ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA
V O L U M E Lll
P U B B L IC A T O IN O N O R E DEL IX C O N G R E S S O G E O G R A F I C O IT A L IA N O COL C O N T R IB U T O DEL C O M U N E DI G E N O V A
M I S C E L L A N E A
GEO-TOPOGRAFICA
L. VOLPICELLA, LETTER A AL P R E S ID E N T E DEL IX C O N G R E S S O Q E O O R A F I C O ITALIANO — P. ACCAME, LA VIA AURELIA N E L L ’lN GA UNIA O R I E N T A L E — A.
A1RENTI, SULLA STAZIONE ROMANA DEL « L U C U S BORM ANI » — A. FERRETTO , GIOVANNI MAURO DI CARIGNANO, C ARTOG RAFO E S C R IT T O R E — A. FE R R E T T O , 1 CA RTOGRAFI MAGGIOLO ORIUNDI DI RAPALLO — F. N O B E R A S C O , LA G E O O R A F I A NEI P IÙ ANTICHI SCR ITTOR I SAVONESI — A. C A N E P A , N O T E S T O R I C H E S A N R E M ESI, L ’ ANTICA « VILLA MATUTIANA » — G. A N D RI ANI, G IA C O M O BRACELL1 N ELLA STORIA DELLA GEOGRAFIA — L. VOLPICELLA, G E N O V A N E L S E C . X V , N O T E D ’ICONOGRAFIA PANORAMICA — E. MARENGO, LE C IN Q U E T E R R E E LA G ENE SI DI QUES TO NOME — L. VOLPICELLA, IL PA LA ZZO D U C A L E DI G E N O V A
— F. POGGI E H. SIEVEKING, ALCUNE R ECEN TI PU B B LIC A ZIO N I R IG U A R D A N T I
IL COMMERCIO DI GENOVA NEL M EDIO EVO — L. VOLPICELLA, U N O S C H E R Z O
CARTOGRAFICO.
ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI ST O R IA P A T R IA
V O L U M E LII
PUBBLICATO IN ONORE DEL IX C O N G R E S S O G E O G R A F I C O I T A L I A N O COL CONTRIBUTO DEL C O M U N E DI G E N O V A
M I S C E L L A N E A
GEO-TOPOGRAFICA
L. VOLPICELLA, l e t t e r a a l p r e s i d e n t e d e l i x c o n g r e s s o g e o g r a f i c o ITALIANO — P. ACCAME, LA VIA AURELIA N E L L ’INGAUNIA O R I E N T A L E — A.
AIRENTI, STAZIONE ROMANA DEL «L U C U S BORM ANI » — A. F E R R E T T O , G I O V A N N I MAURO DI CARIGNANO, CARTOGRAFO E S C R IT T O R E — A. F E R R E T T O , I C A R T O GRAFI MAGGIOLO — F. NOBERASCO, LA G E O G R A F IA NEI P I Ù A N T I C H I S C R I T T O R I SAVONESI — A. CANEPA, NOTE S T O R IC H E SA N R E M E SI, L ’ A N T I C A « V IL L A M A - t u t i a n a » — G. ANDRIANI, G i a c o m o b r a c e l l i n e l l a s t o r i a d e l l a g e o g r a f i a — L. VOLPICELLA, GENOVA NEL SEC . X V , N O T E D ’I C O N O G R A F I A P A N O R A MICA — E. MARENGO, LE CINQUE TER RE — L. VO LPICELLA, IL P A L A Z Z O D U C A L E DI GENOVA — F. POGGI E H. SIEVEKING, ALCUN E R E C E N T I P U B B L I C A Z I O N I RIGUARDANTI IL COMMERCIO DI GENOVA NEL M E D IO EVO — L. V O L P I C E L L A , UNO SCHERZO CARTOGRAFICO.
G E N O V A
NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI S T O R IA P A T R I A
O M A G G I O
A L
IX CONGRESSO G E O G R A FIC O IT A L IA N O
RA D U N A T O
IN
G E N O V A
n e l l’ a p r i l e d e l m c m x x i v
C i a sc u n a u t o r e d e g l i scritti pubblicati ne gl i ATTI DELLA S O C I E T À LIGURE DI STORI A PATRIA è unico g a r a n t e delle p r o d u z i o n i e o p i n i o n i e s p o s t e in e s s i scritti.
P R O P R I E T À L ETTERARIA R I S E R V A T A
S O C I E T À L I G U R E
DI
S T O R I A p a t r i a
A L P R E S I D E N T E
D EL I X C O N G R E S S O G E O G R A F IC O I T A L I A N O
SIGNOR PRESIDENTE
La Società Ligure di Storia Patria, coni'ebbe n o tizia che la città di Genova avrebbe ospitato il I X Congresso G eografico Ita liano, intese subito il dovere che tocca ai cultori ed am atori d ella S to ria d i rendere omaggio ai geografi, che studiano e illustrano la Terra, sulla quale la Storia si compie: poiché la G eografia è il suolo della Storia; e quella vale in rapporto a questa per lo meno, se è con
cesso paragonare le cose grandi con le piccole, quanto la scacchiera vale in rapporto agli scacchi.
Già, Voi geografi siete degli storici. Voi leg g ete g e o lo g ic a mente, sopra documenti paleografici che noi p a leo g ra fi non p ossiam o leggere, come nacque il globo terrestre, e crebbe, e d iventò quale oggi lo vediamo coi nostri occhi, lo sentiamo sotto i n o s tr i p ie d i.
Voi ci dite come e quando si levarono i m onti e s i abbassarono i mari, e poi i monti s'inabissarono e le acque si distesero sopra d i quelli. Voi ci dimostrate come l uomo abbia m odificato e sem pre p iù m odifichi il rilievo del suolo, tagliando le m ontagne o isolando i continenti
,allo stesso modo come, per converso, la Terra, variando d i natura, modifica il vivere degli uom ini o ne m uta le sta n ze . V oi infine ci. date le ragioni dei m aggiori eventi dell’ u m a n ità e delle tendenze tradizionali delle nazioni ne' tempi antichi e ne' m o d ern i:
ragioni geografiche spostano i popoli e li fissano n e ll' ana o n el
l'a ltra contrada ; ragioni geografiche fanno a volta a volta p ro sp eri
o poveri i popoli marinari e quelli mediterranei. S en za g l ' insegna-
m enti che ci porgono i geografi, noi a ltri non potrem m o dare le
ragioni della storia.
r*C osì la S o cietà d i S to ria P a tr ia si è avvalsa della vostra opera.
A su a volta, com e il cam po ubertoso ripaga alla terra, coi sem i che g e rm in a , il sem e che la terra g l i détte, dessa ha fin o ra , popolando d i g e n ti e arricchendo d i eventi le terre ed i mari, che Voi cono
scete, o ffe r ta a Voi, con la S to ria umana, anche la G eo g ra fia storica.
A l l a E tn o g r a fia e G e o g ra fia a n tica questa Società détte le illu
s tr a z io n i d ella tavola d i Polcévera, la pubblicazione delle iscrizioni g re c h e e rom ane, le m o n o g ra fie s u g li antichi L iguri, su Genoati, V itu rii, In te m elii, g l i s tu d i d e ll' Issei sulla L iguria preistorica, l 'i n te rp re ta zio n e critica d i un passo d i Polibio. A lla C a rto g ra fia m e
dioevale o f f r ì l'a tla n te Luxoro, l'a m p ia recensione del libro del F isc h e r su lle carte nautiche, le correzioni alla ca rto g ra fia ligure e qu elle to p o nom astiche a lla ca rta del V errazzano. A lla N a u tica dedicò g l i opuscoli d i B en ed etto S cotto sopra il
g l o b o m a rittim oe sopra una via a r tic a d i n a vig a zio n e d a ll' O ccidente alVestrem o Oriente, e il tr a tta to d i A n d a lò D i N e g r o sull'astrolabio. Illustrò le terre delle colonie G enovesi con i d o cu m en ti d i C a ffa e della Tauride, d i Pera, d i C o sta n tin o p o li, d i Tabarca. N a rrò un viaggio diplom atico in P e rsia n el secolo X I I I ; pubblicò una relazione della circum naviga
zio n e d i M a g e lla n o e i g io r n a li d i viaggio nella penisola e nelle isole ita lia n e d i G iovati V incenzo Im periale. D issertò dei navigatori e d elle loro im prese g eo g ra fich e , d e' Vivaldi, d e ' Pessagno am m i
r a g li d i P o rto g a llo , d i P ietro T a fu r, d i Caboto, d i Colombo, d i V e rra zza n o . S i occupò d i T o p o g ra fia urbana esplorando a fo n d o la co n tra d a d i S a u f A n d re a in Genova durante il medio evo. - Questo, p e r q u a n to è contenuto nella serie d ei suoi
Atti.M a la sua azione s i a lla rg ò anche fu o r i ed intorno a d essa, ispirando o alim entando le raccolte Colom biane, le m o n o g ra fie storiche su i p o r ti d 'Ita lia per il M in is te ro d ella M a rin a , quella su l porto d i Genova, ed altre m olte, sp ecia lm en te del D esi/noni, del Belgrano, d i G aetano P oggi, d i Francesco P o d e stà d i m ateria storico-geo-topografica. A lle sue p erio d ich e p u b b lic a zio n i a g g iu n se il
G i o r n a l e L ig u s tic o ,rivista nella q uale con g l i a rtico li sto r io g ra fic i s i accompagnano quelli g e o g ra fici e n a u tici. N e ll'a n n o 19 1 4 a llestì in Genova una m ostra storico-nau
tic o -c a rto g ra fic a delle colonie G enovesi nel m edio evo, molto ricca e p re zio sa
( ’).Q uesta assidua opera n el campo g eo g ra fico Le dà ragione, S ig n o r P resid en te, delle nostre tendenze e delTanim o con cui ac-
o 7(1) Il catalogo è nel vol. X L V l deg li Atti (fase. I.)
VI.
cogliamo qui in Genova i geografi italiani. Con essi n o i ci sentiam o spiritualmente più che fra telli: g li è che Genova è, nella sua o rig in e, nella sua vita storica, nella sua gloria, nel suo commercio, nella sua ricchezza
,nella sua essenza, tu tta G eografia. Q uesta le fis s ò la sede, le tessè intorno le reti viarie d i terra e d i mare, le assegnò i traffici, le distribuì le merci esotiche, le portò l'o r o
:con q u ell'o ro , con l'anim o austero e il corpo indurito quali l'a s p ra na tu ra del suolo rupestre e del mare affannoso aveva pla sm a ti, La G e o g ra fia fece fo rte Genova e poderose e vincitrici le sue flo tte . E così d ella
storia di Genova tutta l'Ita lia bene a ragione’ si g lo ria .
La Società Ligure di Storia Patria, come le altre sue consorelle, vivendo di contribuzioni, non è ricca. N o n potendo p e rta n to dare a lla manifestazione del suo animo la fo rm a opulenta che avrebbe d esid e
rata, è costretta a limitarsi a porgere la parola d i ospitale sa lu to a l I X Congresso Geografico Italiano, a concorrere col p ro p rio m a te riale nelle mostre allestite in occasione e in onore d el C ongresso, e principalmente a dedicare a questo in om aggio il volum e L I I de' suoi
Atti,che essa ha per tal fin e compilato raccogliendo a lcu n i studi di geo-topografia storica, confortati da numerose illu str a z io n i figurative nel testo ed in tavole.
Signor Presidente, io confido che il progresso e ancora p iù la divulgazione della Storia e della G eografia, l ' una am m a estra n d o con l'esperienza del passato, l ' altra spalancando g l i o r iz z o n ti e m o
strando le vie dell' avvenire, porteranno l ' Italia nostra a q u ei g lo rio s i destini, pei quali Iddio acconciamente la preparò, d a n d o le il p o sto più bello sulla superficie terrestre, popolandola della p iù nobile delle
stirpi, creatrice e dispensiera della civiltà alle g enti.
Voi siete qui a lavorare per questo
;e noi siam o a l vostro fianco.
Genova, 22 Aprile 1924.
IL PRE SID E N T E
LUIGI V O L P IC E L L A
P. A C C A M E
LA VIA AURELIA
NELL’ INGAUNIA ORIENTALE
Nell’ anno 1889, pubblicai una minuta relazione sulla s tr a d a r o m a n a da Vado ad Albenga (1), frutto di lungo e paziente esam e sui lu o g h i, tenuto conto delle anticaglie romane, venute, col volger degli an n i, alla luce, degli antichi documenti e catasti e dei monasteri ed ospizi b e n e dettini, situati sul suo percorso. Da quell’ epoca, nuovi elem en ti s o n o venuti a confermare quanto ebbi, allora, a scrivere ed è, p er q u esto , che ritorno sull’argomento, persistendo, pur troppo, molti a rip e te re le g r a tuite asserzioni di antichi scrittori, affatto ignari dei lu o gh i e delle m e morie e documenti locali. Non è il caso di ripetere q u a n to a llo ra scrissi, premetto alcune osservazioni, unicamente per rispondere a varie p iA b li- cazioni posteriori, colle quali si vollero ribadire errori le mille volte c o n futati. Prima, però, di esaurire il nuovo compito, parmi c o n v en ien te fis
sare alcuni punti fondamentali per riconoscere le antiche stra d e r o m a n e , che, presso di noi, stettero intatte sino alla metà del secolo d e cim o te rzo . Esse furono, in parte, rese impraticabili verso il 1240, p e r o s taco lare l’ invasione dell’ esercito di Federico 11.0 , venuto, sotto il c o m a n d o di Manfredo Lancia, a porre assedio al castello della Pietra, che, nel m ed io evo, era la chiave della Liguria occidentale. 11 vescovo di A lb e n g a Si-
(1) Giornale Ligustico di Archeologia ecc. ann. xvi. p. 241.
4 —
m o n e II.° , d ’ o rd in e del Papa, aveva dovuto consegnare il castello ai G en o v esi, d o n d e la venuta del Lancia.
Le s tra d e indicate, negli antichi documenti medioevali, come
romee,
o m e g lio a n co ra , col n o m e distrata,
erano le antiche vie romane, lastrata
significa via lastricata. Tale denom inazione non può attribuirsi ch e alle vie ro m an e, perchè le vie medioevali, non romane, erano, semplicem ente,
levatae,
cioè arginate e sollevate. Ciò premesso, la via Aurelia, o m eg lio Julia Augusta, com e è noto, lasciato Vado; saliva alla b o r g a t a di Vose, so p ra Noli, e un docum ento antichissimo ne accerta il p e r c o r s o . Essa, g iun ta in Isasco, si dirigeva in vai Pia ed ivi sono an
co ra i p o n ti ro m an i, nel rivo, detto appunto dei Ponci e quindi saliva ad O rc o . P re s so questa strada in Isasco, si rinvenne una tom ba di cui d irò fra p o co . Il d o cu m en to , cui alludo, è l’atto di vendita (1186) del b o s c o
Illixeta,
fatta dal m archese O d d o n e di Savona, agli uomini di N oli, riferito da Raffaele della T o rre (1), dal Moriondo (2) e da altri.L’ atto è s tip u lato : « in loco qui dicitur Voze, apud domum de Grana ».
S o n o indicati, in tale istrum ento, i confini del detto bosco e, fra gli al
tri, la stra d a ro m an a ,
sicut vad.it strata iisqae ad curiam Orchi.
Adunque, c o m e osservai nel rico rd ato mio lavoro, la strada saliva ad Orco, ma sicco m e essa passava sul rivo dei Ponti, così chiunque conosce la località e n o n subisce preconcetti, non vorrà sostenere che, dai ponti di vai Pia, la s tra d a scendesse al mare, ove oggi è Finalmarina, per ritornare indietro e salire ad O rco. Q u esto documento è decisivo. Il tratto, adun
q ue, di stra d a fra Vose ed O rco, era distante dal mare, perchè così vo
lev ano la n a tu ra e situazione dei luoghi. Qui cade in acconcio il richiamo di q u a n to scrisse il Sanguineti, a riguardo di tale via, nel suo percorso lu n g o il litorale ligure. « O ra fa d ’uopo di ripigliare il corso di questa s tr a d a al p u n to in cui l’abbiam o lasciata cioè ai Sabazii e procedere verso p o n e n te . E qui subito fra gli eruditi si manifesta una notabile di
vergenza. Altri vogliono cercare questa Giulia Augusta, detta poi Aurelia, a mare, altri d en tro terra. Io credo che la più cauta opinione sia che co r r e s s e o ra più vicina, ora più lontana dal lido secondo le accidentalità del te rr e n o . Infatti sappiam o da Strabone che i Romani obbligarono i
(1)
Cyrologia
n. 37.(2)
Monum. Aquen.,
Voi. il., p. 348, n. 96.— 5 —
Liguri a lasciar libera una zona di terra di un miglio e m ezzo p er tra c ciarvi una strada. O r questa larghezza indica appunto ch e la n a tu ra del litorale tutto frastagliato di promontorii, di seni, di roccie, li co n sig liav a a doversi tenere or presso or lungi dal mare » (1).
Tale
strata
esisteva ancora nel 1440, quando Finale v enne s o tto il dominio di Genova. Gli uomini di Noli avevano distrutta lastrata
in Vose, con grave iattura dei Finalesi, e Questi reclam aro no al D o g e : Cum nuperrime ipsi Naulenses interruperint...stratam
... in dicta villa Vosciarum quod facere non debent nec eis licet in d a m n u m et iacturam finariensium » (2). E se la strada romana passava così lungi dal Finale, non è serio sostenere che il Pollupice, mansione o m utazione, che, p er necessità di cose, era situata lungo il suo percorso, abbia a rintracciarsi in Finalmarina. Non è possibile separare la stazione dalla strad a. Chi conosce la storia ligure non contrasta l’antichità dei primitivi centri della regione finalese, ma la questione del Pollupice deve risolversi co n altro criterio. Dove era la strada, ivi era la stazione e se la strad a saliva ad Orco, non poteva passare per l’attuale territorio di F in alm arin a e q u in d i invano, si ricerca, in esso, il Pollupice. Le mansioni e ra n o lu o g h i di tappa, di riposo per le truppe e, quindi, ivi erano edifizi destinati all’uopo e ospizi per il ristoro e ricovero dei viandanti. T u tte le stra d e aveano, a determinate distanze, questi luoghi di riposo e P lin io (3) ri
corda anche, in oriente, le
mansiones camelorum,
con g ra n d i pozzi e d e positi d’acqua. Le mutazioni erano, invece, destinate al c a m b io dei cavalli ed anche, in esse, erano edifizi per ricovero dei cavalli stessi e del personale addetto alla
mutatio.
In generale, nelle mutazioni, d o v e a n o essere almeno quaranta cavalli sempre pronti, e in alcune di m in o re im portanza, almeno venti (4).
Dopo Vado, la prima pianura di una certa ampiezza, che s ’ inco n tra, è quella a levante della Pietra, detta in antichissimi d o cu m en ti,
planus malemule.
È qui che, con tutta probabilità, avvenne la g r a n d e b attag lia tra i Romani e i Liguri Ingauni, l’anno 181 av. C., di cui parla T ito(1)
Iscrizioni Romane della Liguria;
in Atti Soc. Lig. di St. Patria, voi. Ili, p. 308(2)
Cyrologia cit.,
p. n, pag. 199.(3) H. N. X I I, 14, 32.
(4)
Cod. Theodos.
8, 5, 53. RlCH,Antiquités Romaines;
Parigi, Didot, 1861.Livio (1). Il p ro c o n s o le L. Emilio P aolo venne da Piacenza, passando p e r V a d o e, a p p e n a en tra to nel confine degli Ingauni, si accampò. Ma, p e r e n tra r e nel confine degli Ingauni e stabilirvi un campo, era neces
s a r io c h ’egli venisse in detta p ian u ra, poiché il territorio ingauno co
m in ciav a al di q u a d e llM ^ u a
Finarii,
c h ’era il confine fra essi e i Sabazi. P ietra, o per meglio dire, Rocca Crovaria, sul monte, era il primo c aste llo dell’In gaunia orientale. La Rocca Crovaria fu, forse, in origine, u n a stazio n e litica, all’ap erto ; ivi si rinvennero armi di bronzo e m anu
fatti s p o rad ici di tipo neolitico (2) e, nelle vicinanze, sono caverne, che f u r o n o a b ita te nei tem pi preistorici, tutte visitate e descritte, tranne una, nella località detta Rocca delle Fene, da me, in parte, esaminata, ma non a n c o r a illustrata, nella quale doveva essere un sepolcreto ligure. Anche qui si verificò il fen o m e n o solito del castro ligure in alto, a cui succede il castro r o m a n o in basso. La Rocca Crovaria, sul monte, era il centro ligure, s o tto di essa, i ro m an i costrussero il
castrum Petrae.
La via da O r c o , p er Feglino, volgeva a G o rra, come ho dimostrato a suo tempo e q u in d i so tto Verizzi scendea a Borgio e per ilplanus malemule
giung ev a sin o alla Rocca C rovaria, che è ancor nominata nel secolo XIII e poi s c o m p a re . In altro lavoro (3), ho trascritto un documento, già noto, m a r id o tto a più g en u in a lezione, che nomina la strada romana e il ponte sul to r r e n te M aremola. Il d o c u m e n to è importantissimo, perchè contiene, p er esteso, il
libellum
con cui il vescovo di Albenga O berto iniziò la causa, p er la restitu zio n e del castello della Pietra, contro Enrico, marchese di S avona,libellam
trascritto nella sentenza definitiva, resa dai delegati pontifici il 1° agosto 1216. O ltre il castello, il vescovo reclamava molte p o ssessio n i in detto libello descritte e, fra le altre: « i n primis uineam u n a m ... cui coh eretvia
pubblica, ab alia secunda parte terra ecclesie san ti nicolai de p etra... item petiam unam positam in eodem loco cui co h ere t ab u n a parte via ab alia secunda terra diete ecclesie, a tertia a q u a m a k m u l e ... item petiam unam que est in plano petre desubtusstrata
cui coheret... a q u artavia...
item petiam unam cui coheret... dietastrata
... item petiam u n a m ... cui coheret terra ogerij de petra et dieta(1) x l, 28.
(2) Is s e l.,
La Liguria Preistorica;
Atti Società Ligure di Storia Patria x l pp. 562, 93, 573.(3)
Statuti Antichi di Albenga,
app. doc. IX.strata
». Ecco qui ricordate e distinte lavia
e lastrata.
La vialevata
e lastrata
romana, la quale era più in alto, cioè sul m o n te e le p o s se s sioni reclamate erano sotto di essa. Così i documenti, c o m e le s c o p e rte di anticaglie, posteriori al mio precedente lavoro, v e n g o n o a co n fe rm a re , se pur ve ne fosse stato mestieri, il tracciato di tale strada. Ma, re c e n temente, sono venuti in luce alcuni tratti di essa, e, p recisa m en te, il selciato, formato di pezzi di granito grigio e rossiccio e m o n e te r o m a n e dell’epoca imperiale (1). Il Pollupice era distante otto miglia r o m a n e da Albenga. Il tratto della strada, fra Albenga e Pietra, è, a n c o r o g g id ì, ri- conoscibile in gran parte, per gli avanzi di costruzioni ro m a n e ; p a rla n o ben chiaramente i sepolcri rinvenuti, le lapidi, i docum enti, i catasti e le antiche visite dei confini. La posizione, poi, di A lbenga r o m a n a è certa. Or bene, le otto miglia da Albenga ci conducono al
planus ma
lemale.
Tali ricerche e constatazioni furono eseguite sui lu o g h i, dal colonnello Lapie e dal marchese Fortia d ’Urban, incaricati di u n a m issio n e archeologica dal governo francese. In tale pianura dovea essere il P o l
lupice. Sopratutto, non bisogna lasciarsi trascinare dalle facili etim o lo g ie e dalle somiglianze apparenti di nomi. G ià un ligure illustre, l’ab ate Oderico, avea osservato : « Io non mi lascio sorprendere da certe s o m i
glianze di nomi e, su di esse, non fabbrico sistemi ». Se, all’O d e r ic o , si fossero ispirati certi scrittori, non si sarebbe dovuto assistere a tan ti strazi degli antichi itinerari, per cui, a cagion d ’esempio,
V ad Navalia,
situata fra Genova e Vado, si è trasportata molto ad o c c id e n te di q u e sta località, per collocarla in Noli, ch’era fuori della strad a, u n ic a m e n te perchè il nome di Noli si prestava a facile derivazione d a Navalia, che lascia adito a supporre l’esistenza di un cantiere navale (2). Ma b is o g n a pur riflettere che vi è un altro Noli, nella valle della P o lcev era, villa ricordata dal Giustiniani, nella plebania di Serra, e che esistette an c h e una città detta Navalia, nella Transilvania, ricordata da T o lo m e o (lib. II tav. 4.a ), ma non è certo in quei luoghi che si possa s u p p o r r e l’esistenza di cantieri navali. A dimostrare meglio, a che cosa c o n d u c a il tener dietro alla .somiglianza dei nomi, accennerò ad un fatto, che è ve-
— 7 —
(1) Monete che potei acquistare.
(2) Vedi: G a n d o g l i a . , La città di Noli, pag. 52.
Navolum - Nabolum - Naulum - Naulo - Nolo ! Nabolis - Naulis - Nolis - Noli. Così il prof. Cortese.
— 8 -
n u t o ad invertire la to p o g ra fia della reg io n e Ingauna, con oltragg io evi
d e n te a tu tte le n o stre antiche tradizioni. È d overoso che questo rilievo resti c o n s a c ra to , negli Atti della S ocietà Ligure di S toria Patria, che delle lig uri trad izio n i deve essere vigile e fedele custode.
P lin io (1), d escriv e n d o la Liguria litoranea, ne ricorda i principali cen tri : « N icae a o p p id u m , fluvius P a u lo ... flumen Rutuba, o p p id um A lb in te m e liu m , flu m en Merula, o p p id u m Albium I n g a u n u m , ... flumen P o rcifera , o p p id u m G e n u a ». O sserv a il G a b o tto (2) che tutto questo tr a t t o di Plinio, p resen ta u n a form a singolare di parallelismo e che le notizie s o n o a b b in a te . E q u in d i Nizza e il fiume Paglione, il fiume Roia e la città di Ventim iglia, il fium e Merula e la città di Albenga, il fiume P o lce v era e la città di G en o v a. È intuitivo che il flumen Merula accop
piato ad A lben g a, indica il m o d e rn o fiume Centa, che scorre presso di essa e che M erula era l’antico su o nome, come Feritor era il nome più a n tico del B isagno. E ppure, oggim ai, è canone inconcusso di storia ligure c h e il flu m en Merula è il to rre n te di Andora ! Plinio dimenticò gli altri m a g g io ri n u m i, co m e la Nervia, la C enta ecc., per ricordarsi del to r
r e n te di A n d o r a ! S o n o oltraggi ad ogni più elementare principio di cri
tica storica ! E tu tto per colpa delle analogie di nomi ! Non molto lungi d a A n d o r a è il c ap o Mele, in dialetto delle Meire, Meira è affine assai a M erula e q u in d i la cosa è chiara ! Per quanto mi consta, primo a met
te re inn an zi tale in terpretazio n e fu il Giustiniani, il quale così si es
p resse : « ... discen d e sotto A n d o ra il fiume Meira, dal quale è nomi
n a to il p r o m o n t o r io ossia cavo della Meira e questo credo sia il fiume c h e gli antichi cosm o g rafi h an n o nom inato in latino Merula ». E dopo di lui tutti gli altri che ne scrissero. Non così il Bracelli, nella
Orae Li
gusticae Descriptio,
che scrisse più di un secolo prim a del Giustiniani.« P o s te a A lb u m in g a u n u m u rb s o pih u s ac vetustate nobili?.... cuius
Me
rula
flum en latus verberat, vulgusCentam
nominat, quod centenis to rr e n ti b u s a u g e a t u r ». Ma se, m algrado ciò, si vuol dare importanza a c e r te s o m ig lia n z e di nomi, rico rd o che esiste, fra Pietra e Borgio, una loca
lità, d e tta o g g i P o lo n g h e ra , e, nelle antiche carte di enfiteusi della mensa vescovile di A lb en g a, Polluciera, Pollunciera, e Porungiera, situata sopra
(1) H. N., in. 5 e seg.
(2) /
Municipi Romani.,
in BSSS. pag. 253.— 9 —
altro luogo, ove ancora nel secolo XV, erano le saline, tu tte località provenienti, dagli antichi patrimoni del fisco, ceduti al vescovo e, da questo, concesse in enfiteusi. In quei paraggi, in una m a rn a pliocenica, furono rinvenuti i resti di un antropoide e avanzi di un a c q u e d o tto in terra cotta (1).
Descriverò, ora, quanto è venuto in luce, lungo il p e rc o rs o della via romana, dopo il mio precedente studio.
II.»
i
Come ho accennato, la strada, partendo dalla b o rg ata di Vose g i u n geva ad Isasco; quivi, nella proprietà Drione, fu rinvenuta u n a to m b a formata dei soliti tegoloni romani, con il suo coperchio ben in castrato , la quale conteneva ossa combuste ed alcuni vasetti di argilla. M olte altre tombe di tal genere furono scoperte e descritte, ed io n o n p o s so che, nuovamente, insorgere contro la teoria, che ha creato u n n u o v o sistem a di inumazione detto gallo-romano, tanto per si fatte to m b e, q u a n t o per quelle rinvenute in Borgio. Ripeto quanto, al riguardo, esposi nel mio precedente lavoro: « Per noi questi sepolcri, altro non s o n o che to m b e degli indigeni Liguri, i quali, sotto l’influenza romana, m o d ificaro n o in parte i loro usi funerari, prendendo dai Romani molte delle lo ro c o s tu manze e riti funebri. Però molte delle loro consuetudini m o rtu a rie , fu rono pure da essi conservate, rifuggendo, a cagion d ’esem p io , dall’ab- bruciare i cadaveri, ciò che, per lo più, solevano fare i R om ani. N è deve recare sorpresa il fatto che presso i Liguri e i Galli fossero in v ig o re gli stessi usi e riti funebri, perchè è noto che, assai p rim a della d o minazione romana in Liguria, i Liguri popolarono la G allia, d a n d o così origine ai popoli conosciuti col nome di Celto-Galli ». Il c o m p ia n to col
lega Vittorio Poggi insorse, pure, contro siffatta teoria, a p ro p o s ito di altre tombe, rinvenute nell’agro Sabazio, osservando che q u este so n o tombe di tipo locale caratteristico della regione e costituenti i primi c o n tatti dei Liguri colla civiltà romana. Nè deve stupire che u guali s e p o l
cri siano stati rinvenuti in Provenza, perchè quella regione era p o p o la ta
(1) Isse l., Op. cit., pp. 132-36.
d a g e n te di razza ligure, d o n d e il d etto di Polibio : « Galli a Liguribus n o n g e n e r e sed loco differunt ». Nel periplo, attribuito a Scillace, sono d escritti, fra i Pirenei e il R o dan o , i Liguri-Iberici, fra il Rodano e le Alpi, i Liguri Celti e, fra le Alpi e Anzio, i Liguri del litorale. E Liguri e r a n o i p o p o li, che p o sse d ev an o il territorio di Marsiglia, qu an d o i Fo- cesi v e n n e r o ad o ccu p arlo . Ecateo di Mileto ei mostra i Liguri sparsi p e r tu tta la P ro v e n z a ad oriente ed occidente di Marsiglia e, superior
m e n te ad essa, sino a N a r b o n a (1). E, per q uanto riguarda la tom ba di B orgio, n o n si parli di stranezza, poiché tale sistema di inumazione dei cadaveri, in g ro s si vasi di creta, era in uso presso molti popoli ed an
ch e p re s s o i R om ani, i quali anticam ente non usavano la cremazione, dal q u a le uso, p u re, rifuggivano i Liguri. Plinio ricorda che M. Varrone fu s e p o lto e n tro un vaso di creta (giarra), precisamente come nella tom ba di B orgio (2).
La s tra d a scendeva, quindi, com e già dissi, in Val Pia e poi saliva ad O r c o e, p e r Feglino, si spingeva a G orra e, sotto Verezzi, veniva, dol
cem en te , al p ia n o della M arem ola, passando a monte della chiesa di san P ietro , fo n d a z io n e dei figli di San Benedetto. Presso di essa, fu scoperta u n a cassa di te g o lo n i rom ani, con avanzi di ossa, una lucerna di terra co tta e vasi di argilla. Da san Pietro, l’Aurelia, quasi in linea retta, procedeva sin verso il lu o g o , ove, poi, sorse il santuario di N. S. del Soccorso. Nella villa dei P P. M inori Riformati, vennero alla luce avanzi di costruzione ro m a n e , cocci di anfore ed, alla profondità di quasi due metri, una sta
tu e tta di m a r m o b ian co di fattura squisita. Sopra di una lastra della lun
g h e z z a di circa v enticinque centimetri e della larghezza di dieci, è sdraiato un p u tto , ch e si ap po g g ia, col fianco destro, sopra di un cuscinetto m o lto b e n la v o ra to e collocato sull’estremità della lastra. La mano destra è ch iusa, m a l’indice è teso sulla bocca, dal basso in alto, con eloquente c o m a n d o di silenzio. Le g am b e so n o distese sulla lastra e la sinistra ha il g in o c c h io ria 'z a to e, su di esso, poggia la mano che tiene un oggetto rotto e che p a r r e b b e la parte inferiore di u n ’asta. La prima ipotesi che io presento è ch e il p u tt o raffiguri Arpocrate, dio del silenzio. Rappresentavasi, infatti, A rp o c ra te , in fo rm a di giovinetto, 'coll'indice destro sulla bocca, e la sua
(1) F ragm enta, Hist. Graec, Parigi, Didot, 1853.
(2) Op. cit., x x x v , 46. fictilibus doliis, così si esprime Plinio.
11
imagine ponevasi sul limitare dei ten/pli, delle scuole e delle case ed edifizi ove era radunata molta gente, per cui è lecito s u p p o r r e che tale statua fosse posta in qualche casa appartenente al co m p lesso di c o s tr u zioni, che doveano costituire la mansione del Pollupice. Ivi s a r a n n o stati schiavi con laboratorii, ivi sarà stato il
magister,
osilentiarios
, che d ovea invigilarli e tenerli a dovere. È noto l’ufficio deisilentiarii
, u n a volta schiavi anch’essi o liberti e, poi, funzionari alti della casa im periale, ta n toché il concilio ecumenico di Calcedonia ricorda laschola devotissimo
rum silentiariorum.
Ma altra ipotesi, si presenta. Può darsi che la s tatu a facesse parte di qualche monumento funebre, e ciò non d is tr u g g e affatto la supposizione che essa rappresenti il dio Arpocrate. R ichiam o q u a n to scrisse il nostro Spotorno (1), a riguardo dell’epitaffio di C. N o n io Pio, riferito dal Muratori : « Sopra del sepolcro mirasi una figura, che tiene il dito sul labbro, quasi in atto d ’intimar silenzio; ed è p r o b a b ilm e n te l’immagine di Arpocrate. Il dottissimo Editore in genuam ente co n fessa di non intenderne il significato; ma parmi, che non a n d r e b b e lu n g i dal vero, se alcuno dicesse, che vi fu collocata l’effigie del D io del silenzio, quasi per avvertire che nessuno dee turbare il silenzio, e la pace del sepolcro ».Potrebbe trattarsi, anches di un
genius,
posto a c u s to d e di un tale sepolcro. Il Montfaucon ci lasciò la descrizione di un b asso rilievo, che rappresenta un trasporto funebre e tra i personaggi, che s e g u o n o il feretro, è appunto, un nudo coll’indice sulla bocca. In tale ipotesi, si d o vrà ritenere che l’oggetto, tenuto, nella mano sinistra, dal p u tto , fosse una face rovesciata. Non ritengo possibile l’ipotesi di un
genius loci
, poiché per lo più, si usava rappresentarlo sotto forma di s e rp e n te . A pochi metri di distanza, alla stessa profondità, si rinvenne u n g a n c io di bronzo, un verouncus,
della lunghezza di circa qu aran ta cen tim etri, con una rosetta ben rilevata nel mezzo, terminante in una specie di im b u to assai profondo e stretto, destinato, certamente, a ricevere u n a lu n g a asta.Non saprei spiegare a qual uso dovesse servire tale o r d ig n o , forse era un
uncus
per agganciare le navi, trarle a terra o salire all’a r r e m b a g g io (2).La strada, volgendo lievemente a sud, giungeva al fium e M arem ola, ivi
(1)
Trattato delVArte Epigrafica,
Savona, m d c c c x i i i , Vol i, p. 77.(2) Ne feci dono al compianto amico prof. sac. Nicolò Morelli.
— 12 —
era il p o n te an c o ra esistente nel secolo XIII. Molti atti sono rogati sul p o n te r o m a n o , nei primi anni di quel secolo. Al bivio, formato dalla
strata
e dalla via, che sale per la valle e conduce al Piemonte, nella p r o p r ie tà del sig. G iaco m o N egro, si scoperse un vero ripostiglio di m o nete an tichissim e, le quali dovevano essere collocate entro anfore poiché ivi, se ne rin v en n e ro i cocci. N on è il caso di ricordare ed illustrare l’im p o r ta n z a di tali ripostigli, i quali legittimano la supposizione delFe- sistenza, nel lu o g o dell’invenzione, di un campo romano, di una stazione o di u n a b o r g a t a (1). Le m onete dovevano essere in numero rilevante, potei r ic u p e r a r n e settantacinque, la maggior parte indecifrabili, perchè g u a s te ed e s trem am e n te corrose, trattandosi di rhonete foderate o sube- rate e m o lto antiche. È n o to che così erano detti quei denarii, che avev a n o l’an im a di bronzo, cop erta da una sottilissima lamina d ’argento, c o m u n issim i nelle m onete repubblicane. Più che opera di falsari privati, e ra n o il p o r ta to della speculazione governativa e molte ne furono emesse, d u r a n te la g u e r r a di Annibaie. Nell’anno 91 a. C., il Senato, ad esorta
zio n e di Livio D ruso, autorizzò tale sistema, nella proporzione di un s u b e r a to p er ogni sette denari legittimi.
Ecco la descrizione di quelle che, in tutto o in parte, si poterono decifrare.
1°
D e n a rio fo d erato . Nel diritto l’effigie di Tito Tazio, re dei Sabini e le p a r o le : SABIN. A. PV. Nel rovescio, Tarpeia, semicoperta di scudi ed in m ezzo a due soldati sabini, che le gettano sopra altri scudi, men
tre, nella p a rte superiore del campo, si vedono la luna ed una stella e, nelPesergo, le p a ro le :
L. TITVR.
L’in terp retazio ne della leggenda è questa: L[ucius] TITVR[ius]
SABIN [us] A [rg e n tu m ] PV[blicum], o meglio ancora, A [ere] PVfblico], che era la sigla più usata, specie dalla gente Tituria, famiglia antichis
sim a ro m a n a , che pretendeva discendere da Tito Tazio, re dei Sabini.
Lucio T itu r io Sabino fu triumviro monetale nell’anno 89 av. C. Giova
(1) F i o r e l u . , Annali di Numismatica., Vol. i, p. 156. - C an tÙ ., Dei Monu- num enti, Archeologia e Belle Arti., Napoli, Laurier, 1861, pag. 484.
— 13 -
però ricordare che, anche, nelle monete della colonia di Luni si risco n tra la luna con una stella.
2°
Altro denario foderato. Nel diritto, testa di Roma a destra, nel ro vescio, una figura di donna in piedi e le parole: C. VIBUS. C. F. C.
N. che significano C[aius] VIBIVS. C[aii] F [ilius] C. [aii] N [ep o s]!
La gente e famiglia Vibia, d’origine plebea, era p erò antichissim a e Caius Vibius Pansa, Caii filius, Caii nepos, fu triumviro m o n e tale ntl- l’anno 43 av. C. Della stessa famiglia, sono pure conosciuti co m e m a gistrati monetali, Caius Vibius, Caii filius Pansa, 90 av. C. e C aius Vi
bius Varo nel 43 av. C.
3°
Denario di /R. Nel dritto, un elefante con la parola CAESAR. Nel- l’esergo e, nel rovescio, parecchi oggetti certamente simbolici, che per la corrosione della moneta non si poterono decifrare.
4°
Altro denario identico al precedente.
Queste, con tutta probabilità, sono fra le più antiche m o n e te di Giulio Cesare. Successivamente, egli vi pose la testa di V enere Frigia, dalla quale pretendeva discendere e al rovescio Enea, che p o r ta Anchise, e finalmente il proprio ritratto. Potrebbe, però, darsi che tali denari siano più antichi, e si riferiscano ad altro individuo della famiglia Julia, cioè a L. Julius Caesar che fu triumviro monetale nell’a n n o 136 av. C.
L’elefante venne in uso nelle monete romane, dopo le g u e rre c o n tro di Pirro, a ricordo del trionfo su di lui riportato.
5°
Denario suberato molto guasto, ma, certamente, dell’ep o ca r e p u b blicana. Nel diritto, la testa della dea Roma e la parola ROMA, nel r o vescio, una figura oltremodo corrosa, indecifrabile, circ o n d a ta da una ghirlanda di lauro.
Seguono altre monete, dalle quali non si potè ricavare che, a stento, qualche lettera.
— 14 —
6°
T H O R .
D e n a rio , p r o b a b ilm e n te , della famiglia Thoria, plebea ma antichis
sim a. Si c o n o s c o n o m o n e te e m e d ag lie di questa famiglia, con la sigla ISMR. T H O R . I[u n o ] S [ospita] M [agna] R[egina] e Lucius T H O R [ius]
B albus, che fu triu m v iro m o n e tale nell’anno 94 av. Cristo.
7°
P O S T .
F o rse m o n e ta della famiglia P ostum ia. Si co noscono molti m agi
strati m o n e ta ri di tale fam iglia: S. P ostum io Albino nel 134 av. C., A.
P o s tu m i o A lb in o figlio di S p u rio nell’89, Aulo Postum io figlio di Aulo e n ip o te di S p u rio nel 74, ecc. F am iglia nobilissima ed antica, la quale m a lg r a d o la le g g e delle Xll tavole -
in urbe ne sepelito ne urito
- ebbe il p rivileg io di p o te r seppellire, in città, i propri morti.8°
C PI
Q u e s te tre lettere si p o te ro n o leggere con sicurezza, e quindi com pleto C IP I. Si tr a tta della famiglia Cipia plebea, ma an ch ’ essa antichis
sim a. M. C ip iu s fu triu m viro m onetale nell’anno 94 av. C. Le monete e m e d a g lie di tale fam iglia h a n n o : Testa di Roma galeata X. ROMA.
V itto ria in b ig a c o n s o tto un tim o ne e la leggenda: M. CIPI. M. F.
M arcu s C ip iu s Marci Filius.
Qo E ____VS.
A ltre lettere n o n si p o te ro n o decifrare. Ho creduto completare [c] E [1 s] VS, nel q ual caso si tra tte re b b e di m oneta della famiglia Papia, p le b e a e m o lto antica. Si c o n o s c o n o due triumviri monetali di tale fa
m iglia, L u ciu s P a p iu s a n n o 79 av. C. e L. Papius Celsus nel 45.
10°
STATI
D e n a r io di T. Statilius T au ru s, che fu triumviro monetale otto anni av an ti O . C r is to . Di lui e della famiglia dovrò dire a lungo.
— 15 —
11°
Medaglia, o moneta, corrosissima di bronzo, con figu ra di d o n n a che pare abbia serpenti in capo. Forse si tratta della famiglia Plautia o Plotia, che avea, appunto, tale emblema nelle sue m onete e medaglie.
Di essa si conoscono ben cinque magistrati monetali e A. Plautius, edile curule, armo 54 av. C. Gli edili curuli, fra gli altri incarichi, avevano anche quello delle monete.
Esisteva, però, anche la famiglia Plutia, della quale si c o n o sce un solo magistrato monetario, Caius Plutius nel 214 av. C. (1).
Il nome delle famiglie romane mi obbliga a dare q u a lc h e cen n o sui
fundi
romani della regione orientale ingauna, ricordati in antichi d o c u menti medioevali. Il fundus costituiva uno spazio di terra chiuso ed intestato in catasto ad un nome solo. Il nome del primo p ro p rietario si conservava, sempre, malgrado le variazioni dei singoli possessori e, co m e insegna il Mommsen, il nome gentilizio, provveduto della term in az io n e
anus,
divenne, per regola, il nome individuale del pezzo di terra. E l’illustre scrittore crede che questa denominazione gentilizia risalga ad u n ’e
poca, in cui la proprietà era divisa fra le
gentes
e non fra gli individui (2). Ciò che avveniva per i
fundi
si verificava, pure, p e r i servi. Il servo, che passava in proprietà da una famiglia all’altra, in generale, c o n servava il nome della primitiva gens a cui aveva app arten u to . Forse, i fundi della nostra regione richiamano l’epoca dolorosa delle disfatte in- gaune, da parte dei Romani, dopo le quali i vincitori fecero delle distribuzioni a coloni romani, nel nostro territorio. Qui cade in acconcio ricordare la tanto discussa frase di Plinio -
agro tricies dato —.
Nella pianura della Maremola si ha notizia di due fundi,roxanus
elaboiranus.
Il fundus rossanus deve, evidentemente, ricongiungersi al gentilizio
Ro
scius, fundus roscianus-rossanus.
Il laboiranus, probabilmente, alla fam iglia Aburia, fundus
aburianus, aborianus, aboiranus.
(1) Parte di queste monete furono, da me, donate al cav. Filippi, S. P.re Gen.le del Re, le altre le ritirò il mio amico comm. Qeigel, c o n s ig lie r e a u lico , venuto a visitarmi, per tentare un esame minuto di esse, ma a c a u s a d e lla sua morte, rimasi senza monete e senza notizie.
(2) Die Italische Bodentheilung und die Alimentartafeln (in Hermes, 1884, pag. 393 sg.).
— 16 —
D u e fu n d i ro m an i d o v ean o p u r essere l’attuale U rsulano o O rsolano in L o an o e P reliano, fra L oano e Borghetto. 11 1.° , forse, da
Urceus,
n o m e di lu o g o e di persona, o d aUrsus, urseolanus,
in dialetto,ursuan,
il 2.° d aPelius Pelianus
oPrelium,
nomi di luoghi e di persone. Da un f u n d u s r o m a n o , ha, pur, preso n o m e il paese di Toirano, nelle antiche carte, T a u r a n u s , T aurianus, T o iran u s ed anche Thorianus. Q uesto nome c o m p arisce, p e r la prim a volta, nella cronaca del monastero di S. Pietro in V aratella (1), ma, d a diplom i imperiali, sappiamo che, invece, il territo rio di T o ira n o , che costituiva una corte, portava il nome di
Palmata.
C r e d o che il fu n d u s T au rian u s abbia, in origine, appartenuto alla famiglia Statilia, di cui si è rinvenuto il denario sovra ricordato. Tale famiglia co m p arisce, in evidenza, negli ultimi anni della repubblica, con T. Sta
tilio T a u r o , g r a n d e amico di Giulio Cesare. Q uando questi si recò in P r o v e n z a e nella S p ag n a co n tro i Pompeiani, il Tauro lo seguì. Disfatti Lucio A franio e Marco Petreio, luogotenenti di Pompeo, ed im padroni
tosi di Marsiglia, Cesare sostò nel porto di Monaco e di là, colla flotta, v en n e a G en o v a; Statilio Tauro, coll’esercito, traversò, invece, la Liguria lito ran ea. D o p o l’uccisione di Cesare, fu luogotenente di Ottaviano, con
sole e c o m a n d a n te dell’esercito di terra contro M. Antonio, alla battaglia di Azio. N ell’an n o 724, ripassò in Liguria, recandosi in Ispagna contro i p o p o li delle Asturie ed i Cantabri. Possedeva orti vastissimi, detti
Tau- riani,
in R o m a e molti fundi in Dalmazia, Stiria, Aquileia, nel Friuli ed in Alba. F orse, tale famiglia derivò dalla Thoria o prese il cognome dalla trib ù T a u ria e si estinse con Statilia Messalina, terza moglie di Nero n e, a lui sopravvissuta. Vero è che il fundus Taurianus non derive
r e b b e dal gentilizio, sibbene dal cognome, ma di ciò si hanno moltissimi e sem p i. Il M om m sen, nella sullodata sua opera, ricorda, come derivanti d a c o g n o m i, i fundi Amarantianus, Pastorianus, Primigenianus, Albo- n ian u s, Virianus, Seianus, O ttavianus e tanti altri. Negli scavi eseguiti, nel 1875, s u ll’Esquilino venne in luce u n colombario contenente le ceneri dei servi e dei liberti di Statilio Tauro e della sua famiglia (2), ed in alcu n e iscrizioni, sono ricordati dei servi i quali, tralasciato il gentilizio,
(1) A c c a m e . , Storia dell'abbazia di S. Pietro di Varatella, Albenga, Tip.
C r a v io tto . p. 131.
(2) B r i z i o . , Pitture e Sepolcri scoperti sull’ Esquilino, Roma Tip. Elzevi
riana, 1876.
— 17 —
assumono soltanto il cognome del padrone Tauranus, T o ira n u s. Del resto, verso la fine della repubblica, prevalse, gradatamente, l’uso di la
sciare il gentilizio e, sotto l’impero, il cognome, generalm ente, v en n e ad usarsi come nome proprio. Nulla osta che il Tauranus possa, invece, aver avuto origine dalla gens Thoria, tenuto conto delle fo rm e T o ir a n u s o Torianus. La famiglia Thoria è ricordata, in Liguria, d a d u e luoghi, Torria, nella valle di Oneglia, e Thorria nelle Viosenne. Il M o m m sen , illustrando le tavole alimentarie ligure e velleiate, richiama
fu n d i Tau- riani duo
e ciò è eloquentissimo. Altro fundus romano era nella p ia n u ra di Albenga, a metà circa d ’essa, nella località A ntognano,fu n d u s A nto
nianus.
Certo esso deve ricongiungersi alla nobile e an tich issim a g en s Antonia. Il Mommsen ricorda, pure,fundi Antoniani duo.
Esaurito, così, quanto s’attiene ai fundi romani della n o s tr a regione, continuo a descrivere le antichità venute in luce, lungo il p erco rso della strada. Oltrepassato il fiume Maremola, l’Aurelia saliva sul m o n te di Rocca Crovaria, oggi Trabocchetto ed all’inizio della salita, era u n a chiesa antichissima, oggi distrutta. La facciata e i due lati di essa, e ran o tutti rinzaffati di calce, a causa di barbarici restauri, avvenuti nel mille- seicento, ma l’abside, non intonacato, era di costruzione r o m a n a e non dei bassi tempi dell'impero. Il fatto, poi, che la facciata era rivolta, ri
gorosamente, ad oriente, contrariamente alla consuetudine e rito delle antiche chiese cristiane, volte invece ad occaso, lascia s u p p o r r e che si trattasse di qualche delubro pagano, reso al culto del vero Dio (1). P r o seguendo oltre, in un uliveto, si rinvennero preziose reliquie, delle quali ho potuto avere notizia, grazie alla diligenza del co m p ia n to arciprete Don Francesco Prete. Questi, recandosi un giorno da Pietra a Ranzi, ebbe ad incontrarsi con il contadino Nicolò Rembado, il quale gli fece vedere alcuni frammenti di lapidi di marmo bianco, rinvenuti in u n su o oliveto, in seguito alla rovina di un muro a secco. Il d o n P rete tentò di farne acquisto, ma il contadino, insospettito, non ne volle s a p e r e ; però il diligente e colto sacerdote trascrisse quanto, in essi, si conteneva.
I frammenti erano quattro.
(1) A c c a m e . , Gaudenzio, Vescovo di Albenga, A lbenga, tip. P ic c a r d o , 1922, p. G.
— I S
IO D. M M. VLPIVS.
2°
SACRVM VRIAE
E v iden tem en te, questi d u e fram m enti appartengono a due lapidi di
stinte. N ulla saprei ag g iu n g ere al prim o. L’ VLPIVS legittimerebbe il so
s p e tto che si tratti di qualche servo addetto alla casa di T raiano, m a l’indizio è tr o p p o vago per p o te r stabilire qualche cosa di concreto. Nel s e c o n d o la p a ro la SACRVM, dovea far seguito a Diis Manibus, VRIAE è genitivo di un n o m e di d o n n a. U na ben nota iscrizione albinganese h a
Palfuriae.
3°
M.
ANAE.
N C T E X. D. mi
4°
BILI
HVS FRT
P. C.
E sam in ati i d u e framm enti, mi convinsi che formavano una sola iscrizione, che ricostruisco come segue:
M ANAE N CTE X. D. m i.
BILI
HVS FRT.
P. C.
— 19 —
£ facile completarla. Anae è genitivo di nome di d o n n a , p e r esem p io , Valerianae, il Ncte certo è il residuo dell’avverbio sancte, e q u in d i p rim a di esso vi doveano essere le parole quae vixit. Il D. UH. ind ica i giorni, il X, perciò, si deve riferire ai mesi e prima, quindi, vi d o v e a n o essere indicati gli anni della defunta. Il F rt dee interpretarsi p e r frater, p e r cui si tratta di un fratello, che pose un ricordo alla sorella ed, in tal caso, la linea precedente si completa, sorori incomparabili. L' H v s è la fine del nome del pio fratello come: Eutychus, Antiochus e simili. Il P. C. è il solito poni... curavit... cosicché l’iscrizione si può, id ea lm en te, r ic o m porre nel seguente modo:
[diis] M[anibus]
]Valeri]ANAE [quae vixit sa]NCTE
[annos ? mensesX]. D[ies] IIII [sorori incompara]BILI ... [antioc]HVS FR[a]T[er]
P[oni] Q urav it]
La sigla IIII invece di IV, secondo il comune in s e g n a m e n to dei più autorevoli epigrafisti, è indizio di molta antichità.
Non molto lungi dallo stesso luogo, sterraronsi ben ventisette m o nete di bronzo dell’epoca imperiale, la maggior parte degli im p erato ri Valentiniano I e II, due di Teodosio il grande, una di N ero n e, d u e di Domiziano, cinque di Vespasiano, una di Adriano, u n a di C o s ta n tin o magno e due di Faustina seniore. Nel mio precedente lavoro ho parlato di Faustina seniore e di quanto la ricorda in Pietra ligure. N o n descrivo le monete per non dilungarmi di troppo, mi limito a trascrivere i m otti di alcune di esse. Tre di Vespasiano, recano, una : F O R T V N A A V G V ST ., altra ANNONA AVG., altra CONCORDIA AVG., quella di A d ria n o : ADVENTVS. AVG, e quelle di Domiziano: PRINCEPS. IV V E N T V T . Tali leggende non hanno mestieri di essere illustrate. Reclama u n a p a ro la il princeps iuventutis. Le turme dei cavalieri romani, formate dalla gioventù, seniorum e juniorum, avevano per capi i Seviri, detti, anche, principes iuventutis. I figli degli imperatori usarono prendere il c o m a n d o di tali squadre, d ’onde, in essi, tale titolo. Le monete p o rtan o : Coss. III., ciò che ci riconduce all’anno 74, avendo, appunto, in quell’an n o , D o m iz ian o ottenuto, per la terza volta, il consolato.
— 20 —
Si estrasse p u re, in tal lu o g o , u n a lucerna in te rra c o tta , con manico, e ad u n sol lum e, di rozza fattura, senza alcun bollo od im p ron ta, ciò ch e acc u sa m o lta antichità.
T ra v e rsa to il rivo dei P o n ti (è evidente l’analogia fra questo rivo e il s u o o m o n im o , in vai Pia) la s tra d a si dirigeva verso Loano per la re
g io n e d e tta dei C ortesi e, nei recenti lavori, come ho già accennato, si rin v e n n e u n tra tto del suo selciato, consistente in pezzi di granito grigio e 'ro ssiccio , con q u a ttro m o n e te dell’epoca imperiale. Ricordo che in q u e s ta località fu rin ven u ta la to m b a e l’iscrizione di Severa, illustrata nel m io p r e c e d e n te lavoro. V en n e pure alla luce una g rossa medaglia di b r o n z o della fab b ric a di P irro Ligorio, portante il mito di origine, della città di Lavinio, cioè la scrofa coi trenta porcellini, fattura, probabilm ente, del secolo XVI (1). 1 ru d eri rom ani che sono in Loano, segnano il p e r
co rs o dell’Aurelia, verso B orghetto. Non mi occupo del prezioso m o saico r in v e n u to nel 1912, in Loano, perchè situato ben lungi dal p e r
co rs o della strad a. In quel luogo, credo anch’io, dovesse essere una villa ro m a n a , p e r l’uso dei bagni. In ^Toirano, situato molto superio rm en te alla strad a, si rinvenne, pochi anni or sono, nella b o rg ata Dari, una la
p id e con u n a stran a iscrizione, della quale occorre tenere discorso, p o i
ché, a m io avviso, proviene dalla stessa officina della sullodata medaglia.
E cc o n e il te n o r e :
IN VARATELVS
P O L V P I C E
MARSVPIVM IN. T. BELL
B. T. P. M.
A D R I A N O I.
ED IT IO N E EIA BASILIC D EPOSV IT
XL M (2) DCCLXXV.
In fine, si vedono spu n tare le chiavi e lo stemma pontificio.
(1) N e fe c i d o n o all’am ico cav. avv. Boccalandro.
(2) D o p o l’M, pare seg u a n o due II, ma l’ardesia, poiché, proprio si tratta’
di pietra di Lavagna, è corrosa.
— 21 —
Paleografia, storia, araldica, statuaria, cronologia, ep ig ra fia e b u o n senso si uniscono per protestare contro tale intruglio. A p p e n a sco p erta, la lapide fu fotografata e buoni amici vennero a darm ene visura p e r avere il mio umile avviso. Dissi chiaro e tondo il mio pensiero e vi f u r o n o contrasti, dei quali taccio, per amore di quiete. Ora, però, si sa di che si tratti. Avendola, tuttavia, qualcuno presa sul serio e p u b b lic a ta (1), co m e lapide romana!, era doveroso tenerne parola. L’Aurelia, dal f o n d u s Pre- liano, tra Loano e Borghetto, saliva sul capo Danzio, poi d e t t o S. S p i
rito dall’ospizio, ivi fondato, dai monaci di S. Pietro (2). R a m m e n to che, ivi, fu rinvenuta l’iscrizione di P. Didio Callinico, in o n o r e delle Dee Matrone. Sul detto monte, assai più in alto della via, f u r o n o scoperti gli avanzi di un acquedotto, con un canale di scarico, f o r m a to di tego- loni romani (pentadore). Oltrepassato il capo Danzio, l’A urelia s ’inol
trava nell’agro albinganese sotto la villa di Peagna ed, in un te rre n o , soprastante alla chiesa di S. Rocco, fu sterrata una cassetta di m a rm o bianco, scavata in un solo pezzo, con coperchio della stessa m a te ria e contenente ossa combuste, insieme a quattro vasetti di vetro ed a f r a m menti di altri due vasi, uno di vetro turchino e l’altro di terra cotta.
Da questo punto la strada seguitava, quasi in linea retta, verso Al
benga. Essa esiste, in gran parte, ancora oggidì e, sul su o p e rc o rso , a n tichi documenti ricordano le chiese benedettine di S. C alo cero
de Com
porci,
poi locata ai Templari, di S. Giorgiode pratis,
di S. P ietro, d ipendente dal cenobio di Varatella, di S. Maria, p resso il p o n te r o mano, il quale, a parer mio, è coevo alla strada e, q u in d i, g iu n g e v a in Albenga. Nei recenti lavori di ampliamento del letto del fiu m e Centa, vennero in luce, oltre gli avanzi della basilica di San C le
mente, tante antichità romane e medioevali, che è qui im possibile, anche sommariamente, descrivere; mi rimetto alla descrizio n e fattane, dall’illustre prof. d ’Andrade. Però, cade qui opp o rtu n a u n a osservazione.
11 d ’Andrade, a proposito della costruzione romana d etta il
Pilone,
ha ritenuto trattarsi di un monumento funebre. Se non è au d ac ia la mia, credo si tratti, invece, degli avanzi dell’antico faro, esistente sul p o r to di(1) Gazzetta di Genova., 1922 n. 1. Anche stando all’is c r iz io n e , si tratte
rebbe dell’anno 775, papa Adriano i fu eletto nel 772 ; non c a p is c o c o m e si possa parlare di lapide romana!
( 2 ) A c c a m e . , op. cit.
— 22 —
Albenga, che era situato di sotto, poi interrato, quando il fiu nie ^ deviò dall’antico suo corso. 11 compianto amico Gaetano
P ° ë ë l>
^ venne meco sul luogo, fu pure dello stesso avviso. La strada, lasciata benga, saliva sul capo Vadino per proseguire il suo corso verso Gallia. N on molto lungi, nella località detta Cartagine, ricordo e lo q u e 'ij frartl"
tissimo dell’antica alleanza ingauno-punica, si rinvennero i seguenc menti di iscrizioni romane.
1.°
NA EA HER
VM
II»
AP E (1)
111°
AE I ECON M QUEM MENS. Ili
LES. (I)
L’esiguità di tali frammenti non permette di ricostruire iscrizioni. Al
cune osservazioni si possono esporre, come possibili elementi di inter
pretazione e completamento. L’VM, dell’ultima linea della prim a iscri
zione, lascerebbe sospettare la parola
monumentum, sepulcrum
e simili;io, però, presento altra ipotesi. L’ HER della terza linea, fa nascere il sospetto che si tratti dell’inizio del nome
Hermes,
tanto frequente nelle nostre iscrizioni. Richiamo i n.r‘ 103 e 116 delle iscrizioni rom ane di(1) A questo posto nell’originale sta una foglia di edera distinguens co llo s te lo all’insù.
— 23 —
Albenga, illustrate dal Sanguineti, nella già ricordata sua o pera. Nè l’il
lustre autore, nè tanti altri, si sono accorti della intima relazione, che corre tra i due monumenti epigrafici. Il n.° 116 ricorda il liberto C lau d io Ermete, direttore dei paggi di corte,
magister puerorum domus Augusti,
il n.° 103 Claudia Sintiche, moglie, per l’appunto, del C la u d io E r m e t e Sospetto che 1'Her,
della nostra iscrizione, richiami q u esto p e rs o n a g g io ed, in tal caso, 1’ VM, potrebbe essere una parte della parolapuerorVM .
Il n.° 3 è, certamente, un'iscrizione funebre, lo in dican o MENS.
Ili, cioè tre mesi, che dovevano far parte della solita frase
vixit. annos
...menses
.... Il LES, potrebbe essere la finale della parolasodales
oaequales,
locchè lascerebbe adito a ritenere che si tratti di un ric o rd o funebre, posto dai consoci di un sodalizio, anche tra i servi o liberti di qu alch e illustre famiglia. ECON, o è un nome di gente servile, che n on saprei completare, o può riferirsi alla carica del defunto, eco n o m o della casa od azienda a cui era addetto. Ma in nessuna iscrizione ligure si trova registrata tale parola. L’incarico dell’azienda ed eco n o m ia d o m estica era affidato aidispensator.
Vero è che, negli ultimi anni dell’ im pero, venne in uso la parolaoeconomus;
per il primo, la usò il C o d ic e Teo- dosiano, mentre i più antichi monumenti legislativi rico rd a n o , sem p re, ildispensator
(1). Per quanto io mi sappia, gli scrittori dei tem pi aurei della latinità non usarono la parolaoeconomus;
Cicerone haœconomicus,
come aggettivo, e Quintiliano l’usa anch’esso, e così(economia,
g o v e rn o della casa. I caratteri epigrafici, delle due ultime iscrizioni, ci r ic o n d u cono agli ultimi anni deH’impero romano e ciò spiegherebbe l’uso della parolaœconomus.
La strada, dalla regione Vadimo, saliva sul capo di S. C ro ce o Va- dino, proseguendo verso Alassio.
Il compito, che mi assunsi, è finito. Il tracciato dell’Aurelia, ad oriente di Albenga e per tutta questa parte della regione Ingauna, è ac
certato in modo non dubbio e da documenti, venuti in luce, recente
mente, e, sopratutto, dai monumenti e anticaglie romane.
(1) Dig., 50, 16, 166.
ADOLFO AIRENTI
SULLA STAZIONE ROMANA
DEL