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Desidero scrivere questa tesi con un unico intento, quello di poter realizzare in piccolo, il cambiamento che vorrei vedere in futuro.

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Academic year: 2021

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Realizzare… realizzandosi

Desidero scrivere questa tesi con un unico intento, quello di poter realizzare in piccolo, il cambiamento che vorrei vedere in futuro.

Desidero realizzare uno scritto che possa raccontare passo passo il mio progetto, un documento che possa specificare con chiarezza qual è stato il mio percorso di ricerca, quali persone ho conosciuto ed esperienze vissute, contaminando così la mia mente con altri pensieri e guide ispiratrici, sulle quali desidero fondare il mio lavoro ed il mio credo.

Questa tesi vuole essere un manifesto di idee, desideri, passioni; un incontro di persone che insieme cercano di creare qualcosa di nuovo e soprattutto di utile.

Sono qui oggi a concludere un percorso iniziato alcuni anni fa, difatti, dopo aver deciso di intraprendere gli studi pedagogici, per esplorare e approfondire teorie e principi, ho ricercato una strada nuova, una via non facile ma sicuramente molto stimolante.

Di conseguenza conobbi e frequentai il Corso di Laurea in Scienze per la pace. Mi sembrava interessante poter vivere e capire il conflitto, i discorsi e gli interventi svolti in aula mi stimolarono e mi spinsero ad approfondire concetti ed argomenti a me sconosciuti.

Con il tempo è cresciuto dentro di me il desiderio di andare oltre, di mettere in pratica ciò che stavo studiando, decidendo profondamente di occuparmi e prendermi cura dei conflitti emotivi.

La parola conflitto sottende uno sforzo continuo e la stessa parola diviene la chiave per entrare in un’altra dimensione, un mondo che spaventa, scoraggia e spesso si evita. Nella sfera del conflitto non esistono regole ben precise su come procedere, se non quelle date dall’istinto di ricercare il bene per sè ed empaticamente per gli altri.

C’è un passaggio forzato quando si affronta un conflitto emotivo, con sé stessi o con gli altri, ed è quello di fare i conti con i propri bisogni, le proprie emozioni e con il proprio sé che emerge e con il quale ti devi confrontare. Si ha tra le mani un’ampolla molto delicata, contenente sentimenti, emozioni, che in campo conflittuale regnano sovrani. Non si può pensare di affrontare un conflitto evitandolo, rispondendo a se stessi con un “ma si… non è niente”, oppure “gli passerà!!!”. Proprio nel momento in cui si nasconde un disagio, una sofferenza, si rischia di diventare ciechi, di isolarsi o peggio ancora accontentarsi di quello che si ha, praticando l’abitudine di vedere l’altro come un caso irrecuperabile, quindi ci si abbandona alla sconfitta, si rinuncia al cambiamento. 1

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D. Novara, Litigare fa bene. Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, per crescerli più sicuri e felici, Rizzoli,

Milano,2013

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Sembra doveroso allargare il nostro obiettivo, prima di arrivare alla definizione del termine collera, è necessario attraversare il concetto di emozione, sforzandoci di capire il percorso storico ed etimologico per ritrovare nuovi punti di vista, nuovi contenuti, avvalendosi di pensieri filosofici e umanistici.

Le emozioni sono il fattore determinante delle nostre scelte. La logica da sola si trova in difficoltà di fronte alla complessità e all'incertezza della nostra esistenza. Quando si prende una decisione il nostro corpo percepisce, attraverso delle sensazioni, ciò che accade e ci spinge a scegliere, a decidere tra ciò che ci fa star bene e ciò che ci fa star male, e verifichiamo le nostre scelte proiettando nel nostro cervello una serie di immagini di noi, rivolte al futuro.

Nella prima parte di questo elaborato verranno descritte, le connessioni tra le emozioni e gli studi antropologici, psicologici, neurologici, e filosofici.

Questo sarà un lavoro interessante per comprendere e verificare come le emozioni possono essere descritte, osservate, vissute sotto diversi punti di vista.

Vedremo in quali zone del cervello si attivano le funzioni emotive, vedremo come l'essere umano è tendenzialmente costituito da due forze che si oppongono e sopravvivono l'una grazie all'esistenza dell'altra. Parliamo della doppia valenza che ha il nostro cervello, mostrandosi attivo quando proviamo un’emozione intensa e allo stesso tempo inibente, reagendo su se stesso. Possiamo dire di essere dotati di energia positiva quanto di energia negativa, di luce e di oscurità ma la cosa incredibile sta nel capire che nasciamo con caratteristiche ed intenzioni che sono innate in noi stessi e altre ereditate dai nostri antenati.

Pensiamo agli studi proposti da Darwin, in cui si spiegano come reagiscono tutti allo stesso modo di fronte a determinate situazioni, eliminando il concetto di diversità etnica e sostituendolo con il concetto di emotività universale. Quando viviamo una situazione, proviamo delle sensazioni:

contrazioni dello stomaco, aumento del battito cardiaco, secchezza delle fauci, sono comuni a tutti gli uomini, di qualunque etnia. Sebbene l’espressività delle nostre emozioni e le parole per descriverle siano definite dalle culture di appartenenza, le sensazioni che proviamo sono per tutti le stesse. Secondo Darwin le manifestazioni emotive sono innate e universali e la validità di questa tesi può trovare conferma nell'esistenza di emozioni primitive non eliminate dai processi di apprendimento, quali la reazione di sorpresa.

Non solo avremo la possibilità di approfondire le teorie di Darwin, affiancheremo a queste, i processi psicologici che sottendono le manifestazioni emotive, discutendo in particolare della collera.

La seconda parte del lavoro, discute dell'insorgenza di quest'ultima emozione nei bambini, sin dalla

loro nascita e della loro richiesta di amore e attenzione, che spesso non riesce ad essere elaborata e

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gestita. Ci verranno in aiuto le teorie di Winnicot, Bruner, Bowlby, per comprendere come le tappe evolutive non possono essere disgiunte da una consapevolezza emotiva e comportamentale.

Capiremo come l'espressione della collera sottende una reazione di frustrazione e ingiustizia e restituisce all'individuo la forza per l'affermazione di sé; serve a difendere i nostri diritti, ci rende coscienti dei nostri bisogni sia fisici sia psichici, e permette di armonizzarci con gli altri.

In questa parte del lavoro si procede riservando spazio alla definizione di collera, analizzando e osservando come questa emozione possa essere partecipe e protagonista in specifiche relazioni tra bambino-genitori e bambino-scuola. Ci saranno diversi confronti su come agire nei confronti dei piccoli e i bisogni e le necessità del piccolo che possono configgere con quelle dei genitori o insegnanti.

Alcune esperienze a confronto hanno reso possibile la realizzazione della terza e ultima parte dell'elaborato, in cui si discute di varie metodologie didattiche e proposte scolastiche, funzionali ad un nuovo approccio, una nuova pedagogia rivolta all'ascolto profondo dei bambini e alla loro consapevolezza emotiva e comportamentale.

Le scuole che ho conosciuto, mi hanno dato la prova concreta dell’efficacia dell’ascolto empatico, della gioia intrinseca in ogni azione, della ricchezza che possiede ognuno di noi. Desidero far conoscere esperienze riguardanti l’Istituto comprensivo Skarpnäcks Free School in Stoccolma che si basa sulla Comunicazione Nonviolenta,e la Nueva Learning Center, un’Istituto comprensivo della California che osserva una particolare attenzione verso un certo tipo di Intelligenza che si differenzia dal classico Q.I., parliamo di Intelligenza Emotiva.

Ciò che accomuna queste scuole è il desiderio di realizzare e sostenere la crescita del bambino, il suo potenziale, la sua ricchezza interiore, la sua unicità e completezza. Sembrano parole già sentite, o per lo meno che chiunque utilizza, quando si parla di educazione e di bambini, lungi da me il desiderio di essere banale o scontata.

Sembra importante a questo punto, approfondire in linee generali quello che desidero trasmettere grazie a questo scritto.

Prima di tutto volevo condividere una parola che mi ha accompagnata in questo periodo: la vivencia, che evoca l’arricchimento profondo del nostro essere e la capacità di essere consapevoli di un’interiorità spesso inascoltata ed inespressa. E’ stata proprio questa parola ad evocarmi significati ed emozioni lontane. Sono partita così, dalla mia vivencia, dai miei sogni, desideri, pulsioni ed ho scelto come avviare il mio lavoro.

Desidero che questo lavoro sia un manifesto semplice e chiaro, l’intenzione profonda è quella di

poter scrivere parole che non si usano più o che si sentono di rado, poiché evocarle può suscitare

dolore, futilità o peggio ancora utopia. Desidero parlare di speranza, coraggio, sforzo, passione;

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elementi fondamentali che accompagnano la nostra vita quotidiana, e sento che è il momento di cambiare, di insistere, di innamorarsi di tutto e di tutti, di scegliere di vivere ciò che si presenta davanti a noi come una grande occasione e non sempre come un ostacolo insormontabile. Eccola, è la resilienza, l’atmosfera ideale che racchiude il cambiamento e la motivazione ad esso. La resilienza è qualcosa di più: è la capacità di andare oltre quell'evento drammatico, quel conflitto visto come una tragedia; è l'abilità di utilizzare proprio quell'evento per tirare fuori dalla propria vita potenzialità nuove e inesplorate.

La resilienza ci apre agli altri, a noi stessi, alla vita in genere. Essa ci permette di continuare a cogliere le infinite possibilità che la vita ci offre, perché solo un atteggiamento di chiusura ci priva delle opportunità che sono sotto i nostri occhi.

Vorrei concludere questo postulato introduttivo con una frase di Ermanno Olmi che mi colpì molto e che vorrei fare mia in questo viaggio, alla scoperta della nostra vivencia.

“Se noi siamo innamorati della vita e la vita merita, di essere oggetto di innamoramento, ecco che la

gioia appare da sola!...la monotonia della vita quotidiana, l’abitudine, rischia di far vedere la vita

senza sorpresa! Se ogni individuo ha la possibilità di innamorarsi di questa monotonia della

regolarità del vivere; innamorandosi di tutto: alberi, luci, cose, persone sconosciute; illuminando

così, la mia vita con la luce dell’innamoramento, ecco che riuscirei a fare della mia vita un’opera

d’arte”.

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