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8. S.LORENZO IN CHINZICA La tavola XCVI della

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8. S.LORENZO IN CHINZICA

La tavola XCVI della Descrizione raffigura la chiesa di S.Lorenzo in Chinzica. Sono rappresentati la facciata e il lato destro della chiesa. La facciata è a salienti ed è bucata da tre portali, rivelando una struttura interna ripartita in tre navate. Il portale centrale è sormontato da una tettoia, mentre i salienti della facciata sono percorsi da un motivo ad archetti ciechi. La parte superiore centrale è inoltre bucata da un oculo stretto tra due piccole paraste. Il lato destro della chiesa si presenta privo di aperture, ma è ornato anch'esso da archetti ciechi. Dalla raffigurazione si vede inoltre la parte superiore del campanile a base quadrata, che sui lati visibili risulta articolata in due ordini di bifore separate da una marcapiano [FIG.44].

Il testo corrispondente ipotizza per la chiesa una fondazione antecedente al 1193, anno in cui la chiesa di S.Verano viene a questa unita. Il restante contenuto si concentra sulle intricate vicende di patronato della chiesa. Il Tronci individua i nobili Dal Bagno come fondatori dell'edificio, ma riferisce che prima del '400 questa famiglia non è l'unica a goderne i diritti di patronato. Tra i patroni di questo periodo sono infatti annoverati i Pancucci eredi di Ser Guido da Calci, i Gambacorti, i Del Tignoso, Alessandro Del Testa e l'Opera della Spina come erede di Ser Mariano dal Campo, a sua volta donatario dei Gambacorti.

Nel '500 il patronato di S.Lorenzo risulta più chiaramente spartito tra la famiglia Perini, subentrata ai Pancucci, e la famiglia dei nobili Dal Bagno. Poi, col trascorrere del secolo, la situazione vede un ulteriore cambiamento: i Perini si assestano sui 2/3 di patronato, mentre il restante 1/3 è spartito tra la famiglia Del Testa e l'Opera della Spina. Giungendo al momento in cui scrive il Tronci, però, il ramo dei Perini si estingue e i suoi 2/3 di patronato vengono incamerati dalla famiglia Corsini di Cascina. S.Lorenzo si dimostra quindi una chiesa di patronato misto tra privati ed enti pubblici e, come si vedrà, di natura piuttosto litigiosa.1

Rispetto alla fondazione della chiesa, il primo documento in cui viene citata come già esistente è datato 1127. Questo dato non è riportato dal Tronci il quale, probabilmente, non è a conoscenza del detto instrumentum riguardante a sua volta la donazione alla chiesa di un pezzo di terra ubicato presso il suo cimitero.2 È quindi lecito pensare che la chiesa venga

fondata tra XI e XII secolo: la sua struttura romanica e la presenza di motivi come gli archetti ciechi possono sostenere ulteriormente questa periodizzazione, come nel caso di S.Egidio. S.Lorenzo viene costruita nei pressi della Carraia Maggiore, in quello che oggi è il lato settentrionale di Piazza Chiara Gambacorti, meglio nota come Piazza la Pera. Si trova dunque in una posizione piuttosto centrale in Chinzica, in una fase in cui le mura che vanno ad unire

1 GRECO, 1984, p.56.

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questa zona alla Civitas non sono ancora concepite. Nello stesso periodo l'espansione dell'abitato in Oltrarno, soprattutto nei pressi della Carraia Maggiore, è testimoniato dal fatto che tra XI e XII secolo sorgono altre due chiese nelle vicinanze, S.Sebastiano e S.Sepolcro, che si aggiungono alla preesistente S.Cristofano.

Tra 2004 e 2005 l'area di Piazza Gambacorti viene sottoposta ad una campagna di scavo preventiva in occasione di una serie di lavori pubblici volti alla riqualificazione di questo spazio, da tempo degradato. L'intervento è circoscritto ad un'area di 300 mq nella parte settentrionale dell'invaso, ossia quella occupata un tempo dalla chiesa di S.Lorenzo. Gli scavi infatti hanno permesso di riportare alla luce le fondazioni della chiesa e studiare con più precisione le diverse fasi storiche vissute dall'edificio3 [FIG.45].

Da quanto emerso la chiesa risulta essere a pianta longitudinale di tipo basilicale, divisa in tre navate separate da due file di quattro colonne ciascuna e dotata di abside piana non aggettante

[FIG.46]: tolti il numero di colonne e la conformazione dell'abside, gli altri elementi possono

essere dedotti anche guardando la tavola del Tronci. Le tre porte d'ingresso sono situate a ovest, dunque la chiesa è orientata. Invece sul lato sud vengono ritrovati due accessi laterali tamponati in mattoni.4 Il disegno del Tronci risulta quindi coerente non mostrando usci sulla

parte destra della chiesa, che risulta quindi essere quella posta a nord.

Proprio sul lato sud, addossata alla chiesa, dovrebbe trovarsi la canonica, almeno al momento della soppressione della chiesa nel 1784. Tra i documenti inseriti nelle pratiche relative a tale decreto e alle disposizioni per la profanazione dei locali, vi è infatti una dettagliata descrizione della posizione della canonica. Qui si apprende che questa “ha sempre compreso tutto quel ceppo ed isola di casa et orto annesso, che dalla detta Chiesa proseguendo a Mezzogiorno verso il Carmine arriva alla Cantonata ove son poste le stalle allivellate al Sig. Borghetti di Livorno e quella di S. Eminenza il Sig.re Cardinale Duca Salviati, e di lì fino alla Cantonata dirimpetto alla fogna, e di poi col muro dell'orto torna a confinare con l'istessa Chiesa che lì resta a Tramontana”.5

Rispetto alla storia della chiesa anteriore alla sua citazione nella Descrizione, lo scavo restituisce diversi strati di pavimentazione. Il pavimento più antico che viene rinvenuto risale al XIII secolo. È composto di malta gialla ottenuta da un misto di panchina livornese tritata, laterizi, ghiaia, acqua e sabbia ed è disposto su uno strato di pietre,6 probabilmente approntato

per limitare i danni delle risalite di acqua di falda.7 3 MILANESE, 2005, p.19.

4 SANTUCCI, 2005, p.25.

5 ACDP, Atti Straordinari, f. 70, n.186, c.1431 r. 6 SANTUCCI, 2005, p.27.

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Nel '400, in seguito ad un evento traumatico non bene identificato che fa sprofondare parte del pavimento, la fabbrica subisce un rialzo generale e lo strato pavimentale viene rifatto, presumibilmente in laterizi disposti a spina di pesce, come dimostrano le impronte sullo strato di malta.8 Una terza pavimentazione viene poi fatta nel corso del '600, di nuovo leggermente

rialzata rispetto alla precedente, e composta da mattoni spezzati sovrapposti a tre alla volta, tenuti assieme da argilla e ricoperti poi dal pavimento vero e proprio.9

L'apparecchiatura muraria della chiesa risulta essere composta da conci squadrati in pietra calcarea e inserti di panchina livornese.10 Per quanto riguarda le sepolture, se le fonti

documentarie citano la presenza di un'area cimiteriale a sud della chiesa (parte che non viene coinvolta nello scavo), all'interno dell'edificio si trovano alcune tombe, probabilmente destinate a personaggi privilegiati, scavate al livello del pavimento.11 Alcune di queste

risalgono alla fase seicentesca e si trovano nei pressi del presbiterio.12 Questo risulta essere

più o meno l'assetto della chiesa quando il Tronci la cita all'interno della sua Descrizione.

8.1. Testimonianze successive alla Descrizione.

La chiesa di S.Lorenzo in Chinzica è segnata nella pianta Pezzini al rimando 19, nelle piante Scorzi e Ricci al rimando 87 e nella pianta Lorenzi al rimando 144. Questa è l'ultima in cui viene segnalata poiché la sua esistenza come parrocchia ed edificio religioso termina pochi anni dopo, nel 1784. Per lo stesso motivo non è presente in nessuna delle guide redatte su Pisa.

Prima della sua soppressione, la chiesa è citata in due Visite Pastorali, una del 1682 e una del 1738. L'11 maggio 1682 la chiesa è visitata dall'Arcivescovo Francesco de' Conti d'Elci. Viene segnalato il numero delle anime, 293 in totale, e un patronato litigioso per quanto riguarda i 2/3 assegnati alla famiglia Corsini, contesi tra due rami di questa famiglia, uno di Cascina e uno di Firenze.13 Nel 1693 infatti i 2/3 del patronato passano dai Corsini di Cascina ai Corsini

di Firenze,14 situazione attestata anche nella Visita del 18 agosto 1737, effettuata

dall'Arcivescovo Francesco de' Conti Guidi. In questo frangente si apprende infatti che la chiesa è di patronato dei Corsini di Firenze, ma il rettore è un Corsini di Cascina, a testimonianza di questo continuo rimpallo di ruoli da un ramo all'altro della famiglia. Vi sono

S.Egidio, SS.Ippolito e Cassiano e SS.Cosimo e Damiano. 8 SANTUCCI, 2005, pp.28-29.

9 Ibid., p.32. 10 Ibid., p.25. 11 Ibid., p.28. 12 Ibid., p.31.

13 ACDP, Visite Pastorali, f. 17, c.36 v. 14 LODDO, 2008/2009, p.35.

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inoltre alcune informazioni aggiuntive riguardanti gli altari, i quali sono tre: l'altare maggiore, l'altare di S.Andrea – il cui beneficio è di patronato Sancasciani – e l'altare della Santissima Vergine. Il numero delle anime risulta minore rispetto alla precedente Visita, infatti ora sono in tutto 188.15

Una trentina di anni dopo, il 27 dicembre 1766, viene soppressa la vicina parrocchia di S.Cristofano e il 16 febbraio 1767 la sua cura viene unita a quella di S.Lorenzo. È proprio l'allora parroco di S.Lorenzo, Jacopo Cornui, ad annotare sul Libro dei Morti di S.Cristofano il decesso del suo ultimo curato.16

La soppressione di S.Cristofano si configura come il primo atto di sfoltimento parrocchiale nell'area limitrofa, infatti, una ventina di anni dopo, viene decisa la soppressione della stessa S.Lorenzo. Questa volontà si inserisce però nel periodo più gravido di soppressioni religiose sotto il governo di Pietro Leopoldo e quindi non appare un intervento isolato come invece i provvedimenti presi verso le chiese di S.Egidio e S.Cristofano possono sembrare.

La soppressione di S.Lorenzo in Chinzica viene decretata il 5 luglio 1784 dall'Arcivescovo Angiolo Franceschi, “inerendo alle pie intenzioni di S.A.R.”, appena tre anni dopo il giro di vite sulle compagnie e confraternite per finanziare la costruzione del camposanto suburbano. Considerando che la “Ecclesia praedicta in squallido minimusque decenti loco esse positam”, il suo popolo e il suo territorio, assieme ai suoi redditi, proventi, emolumenti e doti vengono trasferiti alla vicina S.Sepolcro.17 Viene inoltre fondato presso uno degli altari di questa chiesa

un beneficio semplice sotto il titolo di S.Lorenzo Martire, grazie a una porzione delle rendite della soppressa cura.18 Sia la soppressione della cura, sia l'istituzione del beneficio semplice

raccolgono il consenso di tutti i compatroni, firmatari di un documento in cui rendono nota all'Arcivescovo la loro approvazione al decreto poco prima che questo venga varato.19

15 ACDP, Visite Pastorali, f. 24, c. 72 v. 16 ACDP, Libri Parrocchiali, f.60, n.3, c. 33 r. 17 ACDP, Atti Straordinari, f. 70, n.186, c. 1420 r. 18 Ibid., c. 1421 r.

19 Ibid., c. 1428 r. “Addì 2 luglio 1784. Noi infrascritti Patroni del Beneficio Parrocchiale della Chiesa di S.Lorenzo in Kinseca della Città di Pisa ed esistenti nel quasi possesso di presentare alla medesima aderendo alle richieste stateci fatte per parte dell'Ill.mo e Rev.mo Mons. Angiolo Franceschi Arcivescovo di questa Città di Pisa, per la soppressione della detta Parrocchia, liberamente, spontaneamente, ed in ognis prestiamo ogni opportuno consenso alla medesima a condizione, che venga con parte delle rendite di quella eretto, fondato, e dotato un nuovo Benefizio semplice sotto l'invocazione di S.Lorenzo in quella Chiesa e luogo che più piacerà a sua Signoria Ill.ma, e Rev.ma col riservo del Giuspatronato attivo, e passivo a favor nostro, e di tutti quelli ai quali deve in futuro spettare il medesimo nell'istesso modo, e forma, che si apparteneva quando esisteva il detto Benefizio Parrocchiale in fede di che abbiamo soscritto, il presente atto di proprio pugno, e carattere.”

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8.2. Dopo la soppressione.

In seguito al decreto di soppressione del 5 luglio 1784 hanno inizio i tempi burocratici per esaurire tutte le faccende inerenti alla chiesa di S.Lorenzo quale edificio religioso: per la struttura viene infatti deciso un riuso immediato di stampo laico. Il 7 agosto 1784 il Vicario Generale Cesare Fabri informa infatti l'ex-curato ed economo di S.Lorenzo, Francesco Corsini, che a partire dall'11 agosto è dispensato “dall'Economia di detta Chiesa, e da tutti i pesi, ed obblighi Parrocchiali, eccettuata l'esposizione del SS.mo Sacramento nel lunedì di ciascheduna settimana”,20 onere che deve continuare a rispettare fino a nuovo ordine. Allo

stesso tempo anche il curato di S.Sepolcro viene reso partecipe di queste disposizioni.21

Il 20 maggio 1785 è invece Francesco Corsini, diventato ormai rettore del beneficio semplice sotto il titolo di S.Lorenzo Martire eretto in S.Sepolcro, a scrivere al Vicario Generale. Dalla missiva si apprende che il rettore è riuscito a vendere gran parte degli arredi sacri e dei mobili della chiesa soppressa e desidera dare il discarico delle somme incassate nel corso di questa vendita, successivamente riutilizzate per costruire due nuove case al posto della vecchia S.Lorenzo. Si impegna inoltre a far pervenire quattro ulteriori documenti: la “nota dei denarj incassati”, la “nota dei denarj spesi nella costruzione di dette Case”, un “ristretto di dare e avere” e “l'inventario dei Sacri arredi e mobili che restano da vendersi”.22

Il 30 maggio 1785 il Corsini compila l'elenco degli arredi della chiesa rimasti invenduti. Tra questi compaiono due “quadri in tela” dei quali non viene specificato il soggetto, ma che si trovavano presso gli altari della Santissima Vergine e di S.Andrea. Per il resto figurano soprattutto candelieri, croci, paliotti, guanciali, tovaglie e arredi simili.23 Il 20 giugno dello

stesso anno viene invece stilata la nota dei materiali venduti e il rispettivo ricavo, per un totale di £.1763.8. Figurano qui parti dell'altare maggiore, le panche, gli armadi e gli inginocchiatoi, tutti venduti nell'ottobre 1784. Nello stesso novembre, invece, la piletta di marmo, la campana piccola e la campana grossa del campanile vengono venute rispettivamente all'Operaio di Asciano, allo Scrittoio delle Reali Soppressioni e a tale signor Corcignani per la chiesa di Barbaricina.24 Prima della vendita il valore di ogni pezzo viene stimato da tale signor

Bonaventura Bracci, il quale riceve un compenso di £.10 per questa consulenza.25

Il Corsini aggiunge infine la nota dei soldi da lui spesi tra il 15 settembre 1784 e il 29 maggio 1785 per la costruzione delle due nuove case al posto della vecchia chiesa di S.Lorenzo. La

20 ACDP, Atti Straordinari, f. 70, n.186, c. 1429 r. 21 Ibid., c. 1430 r.

22 Ibid., c. 1433 r. 23 Ibid., c. 1434 r. 24 Ibid., c. 1436 r. 25 Ibid., cc. 1437 r.

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spesa totale da lui affrontata in questo lasso di tempo ammonta a £. 2554, superando quindi il ricavo ottenuto dalla vendita delle suppellettili della chiesa. Compaiono qui i nomi di alcune persone pagate per svolgere lavori di manovalanza, tra questi il muratore Cosimo Tasselli con la sua équipe di manovali, l'altro muratore Giovanni Martinelli che lavora alle fondamenta delle nuove strutture, il manovale Giovanni Pacini, lo scalpellino Giuseppe Rimediotti, il vetraio Pippi, lo stagnino Bernardo Bonzi e il legnaiolo Giovanni Pagani. Sono inoltre appuntati i nominativi di alcuni fornitori come la fornace Landucci che, attraverso il suo amministratore Antonio Puccini, rifornisce il cantiere di calcina e il signor Sebastiano Bini che procura i pali di legno per le fondamenta.26 Il 15 marzo 1785 è anche segnato il

pagamento di 26 £ all'ingegnere Giovanni Caluri “per il disegno, e la pianta della detta Fabbrica”.27

Questa nota dei pagamenti è strutturata come una “cronistoria degli avvenimenti” ed aiuta a ricostruire le tappe dello smantellamento di alcune strutture dell'ex-chiesa. Il 7 ottobre 1784 l'edificio viene ufficialmente sconsacrato, dal momento che uno scalpellino viene pagato £.1.6.8 per levare la pietra consacrata. Il manovale Giovanni Pacini, invece, in novembre è pagato per smantellare il pavimento28 e in dicembre per la demolizione del campanile.29 Si

apprende poi che nel fabbricato vengono aperti nuovi usci e finestre e la facciata viene imbiancata. Nel frattempo vengono costruite le fondamenta per le nuove strutture, sia con l'uso di legname, sia con l'uso di muratura, mentre l'interno viene riorganizzato sia orizzontalmente, sia verticalmente.30

Gli scavi del 2004-2005 a loro volta hanno permesso di verificare alcuni dei cambiamenti subiti dalla struttura dell'edificio durante la sua fase di uso civile. In questo frangente viene confermato il fatto che i maggiori cambiamenti riguardano la scansione interna dell'edificio, mentre i muri perimetrali della chiesa vengono mantenuti. Il pianterreno, grazie all'inserimento di tramezzi, viene diviso in due unità abitative, mentre il piano superiore, ricavato all'interno dell'edificio, ne ospita una, per un totale di tre nuclei famigliari.31 Molti 26 Ibid., cc. 1437 r- 1439 r.

27 Ibid., c. 1439 r. L'ingegnere Giovanni Caluri, inoltre, è tra gli autori del “Campione delle case, orti, ed altri stabili esistenti dentro al circondario delle Mura della Città di Pisa fatto nel 1783” assieme all'ingegnere Giuseppe Gaetano Niccolai e al dott. Stefano Piazzini.

28 Ibid., cc. 1437 v. 29 Ibid., cc. 1438 r- 1438 v.

30 Ibid., cc. 1438 r- 1439 r. “24 novembre: per n°12 travicelli per i ripiani della suddetta casa e n°2 architravi per due usci Terreni (£.4); 25 novembre: a Sebastiano Bini con n°30 pini con sua lavoratura per fondamenti (£.32); 26 novembre: comprato n°8 scondigli di pezzami per murare (£.10); 27 novembre: per n°14 scalini di pietra comprati usati per la scala della suddetta Casa Nova (£.28); (...)30 dicembre: materiali per tingere la facciata della casa nuova, (…) 17 gennaio: 5 travicelli per fare due telaj d'armadini per tappare i mezzi archi; per fattura e mastietti dei detti telaj; 18 gennaio: per calce per formare l'intonaco sopra detto telaj; (…) 29 aprile: pagato Giovanni martinelli muratore e manovali per fare fasce per i fondamenti (£.5).”

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degli elementi aggiunti in questa fase sfruttano inoltre la forma e la posizione delle preesistenze architettoniche dell'edificio. Per quanto riguarda la compartimentazione al pianterreno, per esempio, è visibile l'inserimento di un muro parallelo alla facciata e di un altro parallelo al fondo della chiesa, eretto sfruttando la divisione presbiteriale. Per il resto, anche le otto colonne destinate un tempo a dividere le navate vengono mantenute, agendo come linee di supporto per la costruzione dei tramezzi.32

Le fondazioni delle nuove strutture emerse dallo scavo risultano essere costruite sfruttando anch'esse alcune preesistenze già consolidate come appoggi laterali: formate da muretti in laterizio, sono sormontate da archi in mattoni posti di taglio, così da rivelare una struttura ad arco pieno. Questo sistema permette di scaricare il peso del muro soprastante non solo verso il basso, ma anche lateralmente.33 Inoltre, durante lo scavo, emergono anche le strutture di

alcuni bottini sempre costruiti in laterizio, elementi che aiutano a comprendere meglio il sistema di canalizzazione delle acque chiare e dello smaltimento dei rifiuti approntato nell'edificio durante la sua fase di uso civile34 [FIG.47].

L'uso abitativo a cui viene ridotta la chiesa di S.Lorenzo è ricordato anche nella Visita che l'Arcivescovo Ranieri Alliata compie alla chiesa di S.Sepolcro il 16 maggio 1813. In questa occasione Francesco Corsini viene ancora indicato come rettore sia del beneficio qui eretto sotto il titolo di S.Lorenzo, sia del beneficio di S.Verano, già confluito in S.Lorenzo nel lontano 1193.35

Il fatto che il perimetro della chiesa venga lasciato intatto si può invece verificare dal catasto particellare del 1830, così come nelle piante da questo ricavate, come la pianta Van Lint. L'isolato occupato un tempo dalla chiesa, dalla canonica e da altri fabbricati attigui si presenta infatti come viene già descritto nel 1783, l'anno prima della soppressione di S.Lorenzo, nel repertorio dei possidenti: “Chiesa di S.Lorenzino unita ad un ceppo di case ed orto che forma

32 Ibid., pp.34-35. 33 Ibid., pp.35-36. 34 Ibid., pp.37.

35 ACDP, Visite Pastorali, f.36, pp.248-249 “Il Benefizio di S.Lorenzo Martire di padronato del M. Fisco, della Famiglia del Testa, e delle famiglie Corsini fondato con i Beni della soppressa Chiesa di S.Lorenzo in Kinseca, dell'annua rendita di sacca diciassette grano, e dei frutti che si ricavano dalla soppressa Chiesa di S.Lorenzo, e della Casa Canonicale state ridotte ad uso di abitazioni. È Rettore del medesimo Benefizio il Sacerdote Sig. Francesco Corsini Paroco di questa Chiesa, ed ha l'obbligo di solennizzare la festa titolare con sei Messe Piane e una Cantata per i benefattori, e fondatori di detta soppressa Chiesa; di pagare al Seminario la tassa che posava sopra detta Chiesa soppressa; di intervenire ed assistere personalmente o per mezzo di altro Sacerdote alla funzione degl'Olii Santi che si fa nella Chiesa Primaziale, e si adempiono. Il Benefizio di S.Verano che già esisteva nella soppressa Chiesa di S.Lorenzo in Kinsica di Padronato delle famiglie Corsini di Cascina, e dell'annua rendita di sacca due grano, e Lire trentacinque in contanti. Il Rettore che è sempre il sudetto Sig. Corsini è tenuto a solennizzare la festa titolare con sei Messe Piane, e nel giorno seguente non impedito far celebrare due Messe di requiem per i fondatori e i benefattori di detto Benefizio. Si trova adempito quest'obbligo con una sola Messa nel 26 Ottobre festa di S.Verano.”

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tutto un corpo isolato tra quattro strade”.36 Queste quattro strade risultano essere Via Tre Re a

nord, Via della Pera a est, Via S.Bernardino a sud e Via S.Lorenzino a ovest, sulla quale si affaccia ciò che rimane della facciata della chiesa.

Nel catasto particellare la vecchia S.Lorenzo corrisponde alle particelle 1661 e 1662. Quando questo viene stilato la prima risulta essere una casa di 442 braccia quadre di proprietà di Giovanni di Alessandro Notari, mentre la seconda occupa un'area di 728 braccia quadre, è usata sia come casa, sia come rimessa ed è di proprietà di Fioravante di Agostino Salvadori37

[FIG.48].

Nel catasto dei fabbricati del 1877, però, la situazione è diversa. Le famiglie proprietarie sono differenti da quelle registrate nel 1830, ma entrambi gli immobili sono di proprietà delle stesse persone, dal momento che sia la particella 1661, sia la particella 1662 corrispondono al medesimo registro di partita. Il dottor Ranieri Ceccarelli e le sue sorelle Agata, Luisa e Rosa, tutti figli del fu Luigi Ceccarelli, risultano essere proprietari per ½ . La moglie del dottor Ceccarelli, Giulia Pearson, figlia del fu Carlo Pearson, è invece proprietaria per la restante metà. La particella 1661, corrispondente alla parte ovest della chiesa, risulta avere tre ingressi, uno su Via S.Lorenzino, al civico 3, e gli altri due su Via Tre Re, ai civici 7 e 9.

L'uso del fabbricato non è più esclusivamente abitativo, ma funge da casa con botteghe e rimessa. Si apprende inoltre che il pianterreno è diviso in quattro vani, mentre il primo e il secondo piano sono divisi in sei vani ciascuno. Il reddito imponibile dell'edificio ammonta a £.600. La particella 1662 invece ha una sola porta d'ingresso su Via Tre Re al civico 5, ed è usata come casa con rimessa e stalla. Qui il pianterreno ha due vani, il primo piano e il secondo piano ne hanno sette ciascuno, ma tra l'uno e l'altro è presente un mezzanino composto da un solo vano. Oltre agli edifici sorti sull'area occupata un tempo dalla chiesa, anche gli immobili corrispondenti alle attigue particelle 1663 e 1664 - rispettivamente indicate come casa con bottega e casa con magazzini - risultano di proprietà Ceccarelli e Pearson, i quali sembrano essere praticamente i proprietari dell'intero isolato.38

36 ASP, Ufficio Fiumi e Fossi, f.2793 Ter, c. 242 r. 37 ASP, Catasto Terreni, f.508, c.152 v.

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8.3. La demolizione.

I suddetti edifici restano in piedi fino al 1930. Durante il regime fascista sono diversi gli interventi locali volti, come nell'800, a risanare zone poco salubri della città tramite opere di “diradamento igienico”. Tra questi figura anche il progetto di abbattere il ceppo di case formante l'isolato in cui è inglobata la vecchia struttura di S.Lorenzo.39 Il 22 maggio 1930 il

capo dell'Ufficio Tecnico del Comune scrive all'Impresa presumibilmente destinata ad occuparsi della demolizione dell'isolato. L'intera area edificata compresa “fra le vie la Pera, S.Bernardo, S.Lorenzino e Tre Re” risulta ora essere di proprietà della Pubblica Assistenza. Nella missiva sono inoltre contenute alcune raccomandazioni. La demolizione, da eseguirsi a spese della ditta coinvolta entro i successivi quaranta giorni, deve essere innanzitutto completata fino al piano terra degli edifici in questione. La ditta deve farsi inoltre carico di ogni responsabilità, avendo cura che durante i lavori di demolizione non vengano causati danni a cose o persone. Infine, i materiali ricavati dall'abbattimento dell'isolato devono essere progressivamente portati via.40

La demolizione avviene effettivamente entro i quaranta giorni previsti, perché appena un mese dopo il recapito di questa missiva, il 23 giugno 1930, il soprintendente architetto Oreste Zocchi scrive al podestà di Pisa per informarlo che durante i lavori sono emersi “resti di navate, colonne e una tomba del XIII secolo”. Il soprintendente auspica inoltre il sollecito trasferimento al Museo Civico di quanto rinvenuto.41 Esistono anche alcune testimonianze

fotografiche del ritrovamento delle suddette colonne, un tempo destinate a dividere le navate della chiesa e successivamente mantenute integre come puntello e appoggio per le nuove fondamenta e i tramezzi inseriti durante la fase civica dell'edificio [FIG.49]. Il podestà, dal canto suo, invia la sua risposta allo Zocchi il 9 luglio informandolo di aver dato disposizione affinché i pezzi ritrovati vengano esposti al Museo Civico, assieme ad ogni altro pezzo d'interesse storico-artistico che venga ancora rinvenuto durante i lavori.42

Nonostante questo, una delle colonne vive un destino ben diverso. Nel 1931 il mondo

39 Fascismo e centri storici in Toscana, 1984, p.108, “Il piccone ha compiuto una sana opera igienica. Le casette in stato di completo abbandono senza luce e senza aria vennero demolite e lo spazio lasciato libero dette nuova vita agli altri fabbricati prospicienti su Piazza Chiara Gambacorti”.

40 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. XV, f.378, “Piano Regolatore – 1930”. 41 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. X, f.238, “Antichità e Belle Arti – 1930”.

42 Ibid., “Comune di Pisa – Ufficio Tecnico. Oggetto: demolizione del fabbricato comprendente i resti della ex Chiesa di S.Lorenzo in Via Tre Re. All'Ill.mo Sig. Architetto Zocchi, della Soprintendenza dell'arte Medievale e Moderna della Toscana. Pisa, 9 luglio 1930. In risposta alla lettera controdistinta pregiomi di informare la Vs.Ill.ma che ho disposto affinché tutto quanto, avente pregio artistico, è stato e potrà ancora rinvenirsi nella demolizione del fabbricato di proprietà delle Società Riunite di Pubblica Assistenza in Via dei Tre Re sia accuratamente rimosso e depositato accuratamente nel Museo Civico di questa città. Sarò grato alla Vs. Ill.ma se vorrà particolarmente interessarsi per seguire il corso della detta demolizione e dar consigli al riguardo. Il Podestà.”

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dell'aeronautica militare subisce un lutto: il Comandante Umberto Maddalena, il Capitano Fausto Cecconi e il Sottotenente Giuseppe da Monte muoiono in un incidente aereo durante un semplice volo di trasferimento, in prossimità della spiaggia di Tirrenia dove oggi si trovano prevalentemente stabilimenti balneari. L'anno successivo, per ricordare l'accaduto e la memoria dei tre uomini, una delle colonne di S.Lorenzo viene posta come cippo commemorativo vicino al luogo dell'accaduto, in uno spazio antistante la spiaggia al tempo ancora allo stato brado43 [FIG.50].

Il posizionamento e la cura della colonna sono tra l'altro un avvenimento di risonanza nazionale, tant'è che quando nell'estate del 1933 si verificano presso di essa fenomeni di degrado antropico, quali scritte e scarabocchi, è lo stesso Ministro dell'Aeronautica Balbo a scrivere al podestà di Pisa, allegando fotografie del cippo deturpato [FIG.51]. Nella sua lettera Balbo esprime anche il suo disappunto per l'accaduto, informando il podestà di avere sporto denuncia contro ignoti ed esortandolo ad intervenire affinché il monumento venga ripulito e non si verifichino più fatti simili in futuro.44 Quando la zona di Tirrenia comincia ad

essere dotata di stabilimenti balneari, negli anni '50 il cippo viene inglobato nella costruzione di un bagno nominato, per l'appunto, “Bagno Maddalena” tuttora esistente, come la colonna stessa, ancora presente nella stessa posizione [FIG.52].

Per quanto riguarda l'isolato occupato un tempo dalla chiesa di S.Lorenzo, una volta abbattuto scopre l'invaso rettangolare di quella che oggi è piazza Chiara Gambacorti, meglio nota come piazza la Pera. Tra fine anni '30 e inizio anni '40 lo spazio ricavato diventa sede di un mercato ortofrutticolo45 circondato da un'alberatura perimetrale e organizzato sotto una pensilina

metallica.46 Questo particolare si può sempre evincere dallo scavo effettuato nel 2004-2005,

durante il quale vedono la luce anche alcune tracce di cantiere risalenti a questa fase e buche per sostegni metallici.47 Successivamente, negli anni '70, la piazza viene invece adibita a

mercato ittico [FIG.53]. I banchi vengono però disposti sotto una nuova copertura sostenuta da pilastri in cemento armato. Anche questo intervento si riscontra negli scavi effettuati,

43 ALABISO, 2005, p.12.

44 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat. X, f.241, “Antichità e Belle Arti-1933”. “Roma, 30 agosto 1933. Al Podestà di Pisa. Oggetto: Colonna commemorativa dei compianti MADDALENA, CECCONI, DIAMANTE. Rimetto alcune fotografie della Colonna Commemorativa dei compianti MADDALENA, CECCONI, DIAMANTE, eseguite giorni or sono, e dalle quali la S.V. potrà rendersi conto delle deturpazioni consumate su di un monumento che doveva essere sacro per tutti gli italiani ed oggetto della universale riverenza e rispetto. Ho per tal fatto sporto denuncia al procuratore del Re contro ignoti. Sarò frattanto grato alla S.V. se vorrà disporre perché il monumento sia restituito al suo primitivo stato e perché sieno, per l'avvenire, evitati simili inqualificabili fatti. Il Ministro, Balbo.”

45 ASP, Comune di Pisa-sezione separata, serie VII, cat, VII, f. 148. Il mercato degli erbaggi di Piazza Gambacorti è già attestato al 1941, quando viene varata una protrazione d'orario sull'apertura di alcuni mercati cittadini, tra cui questo.

46 ALABISO, 2005, p.11. 47 ANICHINI, 2005, p.41.

(11)

dimostrandosi uno dei maggiori responsabili dell'obliterazione di una serie di strutture appartenenti tanto alla chiesa di S.Lorenzo, quanto alle abitazioni da questa ricavate.48

Il mercato del pesce ha vita breve. Presto le sue strutture vengono smantellate e lo spazio della piazza si ritrova privo di una vera e propria funzione, oltre ad essere teatro nel 1981 di una forte esplosione dovuta ad una fuga di gas. Solo negli anni '90 viene portata avanti una più seria politica di riqualificazione della zona in virtù della sua centralità all'interno della città e di un suo potenziale come luogo di aggregazione49 [FIG.54].

BIBLIOGRAFIA: ANICHINI, F., 2005, pp.33-42. CACIAGLI, C., 1994, pp.35, 39, 161-166. GRECO, G., 1984, pp. 34, 53, 56, 65, 67, 70, 71, 130, 139, 146, 150, 177, 178, 186, 195, 242. GARZELLA, G., 1990, pp. 115, 117, 118, 144, 148, 150, 189, 196, 198, 200, 205, 206, 220, 224, 225, 226, 237. LODDO, A., 2008/2009. MILANESE, M., 2005, pp.19-24. TOLAINI, E., 1979, pp. 105, 178, 234, 265. TOLAINI, E., 1992, p.60.

TRONCI, P., cc. XCVI R, XCVII r. SANTUCCI, I., 2005, pp.25-32.

48 Ibid., p.42.

(12)

8.4. Appendice.

Dalla Descrizione di Paolo Tronci.

c.XCVII r. S.Lorenzo in Chinzica

Havendo io visto in un libbro delli Padronati delle Chiese, copia del quale hanno molte case in questa Città, che la Chiesa di S.Verano fu fondata nel 1193, et unita alla Chiesa di S.Lorenzo in Chinsica della quale parliamo, non posso errare se affermerò che questa molto avanti fusse stata edificata dalli Nobili dal Bagno, antichissimi in questa Città. Avanti al 400, trovo essere stati Padroni della detta Chiesa non solo loro, ma anche Pancucci di Ser Guido da Calci, e doppo non molt'anni si trovano a parte del detto Padronato li Gambacorti, e successivamente li Tignosi, e per essi Alessandro del Testa,e l'Opera della Spina, come herede di Ser Mariano dal Campo, donatario de Gambacorti. L'ultimo stato dal 1500 in qua, è di casa Perini donatarii delli Pancucci descendenti da ser Guido da Calci, e delli Nobili dal Bagno, come per instrumento di Ser Tomaso da Montemagno dal dì 14 di Gennaio 1500 e per ser Bartalo da S.Casciano, 2 di Maggio 1510, quali insutrumenti di donatione furno confermati dall'Ordinario, e per questa via li Perini hanno i dui terzi del Padronato, e l'altro terzo è hoggi della Famiglia del Testa e dell'Opera della Spina, et essendo estinta la linea de Perini, sono successi nelli lor Padronati alcuni delli Corsini da Cascina.

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