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Laboratorio di Tecniche Microscopiche Modulo: Zoologia A.A Esercitatore - Dott.ssa Giovanna Pannunzio Dipartimento MeSVA

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(1)

Laboratorio di Tecniche Microscopiche Modulo: Zoologia

A.A. 2014-2015

Esercitatore - Dott.ssa Giovanna Pannunzio

Dipartimento MeSVA

(2)

Il microscopio rappresenta il mezzo diagnostico, probabilmente, tra i più impiegati nelle scienze biologiche e mediche.

MICROSCOPIO

I microscopi maggiormente impiegati in campo biologico/medico che sfruttano diverse modalità di utilizzazione della luce sono:

 Microscopio a campo chiaro

 Microscopio a campo scuro

 Microscopio a contrasto di fase

 Microscopio a fluorescenza

 Stereomicroscopio o microscopio da dissezione.

(3)

MICROSCOPIO ELETTRONICO

 a scansione

 a trasmissione

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E’ la distanza minima entro la quale due oggetti risultano separati.

POTERE DI RISOLUZIONE

(5)

DIMENSIONI BIOLOGICHE E DIVERSITÀ DELLE CELLULE

(6)

Il microscopio ottico deve compiere tre fondamentali funzioni:

1) Produrre un'immagine ingrandita del preparato.

2) Separarne i particolari.

3) Rendere quest’ultimi visibili all’occhio umano.

Essenzialmente è composto da una parte meccanica o stativo, da una parte ottica (costituita da oculari e obiettivi) e

da un apparato di illuminazione.

MICROSCOPIO

(7)

IMMAGINE AL MICROSCOPIO

(8)

I microscopi hanno ottiche che possono raggiungere ingrandimenti elevati, dai 20x fino a 1000x o anche 2000x (virtuali) nel caso di

strumenti più professionali.

Sono utilizzati per l'osservazione di cellule, funghi, batteri, polline, e comunque di vetrini preparati. Non sono adatti all'osservazione di corpi opachi o con spessore elevato.

Esistono sia monoculari (si osserva con un solo occhio), binoculari (si osserva con entrambi gli occhi) e trioculari (consentono l'aggiunta di videocamera o macchina fotografica).

L'obiettivo, posto vicino all'oggetto da osservare produce un'immagine reale, ingrandita e capovolta, che viene a sua volta osservata attraverso l'oculare; quest’ultimo riceve questa immagine nel proprio fuoco e la trasforma nell'immagine finale, che è virtuale, nuovamente ingrandita e diritta rispetto alla prima (capovolta rispetto all’oggetto).

(9)

luce oculari

obiettivo vetrino

condensatore

-Strumentazione

• Parte meccanica o stativo

• Parte ottica (oculari e obiettivi)

• Apparato di illuminazione -Preparazione di campioni

direzione della luce manopole della

messa a fuoco

MICROSCOPIA IN CAMPO CHIARO

(10)

MICROSCOPIA IN CAMPO SCURO

Nella microscopia in campo scuro, invece, viene usato un condensatore che impedisce alla luce trasmessa di illuminare direttamente il campione: questo è raggiunto dalla luce diffusa solo se obliqua e risulta stagliato su uno sfondo nero. Il potere di risoluzione è 10 volte maggiore di quello della microscopia in campo chiaro (arriva a distinguere dettagli di 0,02 micron) e consente di identificare i batteri più sottili. L’obiettivo riceve la luce diffusa o riflessa dalle strutture del campione da analizzare di modo che i microrganismi appaiono luminosi in un campo nero.

(11)

DIATOMEA

Campo chiaro Campo scuro

(12)

L’esemplare vivo è stato fotografato in campo oscuro tra frammenti di capelli.

Pediculus capitis humanus, De Geer (pidocchio del capello)

(13)

Piccolo predatore che vive in corsi d’acqua, ruscelli e sulle rive di piccoli laghi. Sospeso a testa in giù sotto il livello dell’acqua.

Immagine in campo nero

Notonecta glauca L. (ninfa di emittero acquatico)

(14)

Questa tecnica permette l’osservazione di oggetti o organismi incolori, e quindi invisibili con il normale campo chiaro, aumentandone considerevolmente il contrasto.

MICROSCOPIA A CONTRASTO DI FASE

Il principio alla base di questo tipo di microscopia è che il campione ha un indice di rifrazione differente dal mezzo circostante. L'obiettivo del microscopio a contrasto di fase amplifica questo effetto e porta alla formazione di una immagine scura su campo chiaro se l’indice di rifrazione dell’oggetto è più alto del mezzo, oppure, chiara su campo scuro se l’indice di rifrazione dell’oggetto è più basso del mezzo.

(15)

MICROSCOPIO A CONTRASTO DI FASE

Euplotes patella, Muller Paramecium caudatum, Ehrenberg

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MICROSCOPIO A FLUORESCENZA

(17)

Si utilizza con dei campioni trattati in modo da essere in grado di emettere luce di una specifica lunghezza d'onda (quindi di un unico colore) quando eccitati con luce di una lunghezza d'onda inferiore. Il fenomeno di emissione si verifica se nella cellula sono presenti delle sostanze fluorescenti oppure se il campione viene trattato con composti fluorescenti in grado di emettere luce una volta eccitati.

MICROSCOPIO A FLUORESCENZA

(18)

Nel microscopio a fluorescenza la luce incidente sul campione è emessa tipicamente da una lampada a vapori di mercurio che emette radiazioni nella regione bassa del visibile e nel vicino ultravioletto. Il vantaggio dell’uso della fluorescenza è che il campo di osservazione è scuro e gli elementi fluorescenti risultano ben contrastati, inoltre l’uso di lunghezze d’onda più basse consente di superare il limite di risoluzione della microscopia ottica ottenendo immagini ad alta definizione.

MICROSCOPIO A FLUORESCENZA

(19)

Studio di morfologia nucleare: colorazione con arancio di acridina che è un colorante flurescente per gli acidi nucleici,

in particolare colora in verde il DNA e in rosso l’RNA.

MICROSCOPIO A FLUORESCENZA

(20)

Nuclei e cromosomi di un anfibio anuro colorati con il DAPI, un fluorocromo che

lega le basi AT del DNA.

MICROSCOPIO A FLUORESCENZA

(21)

Illuminatore a luce fredda basato sulla tecnologia delle fibre ottiche.

MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO

Microscopio Stereomicroscopio

(22)

oculari

tubo del corpo

obiettivi

piano portaoggetti

braccio

basamento manopole della messa a fuoco

STEREOMICROSCOPIO

(23)

• Lo stereomicroscopio, poiché ha due obiettivi e due oculari, è come se fosse costituito da due microscopi distinti, uno per ciascuno degli occhi dell’osservatore.

• Entrambi i microscopi puntano sulla stessa zona dell’oggetto in esame, ma da due angolazioni leggermente diverse.

• In questo modo si formano due immagini diverse sulle due retine; ciascun occhio osserva la stessa cosa ma da una direzione diversa.

Questo sdoppiamento dell’immagine consente di percepire la tridimensionalità degli oggetti.

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

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STEREOMICROSCOPIO

Di solito questi tipi di strumenti hanno ingrandimenti che variano da 10x a 90x, ma possono arrivare fino a 180x ed oltre nel caso di strumenti più sofisticati e per scopi professionali.

Gli stereomicroscopi sono adatti all'osservazione di insetti, foglie, pietre e comunque oggetti opachi e dotati di un certo spessore. Sono molto utili anche per osservazione di circuiti elettronici, fibre o tessuti.

Lo stereomicroscopio è quindi molto utilizzato nei settori dell’

entomologia, della botanica, della mineralogia, in numerosi campi di ricerca come anche in numerosi settori della produzione industriale.

(25)

MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO

(26)

La differenza tra il microscopio ottico “convenzionale”

chiamato anche microscopio composto e quello stereoscopico sta nel fatto che, mentre il primo osserva il campione attraverso un'unica direzione, l’altro lo osserva da due angoli leggermente diversi. In questo modo, il primo fornisce un’immagine piatta, senza volume, mentre l’altro fornisce una visione tridimensionale degli oggetti.

MICROSCOPIO E STEREOMICROSCOPIO

(27)

CONFRONTO TRA IL MICROSCOPIO OTTICO

ED ELETTRONICO

paramecium

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LA MICROSCOPIA IN CAMPO ZOOLOGICO

 Analisi e valutazione di caratteri morfologici a fini tassonomici (chiavi dicotomiche).

 Analisi delle strutture morfologiche in relazione alla funzione e alla nicchia ecologica (caratteri adattativi).

 Analisi filogenetica ovvero analisi dei caratteri filogeneticamente significativi allo scopo di individuare relazioni di parentela tra i taxa in esame.

 Analisi di comunità animali.

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VARIETA’ DI SPECIE NEL MONDO

ANIMALE

(30)

VERTEBRATI

INVERTEBRATI REGNO ANIMALE

(31)

INVERTEBRATI

Microinvertebrati: organismi le cui dimensioni sono raramente superiori al millimetro (es.: crostacei cladoceri, ostracodi e copepodi; idracari;

tardigradi).

Macroinvertebrati: organismi le cui dimensioni sono raramente inferiori al millimetro (es.: crostacei anfipodi e isopodi; insetti quali plecotteri, efemerotteri, tricotteri, ditteri; molluschi bivalvi e gasteropodi).

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INVERTEBRATI

Phylum Artropodi

Il Phylum Artropodi comprende circa l’80% dei viventi sulla terra e sono quelli che vengono maggiormente utilizzati negli studi faunistici, in particolare gli insetti, animali con grande diversificazione adattativa, dovuta alla versatilità della struttura morfologica di base che si modifica per permettere la sopravvivenza in tutti gli ambienti.

(33)

 Raccolta in campo.

 Smistamento ovvero separazione della componente biotica da quella abiotica; prima separazione degli organismi a basso livello di dettaglio.

Conservazione degli esemplari animali in agenti fissanti.

In laboratorio smistamento vero e proprio del campione e prima determinazione degli esemplari a livello di ordine/famiglia/genere con l’ausilio dello stereo- microscopio attraverso l’utilizzo di chiavi dicotomiche.

Allestimento di preparati (vetrini) per l’osservazione al microscopio ottico e la diagnosi specifica attraverso l’utilizzo di chiavi dicotomiche.

Redazione di una lista faunistica (elenco dei taxa raccolti e classificati).

Studio della lista faunistica per analisi ecologiche, biogeografiche, filogenetiche ed evoluzionistiche.

ANALISI FAUNISTICA

(34)

Per la raccolta degli insetti si possono utilizzare:

 Pinzette entomologiche (particolari pinzette molto

morbide che consentono di non rovinare gli esemplari).

 Aspiratore per gli organismi più piccoli e veloci.

 Pennellino per quelli ancora più minuti e delicati.

 Retini di vario tipo, trappole luminose, ombrelli entomologici, ecc..

METODI CHE DI CAMPIONAMENTO

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ASPIRATORE E PINZETTE

L’aspiratore è composto di un barattolo di vetro o plastica il cui tappo è munito di due fori attraverso i quali si fanno passare due tubetti del diametro di circa 8 mm; ponendo in bocca la canna più lunga e aspirando con forza si faranno entrare nell’altra canna e quindi nel barattolo i vari insetti che vi rimarranno prigionieri.

Pinzette entomologiche

(36)

L’operatore, prestando attenzione a tenersi di fronte il sole può iniziare a “falciare” il terreno. E’ necessario che la propria ombra non venga proiettata innanzi perché gli insetti metterebbero in atto un particolare comportamento antipredatorio che renderebbe meno proficua la cattura. La tanatosi, ossia il farsi cadere e mostrarsi morti, è una strategia che gli insetti utilizzano in caso di presenza di un possibile predatore. Gli insetti immobili a terra sono più difficili da catturare con un retino falciatore e la stima che verrebbe eseguita risulterebbe sottodimensionata rispetto la popolazione.

RETINO FALCIATORE

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RETINO FALCIATORE

(38)

La raccolta a seconda delle varie specie, deve essere attuato a diverse altezze.

Alcuni lepidotteri vivono sulle cime sommitali degli alberi (canopea) e per questo occorrono retini aventi manici molto lunghi.

RETINO PER FARFALLE

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ASPIRATORE E RETINO

(40)

OMBRELLO ENTOMOLOGICO

Sistema molto semplice di cattura, viene posto alla base degli arbusti o degli alberi. L’operatore si pone al di sotto della vegetazione e provoca la caduta degli animali presenti su di essa.

Solitamente la tanatosi viene messa in atto anche in questo caso dagli insetti i quali cadono sul telo, quindi l’operatore può prelevare gli animali con un aspiratore.

(41)

Le modalità per creare una trappola luminosa sono molteplici.

Esse sono legate alle caratteristiche del luogo di raccolta. Se abbiamo a disposizione energia elettrica si possono utilizzare lampade a vapori di mercurio. Nella maggior parte dei casi si opera in luoghi sprovvisti di corrente, in queste circostanze si usano, in genere, neon funzionanti con batterie a 12 V.

In genere la trappola è costituita da un secchio di plastica dal diametro di circa 30 cm, sul quale viene ancorata la fonte luminosa e posizionato un imbuto di plastica dello stesso diametro per permettere la caduta degli insetti nel secchio.

Gli insetti, attratti dalla luce cadono nel secchio sul fondo del quale viene messo un piccolo contenitore con del cotone idrofilo imbevuto di etere. Si crea in questo modo un ambiente saturo di vapori di etere che intontisce gli insetti e ne consente la cattura.

TRAPPOLE LUMINOSE

(42)

TRAPPOLE LUMINOSE

(43)

Le trappole luminose consentono di effettuare campionamenti notturni e

crepuscolari catturando gli insetti che vengono

attirati da una luce.

Trappole di questo tipo si usano per studiare la

dinamica

dell’entomofauna in una determinata località.

TRAPPOLE LUMINOSE

(44)

TRAPPOLA A CADUTA

Si tratta di semplici contenitori cilindrici aperti ad un’estremità (es. barattoli, bicchieri), che vengono piantati nel terreno coi bordi dell’imboccatura a livello del piano di campagna.

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TRAPPOLA A CADUTA

Gli organismi, camminando sul terreno, vengono intercettati e cadono all’interno della trappola che contiene un liquido preservante (acido acetico, glicole etilenico o propilenico, ecc; la formaldeide risulta molto efficace ma è fortemente tossica ed è da

sconsigliare) per la

conservazione degli esemplari e per evitare fenomeni di predazione e mutilazione. Sono utilizzate per artropodi del terreno come Coleotteri Carabidi e Stafilinidi, ragni, opilioni, ecc.

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VAGLIO ENTOMOLOGICO (WINKLER)

Utilizzato quando si vogliono analizzare le caratteristiche del popolamento animale del suolo.

Rimossa la parte più superficiale costituita per lo più da copertura erbacea e dalla lettiera, si raccoglie la terra che viene setacciata attraverso una rete le cui maglie misurano ½ o 1 cm.

Ciò che resta è costituito da piccole particelle e invertebrati del suolo che possono essere identificati.

(47)

Questo è un metodo di estrazione dinamico che sfrutta la reazione di fuga della fauna del suolo dalla luce e dall’essiccamento provocato da una sorgente luminosa. Gli organismi che presentano per lo più fototassia negativa, si dirigono verso il fondo cadendo nell’imbuto al fondo del quale si trova un contenitore di raccolta.

SELEZIONATORE DI BERLESE

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Retino immanicato

Retino surber RETINO PER RACCOLTE DI

MACROINVERTEBRATI ACQUATICI

I macroinvertebrati sono quegli organismi facenti parte di diversi taxa di animali invertebrati aventi le dimensioni maggiori di 1 mm.

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RETINO PER RACCOLTE DI

MACROINVERTEBRATI ACQUATICI

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Utilizzato per la cattura di macroinvertebrati che vivono in ambiente acquatico, ha le maglie costituite da materiale alquanto resistente. Al fondo della rete si trova, in genere, un contenitore in plexiglass che può venire smontato per la raccolta del materiale campionanto.

RETINO PER RACCOLTE DI MACROINVERTEBRATI ACQUATICI

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PRIMO SMISTAMENTO

DEL MATERIALE CAMPIONATO

Vaschetta di smistamento per materiale acquatico

Telo bianco per materiale terrestre

(52)

In contenitori contenenti formalina o alcool.

Questo metodo viene usato per conservare invertebrati a corpo molle (ad esempio lombrichi, bruchi, larve, ecc.).

Ciò che ci serve sono tubetti di varie dimensioni e della formalina al 7% o alcool al 70% (che non dovrebbe essere

denaturato per evitare un eccessivo indurimento degli esemplari).

CONSERVAZIONE E TRASPORTO

(53)

CONSERVAZIONE E TRASPORTO

Gli insetti terrestri, soprattutto Coleotteri, Emitteri ovvero Artropodi con esoscheletro fortemente sclerificato sono conservati in tubetti di plastica a bocca larga con tappi di sughero e con all’interno un certo quantitativo di segatura di faggio o pioppo oppure trucioli di sughero a cui va aggiunta qualche goccia di etere acetico (etile acetato) che ha la proprietà di uccidere gli insetti senza irrigidirli ed agisce anche come fungicida ed battericida.

Altri insetti, aracnidi, altri artropodi vanno conservati in flaconi con alcool 70%.

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ETICHETTATURA DEI CONTENITORI

- Stazione di rinvenimento - Altitudine

- Data

- Località

- Nome raccoglitore

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Smistamento vero e proprio

Preparazione

Determinazione

LABORATORIO

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PREPARAZIONE DEGLI INSETTI PRIMA DI ESSERE OSSERVATI AL MICROSCOPIO

Gli esemplari disidratati per lunga permanenza nei contenitori di raccolta o per esaurimento dell’etere acetico vanno reidratati attraverso:

-Camera umida

-Bollitura (ammorbidimento rapido tenendo l’insetto per qualche minuto in acqua bollente) -Siringa (ammorbidimento rapido iniettando nel torace dell’insetto una goccia d’acqua calda)

(57)

Camera umida

La camera umida si può realizzare con un qualsiasi recipiente di materiale plastico, a tenuta, sul cui fondo viene posizionata della carta assorbente inumidita con acqua, sopra la quale poseremo l’esemplare per il tempo necessario perché si ammorbidisca. Generalmente una giornata è sufficiente, ma per gli esemplari più grandi a volte il tempo richiesto è superiore.

PREPARAZIONE DEGLI INSETTI PRIMA DI ESSERE

OSSERVATI AL MICROSCOPIO

(58)

Si prende quindi uno spillo entomologico della misura adeguata alle dimensioni dell’animale e lo si inserisce perpendicolarmente al centro della parte anteriore dell’elitra di destra, lasciandolo sporgere superiormente per circa 1-1,5 cm.

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE

OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(59)

Dopo averlo posto su un piano di lavoro con l’aiuto di una pinzetta a punte sottili si posizionano le zampe e le antenne in modo adeguato e le si fissano con una serie di spilli i quali vengono tolti non appena l’animale è secco, sarà così pronto per essere messo in collezione.

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(60)

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(61)

I coleotteri più piccoli si preparano generalmente incollandoli su appositi cartellini con una goccia di colla entomologica ed utilizzando uno stereomicroscopio per posizionarli qualora fosse necessario.

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

Colla entomologica

(62)

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(63)

Per i Lepidotteri si procede ponendo la bustina contenente l’esemplare secco nella “camera umida”.

Si inserisce uno spillo entomologico nel centro del torace della farfalla quindi si pone il corpo nel solco centrale di un apposito stenditoio.

Sulle assicelle laterali dello stenditoio abbiamo in precedenza fissato due strisce di carta pergamena sotto le quali si posizioneranno le ali.

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI

ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(64)

Si puntano degli spilli intorno alle ali per non farle muovere e si lascia seccare l’esemplare per alcuni giorni dopodiché, tolte con cura le strisce di carta, lo si può inserire in

collezione.

PREPARAZIONE DELL’INSETTO PRIMA DI

ESSERE OSSERVATO AL MICROSCOPIO

(65)

Insieme ad ogni esemplare si mette un cartoncino su cui viene riportato:

- il nome scientifico - la data di raccolta - la località, altitudine - l'habitat

- Il raccoglitore esempio:

Cetonia aurata pisana (Heer, 1841) 20 Luglio 2009 Villa Minozzo (RE) Campo fiorito, 700 m

Legit Mario Rossi

In questo modo qualsiasi persona si trovasse a studiare la specie in questione avrà a disposizione più informazioni possibili.

ETICHETTATURA

(66)

SCATOLE ENTOMOLOGICHE

PER LA CONSERVAZIONE DEGLI INSETTI

(67)

CLASSIFICAZIONE DEI TAXA ANIMALI

Regno

Phylum

Classe

Ordine

Famiglia

Genere

Specie

(68)

Regno: Animalia Phylum: Arthropoda Classe: Insecta

Ordine: Trichoptera Famiglia: Limnephilidae Genere: Anabolia

Specie: Anabolia nervosa

CLASSIFICAZIONE DEI TAXA ANIMALI

Adulto Larva

Anabolia nervosa (Curtis, 1834)

(69)

Plecotteri

Chrysomelidae: Gastrophysa viridula (De Geer, 1775)

Coleotteri

Mantidae: Mantis religiosa Linnaeus, 1758

Mantodea

Leuctridae: Leuctra sp.

Libellulidae: Crocothemis erythraea (Brullé, 1832)

Odonati

(70)

Pyrrhocoridae: Pyrrhocoris apterus Linnaeus, 1758

Ortotteri

Emitteri

Acrididae: Chorthippus sp. Lygaeidae: Spilostethus pandurus (Scopoli, 1763)

Emitteri

(71)

CHIAVI DICOTOMICHE

Le chiavi dicotomiche consistono in un elenco di caratteri che si escludono a vicenda (bianco o nero,

presenza o assenza…). Mediante una

osservazione guidata del campione in esame si procede a successive eliminazioni, restringendo il campo delle possibilità, finché non si giunge ad una unità tassonomica come l’ordine, la famiglia o, più difficilmente, il genere attraverso l’ausilio dello

STEREOMICROSCOPIO

(72)

Macroinvertebrati

CHIAVI DICOTOMICHE PER MACROINVERTEBRATI

(73)

Larve di insetti

CHIAVI DICOTOMICHE

ORDINI

(74)

La determinazione a livello di specie prevede oltre all’analisi di caratteri morfologici esterni anche lo studio di caratteri interni, come la morfologia degli apparati genitali (edeago, spermateca, ovopositori), boccali, ecc.. In quest’ultimi casi è necessaria l’estrazione dell’elemento di interesse con stereomicroscopio o microscopio da dissezione e successiva preparazione del vetrino che sarà osservato al

microscopio ottico

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

(75)

Il materiale dissezionato da preparare deve essere diafanizzato. Si può utilizzare acido lattico (o KOH al 10% per gli insetti) a freddo per alcune ore, o a caldo per pochi minuti se gli animali sono delicati (Oligocheti), o per un tempo maggiore per animali di grosse dimensioni (grossi Ditteri, Tricotteri). Il materiale diafanizzato è poi lavato con acqua distillata e montato in liquido di Faure. I preparati in Faure si conservano a lungo, ma non sono permanenti. Per conservare i vetrini per un tempo illimitato bisogna disidratare gli esemplari con la serie degli alcoli, o con un passaggio in acido acetico glaciale, seguito da un passaggio in alcol butilico (o alcool etilico assoluto). Infine gli esemplari si montano in resine (Balsamo del Canada, Euparal).

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

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Spermateca

Stili dell’ovopositore

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

Estrazione di strutture dell’apparato genitale maschile e femminile di coleotteri

Spiculum ventrale Edeago (visione dorsale e laterale)

Catops subfuscus, Kellner

Altica breviuscula, Weise

(77)

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

Apodema metafemorale di Serraphula puncticollis, Bryant

La venatura alare forma una rete più o meno fitta in funzione della ramificazione delle nervature. Il sistema delle nervature delimita areole circoscritte dette cellule alari. Il decorso delle nervature e la forma delle cellule sono importanti elementi di determinazione tassonomica in alcuni ordini, in particolare nei Ditteri e negli Imenotteri.

Ditteri

(78)

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

Vetrino di maschio adulto di Chironomide

(79)

Set biologico da dissezione

Microscopio da dissezione

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

(80)

Allestimento di preparati microscopici

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE

(81)

CONSERVAZIONE DEI VETRINI PERMANENTI

(82)

ETICA DELLA RICERCA NATURALISTICA

Molte specie di animali come pure molte specie di piante sono protette dalla legge, pertanto ne è vietata la raccolta. Prima di partire per una spedizione di raccolta bisogna informarsi su quali sono gli organismi animali e vegetali protetti.

Nelle aree protette e nei parchi naturali è vietata la raccolta di qualunque specie animale e vegetale.

Prelievi occasionali di fauna ad invertebrati in natura indubbiamente non arrecano alcun danno alle comunità, poiché gli organismi che vi possiamo raccogliere sono solo una piccolissima frazione di quelli esistenti. Si pensi ad esempio che durante le piene possono venir trascinati all’aperto, e destinati a morte certa, migliaia di organismi per ogni metro cubo d’acqua che fuoriesce da una risorgenza carsica; un prelievo manuale raramente fornisce più di qualche decina di esemplari, ed il suo impatto sull’ecosistema è pertanto insignificante.

(83)

Pyrrhocoris apterus L.

EMITTERI

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Per quanto riguarda i Vertebrati esistono precise norme di legge che ne vietano la raccolta, l’uccisione, la detenzione e commercializzazione, nonché il danneggiamento dei siti di sosta e riproduzione, per i quali, pertanto, le tecniche di studio possono riguardare solamente il censimento, la fotografia e le osservazioni sul comportamento e l’alimentazione.

La necessità di condurre le ricerche con oculatezza, evitando sia l’eccessivo o inopportuno prelievo, sia le tecniche che possano alterare l’ambiente fisico (quali scavi o manomissioni eccessive dei siti), trova la sua motivazione oltre che nelle ovvie esigenze di tutela, anche in quell’etica della ricerca che ogni studioso o semplice appassionato dovrebbe seguire nel rispetto dell’ambiente e degli organismi che studia.

ETICA DELLA RICERCA NATURALISTICA

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