2 Ad Astarte
3 Finalmente, di punto in bianco, dal giorno alla notte, ci trovammo brutalmente sbalzati in un altro pianeta.
E. de Martino, La terra del rimorso, p.86.
Se l’occidente ha prodotto degli etnografi è perché un cocente rimorso doveva tormentarlo, obbligandolo a confrontare la sua immagine con quella delle società differenti, nella speranza di vedervi riflesse le stesse tare, o di avere un aiuto per spiegarsi come le proprie si fossero sviluppate.
C. Lévi-Strauss, Tristi Tropici, p. 333.
L’antropologo oggi è pienamente cosciente di essere coinvolto nei mondi che esplora e fa di questo proprio coinvolgimento, soggettivo, affettivo ed emotivo, uno strumento in più per la conoscenza della complessità e della realtà. Per questo l’antropologia ha dovuto riflettere criticamente sulla sua stessa tradizione di studio, abbandonando l’idea che persone reali in carne ed ossa, con le loro capacità di azione, di pensiero, di emozione, potessero diventare meri “oggetti” di ricerca. G. Pizza, Antropologia Medica, p. 12.
Si può affermare per la vecchiaia [e per la malattia] quello che Baudrillard affermava per la morte: è diventata pornografica, costituisce il nuovo osceno di cui vergognarsi e da occultare in tutti i modi possibili. I modelli corporei dominanti e gli stili di vita più diffusi, non ammettono il decadimento, ma richiedono performances sempre ottimali, dove un fisico prestante e una mente lucida costituiscono il corredo indispensabile per condurre un’esistenza all’insegna dell’attivismo febbrile e della soddisfazione immediata dei desideri.
M.T. Russo, Corpo, Salute, Cura, p. 28.
La mia tesi è che la malattia non è una metafora, che la maniera più corretta di considerarla – e la maniera più sana di essere malati – è quella più libera e aliena da pensieri metaforici.
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INDICE
Introduzione. . . p. 6.
Capitolo 1
. . . p. 10.
Crisi della presenza e destorificazione del negativo.
1.1. “Il dramma storico del mondo magico”: la prima
teorizzazione della crisi della presenza.
. . . p. 11.
1.2. Presenza e crisi della presenza.. . . p. 29.
1.3. La destorificazione del negativo.. . . p. 41.
Capitolo 2
. . . p. 50.
Ernesto de Martino: il lavoro sul campo
2.1. Le monografie sul Mezzogiorno d’Italia.
. . . p. 50.
2.2. La terra del rimorso.. . . .p. 74.
2.3. Tarantismo, la malattia e i suoi simboli.. . . p. 92.
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Capitolo 3
. . . p. 105.
Crisi della presenza tra antropologia e psichiatria
.3.1. Lettere da una tarantata.
. . . p. 106.
3.2. Schizofrenia: L’io diviso.. . . p. 119.
3.3. Autismo, una “fortezza vuota”.. . . p. 133.
Capitolo 4
. . . p. 144.
Attraversare la crisi: la terapia.
4.1. Sortilegio e delirio: il contributo all’etnopsichiatria
italiana di Michele Risso e Wolfang Böker.
. . . p. 144.
4.2. Tobie Nathan: il lavoro di équipe.. . . p. 157.
4.3. Prendersi cura: percorsi formativi, preventivi e terapeutici
in un’ottica complessa e di rete interdisciplinare.