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PARLAMENTO EUROPEO Documento di seduta. sull'ue e la Cina: uno squilibrio commerciale? (2010/2301(INI))

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RR\899706IT.doc 1/40 PE478.356v03-00

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PARLAMENTO EUROPEO 2009 - 2014

Documento di seduta

A7-0141/2012 20.4.2012

RELAZIONE

sull'UE e la Cina: uno squilibrio commerciale?

(2010/2301(INI))

Commissione per il commercio internazionale

Relatore: Marielle De Sarnez

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PR_INI

INDICE

Pagina PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO...3 MOTIVAZIONE...14 PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ...18 PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'OCCUPAZIONE E GLI AFFARI SOCIALI ....26 PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'INDUSTRIA, LA RICERCA E L'ENERGIA ...30 PARERE DELLA COMMISSIONE PER IL MERCATO INTERNO E LA PROTEZIONE DEI CONSUMATORI...36 ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE...40

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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO sull'UE e la Cina: uno squilibrio commerciale?

(2010/2301(INI)) Il Parlamento europeo,

– visti gli articoli 2, 3, 6 e 21 del trattato sull'Unione europea,

– visti gli articoli 153, 191, 207 e 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, – visti gli articoli 12, 21, 28, 29, 31 e 32 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione

europea,

– visto il protocollo di adesione della Repubblica popolare cinese all'Organizzazione mondiale del commercio del 23 novembre 2001,

– viste la sua risoluzione del 5 febbraio 2009 sulle relazioni commerciali ed economiche con la Cina1 e la relazione della sua Direzione generale delle Politiche esterne, del luglio 2011, – vista la dichiarazione comune rilasciata in occasione del 13° vertice UE-Cina tenutosi a

Bruxelles il 6 ottobre 2010,

– viste la comunicazione della Commissione intitolata "Commercio, crescita e affari mondiali - La politica commerciale quale componente essenziale della strategia 2020 dell'UE" (COM(2010)0612) e la sua risoluzione del 27 settembre 2011 su una nuova politica commerciale per l'Europa nel quadro della strategia Europa 20202,

– vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2008 sulla strategia dell'Unione europea per assicurare alle imprese europee l'accesso ai mercati3,

– visti il regolamento (CE) n. 1225/2009 del Consiglio, del 30 novembre 2009, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di paesi non membri della Comunità europea e la comunicazione della Commissione del 6 dicembre 2006 intitolata

"Europa globale: gli strumenti europei di difesa commerciale in un'economia globale in mutamento",

– viste la comunicazione della Commissione intitolata "Un mercato unico dei diritti di proprietà intellettuale", del 24 maggio 2011, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale da parte delle autorità doganali (COM(2011)0285, la relazione della Commissione del 14 luglio 2011 sull'applicazione da parte delle dogane europee dei diritti di proprietà intellettuale e la sua risoluzione del 18 dicembre 2008 sull'impatto della contraffazione sul commercio internazionale,

1 GU C 67E del 18.3.2010, pag. 132.

2 Testi approvati, P7_TA(2011)0412.

3 GU C 184E del 6.8.2009, pag. 16.

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– viste la relazione dell'OMC del 5 luglio 2011 sulle misure in materia di esportazioni adottate dalla Cina riguardo a varie materie prime e la sua risoluzione del 13 settembre 2011 su una strategia efficace per le materie prime in Europa1,

– vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2011 sugli ostacoli agli scambi e agli investimenti2,

– vista la sua risoluzione del 6 aprile 2011 sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali3,

– viste le sue risoluzioni del 25 novembre 2010 sulla responsabilità sociale delle imprese negli accordi commerciali internazionali4, sui diritti umani e le norme sociali e ambientali negli accordi commerciali internazionali5 e sulle politiche commerciali internazionali nel quadro degli imperativi dettati dai cambiamenti climatici6,

– viste la sua risoluzione del 24 aprile 2008 intitolata "Verso una riforma

dell'Organizzazione mondiale del commercio"7 e la sua risoluzione del 14 settembre 2011 sull'andamento dei negoziati sull'agenda di Doha per lo sviluppo8,

– visti la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo intitolata

"UE – Cina: maggiori responsabilità nell'ambito di un partenariato più forte"

(COM(2006)631) e il documento di lavoro che l'accompagna "Concorrenza e

cooperazione – Un documento programmatico sul commercio e gli investimenti tra l'UE e la Cina" (COM(2006)0632),

– vista la sua risoluzione del 5 febbraio 2009 sul rafforzamento del ruolo delle PMI europee nel commercio internazionale9,

– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre 2011 e la dichiarazione finale del vertice del G20 svoltosi a Cannes del 4 novembre 2011 intitolata "Costruire il nostro futuro comune: rinnovare l'azione collettiva per il bene di tutti",

– visto il Libro bianco del governo cinese, del 23 dicembre 2010, sulla cooperazione economica e sociale sino-africana,

– visto l'articolo 48 del suo regolamento,

– visti la relazione della commissione per il commercio internazionale e i pareri della commissione per lo sviluppo, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (A7-0141/2012),

1 Testi approvati, P7_TA(2011)0364.

2 Testi approvati, P7_TA(2011)0565.

3 Testi approvati, P7_TA(2011)0141.

4 GU C 99E del 3.4.2012, pag. 101.

5 GU C 99E del 3.4.2012, pag. 31.

6 Testi approvati, P7_TA(2010)0445.

7 GU C 259E del 29.10.2009, pag. 77.

8 Testi approvati, P7_TA(2011)0380.

9 GU C 67E del 18.3.2010, pag.101.

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A. considerando che la Cina è entrata nell'OMC nel 2001 e che successivamente è diventata il primo esportatore mondiale di merci, con il 10,36% delle esportazioni nel 2010, e la seconda potenza economica mondiale;

B. considerando che l'UE è la prima destinataria delle esportazioni cinesi, che sono cresciute del 39,5% tra il 2009 e il 2010, e che la Cina è il secondo partner commerciale dell'UE;

C. considerando che l'UE è subentrata al Giappone come principale fonte di importazioni della Cina e che la crescita delle importazioni cinesi è risultata fondamentale per il recente andamento dell'economia degli Stati membri dell'UE orientati all'esportazione, come la Germania;

D. considerando che il maggiore sviluppo della sua economia e la sua adesione all'OMC comportano per la Cina non solo notevoli vantaggi, ma anche una maggiore responsabilità a svolgere pienamente un ruolo positivo nell'ordine economico mondiale, in particolare in seno al Fondo monetario internazionale (FMI) e nel gruppo della Banca mondiale;

E. considerando che dalla firma dell'accordo di cooperazione UE-Cina nel 1985 le relazioni commerciali bilaterali tra queste due regioni si sono intensificate in modo considerevole e che risulta pertanto fondamentale adeguare l'accordo all'attuale congiuntura economica;

considerando che la Commissione ha adottato nel 2006 la sua strategia politica di fondo sulla Cina e che, in tale contesto, nel gennaio 2007 ha avviato negoziati su un accordo di partenariato e cooperazione globale finalizzato a migliorare ulteriormente le relazioni tra l'UE e la Cina in tema di scambi commerciali e investimenti;

F. considerando che gli scambi tra l'UE e la Cina hanno registrato negli ultimi trent'anni una crescita rapida e ininterrotta fino a raggiungere un picco di 395 milioni di euro nel 2010, che il commercio bilaterale accusa uno squilibrio a favore della Cina dal 1997 e che nel 2010 tale disavanzo commerciale ammontava a 168,8 miliardi di euro, contro i 49 miliardi di euro del 2000, laddove il valore aggiunto delle esportazioni cinesi è molto limitato, una volta detratto il valore delle componenti importate dall'UE e da altre regioni; considerando che quasi l'85% delle esportazioni imperniate su operazioni di assemblaggio è

riconducibile ad aziende straniere insediate in Cina;

G. considerando che nel 2010 gli investimenti esteri dell'UE in Cina si sono attestati su 4,9 miliardi di euro, mentre nel medesimo anno gli investimenti esteri cinesi nell'UE sono stati pari a 0,9 miliardi di euro;

H. considerando che le divergenze tra i modelli sociali, economici e democratici dell'UE e della Cina, come pure sotto il profilo demografico e delle rispettive risorse naturali, hanno un ruolo rilevante negli squilibri commerciali tra le due regioni;

I. considerando che la sfida posta dalla Cina è di natura più industriale che commerciale e impone all'Europa l'attuazione di una politica industriale ambiziosa, concepita a livello europeo, dal momento che gli approcci meramente nazionali impediscono una strategia comunitaria coerente nei confronti della Cina;

J. considerando che la delocalizzazione della produzione di numerosi beni di consumo in Cina ha provocato la scomparsa di molti posti di lavoro nell'Unione europea; che tale

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delocalizzazione è stata accompagnata anche da una drastica diminuzione dei prezzi, che ha fatto sì che molti dei suddetti beni di consumo divenissero accessibili per i nuclei familiari dell'UE a basso reddito e che ha contribuito a un contesto di inflazione relativamente bassa;

K. considerando che i partecipanti all'ultima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, svoltasi a Durban, non hanno raggiunto un accordo vincolante e che gli impegni assunti da alcuni paesi circa la riduzione delle proprie emissioni di gas a effetto serra sono insufficienti, data l'urgenza di limitare l'aumento della temperatura a 2°C nel corso del XXI secolo se si vogliono rispettare gli obiettivi in materia di cambiamento climatico;

L. considerando che, in base alle stime, l'economia europea dovrebbe crescere a un ritmo molto più debole di quella cinese, per la quale si prevede una crescita dell'ordine del 9%

nel 2012;

M. considerando che gli squilibri economici interni di cui risentono le economie europee si stanno diffondendo anche all'interno dell'economia cinese, non da ultimo nel settore immobiliare, come evidenziato dalla recente bolla speculativa edilizia;

N. considerando che l'impatto della politica commerciale comune dell'UE è a volte compromesso dagli interessi nazionali divergenti che gli Stati membri coltivano nei confronti della Cina;

O. considerando che i costi sociali dell'attuale crisi economica sono elevati; che l'occupazione nell'Unione europea ha subito una contrazione dell'1,8%, e che, di conseguenza, il 9,6% della popolazione attiva (23 milioni di persone) si ritrova disoccupato, che il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 21 %, che permangono incerte le prospettive di ripresa dei livelli di occupazione e che il 17% dei cittadini dell'Unione rischia di divenire indigente;

P. considerando che, avendo aderito all'OMC nel 2001, la Cina dovrebbe rispettare le regole dell'OMC, liberalizzando i suoi scambi e aprendo il proprio mercato; che sinora, tuttavia, il suo impegno al riguardo non è stato affatto soddisfacente;

Q. considerando che l'adesione della Cina all'Accordo sugli appalti pubblici (AAP) dovrebbe essere facilitata dall'estensione del campo di applicazione delle norme di suddetto accordo mediante la loro revisione, come pattuito il 15 dicembre 2011 nel corso dell'ultima

conferenza ministeriale dell'OMC;

R. considerando che i tentativi delle imprese europee di accedere al mercato cinese si

scontrano con la politica industriale intervenzionista del governo cinese, con l'insufficiente tutela della proprietà intellettuale, con un sistema normativo ambiguo – per quanto

riguarda sia il contenuto delle norme che l'applicazione delle stesse – come pure con altri ostacoli tecnici e non tariffari agli scambi commerciali;

S. considerando che la sottovalutazione dello yuan seguita a creare vantaggi commerciali artificiali per la Cina e che i paesi membri del G20 si sono impegnati a facilitare una maggiore flessibilità dei tassi di cambio;

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T. considerando che nel 2010 sono stati sequestrati alle frontiere esterne dell'UE più di 103 milioni di articoli sospettati di violare i diritti di proprietà intellettuale (DPI), per un valore totale di 1,11 miliardi di euro; che la Cina è il paese d'origine dell'85% di tali articoli; che uno degli elementi centrali della tutela della proprietà intellettuale consiste nella corretta applicazione delle leggi e degli impegni internazionali in essere, ivi compresa la

regolamentazione in materia di sanzioni; che tali merci sono di frequente prodotte in impianti in cui vengono prodotte anche merci regolarmente etichettate, e che la produzione avviene spesso nell'inosservanza dei diritti dei lavoratori e delle norme igieniche e di sicurezza, il che rappresenta un rischio concreto per i consumatori e, nel caso delle sostanze chimiche, anche per l'ambiente;

U. considerando che, in base al suo 12° piano quinquennale – i cui obiettivi sono in parte simili a quelli illustrati nella strategia Europa 2020 –, la Cina dovrebbe sviluppare i settori strategici dell'energia, dell'edilizia e dei trasporti e far fronte a ingenti esigenze nel settore dei servizi, il che potrebbe offrire nuove opportunità di investimento alle imprese europee e favorire una maggiore cooperazione;

Migliorare l'accesso ai mercati

1. chiede alla Commissione di applicare il principio di reciprocità nella politica commerciale comune dell'UE con i paesi sviluppati ed emergenti, come la Cina, per ripristinare una concorrenza equa e garantire condizioni più omogenee;

2. plaude al rafforzamento delle relazioni economiche fra l'Unione europea e la Cina; esorta tanto l'UE quanto la Cina a perseguire relazioni basate sulla cooperazione e su vantaggi reciproci, anziché su una concorrenza e una rivalità accanite;

3. constata che l'economia cinese non soddisfa i criteri dell'economia di mercato definiti dall'OMC; invita la Commissione a cooperare con il governo cinese per eliminare gli ostacoli residui entro il 2016, data in cui l'OMC dovrebbe riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato; insiste sul fatto che tale status dovrebbe essere accordato alla Cina prima di detta data solo se essa avrà rispettato tutti i criteri; chiede che l'UE proceda a una regolare valutazione, sotto forma di relazioni annuali, del rispetto da parte cinese degli obblighi inclusi nel suo protocollo di adesione all'OMC;

4. riconosce che nel prossimo futuro sarà verosimilmente poco probabile che sussistano i presupposti oggettivi affinché la Cina possa essere considerata un'economia di mercato, ma esorta nondimeno la Commissione a presentare al Parlamento europeo, entro la fine del 2012, una proposta che indichi quali misure la Commissione stessa dovrebbe adottare prima che l'UE riconosca alla Cina tale status;

5. deplora l'esistenza di numerose barriere tariffarie e non tariffarie che ostacolano l'accesso al mercato cinese, come pure di talune discriminazioni nei confronti degli operatori stranieri soprattutto nel settore bancario, delle assicurazioni e delle telecomunicazioni, oltre che la complessità della struttura tariffaria e gli ostacoli tecnici agli scambi, come la mancanza di trasparenza delle norme tecniche e delle procedure di valutazione di

conformità nonché del sistema cinese di certificazione obbligatoria (CCC); deplora il fatto che la Cina, contrariamente a quanto previsto dall'accordo OMC sulle sovvenzioni e le misure compensative (ASMC), non notifichi sistematicamente le proprie sovvenzioni

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specifiche;

6. ricorda che la Cina si assicura vantaggi commerciali considerevoli rispetto all'UE

attraverso sovvenzioni statali mirate sulla base delle costruzioni giuridiche più disparate;

sollecita urgentemente la Cina ad adeguare i propri programmi in materia di sovvenzioni pubbliche alle pertinenti norme dell'OMC; esorta inoltre la Commissione a procedere quanto prima alla riforma del regolamento antisovvenzioni affinché l'UE possa rispondere efficacemente alle notevoli sfide poste dalla Cina;

7. rileva che la Cina deplora l'esistenza di ostacoli commerciali in materia di accesso al mercato europeo, come le importanti sovvenzioni che l'UE eroga agli agricoltori europei, il complicato sistema dei dazi agricoli, gli ostacoli tecnici agli scambi, nonché le barriere agli investimenti di paesi terzi introdotte in taluni Stati membri;

8. esprime preoccupazione per l'inaffidabilità del sistema giudiziario, che non è in grado di far rispettare gli obblighi contrattuali, e per l'assenza di trasparenza e uniformità

nell'applicare il regime che disciplina gli investimenti;

9. è preoccupato per l'assenza di prevedibilità e di pubblicità delle regole e delle norme tecniche applicabili ai prodotti, segnatamente in materia di certificazione, il che è fonte di notevoli ostacoli commerciali per le imprese che esportano in Cina;

10. esorta la Cina a recepire le norme internazionali in materia di prodotti e servizi al fine di promuovere maggiormente i propri scambi con gli altri paesi; accoglie con favore l'accresciuta partecipazione della Cina negli organismi internazionali preposti alla definizione delle norme e ritiene che debba essere incoraggiata attraverso la

partecipazione dell'UE, su una base di reciprocità, negli enti di normalizzazione cinesi;

evidenzia l'importanza di garantire che le merci importate dalla Cina rispettino le norme europee in materia di prodotti alimentari e non;

11. guarda con preoccupazione al fatto che le imprese straniere hanno difficoltà ad accedere agli appalti pubblici cinesi, il che contrasta con la garanzia dell'accesso alle gare d'appalto pubbliche europee; è preoccupato per le possibili condizioni di concorrenza sleale, dal momento che aiuti di Stato mascherati consentono in particolare alle imprese cinesi di presentare offerte di gran lunga più vantaggiose di quelle dei loro concorrenti europei;

valuta positivamente la revisione dell'accordo sugli appalti pubblici (AAP) e l'ampliamento del suo ambito d'applicazione, decisi il 15 dicembre 2011 nel corso

dell'ultima conferenza ministeriale dell'OMC, così come gli impegni assunti dalla Cina in tale occasione, che restano tuttavia ancora insufficienti; incoraggia di conseguenza la Cina a proporre che la sua adesione all'AAP avvenga a condizioni comparabili a quelle delle altre parti dell'accordo, coerentemente con gli impegni assunti da parte cinese nel protocollo di adesione all'OMC; invita la Commissione a elaborare rapidamente, se possibile nel 2012, uno strumento europeo volto a garantire reciprocità per quanto riguarda l'apertura dei mercati degli appalti pubblici; ritiene altresì fondamentale

rafforzare gli strumenti intesi ad incoraggiare, coordinare e sostenere l'accesso delle PMI europee a un mercato prioritario quale quello cinese;

12. nota che i crediti all'esportazione concessi dalle autorità e dalle banche cinesi favoriscono le distorsioni commerciali; invita pertanto la Cina a conformarsi alle linee guida

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dell'accordo dell'OCSE sui crediti all'esportazione che beneficiano di un sostegno pubblico; invita la Commissione a sostenere gli sforzi dell'OCSE volti a ottenere la partecipazione della Cina a tale accordo; incoraggia altresì la Cina a divenire parte firmataria della convenzione dell'OCSE sulla lotta contro la corruzione;

13. ricorda che la principale forma autorizzata di insediamento di imprese straniere in Cina è la joint venture, dispositivo molto vincolante e troppo spesso associato a trasferimenti di tecnologie strategiche che possono favorire lo sviluppo concorrenziale della Cina a danno dell'industria europea in settori in cui l'UE è all'avanguardia; è convinto che una maggiore apertura della Cina circa il meccanismo della joint venture, accompagnata da una miglior tutela dei diritti di proprietà intellettuale (DPI), apporterà vantaggi a entrambe le parti e favorirà un maggiore accesso delle imprese europee al mercato cinese;

14. invita l'UE a ricorrere in caso di bisogno, qualora la Cina adotti pratiche commerciali sleali, a strumenti di difesa commerciale conformi alle regole dell'OMC, vale a dire le misure antidumping, antisovvenzione e di salvaguardia, nonché ad avvalersi

maggiormente del meccanismo di risoluzione delle controversie dell'OMC, al fine di assicurare parità di condizioni per gli scambi UE-Cina; esprime preoccupazione per il crescente ricorso, da parte cinese, a misure anti-dumping nei confronti delle esportazioni europee, così come al dumping dei prezzi e agli aiuti di stato; invita pertanto la Cina a garantire che le sue misure antidumping siano conformi alle regole dell'OMC;

Difendere gli interessi delle industrie europee

15. deplora l'insufficiente protezione dei DPI in Cina e la mancanza di mezzi concreti a disposizione delle imprese europee, in particolare le PMI, per lottare efficacemente contro le violazioni dei DPI; plaude alla decisione della Commissione di proporre una revisione della direttiva sull'applicazione dei DPI; invita la Commissione e gli Stati membri a difendere più efficacemente i DPI in seno a tutte le organizzazioni multilaterali cui la Cina aderisce (OMC, Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI)); auspica che la Cina continui a recepire nella propria legislazione nazionale il diritto internazionale in vigore in materia di protezione dei DPI, e in particolare di lotta alla contraffazione e alla pirateria, e sollecita le autorità cinesi a garantirne l'applicazione, segnatamente a livello regionale; deplora che la Cina non abbia preso parte ai negoziati dell'Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA); invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare la cooperazione doganale nell'UE e con i paesi terzi, in particolare con la Cina, relativamente al sequestro delle merci contraffatte e a semplificare le procedure doganali; invita la Commissione e gli Stati membri a

cooperare più strettamente con i paesi terzi sulle questioni inerenti i diritti d'autore e sulle licenze;

16. è convinto che una miglior tutela dei diritti di proprietà intellettuale e un'applicazione efficace delle regole inerenti agli stessi in Cina costituirebbero un forte incentivo per gli investitori dell'Unione europea e di altre regioni a investire in tale paese, condividere nuove competenze tecnologiche e modernizzare le tecnologie esistenti;

17. nota che la Cina produce il 97% delle terre rare utilizzate nel mondo e la invita a garantire ai suoi partner commerciali metodi di produzione sostenibili e un accesso equo al mercato;

invita la Commissione a prestare particolare attenzione a qualsiasi eventuale restrizione da

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parte cinese quanto all'esportazione delle sue materie prime; ricorda in tale contesto che il 5 luglio 2011 la Cina è stata condannata dall'OMC per aver introdotto restrizioni

all'esportazione di talune materie prime e che tale condanna è stata confermata in appello;

invita la Commissione a sviluppare una strategia europea per una corretta gestione delle materie prime che passi attraverso l'aumento dell'efficienza energetica, il riciclaggio, un'utilizzazione più efficiente delle risorse e lo sviluppo della cooperazione industriale nei settori promettenti e innovativi dell'economia verde; auspica negoziati volti all'adozione di norme e principi condivisi riguardo al commercio delle materie prime, per stabilire in questo modo un quadro di riferimento per il ricorso alle restrizioni alle esportazioni nell'ambito OMC così come del G20, dal momento che tale problematica interessa innanzitutto i paesi industrializzati e la Cina;

18. invita la Commissione a negoziare un accordo di investimento UE-Cina ambizioso ed equilibrato, volto a creare un ambiente più favorevole per gli investitori europei in Cina nonché a garantire trasparenza in fatto di governance delle imprese cinesi che investono nell'UE, aumentando nel contempo il livello dei reciproci flussi di capitali; invita il Consiglio a elaborare il mandato negoziale per un futuro accordo di investimento con la Cina tenendo pienamente conto delle valutazioni e posizioni espresse dal Parlamento nella sua risoluzione del 6 aprile 2011 sulla futura politica europea in materia di investimenti internazionali;

19. plaude all'inaugurazione, nel novembre 2010 a Pechino, del centro dell'Unione europea per le piccole e medie imprese (centro UE per le PMI), che ha aperto i battenti alle PMI nel marzo 2011 e offre competenze per aiutare le PMI europee a superare i problemi che incontrano operando sul mercato cinese, in particolare nelle prime fasi di sviluppo

dell'attività; valuta altresì positivamente il fatto che il centro svolga attività di prospezione economica per individuare i settori che, in Cina, presentano opportunità per le PMI

dell'Unione europea e le assista nel districarsi nel contesto normativo cinese;

20. sottolinea l'importanza della cooperazione tra imprese e dell'instaurazione di partenariati tra università cinesi e aziende dell'UE per promuovere l'innovazione in Cina; rammenta i benefici offerti dalla banca dati dell'UE sull'accesso ai mercati, dalla quale le imprese UE possono reperire informazioni sulle condizioni di accesso ai mercati, come i dazi

all'importazione, le specifiche dei prodotti, le barriere commerciali, le formalità e la documentazione e le statistiche; esprime compiacimento per l'attività della Camera di commercio europea in Cina;

21. ritiene che l'istituzione, da parte della Commissione, di un meccanismo di scambio di informazioni sugli accordi intergovernativi fra Stati membri e paesi terzi relativamente agli scambi commerciali con la Cina agevolerà un approccio coerente verso tale paese;

Ridurre la concorrenza monetaria

22. ricorda che la Cina detiene debito sovrano di Stati membri della zona euro; sottolinea che ciò ha assunto una dimensione politica nuova alla luce dei gravi problemi di

indebitamento sopravvenuti nella zona euro; invita la Commissione ad avviare una riflessione con la Banca centrale europea (BCE) e gli Stati membri per quanto riguarda la creazione di un sistema coordinato per individuare i detentori di debito sovrano pubblici e privati; è preoccupato che la capacità negoziale dell'UE nei negoziati commerciali con la

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Cina risulti minata per via del contributo che tale paese sta dando alla stabilizzazione finanziaria dell'eurozona;

23. sottolinea che la supposta sottovalutazione e la non convertibilità dello yuan potrebbero arrecare un vantaggio concorrenziale sleale alle esportazioni cinesi, dal momento che la Cina detiene un terzo delle riserve mondiali di valuta; chiede un rafforzamento della regolamentazione finanziaria internazionale applicabile ai paesi del G20 – e del

coordinamento macroeconomico tra gli stessi –, dal momento che la stabilità economica e il commercio mondiale sarebbero altrimenti in pericolo; invita la Cina a permettere che lo yuan si rivaluti e raggiunga un tasso di cambio appropriato; ricorda che, come previsto dai trattati europei, in caso di squilibri monetari mondiali insostenibili l'UE può dotarsi di una politica dei cambi;

24. invita la Commissione a esortare la Cina alla liberalizzazione delle proprie partite correnti;

chiede alla Commissione di dimostrare in che modo il regime di tasso di cambio fisso danneggia la competitività dell'UE e di prendere in considerazione, sulla base dei dati raccolti, opportune priorità d'intervento;

Verso un nuovo quadro istituzionale per le relazioni commerciali UE-Cina

25. invita gli Stati membri a garantire, attraverso opportuni meccanismi di controllo, che le imprese straniere attive nell'UE rispettino la totalità delle leggi vigenti nel mercato unico, ivi comprese le norme sociali e ambientali, assicurino la protezione dei brevetti e

contribuiscano agli sforzi intesi a promuovere la stabilità dell'occupazione allorché

acquistano imprese europee o istituiscono filiali nell'UE; invita la Commissione e gli Stati membri a creare un organismo incaricato di valutare ex ante gli investimenti strategici stranieri sul modello della commissione CFIUS negli Stati Uniti, onde avere una visione chiara delle imprese che operano e investono nel territorio dell'Unione, nonché a riferire in merito al Parlamento con cadenza regolare;

26. chiede che l'UE si attivi in tutte le organizzazioni internazionali pertinenti, come l'OMS, l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e le Nazioni Unite (ONU), per

promuovere un processo di riforma orientato all'inclusione di norme vincolanti di carattere sociale, ambientale e sanitario nelle regole in materia di organizzazione del commercio dell'OMC;

27. deplora il quadro istituzionale per le relazioni commerciali UE-Cina, che è frammentato e privo di coordinamento; invita la Commissione a procedere urgentemente alla revisione della struttura organizzativa delle relazioni bilaterali per tendere a un miglior

coordinamento e per sopprimere le ridondanze a livello degli innumerevoli gruppi di lavoro, organi di dialogo e altri organismi formali e informali attivi in questo settore;

invita gli Stati membri, le singole regioni e le amministrazioni comunali a coordinare meglio le proprie politiche concernenti la Cina e ad adottare misure urgenti per

raggiungere un consenso operativo che favorisca la realizzazione degli obiettivi comuni dell'UE;

28. invita l'UE a sviluppare una strategia per evitare i trasferimenti forzati di tecnologia;

auspica a tale riguardo che venga rapidamente conclusa la procedura di cooperazione rafforzata in materia di brevetto comunitario;

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29. esige che tutte le merci in circolazione sul mercato interno rispettino rigorosamente le regole e le norme europee e chiede alla Commissione di proporre rapidamente uno scenario conforme alle regole dell'OMC per l'introduzione progressiva di un meccanismo di condizionalità per gli scambi commerciali e/o di una serie di misure di aggiustamento alle frontiere per le merci provenienti dai paesi terzi che non rispetteranno tali norme;

Valutare il ruolo globale della Cina

30. sottolinea l'influsso crescente della Cina sulla scena commerciale internazionale; invita pertanto l'UE a mantenere un atteggiamento vigile per quanto concerne l'impatto politico, economico, sociale e ambientale degli investimenti crescenti della Cina nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in America latina e in Africa;

31. ribadisce la necessità che gli investimenti cinesi in America latina e in Africa, specialmente nelle zone economiche speciali (ZES), contribuiscano allo sviluppo

economico dei paesi interessati e alla nascita di catene di produzione locali con l'impiego di manodopera locale;

32. esprime inquietudine per il fatto che alcune aziende europee investono in Cina soprattutto per via dei bassi costi di produzione, che derivano dal minor rigore delle norme sociali, ambientali e sui diritti umani; raccomanda vivamente che la Commissione e gli Stati membri promuovano l'applicazione di prassi efficaci in tema di responsabilità sociale d'impresa (RSI) da parte delle aziende europee in Cina e incoraggino la diffusione e la pubblicità delle migliori prassi in fatto di iniziative concernenti la responsabilità sociale d'impresa; chiede inoltre che la Commissione valuti in quale modo potrebbero essere inserite disposizioni in materia di RSI nel futuro accordo di investimento UE-Cina;

33. è del parere che considerare l'attività della Cina nei paesi in via di sviluppo come una forma di concorrenza sleale e ricercare una risposta conflittuale risulterà improduttivo, soprattutto per gli stessi paesi in via di sviluppo; sottolinea che, nell'interesse dei paesi in via di sviluppo, oltre che di una più ampia concorrenza e della crescita globale, le imprese e gli attori dell'UE che intendono competere con la Cina nell'ambito delle relazioni

commerciali ed economiche con i paesi in via di sviluppo dovrebbero adoperarsi per proporre offerte più allettanti in termini di sostenibilità e vantaggi a lungo termine, anche per quanto concerne gli aspetti ambientali e sociali e quelli riguardanti i diritti umani e la governance;

34. ricorda che la Cina si colloca al primo posto a livello mondiale in termini di emissioni di gas a effetto serra; chiede che l'UE proponga in seno alle organizzazioni internazionali di integrare nella discussione relativa al commercio internazionale gli aspetti ecologici e gli obiettivi in materia di cambiamento climatico; ritiene che la forza economica della Cina e la sua capacità di promuovere l'innovazione tecnologica andrebbero utilizzate a sostegno della lotta mondiale contro il cambiamenti climatici;

35. ritiene che gli sforzi compiuti dalle autorità cinesi per quanto riguarda taluni diritti basilari in Cina, specialmente i diritti sociali e di tutela dei lavoratori, non siano sufficienti; esorta di conseguenza l'UE e la Cina a sviluppare un dialogo strategico più stretto e responsabile fondato sulla comprensione reciproca;

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Rafforzare l'UE per far fronte alla concorrenza globale

36. invita l'UE a sviluppare un'ambiziosa politica industriale comune fondata sulla ricerca e l'innovazione che fruisca di meccanismi di finanziamento innovativi come i project bond e che promuova lo sviluppo delle PMI, soprattutto attraverso l'accesso agli appalti pubblici, al fine di mantenere la propria competitività di fronte ai nuovi grandi attori dell'industria e della ricerca; chiede all'UE di valorizzare la produzione europea fornendo ai consumatori informazioni migliori, in particolare mediante l'approvazione del regolamento "Made In"

sull'indicazione del paese di origine dei prodotti importati nell'UE;

37. esorta l'UE a rafforzare la propria governance economica, di bilancio, fiscale e politica per divenire un interlocutore credibile e di peso sulla scena internazionale; invita il Consiglio e la Commissione a parlare all'unisono onde evitare che partenariati e accordi bilaterali indeboliscano la posizione dell'UE; esorta la Commissione a operare in stretta

collaborazione con gli Stati membri nella definizione delle rispettive politiche

commerciali e delle loro strategie nei confronti della Cina; esorta l'UE a porre in essere una strategia di lungo termine nei confronti della Cina assicurando il coordinamento operativo tanto tra le istituzioni dell'UE quanto tra l'Unione stessa e gli Stati membri;

38. sottolinea la necessità di adottare un approccio equilibrato nei confronti della Cina; invita la Commissione e gli Stati membri ad avviare un'ampia cooperazione con la Cina in settori comuni di ricerca, quali la sicurezza dei prodotti e la salute umana, e a istituire ulteriori scambi in campo scientifico, tecnologico e culturale;

39. osserva che molti dei problemi commerciali con la Cina riguardano la qualità della

normativa e la relativa attuazione in diversi ambiti politici, tra cui la politica industriale, la politica ambientale, le misure in caso di crisi, la stabilità finanziaria e la protezione dei consumatori; invita a risolvere tali questioni attraverso il potenziamento della

cooperazione bilaterale o il ricorso alla risoluzione delle controversie in ambito OMC;

40. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

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MOTIVAZIONE

Alla vigilia dell'apertura del G20, il 1° novembre 2011, Hu Jintao, presidente della

Repubblica popolare cinese, dichiarava che « la Cina intende, di concerto con l'Europa […], costruire un partenariato da pari a pari basato sul mutuo rispetto, l'amicizia e la fiducia reciproche, un partenariato di cooperazione contraddistinto dai reciproci vantaggi, da una situazione di vincente-vincente e dallo sviluppo comune […] ». Tale dichiarazione veniva a sottolineare, in piena crisi del debito pubblico europeo, che l'economia della Cina non potrà dichiararsi a lungo soddisfatta da una caduta della crescita dell'Europa.

In sostanza la Cina afferma di aver bisogno della crescita dei suoi partner commerciali per nutrire il proprio sviluppo economico e gli scambi interni che esso implica, soprattutto in termini di consumo interno e di innalzamento del livello di vita della sua popolazione.

Unvoluzione strutturale, questa, fissata dal 12° piano quinquennale cinese (2011-2015) che pone l'accento sul riequilibrio della crescita cinese attraverso un incremento del consumo interno e lo sviluppo sostenibile.

Si tratta di un cambiamento di modello, a fronte di nuove opportunità per l'economia europea, ma a condizione che tali obiettivi siano accompagnati da decisioni forti da parte delle autorità cinesi in materia di accesso al mercato, di controllo degli investimenti esteri, di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e di rimozione delle barriere tecniche al commercio. Altrettanti ostacoli questi che, se soppressi, assicurerebbero un riequilibrio degli scambi commerciali e di conseguenza un rilancio della crescita per l'economia europea. L'Europa infatti ha bisogno della Cina e la Cina ha bisogno dell'Europa.

E' quindi in questo spirito che deve aprirsi una nuova fase delle relazioni commerciali UE- Cina basata su un partenariato da pari a pari contraddistinto dai mutui svantaggi e dallo sviluppo comune: una reciprocità che gli europei rivendicano da lunga data.

Sostenuta da una crescita di quasi il 10% l'anno negli ultimi 30 anni, l'economia cinese, rivolta essenzialmente verso l'esportazione, ha beneficiato dell'apertura degli scambi commerciali. La Cina diventerà verso la metà del secolo l'economia più potente al mondo.

Da parte sua l'UE – prima potenza commerciale e prima destinataria delle esportazioni cinesi – ha visto aggravarsi il suo deficit commerciale che è passato da 49 miliardi di euro del 2000 a 168,8 miliardi di euro nel 2010, accusando allo stesso tempo una debole crescita che è stata propizia ad un aumento del deficit di bilancio della maggior parte dei suoi Stati membri.

Sussiste quindi chiaramente uno squilibrio di cui occorre analizzare le cause e suggerire le vie e gli strumenti atti a colmarlo nell'ambito di un partenariato rinnovato basantesi sui principi di reciprocità e di equa concorrenza.

I F

ATTORI DI SQUILIBRIO

Le imprese europee non possono oggi investire in Cina in condizioni analoghe a quelle che sorreggono gli investimenti cinesi in Europa.

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Barriere commerciali all'accesso ai mercati cinesi

Nonostante i progressi compiuti da Pechino per ridurre le barriere commerciali che ostacolano l'accesso ai suoi mercati, numerosi sono gli ostacoli tuttora esistenti, come testimonia l'ultima relazione della Camera di commercio UE in Cina: il 43% dei dirigenti di imprese europee impiantatesi in Cina ritiene discriminatorie le misure adottate da Pechino nel 2011 contro un 33% nel 2010. Tale relazione precisa altresì che « misure recenti che limitano ancora di più l'apertura del mercato sollevano questioni circa la volontà di creare opportunità durevoli per tutti gli attori del mercato».

Sussistono altre barriere commerciali come la concessione di sovvenzioni e di crediti all'esportazione in taluni settori, l'esigenza di certificazioni nazionali o la mancanza di trasparenza delle norme.

Accesso limitato agli appalti pubblici cinesi

La partecipazione delle imprese europee agli appalti pubblici cinesi è fuori portata. Al di là dei problemi connessi all'esistenza di complesse regolamentazioni, i volumi e i settori degli appalti pubblici restano ristretti e la mancanza di trasparenza e di concorrenza nonché standard non conformi alle regole internazionali costituiscono fattori di esclusione per le imprese europee.

Trasferimenti di tecnologia e protezione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) La maggior parte delle imprese che vogliono effettuare investimenti in Cina sono imprese di alta tecnologia. Orbene, il meccanismo cinese della joint venture impedisce agli investitori stranieri di diventare azionisti di maggioranza in settori come quelli dell'automobile o delle telecomunicazioni.

Inoltre, la scarsa protezione della proprietà intellettuale in Cina – che non partecipa ai negoziati ACTA – dissuade sempre di più gli investitori europei. Giova a tal fine ricordare che la crescita delle esportazioni cinesi va di pari passo con l'aumento della mole di merce contraffatta sequestrata alle frontiere esterne dell'UE. Nel 2010 l'85% delle merci che

violavano i diritti di proprietà intellettuale sequestrata dalle dogane europee provenivano dalla Cina.

Materie prime

La politica cinese nel settore delle materie prime, in particolare in quello delle terre rare che sono importanti per i settori europei di punta, suscita sempre maggiori tensioni. La Cina che concentra il 97% della produzione mondiale ha instaurato restrizioni all‘esportazione

ufficialmente per privilegiare la propria domanda interna. Talune pratiche cinesi riguardo ad altre materie prime sono peraltro già state contestate davanti all'organo di risoluzione delle controversie dell'OMC che ha dato torto alla Cina nel luglio 2011.

Questione della valuta

Mentre gli Stati Uniti e l'Europa, i due grandi partner della Cina, dispongono di valute

«fluttuanti», la sottovalutazione e la non convertibilità dello yuan, che equivale a un dumping

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monetario di ampiezza senza pari pone una questione cruciale. Questa sottovalutazione ha consentito alla Cina di accumulare circa 3200 miliardi di dollari di riserve di cambio e di sviluppare i propri investimenti in Europa per acquisire tecnologie di punta, ma anche acquistare parte dei debiti sovrani di taluni paesi europei senza che noi sappiamo quanti ne detenga – il che è anche vero per gli investimenti – in mancanza di strumenti capaci di misurarli.

Ma la Cina ha anche recriminazioni da avanzare nei nostri confronti. Il complesso sistema dei dazi doganali agricoli e della sovvenzione della PAC, gli ostacoli tecnici al commercio o financo restrizioni agli investimenti esteri da parte degli Stati membri dell'UE … La presente relazione dà delle indicazioni sull'azione che l'UE deve porre in essere in materia di

investimenti cinesi sul proprio territorio nel rispetto del quadro dell'OMC. Essa ribadisce soprattutto la necessità di elaborare una politica economica industriale europea che consenta all'UE di commerciare equamente con la Cina escludendo qualsiasi forma di protezionismo.

II. N

UOVO PARTENARIATO INCENTRATO SULLA RECIPROCITÀ

A questa necessaria prima fase di apertura delle nostre rispettive frontiere, che fa seguito a decenni di guerra fredda, deve succedere un partenariato in condizioni di «vincitore- vincitore» che è tanto più giustificato in quanto la Cina ha ampiamente beneficiato della libertà degli scambi. L'equilibrio da cercare è un'esigenza in quanto, nella crisi attraversata oggi dall'Europa, le opinioni pubbliche non sono insensibili ad accuse che mettono in causa la Cina considerata come causa di tutti i nostri mali.

La filosofia dell'Europa è quella di non chiudersi né aprirsi completamente. Questi due atteggiamenti sono contrari allo spirito comunitario, all'interesse dell'Europa e degli europei che difendono una visione regolamentata, equilibrata e multilaterale delle relazioni

internazionali. L'approccio dell'Europa è quello di costruire partenariati basati sulla sincerità e la reciprocità, che siano altrettanti fattori di allentamento delle tensioni e di crescita condivisa.

Accesso ai mercati e concorrenza internazionale equi

L'accesso delle imprese europee al mercato cinese deve avvenire alle stesse condizioni in cui avviene l'accesso delle imprese cinesi nel mercato europeo. L'adesione della Cina all'accordo pluriennale sugli appalti pubblici è urgente al pari della conversione delle norme degli standard cinesi alle norme internazionali, all'elaborazione di standard comuni nei settori in crescita e allo smantellamento delle protezioni all'accesso al mercato cinese quale il regime delle licenze, gli aiuti diretti e le barriere alle commesse pubbliche. Abbiamo altresì bisogno che l'UE sviluppi una strategia per evitare trasferimenti forzati di tecnologia. In pari tempo va altresì rapidamente regolamentata la questione della procedura di cooperazione rafforzata in materia di brevetto comunitario.

E' anche indispensabile riflettere a una riforma dell'OMC per includere il rispetto di norme sociali, sanitarie e ambientali comuni elaborate congiuntamente con l'OIL, l'OMS e l'ONU. In questo futuro quadro assai esigente dovrà essere posta sul tappeto l'introduzione progressiva di una condizionalità degli scambi. Infine altra questione sensibile è lo status dell'economia di mercato della Cina: La Commissione dovrebbe porsi come obiettivo quello di accompagnare il governo cinese nei suoi sforzi per rimuovere gli ostacoli attuali.

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Nuovi strumenti in grado di dare maggiore trasparenza

Contrariamente agli Stati Uniti l'UE non conosce con precisione i tassi di penetrazione della Cina nell'economia degli Stati membri, che si tratti di investimenti o di acquisto di titoli di debito pubblico. Tale ignoranza è ovviamente pregiudizievole all'interesse europeo e tale da alimentare ogni tipo di fantasmi. L'UE deve dotarsi di strumenti di misurazione sul modello del Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS) per avere contezza dei detentori esteri di debito pubblico. L'UE dovrebbe altresì pubblicare una relazione annuale sul rispetto da parte cinese degli obblighi previsti nel suo protocollo di accesso all'OMC e

utilizzare meglio gli strumenti di difesa commerciale a sua disposizione.

La sottovalutazione dello yuan e la sua non convertibilità nuocciono alla trasparenza e alla sincerità degli scambi. L'UE deve quindi insistere presso le autorità cinesi incoraggiandole a proseguire gli sforzi già intrapresi. Non dimentichiamo che in virtù dei trattati europei l'UE può, in caso di squilibri monetari mondiali insostenibili, dotarsi di una politica di cambio.

Nuovo quadro per le relazioni UE-Cina

Le relazioni commerciali UE-Cina sono considerevolmente evolute in 30 anni al pari

dell'influenza crescente della Cina sulla scena internazionale. E' quindi necessario che l'UE e la Cina aggiornino le condizioni del loro accordo di cooperazione del 1985. Se la Cina non può ancora essere considerata un'economia di mercato, occorre nondimeno integrare in tale accordo norme più vincolanti in materia di importazioni ed esportazioni dei prodotti.

Il nuovo accordo sull'investimento dovrebbe tener conto della necessità di accesso senza restrizione agli appalti pubblici cinesi alle stesse condizioni di quanto avviene in Europa.

L'UE dovrà d'altra parte restare vigile quanto all'impatto economico, sociale e ambientale degli investimenti crescenti della Cina nei paesi in via di sviluppo e soprattutto in Africa.

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Urge per l'UE predisporre una politica concertata di reindustrializzazione nonché una politica di ricerca e d'innovazione all'altezza delle nuove sfide mondiali. Da questo punto di vista sarebbe utile ad esempio che l'UE incoraggiasse l'acquisto dei prodotti europei.

E' inutile insistere sull'esigenza assoluta di un miglior coordinamento degli Stati membri affinché le loro relazioni bilaterali con la Cina non vengano a indebolire la posizione dell'UE nei confronti di essa.

Un'esigenza di un miglior coordinamento che vada al di là delle sole questioni commerciali.

Si tratta per noi non solo di difendere il modello di un'economia sociale di mercato, aperta ma esigente in materia di reciprocità e protettrice degli interessi degli europei, ma anche di promuovere e difendere la nostra concezione dello sviluppo, della democrazia e dei diritti dell'uomo. Perché noi crediamo che il progresso sociale e economico è interamente connesso all'instaurazione di istituzioni democratiche.

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8.12.2011

PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO

destinato alla commissione per il commercio internazionale

su UE-Cina: uno squilibrio commerciale?

(2010/2301(INI))

Relatore per parere: Jan Zahradil

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per il commercio internazionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A. considerando che la Cina è diventata un'economia emergente, grazie a un tasso di crescita a due cifre dal 1999, e che dal febbraio 2011 è la seconda economia più grande al mondo;

che nel contempo deve però far fronte ai problemi tipici di un paese in via di sviluppo, soprattutto nelle province interne;

B. considerando che alla Cina è stata destinata una cifra indicativa pari a 224 milioni di EUR a titolo di assistenza allo sviluppo per il periodo 2007-2013; che nel marzo 2011 la

Commissione ha annunciato il secondo progetto quinquennale commerciale UE-Cina, con conseguente assegnazione alla Cina di 20 milioni di EUR di aiuti dell'UE collegati al commercio;

C. considerando che dal 1990 la crescita economica in Cina ha consentito a mezzo miliardo di persone di uscire dalla povertà; che tuttavia una larga parte dei lavoratori migranti che risiedono nelle città e gli abitanti delle zone rurali vivono tuttora in condizioni di povertà e che, secondo la Banca mondiale, vi sono ancora 207 milioni di cinesi che vivono al di sotto della soglia di povertà;

D. considerando che l'ascesa della Cina come attore per lo sviluppo in Africa è uno degli aspetti più sorprendenti degli ultimi dieci anni;

E. considerando che le relazioni della Cina con i paesi africani sono state condizionate, ad esempio, dall'esigenza di ottenere risorse energetiche a sostegno del proprio sviluppo economico;

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F. considerando che vi sono differenze importanti tra la cooperazione allo sviluppo

dell'OCSE-DAC e la cooperazione allo sviluppo della Cina; che il programma cinese di prestiti agevolati, erogati tramite la banca cinese Eximbank, è una componente importante delle relazioni estere della Cina e che i prestiti agevolati sono considerati al pari di aiuti vincolati;

G. considerando che le zone economiche speciali della Cina in Africa hanno l'obiettivo di creare un ambiente favorevole per le piccole e medie imprese cinesi che decidono di operare all'estero; che, secondo la Banca africana di sviluppo, le zone economiche speciali gestite dalla Cina nell'Africa subsahariana hanno ottenuto, finora, risultati modesti in termini di investimenti ed effetti limitati sulla creazione di posti di lavoro e

sull'integrazione con l'economia locale;

H. considerando che il protocollo di adesione della Cina è un caso unico in quanto comprende una serie di impegni speciali applicabili esclusivamente alla Cina, che

assumono la forma di "impegni OMC-plus" (come nel caso delle tasse sulle esportazioni) e di "diritti OMC-minus", i quali consentono ai membri dell'OMC di adottare misure protezionistiche contro le esportazioni cinesi che si discostano dalle regole generali dell'OMC;

I. considerando che la Cina necessita di accedere alla tecnologia di fascia alta e alle reti di distribuzione nella prossima fase del suo sviluppo economico, che si baserà

sull'innovazione, sul commercio interno e sul consumo interno;

J. considerando che la rapida crescita economica della Cina è avvenuta in parte a spese dei diritti umani e si basa parzialmente sul lavoro forzato e sul lavoro infantile;

K. considerando che la Cina, non essendo membro dell'OCSE, non è obbligata a rispettare le regole di tale organizzazione che limitano gli aiuti vincolati, regolamentano le prassi relative al credito, impongono – da una parte – periodi di rimborso massimi e – dall'altra – una classificazione del rischio per paese e tassi di interesse minimi, richiedono lo scambio di informazioni e impongono norme sociali, ambientali e di governance per le attività di finanziamento;

L. considerando che la Cina è il secondo maggior partner commerciale dell'Unione europea;

M. considerando che negli ultimi decenni la Cina ha realizzato importanti progressi sociali;

che un siffatto miglioramento della qualità della vita per una popolazione così numerosa in un periodo così breve non ha precedenti nella storia, in quanto la riduzione della povertà ha beneficiato oltre 350 milioni di persone;

N. considerando che le attività di finanziamento delle esportazioni cinesi hanno consentito alla Cina di aumentare la sua presenza in numerosi paesi in via di sviluppo, segnatamente in Africa;

O. considerando che l'UE presenta un deficit strutturale con la Cina negli scambi di merci dal 1997, il che richiede all'Unione di porre in essere un nuovo quadro strategico per la cooperazione con la Cina;

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P. considerando che il consolidamento delle relazioni economiche con la Cina comporta notevoli benefici potenziali per i paesi in via di sviluppo, soprattutto in termini di sviluppo delle infrastrutture;

Q. considerando, tuttavia, che le attività di finanziamento dei crediti alle esportazioni cinesi nei paesi in via di sviluppo rappresentano potenziali minacce per questi ultimi in termini di gestione delle risorse naturali, sostenibilità del debito, miglioramenti della governance nonché occupazione e produttività locali;

R. considerando che la partecipazione della Cina a un sistema internazionale di scambi commerciali fondato sull'apertura e la trasparenza è essenziale al fine di garantire la prosperità e sostenibilità internazionali;

1. è convinto che la forte crescita degli scambi commerciali tra tutti gli Stati membri dell'UE e la Cina rappresenti un cruciale strumento di sviluppo sia per l'UE che per la Cina, dato che il libero scambio è uno dei più efficaci propulsori della crescita economica, della lotta contro la povertà e della creazione di ricchezza; è del parere che il carattere unico

dell'impegno della Cina nei confronti dell'OMC, il quale impedisce alla Cina di richiedere il "trattamento speciale e differenziato" concesso ad altri paesi in via di sviluppo, sollevi questioni di coerenza e uniformità; invita pertanto la Commissione a valutare la coerenza e l'uniformità della propria politica commerciale nei confronti della Cina alla luce della politica di sviluppo per l'Africa;

2. sottolinea il grande potenziale insito nell'accesso reciproco al mercato e nella

liberalizzazione e nell'approfondimento degli scambi commerciali e della cooperazione nel settore degli investimenti tra l'Europa e la Cina; sottolinea tuttavia che, come requisito preliminare, occorrerebbe garantire la parità di condizioni di concorrenza, la reciprocità dell'accesso e la chiara regolamentazione del mercato, soprattutto per quanto concerne l'investimento diretto estero e la protezione dei diritti di proprietà intellettuali;

3. osserva che il fondo di sviluppo Cina-Africa sostiene l'istituzione di speciali zone economiche di trasformazione cinesi in Africa; condivide il punto di vista della Banca africana di sviluppo, che sostiene la necessità di integrare gli investimenti cinesi nelle filiere produttive locali per assicurare che queste zone promuovano efficacemente l'industrializzazione, il che implica, ad esempio, il rafforzamento delle disposizioni giuridiche e regolamentari, comprese le tutele sociali e ambientali, nonché il

miglioramento dell'accesso delle imprese e dei lavoratori locali alle zone in questione, per garantire il collegamento con l'economia locale;

4. è del parere che gli scambi commerciali debbano promuovere i diritti umani a livello globale e che tutti i partner commerciali dell'UE debbano rispettare le convenzioni dell'OIL, in particolare la convenzione contro il lavoro forzato, il che significa che i prodotti ottenuti in campi di prigionia e di lavoro (Lao Gai) non devono essere ammessi nel mercato dell'Unione;

5. invita l'UE a migliorare la propria efficacia nell'ambito degli scambi commerciali con la Cina, attraverso una migliore organizzazione istituzionale e la definizione di una

posizione coerente tra gli Stati membri nei confronti della Cina;

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6. osserva che la crescita della Cina e la sua capacità di passare, in trent'anni, da paese

sottosviluppato a potenza mondiale emergente ha contribuito a fare della Cina una fonte di scambi e di finanziamenti alternativa rispetto ai partner tradizionali dell'Africa;

7. è consapevole che l'impatto della Cina sull'Africa varia in funzione delle dimensioni, delle strutture economiche e della qualità della governance e delle istituzioni delle economie africane; reputa necessario approfondire la valutazione dell'impatto del commercio cinese sui paesi africani, ovvero la misura in cui il commercio con la Cina incoraggerà l'ulteriore specializzazione nei prodotti di base o aiuterà le economie africane a diversificare le rispettive produzioni e a finanziare progetti sostenibili;

8. sottolinea che il nuovo ruolo della Cina quale importante fonte di finanziamenti in Africa ha suscitato diverse preoccupazioni nell'UE; osserva in particolare che, mentre le

organizzazioni internazionali e le agenzie di aiuto bilaterale dei donatori tradizionali hanno vincolato la loro assistenza alla buona governance, così non è per la Cina; teme dunque che l'influenza della Cina possa ritardare ulteriormente gli sforzi per migliorare la governance e ridurre la corruzione in Africa, in particolare nei suoi paesi partner

caratterizzati da istituzioni deboli, come l'Angola, il Congo, la Nigeria e il Sudan;

9. sottolinea che l'impatto degli investimenti sullo sviluppo del settore estrattivo andrebbe potenziato con una maggiore trasparenza degli appalti e dei contratti e con un impegno più attivo da parte delle organizzazioni della società civile africana nella sorveglianza; invita in tale contesto l'UE a incoraggiare la Cina a sottoscrivere i principi dell'Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive;

10. ritiene che per trarre vantaggi dalla collaborazione tra Cina e Africa occorrerà, tra l'altro, che i governi africani rafforzino le proprie istituzioni di governance; insiste analogamente sull'esigenza di rafforzare il dialogo politico tra la Cina e gli Stati membri dell'Unione, per far sì che la Cina presti attenzione alle implicazioni della sua assistenza sulla governance e l'ambiente e garantire che gli aiuti della Cina siano complementari a quelli dei donatori tradizionali, anziché far loro concorrenza;

11. osserva che gli investimenti cinesi in Africa, erogati principalmente attraverso la Banca per l'import-export, sollevano preoccupazioni, ad esempio, in merito alla sostenibilità dei progetti, come nel caso dei grandi progetti relativi a dighe per la produzione di energia idroelettrica, che sono oggetto di controversia; condivide, come primo passo, il punto di vista della Banca africana per lo sviluppo, secondo cui sarebbe auspicabile estendere agli investimenti cinesi l'applicazione dei "principi dell'Equatore", un insieme di norme volontarie intese a determinare, valutare e gestire i rischi sociali e ambientali legati al finanziamento di progetti;

12. rileva con preoccupazione che in Africa la maggior parte dei progetti cinesi su vasta scala è stata realizzata da manodopera prevalentemente cinese; reputa che ciò sia uno dei motivi per cui la manodopera locale continua a non essere qualificata e le ricadute positive per la popolazione in termini di occupazione sono minime;

13. è del parere che i paesi africani debbano aumentare il valore aggiunto della loro

produzione, indipendentemente dai loro paesi partner, il che implica la messa a punto di strumenti volti ad accrescere, ad esempio, la domanda di forza lavoro africana non

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qualificata per i progetti di investimento;

14. è consapevole del fatto che la rapida crescita economica in Cina, pur avendo creato una vasta ricchezza, soprattutto per la popolazione urbana, ha anche amplificato le disparità tra le aree urbane e quelle rurali, nelle quali vive il 50,3% della popolazione della Cina

continentale, contribuendo a un processo di urbanizzazione e abbandono delle campagne tale per cui nel 2011, per la prima volta nella storia, più di metà della popolazione cinese vive nelle città;

15. osserva che gli aiuti cinesi differiscono sotto molto aspetti da quelli erogati dai paesi dell'OCSE; ricorda in particolare che, mentre i membri dell'OCSE si impegnano, tramite l'accordo OCSE sui crediti all'esportazione che beneficiano di sostegno pubblico, a rispettare una serie concordata di norme ambientali, sociali e di governance nell'ambito delle loro attività di finanziamento delle esportazioni, la Cina non aderisce a tali norme;

16. ricorda inoltre che, mentre i membri dell'OCSE hanno aderito alle raccomandazioni dell'OCSE sulla corruzione e sui crediti all'esportazione che beneficiano di sostegno pubblico, le quali mirano a scoraggiare e a sanzionare la corruzione di pubblici funzionari stranieri nelle operazioni commerciali internazionali sostenute da crediti ufficiali

all'esportazione, tali misure non sono state adottate dalla Cina; reputa particolarmente importante, alla luce di tutto ciò, che l'UE avvii ulteriori discussioni con la Cina al fine di sviluppare e attuare norme comuni con l'OCSE in materia di aiuti allo sviluppo, anche in termini di riduzione del debito;

17. invita la Commissione a continuare a sostenere la Cina nel conseguimento dei suoi obiettivi strategici di sviluppo, ma anche ad abbandonare le forme tradizionali di aiuto e cooperazione allo sviluppo, riducendo gradualmente, a partire dal 2013, l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) a favore di una relazione più equilibrata e maggiormente orientata agli scambi commerciali con la Cina, nell'interesse di entrambe le parti; sottolinea, a tale proposito, che il nuovo approccio deve tenere conto del fatto che la Cina è diventata essa stessa un donatore importante, soprattutto in Africa, e che sarebbe pertanto preferibile che la sua agenda per lo sviluppo con l'UE fosse incentrata su settori concreti di interesse comune; sottolinea che le relazioni commerciali dell'UE con la Cina dovrebbero essere costantemente integrate da sforzi e richieste di sviluppo democratico;

18. invita, in particolare, la Commissione a sostenere la Cina nel potenziamento della sua produzione agricola;

19. invita la Commissione a operare in tal senso nel quadro di un dialogo con le autorità cinesi, onde garantire che le persone povere e svantaggiate attualmente beneficiarie dei progetti di sviluppo dell'UE non vengano abbandonate;

20. invita la Commissione a eliminare gradualmente gli aiuti allo sviluppo destinati alla Cina, pari a 128 milioni di EUR per il periodo 2007-2010, essendo la Cina un'economia di mercato emergente, oltre che un attore economico e politico di primo piano a livello mondiale;

21. invita la Commissione a sollevare immediatamente, nel dialogo con la Cina, la questione dell'acquisto di terreni da parte cinese nei paesi in via di sviluppo;

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22. segnala che la Cina sta diventando essa stessa un importante donatore di aiuti, nonostante circa il 16% della sua popolazione, costituita da 1,3 miliardi di abitanti, viva ancora al di sotto della soglia di povertà;

23. invita pertanto la Commissione a trattare la Cina come un partner, nel rispetto delle sue tradizioni culturali, e a far valere, nei confronti della Cina, le stesse legittime

rivendicazioni in materia di rispetto dei diritti umani avanzate nei confronti degli altri partner commerciali dell'UE, sostenendo nel contempo la transizione della Cina verso una società aperta fondata sullo Stato di diritto e sul rispetto dei diritti umani e insistendo altresì affinché la Cina rispetti le norme fondamentali in materia di lavoro dell'OIL; ritiene che un simile approccio contribuirà al superamento delle attuali tensioni, a intensificare ulteriormente gli scambi e ad aumentare gli investimenti reciproci, portando entrambi i partner a una situazione di reciproco vantaggio;

24. invita pertanto la Commissione a lavorare con la Cina come partner nello sviluppo internazionale al fine di scambiare le migliori prassi e sfruttare i vantaggi comparativi e i punti di forza differenziati di tutti i partner internazionali dello sviluppo, in modo da offrire ai paesi in via di sviluppo la migliore e più ampia varietà di assistenza;

25. sottolinea che, essendo la Cina ormai divenuta la seconda economia più grande al mondo, la questione dell'accesso al mercato tra Europa e Cina deve in ogni caso basarsi sul principio di reciprocità; chiede una rapida conclusione dei negoziati di Doha; sottolinea che la Cina deve conformarsi con urgenza alle norme ambientali internazionali e agli obblighi contratti nel quadro dell'OMC, con particolare riferimento al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale; mette in guardia contro il ricorso a misure protezionistiche,

soprattutto nell'attuale clima economico, poiché ciò sarebbe dannoso, nel lungo periodo, non solo per le relazioni politiche bilaterali, ma anche per l'economia dell'UE e quella cinese e sarebbe in contrasto con gli obiettivi di sviluppo dell'UE definiti nella strategia UE 2020;

26. invita la Commissione a discutere con i partner cinesi gli eventuali termini di accordi e concessioni per l'importazione di materie prime dai paesi in via di sviluppo che siano equi, trasparenti e favorevoli allo sviluppo; è preoccupato per la crescente concorrenza tra l'Unione europea e la Cina per le materie prime e per le sue ripercussioni negative sui paesi in via di sviluppo;

27. invita la Commissione e gli Stati membri ad avvalersi di tutti i canali diplomatici

disponibili e di altri strumenti per incoraggiare la Cina a impegnarsi a rispettare le norme internazionali di trasparenza riguardo alle proprie attività di finanziamento del credito alle esportazioni nei paesi in via di sviluppo e alle altre misure correlate al commercio, sia all'interno della Cina che all'esterno; sollecita la Commissione e gli Stati membri a continuare ad adoperarsi affinché la Cina aderisca alle norme internazionali e alle organizzazioni di normazione del sistema commerciale internazionale;

28. invita l'UE e gli Stati Uniti a impegnarsi a tutti i livelli con questo "gigante" economico emergente, a vantaggio di tutte le parti interessate;

29. ritiene necessario che la politica di sviluppo dell'UE e gli attori di tale politica operino al fine di creare nei paesi in via di sviluppo la capacità di negoziare accordi solidi con la

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Cina, in particolare per quanto concerne le risorse naturali, di gestire il debito e di far fronte alle eventuali minacce rappresentate dall'afflusso di lavoratori e di prodotti cinesi per il mercato del lavoro e la produttività locali;

30. sollecita la Cina a impegnarsi maggiormente in seno alle istituzioni mondiali, riconoscendo che la Cina sta già svolgendo un ruolo pieno e attivo nel quadro delle Nazioni Unite e delle missioni di mantenimento della pace;

31. è del parere che considerare l'attività della Cina nei paesi in via di sviluppo come una forma di concorrenza sleale e ricercare una risposta conflittuale risulterà improduttivo, soprattutto per gli stessi paesi in via di sviluppo; sottolinea che, nel migliore interesse dei paesi in via di sviluppo, oltre che di una più ampia concorrenza e crescita globali, le imprese e gli attori dell'UE che cercano di competere con la Cina nell'ambito delle

relazioni commerciali ed economiche con i paesi in via di sviluppo devono adoperarsi per proporre offerte più allettanti in termini di sostenibilità e vantaggi a lungo termine, anche per quanto concerne gli aspetti ambientali e sociali e quelli riguardanti i diritti umani e la governance.

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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione 5.12.2011

Esito della votazione finale +:

–:

0:

16 3 0 Membri titolari presenti al momento

della votazione finale Véronique De Keyser, Leonidas Donskis, Charles Goerens, Catherine Grèze, Eva Joly, Filip Kaczmarek, Miguel Angel Martínez Martínez, Norbert Neuser, Maurice Ponga, Michèle Striffler, Alf Svensson, Anna Záborská, Iva Zanicchi, Gabriele Zimmer

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Fiona Hall, Eduard Kukan, Krzysztof Lisek, Judith Sargentini Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al

momento della votazione finale Vittorio Prodi

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