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PARTE SPERIMENTALE

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Academic year: 2021

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4 – LA RICERCA

4.1 - PREMESSA

La Maremma, grazie alla sua posizione geografica, gode di un particolare microclima, in cui l’elevato irraggiamento solare e la natura dei terreni ben si miscelano con le correnti provenienti dal mare e dall’entroterra, creando così un territorio che per più dell’ 80% risulta vocato per una produzione vitivinicola di alta qualità.

Nonostante queste caratteristiche, fino agli anni Ottanta del secolo scorso il settore vitivinicolo grossetano è stato un po’ sottovalutato a livello nazionale ed internazionale a causa, magari, della vicinanza di zone storicamente famose nel mondo per la produzione di vini di alta qualità, come il Chianti, Montalcino o Montepulciano.

Malgrado ciò, tale settore ha rappresentato, da sempre, uno dei punti di forza della politica di sviluppo agricolo e rurale del territorio grossetano.

Negli ultimi vent’anni sono state sviluppate congiuntamente, da parte della Regione Toscana e dell’Amministrazione Provinciale di Grosseto una serie di azioni al fine di consentire una forte qualificazione del settore vitivinicolo e di conseguenza una sua giusta collocazione, a livello nazionale prima e mondiale.

Tali azioni prendono avvio dalla constatazione della presenza nella zona di tre importanti fattori.

Il primo è la predisposizione territoriale: infatti si sono messe in luce le enormi potenzialità pedologiche e climatiche di questi luoghi, tanto da vedere nella Maremma la nuova frontiera dell’enologia italiana

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Il secondo fattore è stato la riscoperta delle ricchezze del patrimonio paesaggistico, artistico, storico e culturale, accompagnata da una crescente coscienza salutistica, che hanno indirizzato il consumatore italiano e straniero verso la ricerca di prodotti tipici ed allo stesso tempo di alta qualità organolettica.

Infine il terzo fattore, non ultimo per importanza, è stato la determinazione e la sensibilità delle imprese locali condotte con tenacia e forte senso di appartenenza da produttori vitivinicoli grossetani. Questi, resisi conto di come il mercato stava cambiando, cominciarono, già negli anni Ottanta, ad intraprendere un percorso di qualità riducendo le rese per ettaro, rinnovando i vigneti, ammodernando gli impianti ed affinando le tecniche di cantina, andando anche contro le ormai obsolete teorie dei loro padri.

Una delle azioni dell’ Amministrazione Provinciale grossetana, al fine di consentire una forte qualificazione del settore vitivinicolo, è stata la formulazione del “Progetto di Rinnovamento e Valorizzazione della Viticoltura della Provincia di Grosseto”.

Questo progetto di ricerca è nato nel 1994 con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa ed il Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze ed in particolare dei responsabili scientifici professori Scalabrelli e Di Collalto, ed ha come obiettivo l’acquisizione delle informazioni necessarie per procedere al rinnovo ed alla valorizzazione degli impianti in provincia di Grosseto.

Tale iniziativa si inquadra nell’ambito degli interventi che la Regione Toscana ha intrapreso a sostegno delle zone rurali della provincia di Grosseto, ed in particolare per il settore vitivinicolo (Reg. CEE 2052/88; Reg. CEE 2081/93 ob. 5b).

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L’attività di ricerca, condotta su 25 vigneti sperimentali su una superficie di 17,9 ha, ubicati su sette delle otto zone a DOC della provincia di Grosseto, riguarda diverse tematiche tutte relative allo studio, caratterizzazione, e valorizzazione dei vitigni e dei vini locali (Vermentino, Ansonica, Morellino, Bianco di Pitigliano) ed alla evoluzione delle tecniche di allevamento e coltivazione (Scalabrelli G, Di Collalto G., 2002).

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4.2 - SCOPO DELLA RICERCA

A seguito dell’interesse manifestato dai viticoltori della toscana litoranea è stato intrapreso questo lavoro pluriennale di ricerca, che ha come scopo quello di studiare, nella zona Doc “Monteregio di Massa Marittima”, il comportamento vegetativo e produttivo di alcuni cloni di Vermentino, selezionati principalmente in Sardegna ed in Corsica, al fine di poter individuare quale, tra questi, meglio si adatta alle condizioni climatiche e pedologiche della zona.

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4.3 - MATERIALI E METODI

La ricerca, oggetto di questa tesi, è stata effettuata nel periodo che va dal 7 Maggio 2002 al 20 Gennaio 2004 nel vigneto sperimentale dell’azienda “La Serraiola” di Fiorella Lenzi situata in località Frassine, nel comune di Monterotondo Marittimo (GR), nella zona DOC “Monteregio di Massa Marittima”.

Essa si inquadra nel vasto ed importante “Progetto di Rinnovamento e Valorizzazione della Viticoltura della Provincia di Grosseto”.

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Il vigneto sperimentale è stato impiantato nel 1995 ed ha durata decennale, secondo il “Progetto di Rinnovamento e Valorizzazione della Viticoltura della Provincia di Grosseto” (Reg. CEE 2052/88 e Reg. CEE 2081/5b), al quale hanno collaborato, oltre al Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose dell’Università di Pisa, anche il Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze e l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto; si prevede, quindi, proprio entro il 2005, la conclusione della sperimentazione.

L’azienda è posta in una zona pianeggiante (altitudine 135 metri sul livello del mare) in prossimità del fiume Cornia. Il vigneto sperimentale presenta una leggera pendenza tra la testa e la parte terminale con un dislivello di circa 1,50 m. Questa pendenza, seppur di modesta entità, causa nei periodi di pioggia intensa dei ristagni idrici nella parte posta più in basso.

Dalle analisi fatte, il terreno è risultato di origine alluvionale, con una tessitura di tipo sabbioso-limosa, con una moderata presenza di scheletro (perlopiù ciottoli), poco dotato di potassio assimilabile e di calcare. La sua superficie è di 1,1 ha

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Analisi dei parametri fisici

Analisi dei parametri chimici

Parametri analitici Valore

pH 7,7

Capacità di scambio cationico (meq/100 gr) 14,4 Calcare totale (%) 1,0 Calcare attivo (%) 0,9 Sostanza organica (%) 1,5 Azoto totale (%o) 1,9 Fosforo assimilabile (ppm) 13,4 Fosforo scambiabile (ppm) 106,4 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% %

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Nell’autunno del 1994 il terreno è stato preparato, per l’impianto della primavera successiva, con uno scasso ad un profondità di 1 metro.

I cloni utilizzati sono stati il VCR1, il CAP VS 3, il CAP VS 12, selezionati in Italia, ed il 639, il 640, il 766 ed il 795 selezionati in Corsica. Tutti e sette i cloni omologati sono stati innestati su 1103 P e 420 A

Il portinnesto 420 A (creato da Millardet incrociando la Vitis berlandieri x Vitis riparia), presenta un vigore vegetativo contenuto, una maturazione precoce; ha un’ottima resistenza all’assenza di potassio, una buona resistenza al calcare attivo (resistenza max al calcare attivo: 30-35%); non sopporta molto la siccità ed i terreni compatti; le viti innestate su questo portinnesto sono poco longeve ed hanno il grosso difetto di radicare poco per talea.

Il portinnesto 1103 P (creato da Paulsen incrociando la Vitis berlandieri x Vitis rupestris) è invece caratterizzato da una buona affinità d’innesto, una elevata vigoria vegetativa, una maturazione tardiva; si adatta bene a terreni profondi, argillosi e freschi, ha una ottima resistenza alla siccità ed alla compattezza del terreno, ma è sensibile alla presenza di calcare (resistenza max al calcare attivo:15-20%), all’assenza di potassio e soffre molto nei terreni asfittici, che presentano ristagni idrici.

Come forma di allevamento è stata scelta quella a cordone speronato orizzontale, impostato ad una altezza di circa 80 cm, che fornisce garanzia nella produzione di qualità e che facilmente si adatta alle nuove forme di meccanizzazione.

Su ogni fila è stata impiantata una vite ogni metro lineare, mentre tra le file c’è una distanza di 3 m lineari, per permettere di

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svolgere con facilità tutte le operazioni necessarie, con i macchinari presenti in azienda, e quindi senza ricorrere a terzi.

L’impalcatura è costituita da pali di legno alti circa 2-3 metri fuori terra, distanti 6 metri sul filare e portanti 3 fili di acciaio: il primo (diametro 18) sorregge il cordone orizzontale permanente, all’altezza di circa 80 cm; sul secondo (diametro 16), posto 40 cm al di sopra del primo, e sul terzo (diametro 18), posto a 40-50 al di sopra del secondo, si appoggiano i nuovi tralci. Le osservazioni sui cloni omologati sono state effettuate sulle file 2, 3, 4 e 5 del vigneto sperimentale, organizzate con uno schema a blocco randomizzato di ripetizioni

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Vigneto Sperimentale Lenzi Monterotondo Marittimo, piantina 1.

Fila Ripetizione Viti/ml Portinnesto Clone Fila Ripetizione Viti/ml Portinnesto Clone

1 Bordo 190 1103 P Standard 3 Bordo 9 1103P Standard

2 Bordo 20 1103 P Standard 3 Bordo 10 1103 P Standard

2 1 6 420 A 640 3 3 6 1103 P VMS 3 2 1 6 1103 P 640 3 3 6 420 A VMS 3 2 1 6 420 A CVT 111 3 3 6 1103 P VCR 1 2 1 6 1103 P CVT 111 3 3 6 420 A VCR 1 2 1 6 420 A CVT 84 3 3 6 1103 P VMS 4 2 1 6 1103 P CVT 84 3 3 6 420 A VMS 4 2 1 6 420 A VCR 1 3 3 6 1103 P CVT 111 2 1 6 1103 P VCR 1 3 3 6 420 A CVT 111 2 1 6 420 A VMS 3 3 3 6 1103 P 640 2 1 6 1103 P VMS 3 3 3 6 420 A 640 2 1 6 420 A VMS 4 3 3 6 1103 P VMS 5 2 1 6 1103 P VMS 4 3 3 6 420 A VMS 5 2 1 6 420 A VMS 5 3 3 6 1103 P CVT 84 2 1 6 1103 P VMS 5 3 3 6 420 A CVT 84 2 2 6 420 A VMS 4 3 4 6 1103 P VCR 1 2 2 6 1103 P VMS 4 3 4 6 420 A VCR 1 2 2 6 420 A VMS 3 3 4 6 1103 P VMS 3 2 2 6 1103 P VMS 3 3 4 6 420 A VMS 3 2 2 6 420 A VMS 5 3 4 6 1103 P CVT 84 2 2 6 420 A 640 3 4 6 1103 P VMS 5 2 2 6 1103 P 640 3 4 6 420 A VMS 5 2 2 6 420 A CVT 84 3 4 6 1103 P 640 2 2 6 1103 P CVT 84 3 4 6 420 A 640 2 2 6 420 A VCR 1 3 4 6 1103 P CVT 111 2 2 6 1103 P VCR 1 3 4 6 420 A CVT 111

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Vigneto sperimentale Lenzi - Monterotondo Marittimo, piantina 2.

Fila Ripetizione Viti/ml Portinnesto Clone Fila Ripetizione Viti/ml Portinnesto Clone

4 Bordo 20 1103 P Standard 5 Bordo 16 1103 P Standard

4 1 6 420 A 639 5 1 6 1103 P 795 4 1 6 420 A 766 5 1 6 1103 P CAPSV 3 4 1 6 421 A 795 5 1 6 1103 P CAPS 12 4 1 6 423 A CAPS 12 5 1 6 1103 P V 108 4 1 6 424 A V 50 5 1 6 1103 P 639 4 1 6 425 A V 108 5 1 6 1103 P 766 4 2 6 426 A 639 5 2 6 1103 P 795 4 2 6 427 A 766 5 2 6 1103 P CAPSV 3 4 2 6 428 A 795 5 2 6 1103 P CAPS 12 4 2 6 429 A CAPSV 3 5 2 6 1103 P V 50 4 2 6 430 A CAPS 12 5 2 6 1103 P V 108 4 2 6 431 A V 50 5 2 6 1103 P 639 4 2 6 432 A V 108 5 2 6 1103 P 766 4 3 6 433 A 639 5 3 6 1103 P 795 4 3 6 434 A 766 5 3 6 1103 P CAPSV 3 4 3 6 435 A 795 5 3 6 1103 P CAPS 12 4 3 6 436 A CAPSV 3 5 3 6 1103 P V 50 4 3 6 437 A CAPS 12 5 3 6 1103 P V 108 4 3 6 438 A V 50 5 3 6 1103 P 639 4 3 6 439 A V 108 5 3 6 1103 P 766 4 4 6 440 A 639 5 4 6 1103 P 795 4 4 6 441 A 766 5 4 6 1103 P CAPSV 3 4 4 6 442 A 795 5 4 6 1103 P CAPS 12

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La restante parte del vigneto è costituita da cloni non osservati da questa ricerca.

Ogni ripetizione di cloni è formata da 6 piante, delle quali 4 sono state scelte, in base alle loro caratteristiche ritenute rappresentative, e cartellinate, per favorire il riconoscimento al momento dei rilievi.

Quindi in totale le viti su cui si è svolto questo lavoro di ricerca sono state 209.

Con questo sesto di impianto (3 x 1) si ha una densità d’impianto di 3.333 ceppi per ha.

Durante la potatura invernale (Gennaio), vengono lasciati sul ceppo orizzontale 5 speroni, ad una distanza di circa 20 cm l’uno dall’altro; su ogni sperone si trovano due gemme, quindi una decina per pianta che moltiplicate per la densità d’impianto diventano 30-35.000 per ha.

Le viti sono entrate in produzione soltanto nel 1999, dato il lento sviluppo, legato al fatto che l’impianto è stato eseguito tardivamente a causa dell’impraticabilità del campo, che ha impedito alla macchina impiantatrice di lavorare. Per di più nei primi due anni (’99 e 2000), si sono verificate delle condizioni di siccità pesanti che hanno contribuito ad allungare il periodo di entrata in produzione.

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4.4 – ANDAMENTO CLIMATICO-METEREOLOGICO (2002 –

2004)

I dati sull'andamento climatico – meteorologico, della zona di Frassine, sono stati raccolti giornalmente dall'A.R.S.I.A e precisamente dal Servizio Agrometereologico, grazie alla locale capannina meteorologica della stazione numero 70 situata a Suvereto.

Tem perature m edie m ensili, Suvereto anni 2002,2003,2004

2004 2003 2002 -5 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Gen naio Mar zo Mag gio Lugl io Sette mbr e Nove mbr e Gen naio Mar zo Mag gio Lugl io Sette mbr e Nove mbr e Gen naio Mar zo Mag gio Lugl io Sette mbr e Nove mbr e Mesi G ra d i ° C .

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Analizzando i dati si può notare che, mediamente, il 2003 è stato un anno con un inverno più freddo rispetto al 2002, anche se in

quest’ultimo le temperature nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio, sono state mediamente più basse.

Dalla curva delle temperature massime, invece, emerge che nel 2003 l’estate è stata torrida ed l’Autunno molto più caldo della media del triennio 2002-2003-2004.

Per determinare il fabbisogno in calore dei cloni di Vermentino è stato utilizzato l’Indice eliotermico di Huglin.

INDICE ELIOTERMICO DI HUGLIN: è la sommatoria della temperatura

media attiva e di quella massima attiva nel periodo che intercorre dal 1 Aprile al 30 Settembre, moltiplicata per un coefficiente K, fattore moltiplicativo legato alla lunghezza del giorno, che per la Toscana è stato considerato pari a 1.03

 − + −  = Settembre Aprile K T Tmed IH 30 1 * 2 )] 10 max ( ) 10 [(

SOMMATORIA INDICE HUGLIN

0 500 1000 1500 2000 2500 3000

Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto (Settembre)

Mesi G ra d i . 2002 2003

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Per quanto riguarda le precipitazioni, nel 2002 si è avuto un inverno quasi privo di piogge, mentre la primavera e l’estate hanno mantenuto sempre valori di gran lunga superiori alle medie del quinquennio 2000-2004.

Nel 2003 bisogna, invece. sottolineare i pochi mm di pioggia del trimestre primaverile Aprile-Giugno.

0 50 100 150 200 250 300 S o m m a m m p io g g ia /t ri m es tr e .

gen-mar apr-giu lug-set ott-dic

Trimestri

Pioggia

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4.5 - RILIEVI FENOLOGICI

Queste osservazioni sono state effettuate ogni anno all'epoca del germogliamento, indicativamente dalla seconda metà di aprile, e sono proseguite fino alla fine dell'invaiatura, ovvero alla completa maturazione dei grappoli.

Germogliamento

I dati sono stati raccolti seguendo lo schema degli stadi fenologici della vite secondo il metodo Baggiolini, sotto riportato.

METODO BAGGIOLINI STADIO FENOLOGICO SIMBOLOGI A NUMERO CORRISPONDENTE Gemma d'inverno A 0 Gemma cotonosa B 1 Punta verde C 2 Apertura gemme D 3 Foglie distese E 4 Grappoli visibili F 5 Grappoli separati G 6 Bottoni fiorali separati H 7

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Per poter eseguire un analisi statistica i dati, raccolti in lettere, sono stati trasformati in numeri.

I dati di ogni pianta cartellinata sono stati raccolti basandosi sullo stadio di ogni singola gemma schiusa, da cui è stato ricavato un valore medio per pianta..

Fioritura

I rilevi sulla fioritura sono stati fatti a scadenze ravvicinate, per poter seguire nel migliore dei modi questa fase importantissima. E’ stato indicata la percentuale di fiori per grappolo che avevano raggiunto l’antesi.

Si è considerato un inizio di fioritura quando erano schiusi per lo meno il 5-10% dei fiori della pianta (analisi visiva), la piena fioritura quando erano schiusi 80 - 100% dei fiori.

Fertilità reale delle gemme basali

Sono stati fatti anche rilievi di fertilità reale, espressa dal rapporto tra il numero totale di grappoli ed il numero di gemme totali presenti sulla pianta.

Rilievi produttivi

Prima della vendemmia, poi, sono stati presi i dati necessari alla formazione delle curve di maturazione, ovvero peso di 100 acini, pH, grado zuccherino ed acidità titolabile.

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produzione per pianta ed il peso di 100 acini. Le misure dei pesi sono state rilevate con bilance elettroniche da laboratorio.

Sul mosto, ottenuto dalla spremitura delle uve, sono state fatte delle analisi in laboratorio, come la determinazione del grado zuccherino, il pH e l’acidità titolabile.

Grado zuccherino :

1. Determinazione densimetrica :

(Questa misura può essere utilizzata per determinare il tenore in zucchero del mosto appena pigiato. Questa misura viene fatta con i densimetri. Molto importante è la temperatura, se è diversa da quella dello strumento bisogna fare delle correzioni avvalendosi di apposite tabelle. Perché la misura sia il più possibile esatta bisogna avere alcune accortezze: il densimetro deve essere estremamente pulito e restare perfettamente verticale; bisogna eliminare le bollicine di aria nel liquido e soprattutto quelle che aderiscono allo strumento; infine i mosti devono essere il più limpidi possibile.

2. Determinazione rifrattometrica (utilizzata per questa tesi):

Questa misura viene fatta con l' ausilio di un rifrattometro. Anche in questo caso la temperatura è molto importante, bisogna operare delle correzioni nel caso la temperatura sia diversa da quella di riferimento; per la taratura dello strumento basta porre una goccia di acqua distillata sul vetrino e controllare la misura. Se questa è uguale a zero non occorre correggere le successive misure.

pH :

Il mosto viene introdotto in un bicchiere e messo sotto l'elettrodo dello strumento; va tenuto in agitazione e deve essere a 20°

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C. Il pH-metro (strumento utilizzato per la misura del pH) va tarato prima dell' utilizzo, con almeno 2 soluzioni standard a pH 7 e 4.

Acidità titolabile (g/l di acido tartarico ) Titolazione acido-base.

Reattivi : NaOH 0.1 N, indicatore Blu di bromotimolo 0.4 %.

Procedimento: si versa 10 ml di mosto in un bicchiere, si aggiunge l'indicatore Blu di bromotimolo e si titola con NaOH.

Ac.titolabile g/l = ml NaOH 0.1 N x 0,75

Rilievi Vegeto - Produttivi (Indice di Ravaz).

Per quanto riguarda gli aspetti vegetativi, ogni anno, durante la potatura invernale, eseguita in Gennaio, è stato rilevato, per ogni pianta cartellinata, il peso del materiale di potatura, quale utile parametro della vigoria delle singole piante.

Attraverso questi dati e quelli ottenuti in vendemmia è stato ottenuto l'Indice di Ravaz (rapporto tra il peso della produzione di uva in vendemmia e il peso del legno di potatura invernale) che permette di valutare l'equilibrio vegeto-produttivo della pianta.

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