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Conferenza di consenso II Sessione - Definire la segregazione nei servizi residenziali

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Academic year: 2022

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Conferenza di consenso

II Sessione - Definire la segregazione nei servizi residenziali

Cosa si è scritto su questo fenomeno

Ciro Tarantino (Università della Calabria)

abstract

Un’analisi delle occorrenze lessicali permette di tracciare il recente ingresso del lemma

“segregazione” nel vocabolario dei Disability Studies. Per larga parte del Novecento gli studi sociali hanno riservato la categoria di “segregazione” quasi esclusivamente alle forme razziali di separazione di gruppi di popolazione (quali la ghettizzazione e l’apartheid) e alla dislocazione urbana delle forme di povertà, fino alle nuove concentrazioni spaziali per migranti e rom, fondate sulla logica del campo. La categoria portante nell’ambito della salute mentale e, di riflesso, nel campo degli studi sulla disabilità è stata invece storicamente quella di “istituzione totale”, proposta da Erving Goffman nel 1957 e ripresa nel 1961.

La segregazione assume una certa significatività e una consistenza incrementale nei Disability Studies all’inizio del XXI secolo, in due momenti successivi in cui maggiormente si addensano studi che fin dal titolo si richiamano al paradigma segregazionista. Un primo nucleo bibliografico si costituisce alla metà degli anni Zero del Duemila, anni in cui contemporaneamente si svolge il processo di elaborazione, adozione ed entrata in vigore della Convention on the Rights of Persons with Disabilities. La Convenzione stessa utilizza il termine segregazione sia alla lettera b) dell’art. 19 dedicato alla vita indipendente, sia al comma 3 dell’art. 23 a proposito di minori con disabilità. Un secondo nucleo di atti e ricerche si concentra alla metà degli anni Dieci.

In questo corpus di studi, rapporti, ricerche e documenti la “segregazione” è assunta in accezioni similari e fondamentalmente concordanti, ma la nozione non è ancora analiticamente definita, così come si registrano poche ricerche empiriche su fattori e condizioni della segregazione e sostanzialmente mancano studi sperimentali che abbiano a oggetto l’elaborazione di indicatori, parametri, indici e scale di segregazione in relazione alla disabilità. D’altronde, la stessa nozione di “Istituzione totale” è stata largamente e genericamente impiegata più che analizzata e definita, e solo da pochi anni si è avviata una sua ricognizione e revisione concettuale.

In questo quadro sintetico degli studi, discorso a parte merita la ricerca accademica italiana che, fino ad anni assai recenti ed escluse alcune eccezioni, si è dimostrata ermeticamente impermeabile alle tradizioni dei Disability Studies. Le poche ricerche sui dispositivi mortificanti e totalizzanti nelle istituzioni post e trans manicomiali provengono dalla socioanalisi narrativa extra-universitaria.

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