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LE ARTI INDUSTRIALI

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.ANNO

II- lo Dicen1 b r e 1876

Nmr. 12.

L'INGEGNERIA CIVILE

E

LE ARTI INDUSTRIALI

PERIODICO TECNICO MENSILE

Ogni numero consta di 16 pagine a due colonne in-4° grande, con coperta stampata,

· con incisioni nel testo e disegni litografati in tavole a parte.

r Le lettere eù i maaoscrilli relativi alla compilazione "'\

r u

prezzo d'associazione"'\ r Pel' le associazioni, le inserzioni, i pagamenti, ecc. "'\

del Giornale voglirno essere inviati alla Direzione PER UN A~NO

rivolgersi agli EDITORI Camilla e Berto I ero io T.:;rino, Vin Cnrlo Alber.to, 4. è dì Lire f2 in Italia in Torino~ Vin Ospedale, X. 18.

... .J ...._e di Lire f5 all' Estero . .J \.. .)

Non si restituiscono gli originali nè si 1·icevono lettere o pieghi non a{frnncati.

Si annunziano nel Giornale tutte le opere e gli opuscoli spediti fran~bi alla Direzione dai loro Antori od Editori.

SOMMARIO.

COMUNICAZIONI. - Concorso alla carica di Ingegnere Capo nell'Urficlo Tecnico Provinciale di Torino. - Il Cougresso del Genio Civile nLI '1878 a Parizi.

IL MUSEO INOUSTRlALE ITALIANO - Proposte di riordinamento

ARCHITETTURA E BELLE ARTI. - Il Palazzo per l'Esposizione Uni1·ersale del ,1878 nel campo tli Marte a Parigi (con /òtolitografìa nel testo).

COSTRUZIONI FERROVIARIE. - Ceuni sul tronco di ferrovia da Leonforte <l

\'illarosa i11 Sicilia (con dtte tavole ;,i cromolitog1·a(ia).

MATERIALE DI TRAZIONE E FERROVIE. - Le ferroric 111011tan1stiche nel Banato.

TRAFORO DEL GOTTARDO. - Cronaca annuale dei lai ori. CHIMICA INDUSTRIALE. - Tino all'idrosolfito tli soda.

BIBUOGRAFIA. - Alti del Congrnsso degli lnge~neri i11 Firenze - Degli appai ii.

PROVINCIA . DI TORINO

DEP

~TAZIO

E PROVINCIALE

AVVISO DI CONCORSO_

per la nomina dell'Ingegnere Capo

DELL'UFFICIO TECNICO PROYI!.'iCIALE

Per rlelibernzione del Consiglio Pro1·incialc, è aperto un concorso per titoli pel conferimento della carica di Ingegnere Capo delln Provincia.

J concorrenti dovranno giustificare di essere in età non mnggiore di nnni cinquanl<t, di arere riportai.o il Diplo1m di Ingegnere ed Architetto Civile in una delle nirnrsilà o delle Scuole Superiori del B.egno e di ;1\·erc cinq11e anni di cffettirn esercizio in tale qualità.

Ali' Ingegnere Capo è assegnato lo stipendio di L. 6,000 annue oltre all'a11mento del decimo, sullo stipendio primiliro, ogni cinque anni.

Dopo tre :inni di senizio, sempre che non cessi per colpa sua, acquisterà diritto, a partire dal giorno della nomina, ad u_na pensione di riposo in ragione di L. 200 per ogni anno smo a raggiungere un maximum di L. 6,000.

Il tempo utile per presentare la domnnd<t ed i titoli pel concorso è stabilito a tullo il giorno '16 del prossimo dicembrr.

La domanda ed i titoli sarnnno indirizzati al PB.EFETTO Presidente della Depulazionc Provinciale.

Torino, lG novembre 1876.

IL PREFETTO

Presidente della Deputazione Provinciale

I

A. BARGONI. .

IL CDNGRE SSO D E L GENIO CIVIL E

!.'iEL 1878 A PARIGI

li si~nor Ingegnere J. P. Darnourette, a cui è dovuta l'ini- ziati1·a della proposta del così denominalo .: Congrès du Gtnie Civil et de la r:onsli'uction >> da tenersi a Parigi nel

·1878, in occasione della Esposizione unirersale, fra lutti gli Ingegneri e Costruttori ciel mondo, in una !et.tera partico- lare datata da Parigi, 19 norembre, e diretta al Direttore di questo Periodico, in proposito di codesto Congresso scrive:

« Je vous prie, de volre coté, de réunir le plus grand

» nombre d'adhésions possible à ce Congres et de me !es

» transmettre.

» Il e t cert::iin que l'un cles buts que nous dernns pour·

>> suiHe consiste à res5errer !es liens beaucoup trop faibles

» qui nnissent !es ingénienrs et constructeurs de nos deax

>> pays ».

I'ioi ll!_rgiungi::imo semplicemente che i lavori degli Inge- gneri e Costruttori italiani sono troppo limali ed apprezzati dagli Ino-e{!neri e Costruttori delle altre nazioni, segnata- mente in Inghilterra, in Germania, in B.ussia, e nella vicina Francin, perchè questo segno di adesione di tutti gli In- gegneri, e particolarmente de' nostri associali, non debba essere trascurato.

B.irolgiamo perciò il nostro premuroso invito :i tutti, affin- chè rn!!liano imiarci la loro adesione, o indirizzarla diret- ta!llente all'Ingqmerc Damourelte, Direttore del giornale Le Constructeur, .56, Rue Bianche tì Paris.

LA DmEZIO:'iE.

IL USEO IN D U STRIA LE ITALIA O

P R OP OSTE DI RIO B. DINA MEN T O.

J.

'l. - Tutti ricordano che il Museo Industriale Itali::ino fu istituito non regio decreto 22 novembre '1862 per opera essenzial~e11te det senatore Devincenzi, il qualr,_ lr?''anclosi in quell'anno alla direzione del compartimen~o 1tahano al- l'Esposizione di Lonrlra aveva arnto campo d1 con~tatare la {!rande inferiorità delle industrie itali::ine per rispetto a

quPlle delle altre nnzioni. . .

Fu nell'intento di rimediarvi che diede opera eglt stesso

::i raccogliere collezioni indu~triali, modelli, macchine, at-

(2)

178 L' JNGEGNEHIA CIVILE E LE ARTI INDUSTRIALI

trezzi d'ogni genere, appartenenti ad arti o manifatture; e li prese come e dove li trovò, ottenendone la più gran parte in dono dagli espositori. Era tanta e tale la mole delle cose raccolte, che si richiesero non meno di 700 casse per la loro spedizione a Torino.

Le collezioni furono in quell'anno, per deliberazione del Consiglio comunale, ospitale provvisoriamente nel palazzo del Museo Civico, in via Gaudenzio Ferr::iri, dove rimasero fino al 1868.

2. - Con lc~ge 2 ::iprile 1865 stabilivasi intanto che il Museo Industriale Italiano avesse sede definitiva a Torino in qualche edificio del R. Demanio; ed assegn:l\'asi :il Museo la somma di lire 317 mila rima la disponibile sul bilancio dello Stato dopo la liquidazione delle spese per l'Esposizione di Londra del '1862.

Solo nel '1868 sgombravasi in massim::i p.1r1e il palazzo del ~Jinistero della guerra ed il R. Museo Industriale Ita- liano vi prendera stabile dimora.

Molli erano i servigi che il Musco prevedev::isi chiamato a prestare al paese; tant'è che fu fin d'allora e fu sempre annoverato tra le precipne ricompense che il Go1·erno e la nazione desideravano a Torino dopo il trasporlo della Ca- pitale.

D'allronde questa città, d'indole tulla industriale, è di- ventata la sede più opportuna per il Muse0; e quest'idea ha sempre incontrato a Torino, e incontrerà sempre, il fa- vore, la predilezione, e l'aiuto di tutti i Corpi morali e cli tulle indislinlamente le persone amanti di vero r.rogrcsso nelle arti industriali.

3. - Pure è un fallo che questa istituzione non è slnta finora in grado di corrispondere menomamente alla generale aspettazione.

E perchè ciò? Perchè sul bel principio, nell'accingersi al- l'opera, se ne tral'isò la vera idea fonclamen!ale. Perchè si cercò sempre di farne o in un modo o nell'altro un istituto accademico d'istruzione superiore ed altamenLe scientifica.

Tant'è Yero che con successivi decreti si cominciò dal Yolere che il Museo dovesse consider::irsi come capo di tul!i gli istituti tecnici del Regno, e poi gli si diede incnrico di preparare loro i professori, institucndo altreLlanti corsi di insegnamento normale.

E quasi ciò non bastasse, coi decreti 30 dicembre 18G6 e 14 novembre '1867 esplicava i ancor meglio la tendenza al medesimo malaugurato indirizzo, e ribattendo i chioùi, si riordinava il Museo come i~tituto di inse"namento tecnico superiore, e come scuola normale nell'intento di aiutare la scµola di applicazione del Valenlino a formare diverse ca- tegorie di ingegneri, e di preparare nel proprio seno i do- centi per gli istituii tecnici del Regno.

4. - Nissuno per ceri.o YOtTit disconoscere i v:rntaggi arrecali per questo ]alo dal Museo Industriale alla Scuola di applicazione, i cui allievi hanno mezzo di apprendere alcuni rami di cienza applic:ita, Yeramente indispensabili a studiarsi dagli ingegneri1 i quali mancavano alla Scuola di applicazione.

Ma i risultati pratici, continui. e duraturi finora ollenuti nel Museo si ridussero quasi esclusivamen~e a ciò. E nes- suno potrà mai sostenere che quello si fosse lo scopo pre- cipuo e diretto al quale si doveva da bel pri11cipio e si dovrebbe tuttora più specialmente attendere.

5. - Altra cosa è un Museo industriale, e altra cosa è un Istituto di istruzione accademica.

Altro è dornr insegnare l'arte industriale, ed altro è Yoler insegnare la scienza applicata. QueslJ camminfl per principii astratti, si basu sulle ipotesi, e trova le sue i:)uone rJgioni in un complesso di formole algebriche, in un'armonica di- sposizione di simboli e di cifre. Quella procede cogli esempi e si attiene esclusiYamente :ii fatti. Or bene, nel nostro Museo industriale ern l'arte e non la scienza che si doveva preferibilmente insegnare.

I direttori d'ollicine, i capi-fabbrica, tulli indistintamente i professionisti industriali, in favore ed a vantaggio dei quali il Museo era stabilito, avevano bisogno di un insegnamento

di carattere meno elevato, ed anzi d'ordine affatto opposto a quello che si dà e deve darsi agli ingegneri ed ai pro- fessori di istituti tecnici.

Finchè coclcst'orcline d'idee non trovi più favorevole ac- coglienza e più fortunato sviluppo, gl'inclustriali seguiteranno a c::imminarc non già sulla via del progresso, ma su quella comodissima del!' errore. Essi continueranno a prendersi guardia cli oltrepassare ]il porta dcl proprio stabilimento, e la voce dell'istruzione, i buoni consigli non oltrepasse- ranno le pareti, per ordinario deserte, dcl M11 eo industriale, se pure sarà dato ancorn di udirvene.

Essendochè gli sforzi combinJli del municipio e della pro- vincia, lt~ Commissioni nominate, gli offerti generosissimi sussidii, non v~ilsero finora ad ottenere che si muli quel primo malnugurato indirizzo. E le più ragionevoli proposte, confortale dal parere unani111e di persone nutorcYoli e saggie, e le conseguenti promesse degli onorevoli ministri finirono sempre colla più solenne mistificazione.

6. - Al punto in cui ora ci troviamo non è più possibile dissimulare esistere al Governo una corrente decisamente contraria al bnon andamento del nostro Musco industriale.

Forse è perciò che l'onorevole i\faiorana-Calatabiano esitò finora a visitare la Manchester d'Italia.

Anche le nostre Amministrnz1oni continuano in un silenzio che può rlirsi quasi di rassegnazione, e se ne deduce in- tanto dagli avversnrii che le nostre Amministrazioni non hanno alcuna proposta pratica e concreta in proposito, che a noi manc::ino le idee, e ancorchè le idee vi fossero, che

::i noi mancano gli uomini e i mezzi di attuarle. ' D'uomini e di mezzi Torino non manca,· come non ha .mai mancato d'idee una cillà che vediamo eccellere tra le altre cillà italiane nelle più grandi inizinti1·e, come nellc più utili e recenti irrnoyazioni. Nè si può dire che manchi la buona volontà degli industriali, che dal null11 e con nulla hanno fotto fiorire le industrie. Vediamo dunque ciò che devesi fare per infondere calore e vita a questa istituzione.

li.

7. - Un'esposizione storica e progressiva delle materie occorrenti in ogni ramo d'industria, delle successirn loro trasformazioni, ~ degli ultimi prodotti, nonchè degli appa- recchi di tr::isformnione, er~ presso a poco ciò che ave1·asi in nnimo di fare al Museo industriale.

Si andò tosto obbiettando che il gran numero delle indu- strie, e lo SYiluppo che ognuno necessita, esigono tale im- mensità di spnzio e personale lecnico si numeroso, e somm;1 così in~ente di mezzi pecllninri, che certo non basterebbero ::i riuscirvi i più grandi sforzi combinati del Gorerno, della Provincia e del Municipio. Vi fu perfino chi dis e che vole- vasi a TtJrino cternilre l'errore ·li un'Esposizione mondiale; the il hluseo industriale era una utopia, e nulla più.

Ad avvalorare codeste obbiezioni pre'taronsi assai ben certe collezioni troppo speciali, di poca o niuna importanza pr1ltìca, e siffottarnen!c estese, da a~sorbire inutilmente e da sole lo spazio ed i mezzi disponibili per il Mu eo, e fu questo un primo errore.

Le collezioni per l'inscgni1menlo industriale sono tanto più proficue quanto più riescono limitate e ristrette, e quanto maggiore invece è la fatica ed il tempo con cui si sono an- date formando.

Ogni collezione deve apparire studiata dal punto di vist:i prefisso ell'inleresse nazionale; non bisogna llimenticare lo scopo industriale che con cssn si vuole raggiungere. Ed è perciò necessario che pnrli all'occhio dell'industriale un pa- rallelo continuo della fabbricazione estera colla nostrana. Ora invece si vedono, per esempio, for bella mostra nel nostro Museo, con un ammasso di inutili anticaglie, certi prodotti stranieri inferiori assai ad altri ottenuti in paese, i quali per giunta non vi sono nè pU.!1to, nè poco rappresentati.

Nè potevano .le cose andar di1·ersamente, stante la mas- sima da bel principio adottala, cli convogliare senza idee pre- concette quanto più materiale si poteva, colla massima fa- cilità, colla minima spesa. La maggior parte di quelle col- lezioni si sono infatti formale ed accresciute unicamente col

(3)

L'INGEGNERIA CIVILE E LE ARTI INDUSTRIALI 179

rnezzo di elargizioni spontanee di produllori privnti, i quali

11011 :J1·ernno altro interesse che quello di vedere depositati enw spesa eri esposti nel Museo a cura del Governo i loro prodolli e le loro medaglie.

8. - Ma sarebbe inutile oramai di recriminare sulle cose passate; sforziamoci invece di cercare in esse un qualche ainmaeslramenlo, una guida di salvezza per l'avvenire.

Qualche lentalirn fortunato s'è pur fai.lo. La scuola ed i labor;1lorii di chimica indtistriale, soli.o la direzione pratica dell'illuslre e compianto professore Kopp, avevano pur sod- di5follo al rnro scopo di questa istituzione. Gl'intlustriali non ebbero d'uopo d'invito e accorsero numerosi alle lezioni ed agli esercizi pratici; anrl~vano a gara di avere il Kopp nei loro stabili men li; il seguivano ovunque. E quando il Kopp abli;rnrlonava con commozione il Museo di Torino (ove nulla er:ri folto per lui di q11el poco che avrebbe bastato a trat- tenerlo) pt::r recarsi al Politecnico di Zurigo, parecchi suoi allieri lo seguirono fin là e completarono i loro studi.

La chimica industriale è di una importanzn veramente ca- pitale per questi paesi; e i nostri industriali sapevano, per esempio, benissimo di non essere abbastanza istruiti nelle nrli tintorie, sapevano che senza i bei colori dell'iride l'in- dustria delle arti tessili, che ha tra noi i migliori mezzi cli

pro~reclire, non potrebbe essere con vero profitto tentata.

Eppure da11'11prile 1871, epoca in cui il prof. Kopp ab-

ban~onava il Museo, che cosa si è fallo?

9. - Vennero altri elementi; eù allre ottime idee ebbero pure un buon principio di alluazione; ma appena avviate clo- veyano anch'esse subire la stessa traver·ia.

Co'i il distinto prof. Cossa, nella sua qualilii di direttore della stazione sperimentale agraria, aveva preso ari impar- tire lezioni di chimica applicata all'ag1·icoltum, mollo fre- 4uenlate ria eletto uditorio. di proprie la rii e coltivatori cli fondi rurali. Tullo induceva a presumere sarebliesi almeno eia questo lato assai bene progredito. Ed ecco il prof. Cossa esserne n nch' esso I usi nghevol mente cl istol to da I Ministero, che lo chiamava ad impiantare e dirigere la scuola supe- riore in Portici.

L'ingegnere Rovello, proposto all'ufficio delle miniere in Torino, e chian1alo al Museo dopo il Coss11, tentò cli dare un, indirizzo più pratico al laboratorio. E modellandosi sul- l'E_cole des inines, di cui era stato distintissimo allievo, cliè :i111mo a preparare coll'aiuto cli parecchi giov:ini volonterosi una quantità di reallivi rii as5oluta purezza per le analisi applicale specialmente ai metalli. E prugcllò nuovi forni a

~:irbone ed a g:is p_er le fusioni e le coppell:izioni. Voleva rn una parola che il ·J:iboralorio fosse in grado cli soddisfare ai bisogni della chimica rnetallzu·oica ne' suoi rapporti colle industrie minerarie.

Tullo ciò tendeva a svolgere il progresso delle industrie minerarie in Italia, e mirava a preparare in Torino quel tanto che manca perchc il Governo non :ivesse a sMlenere le ma~giori spese d'ill\·iare alla scuola delle miniere di Francia gli allievi ingegneri per il corpo reale delle miniere, riser- vandnsi solo quelle dei viaggi d'istrnzione.

Il Rovello aveva preso a dirigere il laboratorio con molta attività e mollo zelo, e incominciavano :Hl arrivare le do- mande degl'industriali, ma veniva decrelnlo che anche tutto ciò doveva interrompersi ed il Museo rimanere nella solita inazione.

10. - La chimica inrlustriale, la chimica agrari:i e la chi- mica metallurgica sono adunque tre hen distinti rllmi di scienza :ipplicata all'industria, la cui riuscita nòn avrebbe punto follilo allo scopo, ove il genio industriale appena fotti i suoi primi voli di saggio non si fosse trornlo colle ali tar- pale e senza guirln.

Di chi la c.:olpa? Di nessuno e di lui li, che è qnnnto dire delle c1rc~stu1~zu. Essendo wsa innegabile che !lii industriali volonleros1 esistevano che le scuole di chimica fiorivano che il bisogno delle' medesime era reso evidente che ì~

scopo eia conseguire cominciava ad essere oll.enu10'.

Perchè dunque Torino dovrà rasse)!narsi, e n-cler sempre a nascondere la venlà, e veder scambiala ad arte la cau~a

Yericlica e reale di continue traversie con altre presupposte

e i1~sussis_Lenli cl_i avver?ioni locali, di irnpropizia atmosfera, o rl1 conlmuo cl1fel.lo d1 regolamenti? Quasi non fossero le persone, ma i locali cd i regolamenti, o la pioggia ed il vento, che fanno prospere le istituzioni!

III.

11. - Nè la chimica è il solo ramo che abbia diritto alle nostre premure. Prenclasi l'Ornamentazione industriale.

Lo spirito eminentemente pratico degl'inglesi, che nella prima Esposizione universale di Londra erasi avveduto della grande supt11'iorilà dei prodolli industriali francesi sotto il· punto di vi la ciel buon gu Lo e dell'arte, improvvisava nel 1856 ed apriva un anno dopo, il Museo industriale di South~

Kensinglon. Le immense ricchezze dell'Inghilterra e della sua me~ropoli, le generosità del Governo e dei privali ne fecero in breve la prima istituzione del mondo.

Anche l'Esposizione di Vienna ci ha fallo chiaramente vedere lo sviluppo Rigante che hanno ricevuto in Germania le piccole indu~lrie, appena si pensò a srnlgere nell'inclu- slriale il buon gusto decorativo, e gli si additarono le buone forme.

Ed ora, non è per noi una vera anomalia quella cli Ye- clere gli stranieri raccogliere fra i cocci in casa nostra quanto vi trovano di artistico e di antico, per essere por- tato a casa loro, e fedelmente ricopiato, e poi riprodotto in mille modi su migliaia cli piccoli oggetti che vengono a tro- vare il. loro m:iggiore smercio in Italia a carissimo prezzo? Ma ve111amo al nostro Museo.

12. - Chi per poco esamini le ricche e pregevolissime collezioni nrlisliche di oggetti e disegni, cli fotografie e di saggi ciel ì\Iuseo i11du triale, non può non ammettere che la par!e più difficile, percbè la più costosa, è quasi fatta.

Vi fu perlìno chi pensò di vedere nella sezione artistico- ind uslriale del ì\Iuseo una certa quale usurpazione cli diritti acquisili, quasi un principio di demolizione della nostra Accade:11ia di belle arti.

Nulla di più inverosimile; essendochè tra l'insegnamento cli ornamentazione industriale del Museo e quelli dell'Acca- demiil di belle arti cor~ un divario dello stesso genere cli quello che esiste fra l'insegnamento pratico di un processo industriale, e quello più ele\'ato della scienza che prima lo ha additai.o; tra il Museo industriale e la Scuola degli in- ge)!neri.

Ben altro còmpilo è quello cli aiutare l'artista a far scoc- c:ire dal proprio genio la prima scintilla; ben altro è quello cl i ed ueare e guidare locchio e la mano cl i chi tien dietro ad un'idea puramente utilitaria, e mira a riescire un buon artefice, un abile disegnalore, un modellatore cli buon gusto, un esecutore prezzolalo delle idee altrui, a servizio dell'in-

dustria. ·

Il di tinto professore sienese, il caY. Pietro Giusti, prima ancora che fosse chiamato al Museo industriale, aveva già di propria mano compiuto più di 1500 lavori cli intaglio prcµ-ev'.llissimi, la maggior parte dei quali sono anelali al- l'estero ad arricchirne i Afosei. La sua valentia nel disegno e r11·ll'i11ta~lio è adunque fuori di contestazione.

Gli ottimi snoi intendimenti risultarono egualmente chia- riti dalle diverse memorie a stampa, colle quali fin dal 1866 prese a dimoslrare a11zilullo la necessità di dar nuovo in- dirizzo ali~ scuoi~ di disegno artistico-industriale in Italia.

Ed oggi appena può dirsi che gli scuolari per lui siano pronti; il suo desiderio doveva necessariamente tardare ad essere raggiunto; eppure tutti converranno con noi che si è fallo assai presto. E se n'ebbe in questi giorni la prova mllc sale della Società promotrice delle belle arti, ove siam- mirò l'insigne mon11mento di operosilà delle nostre scuole m11nicip;11i di di:>egno, l'opera egregiamente st1blime del conte Pasloris.

13. - Il primo passo è fallo, ed era il più difficile. Ora si pensi a prosPguire; ma per1:iò è necessario di immede- simare la scuola e l'officina. E inulile il dissimularlo. La vera scuola pratica non s:irà mai proficua, e potrà tanto 111eno raggiung1•re l'eccellenza dell'arte, se non si impiegano in essa per ogni giorno, per una serie non interrolla d'anni,

(4)

180 L'INGEGNERIA CIVILE E LE ARTI INDUSTRIALI

tutte quelle ore di lavoro che pur troppo l'artefice anche il più giovane deve ordinariamente impiegare per provvedere ai più essenziali bisogni della vita.

Accade troppo spesso che non sì tosto un allievo ha rag- giunto nella scuola un certo grado di abilità appena tale da rilevare in lui la possibilità di riuscire (che è quando appunto incomincia a frequentare con incipiente vantaggio la scuola), ei cerchi allora, per ragioni di necessità, di trarne tosto un immediato profitto; ed abbandonando la scuola, e con essa tulta la poesia dell'arte, tutto si lasci dominare da un'idea utilitaria troppo ristretta, che provl'ede con qualche larghezza ai limitati bisogni del presente, ma gli sbarra per sempre la Yia a più lieto ed onoralo a\venire.

Ma come rimediare a questo inconveniente? Non vi ha che un solo mezzo; e qui è dove appunto cessano. le at- tuali scuole di disegno munic_ipali, e incomincia la sua mis- sione il Museo industriale. E necessario e basta che gli industriali rinuncino a tenersi presso di loro i disegnatori, modella tori, ecc., facendo di costoro quasi una specie di priYilegio, SO\'ente pagandoli a caro prezzo anche quando non abbiano larnro, unicamente per il vantaggio rii avere a loro disposizione questa o quell'altra specialità qu3ndo ne occorra il bisogno. Ciascuno si rechi ad eseguire il proprio larnro, quale gli fu commesso, nel Museo industriale, colla comodità di buoni modelli, e sotto l'ispirazione di buoni maestri ed artieri; ed eseguito che l'abbia, il consegni a chi glie lo ha comandato e ne riceva il prezzo palluito.

Al vantaggio di una libera concorrenza, di una bella emulazione, quello si aggiungerebbe della contùwità della scuola, per cui si finirebbe a dare in un breve periodo di anni una impronta cal'atteristica e nazionale all'arte indu- striale italiana.

Nè questa idea deve dirsi impraticabile o nuova.U Pastoris nella pregernle sua relazione a stampa, sulle scuole muni- cipali di disegno industriale, portò ad esempio la scuola di Norimberga, e termina colla domanda se il i\Inseo indu- striale non potrebbe dare a lui una mano per codesta uti- lissima prova.

Io sono con lui nella medesima idea; e l'ho derirnta vi- sitando quattro anni or sono il i\Iuseo industriale di Vienna, che, come quello di Berlino, fu esclusivamente instituito dal punto di vista dell'arte applicata all'industria.

Ivi si trovano in buon numero rappresentati i professio- nisti di qualsiasi industria artistica, i quali larnrano per vroprio conto sui modelli e colle idee loro somministrate dai professori del i\Iuseo, e Yi godono colla quiete dell'animo una buona educazione artistica, non disgiunta nè dal lucro dovuto alla loro abilità, nè da una certa soddisfazione d'a- mor proprio.

L'attrattiva "per quel i\Iuseo è anzi divenuta sì grande, che da ogni classe di persone, da ogr.i ordine .di cittadini accorrono dilettanti per contribuire colla forza dell'esempio a nobilitare l'industria.

lvi studiando e disegnando dal vero le foglie, le frutta od i fiori, si creano le belle forme ed i buoni disegni a vantaggio delle arti ceramiche; ivi dalla coperta sdruscita e preziosa d'un qualche antico frammento di libro, si riesce a rapire un bell'intreccio, ed a richiamare con mille cure alla vita un'idea perduta, ritemprando il gusto del bello sui più antichi moti vi dell'lu·te italiantt; i vi infine si m bole"- giando sul più candido avorio di un ventaglio, sullo smallo od altra qualsiasi materia, la freschezza di un fior d'aprile o le ali tremole d'un amorino, si trova mezzo di dar valor~

e vita a quelle arti ind~striali di minor momento, che per una certa noncuranza c1 sembravano dapprima sì poco pro- ficue, e che sono invece uno de' più validi elementi della prosperità "industriale di una nazione.

'14. - Dopo tultociò risulta assai evidente di quanta im- portanza sia, e quanto facile a(l ottene1'si, il desiderato av- viamento del Museo nel senso dell'applicazione delle belle arti alle industrie.

E dappoichè abbiamo nei migliori pì·ofessori dell'arte un raggio propizio di sole che splende; nelle scuole munieipali del disegno, per incanto trasformate, un buon semenzaio, la vera pépinière degli artieri capaci, sforziamoci ancora a

che una mai~o gentil~ inte~1da_all'opera delicata ?el _trapianto nel i\Iuseo d1 tante g1ovan1 piante ed alla sene mdefinita delle prime amorevoli cure!

IV.

'1_5. - . Qu~ndo il Museo sarà realmente frequentato da

o~m specie di arte_fici attendenti ad ogni specie di industrie, s1 presenteran_no cli necessità a costoro nel pratico esercizio del loro mestiere, nel tradurre in atto una nuova idea nel tradurre in una diversa circostanza una loro forma farn~ita nell'accingersi ad accordarne tra loro due altre diverse un;

serie inevitabile di· quei problemi da sciogliere, dove' pur troppo la fiamma naturale ciel genio e là sicurezza abituale dell'occhio, e l'abilità incontestata c!'ella mano, più non ba-

sta~o. a~lo scop_o; ma è d'uopo ricorrere a quelle soluzioni ausiliarie che c1 sono date dalle arti grafiche.

Forse era con questo intendimento che vedemmo inslituilo fin dai primordii del i\Iuseo un corso così detto di geomeli'ia descrittiva applicata alle industrie.

E non è d'uopo di molle parole per restare convinti di quanta utilità, di_q~anto ai\1to, così per l'economia del tempo come per la prec1s1one e I eleganza del lavoro industriale sia 13 geometria descritliva presa nelle sue più modeste ed umili applicazioni; forse parecchi de' nostri lettori avranno nvuto ?cc;asione di pro~are quan~a attrattiva eserciti questo fecond1ss1mo ramo del! arte applicala per chi rnglia un ~an­

tino_ dis_cendere ~~ll'~strat_t~ al concre.to, dagli esempi sle- reot1pal1 e genenc1 cli tutti 1 trattati, a1 casi pratici e svariatis- simi di tulle le industrie.

Quivi è un bel vaso; ed è un breve tratto di parabola che ha servito a segnargli con grazia inarrivabile la curv~

di profilo. Ma dov'è il motivo recondito dell'armonia? ella posizione non segnata e inavvertibile di un certo punto del vertice o del fuoco. - \ 'è sovr'esso dipinto un intreccio di foglie ... ; ma l'eleganza e la semplicità di quell'intreccio di- pendono essenzialmente dal pa~so più o meno slanciato di un breve tratto di spira; ma questa è sparita, e solo ritorna alla mente di chi seppe servirsene.

Sarebbe inutile qui. di moltip!icare gli esempi che si po- trebbero a bello studrn presceghere trn le cose più futili e disparate, nell'intendimento di fare a Lutti comprendere l'am- plissimo campo delle applicazioni industriali delle arti ara- fiche; e così pure sarebbe superfluo di qui citare e la "ru- binetteria, che co' suoi innumerevoli casi di raccorciamento di superficie di rivoluzione, ci offre i più difficili e svariati esempi di penetrazione dei corpi; e l'arte del falegname·

e quella dr,llo stipettaio; e quelle di quanti altri attendon ~ alle industrie decorative, facendo a loro scopo servire il legno, il bronzo, la ghisa o il marmo. .

Ma ciò che vuolsi sovratutto notare si è che il metodo d'insegnamento dev'essere affatto diverso da quello tenuto negli Istituti tecnici, nelle Università e nelle Scuole d'ap- plicazione.

'16. - Per l'industriale i problemi da sciogliere devono poter scaturire, e venir fuori a sorpresa, da quei lavori manuali, cui l'artefice attende, ed ai quali da principio egli porta esclusivnmente affezione.

· Presentate infatti ad un artefice una lunga serie ordinata e metodica di pure e semplici proiezioni geometriche, di prismi e piramidi, cli coni e cilindri, e così via dicendo; e dispo- nete pure tutte queste vostre figure nelle più bizzarre guise, e fate scambievolmente penetrare i vostri solidi l'un dentro l'altro in tutti i modi; - e voi farete cosa faticosa per voi, ma ben poco proficua e fuor di luogo; perchè l'artefice non vi potrà mai seguire su quest'arida via di astrazioni, che non è la sua. Quand'anche il potesse, noi farà l"he di mala voglia, e senz' essere mai in grado, siatene pur certi, di sapersi all'atto pratico giovare di quanto potrà avere realmente im- parato.

Che se imece voi gli ponete tra le mani un buon modello cli quegli oggetti industriali, sui quali si concentrano per abitudine le sue maggiori occupazioni, e le sue fatiche; se voi gl'insegnate ad estrinsecare momentaneamente tutto ciò che non ha relazione colla difficoltà che si tratta di vincere,

(5)

L' INGEGNERIA CIVILE E LE ARTI INDUSTRIALl 181

ed a dedurre da quel~'~gg~tto la posizi?ne re?ipro.ca di. quei vostri solidi geometr1c1 di estens10ne mdefirnta, 1 quali sul- l'oggetto per ordinario no~ si pr'~sentano che assai limitati, e spesso in modo recondito ed rncornpleto; - oh! allora potete esser certi che l'artefice vi seguirà con passione; che le recrole della geometria saranno da lui ritenute. Egli ha troYato a fissarle su di un oggetto materiale che gli ha fatto impressione e voi avete ottenuto lo scopo.

Ognun v:de che la geometria des·crittiva presa in questo senso conduce ad un metodo d'insegnamento ben diverso da quello che serve all'Università, dove la geometria descrilliva vuol essere insegnata con sfoggio d'erudizione, con eleva- tezza di teoriche vedute, come scienza in se stessa; ed alla scuola degli ingegneri, dove le applicazioni della geometria descrittiva alla meccanica ed alle costrnzioni sono talmente indispensabili all'ingegnere, da poter essere riguarda le come parte integrante, essenziale, ed inscindibile dei corsi stessi.

17. - Fu detto, è vero, che in alcuni celebrati istituti stranieri aventi comunanza di scopo col nostro Museo indu- striale, che nel Conservatorio di arti e mestieri di Parigi, ad esempio, vi ha un corso superiore ed elevato di geometria de-

·scrilliva, professato come solo può farlo l'illustre Ollivier;

- ma noi rispondiamo, che quel corso è stato iniziato or sono ben più di trent'anni quando il Conservatorio aveva già più di mezzo secolo di vita, e quando invece i diversi rami della scienza applicata non avernno tetto e appena ac- cennavano ad un primo bisogno di essere coltivati e svolti; mentre il Museo industriale italiano s'è dovuto istituire in Italia, ed a Torino, assai recentemente, e quale ultima, ma non meno fulgida, gemma di una bella corona di altre isti- tuzioni di scienze teoriche ed apprcate, aventi già una esi- stenza storica e tradizioni stabilite, tulle intente a raggiun- gere lo scopo ben determinato che si erano da principio proposte.

Concludesi adunque, che l'obbiezione non regge, e che di un insegnamento accademico di geometria descrittiva, quale

1 ora si dà, ad esclusivo vantaggio dei nostri ingegneri, l'in- dustria nostra noti può approfittare, e ch'essa dev'essere un po' meglio assecondata nelle proprie idee, nei suoi più ur- genti bisogni.

V. •

18. - Ciò che diciamo col solo intendimento di provve- dere ai bisogni più urgenti dell'industria, non <leve ess.-:.re neanche per sogno interpretato nel senso che non si pos- sano talvolta dare (sebbtne sempre in via eccezionale ed accessoria) dagli stessi professori del Museo, o da altri loro colleghi, alcune di quelle lezioni di ordine superiore, di cui potrebbesi per avrnntura sentire altrove un po' di di- fetto.

Ne abbiamo uno splendido esempio nel corso di (i.sica induslt'iale il quale è dirello agli allievi ingegneri del Va- lentino, e si dà nel Museo. Ma ancor qui ci si concederà di dire che questo medesimo corso non poteva necessaria- mente rendersi adatlo agli industriali.

Vi sono ·tante applicazioni della fisica le quali riguardano più particolarmente la scienza dell'ingegnere; ve ne sono molte altre le quali non interessano che direttamente ed esclusivamente la pratica sperimentale, il buon successo in- dustriale.

· L'ingegnere risale alle cause, e si convince di un fallo, ancorchè questo si compia nella semplice sua immagina- zione, od ancorchè gli apparecchi alle prove dimostrassero per circostanze secondarie un fotto opposto, o quasi. Lo industriale studia appunto tutte quelle circostanze estrinseche che lo conducono ad ottenere un ben perfezionato e bril- lante successo reale, nel che appunto sta il suo valore, la abilitd del mestiere.

Per esempio è cosa chiara che le teorie generali sulla trasformazione delle energie fisiche, le quali ci offrono l'unico mezzo di sciogliere certe questioni pratiche che fuggono og- gi mai dal campo primitivo e ristretto di una meccanica ap- plicata sni generis per trovarsi in quello più ampio, e più tenebroseo (s cosi vuolsi) della fisica molecolare, - sono

teori~ indisp.e~sabili a.ll'in~eg~ere. Sono queste dilfatti che a noi somm1111strano li cnter10 fonclamentale dei nostri giu- dizii; che ci danno un punto sicuro di partenza a ben giu- dica:e si del .propr!o, .dell_'alt~ui operato, sì nel campo te~rico cl.elle mve.st1~:iz10111 .scienttrìc~ie, .come !n quello reale de nuovi e conlmu1 conall del gemo 111venl1vo. E codeste teorie., n?i rnr~·emmo .anzi vedere s.utfra~ate da buoni appa- recchi cli spenmentaz10ne spec1tlatwa, i quali per· ora in buona parte non esistono, o se vi sono, per mancanza, non si .sa se di mezzi o di persone, non si adoperano.

Ma agli industriali bisogna preparare ed esporre cose più adatte alla loro intelligenza, e far loro vedere ad ogni piè sospinto, come esse tocchino ben da vicino i loro materiali interessi; e quindi la descrizione particolareggiata minuta dei procedimenti tecnici, e di tutte le modificazioni per opera degli industriali poco a poco subite per raggiungere più in- dustrialmente lo scopo.

All'ingegnere si presentino pure tutte le quistioni teoriche che riguardano la ventilazione ed il riscalrlamento degli abi- tati, ma agli industriali ... fate loro vedere qualche cosa ('l ).

Date all'ingegnere le nozioni indispensabili sulla telegrafia, sulla illuminazione elettrica dei fari, e segnatamente sul modo di servirsi dell'elettricità negli apparecchi sperimen- tali cli registrazione automatica e di misura; giacchè quando escono dal Museo non li conoscono abbastanza praticamente da poterli adattare alle circostanze, e sapersene utilmente servire.·

Ma non trascurate di far vedere agli industriali, certe ap- plicazioni speciali della piccola industria. Così per esempio ci compiacciamo di constatare il buon successo pratico, in- dustrialmente parlando, ottenuto nella nostra città dal pro- fessore Silvestri in seguito alla conferenza data nel Museo, sulla nicheliatU1·a elettro-chimica dei metalli (2).

Si intrattengano pure, ed a lungo, gli ingegneri sulle teorie degli strumenti ottici, cli cui hanno tanto bisogno, e che non conoscono mai; ma non si privino gli industriali della saccm·imetria, dell'analisi spettrale e via dicendo.

19. - Abbiamo udito più volte obbiettare che vi sono molte parti le quali vogliono essere conosciute dagli inge- gneri e dagl'industriali ad un tempo. Ma non facciamoci illusioni. Se dev'essere.proficuo il rnstro insegnamento, sarà sempre necessario per gli uni e per gli altri un diverso in- dirizzo, e dirò di più, uu diverso linguaggio.

Trattandosi di parlare a giovani i quali portano con loro dalle Università un ricco corredo di cognizioni di fisica ge- nertae e di meccanica, si deve dar loro co11 un gergo di cifre o con due linee in croce, in brevissimo tempo (ed il tempo è prezioso) un concetto preciso e più chiaro per essi che con qualsiasi lungo discorso di parole.

Trattandosi invece di parlare ad un uditorio di industriali, siamo tutte le volte nella necessità di dorer richi<Jmare alla loro mente i più elementari principii della scienza, di ser- virci di esempi, cli aiutarci in tutti quei modi che se non sono sempre strettamente scientifici sono però sempre leciti a chi a!lende alla così difficile e faticosa opera di volgariz- zm·e la scienza ..

Com'è possibile dunque di soddisfare ai bisogni dell'in- dustria, ed allo scopo essenziale del Museo, finchè vi sarà un solo corso di fisica, e dicasi pure industriale, al quale è chiamalo un centinaio di allievi ingegneri, e che si vor- rebbe invano veder frequentato dagli industriali, mentre pe:

questi dev'essere diversa la materia d'insegnamento, d.ive~s1

l'indirizzo ed il fine, e diverso perfino vuol essere 11 lm- guaggio !

fl.) Esempio. La Gazzetta di Augusta ci annunzia che a Cassel

nelle sale del nuovo Museo industriale, durante l'imminente stagione invernale avrà luogo una Esposizione internazionale di soli apparecchi alti a riscaldare e ventilare le case, gli opifizi, le sale delle scuole, le ca- mere degli ammalati, e via dicendo.

Vi prenderanno parte i cuncorrenti di tutte le 11azio11i.

Durante l'inverno una commissione di specialisti sottoporrà ad esperi- menti gli apparecchi per il conferimento dei premi. (N. delt' A11to1·e).

(2J Fu pubblicata in extenso a pag. 90 e seguenti di questo perio- dico, nel fascicolo di giugno dell'anno corrente. (N. della Direzio11e).

(6)

182 L'INGEGNERIA Cl VILE E LE ARTI INDUSTRIALI

VI.

20. -Presentemente vi ha un solo corso nel l\Iuseo industriale al quale potrebbero attendere profìltevolmente certi costru_t- tori di macchine della nostra città che ne hanno molto bi- sogno, e quanti in generale si indirizzan~ alla .lavornio~e

dei metalli e del legno. Quel corso, denommato d1 tecnologia meccanica è professalo dall'ingegnere Elia; e sarebbe per verità diffi~ile assai di trovare chi più di lui possa dirsi Ira noi così bene al corrente d'ogni singolo utensile, di ogni più tninuta e più _recente innovazione_. .

Il continuo slud10, e la lunt;a pratica avuta nelle officme delle strade ferrate, quando ancora appartenev.ano allo Stato, quando l'Elia vi professava ~on t~nla m~eslri~ quel corso pratico degli allievi rnacchinzsti (la .cu~ con~111u~z1on~ ed ampliamento restò per colpa della Soc1eta del! Alta llalia 1111

desiderio insoddisfallo dell'onorevole Sella) indicano abba- stanza quale indirizzo pr~tico l'ingegnere Elia sapreb.be dare a codesto suo ramo speciale, e con quanto v~ntagg10 della nostra città e delle industrie nazionali, Ol"e il no Lrn Museo cessasse una buona volta di essere rif(uardato con occhio poco benigno, da ch_i ci accus.a ~li non sap~re che cos.a fare di esso ed ha. cura rntanto cli t1geltare og111 nostra migliore proposta nell'archivio dell'oblio.

21. - Cosi pure è da lungo tempo assai desideralo un corso di meccanica i11dustriale, del genere di quelli che si danno al Conserralorio d'arii e mestieri di Parigi, di cui non si ebbe finora nella nostra città che qualche sporadico esempio dato sollo forma di pub IJlica confercnz;r, men tre invece han no luo•TO regolarmente e con molto concorso di uditori a cura della Società d'incoraggiamento a Milano, dettali molto bril- lantemente dal chiarissimo professore Colombo.

Sarebbe un corso di indispensabile complemento a quello di meccanica applicata, che si dà nella scuola degli inge- oneri dove tutta l'applicazione sta nel calcolo dcl lavoro e delle' resistenze passive di un q un lsiasi mccc;111 ismo, del quale non si riceve che un_'idea gcne~·ica_, ed alcu11a volt:i meno concreta; dove le macchine sono rnd1cate con poche lume geometriche ed in modo ;iffallo convenzionale.

Nel corso di meccanica industriale tutte le macchine ri- prendono invee~ I.a loro f~ruia abituale e l!iù. ap1~ropriata ai bisoo-ni indnsln~.t1: esse si presentaRo ali ud1tono rn modo da f~r comprendere <juello che sono, in modo rla rendere possibile il lorn confronto; e si pos.sot~o e~aminare e di:

scutere dal lato pratico, dal punto cli YJsta rnduslri~.te dei vantaggi e del!li inconvenienti nel loro impiego a seconda della grandezza della produzione.

Spella pure alla meccanica indusl1'iale di Lrnllare tutti quei problemi meccanici, la cui soluzione è dichiarata d'ur- rrenza e che toccano ::issai da vicino le più essenziali que-

~tioni' di economia sociale; tali ad esempio la trasmissione della forza motrice a dist3t1Za per mezzo dell'aria compressa o dell'elettricità, - la distribuzione di codesta forza a do- micilio a favore e sussidio della piccola industria, che oramai più non può reggere alla concorrenza della grande - la creazione dei piccoli motori domestici, e via dicendo.

Nè vorremmo si rimanesse sempre sulle idee generali;

m:.i ci fossero invece uccessivame11Lc additate quelle inrlu- strie speciali, le quali, per esernpio, si trovano tuttora sud- divise e sparse fra un numero di piccoli esercenti, coslrelli ciascuno a provvedere, nella limitata sua sfera d'azione, ad una serie di operazioni diverse, senza la possibilità, per la piccolezza dell,1 prod~1zi~n~, e la poche~za dci mezzi, di ap:

plicare il fecùndo pnnc1p10 della dzvlSlone del lavoro, e eh godere così dei piu grandi vantagt;i che deriv:rno dall'im- piego delle macc!•ine. . . . . . . . ..

Cito ad es., 1 art.e tra le pm antu:he e prn 111d1spensabil1 ali' uomo, q nella della fabb1'_icaz_ione .del pane, cl~c si trova ancora tra noi allo stato pnm1t1vo d1 rozzo e faticoso me- stiere.

La preparazione cosi delta manuale della pasta è tale operazione che per ragioni fisiche, chim;che, meccani.:he, igieniche, economiche e perfino umanitarie. vuol essere abolita.

La coHura del pane nei forni aerotermi ad azione con-

tinua permette, oltre gli altri vantaggi, t~n risparm!o ~i. com- bustibile superiore al 50 Ot0. Ciò equivale ass;-11 pm che alla soppressione della tassa sul macinalo la quale a sua volta ci rende annualmente 80 milioni.

Ma colla manipolazione meccanica della pasta, e colla produ- zione industriale del pane, non si può raggmngere codeste conrnnienze ei:onomiche se non si la1'ora in 1'asta scala, se non si riuscirà cioè a 'distinguere un hel giorno la 1·endila dalla fabbricazione, la panetteria dal panificio. . . .

Preparare l'opinione pubblica a così utili innovaz1orn.' in- sinuare tali idee negli animi, fare in modo che de~se. ritor- nino più volte alla mente drgli interessati, e comrnc1n~ ad acclimatarvi. i un poco, richiamare intanto sulle medesime l'attenzione dei capitali, ecco lo scopo da raggiungere con un corso di mecca11ica industriale.

22. --: Vi sono poi certi rami"speciali che non si sa pcrcl~è

non siano stati dal bel principio istituiti. Tale ad esempio quello rlelle indust1·ie tes.~ili; lo sviluppo che queslo cor~o

ha preso in diversi istituti, e segnatamente al Conservatorio cl'arti e mestieri rli Parigi, ed alla scuola pratica di Mulhonse, indica abbastanza quanto neces·ario sarebbe per noi. Ma si preferisce che i nostri industriali conlin11ino a pagare enormi stipendi ai direttori delle loro fabbriche, i quali sono quasi tutti stranieri, e consiglino a chi vuol entrare nei loro opi- fìzi di recarsi a frequentare almeno la scuola pratica di

~Julhouse.

E si che non oi:correrebhe poi tanto ad impianl.~re nel Museo un corso pratico collo t.rsso indirizzo e colla stessa polrnza di mezzi della scuola di Mulhouse !

E quand'anche per i primi anni un cor o di industrie tessili non ;irnsse a senire che di prima e i11dispensahile preparazione ai diversi aspir:rnli a questo rnmo di industrie, a ben constatare la loro attitudine, ad additare al Governo, alle Amministµazioni provinr.iali o comunali i giovani più nbili e più adalli ad essere inviati all'estero per completarvi la loro istr11zione pratica, non sarebbe questo già un buo11 aniamento?

Accumulando intanto ogni :rnno il risultalo probabile di quella somma di attivilà personale e di mezzi materiali che ris11lteranno disponibili, si potrà, in non lungo periodo di tempo, e per questo ramo almeno; ra~giungere la meta del Con ervalorio d'arti e mesli~ri di Parigi.

23. - Ciò che si dice dell'nrti tessili, che sono per noi di capitale importanza. potrebbe ripetersi per nitre molte.

i\fa non devesi pretendere l'impossibile, e tullo non può forsi in una volta.

Sonvi però altri corsi speciali i quali incontr:rno molto favore tra noi, e che non e·igono poi tanto clispicgo di mezzi materiali per essere srolli. Così in materia di mec- canica agraria il Museo ha rri:'i fntlo qualche cosa, e ben più sarebbe. i fallo, se si fosse potuto. Ad ogni modo i ri- su.ltali pralici ottenuti sono più che sufficienti a dimo trnrc la necessità di un corso regolare di lezioni e di esperimenti che non polrnnno mancare di uditori e di arcorrenli, come lo hanno prov:ito le conferenze e le prove dell'anno passalo falle a cura del Comizio agrario.

VII.

'H. - Ma è tempo oram:ii di riassumere un po' le nostre idee, e di rispondere alla domanda concreta che ci si po- trebbe fare dai lettori: che cosa fare adunque del Museo?

Ecco in breve ];1 nostra ri;;po la.

Il Museo industriale, propriamente detto, dev'essere nna istituzione autonoma sciolta da ogni vincolo di dipendenza colla scuola di applicazione degli ingegneri, con cui non ha comune lo scopo, llè può arnre comune indirizzo, sic- come abbiamo ;i lun!!o dimostrato.

Esso non può :irc1'.'e neppure alcuna comunanza coll'isti- l11to tecnico professionale, che per q1i:into florido e bene indirizzato si l"Ol;lia, non può a meno che essere uno dei sessanta e più i lituti t~cnici del regno coi quali in Italia si

r.

fìnalmento riuscito ad offrire annualmente a più di 5500 giovani del medio celo una cultura generale, un'edu-

(7)

L' INGEGNERIA CIVILE E LE ARTI JNDUSTHIALI 183

cazione inlellelluale che fosse loro proficua eri in rapporto

coi tempi. . . ,.

Ma chi non sa che un 1sl1tulo lecn1co per l rndole sua e per lo scopo che gli è assegnalo, neces~ita un gr~n .numer~

di scuole a111meltc un rrran numero d1 scuolan 111 ogni classe; o~cu pa tutto un "preside dei. più v~lenti per _com bi~

nare un buon orario, e per curare 1n ogni giorno e 1n og111 ora i continui incrociamenli di chissi, e le coincidenze ... ; e infine offre ogni anno lo spellacolo di una trentina cli professori costrelli a studiare da mr1nc a sera al m_oclo di spiegare in poco tempo un empre nuoro programma rn base ad un sempre nuovo· regolamento?

O"nun vede come lullo ciò potrebbe benissimo servire d'im'ìJaccio, non mai d'aiuto al nostro M~ co industriale, il quale ha ben allro scopo dn_ compi_ere; 1~ quale dev~ ~llen­

dere invece a creare le speczalitrì rn 0~111 genere d1 111d11- strie, ha d'uopo di lranquillit;i, cli assoluta liberlù di lo- cali, e segnatnmenle di pochi allievi, ma bene appassio11:ili e conformali al dello di Niccolò Tommaseo:

« SI udiale, studiale, sl11dia1e, sarei e mediocri;

« Amale, amale, amale, sarete grandi ».

lnollre il person:ile, dovendo allenclere alle collezioni, le quali, come dicemmo, per essere fatte a dorere esigono più tempo e più studio cli quel che esigano denari, ha as olu- lamenle d'uopo rii non essere distolto da allre cure.

Per queste ed altre mollissime ragio11i, che credi:irno su- perOuo enumerare, fermamente çrediamo che la combina- zio11e del Museo industriale coll'islilulo tecnico, la quale idea pare abbia l'appoggio di qualche per,ona di stima, equi- varrebbe alla abolizione pur;1 e semplice dcl Museo.

25. - Rimangasi dunque ben fermi nel cònvincimenlo che coclesl:i istituzione dev'e sere mitonoma, e nulla ayere di co- mune con alcun'allrn.

Quanto alle questioni di una certa quale supremazia che aHebbesi de-ideralo dare al Musco industriale itali:.ino per rispetto ad allre istituzioni già stabilile, o che potrebbero esserlo in segu~ altrove, no11 occupiamocene per carità.

Laroriamo a ·tull'uomo perchè lo scopo dcl l\Iuseo ill(lu- striale sia un giorno raggiunto, e quando le induslrie nostre avranno progredito, quando gl'industriali verranno a doman- darci artieri capaci, ed altri ne invier:rn110 ad i truirsi, oh allora non a\Tcmo bisogno di chiedere a mutabili decreti di legge u11a supremazia che spella :i noi di moralmente acqui-

larci colla evidenz:i del successo.

26. - La somma dei mezzi pecuniari che si ravris:rno nece ·- sarii, esige naturalmente il concor o simultaneo del Go- verno, della Provincia, del Municipio. Ma non basta che le somme ieno semplicemente stanziale in bilancio; bisogna che i po ano effettivamente impiegare nel momento oppo1'- tuno. Or bene, in codesto genere di istituzioni, non è troppo applic:ibile il sistema allualmenle in vigore cli tulle le nm- ministr::izioni governalive, secondo cui :id ogni menoma Y

riazione di progello bisogna presentare prima una speciale proposta per essere pa at:i in determinala serie d'uffizi;

Quanno lrallasi di fare nuori e perimenti, null:i vi può essere di ben stabililo e di ben pre1·edibile. Direi anzi es- sere condizione essenziale perché le cose riescano :i bene, che l'idea dell'o~gi :ibbia sempre a subire una qualche mo- difìcazione all'indomani, trallandosi non giù di fare acquisti alla rinfusa, ma cli creare un insieme che non esisle, e che richiede mollo studio, molle prore e molla fatica. Per tul- lociò è necessario che abbia pieni poleri ed assoluta fiducia una Amministrazione locale incaricala di provreclere diret- tamente alle spese, nei limiti dornli, purchè si giustifichino in seguito a lavoro e eguito.

Quanto infine al personale, lasciamo pur stare i profes- sori stranieri a casa loro, perchè ci costano troppo, ma non sia ~eppure in nessuno d1 noi la superbia di essere nati gi- ganl1. Haccomancliamoci alla giorenlù, prepariamoci con essa il noslro personale, e lasciamo che l'abilità comprovala dei giovani cresca cli pari passo colla istituzione che nasce.

Anemo allora seguito in ogni cosa le leggi della natura, e più non avremo a rimpiangere il lempo perduto. X.

ARCHITETTURA E BELLE ARTI

IL PALAZZO PER L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1878

NEL CAMPO DI MARTE A PARIGI.

Presentando lo schizzo pro"pellico della parte centrale della facci:ila di codeslo pabzzo, o meglio di quella riunione d'edifizi che formano il locale dell'Esposizione, l'I11gegneria non intende soltanto dare ai lellori una novità nel senso giornalistico della parol:i, ma piuttosto accennare ad un buon esempio che si riscontra, non in tutta è vero, ma nel mal(- giore sviluppo della costruzione, e consiste nel modo :irli- slico di usare il ferro.

Tul.li coloro che negli ultimi tempi hanno critto d'archi- lcltura, dopo cl':iver pa s:ilo in rassegna gli slili che furnno, clirnanclanùosi qu:il polrà essere lo stile dcl secol-0 xix hanno conchiusu che facilrnenle non sortirà da quegli eclellici rim- pasti, che finora si Yidero, delle passale architcllure murali, ibridi mi cugli, il più spe · o, cli maniere di1•erse lanlo disar- monica mente quanto illogicamente riunite; ma se pure uno slile :id impronta originale Yerrà in luce, sarà il porlato del grande impiego del ferro, maleriale a cui i prodigi dell'in- cl ustria altuaie hanno permes o di cangiare il suo poslo di sussidiario in quello di elemento principale, in guisa che, sebbene ustilo da tanto tempo, si può dire, che sollo l':ispelto della sun importanza costituisce reramenle il materiale nuovo del mondo moderno. Ma finora non è sorta la forma ar- chitetlonica di questo rnaleriale nuoro, perchè o si :icloperò in modo :ilTallo economico senza preoccupazione artistica, o si cercò cli piegarlo a ripetere i motivi degli edifìzi murali.

Onde non solo manc:inza cli originalità, m:i. quel ch'è peg- gio, manranz:.: di quella condizione es"cnztale perchè un:i cosa possa dirsi assolnlamente bella, e1l è di esser ve1'a.

Locchè appare ·eùdentcmcnte, se si par:igonino le antiche archilcllure murali e quella nascenle elci ferro, sotto il ri- spetto delle differenze, che nelle un'e e nell'altra si riscon- trano fr:i gli edifizi di emplice uso e quelli sonluo i e mo- numentali. In tulle infoltì le antiche archilellure le costruzioni più splendide e più eleganli non sono che una miglioria ed uno sviluppo delle più sem pii ci e rozze: quelle hanno bensì parli ingentilite, proporzioni più giusle, dimensioni impo- nenti, aggiunle cli ornali, ma i motivi ~rchiletlonici sono gli stessi che in quesle, e da\l'infìmo edifizio :i quello più sublime passando per gli intermedi, è un nesso continuo, è una p:i- renlela, se così si può dirr, od un:i mcdesimezza di razza.

che si legge a chiare nole sulla fi. ionomia di tulli. Mentr imece nell'architellura ciel ferro è aHenulo finora l'oppuslo;

quando si Yolle {arn dell'arte parre pen iero dominante quello di scordare la maleri:i adoperala, allontanandola dalle forme razionali, da quelle cioè che si risconlravano appunlo nelle costruzioni in cui s'era cercalo di so Idi fare nel modo migliore, lecnic:imente ed economicamente parlando, ai bi-

sogni materiali, e nulla più. .

Ed in rerili\ due car:itleri tipici hanno gli elemenl1 d_ell~ costruzioni in ferro; sono pezzi rettilinei e di propor_z10111 esili a p:iragone della lunghezza; di qui J:i m:inca1~za d1 cl~1c dei fallori pili importanti nell'e lelica degli eclifiz~ murali:

il primo essenziale e comune a tu lii, !'al ternare ?1. masse e di· vuoti, l'altro direi acciclenlale, mancante bens1 rn qt'.al- cuno, ma presenle nella maggior parte e nei più grandi,_ e caratteri lico quanlo mai, l'arco. E gli archilelli :i suefall1 a c:ilcolare su quei due foLLori, li yoJlero intr~d~rre,. o. dirò forse meglio, senza pur volerlo in modo esphc1to~ ·" rntro- dussero macchinalmente e per abitudine nei ~avori m ferro,

·così negando loro di far mo lra delle propne forme, che rimanevano coperte d:i vesti d'impreslito ond'erano ofTocale.

Imperocchè per ottenere quelle masse ?he facesse_ro con- trasto ai vuoti, e dare agli edifizi quell'impronta d1 monu- menlale, che sembra non potersi scompagnare da un :ispet.to di palpabile solidità co trussero non iu ferro solo ma m ferro e muro, ed aÌlora questo prese all'occhio del risguar- danle tale supremazia, che quello, sebbene fosse .. la parte più iI:Qporlanle dèlla costruzione, non ne parve p1u che se- condaria, ed un semplice ripieno.

(8)

84 L' JNGEGNERrA CIVILE E LE ARTI INDU TRIALI

i6. - Soyr1io di facciola del Palazzo 1ie>· L' Esposi::i<me Universale del 1 i8 net ( am710 di illm te a Parigi (').

fizi arl ossatura di ferro, era stato preconizzalo ne' suoi frattenimenti da quell'ingegno robusto ed originale che è il Viollel le Due, ma io credo che il sig. Hardy abbia applicato l'idea in modo più felice di quel che fosse stato indicalo.

Per avere poi gli archi si iucunarono talora dei pezzi ' essenziali, con ispreco cli materiale, e meno buona disposi- zione rli esso; altra volta si fece peggio, ed essendo formato con elementi rettilinei lo scheletro della composizione, gli si appiccicarono centine oziose, che, semplici oggelli rli so- napposizione, sembravano inlrodolli espressamente per accu- sare il materiale adoperato <l'impotenza artistica, mentre non ,·alevano punto a rappresentare quegli archi gotici od arabi

Fatta poi eccezione del padiglione centrale che è ripro- dotto nell'annessa figura, e di quattro padiglioni d'angolo i quali sono dello stesso genere di quello centrale, l'architetto del Campo di Jlarte per tu lto il resto della facciata adottò j francammte un motil'o rettilineo, e divise la fuga delle sue gallerie in tanti cnmpi separati da piloni costituiti nel modo suaccennato d11ll'uno all'altro dei quali corrono architravi, e frammezzo sono delle ampie invetriale, che riempiono del lutto i vuoti rellangoli che vi rimangono compresi. Ed in tale partito, per q•1anto non sia sen~a difetti nelle propor- zioni, io credo che stia un germe prezioso di buona archi- tettura metallica, e sia Lracciata una ùa che potrà essere op- portunamente battuta onde ottenerne un conveniente sviluppo.

Nè accennando qui ad una nuova via dimentico esser i già trattata con ossatura rettilinea la maggior parte della splen- dida fronte dPI palazzo della esposizione di Filadelfia; ma in esso manca affatto una fisionomia speciHle d'architettura in ferro, anzi, per quanto' se ne può giudicare da disegni in piccola scala, ha in muratura le sue parti più salienti, e per quanto sia artisticamente composta, e astrattamente par- lando apparisca senza dubbio superiore a quella del palazzo francese, non può in alcun modo formare nn modello di cos_truzione metallicn omogeneamente decorata.

o della rinascenza che s'er:rno voluti riprodurre.

Somiglianti difetti, per qu~nto se ne può giudicare da semplici illustrnioni e descrizioni di giornali, cbe sono ora le sole cose nel dominio del pubblico, vennero almeno in {;ran parte evitate nel progetto del Campo di !,/arte dal

sig. Hardy che ne è l'autore. Egli infatti, fuor che nei ba- samenti dove sta benissimo, e serve di opportuno passaggio dal terreno alla parte salieute della costruzione, ripudiò affatto la muratura e costituì un edifizio onninamente di ferro, a cui però seppe procacciare gli effetti di moto e pieno, ele- vando mèlsse a scheletro metallico apparente, con riempi- mento di retrerie colorale e dorale, e terre cotte a smalto, il quale, se sarà ben combinato e ben condotto, non è a du- bitare che abbia a riuscire mirabilmente. Colali masse a superficie rilucente non hanno più il difetto di sorerchinre in importanza le interposte invetriate verticali e quelle delle falde dei tetti, che rappresentano tanta parte nelle costru- zioni melalliche, ed anzi di urlare con esse, ma devono ar- monizzarvisi stupendamente, e nello stesso tempo, in grazia dei contorni rigidi e cupi come saranno quelli delle mem- brature in ferro, dovranno riuscire una vern novità nella decorazione architettonica. L'impiego degli smalli negli edi-

(') Questo lotlel'ole saggio di fotolitografia è slnto r:entilmentc eseguito per questo 11eriodico i.lai cbiari_simo pror. comm. Cnrlenris 11el lilboratorio

<li chimica dcll"lstituto tecnico industriale di Tul'ino.

E disgrazia che nel Campo di Afa1'te il partito a linee rette sia stato cotanto abbandonato dal signor Hardy per i padiglioni di cui si è detto, nei quali fec6 di curve un vero abuso, e ne trasse forme alcune delle quali sono, a mio parere, non solamente punto graziose, ma affatto in urto col sistema della galleria, che pur formava il maggiore svi- luppo rlelle facciale. Non voglio già dire che non ne dovesse

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