore di lavo-ro non può scendere per re-munerare i propri lavoratori. Come ogni soluzione di cam-biamento che si rispetti, il sa-lario minimo legale divide e, da anni, alimenta il dibattito tra sostenitori e scettici. Al-cuni ad esempio evidenzia-no che un tale intervento sul mercato del lavoro potrebbe alterare il corretto equilibrio tra domanda ed offerta, gene-rando “lavoro nero” ed eleva-ti livelli di disoccupazione. Secondo altri il salario mini-mo legale assicura invece una protezione certa ai c.d. working poor e ai lavoratori più deboli, contrasta la seg-mentazione del mercato del lavoro e scongiura pratiche

di dumping salariale. Accantonati i filtri ideologi-ci, dato di fatto è che in quasi tutti i Paesi europei vige un minimo retributivo fissato per legge. All’interno del contesto comunitario, gli Stati privi di questo istituto sono infatti solo sei: Austria, Cipro, Danimarca, Finlan-dia, Svezia e Italia.

Tra i paesi muniti di un mini-mo salariale legale vi sono come ovvio differenze appli-cative. Nel merito, Lussem-burgo e Francia si distinguo-no per i valori assoluti più elevati, rispettivamente 11,10 e 9,53 Euro lordi per ora lavorata. Poco sotto tro-viamo Olanda, Belgio e Ir-landa, sino ad arrivare a so-glie salariali minime decisa-mente più modeste, sotto i 2 Euro lordi all’ora, in Letto-nia, LituaLetto-nia, Romania e Bul-garia.

Per meglio inquadrare una panoramica europea del sala-rio minimo legale può essere utile circoscrivere ulterior-mente l’analisi ai Paesi più simili al caso italiano. Notia-mo allora che il salario mini-mo nel Regno Unito è fissa-to a 7,43 Euro lordi/ora (cir-ca il 47% del salario media-no rifacendoci al rapporto percentuale noto come indi-ce di Kaitz): qui i laburisti propongono addirittura un innalzamento dell’asticella. Lo Smic francese si attesta invece su valori sicuramente più elevati con i suoi 9,53 Eu-ro lordi all’ora (l’indice di Kaitz arriva al 62%), tali, se-condo molti, da giustificare presto una revisione al ribas-so. Il Belgio non è da meno: 9,10 Euro lordi/ora, con la particolarità di un sistema “duale” in cui al minimo re-tributivo imposto per legge

si aggiunge la contrattazio-ne collettiva settoriale. Più contenuto l’importo spagno-lo, che ammonta a 3,91 Euro lordi/ora.

Ad un sistema analogo a quello belga si rifarà per tut-to il 2015 e 2016 anche la Germania, l’ultimo Paese eu-ropeo ad aver introdotto per legge un minimo salariale. Stando alla riforma approva-ta a larga maggioranza dal Bundestag, il salario mini-mo legale è fissato a 8,50 Eu-ro lordi/ora e sarà applicato a tutti i lavoratori con ecce-zioni per gli apprendisti, gli stagisti, i minori di 18 anni senza qualifica professiona-le e i disoccupati “di lunga durata”. Nello specifico, il salario minimo entrerà in vi-gore nel 2015 e sino al 2017 si accompagnerà ad un regi-me transitorio “duale”, entro cui saranno ammesse

dero-ghe alla soglia minima impo-sta per legge ricorrendo ai minimi stabiliti dalla contrat-tazione collettiva. Il salario minimo legale sarà poi gene-ralizzato dal 2017, per esse-re rivisto annualmente da un’apposita commissione composta da rappresentanti delle parti sociali ed esperti. Arriviamo infine allo stato dell’arte in Italia. Nonostan-te una previsione sperimen-tale nell’emendamento del governo al Jobs Act, nel no-stro Paese il dibattito sul sala-rio minimo legale è timido e spesso smorzato da veti pre-giudiziali. Il timore è quello di un oscuramento del ruolo della contrattazione colletti-va, che storicamente ha avu-to il compiavu-to di regolare i mi-nimi retributivi dei lavorato-ri nei diversi settolavorato-ri. Da que-sto punto di vista, una do-manda sorge spontanea: la proposta dell’introduzione di un salario minimo legale va letta come l’ennesimo ten-tativo di marginalizzazione del sindacato da parte del-l’esecutivo, oppure potreb-be seriamente rappresentare una sfida ed insieme un’op-portunità per il sistema socio-economico italiano?

Davide Mosca

Filo diretto con il Centro

Marco Biagi / 293

Il salario minimo legale tra Europa e (forse) Italia

Settegiorni

di Rebecca Argento

Alluvione di Genova. Furlan:

“Tragedia frutto di omissioni, ritardi amministrativi e del solito rimpallo di responsabilità”

Graniero, segretario Ust Cisl: “Uscire dalle politiche

emergenziali. Non possiamo piangere morti ogni anno

ed avere danni enormi al tessuto commerciale,

con perdite di posti di lavoro”.

Pesenti (Filca): “Gli interventi per mettere

in sicurezza il territorio non sono più rinviabili.

Il rischio idrogeologico interessa l’82% dei Comuni”.

Nazionale.E' Annamaria Furlan il nuovo segretario generale della Cisl, eletta dal Consiglio generale che ha optato, come auspicato da Bonanni, per una scelta “all' insegna della continuità nella gestione dell’organizzazione nel modo più equili-brato possibile ed in piena unità inter-na”. Obiettivo della Furlan: tornare tra la-voratori e pensionati. Il 18 ottobre si ter-rà il "Jobs day" della Cisl, una giornata di mobilitazione nazionale nelle città e re-gioni italiane.

Contrattazione. Le segreterie nazionali

del credito e Abi hanno raggiunto un ac-cordo per definire la delicata questione della tabellizzazione dell’edr. L’impegno adesso è di rinnovare il contratto naziona-le entro il 31 dicembre.

Interrotte le trattative di rinnovo del con-tratto dei lavoratori termali, scaduto or-mai da tre anni. Federterme, vorrebbe ampliare la sfera contrattuale di settore ai dipendenti delle strutture alberghiere dotate di centro termale ma per Fisascat, Filcams e UIltucs˘ la proposta non è con-divisibile perché riguarderebbe soltanto

alcune strutture; proclamato uno sciope-ro il 22 ottobre per l'intesciope-ro turno.

Vertenze.Per l’Ast di Terni la mediazione del Ministero si è rivelata insufficiente al raggiungimento di un accordo di media-zione tra richieste aziendali e sindacali. L’azienda ha infatti riaperto la procedura di mobilità e disdettato tutti gli accordi aziendali di secondo livello. Cgil Cisl e Uil Roma e Lazio si sono attivati unitariamen-te organizzando una mobilitazione e as-semblea unitaria per la difesa dei diritti i tutti i lavoratori del Teatro dell'Opera.

Nokia ha annunciato 150 licenziamenti in Italia scatenando la reazione dei lavorato-ri che hanno dato il via a un presidio a ol-tranza finchè la società non ritirerà tutte le lettere di licenziamento.˘Meridiana: al momento l'azienda non ha risorse per in-centivare gli esodi, ma non esclude di po-ter riassorbire parte dei 1600 esuberi otti-mizzando le risorse. Martedì nuovo in-contro. Accordo tra Tirreno Power e sin-dacati di categoria sulla mobilità per 126 lavoratori del gruppo. Resta incerto il fu-turo produttivo del sito di˘ Vado Ligure.

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