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Le specie di ostracodi e foraminiferi rinvenuti sono risultati appartenenti alla biofacies della fase “Lago- Mare”, l’evento che ha segnato la fine della Crisi di Salinità in tutto il Mediterraneo

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

Il lavoro svolto per la stesura della presente tesi ha permesso di:

Descrivere dettagliatamente la stratigrafia della successione messiniana affiorante nella cava Marmolaio. Tale analisi ha portato al riconoscimento di una marcata ciclicità deposizionale, rappresentata da un’alternanza di livelli argillosi e livelli gessiferi I cicli riconosciuti risultano essere 9; ogni ciclo è costituito da un livello di spessore variabile da pochi decimetri fino a qualche metro di argilla laminitica sul quale poggia, attraverso un contatto erosionale netto un livello metrico di gesso microcristallino sormontato, a sua volta, da un livello di gesso rimaneggiato includente sferoidi di alabastro. La ciclicità, il carattere chiaramente diagenetico delle facies gessose affioranti, il numero di cicli riconosciuti e la composizione dell’ostracofauna hanno consentito di attribuire tale successione alle Evaporiti Superiori del tardo Messiniano, costituenti la fase post-evaporitica durante la ben nota Crisi di Salinità del Mediterraneo. In base a ciò è stato inoltre possibile effettuare una correlazione su base astronomica a scala mediterranea tra la sezione analizzata in questo contesto e le sezioni appartenenti alle Evaporiti Superiori maggiormente investigate del bacino Mediterraneo.

Identificare e classificare, a livello specifico (quando possibile), la microfauna presente nei livelli di argilla dell’intera sezione, e descrivere e classificare i resti scheletrici appartenenti alla fauna ittica rinvenuta all’interno di tre dei livelli argillosi analizzati. Le specie di ostracodi e foraminiferi rinvenuti sono risultati appartenenti alla biofacies della fase “Lago- Mare”, l’evento che ha segnato la fine della Crisi di Salinità in tutto il Mediterraneo. La fauna ittica è risultata essere composta nella quasi totalità da esemplari appartenenti alla specie Aphanius crassicaudus, tipicamente rinvenuta nei depositi evaporitici e post- evaporitici del Messiniano, e da due scheletri articolati di taxa a sicura affinità marina (Sardina sp. e Gobiinae), oltre ad un ototolite appartenente ad una taxa comunemente di ambiente estuarino (Gobiidae). Inoltre, è stata riscontrata la presenza, mai prima d’oggi documentata nei depositi post-evaporitici del Messiniano, di briozoi appartenenti al genere Crisia.

Fornire un’interpretazione paleoambientale in merito all’area di studio. Dall’analisi stratigrafica e paleontologica si è potuto ricostruire un ambiente deposizionale caratterizzato da condizioni quantomeno salmastre durante tutto l’intervallo di deposizione, ma con

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frequenti apporti di acque a salinità normale, apporti certamente riconducibili alla presenza di un bacino marino adiacente all’area di sedimentazione di Cava Marmolaio. La presenza di ostracodi e foraminiferi salmastri tipicamente attribuiti alla biofacies “Lago-Mare”, sin dai livelli argillosi inferiori della successione consente di escludere l’esistenza di condizioni iperaline durante la sedimentazione dei depositi analizzati, condizioni comunemente invocate e descritte per spiegare i frequenti ritrovamenti di faune monospecifiche e iperaline all’interno soprattutto dei livelli più bassi di gran parte delle successioni delle Evaporiti Superiori messiniane. Le caratteristiche del tipo di ambiente indicato sono evidenziate dalla presenza dei resti di due taxa marini occasionalmente migranti in acque salmastre, e dal rinvenimento di briozoi, organismi le cui colonie sono strettamente associate ad un ambiente marino paralico con un ricambio idrico abbastanza attivo.

Riconsiderare le caratteristiche della fase post-evaporitica messiniana e in particolar modo quelle della biofacies “Lago-Mare” e fornire nuovi dati in merito agli eventi avvenuti in questo periodo. I modelli riguardanti la biofacies “Lago-Mare” e in generale tutta la Crisi di Salinità hanno mostrato, sin dal momento della loro pubblicazione, molte lacune e numerosi aspetti poco chiari. Tra questi uno dei più evidenti è l’utilizzo dei soli ostracodi per la caratterizzazione dell’ambiente sedimentario e delle condizioni ambientali presenti in questa fase geologica del Mediterraneo. Inoltre, non sono mai stati presi in considerazione i numerosi studi geochimici, anche recenti, che indicavano la persistenza di un bacino a condizioni marine normali per tutta la durata della Crisi di Salinità. Utilizzando i dati forniti dalle macrofaune, fino ad oggi enormemente trascurati, e cercando di dare un nuovo significato alle precedenti conoscenze, si è potuto concludere che l’assetto paleoambientale dell’intero bacino del Mediterraneo durante la celebre Crisi di Salinità necessita di una accurata e sostanziale revisione.

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