CAPITOLO 2: MECCANISMI DI RAFFORZAMENTO NEI
MATERIALI METALLICI
2.1 RELAZIONI TRA MICROSTRUTTURA E PROPRIETA’
MECCANICHE DEGLI ACCIAI
Uno dei più significativi sviluppi nella metallurgia fisica, durante gli ultimi 20 anni, è
stato lo studio di una serie di relazioni tra i parametri che vengono usati per descrivere le
differenti microstrutture e le loro proprietà in termini di resistenza, duttilità, tenacità e
formabilità [12]. Vediamo schematicamente i diversi meccanismi di rafforzamento che
possono migliorare i parametri di resistenza e tenacità.
Resistenza
• Rafforzamento per soluzione • Rafforzamento per precipitazione • Rafforzamento per trasformazione
• Rafforzamento per affinamento del grano • Rafforzamento per incrudimento
Tenacità
• Rafforzamento per affinamento del grano ferritico • Minimizzazione delle impurezze
I meccanismi di rafforzamento degli acciai sono numerosi e quindi diverse sono le azioni
sono efficaci una riduzione della dimensione del grano ferritico, la presenza di una fine
dispersione di particelle secondarie, il rafforzamento per atomi di soluto disciolto nella
matrice metallica e infine le trasformazioni verso microstrutture, per loro costituzione,
più resistenti. Tutto ciò è rappresentato dalla relazione che lega linearmente il carico di
snervamento al reciproco della radice quadrata del diametro medio d del grano ferritico
[1],[13], come mostrato in figura 2.1, nota come relazione di Hall-Petch, è espressa
come segue:
σ
y=
σ
i+
K
⋅
d
−0.5 Eq.2.1in cui σi rappresenta il friction stress, cioè il contributo dell’ attrito interno, comprende tutti i contributi dei meccanismi di rafforzamento e rappresenta il punto di intercetta
delle rette rappresentanti l’equazione di Hall-Petch, e K è un parametro di
proporzionalità.
Il termine σi è dato dalla somma di vari addendi:
σ
i=
σ
r+
σ
s+
σ
p+
σ
d Eq.2.2in cui σr rappresenta la resistenza intrinseca del reticolo (dà un contributo modesto, di circa 20MPa per il ferro), σs è il contributo all’indurimento degli atomi in soluzione solida, σp è l’effetto dovuto ai precipitati degli alliganti, e infine σd rappresenta il contributo dovuto a dislocazioni presenti all’interno del grano.
Fig.2.1: Relazione tra carico di snervamento e diametro di grano per acciai ferritici con vario
contenuto di carbonio.
Per ottenere il rafforzamento del materiale si può quindi agire sia sulla dimensione del
grano ferritico finale, che sul termine σi agendo sui vari possibili contributi. Nel caso di rafforzamento per precipitazione si cerca di indurre la formazione di carburi e
carbonitruri insolubili nella ferrite nel corso del raffreddamento finale del prodotto [1].
E’ pertanto utile passare in rassegna i meccanismi di rafforzamento dell’acciaio,
analizzandoli in ragione del loro contributo resistenziale e dell’influenza sul rapporto
resistenza meccanica tenacità.
2.1.1 CARICO DI SNERVAMENTO E CARICO DI ROTTURA
Nella prima metà degli anni ’50 la massima attenzione veniva dedicata al carico unitario
di rottura. In seguito esso è stato sostituito dal carico unitario di snervamento; il design
stress era calcolato moltiplicando la caratteristica meccanica per un opportuno
coefficiente di sicurezza, il quale era ovviamente diverso nei due casi. Ciò è importante,
perché i meccanismi di rafforzamento applicati agli acciai mostrano gli stessi effetti
qualitativi sulle due proprietà, ma non dal punto di vista quantitativo, considerando che il
snervamento, ma anche altri che controllano l’incrudimento e l’instabilità plastica, come
si può osservare nella figura 2.2:
Fig.2.2: Curva sforzo-deformazione.
Quindi la maggior parte dei meccanismi di rafforzamento ha effetti maggiori sul limite di
snervamento che su quello di rottura. L’uso del carico di snervamento come criterio di
progettazione ha permesso di raccogliere un maggior numero di informazioni sugli
effetti dei suddetti meccanismi, e quindi una conoscenza più accurata di essi e del loro
controllo. Risulta quindi evidente che l’evoluzione degli acciai può essere descritta in
termini di crescita del carico unitario di snervamento, anche perché le innovazioni
metallurgiche che sono state via via introdotte per accrescere la resistenza alla
deformazione plastica risultavano pure benefiche per la tenacità. E’ solo negli ultimi anni
che si è pervenuti a situazioni limite nelle quali il carico unitario di snervamento non
sembra ulteriormente aumentabile senza qualche sacrificio nei confronti della tenacità.
E’ evidente che ulteriori passi in avanti richiederebbero un nuovo salto di qualità in
nella fabbricazione nell’ impiego dell’acciaio. Si può dire che il massimo carico unitario
di snervamento ottenibile ed utilizzabile in un acciaio strutturale è circa di 550÷700 MPa
[1].
2.1.2 RAFFORZAMENTO PER SOLUZIONE SOLIDA
La presenza di atomi di soluto disciolto in soluzione solida sostituzionale o interstiziale
induce distorsioni reticolari e quindi campi tensionali capaci di interagire con il
movimento delle dislocazioni. Le teorie del rafforzamento per soluzione solida sono
molto complesse in quanto vengono ad essere coinvolti fattori dipendenti e indipendenti
dalla temperatura. Dal punto di vista degli acciai HSLA e delle loro proprietà
meccaniche a temperatura ambiente, tuttavia, si può assumere che ci sia una relazione
lineare tra rafforzamento e concentrazione del soluto. Ciò perché i tenori degli alliganti
raramente superano l’1-2% e quindi si introdurrebbe un errore trascurabile anche nel
caso di una dipendenza a radice quadrata. Una relazione di questo tipo [12]:
solida) soluzione in lega di elemento dell' (% Eq.2.3 ⋅ = A s σ
dove A è una costante portata, per ogni elemento, nella Tabella 2.1 [12].
Elemento A (MPa) Mn 37 Si 83 Ni 33 Cr -30 P 680 Cu 38 Mo 11 Sn 120 C e N 5000 Tabella 2.1
Il grado di rafforzamento per soluzione solida dipende da due fattori:
• La differenza tra le dimensioni atomiche dell’atomo del solvente e quelle del soluto, questa diversità dimensionale produce una maggiore distorsione locale del reticolo ad
opera dell’atomo del soluto, rendendo lo scorrimento delle dislocazioni più difficile.
• La quantità di elementi di lega presenti; maggiore è il loro contenuto più consistente sarà il contributo al rafforzamento, proprio come è stato indicato dalla relazione lineare prima
esposta.
Il grafico in figura 2.3 mostra la relazione lineare tra rafforzamento e tenore di soluto:
Fig.2.3: Variazione di carico di snervamento in funzione del peso della lega.
2.1.3 INDURIMENTO PER PRECIPITAZIONE
La presenza di una fine dispersione di precipitati all’interno della lega può determinare
In riferimento ad acciai microlegati contenenti niobio e vanadio viene riportata, in
Tabella 2.2 [4], una classificazione indicativa dei precipitati formati durante la fase di
laminazione a caldo ed i conseguenti effetti sulle proprietà meccaniche.
Comportamento e morfologia dei precipitati
T SITI COERENZA DIMENSIONE
Non dissolti alla To Matrice No ≥1000 A Regione γ (alta T) Bordi di grano No ≅ 1000 A Regione γ (bassa T) Dislocazioni No 100 A Regione α (alta T) Dislocazioni No 100 A Regione α (bassa T) Forte ≤ 100 A
Effetto sulle proprietà meccaniche
RAFFORZAMENTO INFRAGILIMENTO NOTE
No No No No
Debole No Raff. per dispersione
Debole No Raff. per dispersione
Forte Forte Indurimento secondario
Tabella 2.2
Dove To è la temperatura di omogeneizzazione.
L’effetto indurente è significativo quando la frazione volumetrica delle particelle è
mm), e la separazione tra le particelle molto contenuta. In questo caso, le particelle
possono interferire molto efficacemente con il movimento delle dislocazioni, anche se
presenti con frazioni volumetriche no elevatissime. In funzione delle loro caratteristiche
costitutive e della loro dimensione interagiscono con il moto delle dislocazioni in modo
differente. In funzione soprattutto della loro dimensione, si può dimostrare che il
massimo effetto indurente si realizza nel passaggio da un meccanismo di interazione con
attraversamento del precipitato (quando coerente con la matrice) ad un meccanismo di
aggiramento (quando incoerente con la matrice) da parte delle dislocazioni (Orowan
looping). La figura 2.4 mostra le differenti tappe dell’interazione tra dislocazioni
avanzanti e precipitati, questi ultimi supposti indeformabili.
Fig.2.4: Meccanismo di “loooping” delle dislocazioni secondo Orowan [2].
Quando la dislocazione ha attraversato l’ostacolo MN aggirandolo, lascia intorno a
esercita una retrotensione e, pertanto, aggiunge una difficoltà complementare per le altre
dislocazioni che tentano di superare l’ostacolo sullo stesso piano di scorrimento.
In tal modo vengono lasciati altri anelli che aumentano gradualmente la difficoltà di
superare l’ostacolo, determinando un indurimento denominato strutturale o per
precipitazione. Le piccole aggiunte di elementi di lega quali Nb, Ti, V, N, C negli acciai
microlegati portano alla formazione di carburi e nitruri (generalmente solubili tra loro a
formare carbonitruri). Questi precipitati sono solubilizzati alle alte temperature di
omogeneizzazione, almeno in parte, e precipitano durante il raffreddamento e la
deformazione imposti durante la fase di laminazione in campo austenitico e, con buona probabilità, durante la trasformazione γ→α (si parla infatti di precipitazione interfase), anche perché praticamente insolubili nella ferrite. Supponendo un’interazione
dislocazione-particelle con aggiramento degli ostacoli, come visto in precedenza,
(particelle indeformabili meccanismo di Orowan-Ashby [2]), il rafforzamento”∆σy”(in
MPa) può esprimersi in funzione della frazione volumetrica dei precipitati “f”( supposti
distribuiti in array casuali) e del diametro delle particelle X (in µm, riferendosi a
particelle sferiche): ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ ⋅ ⎟ ⎟ ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎜ ⎜ ⎝ ⎛ = ∆ 2 − 4 1 10 125 . 6 ln * 8 . 10 X X f y σ Eq.2.4 [2]
Il grafico seguente mostra come l’aggiunta di vanadio, e, in misura minore di niobio,
possa portare ad un aumento fino a 150 MPa del carico di snervamento, e come tale
rafforzamento sia tanto maggiore quanto più fine è il precipitato ottenuto; a tal fine, è
importante notare che le dimensioni di tali particelle variano considerevolmente con il
raffreddamento dopo la laminazione, proprio come dicevamo prima, o con la
Fig.2.5: Incremento del limite di resistenza in acciai HSLA al Nb e
al V-N,confrontati con le predizioni secondo Ashby-Orowan.
2.1.4 RAFFORZAMENTO PER INCRUDIMENTO
La presenza di dislocazioni in un materiale ostacola il moto di quelle di esse che, giacenti
su piani opportunamente orientati rispetto alla direzione di applicazione del carico,
tendono a muoversi. Per permettere ad esse di vincere i campi tensionali generati dalle
altre dislocazioni e muoversi, occorre applicare uno sforzo tanto più elevato quanto
maggiore è la loro densità. Infatti la quantità di dislocazioni presenti in un cristallo viene
misurata come densità lineare, ovvero come lunghezza totale delle dislocazioni presenti
nell’unità di volume. La misuriamo pertanto in cm/cm3. Un cristallo non è mai privo di
dislocazioni, già alla nascita, a causa dei processi di produzione (stress meccanici o
termici) ne possiede una certa densità, circa 105÷106 cm/cm3 per metalli solidificati con la massima cura, e la loro densità può raggiungere valori di 1012 cm/cm3 per materiali
pesantemente incruditi. Dobbiamo ipotizzare pertanto un meccanismo di moltiplicazione
Due dislocazioni con linea di dislocazione ortogonale che si muovono l’una verso l’altra
possono incrociarsi variando la propria forma e acquistando un gradino detto “jog”. La
presenza del jog può diminuire la mobilità della dislocazione, e l’accumulo di essi
dovuto all’intersezione con numerose dislocazioni può bloccare completamente la
dislocazione. In questo modo, si può formare una fitta rete di dislocazioni, detta
“foresta” di dislocazioni tale che esse si bloccano a vicenda e si intrecciano, rendendo
necessario incrementare la sollecitazione applicata per poter continuare a deformare
plasticamente il materiale. Per calcolare l’incremento di resistenza alla deformazione
plastica ∆σ, dovuto alla presenza delle dislocazioni, si consideri che per una densità ρ la
loro distanza media l è data [2]:
l = ρ-1/2 Eq.2.5
Lo sforzo necessario per attivare una dislocazione ancorata a due punti a distanza l
risulta proporzionale 1/l quindi a √ρ.
L’incremento di resistenza ∆σ può allora scriversi:
∆σ = k·G·b·√ρ Eq.2.6
dove G è il modulo di taglio della matrice, b il vettore di Burgers della dislocazione e k
un coefficiente che tiene conto delle interazioni elastiche fra i campi di sforzi delle
dislocazioni. Nei metalli k ha valori compresi fra 0.5 e 0.8, mentre nelle leghe indurite
per soluzione solida o per precipitazione può raggiungere valori fino a 1.8. Si ottiene
dunque un rafforzamento per incrudimento tanto maggiore quanto più sono grandi G e b,
ma questo effetto è efficace solo a temperature T≤ 0.3 ÷ 0.4 Tf (temperatura di fusione in
k), perché ad alta temperatura verranno attivati processi di recovery e ricristallizzazione
durante i quali le dislocazioni possono essere deviate fino ad annullarsi reciprocamente,
2.1.5 RAFFORZAMENTO PER AFFINAMENTO DEL GRANO
Come detto in precedenza l’affinamento del grano ferritico, oltre ad accrescere la
resistenza del materiale, ne migliora anche la tenacità. Ecco quindi perché l’affinamento
dei grani è il meccanismo di rafforzamento più utilizzato negli acciai. L’influenza della
dimensione del grano ferritico è stata studiata da Hall [14] e Petch [15], e tali ricerche
hanno condotto alla relazione già precedentemente citata, nota come relazione di
Hall-Petch, è espressa come segue:
= + ⋅ −0.5 d K i y σ σ
dove appunto d rappresenta il diametro del grano ferritico, vedi fig.2.6.
Fig.2.6: Intensificazione dello sforzo all’apice di un impilamento di dislocazioni al bordo di grano.
Gli impilamenti di dislocazioni all’interno di un grano di diametro 2d hanno mediamente
lunghezza d e la concentrazione degli sforzi, ad una piccola distanza dal bdg, è quindi
proporzionale a (d/4r)0.5. Se τi rappresenta la resistenza allo scorrimento per tutti gli ostacoli all’interno del reticolo cristallino (friction stress), τ-τi rappresenta di
conseguenza quella offerta dal bdg; la tensione di taglio massima ad una distanza r dalla
fine di una banda di scorrimento sarà quindi esprimibile nel seguente modo:
(
)
2 1 i r 4 d ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ τ − τ Eq .2.7 [1]Quando tale tensione uguaglierà una certa τmax la sorgente a distanza r sarà attivata e quindi la tensione di taglio potrà essere espressa come:
(
)
2 1 i max r 4 d ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ τ − τ = τ Eq.2.8Considerando un fattore di orientamento m che correli la sollecitazione di trazione con
quella a taglio, si ottiene la seguente relazione:
⎟⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ − + σ = σ 2. 1 1 i y Kd Eq.2.9 Dove σi=mτ e K1=m(τmax2r0.5).
Da ciò ne segue che, inizialmente, il coefficiente di rafforzamento k era collegato alla
tensione dovuta all’interazione tra la dislocazione e l’ostacolo costituito ad esempio dagli
atomi di soluto. In seguito ad osservazioni sperimentali sugli acciai HSLA commerciali,
è stato suggerito che le dislocazioni impilate al bordo di grano, con le loro atmosfere di
atomi di carbonio ed azoto, ed eventualmente anche particelle di carburi, rimangono
bloccate e non contribuiscano allo snervamento.
apparentemente costanti i valori di τi e r, e si osserva che anche k rimane virtualmente
tale. Valori significativamente minori del coefficiente di rafforzamento si osservano solo
quando si introducono nuove dislocazioni, ad esempio con basse deformazioni per
laminazione o riducendo drasticamente il tenore di atomi interstiziali, sbloccando così le
dislocazioni impilate sul bordo di grano [2].
Nel caso degli acciai, i valori di K nella relazione di Hall-Petch (dove d è in mm e
Kd(0.5) in MPa) sono riportati nella Tabella 2.3.
TIPO ACCIAIO
K
ACCIAI AUSTENITICI 7.08 ACCIAI FERRITICI 19.6 ACCIAI FERRITICO-PERLITICI 17.4di ferrite Tabella 2.3Dove f è la frazione volumetrica della ferrite. Per controllare la dimensione del grano è
necessario controllare la dimensione del grano austenitico, che ad esso dà luogo durante
la trasformazione γ→α. A tal fine servono gli stessi precipitati (carburi e carbonitruri), considerati precedentemente, ma fatti crescere fino a dimensioni di 40÷80 nm. In questo modo essi perdono la capacità di indurimento da precipitazione, che viene convertita
nella funzione di contenimento del grano austenitico.
Nasce dunque l’esigenza di mettere a punto trattamenti termomeccanici particolari, che
consistono nell’esecuzione di precisi programmi deformazione-temperatura, al fine di
dopo solidificazione, favorendo l'omogeneizzazione della struttura dendritica, riducendo
la segregazione degli elementi di lega ed eliminando le discontinuità interne, si parla di
laminazione in controllo, argomento già precedentemente trattato.
2.2 TENACITA’ E TEMPERATURA DI TRANSIZIONE
DUTTILE-FRAGILE
In un approccio di tipo ingegneristico, la tenacità degli acciai è quantificata in relazione
allo sforzo esterno applicato e alla presenza di un difetto assunto. Ci sono pochi dati
disponibili che mettono in relazione, quantitativamente, le misure di tenacità con le
caratteristiche microstrutturali.
La tenacità delle strutture poligonali ferrite-perlite sono generalmente caratterizzate:
• Impact transition temperature (I.T.T.). I metalli cubici a corpo centrato, come ferro, mostrano una transizione da un comportamento a frattura duttile ad alta temperatura ad
un meccanismo a frattura fragile a bassa temperatura.
• Charpy shelf energy value (CSE). Questa energia è controllata dalle caratteristiche metallurgiche che controllano il grado di assorbimento dell’energia quando un provino si
arresta in modo duttile.
La caratteristica importante della tenacità a frattura è che viene ad essere quantificata in
termini di una tensione. La relazione fra tenacità, tensione e difetto di dimensione è data
dall’equazione di Griffiths: 2 / 1 2 ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ Ε ≈ c f π γ σ Eq.2.10
dove σf è la tensione di frattura, γ è l’ energia superficiale della frattura, E è il modulo di
Young e 2c è la lunghezza della cricca. In molti casi, in particolare quelli in relazione
agli acciai microlegati a basso tenore di carbonio, il processo di frattura può coinvolgere
considerevoli deformazioni plastiche, e l’energia di frattura non comprende solo
l’energia superficiale, ma anche l’ alto grado di lavoro plastico localizzato necessario.
Questo è espresso nella relazione di Orowan-Irwin:
2 / 1 ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ Ε ≈ c Gc f π σ Eq.2.11
Gc rappresenta la combinazione dell’ energia richiesta per unità di area dell’estensione
della cricca [2].
La trattazione di Petch sull’influenza delle dimensioni del grano ferritico sulle
caratteristiche resistenziali dell’acciaio è stata estesa anche alla temperatura di
transizione duttile-fragile. Tra i diversi meccanismi d’indurimento dell’acciaio,
l’affinamento del grano ferritico è l’unico che assicuri allo stesso tempo una benefica
riduzione di tale variabile. In tal senso possono anche agire incrementi del tenore di
elementi in soluzione solida, ad esempio Cu, ma anche in questi casi si è dimostrato
dipendere da un contemporaneo effetto di affinamento del grano ferritico; la relazione tra
il limite di snervamento e la dimensione del grano ferritico per acciai che utilizzano
diversi meccanismi di rafforzamento (composizione chimica in Tabella 2.4) è
Per Cu : a) 1% Cu-b)1.2-c)1.4-d)1.7-e)2.1 Per M4 : condizioni TMCP f) condizioni base-g) raffreddamento accelerato-h) riduzione forte-i) g e h combinati
9,5 11,5 13,5 15,5 17,5 19,5 21,5 Dalfa 300 350 400 450 500 550 600 Yield stenght (M Pa) -0.5 (mm )-0.5 a b c d Cu g h f i M4 M2 M1 Fig.2.7 C (%) Cu (%) Mo (%) Nb (%) Ti (%) M1 0.11 - - 0.04 -M2 0.1 - 0.3 0.04 -M4 0.08 - - 0.02 0.04 Cu 0.05 1÷1.7 - 0.04 0.02 Tabella 2.4
La modalità tipica di frattura fragile di una struttura ferritica è quella detta per clivaggio, che consiste nella separazione degli atomi di facce contrapposte della cella ad opera di una tensione di trazione ad essa normale. Un modello di innesco di una frattura fragile è stato proposto da Cottrell (vedi figura 2.8 [1]), in cui n dislocazioni s’impilano alla giunzione tra due piani di scorrimento a generare una barriera di Lomer-Cottrell, inducendo così la formazione di una microcricca nel materiale.
Fig.2.8: Innesco della frattura fragile secondo Cottrell.
A.Takahashi e M.Ino [17], utilizzando il modello di Cottrell, hanno assunto che la
transizione duttile fragile, alla temperatura critica Tc, avvenga quando il carico di
snervamento, moltiplicato per il fattore geometrico a fondo intaglio (M=3), raggiunge il
valore della tensione di frattura (σc) del materiale. Hanno sviluppato quindi, nel caso in cui l’incremento del carico di snervamento sia dovuto esclusivamente all’affinamento del
grano, la seguente relazione tra σy e Tc:
T Tc L 1 y L⎟σi ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ ε − σ ⎟ ⎠ ⎞ ⎜ ⎝ ⎛ ε − = − Eq.2.12 [17] dove L MKy
= 4µγ2 , µ è il modulo di elasticità a taglio, γ è l’energia libera superficiale per unità di area, Ky è la costante nella relazione di Hall-Petch, M è la costante di
proporzionalità, relativa al criterio di frattura adottato ( σc = M⋅σy ) e ⎛L−
⎝⎜ ⎞⎠⎟ 1 ε
al variare della temperatura. L’equazione 2.12 include implicitamente d, il diametro del
grano ferritico, e indica che la temperatura di transizione Tc diminuisce al crescere di σy (quando è operativo un meccanismo di indurimento per affinamento del grano). Per
contro, quando il rafforzamento della lega è ottenuto mediante altri meccanismi, come ad
esempio l’indurimento per precipitazione o per trasformazione bainitica (ferrite
aciculare), vale la relazione seguente:
(
)
2 1 y y c d K M 4 T T ⋅ − ⋅ µγ = σ + − ⋅ ε Eq.2.13 [17]In questo caso la temperatura di transizione Tc aumenta al crescere di σy con un gradiente pari a 1
ε, se il diametro del grano rimane costante, e tale gradiente, dai risultati
sperimentali ottenuti dagli autori, risulta pari a 0.46 °C/MPa.
Quando il rafforzamento utilizza meccanismi combinati, il gradiente di variazione di Tc con σy assumerà valori intermedi tra quelli riportati. Ad esempio, nel caso di impiego di manganese, quale elemento capace di affinare il grano e facilitare la trasformazione