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NAPOLI TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE ZAMBRANO IL PILOTALA NEL REGNO DI NAPOLI 3LI GIUSEPPE ALBI-ROSA. NEL 1840 D I STABILITI

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(1)

IL PILOTALA

SU

®3LI

STABILITI

NEL REGNO DI NAPOLI

NEL

1840

' DI

GIUSEPPE ALBI-ROSA

.

NAPOLI

TIPOGRAFIADIGIUSEPPEZAMBRANO

Nell' abolitoSedileCapuano N.°27.

(2)
(3)

AL CHIARO ED ECCELSO MERITO DEL SIGNOR CAVALIERE

1).

FELICE SANTANGELO

PROVVIDO SOVRAINTENDENTE GENERALE

DE’REALI ALBERGHIDE’POVERI ED

ACCURATISSIMOPROMOTORE DELLA LORO INDUSTRIA DELLE PIU’ BELLEVIRTÙ’ SOCIALI

i

ORNATISSIMO SOCIO DI DIVERSE ACCADEMIE

INSEGNO DI ATTACCAMENTO E RISPETTO

L’AUTORE D.D.

(4)
(5)

Esuvientesimplcvit Louis.

I

Pur

troppo avventuroso si reputi quei Governo, che opportunamente dirigga le mi- sure dipreveggenza, e con più successodelle misuredirimedio sull’amministrazionede’suoi popoli

, adoperando sovrattuttolabenificenza perla piùbella e sicurastrada diprevenzio- ne. Perocché non solosi affezionanomaggior- mente glianimi de popoli alpotere, cheli

compromette allariconoscenza ed alla gratitu- dine}

ma

siattiene insiememente piùstabile la pubblica tranquillità, anche in pegnodella diminuzione de’mali

Benificenza! Benifi- cenza!... e tutto sarà superato. Sivuol dimi- nuire ilnumero de’ reati senza impegnare i

mezzi della forza? Benificenza:e tostosisce- merà ilnumero de’viziosi. Si vuol togliere

(6)

6

il mezzo onde germogliare 1’albero tantoper- nicioso de’vagabondi? Benificenza: e subito si sgombreranno lepiazze e le campagne di siffattagente, che per alimentare lasuamal- vagità, adopera tuttii mezzi onde sagrificare all’ozio

, alla rapina

, agli inganni la misera- bile vitainfingardita

Si allontani lacausa, e cesseranno anche gli effetti: troncatoilsen- tiero che

mena

al ricovero dellefellonie, si toglierà ancora lo stendardoa quella ciurma, che vi si rifuggia

E

se lecolpestannoan- che inragione deliamiserie alle nazioni

, e

della conoscenzade’doveri, schiudete, schiu- detepure i pietosi alberghi dibenificenza, e si vedranno, comedissi,spopolatele foltecase de’ colposi: si vedranno indirettamentedisciolti gli assembramenti de’ malfattori: si darà un asilo all’umanità languente: sidarà una gua- rentigia all’onore della donzellameschiua,

un

baluardo di educazione allagioventùmendica: si conserverà la vita dichi vorrebbe impie- garla alpubblico bene, e non lapuole : si proteggerannoi giorni del defatigatocontadino

,

che non potendo più lucrarsi un.vittosottoil '

peso della duramarra, oppresso daglianni e dalla miserie, reclama la pubblicacommiser

(7)

7 razione

— Ed

oli! quantirestano impossibi- litati asupplire ailoro bisogni!

Oh

! quanti abbandonanoiloro ultimi sospiri all’Eternità sotto lelagrime edilpesodell’indigenza!

Oh

!

quanti, e quantidecadonodallagrandezza,ed

inutili ai mestieri, ed allearti vannoa perire sotto1’insufficienzade’mezzi!

La

classe degl’indigenti,egualmente che

gl’invalidi, e gli abbandonati, àdrittodi vi- vere: l’umanità risenteun dovere di appre- starloro un soccorso: lo Statonon puòde- fraudare ad essi un sollievo.

Ma

se lo Stato per rapporto amministrativo sullepersone im- piega la Benilicenzaper la sovvenzione disif- làttaclasse, à undrittodi ripetereegualmente da essi, che vivanoutilizzati, eliminando di sentirli nos numerussumus etJruges consu- mere nati

j poiché la società mal soffre per- soneoziose, ovvero gravoser le qualisoglio- noordinariamente passare dallo stato inutile ,

e dell’ozio alperverso ed al nocivo

Sarà dunque troppo

umano

e lodevole ilvederenel- lo Spirito del Civilismo, e difilantropìa le cure diun Governodirette a prevenire 1 in- digenza, a"soccorrerla,ed utilizzarla,perco- rimediare al preseule,e diminuire le cause

(8)

8

de’mali la avvenire,risultanti dagli eccessidi

E

questo fu senza dubbio lo scopo che invogliò il N. A. Monarcaa destinare de’no- velli Stabilimenti di soccorso pergl’indigenti:

scopo, che, semeriteràlebenedizioni de’po- polidelle dueSicilie, non toglierà certamen- tedifare ammirare nel GovernodiFerdinan- do II BenificeOza

.

Il

Le

voci dell’umanitànonfuronogiammai assorte immezzo algran corpo sociale: e no- nostanteche l’amor del simile abbia veduto molto f

uomo

dall’

uomo

allontanarsipereffet- to d’intrinseca forzadominatrice, non à ces- satoperò essomai di manifestarsinè dasotto ilcanuto crine

, nè sotto igiovanili ardori, nè sotto 1’egida delforte; che anzi inragion deiciviUsino, e del perfezionamento socialei

doveri di umanità e benificenzasi sono sem- pre piùprofessati e riconosciuti, ricalcitrando agl’impaccidell’imperversante egpismo.

Ogni

uomo

veramente vanta un drittodi assicurare e conservare la sua vita perloSpi-

(9)

9

rito della Società}e qualora i mezzi venisse- ro

meno

, laSocietà, isuoi Amministratori àn cura direttamente di affidarsila sovvenzio- ne del bisognoso.

Ma

chi è costui, che pre- tender potrebbe un pubblico soccorso?

non è chi lodimanda solamente,

ma

chidimostra in effettola mancanza dellasussistenza, e dei mezzi onde procacciarsela.

E

perciòladdove

si profondessero iprovvedimenti alla vita de-

gl’infelici, sirichiede il soccorso di unac- cortapreveggenza, perleggere con occhio di giustizia Carità in petto deveri bisognosi

,

che la dimandano.

E

se veramente la So- cietà è tenuta a ricompensare le fatighe di chi non puòulteriormente prestarne, edada- re i mezzi a chi vorrebbe e non sà, o non può adoperarsi

, sacrosanti al certo, ed utilis- simi saranno gli Stabilimenti destinati ad ac- cogliere siffatta gente.

Difatti se leprovvide curede’ nostriGo- verniaveano fattoalzare Orfanotrofi perambi

i sessi, Spedali per ogni classe d’infermati, ese si benediceva la memoria del

G.

Carlo III pel primoAlbergo de’poveri chesottoin- cessanti vigilanze del Soprai ntendente Gene- rale G.

D. F

elice Santangeloè tanto progre-

(10)

IO

dito3 e segrande era ilvantaggio che risul- tava alloStato per lasovvenzione di tantimi-

serelli, e chenon dovrassi attendere dalsoc- corso dei ripetutinovelli Stabilimenti ? Si ri- volgaun guardo alramo dieducazione, enon solo si avrà cangiata l’ignoranza, causa del mal costume}

ma

non sarà inutileancora io sperare degli elevatiingegnisottrattidallaciur-

ma

, cheprima languiva nell’ozio, e nella miserie, ingegnisoliti a germogliare sotto il velo dellarozzezza( spessomadrede’grandi ) percui i secoli venturi chisa quante volte dovran benedire quella

mano

che netolsecu- ra

Si rivolgadippiù unguardo alle

mec-

caniche operazioni, e nonsaràvano lospe- rare migliorata peressilamanifattrice industria fra 1’altro,

come

può dimostrarlone’suoipro- dotti il riferito Reai Albergode’poveri.Baste- rà poi ilvedere sgombrate le vie dagliaccat- toni, de’qualise taluni erano veri bisognosi, troveranno quivilaloro sussistenza,addicendosi ai lavori, e deponendo la miserie; se altri preso avessero abitudinedi accattare a soloog- getto di viverea spese altrui, edoziare, si

. vedranno abbandonare una talescuola, che propagandosi molte volle dapadre infiglio, si

(11)

1 1

rendeva verascuola diladroneccio.Sicchéera riserbato alla preveggeuza del N. A. Monarca di prevenire nelle

Due

Sicilie gli eccessi di questa scuola, e convertire in utile dello Stato le sfatigate braccia de’ pitocchi e degl’inope- rosi, avendo anche diesempio che in tutti i

Governi culti moderni non si è mai tolera- to il vagabondeggio: e seritorniamo ne’più remoti tempi dell’antichità, troveremo negli Egiziide’giudici, innanziai quali ogni citta- dino dovea dar conto dei mezzi di suasus- sistenza (i): presso i Greci non si soffriva persona senza alcuna occupazione(2): presso

iRomani era incarico de’Censori d’invigilare sur imendìci vagabondi, essendo notalaleg- ge nequis in urbe obcrraret potius inertes

fame

perire,

quam

in ignavia fo- yere (3).

Divero è un insultodell’umanità ilve- derespostialle colpemendicantid’ambiises- si, quando transiger tutto potrebbero con le urgenze di unavita peuosa ebisognevole.

E

(1) Bossuet > . .

>< u , t Istoriautiiv.

Bossuet )

(?>) llciucccii.

(12)

12

un insulto della società il soffrire la modestia di qualche meschina donzella abbandonata al- la miseriesotto ilricoverodipochilacericen- ci, cometanti uomini diognietà, chesem- branone’primistadidell’essere naturale!Ahi!

Santa Carità!

E

che mai annoessi

meno

dei- 1’umana razzaragionevole?

Non

sonoessitut- tifigli delprimo Padre?

Non

sono essi tutti fratelli nostri?

Non

è forse inalterabileprecet- to divino che

umano

il soccorrere alnostro simile ?

Oh

! quanti doveri! Quante obbliga- zioni! Quanti rapporti,e sentimentiall’aspet- todi un mendico infelice!

La

povertà peraltro non è certamente di vergognaall’

uomo

impossibilitato alla sus- sistenza: anche igrandi àn mendicato (i)ed

(1) »Variabilisonolecircostanzedelmondo,lequalior

»cimostrano l’uomodellagrandezza

,e dell’agionc’ sontuosipa-

»lazzi

,or celoadditanoinviitugurio,donde dimandal’obolo

»>delromanticoBelisario5maoltreallavolubilità dellaruota,

)>cheesseagitanonell’umanavitaper cui spessosi vede so-

»stiluitamiseriea grandezza

,sischiudono puregliannalidel-

»lasapienzaindovedottrina,c sofferenzasi osservano per

«lopiùcontemporanee, edindivise, esivedrà che moltifi-

»glidellafilosofia per cercare ilvero, spessorimasero ab-

» bandonati dalnecessario. Enon siscorge forsedall’aspet-

»todiunfilosofo, che sempreassorto nelle meditazioni

,fi-

»losoficainentenon puòpensare amigliorarfortuna?E nonsi

(13)

i3

il figlio dell’

uomo

istesso imparò asoffrire lo stato d’indigenza}

ma

sembra di vergogna piuttosto alla società di abbandonarla,permet- tendo vederlaspesso degenerata sotto il velo dellaimpostura, percui fu ordinario di veder ciechinon ciechi,muti non muti,e cosìzop- pi, piagati, storpi nontali, abbandonati

im-

mezzo alle pubbliche strade, donde ognuno diessi fa

. . . che in gridi strani

»

Sua miserie giganteggi,

» Onde

poinon culti pani

» A

luifrutti lasemenza

»

Dellaflebileeloquenza.

Non

v’àdunque chi non calcoli imille vantaggi, che risulteranno allo Stato dalla fon- dazione deglienunziati Stabilimenti, sui quali se non mancherà unrastro dellasperimentata vigilanza dell’Illustre edEcc.moMinistro dell’

»vedeforseedistingue sinda lontanonella fronte di alcunilet-

»terati

(massimesefussepoetica)1’epigrafe dipovertà? Vi

» vorrebbeunpocolalucerna di Epittetoalimentata dall’olio

»diAnassagora per leggeresulruvido sagodegliAntisteni, e

»sullemobiliabitazionide'Diogeniciòclicecoalgiidodel-

»laturba ^

« Poveraènudavaifilosofia»

(14)

*4

Interno, sivedrà ben presto tutta diffusa là Religiosità; TUmanità, 1’Amministrativa be- nificenza delPio Sovrano,il quale a solo uti- le de’popoli si prefissedecretarne Vadempi- mento.

Ili

i

Se1’è una malintesaliberalitàlasovven- zione de’povericapaci di procacciarsiil vitto,

ma

all’ozio abbandonati, non deve riputarsi tale, anziè un attodella piùsanta Carità il largire un soccorso a prò de’nuovi Stabilimen-

ti, che dovranno accogliere la famiglia degl’ in- digenti miseri, ed allontanare daessi la mar- ca divagabondi, acciò sempreppiùsiamplias- sero iricoveri, e si diffondesse maggiormente

la benificenzasociale, non a titolo di elemo- sina solamente

5

ma

piùdicompensoallebrac- ciadi tantimeschinelli utilizzati.

E

seessire- stano distaccati già dalla piazzadell’ozio delle loro

Comuni

, non tolgonoaffatto Yoccasione ad altri di esercitareverso la loromendicità quellamunificenza, che è propria degli one- sti ed umani cittadini: anziin tal guisasa- ranno più sicure le coscienze di aver benifi- catoai veribisognosi,i quali se sieno inabili.

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