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CAPITOLO 3

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Academic year: 2021

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(1)CAPITOLO 3. VALUTAZIONE IMPIANTO TOSCANA L’obbiettivo dell’analisi che segue è studiare la fattibilità economica ed ambientale di un impianto che utilizzi gli scarti agricoli prodotti sul territorio toscano per produrre biodiesel tramite la depolimerizzazione catalitica. L’analisi è stata sviluppata a partire da una stima degli scarti prodotti in Toscana, seguita da una valutazione economica secondo diversi criteri (NPV, PBT, IRR) e dal calcolo delle emissioni inquinanti evitate (CO2, SO2). UTILIZZO SUPERFICI TOSCANA La Toscana ha un’estensione pari a circa 23.000 km2, di cui circa 406.000 ha sono utilizzati a scopo agricolo. Come riportato in tabella, la coltivazione maggiormente diffusa è quella dei cereali, in prevalenza frumento, seguita dall’olivo e dalla vite.. Coltivazione Cereali Coltivazioni industriali Vite Olivo Altro Totale. Superficie [ha] 199.937 21.347 62.561 96.902 25.490 406.237. Tabella 3.1 – Superfici agricole in Toscana. [1].

(2) Destinazione dei terreni coltivati in Toscana Cereali. Coltivazioni industriali. Vite. Olivo. Altro. 6% 24% 49%. 16% 5%. Grafico 3.1 – Destinazione percentuale dei terreni coltivati in Toscana [1]. Di seguito sono riportati i valori dettagliati delle superfici per le diverse colture, ottenuti dai dati ISTAT 2008 sulle coltivazioni agrarie in Toscana. Il dato relativo alla vite non era presente, quindi è stato sostituito dal valore dell’indagine ISTAT dell’anno precedente prece (2007). Superficie "Cereali" [ha] Totale Frumento in complesso Segale Orzo Avena Mais Sorgo Altri cereali. 199.937 144.973 305 15.935 12.593 21.283 3.039 1.809. Tabella 3.2 – Superfici destinate alla coltivazione di cereali. Superficie "Olivo" [ha] Totale. 96.902. Tabella 3.3 – Superfici destinate alla coltivazione dell’olivo.

(3) Superficie "Vite" [ha] Totale Uva da tavola Uva da vino. 62.561 78 62.483. Tabella 3.4 – Superfici destinate alla coltivazione della vite. Superficie "Coltivazioni industriali" [ha] Totale 21.347 994 Colza Girasole 20.248 Soia 105. Tabella 3.5 – Superfici destinate alla coltivazione di coltivazioni industriali. Superficie "Altro" [ha] Legumi secchi Fava da granella Fagiolo Pisello in complesso Cece Lenticchia Piante da tubero Patata in complesso Ortaggi in piena aria Legumi freschi Fusti foglie e infiorescenze Frutti Frutta fresca Melo Pero A nocciuolo In guscio Altra frutta nda Agrumi Arancio Limone. 7.931 6.780 227 715 186 23 5.426 5.426 8.103 448 2.145 5.163 4.019 766 662 2.385 41 165 11 3 8. Tabella 3.6 – Superfici destinate alla coltivazione di legumi secchi, piante da tubero, ortaggi in piena aria frutta fresca ed agrumi. STIMA SCARTI Note le superfici coltivate è necessario calcolare il quantitativo totale degli scarti prodotti annualmente. Ciò è possibile se si stima un valore medio dello scarto utile prodotto da ciascuna coltivazione, che è fortemente influenzato dall’utilizzo cui lo scarto è destinato. Poiché la depolimerizzazione catalitica utilizza prodotti secchi, è maggiormente.

(4) significativo non considerare nella quota residua la parte umida dello scarto. E’ perciò possibile assumere le medesime rese di scarto utile del processo di gassificazione, i cui valori sono riportati nella tabella che segue. Tipo di Biomassa Frumento Orzo Granturco Avena Barbabietola Girasole Soia Ortive Floricolture Faraggere Vigneto Oliveto Agrumi Melo Pero Pesco. Scarto [t/ha] 2,0 1,5 2,0 1,5 0,0 4,0 1,0 1,0 0,0 0,0 2,0 1,0 1,0 2,0 2,0 3,0. Tabella 3.7 – Scarto prodotto per unità di superficie da diversi tipi di biomassa [2]. Una volta ottenuti sia dei dati sui terreni coltivati, sia degli scarti prodotti da ciascuna coltivazione, è possibile calcolare gli scarti complessivamente prodotti in Toscana. Poiché non si possiedono i dati sugli scarti di tutte le coltivazioni sono necessarie alcune semplificazioni in merito alle rese in scarti utili delle colture non presenti nella tabella precedente. Le ipotesi adottate per ciascuna tipologia di prodotto sono riportate di seguito •. Scorrendo la lista dei cereali non è presente il dato relativo alla segale, quindi viene ipotizzata la stessa resa dell’orzo; per il sorgo viene utilizzato invece lo stesso valore del granturco.. •. Sia la resa in scarti utili dei legumi secchi che degli ortaggi in piena aria non sono disponibili, quindi per entrambi è assunto il medesimo valore fornito per le ortive.. •. Per quanto riguarda le coltivazioni industriali è noto lo scarto prodotto dal girasole e dalla soia, mentre è sconosciuto quello della colza: esso viene allora assunto pari al valore fornito per la soia..

(5) •. Non essendo disponibile la resa in scarto utile della frutta fresca in nocciuolo ed in guscio, viene presa come riferimento il dato fornito per il pesco.. •. Infine è ipotizzato che le patate non forniscano alcuna quantità utile per il processo CDP.. La tabella che segue riporta gli scarti ottenuti e le semplificazioni fatte per le diverse coltivazioni, mentre il grafico successivo mostra i contributi percentuali delle diverse colture. DESTINAZIONE TERRENO Frumento Segale* Orzo Avena Mais Sorgo* Legumi secchi* Ortaggi in piena aria* Colza* Girasole Soia Melo Pero A nocciuolo* In guscio* Agrumi Vite* Olivo. Superficie Totale (ha) 144.973 305 15.935 12.593 21.283 3.039 7.931 8.103 994 20.248 105 766 662 2.385 41 11 62561 96902. Scarto per ettaro (t/ha) 2,0 1,5 1,5 1,5 2,0 2,0 1,0 1,0 1,0 4,0 1,0 2,0 2,0 3,0 3,0 1,0 2,0 1,0. Scarto (t) 289.946 458 23.903 18.890 42.566 6.078 7.931 8.103 994 80.992 105 1.532 1.324 7.155 123 11 125.122 96.902. Ipotesi. *utilizzata resa orzo. *utilizzata resa granturco *utilizzata resa ortive *utilizzata resa ortive *utilizzata resa soia. *utilizzata resa pesco *utilizzata resa pesco *utilizzato dato 2007. Tabella 3.8 – Scarti totali prodotti in Toscana dalle diverse coltivazioni.

(6) Provenienza degli scarti. Olivo 13,6%. Altro 4,7% Frumento 40,7%. Vite 17,6%. Girasole 11,4%. Mais 6,0%. Orzo Avena 3,4% 2,7%. Grafico 3.2 – Provenienza percentuale degli scarti agricoli prodotti in Toscana. POTENZIALITA’ PRODUTTIVA PRODUT DELL’IMPIANTO Noto il volume di scarti prodotto, è possibile calcolare il quantitativo di biodiesel prodotto annualmente dall’impianto in analisi, ipotizzando un valore medio della resa del processo. In base alla ricerca bibliografica effettuata, assumiamo un valore della resa pari al 40% in peso rispetto alla biomassa in ingresso [3]. L’ammontare totale degli scarti prodotti in Toscana calcolato in precedenza supera supe le 700.000 tonnellate (712.133,5 712.133,5 t), quindi possiamo ricavare la quantità di biodiesel prodotta, sia in termini di peso che in termini di volume (poiché è nota la densità del biodiesel, pari 865 kg/m3 [3]]). Di seguito sono riportate le relazioni utilizzate e i dati ricavati.. (che fornisce le tonnellate di biodiesel ottenibili).

(7) Scarto totale (t) 712.133,5. Resa CDP (tBD/tBM) 40%.     

(8)   . Biodiesel (t) 284.853,0.    

(9)    1000  à. . (che fornisce il volume in litri di biodiesel sviluppato). Densità BD (kg/l) 0,865. Biodiesel (litri) 329.310.289,0. L’ammontare di biodiesel così ottenuto rappresenta la produzione annua complessiva; ipotizzando il numero di giorni lavorativi per anno, si possono ottenere la produzione giornaliera e quella oraria. Stimiamo che l’impianto sia operativo per 300 giorni all’anno, 24 ore su 24. Seguono le relazioni utilizzate ed i dati ottenuti..

(10)         .

(11)     300. . Produzione giornaliera (l/gg) 1.097.701,0.

(12)    !   .

(13)         24. Produzione oraria (l/h) 45.737,5. $.

(14) ANALISI ECONOMICA Per le realizzazione dell’analisi economico-finanziaria dell’impianto CDP sono stati stimati i costi da sostenere per la sua costruzione e per il suo funzionamento. Data la scarsità di informazioni reperibili in letteratura sul processo di depolimerizzazione catalitica, sono state individuate opere in cui si effettua un confronto preliminare tra i costi sostenuti per un impianto CDP e uno Fischer-Tropsch. Procederemo quindi con un’analisi economica dell’impianto in esame tramite il confronto con un impianto che utilizzi la tecnologia Fischer-Tropsch e che possieda la medesima capacità produttiva. IMPIANTO DI RIFERIMENTO L’impianto di cui sono disponibili i dati relativi all’analisi economica è di tipologia FischerTropsch con gassificazione integrata della biomassa (biomass integrated gasification – Fischer Tropsch, BIG-FT), ed ha il solo scopo di produrre biodiesel, senza effettuare alcuna generazione di potenza. Questa caratteristica rende il confronto verosimile in quanto anche nell’impianto CDP studiato non si realizza cogenerazione. Dell’impianto di riferimento è noto il fabbisogno di potenza termica necessaria in ingresso, pari a 367 MWth [4]. La potenzialità produttiva non è fornita in termini di barili o litri prodotti nell’unità di tempo, bensì è anch’essa espressa in termini di potenza termica posseduta dal biodiesel (pari a 154,8 MWth. [4]. ). Per poter confrontare questo dato con la capacità produttiva. dell’impianto è necessario dividerlo per il potere calorifico inferiore del biodiesel (assunto pari a 44 MJ/kg [3]) e per la sua densità (0,780 kg/l [3]); la relazione utilizzata è riportata di seguito..

(15)    !   .

(16)  %  &      3600

(17) '(  ). Potenza Termica FT (MWth) 154,8. PCI (MJ/kg) 44,0. $.

(18) Densità BD (kg/l) 0,780. Produzione oraria FT (l/h) 16.237,8. Dal dato sulla produzione oraria è possibile ottenere il volume di biodiesel annualmente prodotto, poiché è noto che l’impianto Fischer-Tropsch è operativo per 8000 ore all’anno [4]. ..

(19)     

(20)    !    8000. . Produzione annua FT (litri) 129.902.097,9. A questo punto è possibile calcolare il rapporto fra le taglie dei due impianti, quello CDP che stiamo studiando e quello BIG-FT di riferimento. Poiché i due impianti hanno un differente numero di ore di funzionamento, il rapporto varia a seconda che si scelga come “taglia” la produzione annua o quella oraria. Di seguito si riportano i rapporti ottenuti in entrambi i casi.. Rapporto Taglie "l/h" 2,817. Rapporto Taglie "l/anno" 2,535. In seguito in via cautelativa verrà utilizzato il rapporto che risulta maggiore, ovverosia quello tra le produzioni orarie. Ciò ha lo scopo di evitare che i costi sia di impianto che di esercizio, risultino sottostimati. COSTI DI IMPIANTO L’ammontare complessivo dei costi di realizzazione dell’impianto FT di riferimento è noto ed è pari a 363 milioni di dollari [4]; prendendo un tasso di cambio euro-dollaro di 1,26 si ricava un costo in euro pari a circa 457 milioni..

(21) I costi delle singole componenti dell’impianto non sono legati alla taglia delle stesse in maniera proporzionale, bensì il loro costo unitario si riduce all’aumentare delle dimensioni. La relazione che lega i costi di impianto e le taglie è riportata in seguito [4].. '  , % , 0 . / '  % dove R è un fattore di scala che varia a seconda del componente in esame tra 0,6 e 0,8 [4]. Quindi fissando il valore di R (nel nostro caso lo assumiamo pari a 0,8), è possibile procedere al calcolo dei costi di investimento per un impianto che utilizzi ancora la tecnologia Fischer-Tropsch, ma la cui taglia sia la medesima dell’impianto CDP in esame. Di seguito si riportano i dati ottenuti.. Costi impianto FT (MM€) 457,38. Costi impianto FT eq (MM€) 1047,31. In seguito alla ricerca bibliografica effettuata, abbiamo individuato che, a parità di capacità produttiva, il rapporto dei costi di investimento iniziale tra un impianto che effettui la depolimerizzazione catalitica ed uno che utilizzi la tecnologia Fischer-Tropsch vale circa 14 [5]. Quindi i costi per la realizzazione dell’impianto CDP in Toscana sono facilmente ottenibili dalla relazione che segue.. '  1 234  14  '  1 56. Costo impianto CDP (MM€) 261,83.

(22) COSTI DI ESERCIZIO Il calcolo dei costi di esercizio è più complicato rispetto al caso precedente, poiché non siamo in possesso dei dati relativi all’impianto FT fin qui utilizzato come riferimento. In questo caso infatti i dati economici in nostro possesso si riferiscono ad un impianto che, pur utilizzando la medesima tecnologia di conversione, necessita di un input termico pari a 427 MWth e quindi maggiore rispetto al precedente (il cui fabbisogno termico valeva 367 MWth) [4]. Purtroppo non sono però disponibili i dati relativi alla capacità produttiva di questo nuovo impianto. I costi operativi complessivi dell’impianto, che sono composti dalle spese per produzione, trattamento inquinanti, personale e manutenzione, possono essere ragionevolmente assunti proporzionali alla taglia installata, e legati quindi dalla relazione che segue.. '  , % ,  '  - % -. Si possono quindi calcolare i costi di funzionamento per l’impianto di riferimento utilizzato fin qui, facendo una proporzione tra le taglie (intese adesso come input energetici necessari) dei due impianti. Anziché riportare le singole voci di costo, riportiamo i costi operativi complessivi, già convertiti in euro.. Costi Operativi FT 427 (MM€) 122,96. Costi operativi FT 367 (MM€) 105,68. In possesso del dato sui costi operativi per l’impianto di riferimento, viene ripetuto lo stesso passaggio già effettuato nel caso dei costi di impianto, ovverosia calcolare i costi di funzionamento per un impianto BIG-FT con la medesima capacità produttiva di quello CDP che stiamo studiando..

(23) Costi produzione FT eq (MM€) 297,67. A parità di capacità produttiva, i costi di esercizio sostenuti in un impianto di depolimerizzazione catalitica sono minori rispetto ad uno che utilizzi la tecnologia FischerTropsch. Dalla ricerca bibliografica effettuata è risultato infatti che nel primo caso i costi operativi sono meno della metà rispetto al secondo. In via cautelativa assumiamo quindi che il rapporto tra i due sia pari a 12 [5]. Possiamo quindi ottenere l’ammontare dei costi di produzione per l’impianto CDP utilizzando la relazione che segue.. '  1  7 234  12  '  1  7 56. Costo esercizio CDP annui (MM€) 148,83. Essendo noto il volume complessivo di biodiesel prodotto, è possibile calcolare il costo unitario per litro di biocarburante, in modo da poter valutare l’attendibilità del procedimento fin qui svolto.. '     . '  1  7       . Costo unitario CDP (€/l) 0,45. €.

(24) Il risultato da noi ottenuto è leggermente maggiore di quanto trovato negli articoli che trattano CDP in nostro possesso, nei quali i costi di produzione variano mediamente in un range tra 0,23 e 0,40 €/l [3]. RICAVI L’ipotesi assunta per l’impianto CDP in esame è quella di sostituire in ambito agricolo e in altre attività correlate, una parte del gasolio fossile impiegato, mantenendo costante l’apporto energetico fornito. Abbiamo deciso per tale ragione di considerare quale ricavo, il risparmio conseguibile con la sostituzione del gasolio, ovverosia i costi non più sostenuti per l’acquisto di combustibile. Calcoliamo quindi a quale quantitativo di gasolio convenzionale corrisponde il volume di biodiesel prodotto, così da poter individuare in seguito quale sia il risparmio in termini economici. Per far ciò impostiamo il bilancio energetico su base annuale , poiché non vogliamo sostituire un egual volume di gasolio, bensì una medesima quantità di calore fornito.. -3   à-3 

(25) '(-3  9:;<=><   à9:;<=>< 

(26) '(9:;<=><. ?@. Il potere calorifico inferiore è il medesimo sia per il gasolio che per il biodiesel prodotto via CDP, ed è pari a 42,7 MJ/kg. [3]. ; quindi il calcolo del volume di gasolio equivalente si. riduce alla formula che segue. 9:;<=><  Densità BD (kg/l) 0,865. Densità Gasolio (kg/l) 0,840. -3   à-3  à9:;<=><. . Biodiesel (litri) 329.310.289,0. Gasolio (litri) 339.111.190,5.

(27) Possiamo adesso calcolare il ricavo annuale conseguito, inteso come costo evitato, stimando il prezzo al litro del gasolio agricolo. Quest’operazione, al pari delle precedenti ipotesi sui costi di impianto e di esercizio, è stata resa difficoltosa dallo scarso numero di valori in nostro possesso circa il prezzo del gasolio agricolo. Il dato preso come riferimento è relativo all’inizio del mese di febbraio del 2009 nella provincia di Biella; il prezzo registrato è pari a 0,66 €/l iva inclusa per taglie di consegna superiore a 10000 litri [6]. .. La relazione utilizzata ed i dati ottenuti sono riportati di seguito.. A &7  '  B7  .         0,66 1000000. ??€. Ricavo (MM€) 220,42. ANALISI DEGLI INVESTIMENTI Essendo note tutte le voci di costo e di ricavo dell’impianto è possibile effettuare una valutazione dell’investimento per la sua realizzazione. Questo viene fatto analizzando tre indici significativi: •. In primo luogo il valore attuale netto (NPV) dell’investimento, ovverosia si calcola quale sarà il guadagno attualizzato complessivamente ottenuto dall’impianto a fine vita.. •. In seconda battuta il periodo di rimborso (PBP), ovvero l’arco di tempo necessario al recupero dell’investimento effettuato.. •. Infine il tasso interno di rendimento (IRR), vale a dire il tasso di attualizzazione che rende nullo il NPV.. Per effettuare la valutazione dell’investimento è necessario conoscere la vita utile dell’impianto, che nel nostro caso abbiamo ipotizzato pari a 25 anni, e fissare un valore.

(28) per il tasso di attualizzazione; dopo un’attenta ricerca abbiamo deciso di prendere per quest’ultimo un valore pari al 7%. Nel calcolo dei diversi indici dell’analisi, non verrà tenuta in considerazione la tassazione in vigore. Questa scelta è motivata dal fatto che, essendo i ricavi intesi come costi evitati poiché il biodiesel prodotto non è destinato alla vendita bensì all’autoconsumo, non si verificano flussi di cassa entranti. Ne risulta che il bilancio complessivo alla fine di ciascun anno non registra alcun utile, e quindi non è soggetto a nessuna aliquota fiscale. NET PRESENT VALUE Il valore attuale netto (o net present value) è l’indice più importante per la valutazione di un investimento. La fattibilità di qualsiasi investimento è infatti vincolata alla positività del VAN. Investimenti che presentano NPV negativi sono infatti non convenienti, poiché ciò significa che non si realizza nessun guadagno nel corso della durata dell’investimento. Il valore attuale netto è definito come la sommatoria dei flussi di cassa netti scontati (DCF) registrati durante tutta la vita utile (D anni) dell’investimento. H. D

(29)   E 'FG GIJ. Il discounted cash flow è a sua volta definito come il valore del flusso di cassa netto (NCF) registrato in un dato periodo (), attualizzato secondo il tasso di interesse fissato ( ). 'FG . D'FG K1 L MG. Il net cash flow è ottenuto dalla differenza tra i ricavi ed i costi sostenuti nel medesimo periodo. D'FG  AG N 'G Sostituendo le diverse voci nella formula del net present value otteniamo quanto segue. H. D

(30)   E. GIJ. AG N 'G K1 L MG. Nella tabella che segue sono riportate per ciascun anno i flussi di cassa teorici..

(31) Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25. Costi. Ricavi. (MM€) 261,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83 148,83. (MM€) 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42 220,42. Net Cash Flow (MM€) -261,83 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59 71,59. (1+i). n. 1,000 1,070 1,145 1,225 1,311 1,403 1,501 1,606 1,718 1,838 1,967 2,105 2,252 2,410 2,579 2,759 2,952 3,159 3,380 3,617 3,870 4,141 4,430 4,741 5,072 5,427. 1/(1+i). n. 1,000 0,935 0,873 0,816 0,763 0,713 0,666 0,623 0,582 0,544 0,508 0,475 0,444 0,415 0,388 0,362 0,339 0,317 0,296 0,277 0,258 0,242 0,226 0,211 0,197 0,184 Net Present Value. Discounted Cash Flow (MM€) -261,83 66,90 62,53 58,44 54,61 51,04 47,70 44,58 41,66 38,94 36,39 34,01 31,79 29,71 27,76 25,95 24,25 22,66 21,18 19,79 18,50 17,29 16,16 15,10 14,11 13,19 572,43. Tabella 3.9 – Flussi di cassa teorici. Il valore attuale netto risulta superiore a 500 milioni di euro, a fronte di un esborso iniziale pari meno della metà, e quindi l’investimento appare conveniente Ovviamente per le ipotesi effettuate precedentemente in questa analisi, il significato del VAN non è quello inteso normalmente, vale a dire un guadagno monetario, ma piuttosto indica il risparmio conseguito grazie all’investimento.. PAY BACK PERIOD Il periodo di rimborso indica il tempo necessario a recuperare il costo inizialmente sostenuto. Investimenti che prevedono PBP elevati comportano rischi maggiori, e hanno bisogno in genere di un ricorso maggiore a finanziamenti esterni per non congelare il capitale necessario. Viceversa un PBP minore rende l’investimento più sicuro..

(32) Il pay back period () è ottenuto risolvendo l’equazione che segue. O. E 'FG  0. GIJ. Riportiamo in tabella i flussi di cassa scontati e il valore della loro sommatoria per i diversi anni di vita utile dell’impianto e la situazione complessiva dell’investimento.. Anno 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25. DCF (MM€) -261,83 66,90 62,53 58,44 54,61 51,04 47,70 44,58 41,66 38,94 36,39 34,01 31,79 29,71 27,76 25,95 24,25 22,66 21,18 19,79 18,50 17,29 16,16 15,10 14,11 13,19. ΣDCF (MM€) -261,83 -194,92 -132,40 -73,96 -19,34 31,70 79,40 123,98 165,64 204,58 240,98 274,99 306,77 336,48 364,24 390,19 414,44 437,10 458,28 478,08 496,57 513,86 530,02 545,12 559,24 572,43. Perdita Perdita Perdita Perdita Perdita Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo Attivo. Tabella 3.10 – Flussi di cassa scontati complessivi. Osserviamo che il valore della sommatoria dei DCF avviene tra il quarto ed il quinto anno. Quindi il tempo necessario per recuperare il capitale investito è superiore ai 4 anni.

(33) Per ottenere il numero di giorni nel corso del quinto anno dopo i quali avviene il recupero dell’investimento, è necessario impostare una proporzione. Infatti, essendo noti sia il flusso di cassa scontato registrato nel quinto anno, pari a 51,04 milioni di euro, che quello in corrispondenza del quale si passa da “perdita” a “utile”, pari a 19,34 MM€, possiamo ottenere il numero di giorni dopo cui si raggiunge il pareggio. La proporzione è riporta di seguito K'F: D     MQR>GO< :GG<  K'F: D     M4:STUU>< da cui sostituendo i dati in nostro possesso risulta D     . 19,34  365 X 139 51,04. Quindi il pay back period complessivo è pari a 4 anni e 139 giorni. INTERNAL RATE OF RETURN Il tasso interno di rendimento è definito come il tasso di attualizzazione che renderebbe nullo il valore attuale netto. L’internal rate of return fornisce la base per il confronto tra diverse possibilità di investimento; le soluzioni da preferire sono quelle in cui questo indice è maggiore. Per ottenere il valore dell’IRR è necessario risolvere l’equazione che segue. H. E. GIJ. D'FG 0 K1 L MG. Vista la difficoltà di una risoluzione esatta, di solito il valore incognito viene ottenuto in maniera iterativa e si risolve quindi la relazione che segue. H. E. GIJ. D'FG Y0 K1 L MG. Procedendo alla risoluzione è stato ottenuto un indice IRR pari a 27,3%. Confrontato con il tasso di attualizzazione utilizzato nel calcolo dei due indici precedenti, si nota che l’IRR vale circa 4 volte tanto. Quest’aspetto suggerisce la realizzazione dell’investimento..

(34) ANALISI AMBIENTALE Lo studio dell’impatto ambientale è limitato alla valutazione delle emissioni evitate con l’impiego del biodiesel prodotto nell’ambito agricolo in sostituzione del gasolio utilizzato in precedenza. Non vengono invece trattate problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti generati dall’impianto, in quanto non sono disponibili dati in merito a tale problematica. ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Il biodiesel è considerato un combustibile CO2-free, poiché ottenuto da biomassa. Questo significa che esso non contribuisce ad un aumento della percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera, poiché la quota rilasciata con la combustione del biodiesel è pari a quella convertita dalla biomassa durante la sua vita. La combustione del gasolio fossile tradizionale produce mediamente 2,2 kg di CO2 per ogni kg di combustibile bruciato [7] . Le tonnellate di anidride carbonica risparmiate sono quindi fornite dalla relazione che segue.. '!Z 7   2,2        . Diesel sostituito (t) 284.853,4. . CO2 evitata (t) 626.677,5. OSSIDI DI ZOLFO (SOX) Le emissioni di ossidi di zolfo sono legate alla qualità del gasolio utilizzato. Nel caso in cui si adoperi il CDP-diesel, nessun composto SOx viene liberato in atmosfera dato che il combustibile prodotto con il metodo CDP è ottenuto a partire da materie prime che non contengono zolfo. Per contro l’utilizzo di gasolio agricolo provoca delle emissioni sia di SO2 che di SO3 dato che questo combustibile contiene zolfo, in un tenore massimo in peso pari allo 0,05% [6] ..

(35) Il vantaggio conseguito grazie alla sostituzione del gasolio tradizionale con il biodiesel prodotto, può essere calcolato per mezzo della relazione che segue.. [!Z 7   0,05%        . Diesel sostituito (t) 284.853,4. SO2 evitata (t) 142,4. .

(36) BIBLIOGRAFIA [1]. ISTAT Istituto Nazionale di Statistica; “Dati sulle coltivazioni agrarie – anno 2007, anno 2008”; http://www.istat.it/ [2] CIRPS, Centro Interuniversitario Per lo Sviluppo Sostenibile; “STIMA DI MASSIMA DEL POTENZIALE DELLE FONTI RINNOVABILI IN SICILIA”; Università degli studi di Roma “La Sapienza [3] Krongkaew Laohalidanond, Jürgen Heil and Christain Wirtgen, THE PRODUCTION OF SYNTHETIC DIESEL FROM BIOMASS, Coking, Briquetting and Thermal Waste Treatment Group RWTH Aachen University, Germany, KMITL Sci. Tech. J. Vol. 6 No. 1 Jan. - Jun. 2006 [4] Michiel J.A. Tijmensena, Andre P.C. Faaija, Carlo N. Hamelinck, Martijn R.M. van Hardeveld, “Exploration of the possibilities for production of Fischer Tropsch liquids and power via biomass gasification”, Biomass and Bioenergy 23 (2002) 129 – 152 [5] Edwin Krzesinski AVBP, Sweden “Transforming biomass to Dieselfuel by catalytic depolimerization. Low pressure, low temperature, low costs. The KDV-method from Alphakat, Germany.” [6] Camera di Commercio Biella; “Quotazioni provinciali prodotti petroliferi, periodo dal 01/02/09 al 15/02/09” http://www.bi.camcom.it/ [7] F. Savonitto, M. Turi, GP. Vannozzi; “REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO PILOTA DI TRASFORMAZIONE IN BIODIESEL DELL’OLIO RICAVATO DAL GIRASOLE AD ALTO CONTENUTO DI ACIDO OLEICO”, Università degli Studi di Udine, dicembre 2006.

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