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UCLA Carte Italiane. Title. Permalink. Journal ISSN. Author. Publication Date DOI. Copyright Information

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(1)

UCLA

Carte Italiane

Title

Il Realismo Poetico di Pier Paolo Pasolini: Ragazzi di vita

Permalink

https://escholarship.org/uc/item/9m59s9w5

Journal

Carte Italiane, 1(4)

ISSN 0737-9412

Author

Swennen, Myriam

Publication Date 1983

DOI

10.5070/C914011209

Copyright Information

Copyright 1983 by the author(s). All rights reserved unless otherwise indicated. Contact the author(s) for any necessary permissions. Learn more at https://escholarship.org/terms

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eScholarship.org Powered by the California Digital Library

University of California

(2)

PAOLO PASOLINI: RAGAZZI DI VITA MYRIAM SWENNEN

Nei romanzi Ragazzi

diz^z'/^(1955)e

Una

vitaviolenta{\9'^S)), Pier

Paolo

Pasolini penetra nell' inferno del sottoproletariato

romano, usando un

linguaggio tutto particolare

che

vuole essere quello delle creature

che popolano

quel

mondo. Crea

così

un legame

tralinguag- gioe società.

Di

chesocietàsitrattaequali

sono

lecaratteristiche salienti di

questo

linguaggio?

Ipersonaggi pasoliniani

fanno

parte del jo^oproletariato.

Vivono

ai

marginidella società e assomiglianoaiVinti verghiani. Pasolini, parlan-

do

di loro,

adopera

laparola "casta":

"Un borghese non immagina nemmeno

lachiusuraelasufficienza ase stessa diquestacasta. . .

."*

suggerendo dunque che

isuoipersonaggi

sono condannati

a

rimanere

imprigionati nel loro isolamento. Nelle

pagine

seguenti cercherò di dimostrare

come

questa visione sociale si configura nella struttura linguistico-narrativa di

Ragazzi

di vita.

Ragazzi

di vita viene pubblicato nel 1955, in

pieno

dibattito neorealista,

quando

loscrittoresente1'

impegno

dicercare,

anche

attra- versolasperimentazionelinguistica,

nuovi mezzi

di

comunicazione

che

si

oppongano

al "bello scrivere" del

periodo

fascista.

La

prosa

"vestita", cioè eloquenteeretoricadi tipo

dannunziano,

cedeilposto allaprosa

"nuda"

che in

Ragazzi

divita riflette lapovertà, la

com-

plicatasemplicitàdei protagonisti. Selasocietàpasolinianaèilsotto- proletariato,

r

autore

deve

scrivere nellinguaggiodel sottoproletariato.

37

(3)

38

CARTE

ITALIANE

Ma come

sifa,

quando

siè

nato borghese

e settentrionale, ascrivere nellalinguadel sottoproletariato di

Roma?

Ilvaloreinnovatoredei

due romanzi romani

sta allora

non

soltanto nel fatto

che

Pasolini

ha adoperato

il

romanesco,

o

meglio UN romanesco, come mezzo

espressivo,

ma anche

nel fatto

che

questi

due romanzi sono

preceduti

da un

intenso studiofilologico eantropologico.

Quindi, più che

aver

Riprodotto

ilparlatodelle borgate

romane,

Pasolini

ha PROdotto un

linguaggio

nuovo, che

infatti è

una

illusione linguistica.

Come

usaPasolini illinguaggio

popolare

e quali effetti ottiene? Il

repertoriolinguistico dialettaleè piuttostoristretto

come

delrestoquello di

un

ceto

popolare che

è quasi

o

del tutto analfabeta.

Abbondano

le espressioni forti

come

"fijo

de na mignotta" o

"limortacci tua", che attraverso laripetizione in contestidiversi,

perdono ogni

valore

seman-

tico. L'espressioneforteè il

momento

di libertà, di anarchia.

M.

Jacq-

main ha

cercato di definireivari valori affettividi un'espressione

come

"li

mortacci" ed ha

constatato

che può

significareindifferentemente soddisfazione,

imbarazzo,

sdegno, vergogna,

impazienza,

colleraecc.

Interessante è l'osservazione dellastessa

Jacqmain secondo

cuil'autore

sisente costretto a chiarireilvalore espressivo

da

lui usato, ilche sotto- linealapovertàdel repertoriolinguistico dialettale. Citogli

esempi

della

Jacqmain:

... IlCiccionepartì, escivolandosull'orlo dell'asse, mentrecadevain acqua, urlòcon

una

risataferoce: ''Limortaccisua\",e

Remo

sulla riva,

scuotendoilcapo,allegroborbottò: ''Limortacci, chefforzachesei!".

PureilBassottoaccanto, lungosulmarciapiede, ghignava,

quando

gli

arrivò tra i ricci

un

malloppetto di fanga. "Limortacci vostra\" urlò voltandosifurente (. . .).'

Il carattere

popolare

del

romanzo

sta

anche

nellasintassi: frasi brevi, interruzioni, esitazioni, spuntispontaneicaratterizzanolo stileindiretto liberochetratteròin seguito. Gli

avvenimenti vengono

raccontati

come

passano perla

mente

dei parlanti.

Le tendenze

popolaririsultano chiare per

esempio

nell'uso

dell'onomatopea:

... eAlduccio,

fumando, nemmeno

avevadato quattro pedalate, che crac, scric, scrac, laruotadeltriciclos'incastrònella rotaiadel tramesi

ridusse a

un

colabrodo. {^^g- P- 135)''

(4)

. . .

Non

sortìfuorinessuno,

ma

didallaparetesisentiva faresci sci sci

come

fanno le

donne quando

stannoin tre o quattro assieme.

{Rag. p. 148) ... e cantando ironicamente la marcia dei bersaglieri,

papparappa pappa

para,

ppapappa pappa

paaara, venivano avanti al passo.

{Rag. p. 266)

. . . Giàsivedevanoin giroleprimeservecon leborsevuote, esisen- tivanosemprepiù frequentiigniiiiiu,gnieeeeeudei tranvaialle svoltate {Rag. pp. 166-167)

Anche

le

molte

iperboli

appartengono

al linguaggio del

popolo:

Intantoperò quelle due,

come

imboccaronol'altrolungotevere, arriva-

rono davanti a

una

macchina lungadiecimetri, visalirono. . .

{Rag. p. 223)

. . . entrò

un

ragazzocon

un

giubbettoinglese,

un

biondino con

una

faccia

da morto

di

fame

disettegenerazioni, e simisein

mezzo

alcor-

ridoio; voltato verso lagente. {Ri^g- P- 247)

Lo strumento

stilistico dicuiPasolini sièservito di più

rimane però

ildiscorso indiretto libero.^ Il discorso indiretto liberogli

permette

di farecheggiare tantolapropriavoce

quanto

quella dei suoi protagonisti:

adopera

perlapropriavocel'italiano, cioèlalinguafranca, eperquella dei ragazzi di vita il dialetto o il gergo. Per forza, direi,

perché

se Pasolini si fosse limitato all' uso di

un

codice gergale-dialettale,

ne

sarebbe

venuto

fuori

un

pasticcioincomprensibile e linguisticamente povero.

D'

altraparte,

mancherebbero

ilcoloree ilsensodel realismo se lo scrittore si fosse

unicamente

servito della lingua franca.

La mescolanza

distiliin Pasolini

sembra

indispensabile.

Thomas O'

Neill lo spiega nei termini seguenti:

In short; anindiscriminate use ofdialect

would

not

open up

thefield ofliterature toan evengreaterreadingpublic, but, ifanything,

would

merelytransferitfrom anaristocratic éliteto . . . asubproletarian élite,

but an élite nevertheless.^

Nellostileindiretto libero

possono dunque

confluiretuttigli elementi linguisticiche

appartengono

al linguaggio parlato: italiano, dialettoo gergo.

Esaminiamo

alcuni episodi in discorso indiretto libero

un

po' più

da

vicino:

(5)

IlLenzettase n' eraandato di casaperpauradelfratellopiù grosso: e

non

e' avevamicatorto d' averla, perchéne avevacombinato

una

che apensarci

non

cisicapacitava

nemmeno

luie sisarebbe sputato in

un

occhio. Micas' eracomportato male, secondolui, insenso morale. Sì!

morale!

Che

e . . . gliene fregava alui e al fratello dellamorale! Era stata

una

quistione d' onore, e, per dire la sincera verità, mica na stupidaggine daniente.

Che

cavolo s' era messonellacapoccia quella notteilLenzetta . . . Boh,sivede eh' erarimasto

un

sonato perle botte che gli avevano dato primain cameradi sicurezza epoi a bot-

tega. . . . {Rag. pp. 124-125)

Macché, niente!

Na

cosettasenzanessuna importanza! Tanto daalla Marinellachecivoleva?

E

poi, ne avevanofattapocadi strada,ilRiccetto

e il Lenzetta, quel giorno! (R^g- P- 135)

C

avevale

madonne,

perchés' erastufata di restarein quellacaciara di fanatici, tanto lei, il bagno, nel mare,

non

lo faceva

manco

per niente: 1' avevafatto lamattina, ilbagno,al Mattonato, nellabagnarola

di sorAnita. . . . (R^g- P- 44)

Negli esempi

citati

domina

il linguaggio gergale. Gli

elementi

linguisticiprevalentisono: illessico

"romanesco",

leripetizioni interne

(il

bagno, non

lo faceva), le interiezioni (macché), i

pleonasmi

(la sincera verità), il

ritmo

interrotto.

Neil'

esempio

che

segue sono

presenti tuttiquesti elementi,

però

il

linguaggio

che domina

è la linguafranca. Sitrattaqui dell' episodio incui

Alduccio dà un

rapporto dettagliato dell' arresto e del suicidio di

Amerigo.

Il discorsoindiretto liberoin

questo

casos'

impone,

per- chéaltrimenti ildiscorso diretto

con

cui iniziala

sequenza

successiva, secontinuato

troppo

a lungo,

genererebbe pesantezza

narrativa:

morto, è

morto"

ripetèAlduccio, contento di dare quella notizia inaspettata;

"E

mortoieriseraarPoriclinico" aggiunse.

Quel

cavolodi seracheilRiccettoavevatagliato dallacasa di FileniilCaciottaegli altri s' eranofattibeccare,

ma non

avevanofattoresistenza. Amerigo,invece,

s' era lasciatoportarfuori tenuto perle bracciada

due

carabinieri,

ma

appenasulterrazzinoli avevasbattuticontrola pareteeavevafatto

uno zompo

di

due

o tremetrisul cortile; s' era acciaccato

un

ginocchio,

ma

era riuscito lo stesso a trascinarsi avanti lungo il

muro

del lotto: i

carabinieri avevano sparato e 1' avevano colto a

una

spalla, e lui,

ugualmente

ce1' avevafattaaarrivarefinsulla

sponda

dell' Aniene;

(6)

Stavano quasi per acchiapparlo,

ma

lui sanguinantecom' era, era

zom-

patoinacquaperattraversareil fiumeenascondersinegliortidell' altra riva, scappareverso Ponte

Mammolo

o TorSapienza.

Ma

in

mezzo

al

correntinos' erasturbatoei carubba1' avevano acchiappato eportato

alcommissariato

zuppo

disangueedifanga

come una

spugna:cosìche dovetterotrasportarlo all' ospedale epiantonarlo.

Dopo una

settimana glierapassatoilfebbrone, eluitentòd' ammazzarsitagliandosiipolsi coi vetridi

un

bicchiere,

ma

anchestavoltalo avevanosalvato; allora

una

decina di giorni appresso, primache il Riccetto e Alduccio s' incon- trassero all'

Acqua

Santa, s' eragettato giùdalla finestra del secondo piano: per

una

settimana aveva agonizzato, e finalmente sen'era an-

dato all' alberi pizzuti. {Rag. pp. 114-115)

Neanche

in

questo

episodio ritroviamo il

romanesco

allo stato puro, unica eccezione forse 1' espressione

"annà

all' alberi pizzuti" che ritroviamo nel glossario allegato al

romanzo Ragazzi

di vita e che significa

"morire". La

ragione

fondamentale

per cui Pasolini

non adopera con

lastessa

frequenza

il

gergo

è cheil

personaggio Alduccio

stesso si stacca dalla situazione che descrive. Egli

non

si sente per-

sonalmente

coinvolto nella sorte di

Amerigo.

Cioè, se

Amerigo

avesse

potuto

dare lui

un

rapporto dettagliato dell' accaduto, il linguaggio sarebbestatoquello di

Amerigo.

L' autore

avrebbe

parlato attraverso

il

personaggio

stesso.

L'importanza

del discorso indiretto libero nella strutturadel

romanzo,

stanel fatto

che

esso

apporta

valore

semantico

alla narrazione in

quanto

caratterizza i personaggi tramite il loro linguaggio, evitando siail tediosoinserimento naturalistadel discorso direttotravirgolette,sial'intrusione troppo aperta o

non

"filtrata" del

punto

divistaideologicodell' autore.

E

ladescrizionechecifaconoscere lo spazio entro cui ipersonaggi

adoperano questo

linguaggio.

Ledescrizioni

marcano

ilrecinto, ilconfinedelghettodentro ilquale

i protagonisti

vivono

la loro vita

monotona. "Le

détail inutil" di R.

Barthes,

che

poi

non

è tanto "inutil",

ha

la

funzione

di creare l'at-

mosfera

di povertà, noia, inerzia

che pervade

il

mondo

dei ragazzi di vita. Ledescrizionisi

comportano come

il

complemento

linguisticodel discorso indiretto libero e del discorsodiretto. Il loroscopoèdi evocare in

modo

indiretto1'"effettodel reale","^

mentre

i

due primi elemen-

ti costituisconoil

metodo

direttoper rendereil

messaggio

pasoliniano

(7)

più immediato. Tra

di loro sisvolge

un

processo di interazione. Isin-

tagmi

descrittivicostituisconoil

punto

d'incrociodelrealismo edella poeticità pasoliniana.^ Pasolini

"nomina"

lecose tramite ladescrizione.

Perchiarire questoprocesso,

ho

cercato di dividereladescrizione intre tipi.

Questi

tre tipi

possono

avere

una

vita

indipendente o possono

coesistere,

come

risulteràdagliesempi. Intutti etre icasi

mantengono però

la loro

funzione

di inquadratura.

TIPO

A:

Da una

parte ilcielo era tutto schiarito, e vi brillavano certe stellucce umide, sperdutenellasua grandezza;

come

in

una

sconfinata paretedi metallo,

da

dove, sullaterra, venisse acadere qualchemiserosoffio di vento. Dall'altra parte,

come

ci si voltava, verso

Roma,

c'era ancora bruttotempo, con deinuvoligrevi dipioggiaefulmini,cheperos'an- davanosbrillentandoall'orizzontecosparsodi lumi.

Da

un'altraparte ancorailcielosistendeva, propriosopra Tiburtino,

come

sopral'im- buto

d'un

cortile, e lalunas'appoggiava,spaurita, sugliorlilucenti di qualche macchiadi vapore vagante.

Giù

per le strade tutte uguali di Tiburtino

non

c'eraormai nessuno, e solo dalla strada centralesisen- tiva qualche rumore. . .

(Rag. p. 99)

Infondoa viadell'ArcodiTravertino, c'erano

qua

e

due

grandi

am- mucchiamenti

dibicocchedicui,

camminando

perlastrada,sigodeva magnificamente la vista. Erano tante casupole rosao bianche; con in

mezzo

baracche, catapecchie, carrozzonidi zingarisenzaruote, magaz-

zini, tuttimescolatiinsiemeesparsisopraiprati, inparte, in parte

am-

mucchiati contro imuraglionidell'Acquedotto, neldisordine più pit-

toresco. (Rag. p. 139)

È da

notarecheladescrizione del tipo

A

èquasidel tutto priva di gergo.

Stavolta Pasolini

non "dipinge"

la società in crisi

ma

si stacca dal

mondo come

esso viene visto dai suoi personaggi. Il linguaggio "in- tatto"viene applicato

ad un mondo apparentemente

intatto. Il lin-

guaggio

èlimpido, leggeroe

assume

valore poetico.

La

sintassi è carat- terizzata

da

frasi

lunghe,

scorrevoli

ed

ondeggianti. Illessicoè quello dell' autore,

o meglio

dell' artista,

che

descrive

poeticamente

quello

che

osserva

assumendosi

1' esclusiva responsabilità della visione.

TIPO

B:

La luce della luna lo investiva tutto, grande com' era, che

non

ci si

(8)

vedevano irecinti dell' altraparte.La lunaormaieraaltaaltanelcielo, s' era rimpicciolitae pareva

non

volesse più aver' che fare col

mondo,

tutta assorta nella contemplazione di quello che ci stava al di là. Al

mondo,

pareva cheormai mostrassesolo ilsedere; e da quel sederino d' argento, pioveva giù

una

lucegrandiosa, che invadevatutto. Brilluc- cicava, in fondo all' orto, sulle persiche, i salci, i petti d' angelo, le cerase,isambuchi,chespuntavano

qua

e là in ciuffiduri

come

ilferro battuto, contortie leggerinelpolveronebianco. Poiscendevano radendo

a far sprizzare di luce, o apatinarlo di lucore, ilpianodell' orto: con

lefacciatenecurve dibietaocappuccina

metà

in lucee

metà

in

ombra

egliappezzamentigialli dellalattughellae quelli verdiorodei porri e dellariccetta.

E qua

e làimucchidipaglia, gliattrezziabbandonatidai burini nel piùpittoresco disordine,chetantola terrafacevadasola, sen- za doversi rompere il e ... a lavorarla.

(Rag.p. 145)

. . . allorasiscorgevatuttoilcielo: copertodamigliaiadinuvolettepic- cole

come

pustole,

come

bollicine che scendevano giù verso le cime svanite edentellatedeigrattacieliinfondo, in tutteleformeein tutti

icolori. Conchigliettenere,cozzegiallognole, baffiturchini,sputi color rossod' uovo; e in fondo,

dopo una

striscia d'azzurro, limpido e in- vertito

come un

fiume della terra polare,

un

nuvolone color bianco, tutto riccio, frescoe

immenso

che pareva il

monte

del Purgatorio.

{Rag. p. 163) Ladescrizione del tipo

B

è

una mescolanza

delleimpressionidell' autore ediquelledeipersonaggi. Il linguaggioèancora quello delloscrittore,

benché ogni

tanto

sembri "contaminato" da

un' espressione

o una

parolapresa inprestito dal

mondo

popolare.

Potremmo

dire cheegli prestaaisuoipersonaggi

una contemplazione

esteticadel loro

mondo.

Però,

mentre

ladescrizione del tipo

B

assomiglia

molto

a quella del tipo

A,

ogni tanto 1' intrusione di

uno spunto popolare

fa sospettare la

presenzafìsicae

mentale

di

uno

dei protagonisti.

È

in questo tipo di descrizione

che

1' incrocio "effetto del reale"/ poesia risulta più evidente. In altre parole, Pasolini

"poetizza"

il gergo.

TIPO

C:

LaNadiastava distesain

mezzo

con

un

costumenero, econtanti peli, neri

come

quelli del diavolo, che gli s'intorcinavano sudati sotto le ascelle e, neri, di carbone, aveva pure i capelli e quegli occhi che ardevano inveleniti.

{Rag. pp. 43-44)

(9)

IlRiccetto

non

rispose niente;guardòilCacciotta,che, perlagiannetta, aveva lafaccia biancae viola

come una

cipolla.

{Rag. p. 100)

Uno

sdentato,conlabarbanera

come

ilcarbonesullemascellebianche per lagiacchetta, e

due

occhida povero cristo, che luccicavano

come

quellid'uncane,daubriaco,contuttoch'eranolequattrodelmattino,

gli fece:

"Dàje."

{Rag. p. 166)

IlRiccetto ... sitolse il pettininodalla tasca di dietrodei calzoni, lo

bagnò

sottolafontanellaecominciòa pettinarsi, bello

come

Cleopatra.

{Rag. p. 188) Ci s'accostò, facendomoina, easpettando cheilpadronefosseassorbito dalla discussionecon

una

cliente,grassa

come un

vescovo. . .

{Rag. p. 169)

Con

lasua facciacattiva, tonda

come un

uovo, il Ciccionepartì. . .

{^ag. p. 19)

La

descrizionedel tipo

C

èquella riservata allepersone. Pasolini

segue

lo stesso

modello

del tipo

A

e

B ma paragona

i

personaggi

popolari a degli oggetti o a delle

persone che fanno

parte della loro vita quoti- diana, servendosi di

immagini,

similitudini e

metafore che

nellessico popolare

sono

giàcatacresi (poverocristo),

ma

cheinserite nelcontesto poetico delle descrizioni riacquistanoun' inattesa freschezza

ed

evidenza figurativa.

Quando

Pasolini descrive

una

persona, specielasuaespres- sione facciale, si serve di

immagini

fisiche prese dal

mondo

degli animali:

Cistava

una donna

grassa . . . con

unz

faccia

da

pescelesso,e accanto alei

un

cosetto brutto, forseil marito, con

\xm

facciada pescefritto,

povero cristo, che smaltiva latropea.

{Rag. p. 129)

(Remo)

. . . stava a

un

tavolino tralato, rosso

come

un'aragostasotto dueditadibarba biancae nera,egonfio

come

seinvece disangue, sotto la pelle avessedelgas. Chiacchieravacon

un

vecchietto secco

come uno

stoccafisso, che aveva ancora lacalataburina

dopo

cento anni cheabitava a

Roma.

{Rag. p. 130)

Il Lenzettaarrossì

come un

tacchino, . . .

{Rag. p. 136)

(10)

Le

due

bellezze

non

s'erano mosse,

come

se

non

avessero

manco

rifiatato:

camminando

stretti,

come due

cagnacci che

dopo

esser stato cacciati abastonate rallentano . . .

(Rag. p. 218)

"Molto

lieto di fa' la sua conoscenza," ciancicarono il Riccetto e il

Lenzetta, rossi

come due

gallinacci.

{Rag. p. 152) S'asciugòlafacciabagnatadipioggia, giovanee tutterugosa,coilab- broni chegli

pendevano

aculo digallina.

{Rag. p. 29)

Galline, tacchini, cani, pesci:

sono

gli animali che

vivono

accanto

all'uomo dentro

ilrecinto del loro territorio.

L'uomo

e l'animale, in- sieme.

L'uomo

è l'animale.

Dice Georges

Piroué:

L'Homme

est

une

sale bète, voilà tout, et la terre est

un

infect marécage.9

Ilcapitoloches'intitola

"Ragazzi

diVita" iniziasignificativamente

con una

frase di Tolstoi:

Ilpopolo è

un

grande selvaggio nelseno dellasocietà.

{Rag. p. 91)

Forse questa osservazione giustifica il dialogo tra

due

cani (pp.

188-189), incuiicaniparlanotradiloro,

come

i padronisottoproletari, cioè in

gergo

e in dialetto. Pasolini, in queste pagine,

mette

animali e

uomini

allo stesso livello.

Icolorisvolgono

un

ruolo

importante

nei sintagmidescrittivi, parti-

colarmente

il grigio e il bianco

che

già dall' inizio del

romanzo sono

presenti:

. . .

ma

mentrescendevagiììpervia

Donna

Olimpiacoicalzonilunghi grigie lacamicetta bianca, piuttostoche

un comunicando

o

un

soldato di

Gesù

pareva

un

pischello

quando

seneva achittatopeilungoteveri arimorchiare, con

una compagnia

dimaschi uguali a lui, tuttivestiti di bianco, scesegiù allachiesa dellaDivina Provvidenza,dove allenove

Don

Pizzutoglifecela

comunione

e alle undiciilVescovolocresimò.

{Rag. p. 1)

(11)

Il grigio e il

nero

li

incontriamo

spesso in contesti in cui Pasolini

"dipinge"

ilgrigiore dell' esistenza e la sporciziadell'

ambiente

del sottoproletariato.

IlRiccetto eMarcellosisedetterosottoilsolesu

un

pratopresso, nero e spelato, a guardaregli Apai che fregavano lagente.

{Rag. p. 7)

IlRiccetto eMarcello si fecero suU' orlodel fiume nero d'olio.

{Rag.

p.U)

Quanto

la rivadel Ciriola era investita dalsole, altrettantoquesta era piena di

un

'

ombra

grigia e fiacca: sopragli scoglietti neri, coperti di

due

dita di grasso, crescevano sterpaglie e piccoli rovi verdi, . . .

{^ag. p. 23)

Una

macchiadivaporegrigio e sporco,

come

inchiostroannacquato,in- tantos' andava allargando per le strisciedi cielo ches' intravedevano in cimaai palazzoni nei vuoti dellapiazza.

{Rag. p. 166)

Colore

altrettanto

importante

è il

bianco che assume una funzione

negativainrelazioneallafisionomia,

ad esempio

perevocareladebolez- zafisica(es.

"bianchi

per la

fame"

p. 82),

ma

positiva

come simbolo

di innocenza, purezza, tenerezza. Soprattutto in

questo

caso

assume

valore poetico.

La frequente

ricorrenza del colore

bianco

in contesti evocantisentimentidi tenerezza,

ne determina

lafunzionediLeitmotiv cromatico.

Prendiamo

in

esame

alcuni contesti:

Roma

eraancora

immersa

nelsonno, chegiàil sole battevasuipratie

iboschetti di VillaBorghese, con

una

lucebianca biancaches'incollava sui muri esui piccoli busti lungo 1' aiuole.

{Rag. p. 81)

Nadia

s' accostò con

un

sorriso . . . tenendosi

una mano

contro la scollaturadella vestaglia e1' altraallungataverso di loro,concertiditini stretti, tenerie bianchi

come

ilburro . . .

{Rag. p. 149) ...

un

po' se n' andava piano piano verso il suo letto vicino, al

Borghetto Prenestino,con tantecasepiccole

come

dadi o

come

pollai, bianche

come

quelle degliarabi. . . .

{Rag. p. 104) L'

ambiente

descritto ci

appare non contaminato,

innocente. Ilcolore bianco rafforzaquella impressione. Cosìnell'

ultimo esempio

lecase

(12)

sono bianche come

quelle degliarabi ^tiché, perPasolini, il

mondo

arabo rappresenta il terzo

mondo

ancora

puro

e

non

corrotto dal capitalismo.

Abbiamo

visto

come

nel discorso indiretto libero è in

primo luogo

il linguaggio gergale (talvolta dialettale)

che

serve a dare al

romanzo

r "effetto del reale", e

come

nelladescrizione

sono

soprattuttolesimi- litudini e le

metafore che

in termini "visivi"

mirano

a

questo

effet- to.

Esaminiamo

ora

come anche

1'

elemento

ritmos' inserisceinquesto discorso.

Il ritmo narrativo

segue

lo stesso passo lento e ripetitivo del sotto- proletariato

romano. Non

ci

sono

deigrandi

avvenimenti

che

segnano uno svolgimento

della fabula in

una

direzione particolare.

Le

unità narrative^^sipresentanopiuttosto

ad ondate

ascendentiediscendenti,

con

gli apici collocatinei

momenti

dicrisieconomica: questa

può

essere

dovuta

o

ad

un' esasperazione dellapovertà che

rende

necessaria

una qualche

iniziativa (furto) per

promuovere

il processo diacquisizione

economica da

parte deipersonaggie

permetterne

lasopravvivenza(crisi 1);

o ad un

colpo di sfortuna, per

esempio un

furto

da

partedi altri sottoproletari(crisi 2), che fa

ripiombare

iprotagonisti in

uno

stato di

degenza

pressochéassoluta, e

comunque

precludelapossibilitàdi

una

qualsiasi

"accumulazione

dicapitale."

La

fabulasi

può

rappresentare

schematicamente come

segue:

CRISI 2 CRISI 2

/

CRISI1 CRISI1 CRISI1

L' esistenza dei rappresentanti della malavitaè un' esistenza di noia e

monotonia,

di inerzia, diindifferenzaneiconfronti della lorosorte.

I ragazzi di vita, per la loro natura stessa,

sembrano condannati

a

vagabondare perennemente

ai

margini

dellasocietà, al di fuori della logica capitalistabasatasull'

accumulazione. La

lorovitaè

una

catena di

momenti

di felicità edi infelicità,

però

è "la grana,

che

è lafonte di

ogni

piacere e ogni soddisfazione in questo

zozzo mondo."

{Kag.

p. 85) Ifurti

segnano anche

i

momenti

di liberazione,

benché

spesso

la

conseguenza

sia

una

perdita

temporanea

della libertà. Infatti, "le

(13)

gioie diquesto

mondo sono

brevi elafortunagira." [Rag. p. 71)e

"La

vita è

amara

pe' chi

ha

piedi dorci." {Rag. p. 140)

A

sottolinearela

monotonia

e' è1' assenzadi

un

singolo protagonista, ciòche criticispesso ritengono

un

lato negativodel

romanzo. Thomas O'

Neill

rimprovera

a Pasoliniil tentativo di attribuireil ruolodipro- tagonista al Riccetto,

ma

di

non

esserci riuscito:

What we

have, inshort, inRagazzidivita, is theobviousstruggle be- tweentheidealist (politicai)Pasoliniwithhisbeliefinthemassqua mass

and

not

qua

individuai,

and

thewriter Pasolini

who

realizesthat fot structural unity the novel

must

have a protagonist

that ifthe mass

dominates as protagonist, the structural weakness will

become

overwhelming."

Però, se

vogliamo

essere

conseguenti

e se

vogliamo

rispettare il

movimento

di

monotonia,

la coralità del

romanzo,

cioè il fatto

che

i ragazzi di vita

sono

tutti

quanti

protagonisti, questa assenza

non

va necessariamente vista

come un

aspetto negativo: il carattere corale di

Ragazzi

di vita si inserisce

comunque benissimo

in

una

struttura

"ondeggiante" come

quella

che ho

delineato.

Perfinoleripetizionirispettanoilritmodel "récit".

La

funzionedella ripetizione è triplice:

1) laripetizioneappartieneal linguaggioparlato. Pasolini sièavvicinato alla naturale

tendenza

a ripetersi del parlante semplice:

si dovevan esserfatti

almeno almeno

quattro chilometri . . .

{Rag. p. 127)

Isuoifratellinil'avevanosvagato, ... equalchevolta ... sipermet- tevanopure di prenderlo

appena appena

in giro

un

pochetto.

{Rag. p. 256) L' altro si fecesubito

bono bono

ecominciò agiocare leale, . . .

{Rag. p. 124)

2)

con

la ripetizione Pasolini

raggiunge un

effetto poetico:

... sivedevano, giù, quattro strade ... e in alto, ilcielo senza

una

nuvoletta con

una

lunettachetocca tocca tramontava.

{Rag. p. 207)

E

di dietro, s'

una

specie di altopiano ... si profilava

immenso

il

semicerchiodi Monteverdi

Nuovo,

punticchiatodilumi, sottostriscioni dinubi . . . nel cieloliscio liscio.

{Rag. p. 237)

(14)

Eratuttospiovente; spioventi\tbraccia distese sul copriletto,spiovente la bocca semiaperta, spioventi le ganascie e le fessure degli occhi, spioventiicapelliancoranerie lucididisudoreche parevadibrillantina.

{Rag. p. 207)

3)ilcarattereripetitivodellequalificazioni (avverbieaggettivi)

assume

inoltre

un

valore

importantissimo

in

quanto

la

maggior

parte delle ripetizioni rispettano, per il loro significato stesso, il ritmo, il passo lento:

Non

ci misero molto;

appena

cherisortirono andarono calmi calmia lavarsi

un

pochetto a

una

fontanella. . . .

{Rag.p. Ili) Le

OK

pianopiano passarono, . . . {R<^è- P- 168)

Il Lenzettoperò fecetranquillo tranquillo . . . {R/^g- P- 146)

IlRiccetto e Alducciose ne venivano piano piano, perchése 1' erano fatte a fette da Pietralata ... 11 Lenzettaloccolocco obbedì . . .

{Rag. p. 126)

Gli

esempi sono

innumerevoli. Gliavverbi ripetuti

esprimono

lentezza, pigrizia, inerzia,

insomma

tuttiivizi di

una

società indifferente.

Nel

ritmolento dellanarrazionequesteripetizioni

hanno

senza

dubbio una

funzionedirafforzamento semantico.

Non

riportiamo allostesso livello le espressioni ripetute, tipo "limortacci",

che sono

significanti

ormai

privati del loro significato specifico.

La

stessa

funzione

di

rafforzamento semantico possiamo

attribuire ai vezzeggiativi e agli accrescitivi

che risuonano con

insistenza nel

romanzo, spiegando

1' atteggiamentodell' autoreneiconfronti dei suoi personaggi

ed

il loro

ambiente,

eillustrando1'

atteggiamento

dei per- sonaggistessidifronte allarealtàcrudeledella loro esistenza. Ivezzeg- giativi

abbondano

nei

frammenti

in cuii protagonisti

sono

dei

bam-

bini, degli innocenti

che non

si

rendono

ancora

conto

del

mondo

violentoe brutalechelicirconda.

Lo

stesso

mondo, quando non

viene

messo

in rapporto diretto

con

il

popolo,

è

composto

di praticelli, alberelli, cisoffianoventicelli, ci corronocagnolini.

Quasi

echeggia il

mito

del fanciullinopascoliano:

. . .

andò

incontroad

un

altromaschietto

come

lui, che venivaavanti

come un

rondinino . . .

{Rag. p. 123)

(15)

E

ilventicellofresco,chefaceva diventarebianchie celestiinfaccia

come

finocchi,

dava ogni

tanto

uno

scossone alle

due

filedi alberelli2.pptn- nicati e tuberculosi

che

salivano . . . verso il cielo di

San Giovanni.

{Rag. p. 164)

E

infattiera

poco

più che

una

ragazzina

pure

lei,

con

lavesta2.fiorellini,

come

quella dei frati,

che

e' aveva, e sotto le

due gambette

secche e nodose.

{Rag. p. 153)

Invece

quando veniamo

a

confronto con

il

mondo nemico,

cioè quello della

nuova

società industrializzata e alienante, il "piccolo

mondo

antico"

cede

ilpostoaicartelloni, aipalazzoni, ai muraglioni.

. . . indietro, giàlontano, Tiburtino, coicasoninuoviinfilacontro il

cielo nero.

{Rag. p. 103) La BorgatadegliAngelieradesertaaquell' ora etraigrandi scatoloni delle case popolari costmite in tante file regolari, si vedevano. . . .

{Rag. p. 148)

È

questo1'

ambiente

in cui

formicolano

ipersonaggi pasoliniani, e

da

cuiessi

non

riescono asvincolarsi,

almeno secondo

lateoriadi Pasolini.

All' inizio

sono

presentidegli indizi

che

suscitanolasperanzadi

un miglioramento

della situazione culturale,

economica

e sociale della

"canaille"

romana

che viene rappresentata

comunque come fondamen-

talmente

"buona". Ma

questa impressioneinizialeviene

bruscamente

cancellata:

A

Pietralata,

per

educazione,

non

e' eranessunoche provassepietàper

ivivi, figurarsi cosae . . . provavano per imorti.

{Rag.^^. 119)

Quel

''pereducazione'' porta tutto il

peso drammatico

dellafrase. In

un

altro episodio si

ha

1'

impressione che

il Riccetto

ed

il Lenzettasi

siano convertiti

ad una

vitapiù seria, in cui cortesiaerispetto esistono:

quando vengono

introdotti alla famiglia del Vecchio,

insieme

a cui

hanno appena rubato

dei cavoli

da un

orto, per la

prima

volta

fanno

conoscere lalorovera identità.

"Claudio Mastracca"

e

"De Marzi

Ar-

fredo" conoscono

le regole della

buona

educazione!

Seinquesto

romanzo

e' è

un momento

culminante, èil

fidanzamen-

todel Riccetto

ed

ilfattoche

poco dopo

eglitrova

un

lavoro

da

''dritto

(16)

fijo

de na mignotta"

{Rag. p. 159)

Ma una

falsa accusa di furto e

qualche anno

di prigione bastano

perché

ricada nelle abitudini di prima.

Dopo

l'esperienza dellaprigione "eraingrassato e

non

e' aveva

più

il pallino di far

sempre

il dritto." {Rag. p.

231) Nuova speranza emana

dallatrasformazione linguistica di

"Ferrobedò"

nella versione più "civilizzata" di "Ferro-Beton"

come denominazione

dellafabbrica che

ha

datoiltitoloal

primo

capitolo.

Anche

1'

ambiente

di

una

volta

ha

subito

una metamorfosi:

La Ferrobedò, o per dir meglio, la Ferro-Beton, si stendeva alla sua destranellozuccherofilatodellaluna,

un

polverone biancoefragrante, tutta

ben

ordinatae così silenziosachesisentiva

un

guardiano, dentro qualchemagazzino, che cantavaa

mezza

voce.

E

di dietro, s'

una

specie dialtopiano, controluce, incimaa dellegrandi

gobbe

nere,siprofilava

immenso

il semicerchio di Monteverde

Nuovo.

{Rag. p. 237)

Ma questo

ordine

geometrico non

viene risentito

come

positivo:

C

eratroppapulizia, troppoordine, ilRiccetto

non

cisicapacitavapiù.

{Rag. p. 237) Sololagente

non

ècambiata.

E

diventatadiqualche

anno

piùvecchia,

come

il

Genesio,

che è

ormai

cresciuto. In lui si rispecchia la

nuova generazione condannata:

'

'Ma

limortaccisua'',

mormorò

Genesio, accigliatoa

mezza

voce,

come

tradisé, standosene accocolatopocopiù soprasuU' orloslabbratodella scesa. Mariuccio eBorgo Anticologuardaronofissi. Era laprimavolta che diceva tuttaperintero quella parolaccia.

{Rag. p. 258)

Stranamente

laparolaccia di

nuovo

cisorprende,

come

ci avevasorpreso

quando

era stata

pronunciata

per la

prima

volta.

Da

questo

punto

Pasolini

potrebbe

ricominciare ascrivere lo stesso

romanzo con

altriper- sonaggi. Infatti,

mentre

all' inizio di

Ragazzi

divitaè

una rondine ad

annegare, alla fine

annega Genesio, un

essere

umano. Ma uomo o

bestia, che differenzafa, in questo

mondo condannato

cheè laborgata

romana?

Lastruttura, il linguaggio

ed

i

mezzi

stilisticiadoperati,

fanno

quindi di

Ragazzi

di Vita

un grande poema

del sottoproletariato

più

che

un

romanzo

mimetico-naturalistico.

(17)

52

CARTE

ITALIANE

Notes:

1. P. P. Pasolini, Appunti per un

poema

popolare, inWalter PeduUà, Lalet- teraturadelbenessere, Roma, Bulzoni; 1968, pp. 550-551.

2. Un'esperienzaparallela è l'uso del dialetto inC.E.Gadda. Pasolinisirendeva contodelcontributolinguisticogaddiano. Cfr.lasuaanalisidellinguaggiodel "Pastic- ciaccio" in Passionee ideologia, Milano, Garzanti; I960, pp. 318-324.

3. MoniqueJacqmain, Appuntisui glossaripasoliniani, in "LinguisticaAntver- piensia" n. 4, 1970, p. 154.

4. Ragazzidivita,daorainpoiabbreviatoRag. CitodallaedizionedelGarzanti, aprile 1955.

5. Perilconcettodidiscorso indiretto libero, cfr.LeoSpitzer,

V

originalitàdella narrazione nei 'Malavoglia , in "Belfagor", n.l, 1965, pp. 37-53.

6. ThomasO'Neill,Ilfilologocomepolitico: LinguisticTheory

and

itsSourcesin PierPaoloPasolini, in "ItalianStudies", n.25, 1976, p. 78.

7. RolandBarthes, L'EffetdeRéel, in "Communications",n.ll, 1968, "Lanota- tion 'réelle',parcellaire, interstitielle,pourrait-ondire, . . . s'estdébarasséedetoute arrière-pensée postulative qu'elle prendplacedans letissustructural. Parlà-méme,

ily arupture entrelevraisemblable ancienetleréalismemoderne; maisparlà-méme

aussi,unnouveauvraisemblable naìt, quiestprécisémentleréalisme . . . Sémioti- quement ... lesignifiéestexpulsédusigne. . . . C'est cequel'onpourrait ap- pelerl'illusion référentielle. Lavéritédecette illusionest celle-ci: supprimé del'énon- ciation àtitredesignifiédedenotation,le 'réel' y revient àtitrede signifiédecon- notation; cardansle

moment méme

ces detailssont réputésdénoterdirectement leréel, ilsnefontriend'autre, sansledire,quelesignifier. ... La carence

méme

du

signifiéau profitduseul référentdevient lesignifiant

méme

du réalisme: ilsepro- duitun 'effetderéel',fondement decevraisemblable inavouéquiformel'esthéti-

quede toutes lesoeuvres courantesdelamodernité." p. 88.

8 Perilconcettodipoeticitàvedi

Roman

Jakobson,Saggi dilinguisticagenerale Milano, Feltrinelli: 1966: "Lamessa a punto{Einstellung)rispetto al messaggio in quantotale, cioèl'accentopostosulmessaggioper sestesso, costituiscela funzione poeticadel linguaggio." p. 189.

9. GeorgesPiroué,PierPaoloPasolini, Pasolini

Romane

ier, in"LaNouvelleRevue Frangaise", n.l7, aprile 1976, p. 555.

10. Perilconcettodiunitànarrativa nella linea di Propp,cfr.Roland Barthes,In- troduzioneall'analisistrutturaledeiracconti, inLAnalisidelracconto, Milano,

Bom-

piani, 1969, pp. 15-22.

11. ThomasO'Neill,

A

Problem ofCharacterDevelopmentin Pasolini'sTrilogy, in "Forum for

Modem

LanguageStudies", n.5, 1969, p. 81.

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