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PARLAMENTO EUROPEO. Documento di seduta. sulla discriminazione di genere nei sistemi sanitari (2004/2218(INI))

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RR\576075IT.doc PE 357.883v02-00

IT IT

PARLAMENTO EUROPEO

2004



2009

Documento di seduta

FINALE A6-0250/2005 25.7.2005

RELAZIONE

sulla discriminazione di genere nei sistemi sanitari (2004/2218(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

Relatrice: Eva-Britt Svensson

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PE 357.883v02-00 2/19 RR\576075IT.doc

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INDICE

Pagina PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO...3 MOTIVAZIONE ...6 PROCEDURA ...14

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RR\576075IT.doc 3/19 PE 357.883v02-00

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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO sulla discriminazione di genere nei sistemi sanitari

(2004/2218(INI)) Il Parlamento europeo,

– visto il trattato CE, in particolare l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 2, e gli articoli 13 e 152,

– visto l'acquis comunitario in materia di diritti della donna e uguaglianza di genere, – vista la sua risoluzione del 9 marzo 1999 sulla situazione della salute delle donne nella

Comunità europea1,

– vista la sua risoluzione del 5 giugno 2003 sul cancro al seno2,

– vista la sua risoluzione del 18 dicembre 2003 sulla petizione 842/2001 sulla

discriminazione nell'assistenza sanitaria a persone affette da sclerosi multipla nell'Unione europea3,

– viste la piattaforma d'azione adottata alla Quarta conferenza mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino il 15 settembre 1995, e la sua risoluzione del 18 maggio 2000 sul seguito dato alla piattaforma d'azione di Pechino4

– viste le relazioni annuali dell'ONUSIDA,

– vista la relazione dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze pubblicata nel novembre 2004,

– vista la sua risoluzione del 10 marzo 2005 sul commercio di ovuli umani5,

– vista la sua risoluzione del 20 settembre 2001 sulle mutilazioni genitali femminili6, – visto l'articolo 45 del suo regolamento,

– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0250/2005),

1 GU C 175 del 21.6.1999, pag. 68.

2 GU C 68E del 18.3.2004, pag. 611.

3 GU C 91E del 15.4.2004, pag. 683.

4 GU C 59 del 23.2.2001, pag. 258.

5 Testo adottato P6_TA(2005)0074.

6 GU C 77E del 28.3.2002, pag. 126.

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A. considerando che una buona salute è indispensabile per il benessere fisico e psichico che una buona salute per tutti, la parità dell'assistenza sanitaria nonché servizi di sicurezza sociale di qualità a parità di condizioni, indipendentemente dal reddito, costituiscono un obiettivo fondamentale di tutto il lavoro nel campo della salute pubblica,

B. considerando che la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che comprende il benessere emozionale, sociale e fisico ed è determinato dall'ambiente sociale, politico ed economico nonché da fattori biologici,

C. considerando che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea1 stabilisce che è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale (articolo 21), che ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche e che è garantito un livello elevato di protezione della salute umana (articolo 35),

D. considerando che, oltre alle differenze biologiche, la salute pubblica è influenzata in particolare da principi morali ed etici, dall'ambiente, dall'accesso all'istruzione, alla conoscenza e all'informazione, nonché da disparità socioeconomiche e da difficoltà burocratiche che pregiudicano l'accesso all'assistenza sanitaria,

E. considerando che l'infezione da clamidia è una malattia comune sessualmente

trasmissibile di origine batterica che si stima porti alla sterilità in un terzo dei casi e quindi è la causa più frequente di sterilità provocata da infezioni; considerando che la diagnosi e la terapia precoci dell'infezione hanno una grande importanza e che gli esami di routine per la clamidia possono ridurne l'incidenza tra la popolazione,

F. considerando che il 46% dei decessi nell'Unione europea allargata è dovuto a malattie cardiovascolari e che la mortalità nella popolazione femminile si colloca quindi a un livello di gran lunga superiore a quella maschile (39%); considerando, per esempio, che un numero maggiore di uomini è colpito da infarto cardiaco, ma che sono più numerose le donne a morire per le conseguenze di un infarto cardiaco (European Cardiovascular Disease Statistics 2005),

G. considerando che, nel 2004, nell'Unione europea allargata 275.100 donne si sono ammalate di cancro al seno e 88.400 sono morte di tale malattia2 e che il carcinoma mammario è la causa principale di morte nelle donne tra i 35 e i 55 anni nell'Unione europea,

H. considerando che, secondo i dati dall'OMS, lo screening mammografico di qualità garantita, ossia la regolare convocazione delle donne tra i 50 e i 69 anni a una visita mammografica volontaria e gratuita con successiva diagnosi nel quadro di un programma regionale o nazionale organizzato per la popolazione può ridurre fino al 35% la mortalità per cancro al seno nelle donne di detta fascia d'età e, secondo studi scientifici, potrebbe

1 GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.

2 "Cancer incidence and mortality in Europe, 2004" di P. Boyle e J. Ferlay, Annals of Oncology 16 481-188, 2005

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altresì ridurla fino al 20% nelle donne tra i 40 e i 49 anni,

I. considerando che nel 2004 nell'Unione europea allargata di carcinoma del collo uterino si sono ammalate 30.400 donne di cui 13.500 sono decedute1; considerando che la

diminuzione significativa del tasso di mortalità per carcinoma del collo uterino negli ultimi decenni può essere attribuita all'introduzione di programmi di screening (pap test) negli Stati membri,

J. considerando che nel 1985 l'Organizzazione mondale della sanità ha raccomandato di mantenere al 10-15% la frequenza del parto cesareo ai fini di una ridotta mortalità materna e infantile2; considerando tuttavia che in Europa, a partire dai primi anni '90, il parto cesareo ha registrato un rapido aumento e che per esempio in Germania è arrivato al 26,7% (2003),

K. considerando che i disturbi psichici causano grandi sofferenze umane e notevoli danni alla salute, rappresentando la depressione che la forma di malattia più frequente che colpisce di più le donne che gli uomini; considerando che tra le giovani donne, come conseguenza dei disturbi psichici, è diffusa la tendenza a infliggersi ferite e che tra le donne tra 35 e 55 anni esiste un rischio di suicidio più elevato,

L. considerando che in generale nell'Unione europea il consumo di alcool sotto forma di

"alcopops" negli ultimi anni è aumentato considerevolmente tra i giovani dai 14 ai 29 anni che è aumentata in particolare la percentuale delle ragazze che ne fanno uso, al punto che in Finlandia, Irlanda e nel Regno Unito sono più le ragazze dei ragazzi a consumare

"alcopops"3,

M. considerando che uno stato di buona salute presuppone non soltanto l'assenza di malattie o infermità, ma consiste in uno stato di completo benessere sul piano fisico, mentale e sociale, sostenuto dalla possibilità dell'individuo di decidere sulla propria vita e di prendere parte nelle varie fasi della sua esistenza alla vita lavorativa e sociale in condizioni che gli sono consone,

N. considerando che è responsabilità degli Stati membri mantenere un servizio sanitario pubblico, assicurare parità di accesso a tale servizio e garantire una buona salute a tutti i cittadini; che per raggiungere tale obiettivo è necessario che vi sia collaborazione tra gli Stati membri, le istituzioni UE, le organizzazioni internazionali, il personale medico e i cittadini; considerando che il metodo di coordinamento aperto costituisce un valido strumento atto a rafforzare gli impegni degli Stati membri e a incoraggiare lo scambio di informazioni e di migliori pratiche,

O. considerando che la violenza nei confronti delle donne in tutte le sue forme, le mutilazioni genitali femminili nonché malattie quali l'osteoporosi, il cancro al seno e disturbi del comportamento alimentare o di altro genere, la schiavitù sessuale e la prostituzione, come pure la mancanza di sicurezza sul posto di lavoro sono alcuni dei principali problemi di salute che interessano le donne,

1 Ibidem.

2 Appropriate technology for birth, World Health Organisation, 24(8) The Lancet, (1985), pagg. 436-437

3 European School Survey Project on Alcohol and other Drugs, 2003.

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P. considerando che le mutilazioni genitali provocano danni fisici e psichici irreparabili alle donne e alle ragazze e possono perfino portare alla morte, il che non può essere giustificato invocando il rispetto di un imperativo religioso o il consenso dei genitori o di chi le

subisce,

Q. considerando che la questione di genere deve essere integrata in tutti gli ambiti della strategia in materia di salute e sicurezza sul lavoro,

R. considerando che, per mettere a punto una politica di genere, è necessario effettuare analisi sulle differenze esistenti nelle relazioni tra donne e uomini e nei loro rispettivi ruoli, su come queste differenze influenzino i fattori di protezione e di rischio, l'accesso alle risorse tra cui l'informazione, l'istruzione, la tecnologia e i servizi, la comparsa, la gravità e la frequenza delle malattie, le condizioni socio-culturali legate a un cattivo stato di salute e a una malattia, la risposta dei sistemi e dei servizi sanitari nonché il ruolo delle donne e degli uomini come prestatori di cure a titolo formale e informale,

S. considerando che le sfide principali per quanto riguarda la parità di genere sono la necessità di sviluppare statistiche e indicatori di genere, l'attribuzione delle risorse necessarie e l'attuazione dello strumento di "gender budgeting",

T. considerando che per le donne Rom gli ostacoli all'accesso ai servizi sanitari risultano dagli effetti interrelati di discriminazione e povertà,

U. considerando che il prelievo di ovuli comporta un rischio medico elevato per la vita e la salute delle donne, a seguito tra l'altro dell'iperstimolazione ovarica,

V. considerando che, nonostante sia difficile disporre di stime precise a causa della mancanza di dati ufficiali, la mutilazione genitale femminile sembra venga effettuata tra le comunità immigrate negli Stati membri e non sia presa in considerazione dai sistemi sanitari,

1. sottolinea che una buona salute fisica e mentale per tutti deve costituire un obiettivo prioritario in ogni processo decisionale politico ed economico e che, per conseguire tale obiettivo, è necessario porre l'accento su strategie di prevenzione delle malattie che comprendono l'opportuna diffusione di informazioni presso il pubblico e l'accesso garantito a tutti a un'adeguata assistenza sanitaria;

2. sottolinea l'importanza di tenere conto della prospettiva di genere in tutte le politiche in materia di sanità e nei processi decisionali;

3. sottolinea l'importanza di sviluppare la prospettiva di genere sia nelle strategie nazionali in materia di salute pubblica sia nella strategia della Commissione in materia di salute; esorta la Commissione a inserire nel nuovo programma per la salute e la protezione dei

consumatori (2007-2013) la ricerca sulla situazione sanitaria degli uomini e delle donne e a prenderla in considerazione nella definizione del Settimo programma quadro di ricerca;

4. sottolinea che il documento di riflessione intitolato "Favorire la salute di tutti" propone di integrare la questione della salute in tutte le politiche dell'UE, ma che è altresì importante ricordare gli impegni dell'UE volti a integrare la dimensione di genere;

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5. esorta tutti gli Stati membri e la Commissione a provvedere ad assicurare la disponibilità di dati affidabili, ripartiti per genere, sia sull'effettuazione di trattamenti medici sia

sull'assunzione di farmaci su prescrizione medica;

6. esorta le istituzioni UE a misurare, tramite dati standardizzati e indicatori comuni, le differenze di genere in ambito medico-sanitario nell'UE, nel rispetto rigoroso del principio di sussidiarietà e delle specificità proprie ai sistemi di salute pubblica degli Stati membri;

7. accoglie con favore l'istituzione di un Istituto europeo per l’uguaglianza di genere;

8. sottolinea l'importanza della ricerca sulla connessione tra fattori biologici, economici e sociali in ambito medico-sanitario; evidenzia in detto contesto che fattori socioeconomici come basso reddito, basso livello di istruzione o lavori fisicamente usuranti o ripetitivi comportano rischi per la salute; segnala che i genitori single in particolare, di cui l'80%

sono donne, sono soggetti a grave stress psichico e fisico, devono far fronte a scarse risorse materiali e a una limitata partecipazione sociale, il che pregiudica direttamente la loro salute; sollecita pertanto gli Stati membri a recepire e applicare quanto prima

l'attuale legislazione UE in materia di parità tra donne e uomini, contribuendo in tal modo al raggiungimento di un elevato livello di protezione della salute di entrambi i sessi;

sollecita inoltre misure mirate per la promozione della salute delle donne;

9. chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere la prospettiva di genere negli aspetti sanitari e di sicurezza, prestando particolare attenzione alle donne in gravidanza e in allattamento e alle professioni esercitate in prevalenza da donne; chiede di conseguenza maggiori studi sugli effetti dell'utilizzo prolungato di videoterminali, l'incidenza tra le donne delle malattie da movimenti ripetitivi e l'eziologia dei dolori alla schiena presso il personale di assistenza; invita la Commissione a procedere a una valutazione delle conseguenze del lavoro suddiviso in tre turni per la salute delle donne;

10. invita la Commissione, in considerazione della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dell'8 marzo 2005 (A/59/516/Add. I), che menziona esplicitamente la necessità di prevenire rischi alla salute e impedire lo sfruttamento delle donne, a escludere ogni sostegno e ogni finanziamento per la clonazione di esseri umani nel quadro di

qualunque programma dell'Unione europea;

11. esorta le istituzioni UE e gli Stati membri a prendere in considerazione gli effetti delle differenze di genere nel lavoro di bilancio, nei progetti e nella pianificazione dei programmi in ambito medico-sanitario; segnala che lo scambio di informazioni e di migliori pratiche contribuisce a sviluppare una politica sanitaria nazionale efficace;

12. sollecita gli Stati membri ad adottare o sostenere le iniziative necessarie in particolare per agevolare l'accesso delle donne anziane ai servizi medico-sanitari;

13. ritiene che nel lavoro di bilancio, nei progetti e nella pianificazione dei programmi vada attribuita priorità alla lotta alla povertà tra le donne e insiste sulla necessità di fare delle classi più povere della società, comprese le donne, i primi partner nelle politiche

concernenti la lotta contro la povertà - comprese la programmazione, l'attuazione e la valutazione - con lo scopo di adattare quanto più possibile i sistemi di sanità pubblica ai bisogni dei gruppi più svantaggiati;

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14. pone in particolare l'accento sulla necessità di sostegno medico e di assistenza sanitaria a favore delle donne incinte, alle donne affette da malattie croniche, disabili e anziane, nonché alle donne appartenenti ad altri gruppi vulnerabili, che si trovano per molti aspetti in una situazione particolarmente difficile; chiede agli Stati membri di eliminare dal sistema sanitario nazionale ogni discriminazione e di migliorare l'accesso delle donne Rom ai servizi sanitari mediante:

- la creazione di condizioni di parità di accesso all'assistenza sanitaria,

- il rafforzamento della partecipazione delle donne Rom alle iniziative volte a migliorare il loro accesso all'assistenza sanitaria,

- il coordinamento degli sforzi volti all'applicazione della legge per porre fine alla sterilizzazione non consensuale;

15. chiede alla Commissione informazioni supplementari sui rischi potenziali connessi tra l'altro con l'iperstimolazione ovarica; chiede di conseguenza alla Commissione di fornire dati precisi sul numero di donne vittime degli effetti secondari della stimolazione ovarica e di diffondere queste informazioni negli Stati membri; più particolarmente, insiste sull'obbligo di informare le donne su tutti i rischi potenziali causati dalla stimolazione ovarica;

16. sottolinea che sia gli uomini che le donne dovrebbero poter beneficiare di misure che consentono loro di conciliare vita lavorativa e vita genitoriale;

17. segnala che molte donne, oltre all'attività professionale e all'allevamento dei figli, spesso si fanno carico anche di una parte notevole dell'assistenza domestica a genitori o suoceri e che tale lavoro non è né riconosciuto socialmente né remunerato; invita pertanto gli Stati membri a tener conto delle tendenze demografiche mediante una formazione e

retribuzione adeguate del personale di assistenza;

18. rileva che molti parti cesarei attualmente eseguiti non sono necessariamente dovuti a motivi sanitari e che di conseguenza un numero maggiore di parti cesarei è eseguito su richiesta a una data stabilita in anticipo sebbene notevoli rischi per la puerpera e il neonato siano associati a questo tipo di operazione; rileva altresì che il numero crescente di parti cesarei si rivela costoso per i servizi sanitari nazionali; invita pertanto gli Stati membri a informare espressamente, nella preparazione al parto, sugli svantaggi e sui rischi del parto cesareo e a consentire i parti cesarei soltanto se necessari dal punto di vista medico;

incarica inoltre la Commissione a eseguire uno studio sul tema al fine di individuare le cause della quota crescente di parti cesarei;

19. constata che il diritto delle donne di vivere in buone condizioni e la loro capacità di mantenersi da sole sono fattori determinanti per una buona salute;

20. constata che in termini assoluti le donne lavorano in numero maggiore degli uomini nel settore sanitario, ma che sono in ampia misura sottorappresentate negli organi decisionali, come conferma lo studio europeo NEXT (Nurses' Early Exit Study) per il settore

assistenziale nel giugno 2005; sollecita pertanto gli Stati membri a promuovere energicamente l'uguaglianza tra i sessi nel settore sanitario e a varare misure per aumentare il numero di donne nominate a posizioni dirigenziali in campo medico;

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21. constata che un buono stato di salute in generale e un accesso illimitato all'assistenza sanitaria in ambito sessuale e riproduttivo e alla pianificazione familiare in particolare sono strumenti importanti per permettere alle donne di prendere pienamente parte alla società e di combattere la povertà;

22. sottolinea che i pregiudizi di genere e di età vanno eliminati nell'interazione con i pazienti in contesti clinici, nei sistemi sanitari, nella ricerca e nella politica pubblica;

23. sottolinea che è necessario prevedere un'istruzione obbligatoria in merito alle disparità di genere e ai principi etici e morali nella formazione e perfezionamento degli operatori sanitari;

24. sottolinea la necessità di conoscere e mettere a punto metodi di sostegno e assistenza alle donne vittime di atti di violenza;

25. sottolinea che la prevenzione e il divieto di mutilazioni genitali femminili e i procedimenti penali a carico dei responsabili devono diventare una priorità in tutti i programmi e

politiche pertinenti dell'Unione europea; rileva che gli immigrati che risiedono nella Comunità dovrebbero essere a conoscenza del fatto che le mutilazioni genitali femminili costituiscono una grave aggressione alla loro salute; esorta gli Stati membri ad adottare disposizioni amministrative in merito ai centri sanitari e alla professione medica come pure codici di condotta, decreti e codici etici per assicurare che il personale sanitario riferisca in merito a casi di cui sono a conoscenza o esempi di persone a rischio che hanno bisogno di protezione; invita la Commissione a mettere a punto un approccio strategico globale a livello europeo al fine di far cessare la pratica della mutilazione genitale femminile nell'Unione europea; invita l'Unione europea ad appoggiare l'auspicio delle ONG africane a dichiarare il 6 febbraio Giornata internazionale contro la mutilazione genitale femminile e chiede che tale posizione sia adottata anche in seno agli organi competenti delle Nazioni Unite;

26. sollecita per i medici che praticano mutilazioni genitali a giovani donne e ragazze oltre a sanzioni penali anche la revoca dell'abilitazione professionale;

27. chiede all'UE e agli Stati membri, nella prospettiva di una femminilizzazione

dell'HIV/AIDS, di continuare ad investire nello sviluppo di microbicidi che consentano alle donne di proteggersi dall'HIV/AIDS; richiama l'attenzione degli Stati membri sulla necessità di intensificare le campagne d'informazione e di stanziare maggiori risorse per la lotta contro il virus dell'HIV/AIDS tra i giovani dell'Unione europea di età tra i 15 e i 25 anni, dato che le statistiche pubblicate nel 2004 dall'ONUSIDA hanno mostrato una progressione inquietante della malattia in questa fascia d'età;

28. sottolinea le conseguenze sanitarie ed economiche dell'elevata incidenza delle patologie cardiovascolari e conseguente mortalità tra le donne; chiede pertanto agli Stati membri di evidenziare espressamente, nella formazione del personale medico, i quadri clinici e i sintomi delle malattie cardiovascolari differenti in donne e uomini e di includere le donne negli studi in corso e in quelli futuri in materia di patologie cardiovascolari; in detto contesto accoglie con favore anche la nuova campagna antifumo dell'Unione europea

"HELP: per una vita senza tabacco" volta a indurre un maggior numero di donne e uomini a smettere di fumare, riducendo quindi il rischio di contrarre una malattia cardiovascolare

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e, in particolare di essere colpiti da infarto; chiede alla Commissione e agli Stati membri di ridurre l'incidenza di cardiopatie e ictus nelle donne mediante la messa a punto di strategie preventive, esami diagnostici, politiche di cura e riabilitazione mirati alle esigenze delle donne;

29. critica il fatto che soltanto in 9 Stati membri (Belgio, Finlandia, Francia, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito) siano stati istituiti programmi di screening globale conformemente agli orientamenti UE e sollecita pertanto gli altri Stati membri a offrire quanto prima a tutte le donne tra i 50 e i 69 anni di età uno

screening mammografico conforme agli orientamenti UE con intervalli di due anni, come previsto nella raccomandazione del Consiglio 2003/878/CE del 2 dicembre 2003 sullo screening dei tumori1; esorta gli Stati membri a prevedere altresì screening mammografici anche per le donne di età fra i 40 e i 49 anni, non appena studi basati su dati dimostrino che ciò può ulteriormente ridurre la mortalità da cancro al seno;

30. chiede che ogni donna colpita da cancro al seno abbia il diritto di essere curata da un'équipe interdisciplinare e sollecita pertanto gli Stati membri a costituire una rete capillare di centri di senologia interdisciplinari e certificati secondo i criteri richiesti nella sua risoluzione sopramenzionata del 5 giugno 2003 sul cancro al seno;

31. si compiace della summenzionata raccomandazione del Consiglio del 2 dicembre 2003 sullo screening dei tumori; invita la Commissione a presentare puntualmente, entro la fine del 2007, la relazione intermedia sollecitata nella raccomandazione sull'attuazione di detti programmi di diagnosi precoce del cancro;

32. chiede alla Commissione e agli Stati membri di includere la prevenzione

dell'endometriosi e del cancro ovarico nei futuri programmi d'azione comunitari per la salute pubblica onde intensificare la ricerca sulle cause, la prevenzione e il trattamento di tali malattie e per consentire la conduzione di campagne informative su ampia scala destinate al pubblico e ai professionisti in campo sanitario; chiede agli Stati membri di appoggiare iniziative di sensibilizzazione intraprese da organizzazioni nazionali;

33. chiede alla Commissione di continuare a sostenere la pubblicazione di linee guida europee sul carcinoma del collo uterino;

34. chiede agli Stati membri che, nell'ambito dei sistemi sanitari nazionali, prestino particolare attenzione e attribuiscano priorità a:

a) misure volte a prevenire il tabagismo tra le donne onde ridurre l'incidenza del cancro polmonare e di altre patologie correlate al fumo, nonché le diverse forme di cancro, tra l'altro attraverso campagne d'informazione e di sensibilizzazione adeguate,

b) assistenza e riabilitazione per i danni causati dalle tensioni a livello di collo, schiena e spalle per le donne lavoratrici, dato che questa è la causa più comune di congedo per malattia, e

c) diagnosi precoce dell'osteoporosi tra le donne anziane per prevenire le fratture, tra l'altro mediante un migliore accesso all'esame di densitometria ossea; evidenzia che le

1 GU L 327 del 16.12.2003, pag.34.

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donne sono quattro volte più propense degli uomini a sviluppare l'osteoporosi; deplora il fatto che l'accesso all'esame di densitometria ossea continui ad essere subottimale in molti paesi europei ed esorta gli Stati membri a fornire, nell'ambito del sistema

sanitario nazionale, informazioni su questa malattia e ad adottare misure per prevenirla;

35. invita la Commissione e gli Stati membri a migliorare i loro sforzi, specialmente mediante informazioni pubbliche ed esami preventivi, volti a contrastare la diffusione della

clamidia; in detto contesto sollecita la Commissione a valutare la necessità di una notifica obbligatoria uniforme in relazione alla clamidia in tutti gli Stati membri;

36. sottolinea la necessità di condurre ricerche nel campo del sovrappeso e dei disturbi del comportamento alimentare, specialmente dell'anoressia nervosa, della bulimia nervosa e dell'adiposità e di offrire sostegno psicologico e cure adeguate alle persone che ne soffrono; sottolinea che i disturbi alimentari non sono malattie da dipendenza patologica in senso proprio, ma condizioni psicosomatiche che insorgono durante la pubertà a causa di diversi problemi e richieste contraddittorie cui sono esposte le ragazze e le giovani donne; chiede che i disturbi alimentari non siano curati come una dipendenza e sollecita una forma terapeutica distinta incentrata non sui comportamenti alimentari, ma sui problemi sociali delle ragazze e delle giovani donne e invita gli Stati membri a riunire le loro esperienze e a seguire le pratiche migliori per trattare questi disturbi; chiede

all'Unione e agli Stati membri di prendere misure appropriate per far conoscere comportamenti alimentari sani;

37. invita la Commissione ad esaminare, nella sua futura comunicazione sulla salute mentale nell'Unione europea, la situazione specifica delle donne e degli uomini e a individuare opzioni operative specifiche per genere; si attende quindi che nella comunicazione della Commissione siano considerate problematiche specifiche delle donne come la tensione premestruale, la depressione postparto e i disturbi della menopausa;

38. invita la Commissione e gli Stati membri ad incrementare le risorse destinate alla lotta contro le malattie legate alla povertà (tubercolosi, malaria ecc.) sia negli Stati membri che nei paesi terzi;

39. sottolinea che anche se la terapia ormonale sostitutiva può attenuare i sintomi della menopausa, mantenere costante la densità ossea delle donne e ridurre il rischio di cancro all'intestino, essa aumenta nettamente il rischio di patologie cardiovascolari e l'incidenza del cancro al seno; sollecita pertanto la Commissione e gli Stati membri a provvedere a che siano evidenziati maggiormente i vantaggi e gli svantaggi della terapia ormonale sostitutiva quale cura per problemi legati alle mestruazioni e alla menopausa e che si eseguano ricerche sulle alternative;

40. considera ovvio che, nell'ambito della ricerca medica nonché della messa a punto di nuovi medicinali e nella prescrizione di medicinali, si debba realizzare con maggiore intensità la sperimentazione clinica di medicinali inviata per genere e si debba accrescere la

consapevolezza delle diverse condizioni e stili di vita delle donne e degli uomini;

41. segnala la mancanza di informazioni sulle differenze degli effetti dei farmaci e sottolinea la necessità di accrescere la consapevolezza a tale riguardo, nonché la mancanza di

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informazioni sugli effetti della pubblicità dei medicinali in relazione all'insorgere della dipendenza; raccomanda che i medicinali siano usati seguendo le prescrizioni mediche e, come passo successivo, che siano fornite informazioni sui risultati scientifici pertinenti e che tali risultati siano messi in luce; deplora che, la maggior parte del tempo, i test per le nuove medicine siano effettuati unicamente sugli uomini, anche quando si tratta di medicine specificamente destinate alle donne;

42. chiede l'introduzione di informazioni specifiche al genere nei foglietti informativi nelle confezioni dei farmaci, che non si limitino agli avvertimenti in caso di gravidanza o durante l'allattamento; chiede che in detti foglietti informativi si richiami l'attenzione sulla diversa posologia per donne e uomini e sull'efficacia differente del medicinale a seconda del sesso;

43. sottolinea la necessità di una ricerca fondamentale indipendente sulle problematiche specifiche al genere in materia di medicinali;

44. segnala che alle donne vengono prescritti farmaci psicotropici con frequenza

sproporzionata e che, in particolare, vengono prescritti tranquillanti a un numero sempre più elevato di donne anziane;

45. constata che il consumo di alcol, nicotina e droghe da parte delle donne continua ad essere inferiore a quello degli uomini, ma guarda con inquietudine all'aumento allarmante del consumo di alcol, nicotina e droghe nella popolazione femminile di alcuni Stati membri;

raccomanda che siano adottate misure preventive adeguate;

46. sottolinea la necessità di effettuare ricerche sulle patologie da dipendenza specifiche al genere; in tale contesto evidenzia che sebbene le donne consumino più raramente degli uomini alcol e droghe illegali (eroina, cocaina, ecstasy, ecc.), la dipendenza da farmaci (soprattutto derivati anfetaminici e tranquillanti) è più comune tra le donne che fra gli uomini; deplora il fatto che finora sono disponibili pochissimi dati sulle caratteristiche della dipendenza specifiche ai sessi e accoglie pertanto con favore l'intenzione

dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di presentare l'anno prossimo una relazione disaggregata per sesso sul consumo di droghe e sulle

tossicodipendenza tra donne e uomini;

47. plaude all'adozione da parte del Consiglio europeo di Bruxelles del dicembre 2004 di una strategia di lotta contro le droghe per il periodo 2005-2012 e si augura che il nuovo piano d'azione dell'Unione europea in questo campo per il periodo 2005-2008, presentato dalla Commissione per adozione da parte degli Stati membri, accordi attenzione particolare alla lotta contro il consumo di droghe (tra cui cannabis e ecstasy) da parte degli adolescenti, e specialmente delle ragazze, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 18 anni, in quanto tale consumo è aumentato fortemente nell'ultimo decennio in detto gruppo di popolazione, con conseguenze drammatiche per l'inserimento di questi giovani nella società;

48. esorta la Commissione a lanciare campagne di informazione e sensibilizzazione sugli effetti nocivi del consumo di alcol e a presentare proposte di misure atte a ridurre il consumo di alcol, nicotina e droghe che sono causa di gravi problemi di salute pubblica e mentale sia tra gli uomini e le donne che tra i giovani;

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49. invita la Commissione e gli Stati membri a procedere ad un'analisi approfondita delle ragioni e delle soluzioni migliori per l'alienazione avvertita da numerosi adolescenti nell'Unione europea, soprattutto dalle ragazze, che si riflette nell'aumento dei suicidi e dei tentativi di suicidio, nelle fughe nell'abbandono degli studi, nella violenza contro se stessi e gli altri nonché nello sviluppo di comportamenti a rischio;

50. deplora il fatto che negli Stati membri esistono pochissimi centri per la cura delle dipendenze e centri di consulenza differenziati per sesso benché le sostanze che danno dipendenza abbiano effetti diversi sulle donne e sugli uomini e tali differenze richiedano altresì differenti processi di disintossicazione e disassuefazione; in particolare sottolinea inoltre che le strutture citate dovrebbero fornire aiuto per l'assistenza ai bambini, onde consentire alle donne di partecipare ai programmi; invita pertanto gli Stati membri a estendere il mainstreaming alla cura delle patologiche da dipendenza e a facilitare il trattamento delle stesse in modo specifico per sesso;

51. sottolinea espressamente che per la prevenzione nel settore sanitario si possono utilizzare le risorse dei Fondi strutturali, da destinare tra l'altro a progetti edilizi, all'acquisto di strumenti medici e alla formazione e all'ulteriore perfezionamento del personale; sollecita pertanto gli Stati membri a utilizzare più che in passato le risorse dei Fondi strutturali per investimenti nel settore sanitario alle condizioni specifiche che si applicano agli aiuti;

52. ribadisce l'importanza della società civile nel dibattito sulla salute pubblica a livello di Unione europea e nazionale e chiede alla Commissione e agli Stati membri di rafforzarne il loro ruolo mediante processi di consultazione aperti e trasparenti;

53. chiede alla Commissione di presentare una relazione sullo stato della salute delle donne che includa dati provenienti dai nuovi Stati membri;

54. sottolinea che, a causa delle difficili condizioni di lavoro nel servizio sanitario, sarebbe necessario introdurre orari lavorativi più brevi nonché pause di riposo (particolarmente per infermieri e medici di guardia) e aumentare i livelli retributivi;

55. richiama l'attenzione sulla necessità di prestare assistenza e sostegno particolari alle puerpere, in particolare alle giovani madri single;

56. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla

Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché agli organismi professionali nel settore dell'assistenza sanitaria e alle organizzazioni dei consumatori.

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MOTIVAZIONE

Per molto tempo si è ritenuto che le terapie e le cure erogate dai servizi medici e sanitari fossero indenni dalle discriminazioni basate sul sesso, un'opinione condivisa dagli operatori medici e sanitari, dai decisori e dall'opinione pubblica nel suo complesso. Tuttavia, nel corso degli ultimi 20 anni, la situazione è mutata, con una crescente consapevolezza del fatto che donne e uomini subiscono un trattamento diverso nell'ambito di tali servizi. L'idea che il sesso sia un fattore determinante della salute altrettanto importante quanto le origini sociali,

economiche ed etniche è ormai un dato accettato e compreso. Le Conferenze ONU del Cairo, nel 1994, e di Pechino, nel 1995, hanno chiaramente evidenziato la correlazione che esiste tra il sesso degli individui e la loro salute. Il successo internazionale nel promuovere la salute delle donne non ha però portato a riforme o risultati sistematici, né a livello nazionale, né a livello di Unione europea. La Commissione ha dato seguito ad alcuni dei punti contenuti nella Piattaforma di Pechino, ma non ha compiuto gli sforzi necessari allo sviluppo di una

prospettiva sistematica sulla parità dei sessi nell'ambito della sanità. La salute delle donne viene spesso intesa come sinonimo di salute sessuale e riproduttiva.

Lo sviluppo delle conoscenze non ha apportato cambiamenti/miglioramenti significativi per quanto attiene alle particolari esigenze delle donne nell'ambito dei servizi medici e sanitari. Le risorse complessive di cui dispongono tali servizi non sono state utilizzate a favore delle donne nella stessa misura in cui è avvenuto per gli uomini. La maggior parte degli Stati membri non dispone ancora di statistiche e dati disaggregati per sesso, necessari a individuare e circostanziare le differenze riscontrate tra donne e uomini nella diagnosi, nella terapia e nella distribuzione delle risorse.

Le donne sono più longeve degli uomini, ma hanno uno stato di salute percepito peggiore e si sottopongono a maggiori terapie. Una spiegazione di tale fenomeno potrebbe risiedere nel legame complesso che esiste tra fattori biologici e sociali, anche se occorreranno ricerche approfondite in tale direzione per individuare le ragioni del più diffuso cattivo stato di salute/cattivo stato di salute percepito e dell'esigenza di maggiori terapie mediche.

Il fatto che le donne abbiano, in media, una speranza di vita più elevata significa che le donne costituiranno la maggioranza della popolazione anziana e si concentreranno, in particolare, nella fascia dei più anziani. Oltre a rappresentare il gruppo più numeroso di una popolazione che invecchia, le donne anziane sono anche colpite con maggiore frequenza rispetto agli uomini da determinate malattie legate all'invecchiamento, quali i dolori reumatici e il morbo di Alzheimer. A causa di preesistenti diseguaglianze di reddito e condizioni economiche, le donne anziane dispongono di minori risorse finanziarie da utilizzare per le terapie. Nella maggior parte degli Stati membri, le donne percepiscono retribuzioni lavorative inferiori e, conseguentemente, fruiscono di trattamenti pensionistici peggiori. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui gli Stati membri devono predisporre un sistema sanitario e di cure per la terza età idoneamente sviluppato e finanziato a livello pubblico. In caso contrario, molte donne anziane che vivono negli Stati membri saranno completamente prive dell'assistenza di cui hanno bisogno. Gli Stati membri devono inoltre accordare priorità al diritto e alla capacità delle donne di essere economicamente autosufficienti.

La povertà ha profonde ripercussioni sullo stato di salute. Le donne sono sovrarappresentate nelle fasce di popolazione più povere in tutti i paesi dell'Unione europea. Circa 120 milioni di

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donne nell'Unione europea vivono in condizioni di povertà e, ovviamente, la povertà aumenta le difficoltà delle donne di raggiungere la salute fisica e mentale. Pertanto la lotta alla povertà femminile avrà ripercussioni positive anche sul loro stato di salute.

La presente relazione utilizza una definizione olistica della parità tra i sessi. Il termine

"olistico" è una parola diffusa, anche in ambito medico, che ricomprende aspetti sociali, psicologici e biologici. Adottare una prospettiva legata alla parità tra i sessi significa seguire un approccio olistico per analizzare come l'appartenenza ad un sesso o all'altro influenzi le condizioni di vita e come ciò si rapporti, per esempio, al potere e ai privilegi.1

I concetti chiave della ricerca basata sulla parità tra i sessi sono la costruzione, la gerarchia, le relazioni e la situazione sociale2. Nella gerarchia tra i sessi le donne sono il gruppo

subordinato. La "discriminazione tra i sessi" è un altro problema che sia le donne, sia gli uomini incontrano nell'ambito dei servizi medici e sanitari. La discriminazione tra i sessi è il risultato di una mancanza di sensibilità di ricercatori e decisori in merito alla tematica uomo- donna. Significa che una volta che in una particolare situazione, comportamento o condizione sono state individuate disparità tra i sessi, vi è il rischio che emerga una discriminazione nei confronti del singolo paziente. Per esempio, quando le donne lamentano problemi di stomaco, i medici tendono a fare loro meno domande sull'eventuale abuso di alcol rispetto a quanto avviene con gli uomini che accusano i medesimi sintomi. Il motivo è che probabilmente le patologie legate all'alcol sono più comuni tra gli uomini, anche se tale fenomeno si potrebbe inquadrare come discriminazione tra i sessi (il singolo paziente dovrebbe essere visto nella sua unicità e non come rappresentativo di un gruppo)3.

È ormai risaputo che il sesso dei pazienti rappresenta un fattore determinante di come i medici e il personale sanitario interpretano i sintomi, effettuano le diagnosi e decidono le terapie, anche quando i sintomi di donne e uomini sono esattamente identici e non sussistono elementi biomedici che giustifichino una differenza di trattamento. Guardare alla medicina nell'ottica delle problematiche uomo-donna significa anche mettere in luce il cattivo stato di salute legato a relazioni di potere sbilanciate tra i sessi, come la violenza maschile nei confronti delle donne. La ricerca medica nell'ottica delle differenze tra i sessi è un fattore essenziale per mettere in evidenza la rilevanza e le ripercussioni sanitarie della violenza e degli abusi inferti alle donne dai mariti e dai partner, o legati alla tratta delle donne e alla prostituzione

femminile4.

Nonostante la violenza sulle donne costituisca un problema di salute pubblica particolarmente diffuso, tale fenomeno non viene preso in considerazione nella formazione e nella pratica medica. Ad esempio, ai pazienti viene chiesto se e quanto fumano, mentre alla maggior parte delle donne non viene domandato se subiscono violenze, nonostante gli abusi sulle donne, secondo uno studio di prevalenza, siano più diffusi, tra l'altro, dell'abitudine di fumare5.

1 Hamberg: ‘Medicinsk genusforskning’, (medical gender research), Swedish Research Council, ORD & FORM AB (2004), p. 26.

2 ibid. p. 12.

3 ibid. pp. 108-109.

4 Risberg: ‘Sexualiserat våld som folkhälsoproblem’, (sexualised violence as a public health problem) Läkartidningen (Journal of the Swedish Medical Association) 1994:91 (50): 4770-71.

5 Lundgren, Heimer, Westerstrand, Kallioski: ‘Captured Queen - men’s violence against women in ‘equal’

Sweden - a prevalence study’, Fritzes 2001.

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Alcune ricerche, condotte attraverso interviste/colloqui con donne alle quali è stato chiesto se avessero subito violenze, hanno messo in evidenza che la stragrande maggioranza delle intervistate apprezzava il fatto che la domanda fosse posta1.

La violenza provoca, tra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni, un numero di decessi più elevato rispetto al cancro, alla malaria, agli incidenti stradali o alle guerre. Secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, almeno un quinto delle donne di tutto il mondo ha subito almeno un abuso fisico o mentale nel corso della propria esistenza2.

La presente relazione esamina in particolare due diversi ambiti che attengono alla salute delle donne e alla discriminazione tra i sessi con riferimento ai servizi medici e sanitari. Il primo ambito di analisi (Ambito A) prende in esame le differenze esistenti tra le cure fornite a donne e uomini colpiti dalle stesse malattie o da patologie simili. Il secondo ambito di analisi

(Ambito B) valuta la salute delle donne nella prospettiva delle cosiddette "malattie

femminili", vale a dire patologie che colpiscono quasi esclusivamente le donne. Parliamo, ad esempio, di alcune affezioni muscolari, della fibromialgia, del tumore al seno, dell'osteoporosi e dei rischi sanitari che le donne corrono quando sono costrette a far ricorso ad aborti

clandestini. Il diritto delle donne all'autodeterminazione della propria sessualità e del proprio corpo è un fattore importante della loro salute.

Ambito A

Un'analisi effettuata presso l'ospedale Danderyd di Stoccolma, in Svezia, ha messo in luce notevoli differenze tra uomini e donne in termini di medicinali prescritti, terapie e costi. Per esempio, in caso di diagnosi di eczema e psoriasi, gli uomini ricevevano il doppio di terapie leggere per il corpo rispetto alle donne, nonostante tali malattie siano egualmente diffuse in entrambi i sessi. Da tale indagine si può quindi evincere, in termini di costi, che se le donne fossero curate con la stessa intensità degli uomini, le risorse spese per le terapie delle donne aumenterebbero del 61%. Se, d'altro canto, l'intensità del trattamento delle donne viene considerata la norma e, in rapporto a ciò, gli uomini sono sottotrattati nella stessa misura in cui lo sono attualmente le donne, vi sarebbe un risparmio del 33% sui costi delle terapie3. Le patologie coronariche femminili si manifestano con alcune peculiarità e quando le donne necessitano di cure ospedaliere non vengono ospedalizzate con la stessa celerità riservata agli uomini. Le donne che soffrono di patologie cardiache acute sono costrette ad attendere più a lungo il trasporto in ambulanza e quando giungono in ospedale il loro trattamento diverge rispetto a quello degli uomini: trascorre più tempo prima che il loro cuore sia esaminato ai raggi X e non sono sottoposte altrettanto rapidamente ad interventi di angioplastica o by-pass.

Le donne subiscono gli effetti collaterali dei farmaci per il cuore con maggiore frequenza rispetto agli uomini: è possibile che ricevano un dosaggio errato, anche se attualmente non

1 Stensson, Kristina: Men´s violence against Women – a Challenge in Antenatal Care, Uppsala Universitet 2004, p. 12, Bacchus L, Mezay G, Bewley S: Women´s perception and experiences of routine enquiry for domestic violence in a maternity service, BJOG 2002:109:9-16 och McNutt LA, Carlsson BE, Gagen D;

Reproductive violence screening in primary care: Perspectives and experiences of patents and battered women.

2 World Health Organisation: Violence against Women Fact Sheets WHO/FRHWHD/97.8, 1997.

3 Osika, Ingrid: ‘Ett konkret exempel på ojämställd vård’ (A specific example of unequal care), Linköping University.

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sono state ancora compiute ricerche per individuare la causa di tali differenze1. Se si passa all'analisi delle cure oftalmiche, le donne hanno minore accesso agli interventi di cataratta. Le statistiche mostrano inoltre che gli uomini possono usufruire più rapidamente dei nuovi farmaci e delle terapie più all'avanguardia2.

I medicinali hanno effetti diversi sulle donne e sugli uomini. Nonostante le donne consumino più medicinali rispetto agli uomini, sono questi ultimi il punto di riferimento per la ricerca medica e per lo sviluppo di nuovi farmaci.

Ambito B

L'osteoporosi è una malattia antica, che è stata vista fino ai nostri giorni come una conseguenza inevitabile dell'invecchiamento, e in particolar modo dell'invecchiamento femminile. Solo di recente, e in seguito ad un aumento nella frequenza delle fratture e del carico per l'assistenza medica, tale patologia ha attirato l'attenzione dei ricercatori medici e dei decisori di tutto il mondo. Nei primi anni Novanta, l'osteoporosi veniva ancora studiata

raramente durante la formazione di base in medicina. La ricerca attuale mostra che i giovani e gli uomini ne sono affetti con frequenza maggiore rispetto a quanto si presumesse in passato e che l'osteoporosi è un effetto secondario comune di varie altre malattie e/o trattamenti

farmacologici. I motivi sono numerosi, complessi e ancora insufficientemente noti, ma diversi elementi indicano che tale tendenza è influenzata, tra l'altro, da fattori ereditari, da mutamenti nello stile di vita e dal numero crescente di persone anziane nella popolazione nel suo

complesso.

L'osteoporosi è ora considerata un problema di salute pubblica mondiale, che ha assunto addirittura le proporzioni di un'epidemia e che viene vista con crescente preoccupazione sia dall'Unione europea, sia da organismi internazionali quali l'OMS.

I progressi in campo medico e tecnico mostrano che esistono buone possibilità di prevenire, diagnosticare e trattare l'osteoporosi ad uno stadio precoce, evitando in tal modo le fratture.

Tuttavia, sono ancora poche le persone appartenenti ai gruppi a rischio che possiedono conoscenze sufficienti in materia per poter usufruire appieno di tali opportunità terapeutiche.

Anche l'accesso ai densitometri ossei è del tutto inadeguato. Tra gli Stati membri, la situazione migliore si registra in Austria, Belgio, Grecia e Portogallo.

Il cancro al seno rappresenta una delle patologie tumorali più frequenti tra le donne

dell'Unione europea e di altri paesi industrializzati quali Stati Uniti e Canada. Il numero di casi di tumore al seno è ancora in crescita negli Stati membri, anche se ciò potrebbe essere dovuto ad una maggiore frequenza nell'individuazione precoce del cancro mediante

mammografia. Le ricerche condotte fino a questo momento sulle cause e i fattori di rischio del tumore al seno sono ancora scarse. I dati attualmente disponibili mostrano che il rischio di sviluppare il tumore aumenta con l'età, che l'ereditarietà è un elemento significativo, benché molte donne sviluppino il tumore anche in assenza di tali fattori.

La sindrome da stanchezza cronica e la fibromialgia colpiscono le donne con maggiore

1 Asplund. Wigzell: ‘Jämställd vård?’ (Equal care?), National Board of Health and Welfare (2004), pp. 55-57.

2 ibid. p. 74.

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frequenza rispetto agli uomini. Esiste grande incertezza in merito alle cause e ai sintomi di tali malattie, tanto che spesso i pazienti devono attivarsi autonomamente per trovare aiuto. Inoltre, sussiste il rischio che i pazienti affetti da tali patologie siano respinti dal personale medico perché ritenuti problematici o impegnativi. Da colloqui con donne colpite da tali malattie, è emerso che la percezione che le donne hanno della malattia viene messa in dubbio, che i disturbi sono erroneamente attribuiti a fattori psicologici e che vengono effettuate tipizzazioni errate delle diagnosi. Affinché le pazienti affette da sindrome da stanchezza cronica e da fibromialgia possano ricevere le cure di cui hanno bisogno senza subire discriminazioni, occorre migliorare l'attenzione che ricevono nell'ambito del sistema sanitario1.

I disordini alimentari, quali la bulimia nervosa e l'anoressia, sono sempre più diffusi, in particolare tra le giovani donne. Tale fenomeno viene spesso attribuito alla fissazione del mondo della moda e dei mass media nei confronti della magrezza e dell'aspetto esteriore. Gli studi scientifici che si sono occupati di disordini alimentari sono estremamente rari. Alcuni di essi mostrano una possibile correlazione tra tali disordini e gli abusi e le violenze subiti in famiglia2. Data l'enorme ignoranza in materia, sarebbe opportuno condurre ricerche che spieghino, e conseguentemente prevengano, tali disordini e, attraverso misure idonee, aiutino le donne che già ne sono affette.

Uomini e donne hanno un estremo bisogno di cure e attenzioni in varie fasi della loro

esistenza, da bambini, da adulti, da anziani e nella fase finale della loro vita. Uomini e donne non devono semplicemente ricevere cure, ma essere anche in grado di darle ad altri. È giunto il momento che gli uomini siano coinvolti attivamente in questa attività non retribuita, che costituisce un elemento essenziale per la salute di tutti, senza distinzioni. Speriamo che nel prossimo futuro condivideremo equamente sia i lavori retribuiti, sia quelli non retribuiti e che le attività non retribuite non saranno più viste unicamente come un dovere delle donne, ma come una responsabilità delle persone.

1 The journal ‘Smärta’, No 2/2004, Åsbring, Pia.

2 WHO World Report on Violence and Health 2002, Heise Lori et al Population Report: Ending Violence against women, John Hopkins School of Public Health 1999.

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PROCEDURA

Titolo Attività antidumping e antisovvenzioni dell'Unione

Numero di procedura 2004/2218(INI)

Base regolamentare art. 45

Commissione competente per il merito

Annuncio in Aula dell'autorizzazione FEMM 18.11.2004 Commissione(i) competente(i) per parere

Annuncio in Aula

ENVI 18.11.2004 Pareri non espressi

Decisione ENVI

30.11.2004 Cooperazione rafforzata

Annuncio in Aula 0.0.0000

Proposta(e) di risoluzione inclusa(e) nella relazione

Relatore(i) Nomina

Eva-Britt Svensson 25.11.2004 Relatore(i) sostituito(i) Eva-Britt Svensson

Esame in commissione 26.5.2005 14.7.2005

Approvazione 14.7.2005

Esito della votazione finale favorevoli:

contrari:

astensioni:

21 2 5 Membri titolari presenti al momento della

votazione finale Edit Bauer, Nicole Fontaine, María Esther Herranz García, Lívia Járóka, Emine Bozkurt, Hiltrud Breyer, Edite Estrela, Věra Flasarová, Lissy Gröner, Zita Gurmai, Anneli Jäätteenmäki, Piia- Noora Kauppi, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Urszula Krupa, Pia Elda Locatelli, Astrid Lulling, Angelika Niebler, Doris Pack, Marie Panayotopoulos-Cassiotou, Christa Prets, Eva-Britt Svensson, Konrad Szymański, Corien Wortmann-Kool, Anna Záborská Supplenti presenti al momento della

votazione finale Jillian Evans, Sophia in 't Veld, Karin Jöns, Christa Klaß, Marta Vincenzi

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Deposito – A[6] 25.7.2005 A6-0250/2005]

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