Daniela Altera
LA BIODIVERSITA’ED I SUOI ASPETTI GIURIDICI Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
La normativa a tutela della biodiverisità
La Convenzione sulla diversità biologica è stata ispirata dal crescente impegno della comunità mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Conservazione della diversità biologica, l'uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall'uso delle risorse genetiche.
Le risorse biologiche della Terra sono vitali per lo sviluppo economico e sociale dell'umanità.
Riconoscimento del fatto che la diversità biologica è una risorsa globale di enorme valore per le generazioni presenti e future
La minaccia per le specie e gli ecosistemi non è mai stata così grande come lo è oggi. L'estinzione di specie causata dalle attività umane continua ad un
ritmo allarmante.
La normativa a tutela della biodiversità
Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) ha convocato il gruppo di esperti ad hoc sulla diversità biologica nel novembre 1988 per esplorare la necessità di una convenzione internazionale sulla diversità biologica.
Maggio 1989, gruppo di lavoro ad hoc di esperti tecnici e legali per preparare uno strumento giuridico internazionale per la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica.
Gli esperti dovevano prendere in considerazione "la necessità di condividere costi e benefici tra paesi sviluppati e in via di sviluppo", nonché "modi e mezzi per sostenere l'innovazione da parte delle popolazioni locali".
22 maggio 1992 con la Conferenza di Nairobi per l'adozione del testo concordato della Convenzione sulla diversità biologica.
La Convenzione è stata aperta alla firma il 5 giugno 1992 alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (il "Vertice della Terra" di Rio). Rimase aperto per la firma fino al 4 giugno 1993, momento in cui aveva ricevuto 168 firme.
La convenzione è entrata in vigore il 29 dicembre 1993, ossia 90 giorni dopo la 30a ratifica.
Convenzioni e Accordi multilaterali
Convenzione di Rio de Janeiro sulla diversità biologica (25 ottobre 1993), ratificata con Legge n. 124 del 14/02/1994.
Direttiva 92/43/CEE (21 maggio 1992) del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Direttiva Habitat)
Convenzione di Bonn (24 giugno 1982)
Convenzione di Berna (3 Dicembre 1981)
Direttiva 79/409/CEE (2 aprile 1979) del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Istituzione di Zone a
Protezione Speciale (ZPS) per la salvaguardia degli uccelli selvatici.
Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 80
Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.
Art. 117
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario e dagli obblighi internazionali. (...)
LEGGE 14 febbraio 1994, n. 124
Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversita', con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992
Articolo 1. Obiettivi
Gli obiettivi della presente Convenzione da perseguire in conformita' con le sue
disposizioni pertinenti, sono la conservazione della diversita' biologica, l'uso durevole dei suoi componenti e la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dalla utilizzazione delle risorse genetiche, grazie ad un accesso soddisfacente alle risorse genetiche ed un adeguato trasferimento delle tecnologie pertinenti in considerazione di tutti i diritti su tali risorse e tecnologie, e grazie ad adeguati finanziamenti.
Articolo 2. Uso dei termini
Ai fini della presente Convenzione: L'espressione
"biotecnologica" significa ogni applicazione tecnologica che si avvale di sistemi biologici, di organismi viventi o di loro derivati, per realizzare o modificare prodotti o procedimenti per un uso specifico. L'espressione "condizioni in situ"
significa le condizioni in cui le risorse genetiche esistono negli degli ecosistemi e negli habitat naturali, e, nel caso di specie addomesticate o coltivate, negli ambienti nei quali hanno sviluppato le loro proprietà caratteristiche.
L'espressione "conservazione ex situ": la conservazione di
elementi costitutivi della diversità biologica fuori dal loro
ambiente naturale.
Articolo 2. Uso dei termini
L'espressione "conservazione in situ" significa la conservazione degli ecosistemi e degli habitat naturali ed il mantenimento e la ricostituzione delle popolazioni vitali di specie nel loro ambiente naturale, e nel caso di specie addomesticate e coltivate, l'ambiente in cui hanno sviluppato le loro proprietà caratteristiche.
L'espressione "diversità biologica" significa la variabilità degli
organismi viventi di ogni origine, compresi inter alia gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi
ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell'ambito delle specie, e tra le specie degli ecosistemi; L'espressione
"ecosistema" significa un complesso dinamico formato da comunità di piante, di animali e di micro-organismi e dal loro ambiente non vivente, le quali grazie alla loro interazione,
costituiscono una unità funzionale
Articolo 2. Uso dei termini
L'espressione "organizzazione regionale di integrazione
economica" significa un'organizzazione costituita da Stati sovrani di una data regione alla quale gli Stati membri hanno trasferito competenza su questioni regolamentate dalla presente
Convenzione e che è stata debitamente autorizzata in conformità con le sue procedure interne a firmare, ratificare, accettare
approvare detta Convenzione o ad aderirvi. L'espressione "paese di origine delle risorse genetiche" significa il paese che possiede tali risorse genetiche in condizioni in situ. L'espressione "paese forniture di risorse genetiche" significa il paese che fornisce
risorse genetiche estratte da fonti in situ, comprese le popolazioni di specie selvatiche e addomesticate o prelevate presso fonti in situ, originarie o meno da tale paese
Articolo 2. Uso dei termini
L'espressione "risorse biologiche" include le risorse genetiche, gli organismi o loro componenti, popolazioni o ogni altro
componente biotico degli ecosistemi aventi un uso o valore attuale o potenziale per l'umanità; L'espressione "risorse
genetiche" significa il materiale genetico avente valore effettivo o potenziale. L'espressione "tecnologia" include la biotecnologia.
L'espressione "uso durevole" significa l'uso dei componenti della diversità biologica secondo modalità e ad un ritmo che non
comportino una depauperazione a lungo termine, salvaguardando in tal modo il loro potenziale a soddisfare le esigenze e le
aspirazioni delle generazioni presenti e future. L'espressione
"zona tutelata" significa un'area geograficamente delimitata, designata o regolamentata e gestita in modo tale da conseguire obiettivi di conservazione specifici.
Nel 2010 l’Italia si è dotata di una Strategia Nazionale per la
Biodiversità
A seguito di un percorso di partecipazione e condivisione fra i diversi attori istituzionali, sociali ed economici interessati, che si sono impegnati a lavorare insieme per fermare il declino della biodiversità.
La Strategia e la sua revisione intermedia fino al 2020 costituiscono uno strumento di integrazione delle esigenze di conservazione ed uso sostenibile delle risorse naturali nelle politiche nazionali di settore, in coerenza con gli obiettivi previsti dalla Strategia Europea per la Biodiversità.
La Struttura della Strategia è articolata su tre tematiche cardine: 1) Biodiversità e servizi ecosistemici, 2) Biodiversità e cambiamenti
climatici, 3) Biodiversità e politiche economiche; i rispettivi 3 obiettivi strategici sono raggiunti con il contributo derivante dalle diverse
politiche di settore individuate in 15 aree di lavoro
Strategia Nazionale per la Biodiversità
L’elaborazione si colloca nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione sulla Diversità
Biologica (CBD, Rio de Janeiro 1992) avvenuta con la Legge n.
124 del 14 febbraio 1994.
I tre obiettivi principali della Convenzione sono:
§ la conservazione della diversità biologica, considerata sia a livello di gene, sia a livello di specie, sia a quello di comunità ed ecosistema;
§ l’utilizzazione durevole, o sostenibile, dei suoi elementi;
§ la giusta ed equa ripartizione dei vantaggi che derivano
dallo sfruttamento delle risorse genetiche e dal trasferimento delle tecnologie ad esso collegate
Strategia Nazionale per la Biodiversità
La biodiversità e i servizi ecosistemici, nostro capitale
naturale, sono conservati, valutati e, per quanto possibile, ripristinati, per il loro valore intrinseco e perché possano continuare a sostenere in modo durevole la prosperità economica e il benessere umano nonostante i profondi cambiamenti in atto a livello globale e locale.
Per il suo conseguimento la Strategia nazionale è stata articolata intorno a tre tematiche cardine, che vengono illustrate
nell’Annesso I:
§ biodiversità e servizi ecosistemici,
§ biodiversità e cambiamenti climatici,
§ biodiversità e politiche economiche
Strategia Nazionale per la Biodiversità
Obiettivo Strategico 1
Entro il 2020 garantire la conservazione della biodiversità, intesa come la varietà degli organismi viventi, la loro variabilità genetica ed i complessi ecologici di cui fanno parte, ed assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano.
Obiettivo strategico 2
Entro il 2020 ridurre sostanzialmente nel territorio nazionale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, definendo le opportune misure di adattamento alle modificazioni indotte e di mitigazione dei loro effetti ed aumentando le resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali.
Obiettivo strategico 3
Entro il 2020 integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore, anche quale opportunità di nuova occupazione e sviluppo sociale, rafforzando la comprensione dei benefici dei servizi
Aree di lavoro
conseguimento degli obiettivi strategici:
1. Specie, habitat, paesaggio;
2. Aree protette;
3. Risorse genetiche;
4. Agricoltura;
5. Foreste;
6. Acque interne;
7. Ambiente marino;
8. Infrastrutture e trasporti;
9. Aree urbane;
10. Salute;
11. Energia;
12. Turismo;
13. Ricerca e innovazione;
14. Educazione, informazione, comunicazione e partecipazione;
15 L’Italia e la biodiversità nel mondo
ecosistemici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita
Specie e habitat
Gli studi ad oggi effettuati sul nostro patrimonio faunistico e floristico, sottolineano la grande responsabilità dell’Italia a livello europeo; infatti con circa 58.000 specie (di cui solo circa il 2% appartiene ai Vertebrati), il nostro Paese ha il più alto numero di specie animali in Europa, con una elevata incidenza di specie endemiche (circa il 30%).
Anche per quanto riguarda la flora vascolare, l’Italia con 6.711 specie, il 15,26% delle quali endemiche, è il Paese europeo con maggior diversità floristica, cui si aggiungono le briofite (1130 specie presenti su 1690 segnalate in Europa), i funghi con oltre 20.000 specie, i licheni che con 2.323 taxa pongono l’Italia fra i paesi europei con la massima diversità lichenica e le alghe d’acqua dolce e marine. La lista delle specie del
macrofitobenthos marino (alghe e piante vascolari) ammonta a 924 taxa.
Il quadro relativo ai livelli di minaccia delle specie animali sul territorio nazionale è stato delineato da diversi autori in specifiche Liste Rosse esclusivamente per le diverse Classi dei Vertebrati.
Specie e habitat
Dalle valutazioni del grado di minaccia, effettuate secondo le categorie IUCN (1994), è risultato che la percentuale di specie minacciate di Vertebrati in Italia oscilla in relazione alle valutazioni dei diversi autori, dal 47,5% al 68,4%. In particolare per i Ciclostomi e i Pesci d’acqua dolce oltre il 40% delle specie minacciate risulta in condizione particolarmente critica (categorie CR – critically endangered ed EN – endangered della IUCN). Per gli Anfibi il 14% delle specie minacciate appaiono in pericolo (categoria EN). Per i Rettili il 5% delle specie minacciate sono in pericolo in modo critico (categoria CR), mentre per gli Uccelli e i Mammiferi rispettivamente il 23% e il 15% di specie minacciate sono risultate a forte rischio di estinzione (categoria CR e EN). Per le specie di Invertebrati non si dispone di un’analoga valutazione dei livelli di minaccia.
Specie e habitat
Allo stato attuale delle conoscenze, la flora vascolare a rischio comprende 1.020 specie, che rappresentano il 15,2% della flora italiana. A queste si devono aggiungere le cosiddette “piante inferiori”
che risultano essere in pericolo, per il 40% delle specie note;
un elevato numero di epatiche e di muschi risulta estinto (205 specie) e molte sono considerate in pericolo di estinzione (217 specie), ed inoltre più di 200 specie di licheni vengono incluse nelle categorie IUCN. In Italia le conoscenze relative alle entità vegetali a rischio sono oggi ancora lontane dall’essere esaustive, poiché lo stato di conservazione dei taxa non è ancora valutato in modo quantitativo secondo i più recenti criteri IUCN, anche se già si lavora in tal senso.
Benefici economici programmi di
restaurazione
GRAZIE PER L’ATTENZIONE