TRAGEDIA DEL
P.D. FRANCESCO
RINGHIERI MONACO...
Francesco Ringhieri
m
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I
TRAGEDIA
DEL
P.D. FRANCESCO
RINGHIERI
MONACO ULIVETANO,
E
Lettore
di\
IN PADOVA
,MDG
Nella Stamperia Conzatti,
Con
Licen^à de* Superiori,j
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PROEMIO.
*
Argomento
della preferiteTra*
gedia fi è la finpenda lìbera*
%ione del PopoloEbreo dalla ti»
rannica fc hiavitu del? Egitto ,e il fuo
P
rotagonifia fi èP
infe- lice Primogenito diFaraone
, eòefedeva
feco lui fui Trono,e che io,tacendone laScrit*tura il
nome
, appello Ofiride.La
fìoria èsi noto»ria, x) decantata, sì pubblica, che farebbe vanità difdicevole il farne parola .
Per
togliere però di merr~o quegl*intoppi , che alla chiara intelligenza degli Epifodj potrebbero noti difficilmente epporfi,farmi
cofa opportuna lo feiogliereda
principio alcu*ne piccole difficoltà , che pojjono parer grandi o al poco intendimento di qualche Schietto, e alla trop-
pa d
'dicatela di qualche CriticoLa prima
difficoltà, chepub farmi
fiy fi è.Nel
capo decimo dell9Efodo
, dove narrafi dalla facra Scrittura il flagello delle tenebre, non accennafi nè punto nè pocoy cheMose
le abbiamira
colofamentt.
A
2 di/i*/
4
dìjjipate • come
dunque
s* introduce nella Scena no*na
dell9
*Atto
primo
yuefla prodigio/a diffipazion delle tenebre operatada Mosè? Rifpondo
brevemen- te, e dico, che il Jìlewrio della Scrittura non èun
te/limonio bajlevole per convincermi reo diuna
cappricciofa invenzione*La
Scrittura ci dice bene, che per opera diMosè fu
liberato /' Egitto dalle^
tane, dalle mofebe, dalla grandine, dalle locufle,
ma
non ci dice già ,cV
egli lo liberale dal fan*gue
, dalle ganzare , dalla pefte degli animali, dalle ulceri degli uomini,quando
poi , come offer*va
Filonefiejfo,par
cofa affai verifimile il crede*re, che nelP
un
cafo, e nel? altro ftafifervitoDia
deW
opera diMosè. Puh dunque
tacer/idalla Scrit*tura la dìjjipa^on delle tenebre, e
può
nulla menot per opera diMose
effere veracementeavvenuta.
La
feconda difficoltà , chepui
farmi/i, fi è.Nel
capo nono dell'Efodo
fi dice, che il gafligo dellagrandine
prevenne ll
altro delle tenebre
£
co*1
me dunque
nella Scenaundecima
dell' %4tto terzo s* introduce la grandine pofleriore alle tenebre?Ri*
fpondo brevemente, e dico, che il variar /* ordine delle cofe in fimili circoftanze non è alterarne la foflanzfi, * che quefio, non quello difdice a* Tragi*
ci. Siccome però non poteva affolutamente comporfi colla Tragica unità di tempo la efienzjon delle te*
nebre
\le
qualifurarono
tre giorni, e tre notti, così debbefi donare alla Tragica rigidezza la necef*fità di
un
ordine prefoftero. ^ •k Finalmentefi facciano alcune brevi offervaz,ioni, che fervir potranno per deludereanticipatamente cer*
te
due
difficoltà, che nafeer potrebbero o nelleDigitizedbyGoogle
%
nieHtì pregiudicale de* /empiici, 0fera animi
gurt*fti de* malevoli . O/fervift in
primo
luogo, cAe «0»fof
amente
gli Ebrei, come narrafi nel? ottavo, «e nono, e »c/ decimò capo dell*Efodb
, w/i eziandioi Pellegrini, e iF
ore/iterij cfcwe o/ferVa con gli al- tri Interpteti Cornellha Lapide
fui capo fetùrrìa • dell*Efodo
} erano e/entida
tuttequellepiaghefpa*- vento/e, che /offrivano gì*infeliciEgiziani* Rifletè tafi in fecondo luògo, che le dieciPiaghe
d* Egitto non durarono pel giro intero diun
anno, comepre*tendono alcuni Ebrei, e fecó loro il Genebrardoi
ma
pel giro folamente di circa due me/i, comeof
ferva il Pererio, e nel luogo citato Corhelliòa La*
pidej
che nella nottemede/ima
, in cui morirono %Primogeniti, caddero ancora tutti i Simulacri de*
Numi £
Egitto, giujìaV
o/fervanone di Cornellha Làpide
fui capo dodicefimo delFEfodo ;
e che ilPrimogenito di
Faraone, quando
re/lì Vittima del Signore, /econdo l* ufo degl'i antichi\tegnaVa
colPadre
$ come riflettono opportunamente gì* Interprete tiy ecóme
non ofeuramenfe accènnafi nel capa da*dìcefimo dell*
Efodo
,dove
fi dice nel verfo vigefi*mo
nono:faftum
cftautem
iti nòftismedio
j percuffit
Dominus
orftnePrimogenitura
in terrajEgypti
, aPrimogenito
Pharaoiìis *qui
in fo- lio ejus fedebat*ùfque
adPrimogenitum
capti*Va?, qtiae crac in carcere,
& omne Primogeni*
tum jumen
tortini . Rifletta/i iti ter$o luogo,non
effer
meta
licenza poetica, eh*entro laReggia
fief*fa
diFaraone
, dov* etano le tenebre per gliEgi*
\tani,
Mosè
,Aronne
, egli altriEbrei, ì quali vi /aggiornavano7gode/ferouna
luce chiariffimaJ men*
A3
treyDigitizedbyGoogle
6
trey come offerva e nell' ottavo, e nel decimo capò dell' E/odo, il Tirino così
, fentono appunto non fa- lamente Filone, e Giofejfo,
ma
il latrano, il To*fiato, il
Gaetano
, il Pererio, ed altri di non mi- nor grido chiaritimi Efpofttori. Rifletta/i in quar- to luogo, chefebbcm
ilnome
diElda
fia nome
macchile , non è cofa di/dicevole l' attribuirloa Donna
, ficcarne ilnome
d* %/fnnafucomune ad una
Profeteffa, e
ad un
Pontefice , e ilnome
di *Abìafu comune
alfiglio diRoboamo,
e allaMadre
diEzechia.
Riflettafi in quinto luogo col Tirino , ed altri Efpofttori fui capo trigefimo quarto dell'Efo*do, che dopo l'ufcita fotamente dall'Egitto furono agli Ebrei proibite le noige colle genti alienigene, com'è chiaro dall'efempio mede/imo di
Mosè
, ilquale quarant'anni
prima
, che ufcifferoda
quelRegno
, prefe Sefora in Ifpofa, eh'era figlia diJe-
tra
Madianita
. Rifletta/i in feflo luogo, che feb- bene non fta cofa ficura, che ilPrimogenito diFa-
raone fi appellale veracemente Ofir'tde , ciè nulla oftante tacendofi peruna
parte e dalla Scrittura, e dagli fiorici il vero fuoNome
, nonè ficura cofa neppure, eh' egli veracemente nonfi appellaleOfiri- dej
e fapendofi perP
altra parte, eh1altri fra iRe
di Egitto ebbe appuntoun
talNome
, non è fuor di propofito l'attribuirglielo.Quefio è ciò , Lettor
mio
cortefe, che ho fiimato bene di premetterea
quefiamia,
peraltro imperfet- tijftmay Tragedia.So
, che in molti difetti,qua
e là fparfi, trafcorrendola, vi avverrete, e pregavi 0 colla voce o collapenna a
farmeli ravvifare, giacché imparafi errando, e imparafi appuntq coli'DigitizedbyGoogle
tffer corretti.
Mi
prateflo perì folennemente,cV
io v$n degnerò qualunqueJìafi correzione diun guar.
per
quel»li) chefono9 e eie io prefentementenon nomino,per ron lordar quefte
Carte
connomi per
ogni titolo ofeurifiimi.A 4 TER'
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ANGELO.
MOSE
1.ARONNE* _
GIOELE,
Principe Ebreo, Padre diElda,
eScu-
diere di Oli ride.
ELC FA,
figlia di Gioele, eAmante
di Ofiride.ITT AGO,
Ambafciadore d'Armenia.
M AMBRE, Mago
Egiziano, e Confidente di Ofi- ride.
i
CORO
di Egiziani, e d' Ifraeliti-La
Scena fi rapprefenta dentro allaReggia
diFaraone
nella Città diTani
Capitaleallora dell
9
Egitto, e pofta fulle fponde del Nilo•
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ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Logge
reali con notte.Mosi
, eAronne colla Verga miraeolofa inmano
.Mose Come, Aronne,
a favor noftro èfemprt
\J Ammirabile
Iddio!Due
lune ancora Scorfenon
fon, da eh*io diMadian
venni Per fuocomando
a fprigionar d'EgittoIl Popol noftro, e
nuove
ferapre, e grandiCon
iftupor dellaNatura
egli opra Maraviglie per noi. Solo adun cenno Di
questa ecce)fa, e portentofaVerga Tutti
d'Egitto apparver tinti i fiumiDi
fanguigno color: fgorgaron ratte Dalle fonti, da'fiumi, e da' pantaniLe
rane clamorofe, e fih fuiTrono
Aflalirono il
Re:
vennero anembi Le
zanzare, lemófche, klocufte
Sulla Città, fullecampagne
: i BrutiLa
pefte divorò: gliuomini
opprelfiFur
da putride piaghe: ed orr
EgittoGià
da tre dì, già da tre notti intereNel
cieco bujo e foltoDi
tenebre, e di orror giace fepolto.Aro. Io fon,
Mosè,
pien di ftupor fon ioAl nuovo
di queft'Ombre
alto portentoOnde
il granDio
fu oueftoRe
protervoAggrava
la fuaman. Non
avviun
foio,Che
dal fuo luogo, ove la notte il colfe,Dato
abbia unpafTo; e aduno
adun fonrutti Sì dallatema,
e dall' orror comprefi,Che
ttupidi, chemuti,
Che
quaiTronchi
fi (tannoInchiodati fui fuol. Là coir
armento Im.
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io
ATTO
Immobile
fui fonte(' L'attonito paftor: qui coli'aratro
Immobile
fui folco.L*atterrito Villan: là fui lavoro
Immobili
egualmenteIl Fabbro, e il Teftìtor: qui nella Reggia
Immobili,
confuti, palpitantiSulle fale, i famigli, Sulle foglie i cuftodi,
Sul
Trono
Faraone.E
noi frattanto,E
frattanto con noi tutto IfraelloFreme
lieto le vie d' orrore ingombre,Gode un
pieno meriggio inmezzo
ali1
ombre*
Mosi Ah
Voglia il Ciel, che a quella provaalmeno
Dello fdegno diDio
pieghi la fronteIl
Re
fuperbo, e riconofca al fineD'
Ofiritie, e diMambre
ilmal
talento,Ond
è delufo/Ah
voglia il Ciel, che cauto,Di
noftra fchiavitù fpezzando i ceppi , Sciolga d' Egitto il Popol noftro, edove
Iddio lochiama
, a dardi onor P invi;Con
gl'Incenfi, e con T'Oftie entro al deferto/Voglialo ilCiel/
Ma
s'egli avvien, che ilfolleD'un
figlio reo,d'un Mago
vii fi fidiVih che di
me, temo
ben io, che tutto SulRe non men,
che fu' VafTaili avverfi Il Calice dell'ira aifinnon
verfi.Aro.
No. Tanto
poinon
farà cieco, e a taleD'
infama, di torpor, di ftupidezzaNon
giugnerà.Troppo
pare afpro, e graveDi
quefl'Ombre
il flagello, e tra quefiVOmbre
Aprirà dellamente
i chiufi lumiAlla luce del ver.
Ma
qual balenoNe
fcintilla fugli occhi, e qual per V aito Si offre candida a noi nube improvvifa?Mosi Giugne Dio,
giugneDio.
Sul fuol fi adori IlNume
venerando,E
fi afcolti da lui i'altocomando.
SCE-
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PRIMO. «
SCENA
II.*. • * »
Angelo aflif*[opta una lucida
Nube &
e ometti.Ang.
Ti/€
Osé,Mosè
.Mosi Wx Sono
a'tuoi cenniAng.
AttentoAlle
mie
voci, e a1
miei
comandi*
Io fonoE
d'Àbramo,
e a"meco,
e diGiacobbe
li grande Iddio, che a fprigionar d' Egitto
Il cattivo Ifracl la cura
ho
volta.Mosè
Parla, Signor, che il fervo tuo t* afcoltaAng*
Vattene a Faraon. PerV
aer cieco »Stendi la
Verga,
e fulla Egizia terraRendi
al ciglio la luce, e ai cor la pace.Digli però, eh'egli mifuri a
tempo
L'avvenir col pattato, e eh1 io già ftringoNuove
folgori inman
per avventarle, S'eglinon
curva almio
voler la fronte,Nè
da' ceppi difcio°Iie il Popolmio.
Digli, che un fol di voi
non
vo' che redi,Nè
vo'che relìiun
fol de1 yoftri armenti*Digli, che
tema
ilRe
de'Re.- che iRegni Sono
inmia man:
che fu nel Ciel difperdo, Più che vii polve, e più che nebbia alvento,
L'arti dell'Uom:
che già dell'ira ultrice Gli orribilimomenti
or fon maturi,E
eh' io già iafeierò, eh' egli s'induri,SCENA III.
Mosi)
eAronne.
Mosè /^V Tremenda
mioacci*!O Re
infelice,V^/
Se ancor rcfilli, e pertinace ancoraOdi un
Figlio, odiun Mago,
eun Dio non
curi/Seguimi, Aronne,
e cerne ognora il folli,Non
foio fpettator,ma
vo' chemeco
Di
quell'opra tufiiVeggo
apprettarli Frettolofo ver noiV Ebreo
Gioele.ti
ATTO
|Infelice, ch'egli è.' Par Tua ventura
D'
Ofiride il Favor, eh* Élcla poÌTiede,E T
onore* ch'ei n*ha
di fuo Scudiere)^
Pur
l'onor fuo, pure il favor d' Elcìa^
Son
laprima
cagion di tanti affanni:Quanto
é ver, che due rai fon gran tirannifSCENA IV.
Giocléj e detti.
Mosi /^He mi
rechi,o
Gioele? ;Ciò.
V-v
II tuo configlioNe'
miei tumulti, e nelle anguftie eftreme 10vengo
ad implorar. Senti ilmio
caio*£
tu rifolvì, e tucomanda,
ed io Ubbidirò. Sì per Elcìa s' accefe Ofiride d'amor,
che l'amor ciecoGiugne
agli eftremi, e sì del Padre ad arre Aggira il cor, che a tanti mali in faccia Infenfibile il rende. Elcìa, eh' è Donna-, feendeamor
peramore,
e fra i bolloriDel
genio, che l'accende, e fra gl'impulfiDel
ratto femminil, che 1' afTatura,
Sdegna me,
che fon Padre, e fpera ilTrono- Freme Amaltea,
che ad onta fua dal figlio\
Negletto per Elcìa d'
Armenia
vede11 proporlo
Imeneo. Freme
f Egitto*Chi
la prima cagion de' fuoi flagelliIn Elcìa riconofee. lo ftelTo fremo
,
Che
dell' odiocomun
la pena or provo,Ma
tra fremiti mieifcampo non
trovo.Atq. S'eri per
tempo, o mio
Gioel, più cauto,E
fé pertempo
alla nafeenrefiamma Tolta
ne1faci principii averli V elea ,C
refeiuta inun
incendio effanon
foraNè
d' Ofiride in cor, nè in cor d' Elcìa«Tu
fai, tu fai, che diammorzarla
invece* Allor fiato le delti, ed or, che poiu
1
\
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P R
IMr 0.
13La
vorreftiammorzar,
tu far noi puoi.Qh% Deh
per pietànon
accorarmi,Aronne
Nè
r acerba, cheho
in fen, piaga inafprnrmi9Co' rimproveri tuoi, tanto più crudi Pei trafitto
mio
cor, quantomen
giuftj.Quando
al foco d1Elda
diedi efca, e fiato,. Pietà
mi
fpinfe a mendicar dal voltoD'
unamia
figlia agli afpri mali, ond'egliNe
opprimea Faraon, qualche follievo.Allor la figlia fecondo del Padre
La
pietà, la fperanza, e in parte allora Ifrael refpirò.Mosi Ma
poichéDio
Fuori d' Egitto a rcfpirar ne
chiama, Che
penfaElda?
che penfi tu?Ciò, Mentr*ora
Tutti
palpan gli Egizj inmezzo
all'ombre,
NccefTario, cred' io,non
che opportuno,Ufar
con lei l'autorità paterna,Trarla d' Egitto, e ricovrarla altrove.
Fors' anche tra queft'
ombre
il grande Iddio Gli Egizi incatenò, lafciò noi fciolti, Perchèognun
ne profitti, eognun
fen fugga.Mosi No
,Dio
queftonon
vuol.Vuol
,che
ilRe
fteffbRiconofca la
man,
che lo percuote;Vuol,
che s'efca d' Egitto, enon
fi fugga.Se
ufar tu vuoi l'autorità paterna,Ufo
ne fa fui cor d' Elda. Fa, ch'ellaLa fiamma ammorzi
,onde avvampò
•Fa
,eh'oggi DifinganniV Amante,
e fa, che umileAl
com
un bene, ed al volerDivino
Sacrifichi il fuo cor, la fronte abbaflìTu mi
fegui, oGcrman»
Aro, Seguo i tuoi pafli. .
SCE-
14
ATTO
SCENA V. -
JGioele.
AH? Che
s'ingannala paternaMosè,
autoritàfc fperarforz' puote,abbia
P'
ammorzare una fiamma
9 a cui fon d'efcaBelle^,
gioventù,comodo,
genio, Poffanza, fedeltà,Qual fiamma
appunto,Che
crefce al fofrìo de' contrarj venti.
Sì crefcerà ne' petti lor l'amore.
Che
quantoun
dì faufto ne fu,tant'oggi Funefto ne farà.Veggo
la figlia,Che
follecita, émeda
Ver
la Reggia fi affretta.Elda,
t'arreda.SCENA VI.
EU
/a, e detto.Eie.
T
Afcia, ch'io voli diMosè
full*orme,
1
JLi Che mover
quindi,non
hamolto,ho
(corto .Forfèa' miei prieghi intenerito anch'egli L'atra rifehiarerà profonda notte,
Onde,
più che da'ceppi, avvinto e ftrettoTutto
Egitto fi ftà. Sì diuturnoSembra
irflagèllo, e la pietà sì giufta.Che
a tai colpi prefenteE^ fcnza nmarrità chi noli la fente
.
Gii. Lafcin a
Dio
di tai cofe, e a'fuoi miniftriTutta
la cura, e fui tuo cor rivolgiTutto
fi pénfier. Se dritto miri,Elda, Da
chi sì reevicende originhanno
Più che da te? chi più di té ritieneA
difpetto diDio
gli Ebrei cattivi?Io lo fo, lo fai tu, lo fa l'Egitto,
Lo
fa tutto Ifrael.Ma tempo
è, figlia,Ben tempo
è ornai, che l'amorofaimmago
Cancellando d' Ofiridc dall'Alma,Digitizedby
E
di te facciun
olocaufto aDio.
Che
giova ripugnar?Vuol,
ch'cfcan tutti. Gii Ebrei d'Egitto, e chi refifte è reo Preflb lui, predoEgitto, e predo noi:
Predo
lui, perchè TUom
ne debbe i cenniAdorar
Tempre, efaminarnon mai:
Preflb Egitto, pcrch' egli a nuovi colpi
Qual
berfaglioinfelice, efpofloor viene:Preflb noi, perchè P ora
Di
noftra libertànon
giugne ancora .Fa
cor,figlia, facor. Servi all'Egitto,Né
il fuo duol, raddoppiar,nè i fuoi flagelli.Servi a noi, nè qui ftrignere tuftcfla
Di
noftra fchiavitìt f afpre catene«Servi a
Dio
, nè contendergli in tributoD'
Ofiridc Famor
.Ti
cofta penaQucfto paffo, lo fo;
ma
fon ben degni "D'
ogni duol, d'ogni pianto, ed'ogni sforzoUn
beneficoNume, Uno
fchiavo Ifraello,Un
Egitto percoflb. bEU.
Padrenon
Io fperar, Padrenon
poflb.Troppo
egli è dolce, c troppo forte è ilnodo, Che
unì noftrAlme,
e incatenolle infieme,Nè
fciogherlo potràfenon
lamorte.
Solo in penfarlo in ogni vena il fangue Gelar
mi
fento; enon
t'offenda il vero,Mentre
t'odo parlar, d'udirmi
fembra,Non un
Padre perme, ma un
parricida.Tu
folti, il fai, che alimentando il foco S«lprimo
divampar ne'noftri petti,Strignefti il laccio, 6 follevafti a
un tempo
no.?
«e»
»,che la tuafpeme
aiTrono, lu
tolti, il fai, che peruh
Juftro interoCon
meraviglia, e con invidia altrui Sul genio dell'Amante, c fu!mio
voltoL'onor
tuo fabbricarti, e la tua forte.E
i6 ATTO
E
fpcri poi, che l'adorato giogoD' un
sì teneroamor
dame
fia'(coffe?Padre
non
lo fperar, Padrenon
porto. • , .Ciò. Si, che il puoi, sì, che il dei.
Dio
teicomanda
Per bocca diMosè,
per boccamia»
£
permia
bocca te ne prega Egitto,Te
ne prega Ifrael.Che
fé almio
labbro,E
fc a quel diMosè non
predi fede, Preda fede a' tuoi lumi.Ad uno
aduno
Gli alti portenti al tuo pender richiama.Di
cui ta teltimon fedi a te della,E
dubita, fé puoi.Vidi
hai tu pureFiumi
di fangue, eferciti infiniti\
.
13i rane, e di zanzare,
Di mofche,
e di locude. Ulceri hai vide,Che
gliUomini
piagtro.Hai
vida pede,Che
ì Bruti divorò. Vedi or pur l'ombre,Che
accecan l'aria, e che fan certa fede Dello fdegno di Dio.Di
più che brami?Che
vuoidipiù? Vuoi,
cheDio
deflb or s'armiContro
di te?Vuoi,
eh*. l'Egitto, e vuoi,Che
s'armi adanno
tuo tutto Ifraello?Se
un
genio vile, eun
vile affetto indono
Offrir loronon
fai,Non
luGogarti,Elda,
predo il vedrai. * Eie,Ma
perchè, giudo Ciel! perchènon ponno
Partir fenza di
me
gli Ebrei d'Egitto?Gio. Perchè vuoi
Dio,
cheun
fol di noinon
redi >Perchè
teme
di perderti VAmante
;E
perchè con mill'arti, e mille inganni Sotto i colpi del Ciel tien fermo il Padre.Coraggio,
Elda.
L'ora qued'è, che foggiaQuel,
ch'é neceflìta, coaverta inmerto, Ed
in gloria il dover. FinchéDio
tacque, Finché tacqueMosè,
fenon
di lode,Degno almen
di pietà parve il tuo foco;Ma
poiché ilDivin cenno
ora s'intende, Gli fioppone
il tuo foco, e reo fi rende.Eie.
\
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PRIMO.
27EU. Ma
purGio.
Ma
che? Qu'al debolezza, e qualeRipugnanza
è latua? Se (angue, e vitaDio
ti chiedere, infuperbir dovrestiDi un
sì bel facrificio; ed or, ch'egli altroNon
richiede da te, cheun
folo affetto,Tu
si ti Terbi in ricufar coftante?Eie.
Sangue,
c vita darò,ma non
TAmante.
Credimi, amato
Padre. Ilcor, cheho
inpettoNon
è piùmio,
nè degli affetti fuoi Piùnon
regoloimoti. Ah/
veggo anch' ioQual
fora ilmio
dovere. Anch' io conofeoCbe
dell' odio d'Egitto, Dell' ira d' Ifraele,Dello fdegno di
Dio
fon fatta obbiettoLo
conofeo, loveggo,
en'ho
rimorfo,E
n'ho
roffor/'Mache? Troppo
ella è grandeLa mia
fatalità. L'Amor non
ode\
In
me
ragioni, e fuimio
cor ne fentoTal
poffanza, talimpeto,
tal forza,Che
ame
fteffa dime
toglie V impero,E
tiene in fervitù fino il penficrodo. Donna
vii!Donna
ingrata!Or
ben: fe fdegni Delmio
cor, delmio
labbroivoti, e i prieghi, Proverai V iremie
. Vedrai,com*
ioLa
via ti additerò di fcrvir prontaA'
comandi
d'un
Padre, e à quei d'un Dio.
D'
Ofiride ti feorda. Io teicomando, E
poiché il vuole,e teicomanda
ilNume,
PofTo volerlo, e
comandar
tei poffo.D'
OGride ti feorda.E
fe il tuo focoA
fpegner tardi,a fpegnerlo fors'anche Il pianto folonon
ti fia badante.EU. Sangue,
e vita darò,ma non
PAmante.
t *. •
...
Ofiride
B SCE-
t§ .ATTO.
S.
C P N A V
Ir.»/
' •E
le)a.I
i • » * l
OJrrjé
*he, dico?Oimè
eh* penfo?E
dfjnquq,Mentre
ilNume,
a prò qoftro opra portenti, Sconofcente, iofenfibils, proterva^Avrò
tanto d' aniir, tanto di forza,Che
il don noi? gli offrirò di un Colo affetto?O Dip/ Non
pollo. fa lo vorreiima
Tento,Che
Pignea pafKon vince di troppo^La
languida virtù.Non
fon più Olia,E
da grantempo
ha laragion cedute; .Le
redini all'amor.
Bel dettar leggi9Bei parlar cji valor ne*cafi altrui!
Chi non
fi trova inmare, Chi non
fi trova incampo
Infcgna a
non temer
l' onde, ele fpade;Ma
ilNocchier, ma
il Guerrierconofee fpeflb,Che
il parlare, e l'oprarnon
èVfteitb.Un
cor, ches'innamora, iun mar
di flutti, FJ uncampo
di battaglia; ed io nel pettoLe
tempeile, e i tumulti orami
fentoDi
quefiomar,
di quellocampo,
a cui Kefiilerenon
fo,benché lo brami,.Aflìftenza, gran
Dio.
Se vuoi, che cedi Inme
l'amore, e la ragion, trionfi,O
provedimi il fen diun
cor più faggio,O
provedimi ilcpr di pjìt coraggio.SCENA Vili.
Reggia con notte. „ . .
Fanone
fui trono% O/iride,Mambre,
Grandi 4*1Regno
, Paggi, Cufiodii quA e là fparfi,ma
tutti immòbili,,Fot.
f \
Cieca notte!O
notte orrenda!E
quando,V-/ Quando
fiamai
,cheilvelfifquarci,ond'ora StaDigitizedbyGoogle
Sta
l'Alma H
oppreffa, e incatenata il piede-?Bafta,
Dio
d' Krael. Placati alfine,- >Placati per pietà, L* umil
mia
fronteChino
a'tuoi cenni, c. riverente adoro:\
Il tuo potere, e il tuo voler .
Ridona
:/La
luce al ciglio, e ti prométto, c giura>Che
d' Egitto ufciA tutto Ifraello, alOfu
(O
terribile evento! ) IMam.( O
reo flagello! ) , )S C E
tiA IX.
Mosè
b Aronne, e delti. \x
Mosè /T\Uel
Dio,ch'amailperdon,ptUccHèitgaftigo Accetta, o- Faraon, le tue promcflfc» -E me
dinuovo
fuo MiniCiro invia•Che
fai tu, ciecoRe,
cosi die' egli ,Cieco Re
-, che fai tu,eh' alzi fuperboContro
dime
la temeraria fronte,E
pia trotini, e più protervo induriL* incallita cervice a' miei ftapeilii. *.
Folle/
E non
fai,che ilRe
de'Regi io fatto,Che
nepremo
col piè-le fronti altere,E
che qual polve* e che qual nebbia ali ventoNe
difpcrdo Pardic?Hoa
fai, che d'altrd Per punirempj
, e fulminar fuperbiNon. V>è duopo
perme,
che dt volerlo iSodoma
il dica, il dica,a teGomorra,
tChe
con orror de' fecoli futuriSì fur dal foco incenerite
ed
arie,Che un'orma
ornai dà ciò, che fu*,Ma;
retta,Nè
v' è di lor, che lamemoria, eii
loco.E
feTempia
PentapoLinon
bada .J
. Per parlarti di
me,
d'ime
ti parti «>L'affogato Univerfo . Egli ti dica,
Ch'
a un cenno fol del cigliomio
fi aptifo Del Ciel le cateratte,-eF ampie
fontiDel
grande Abiflb., e col legate ia guecra,B
a Cor**cr ,(A
IT T o
1Carfcrò racoue ad innondar la Terra.
Che
fe.i mali dValtruinon
fan dettartiDal
mortai tonno, ove ti (lai fepolto, Il tuoii defti, e ad adorar t'infegni, ,Verme
qua! fei, la maeftà diun Nume.
,E
chi> ripigliaDio,
ti aggrava in capo In quefto loco, c in quello punto fteflfò.La
tremenda fuaman?
chi qui ti acceca?Chi
così ti atterifee?E
chi fuiTrono T'
imprigiona così7Son
io, fon io,Che
al cenno di unaVerga
i cenni mieiCon
umil fronte a rifpcttar t* infegno.JWam,
(Avvampo
di furor. )Qfc (Eremo
di fdegno* )J
/*~
.Far,
S
v;è ver,Mosè,
che il voftroDio
più godaNel
perdonar, che nel punir le t>fFefe, Ecco,, eh' io piegoai fuo voler la fronte,
E
ne imploro pietà . Fa , ch'eimi
rendaLa
luce a'rai, la pace al cuore, ed io. cDov'
egli '1chiama
il popol fuo gl'invìo *Ar$*
Quante
volte,mio Re
, di tai prbmeiTcFu
prodigo il tuo labbro, e quante' volteNe
mancarti di fe/Quando
tugemi
Sotto V afpra di
Dio tremenda
sferza, ...A
lui pieghi la fronte,A
lui tutto prometti, ;-
A
lui chiedimercè. Quando
poi ceffo IlDivino
flagello>
Ti
ritorni a cangiar,non
fei piùqu Mosi No,
Faraon,non
ifcherzar conDio,
Mentr
1ei già ftrigoc adanno
tuo fui CNuovi
fulmini inman. Tutto
JfraeleChiama
al deferto, cun
folnon
vuol che reftiO d'Uomini,
od'Armenti
entro- all'Egitto.Così
vuoP
egli, e vuol, che fii tu fteffo,V
efecutor de' cenni fuoi.Che
feoraTrar
ne volete a tuo di(petto altrove, Perché far noi porìa?Tutto
T EgittoPai-
Digitizedby
E
fra Fombre
Ifrael fi.gode
il giorno Credi aMosè,
credi a te fletto, e peafa,Che
fé d'altro linguaggio altri ti parlaj •O
privato intereflc,:ormal;talento-7 4 Vi Serve à fe fteflb, e perdé tecolRegno V
.Mam.( Avvampo
di furor. . ,' rb?i:*ì ^ulì, O/*. (
Fremo
di fdegno. ) r !t rr -ai^r.
Non
temete, eh* io cangie* Affai conofeoLe
frodi altrui, gl'inganni mici* nò fìa,Ch'iopiù cozzi col
C
:e1.Tutto
IfraellaVada
in pace al deferto^ e il voftroNume Me
lafci refpirar coi Regno» in pace.. IMosi Or
alza,Aronne,
alza per l'aer ciecoLa Verga
portento fa.E
tu, granDio,
Glorifica il tuoNome,
Fa pompa
di clemenzac;i
E
illume,
che fpari, rendi alle ciglia.*: .0
rfro.
O
ftupore! ^ . lMosi
O- portento! .-a;* ; : j<» \: < •!:
Ovi Far.O
meraviglia! *orno*?? irti ;CT A/oj*Dopo
tre dì,dopo
tre.notti*o
Sire4 lEccoti fciolto, eccoci giù dal frono,* \l Eccoti in libertà.
Vè
,xhc iòn
.tutti: iISciolti con te*
Vè
vchela-nottte intóroGTutta
fi dileguò.Vè,
chela: luce»; rot>
\y impruvifo ar/pìr^.h^illaDW^erchiaran! v.
Vedilo*
e un Nume'
a venerare: impara.*/Vr. Tatto,già veggo* e
Jel
tuo Dìo.comprendo
L* infinito poter.Quando
a:te ©iatlelìs'I Parti d'Egitro, edtlfrael fenvenga
1.1 ?^ SulT
orme
tue. Poiché I*Egizio»Nume
Al Nume
d' Ifrael nr< kficiainceda*;'
Il réfifter farià . *
m
. i ìt-c\iTStupidezza,
e
follia* . -.>. r.->j v. rAro.
V
EgiziaNume
irrrmagiaató^ fintai 'ZDa
1Padrr volici* eirnon ha vita, cregtfd Senon
nel cor de* credali Nipoti, :-0
B
3Che
DigitizedbyGoogle
Il
.'ATTO
1Che
adorando l1 error de' ciechi Padri;Giungono un
Brutoa venerar perNume
.
Solail
Dio
nofìro*il noOroDio
gli è loiaQuel Dio,
ch'è vero, e fuordi luinon ewi>
Nè
puot'efferviun Pio
.
far.
Voi
credete al Dio voiìro, io credo almio.
Mos>
Piaccia al Ciel, che late, ch'ai tuo tu Terbi,Non
ti facciamancar
di fede al noftro.Far
%Non
temerne, oMosè.
L' EgizioNume
Adoro,
è ver,ma
fra gli Dei del Cielo Riverifco anche il tuo.La
data fede Atterrò fedelmente, equando
vuoi Dall' Egitto partir, partir già puoi.(K
S C E N A IX»
OfiridC) e
Mambn
. ,OA \/f Ambre,
fon fuordime.
L'ira, il difpettIVI
Pel fofferto flage!: l'odio, il livoreContro
aMosè:
l'amord'Elcia: latema Di
perderla amomenti
:I portentofi eventi:^
L' Egitto, che fi
opprime,
II Padre, che Siarrende, Jl
Nume
, chenon
ci ode,Son
tai b'urie, cheognuna
ii cormi
rode.Mara.
Io ben ftupifco ( OOride ,»perdona-
Un-
(incero parlar.) ftupifco io bene,7
5.S
Che
a1rei prefligi,*d
alleMagi
eh' arti Dell'Ebreo ciurmator ceda sì tortelo*Sì torto ti avvilifca.'B chcp Duoqu'tgli Spopolerà l'Egitto, »' ri afeia
VmZ
T
involerà V Andante, . I gsttiM Trionferà di tutti.Eh
poiché J' arte Per confervare ilcomuo
bene èvana
,
S'ufi la forza, e i'oppreAorfi
opprima.
Prence , m'intendi? Affai (offrimmo, e affai
Contro
all' Egitto infoienti cottiti.
Ofi.
Digitizedby
PRIMO.
23Ofi.
Che
far fi <pub* fe pugna il Ciel per lui ?Mam. Non
è ver, Lafcia il Cie4,die dell'ingegno Ufi 1'Uomo
quaggiù, ditegli ha forrito;£
quindi è pòi, ch'opra diuh Dio
fi credaL'opra d1
un Uom
, c h'oltreilcoltume ègrande.Anch'io la Verga
ho
trasformata in angue,L'onda
in fangueho
cangiata,e con uncenno
Eferciti di rane
ho
qui raccoltiAl
pari diMosè.
Purdi quenVopre,Che
de'femplici al guardo, e degl'ignari Velton arìtv-€"coter d'tiprc celèttiIo fui- l'autore, e
non
il Ciel. D' ingegno L' Ebreo Prelìigiator vince quant'alrnO
v'ebbe,o
v* ha Prcftigiatori in Terra;E quando
ci giunfe a trionfar diMambre
,Diè d*eftremo valor 1*ultima prova.
Ma
che? Dell'arte fuamentr
egli abufa,E
mentre è sì villanamente ingrato,Ch'
ofa d'imperverfar fu quellaReggia)Ove
fi accolfe, e fi nudrì qual figlio, Stupidoè
ben chi conun
col^o fblo Puote in tàii vicendePrender cento vendette, t non le prende.
Ardir, Principe,Arttófw
Quand'anche
ognialtra Ragion taceffe,aviti tu tronte, ecore,Onde
foffrir, che all'amor
tuo s'involi L'adorabileElda? Dunque un
viiMago Tal
forza avrà, che fin ti giunga in fenoA
trafiggere ilcor? che fin 1'Amante, Cui
per virtù, cui per beltà finoraE
parnon
ebbe, enon
ha par la Terra,T'
ofi rapir? che fin la tragga inparte,Dove
al fuon de'tuoi pianti altri ne colgaQuel
dolce frutto, che da te s'afpetta?Ofi. Pria
mi
fulmini il Ciel, ch'io lo permetta.Mam.
Pur fe viveMosè, non
refiaElda.
Ofi.
Cada Mosè. Veggo
pur troppoanch'io, Ch'eftremo è il male, e che ad unmale
eftremo-li;
B 4
Vuol-24
ATTO
Vuolfieftremo rimedio.
Al
tuo configlio•
Già mi
abbandono,E quando
pur ria duopo,Dal
torrenre fatai de*mici furoriNon
folMosé\ ma
conMosè
rimanga,
Purchéottengati
Elda,
1' Egittoattorto,Mam.
Prence,non
ti pentir. (Son
quali io porto.)Fine
delF*AttaPrimo
••• • .•
. . a- *
• »• -
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J I
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«.». "(>•£.* • .li ~ l
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AT.
DigitizedbyGóogU
ATTO SECONDO.
-SCENA PRIM A.
Logge
, chea deftraguidano agli appartamenti dì Faraone) a finiftra guidano aquelli;di
AmaTtea.
Amalua
% e Ittaco.ht%
\j O, mia
Regina,un
raggio folnon
veggo)l\
Pia di fperanza,c
a congedarmi or voloA
piè di Faraone.Ha
già due lune, <Che
quid'Armenia
a raffermarmcn
venniCol
Figlio tuo delia regaimia Donna Le
aaguQe nozze, e eh'ei del par deludeLe mie
cure, e.le tue.Che
pia degg io .Soffermarmi,
o Amaltea
? Poiché cattante Sa pofporre ad Elcìa laDonna Armena, E
poiché di Tragedie oggi èV
EgittoUn
teatro funelo,_
Io ver l'Armeniaa dipartir
m'
appretto,i.Ama.
Ittaco,non
partir« Stanca giàfonoDi gemer
Cotto il formidabil pefoDel Divin
fdegno, edi (offrir fon (tancaD'
Ofiridc t ardire,'
Gli artifici di
Mambre, ^0
L' indolenza del
ke.
Vedrai d'afpetto jTutto
cangiar.Madre,
Regina, eSpofo
l; D' un figlio, d'un vaflfallo, e d'un conforte Frenerò la baldanza,
Deluderò
gì' ingannipefterò la Virtù.
Che
s' egli é reoDe
i dclirj del Prence, c delmal
noftro cj; Il fembiante d' Elcìa, quello fembiaoteSparirà tofto. Io con Gioel l'attendo,
E
da' miei detti apparirà ben chiara.^ La
raifura de' fatti.Anzi
che giungaQue-
DigitizedbyGoogle
26 ATTO
*
<Mk fiorali* m<*%y
?
Su
nói tramonterà ft rea Cortlcta* ;fu.
Quanto
deiRe
firtoTorpòrcompiango, Tanto, Amaltea, U
tua Virrudeammira, E
il tuo fdcgno rcal. Pur fcdegg* ioDirne
ciò, che ne fento, hiutiitemo La
tua virtù, lo fdegno tuotoi figlio/Ch'Amor
leggenon
Vuol, hèvuoi configlio.Guari
non ha,
eh'ufo con lui;ma
in faccia A* tanti mali, onde l'Egitto è oppreffo, la gliho
letto nel feno, e chiaroho
feortoDi
qual tempraè quel cor. Sprezza del pariAmaltea,
Faraone,Uomini, Numi;
E
fe racquiilodell'Amante
il chieda, Pernon
perdereElda,
fapra (cordarliD'ogni Divino*
e d'ogni urnan diritto.Ama. uunde non
regna oggi in Egitto.
Itt.
Regna
Qftride aìlor, eh1 è cieco il Padre.Ama. Dafi'Ombre
il Pàire a ben vedere apprefe*Itt. Prefto Jiflerra i rai, fretto li chi«4e.
Ama.Qutfa
volta però Gioel, t'appretta,Avvicinati,
Elda.
iC.L.«..
SCENA IL
Élcìàj Gioele9 e detti.
Gh. QOno
a'tuoi cenni.O
(Frèmè Amaltea.
)Eie.
Som attuo
piè. ( Dagli occhiLe
traluce il furor, che ha in feri fefttlto» ) Itt. (Gran
(cufa per chi 1'ama
èun si bel Volto! )Ama. La
funefta catarrofe di mali,
Che
per voitra cagione opprime ilRegno,
Abballanza, cred* io, la ragion v'apré,
Ond'
or vichiamo
al regio piè.Che
1'Uomo
Cerchi, feil
può
, di migliorar dettino,E
fu' doni talor dellaNatura,
Come
fu ferma baft,-atei fu*fortevJ Anch'
DigitizedbyGoogle
SECONDO.
tyAnch'
io l'approvo, c locompiendo
anch'io.Ma
eh' egli poi dellaNatura
abufi Per deludergP
incauti,Per fconvolgcre i
Regni,
Per appagar V orgoglio,Noi
po/To compatir, (offrir noi voglio., \.r.
Se
voi delDio,
che in Ifrael fi adora, Fotte veri feguaci, i cenni TuoiNe
1cenni diMosè
pronti adorando, »Sarefte i primi a frangere que* ceppi,
Che
tengono Ifrael fchiavo in Egitto•E
fe voi, più che algenio, e al van prurito D' ottener ciò, cuinon
naicefte in Terra, Al dover voftro, e al vottroonor, qual deeChi
è gelofo di fe, poaeftemente,
Arroflirefte in faccia
mia
d*un
foco,Ch'alza globi di
fumo,
eadombra
a untempo
D' una figliail decoro, equeldiun
Padre.Ma
poichéfema
legge, e lenza gloriaUna
folle fperanza, eun
genio audaceA comun danno
idolatrando andate, E*duopo
alfio, che in cafi sì funefti .La mia
ragione, c Tiramia
sì defti.Gio. Sì Tira tua ia tua ragion forprende,
Perdonami, Amaltea,
che i rei confondiCon
gì'innocenti.E
fe vorrai da faggiaAi
tuoconforte, e al figlio tuo pormente»
Vedrai, eh'elfi, e
non
noi, fra tai difaftri Refìtténo aMosè,
coizan con gli AltriéEU.
Poiché fon io ia Vittima infeliceDel
tuonon men
, che del furore altrui Se il concedi ,Amaltea,
permia
difefaDue
fenfi aggiugnerò. L*onore èun bene*
Che
a tutti il Ciel da cuftodtr confegnaQuando
lì nafee, e cuftodir lo puoteCon
egual gelofia, con forte egualeNella Selva il Palìor, che il
Re
fuiTrono.
S'io
Regina non
fono, . .DigitizedbyGoogle
I
\
28 ATTO
Al
par delle Regineun
tal tcfòra 1 r A Cuftodir fo, che alle più grandi inTerra
Poflb il fatto invidiar,non
già Tonore*Amo
Ofiride, è ver;ma
dove fcorgi Quefti globi difumo,
onde d'un'Akna
S' adombri
Tonerà? I/amo,
qual debbe Amarliun Uomo,
amorfiun
Prence, e I4
amo
Sem'
averne roffor. Se puro è il fonte, •Ond*
efceAmore,
ebanche
pura è l'efca,Onde
fi nutre, anzi che trarne fcoruo,Ne
puote infuperbir 1'Alma
ben nata.D*
Ofiride, e d' Elcìa varia è la forte*,
Anch'
io lo fo;ma
tutti fan ben anche, Cri'Amore,
edImeneo non
fon Io (tetto. S'egli damor,
s io di pietàfon degna,
Perchè
amar
noi pofs' io? Perch'einon
puote Eflermeco
pictofo?E
1 colpamia
,S'egli a
me
piace?E
s'io fo a lui pietade,
E* colpa
fua?
Fabbronon
è già l1
Uomo
DeT~proprio genio, e dentro a fe
non
fenteDel
genio altra ragion, che il genio fletto.Pur
fe Prudenza, e fe Virtù del pati ~Son
di fprone alla gloria,Son
di freno allafpeme*
• -Il genio, e Tonefià ftan bene infieme
.
jima.HtgWo
dalla Virtù, dalla Prudenza,
La
tua gloriaavrà fprone, e fren la fpeffl*Sott» altro Ciel, che fotto il Ciei d'Egitto.
Qui non
l'hanno,
qual penfi ,e qui lafciando Co* loroRè
le lor Regine in pace, •—
*
Tu
cercar deicon
più di forte altrove,Onde
meglio accordar genio, ed onore.EU., (
Ecco
ii colpo mortai, povero core. )Ama. Odi,
o Gioel.Prima,
che ii dì fen cada,Tu
colla figlia efei di Corte; equando
Riforga il dì, parti con lei d* Egitto.'-- G/o.D'
Ouride Scudier deggio almio
PrenceAm*. Qui
ferve il Prence, edAmaltca
qui regna.do*
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