Giovanna d’Arco
Un’eretica proclamata
santa
La vita
Giovanna d'Arco è la figlia minore di una
famiglia di contadini in un villaggio della
Lorena, Domrémy e nasce il 6 Gennaio 1412. In
quegli anni la Francia si trova nel pieno della
Guerra dei Cent'anni ed è divisa in due: il nord
con Parigi è occupato dagli Inglesi e dai
Borgognoni e a sud è sotto il controllo del re
Carlo VI e dai suoi sostenitori, gli
Armagnacchi.
Come i suoi conterranei del tempo, viene
cresciuta con un'educazione severamente
religiosa ed a tredici anni rivela una certa
propensione mistica. Giovanna prega e si
confessa più volte al giorno e confida ai familiari
di udire spesso voci di santi: Michele Arcangelo,
Caterina di Alessandria, Margherita di
Antiochia, che la esortano a pratiche religiose.
Non sapeva né leggere né scrivere, ma può essere conosciuta nel più profondo della sua
anima grazie a due fonti di eccezionale valore storico: i due Processi che la riguardano. Il primo, il Processo di Condanna, contiene la trascrizione dei
lunghi e numerosi interrogatori di Giovanna durante gli ultimi mesi della sua vita
(febbraio-maggio 1431), e riporta le parole stesse della Santa. Il secondo, il Processo di
Nullità della Condanna, o di
“riabilitazione”, contiene le deposizioni di testimoni oculari di tutti i periodi della sua
vita.
La carriera politica
Uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica. Dopo gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica:
un anno di azione e un anno di passione. Il 22
marzo 1429, Giovanna detta un'importante lettera al
Re d'Inghilterra e ai suoi uomini che assediano la
città di Orléans. La sua è una proposta di vera pace
nella giustizia tra i due popoli cristiani, alla luce dei
nomi di Gesù e di Maria, ma è respinta, e Giovanna
deve impegnarsi nella lotta per la liberazione della
città, che avviene l'8 maggio.
Fate clic per modificare il formato del testo della struttura
Secondo livello struttura
Terzo livello struttura
Quarto livello struttura
Quinto livello struttura
Sesto livello struttura
Settimo livello struttura
Ottavo livello struttura
Nono livello strutturaClick to edit Master text styles
Second level
Third level
Fourth level
Fifth level
Jean Auguste Dominique Ingres,
“Giovanna D'Arco”
Nel 1428, mentre la guerra si trascina con le sue atrocità, Giovanna d'Arco confida che le "voci" le ordinano di salvare la Francia, liberando prima di
tutto Orlèans, che in quel momento si trova sotto assedio inglese, ed aiutare il Delfino Carlo VII, a
conquistare il trono.
Subito viene presa per matta, ma pur essendo una ragazzina di sedici anni che non sa andare a cavallo e
non conosce niente di strategie di guerra, non sa leggere e scrivere, sorprende i notabili francesi con la
predizione, azzeccata, di una sconfitta delle truppe
francesi e riesce a ottenere udienza dal Delfino.
Ella stessa racconta:
“La voce mi disse che dovevo lasciare il mio paese per recarmi in Francia. E aggiunse che avrei posto in assedio la città di Orléans. Mi ordinò di recarmi a Vaucouleurs, da Robert de Baudricourt, capitano della città, che avrebbe affidato alcuni uomini al mio comando.
Risposi di essere una semplice ragazza che
non sapeva andare a cavallo e ignorava come
si conduce una guerra”.
Giovanna d'Arco, che rivela una capacità dialettica sorprendente, chiede al Delfino di Francia il comando dell'esercito per liberare Orlèans.
Con le sue parole ispirate, Giovanna d'Arco, dopo aver convinto il Delfino, rincuora anche le truppe francesi, sfiduciate e stanche, convincendole che la vittoria è possibile, che Orlèans li sta aspettando.
impugna le armi e combatte nelle trincee al fianco dei suoi uomini, conducendo l'esercito a liberare Orlèans, da qui il titolo "Pulzella d'Orlèans".
Forte di questa vittoria l'esercito francese ritrova
vigore e voglia di combattere, con estrema fiducia
nella loro Pulzella, incalza gli inglesi e, di vittoria
in vittoria, liberano buona parte del paese.
Accompagnò il Delfino a Rouen, città ormai liberata dagli inglesi, nella cui cattedrale venne
incoronato come Carlo VII Re di Francia. A questo punto
Giovanna d'Arco, ormai
leggendaria per l'esercito e per il popolo, diventa ingombrante per i nobili e per il Re stesso, ormai
molte città che si erano sottomesse agli Inglesi ed ai Borgognoni,
spontaneamente giurarono fedeltà al legittimo Re Francese che si
ritiene soddisfatto e che non
vorrebbe continuare nella guerra.
Il “Processo di Condanna”
La passione di Giovanna inizia nel 1430, quando cade prigioniera nelle mani dei suoi nemici, senza che nessuno si interessi di liberarla. Alla fine dell'anno viene condotta nella città di Rouen, dove si svolge il lungo e drammatico
“Processo di Condanna”: un grande e solenne processo, presieduto da due giudici ecclesiastici, il vescovo Pierre Cauchon e l'inquisitore Jean le Maistre, ma in realtà interamente guidato da un folto gruppo di teologi della celebre Università di Parigi. Sono ecclesiastici francesi, che avendo fatto la scelta politica opposta a quella di Giovanna, hanno a priori un giudizio negativo sulla sua persona e sulla sua missione. Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è “allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione” (LG, 8).
E’ un incontro drammatico quello tra questa Santa e i suoi giudici, che sono ecclesiastici. Da costoro Giovanna viene
accusata e giudicata, fino ad essere condannata come eretica e mandata alla morte terribile del rogo. Così, i
giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di
comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa.
Sottoposta a processo come strega davanti a un tribunale presieduto dal vescovo di Beauvais e da quaranta tra inglesi e francesi anglofili, Giovanna d'Arco si trova sola,
senza difensori.
Dopo quattordici mesi di umilianti interrogatori la pulzella d'Orleans è accusata di eresia, per aver creduto di poter
comunicare direttamente con Dio senza la mediazione della Chiesa Cattolica, e di atti illeciti, per aver indossato
abiti maschili.
Poco prima della conclusione del processo, i giudici
propongono a Giovanna d'Arco di rinunciare a quella che considera la sua missione e di giurare di non indossare mai
più armi o abiti maschili, pena la morte sul rogo.
Giovanna accetta e viene condannata alla prigione a vita.
All'ultimo momento, però, lei, francese, si rifiuta di sottomettersi al giudizio di una corte inglese, la
quale immediatamente la giudica un'eretica
impenitente. L'appello di Giovanna al giudizio del Papa è respinto dal tribunale. Condannata a morte,
la Pulzella d'Orlean viene bruciata sul rogo nella piazza del Mercato Vecchio di Roue il 30 maggio del
1431: chiede a uno dei sacerdoti di tenere davanti al rogo una croce di processione. Così muore
guardando Gesù Crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il Nome di Gesù
aveva solo diciannove anni.
L'abito non fa il monaco
Durante le varie udienze del processo, il suo modo di vestirsi viene spesso giudicato.«Chi ti ha consigliato di indossare abiti maschili?». Il tema viene toccato per la prima volta durante la seconda udienza. È il 22 febbraio 1431e l' interrogatorio ha luogo a Rouen, in fondo alla Sala Grande del castello. La
risposta di Giovanna è ironica: «Non farò ricadere su altri una responsabilità così pesante!»; e il giudice Beaupère non
insiste. Forse Giovanna spera che, nel prosieguo del
processo, nessuno torni sull' argomento. Ma non sarà così. Si parla ancora di abito durante la terza udienza, quando
Beaupère le chiede: «Accetteresti di indossare un abito femminile?». «Datemene uno, e che io possa andare!
Altrimenti no. Mi accontento di quello che porto, visto che a
Dio piace che io lo porti»Ah, se bastasse davvero indossare
una sottana per porre fine a tutti quei tormenti, e tornare dal
suo Re!
Giovanna interrogata dal cardinale di Winchester
Durante la quarta udienza, Beaupère decide di andare al
fondo della questione: «È Dio che ti ha ordinato di indossare abiti maschili?». Giovanna tergiversa: «L' abito non vuol dire niente, è cosa secondaria. Nessuno al mondo mi ha ordinato di vestirmi da uomo. Io non ho preso quest' abito, non ho fatto nulla se non per il consiglio di Dio e degli Angeli». La risposta è ambigua. Giovanna ha appena finito di parlare delle sante Caterina e Margherita, e di san Michele, l'
arcangelo, le cui voci la consigliano assiduamente; ma la scelta di vestirsi da maschio non viene attribuita a un loro suggerimento. Giovanna si limita ad affermare, su un piano generale, che tutta la sua missione, compreso il modo di
presentarsi sulla scena del mondo, viene da Dio, e che è Lui a guidarla e a ispirarla; e quando Beaupère le chiede se
ritenga lecito per una donna indossare abiti virili, risponde:
«Se Lui mi comandasse di vestirmi altrimenti, lo farei perché
sarebbe lui a comandarmelo».
È il leitmotiv di tutto il processo: Giovanna rivendica il diritto di lasciarsi guidare direttamente da Dio, senza la mediazione di quella che i suoi giudici chiamano «la Chiesa militante». Da un lato un gruppo di uomini di Chiesa, dall' altro una vergine diciannovenne (che sia vergine è stato accertato da varie
ispezioni) in abiti di paggio, e con i capelli tagliati fin sopra gli orecchi. Perché quei vecchi ecclesiastici, esperti di eresie e di maneggi diabolici, tornano con tanta perseveranza sul tema dell' abito? Forse perché, a inquietarli più di tutto il resto, è quello strano look. La schermaglia continuerà nelle udienze successive, senza approdare a niente. Giovanna tornerà a
vestirsi da donna solo dopo aver firmato, davanti al rogo già pronto, la ritrattazione del 24 maggio; e quel cambiamento di abito, che significa l' accettazione della sconfitta e la fine della sua missione, dev' essere per lei la cosa più intollerabile.
Quando, quattro giorni dopo, il vescovo di Beauvais Pierre Cauchon va a visitarla in tribunale, è di nuovo vestita da uomo. La ritrattazione è stata soltanto un momento di debolezza.
Nel 1437 si concluse la conquista di Parigi e negli anni seguenti gli inglesi persero via via il loro
potere sulla Francia.
Nel 1453 la Guerra dei Cent'anni era praticamente finita e nel 1456 la Chiesa Cattolica volle
riesaminare gli atti del processo contro Giovanna D'Arco riconoscendo la sua innocenza. Questo lungo processo, che raccolse le deposizioni dei
testimoni e i giudizi di molti teologi, tutti favorevoli a Giovanna, mette in luce la sua
innocenza e la perfetta fedeltà alla Chiesa.
Il processo di nullità
Giovanna venne beatificata il 18 aprile 1909 da papa Pio X e proclamata santa da papa Benedetto XV il 16 maggio 1920, dopo che le era stato riconosciuto il potere intercessorio per i miracoli prescritti (guarigione di due suore da ulcere incurabili e di una suora da una osteo-periostite cronica tubercolare, per quanto concerne la beatificazione, e la guarigione
"istantanea e perfetta" di altre due donne, l'una affetta da una malattia perforante la pianta del piede, l'altra da "tubercolosi peritoneale e polmonare e da lesione organica dell'orifizio mitralico", per quanto concerne la canonizzazione)
La Chiesa Cattolica la festeggia, come martire, il 30
Maggio e la Francia la considera la sua eroina.
Vetrata, “Santa Giovanna d'Arco”
Le fonti
www.vatican.va, dall'Udienza Generale di S.S. Benedetto XVI su Santa Giovanna d'Arco, 26 gennaio 2011
http://www.windoweb.it, biografia di Giovanna d'Arco
Wikipedia, Giocvanna d'Arco