LA POTATURA
La potatura, tra le tecniche di conduzione del vigneto, è tuttora la pratica più importante ed efficace in mano al viticoltore per disciplinare e guidare la produzione sia in senso quantitativo che qualitativo. Gli obiettivi principali che si prefigge la potatura sono :
¾ spingere la vite a fruttificare fin dalla sua età giovanile
¾ dare una determinata forma alla pianta e mantenerla nel tempo
¾ rendere costante la produzione evitando l’alternanza naturale della pianta e conservare quindi più a lungo il potenziale produttivo
¾ ottenere una produzione di qualità
¾ equilibrare lo sviluppo della parte aerea rispetto all’apparato radicale
¾ organizzare la vegetazione al fine di facilitare gli interventi colturali. (Fregoni )
E’ comunque indispensabile che la potatura poggi su basi fisiologiche, che in parte sono comuni a quelle che governano la potatura delle piante da frutto in genere, ma in parte sono speciali per la vite. Fin dal 1800 gli studiosi avevano cercato di fissare i principi fisiologici della potatura della vite, molti dei quali possono essere accolti ancora oggi ed in sostanza sono i seguenti:
¾ la vigoria della vite è direttamente proporzionale al numero di foglie che essa porta
¾ la produzione di fiori , entro certi limiti, è in ragione inversa dell’attività vegetativa sia della pianta, sia d’uno dei rami di questa
¾ i rami di una pianta hanno uno sviluppo inversamente proporzionale alla carica di gemme;
cioè minore è il numero di gemme lasciate sul ceppo migliore sarà lo sviluppo dei rami che ne derivano
¾ lo sviluppo dei frutti è inversamente proporzionale a quello dei rami portati sulla stessa branca o pianta
¾ la posizione verticale di un tralcio è più favorevole allo sviluppo vegetativo, quella inclinata alla fruttificazione
¾ tutte le cause naturali o artificiali che ritardano il corso della linfa nei rami o nel tronco sono favorevoli alla fruttificazione e contrarie allo sviluppo vegetativo e alla vigoria della pianta
¾ di regola la vite porta il frutto su germogli che spuntano su tralci di un anno inseriti sul legno di due anni. Vi sono però eccezioni, frequenti soprattutto su taluni vitigni molto fertili e in determinate condizioni ambientali
¾ esistono vitigni con gemme più o meno fertili
¾ la fertilità delle gemme è fluttuante lungo il tralcio
¾
Se questi principi hanno conservato nel complesso la loro validità, indagini più recenti, sia nel campo dell’arboricoltura in genere, che in quello più speciale della viticoltura, hanno meglio chiarito e approfondito alcuni punti (Eynard et al 2000).
Per comprendere i diversi modi di potare una vite bisogna tenere conto delle varie fasi del suo ciclo
vitale, ma anche delle fasi fenologiche che si ripetono ogni anno (Fregoni). La potatura di
allevamento o di formazione è quella che si adotta per le viti giovanissime e mira a dare alla pianta
un buon sviluppo vegetativo e una forma determinata affinché sia possibile anticipare la
fruttificazione (Eynard et al 2000). La potatura di produzione (secca o invernale e verde o estiva) ha
lo scopo di mantenere un determinato equilibrio fra vegetazione (vigoria, superficie fogliare) e
produzione (numero e peso dei grappoli). E’ quindi implicito che la potatura regoli le due attività,
soprattutto determinando la carica di gemme e la loro distribuzione nello spazio vitale riservato alla
vite tramite la forma di allevamento (potatura secca) e cercando di regolare lo sviluppo vegetativo
e produttivo tramite la potatura verde (Fregoni).
GESTIONE DELLA CHIOMA
Secondo la definizione proposta da Smart, per canopy, termine assimilabile a quello italiano di chioma, si deve intendere il sistema di foglie e germogli della vite definibile per dimensioni esterne e per l’ammontare della superficie fogliare interna al volume disponibile (densità di vegetazione). In tale concetto rientrano anche gli aspetti della produzione (quantità di uva) (Smart 1985).
La gestione della chioma o potatura verde comprende tutte le operazioni capaci di modificare il numero, la massa, la superficie e la posizione degli organi erbacei della vite, ivi compresi i grappoli (Fregoni). Gli scopi generali della potatura verde sono :
¾ favorire la funzionalità dell’apparato fogliare
¾ evitare condizioni microclimatiche sfavorevoli intorno ai grappoli
¾ migliorare la produzione tanto dal punto di vista quantitativo che qualitativo
¾ correggere eventuali errori della potatura invernale o complimentarla per renderla più rispondente
¾ mettere la vegetazione in miglior rapporto con l’andamento della stagione e con le prospettive della produzione
¾ risparmiare nelle potature successive tagli più gravi e le relative ferite
¾ rendere più solleciti ed efficaci i trattamenti antiparassitari alla vite
¾ contribuire a dare e conservare alla vite una forma più razionale
¾ favorire la ripartizione degli elaborati prodotti dalla fotosintesi
¾ regolare l’equilibrio vegeto-produttivo.
Passando ad un rapido esame delle varie operazioni, possono essere classificate nel seguente modo:
a) Operazioni sul ceppo o sulle branche
• Mondatura o spollonatura
• Strozzature e incisioni b) Operazioni sul capo a frutto
• Scacchiatura
• Castrazione
• Cimatura
• Ricimatura
• Sfemminellatura
• Sfogliatura
• Legatura in verde (palizzamento)
• Pettinatura
• Incisione anulare
• Trattamenti con fitoregolatori c) Operazioni sul capo a legno
• Cimatura e castrazione
• Ricimatura e sfemminellatura
• Legatura
d) Operazioni sul grappolo
• Sviticciamento
• Diradamento dei grappoli e degli acini
• Insaccamento dei grappoli
• Impollinazione artificiale
• Irrorazione dei grappoli e) Operazioni sulle radici
• Sbarbettatura
A seconda della forma di allevamento l’importanza relativa delle varie operazioni in verde può cambiare (Eynard et al 2000).
La gestione della chioma comprende quindi l’insieme di tecniche che permettono di modificare i rapporti tra attività vegetativa e attività produttiva, il cui equilibrio deve essere considerato in relazione agli aspetti microclimatici della chioma stessa. La cimatura e la sfogliatura sono tra le operazioni tecniche più condizionanti l’equilibrio vegeto-produttivo di un vigneto (Campostrini et al. 2003). La gestione della chioma deve favorire una superficie fogliare ampia, ben esposta e con forte sviluppo in primavera, in modo da raggiungere precocemente la superficie ottimale evitando competizioni nella fase di accrescimento e maturazione delle uve.
Figura 2. Relazione tra superficie fogliare e contenuto zuccherino dell’uva, interpretato con una funzione di potenza (Brancadoro et al 2001)
Molti contributi (Howell et al 1987,1991, Patrie et al 2000a, 2000b) hanno definito l’equilibrio vegeto-produttivo come la quantità di superficie fogliare necessaria per portare a maturazione un dato quantitativo di uva (Figura 2). Tale rapporto è normalmente espresso in cm² o m² di superficie fogliare per grammi o kilogrammi di peso fresco di uva. La letteratura riporta un range variabile da 7 a 14 cm²/g e questa ampia variazione la dice lunga sui condizionamenti che le diverse situazioni colturali esercitano sull’equilibrio vegeto-produttivo della vite. Altri autori hanno indicato altri valori; ad esempio Bertamini e Iacono indicano che la superficie fogliare deve essere di circa 1 m²/kg di uva prodotta al fine di garantire un ottimale equilibrio vegeto-produttivo.
Anche la lunghezza della stagione vegetativa risulta un importante fattore che condiziona l’equilibrio vegeto-produttivo. Un periodo sufficientemente lungo di permanenza dell’apparato fogliare sulla vite in post-vendemmia consente alla pianta di accumulare e stoccare carboidrati nei tessuti di riserva, necessari per il completamento della fase di differenziazione delle gemme e delle infiorescenze e per la ripresa primaverile dell’annata successiva.
La parete fogliare non deve essere caratterizzata da un eccessivo numero di strati fogliari, in quanto le foglie eccessivamente ombreggiate non sono attive dal punto di vista fotosintetico (Smart et al.
1991). Le foglie di vite assorbono una grande quantità di luce solare (Figura 3).
Figura 3. Percentuale di riflessione, trasmissione, assorbimento di radiazione fotosinteticamente attiva da parte di una foglia di vite (cv. Syrah) (Smart 1985)
Infatti una foglia sottoposta a una radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) elevata (circa 2.000 μE/m²s) trasmetterà solamente l’8-10% allo strato fogliare sottostante. Se l’intensità luminosa (PAR) è attorno ai 2.000 μE/m²s, il secondo strato riceverà circa 200 μE/m²s, valore al di sopra del punto di compensazione della foglia (punto in cui l’assimilazione netta è pari a zero perché la sostanza organica formata dalla fotosintesi e quella distrutta con la respirazione si equivalgono), quindi sarà in grado di assimilare (Figura 4). Se invece tale intensità è attorno agli 800 μE/m²s, il secondo strato fogliare riceverà solamente 80 μE/m²s, valore al di sotto del punto di compensazione della foglia (Smart 1985).
2.000 μE/m²s
120 μE/m²s
7 μE/m²s