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Questo significa che le misure stanno funzionando e che, un po' alla volta, l'operazione di provare a mettere la curva sotto controllo sta dando i risultati che ci aspettavamo

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Academic year: 2021

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Signor Presidente, ringrazio tutti i senatori che hanno preso parte a questo dibattito, che è stato senz'altro ricco e potrà aiutarci nel lavoro delle prossime ore.

Proverò a replicare brevemente, vista la lunga introduzione che ho voluto fare, ma i temi sono stati tanti, perché, come noto, abbiamo diviso la discussione su due questioni fondamentali: la prima, il prossimo DPCM e il quadro epidemiologico del Paese; la seconda, la presentazione del piano strategico sul vaccino Covid, tema assolutamente prioritario, come noto, per il futuro della nostra comunità.

Sul primo punto, in riferimento al piano epidemiologico, credo che dobbiamo avere la forza e il coraggio di dire con nettezza alla nostra opinione pubblica e a noi stessi che ci sono due verità: due verità che possono apparire in contraddizione, ma che in realtà non lo sono.

La prima verità è che, da qualche settimana, finalmente, vediamo dati incoraggianti, che segnalano un progresso che va nella direzione giusta. Ho avuto modo di indicare che cosa è avvenuto sul famoso indice di trasmissione del contagio, l'Rt, nelle ultime quattro settimane: siamo passati da 1,7 a 1,4, poi a 1,18 e, dall'ultima rilevazione, a 1,08. Questo significa che le misure stanno funzionando e che, un po' alla volta, l'operazione di provare a mettere la curva sotto controllo sta dando i risultati che ci aspettavamo. Questa è una verità con la quale dobbiamo fare i conti, e l'auspicio è che le prime tendenze, anche in termini di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva, possano darci ulteriori elementi nei prossimi giorni che vanno ancora nella direzione di una riduzione del contagio, di una riduzione delle persone malate.

Se questa è una verità importante che ci dice che stiamo andando nella direzione giusta, che finalmente c'è una tendenza che ci porta nella direzione giusta, l'altra verità è che c'è ancora una situazione molto complicata nel nostro Paese. I contagi sono in un numero assoluto molto elevato; i decessi sono, purtroppo, in numero molto elevato, e ancora la stessa pressione sui posti letto in terapia intensiva e subintensiva e in area medica è molto elevata. Questo ci chiede un approccio di grande cautela e di grande precauzione che dobbiamo considerare indispensabile se vogliamo tenere la curva sotto controllo.

Dico un dato su tutti, che mi pare di particolare importanza: ad oggi nel nostro paese ci sono più di 320 casi ogni 100.000 abitanti; è un numero molto alto. Tutti i migliori studi scientifici dei nostri tecnici segnalano come la cifra per riportare sotto controllo in modo particolare il contact tracing, il tracciamento, sia quella di 50 casi ogni 100.000 abitanti. Significa che abbiamo fatto un pezzetto di strada, ma che ancora non basta; dobbiamo continuare a fare un lavoro insistente che ci consenta di riportare pienamente la curva sotto controllo. Per questo abbiamo bisogno, nel prossimo DPCM, di mantenere una linea di rigore, di serietà e di grande cautela e prudenza rispetto a quello che può avvenire. Questo lo dico in modo particolare rispetto alla peculiarità della fase e della stagione verso cui stiamo andando, e cioè la fase delle festività natalizie, che di per sé porta il rischio di un aumento degli spostamenti, di un aumento dei contatti tra le persone, e che quindi richiede un livello di attenzione ancora più alta.

Nel prossimo DPCM l'intenzione del Governo sarà prima di tutto di riconfermare l'impianto a tre colori, con fasce rosse, arancioni e gialle, che ha creato finora le condizioni per rimettere sotto controllo l'epidemia nel nostro Paese.

Il tentativo che abbiamo messo in campo nel mese scorso con la costruzione di questo impianto per fasce, che dipendono dalla situazione epidemiologica di ciascuna Regione, ha portato un risultato che va nella direzione giusta, quindi dobbiamo confermare questo modello, dietro cui c'è il tentativo - che io ritengo di grandissima importanza - di piegare la curva senza un lockdown generalizzato.

Questa è la grande differenza con il mese di marzo. Nel mese di marzo, l'Italia è stato il primo Paese a piegare la curva, indicando la strada di un lockdown generalizzato. Invece, in questa seconda ondata, stiamo provando a piegare la curva con un modello diverso, che ci consenta di leggere ciò che avviene, territorio per territorio, Regione per Regione, per riportare sotto controllo la curva del contagio, senza farci pagare il prezzo sociale, economico e finanche culturale di una chiusura generalizzata.

Il secondo asse del DPCM avrà a che fare con la necessità di gestire, nel modo più accorto possibile, le giornate delle festività natalizie. Proveremo a lavorare per limitare gli spostamenti a partire da quelli internazionali, per limitare gli spostamenti tra le Regioni e, nei giorni più delicati, anche per limitare gli spostamenti tra i Comuni. Dobbiamo evitare in tutti i modi che ci sia una coincidenza, alla fine di gennaio o all'inizio di febbraio, tra una potenziale fase di recrudescenza del virus e l'avvio di questa operazione straordinaria, imponente, davvero molto importante, che è la vaccinazione per il Covid.

In conclusione di questo mio intervento in replica, vorrei ribadire l'idea e i principi di fondo, che ci guideranno rispetto alla campagna di vaccinazione per il Covid. Ho ho sempre detto, dall'inizio di questa epidemia, che sarebbe stata la scienza a portarci fuori da questa battaglia, così difficile e

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drammatica. La scienza, effettivamente, ci sta consegnando i primi risultati incoraggianti, che devono farci dire, ancora con più forza, che gli investimenti pubblici e privati sulla ricerca scientifica e sui nostri scienziati hanno bisogno di essere rafforzati sempre di più, perché dalla scienza possono venire le soluzioni che tutti aspettiamo. Ora, in questo momento, in Europa, da parte dell'EMA, l'Agenzia europea del farmaco, ancora non sono pervenute approvazioni di natura formale, ma abbiamo due date segnate in rosso sul nostro calendario: la data del 29 dicembre e quella del 12 gennaio. In queste due date sono previste le prime validazioni e le prime certificazioni, che dovrebbero arrivare, rispettivamente, per il vaccino Pfizer BioNtech e per il vaccino Moderna. Chiaramente parlo ancora con cautela e con prudenza, perché noi stessi pretendiamo che l'EMA svolga tutti i controlli, tenendo altissima l'asticella della sorveglianza, perché quando un vaccino arriverà ad essere somministrato alle persone, dovrà essere senz'altro un vaccino sicuro e dovrà essere sicuramente un vaccino efficace.

Come Paese abbiamo chiuso contratti, attraverso l'Unione europea, per 202 milioni di dosi: si tratta di una cifra molto significativa. Le primissime dosi arriveranno, secondo i nostri auspici e le valutazioni dei nostri tecnici, alla fine di gennaio e poi, gradualmente, si arriverà ad una vaccinazione più larga, con i momenti fondamentali per la fine della primavera e l'estate. Penso che la scelta più delicata, che oggi ho provato a illustrare al nostro Parlamento, sia quella relativa alle prime categorie che decideremo di vaccinare, perché il vaccino arriverà, ma non arriverà subito in tutte le dosi e quindi, nelle primissime settimane, dovremo selezionare le categorie a cui somministrare queste dosi. La valutazione del Governo è quella di partire dalle categorie più a rischio e più di frontiera, la prima delle quali è sicuramente quella del personale sanitario: i nostri medici, i nostri infermieri, i nostri professionisti sanitari, che in questa battaglia con il Covid sono sempre stati la prima linea. Vaccinare loro significa rafforzare la resilienza del nostro Servizio sanitario nazionale e significa anche evitare che un loro eventuale contagio possa trasferirsi ai loro pazienti, che sono molto spesso portatori di fragilità e quindi sono più deboli e più a rischio rispetto agli esiti del Covid.

Una seconda categoria fondamentale sarà quella degli anziani, dei presidi sanitari e delle residenze sanitarie. In questi mesi, infatti, abbiamo visto che quando il virus entra in tali luoghi riesce a far pagare un prezzo molto salato anche in termini di vite umane. Più in più in generale, l'altra grande categoria sarà quella degli anziani.

Io penso che sulla partita della vaccinazione il nostro Paese deve giocare una grande sfida unitaria e mettere in campo tutte le energie di cui dispone. Stiamo parlando della più grande operazione di vaccinazione di massa che si sia mai vista nel nostro Paese. Abbiamo bisogno di mettere a sistema tutte le energie di cui disponiamo, dalle istituzioni repubblicane, le Regioni il Governo nazionale, alle risorse delle nostre Forze armate e della Protezione civile. Metteremo in campo tutte le energie perché questa è una grande sfida nazionale. È una sfida di tutti su cui dobbiamo assolutamente impegnare ogni energia.

Infine mi sia consentito di ribadire che proprio per il senso di questa sfida, noi dovremmo come Parlamento, unitariamente e senza distinzioni tra maggioranza e opposizione, provare a dare tutti un messaggio molto forte in favore di una campagna vaccinale che è la vera grande opportunità per il Paese per provare a superare la fase di difficoltà.

Sulla base delle brevi valutazioni contenute nella mia replica e sulla base delle lunghe comunicazioni che ho reso in apertura di questa seduta, esprimo parere favorevole sulla risoluzione n. 2 della maggioranza e su alcuni punti della risoluzione n. 1, presentata dai colleghi di opposizione. In particolare, esprimo parere favorevole sui punti della risoluzione n. 1 che io ritengo positivi, relativi alla sfida comune del vaccino. Lo ribadisco perché sulla campagna vaccinale non dobbiamo dividerci per la politica. È un grande obiettivo di tutto il Paese, dunque il mio parere è favorevole sull'impegno a), fino alle parole «Covid-19», e sull'impegno c).

Ritengo che questo sia un messaggio che va nella direzione giusta perché su questa battaglia

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