• Non ci sono risultati.

Tecniche di Doma Naturali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Tecniche di Doma Naturali"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

TECNICHE DI DOMA NATURALI

Introduzione

La necessità di creare un dialogo con il cavallo, ha dato origine, nel corso del nostro secolo a varie tecniche che cercano di sfruttare la natura di questo animale per instaurare un rapporto naturale con l’uomo. Di seguito ne vengono riportate alcune.

Tipi di doma alternativa o naturale

1) Tecnica dell’“Approccio e ritirata” di Jeffery 2) Approccio “uomo-cavallo” secondo Pat Parelli 3) Addestramento “Clicker”

4) Metodo “del contatto” di Tellington-Jones 5) Manipolazione precoce di Miller

6) Tecnica del Join up di Monty Roberts

1) Tecnica dell’“Approccio e ritirata” di Jeffery

Questa tecnica viene usata dai Nativi d’America per addomesticare i cavalli selvaggi. Il metodo si svolge in questo modo:

- isolare il soggetto da qualsiasi distrazione in modo che la sua attenzione sia focalizzata solo sull’addestratore;

- muoversi lentamente, soprattutto nel momento in cui ci si avvicina al cavallo, abituandolo gradatamente al contatto;

- assicurarsi che il cavallo dipenda dall’addestratore per rimuovere gli stimoli avversi; - mettere a disposizione del cavallo una zona di fuga, lontana da stimoli sconosciuti o

spiacevoli.

Il cavallo viene posto all’interno di un recinto rettangolare con una corda al collo, se si allontana dall’uomo, la corda si stringe, se si avvicina la corda si allenta. Il cavallo impara, attraverso il rinforzo negativo, che avvicinandosi all’addestratore rimuove lo stimolo avverso, cioè la corda che si stringe. Una volta che il cavallo ha associato il suo avvicinamento

(2)

all’uomo alla scomparsa dello stimolo avverso, l’addestratore procede gradatamente con questa tecnica, fino a toccarlo, accarezzarlo su tutto il corpo, insellarlo ed infine a cavalcarlo.

2) Approccio uomo-cavallo secondo Pat Parelli

Secondo Parelli (2002) tra i cavalli e l’uomo è possibile instaurare con naturalezza un ottimo rapporto attraverso la comunicazione, la comprensione e la psicologia. Per poter attuare questo, ha messo a punto la tecnica “Natural Horse-Man-Ship”, che si basa su questi otto principi: il rapporto uomo-cavallo naturale; non essere prevenuti; la comunicazione reciproca; cavalli ed esseri umani hanno le stesse responsabilità; la giustizia è l’atteggiamento migliore; il linguaggio del corpo è universale; i cavalli insegnano ai cavalieri ed i cavalieri insegnano ai cavalli; concetti, scopo e tempo sono gli strumenti dell’insegnamento. Un horseman naturale deve possedere dieci qualità: cuore e desiderio, rispetto, impulso, flessione, atteggiamento, sensazione, tempismo, equilibrio, saggezza ed esperienza. Lo schema del “Natural Horse-Man-Ship” è composto da sei chiavi: atteggiamento, conoscenza, equipaggiamento, tecniche, tempo, immaginazione. La tecnica prevede l’esecuzione di “sette giochi”, che formano la base del linguaggio con il cavallo. Si basano sulla logica delle prede e sono gli stessi giochi che i cavalli attuano tra loro per stabilire la scala gerarchica del branco, sono: il gioco dell’amicizia, del porcospino, di guida, dello yo-yo, del circolo, del movimento laterale, della strettoia. Ad esempio nel gioco dello “yo-yo”, il cavallo impara ad associare l’avvicinamento all’addestratore al rilascio della pressione. Nel gioco della “pressione”, il cavallo impara a tollerare la presenza dell’uomo, che si avvicina sempre di più, mentre l’addestratore impara a riconoscere le reazioni del cavallo. Questa tecnica si basa molto sui rinforzi negativi, poiché il cavallo impara un certo comportamento per evitare uno stimolo avverso. Lo scopo dei “sette giochi” è creare una relazione tra l’uomo ed il cavallo basata sull’amicizia, sulla fiducia e la dominanza. Il primo stadio consente di sviluppare una consistente relazione uomo-cavallo basata sull’uso delle posizioni del corpo per premiare o “punire” il cavallo in seguito a risposte corrette o meno. Questo metodo utilizza specifici modelli comportamentali della specie equina, con rinforzi negativi per incoraggiare il corretto comportamento.

(3)

3) Addestramento “Clicker”

Questa tecnica è stata descritta nel precedente paragrafo “I Rinforzi”. 4) Metodo “del contatto” di Tellington-Jones

Questo metodo è stato creato da Linda Tellinghton-Jones con lo scopo di aumentare la collaborazione tra uomo e cavallo. Il metodo si basa sull’assuefazione e desensibilizzazione del cavallo al contatto umano, tramite la stimolazione della produzione di endorfine endogene. Vengono usati movimenti circolari della mano per rilassare il soggetto, accarezzando zone particolari del corpo, come il garrese, simulando il mutual-grooming. Il processo utilizza un condizionamento classico, poiché uno specifico stimolo viene associato ad uno stato di rilassamento o ad una risposta endogena e può essere associato anche ad altri stimoli, come ad esempio la voce. Alcuni segnali vocali, oltre alla carezze, possono essere usati per associare nuovi stimoli, a questo stato di rilassamento. L’esperienza dell’ideatrice del metodo dimostra, però, che il massaggio non è sufficiente a calmare un soggetto pauroso o particolarmente eccitato. La differenza con il metodo successivo di Miller consiste nel fatto che viene praticato su cavalli adulti e non sui puledri (Waran & Casey, 2005).

5) Manipolazione precoce di Miller

La manipolazione precoce o imprinting iniziale dell’addestramento, è una tecnica proposta da Robert Miller (1989) e viene impiegata per insegnare al puledro a tollerare ed accettare esperienze future che potrebbe giudicare negativamente. L’imprinting è un processo tramite il quale i neonati stabiliscono una preferenza sociale verso la madre (o altri animali) durante un periodo critico di sviluppo dopo la nascita (Lorenz, 1965; Hess, 1966). Nel cavallo questo periodo critico, detto sensibile, non è ben definito scientificamente.

In alcune specie questo periodo è fondamentale affinché avvenga il reciproco riconoscimento tra madre e figlio e l’identificazione della specie di appartenenza, però non è stato dimostrato scientificamente che questo processo rapido e irreversibile si verifichi nei mammiferi, in particolare in specie precoci come il cavallo. Il termine “imprinting” è stato tuttavia usato per descrivere una forma particolare di addestramento nel cavallo. Un buon imprinting è utile a ridurre futuri atteggiamenti offensivi o difensivi verso l’uomo.

(4)

La manipolazione precoce agevola le operazioni di manualità sul cavallo, riduce gli sforzi della doma successiva ed il rischio di lesioni (Spier et al., 2004). La tecnica può condizionare il comportamento sotto questi aspetti:

- Legame con l’uomo. Nel periodo in cui il puledro si lega alla madre, la presenza dell’uomo, se la fattrice lo accetta, fa sì che non sia considerato un predatore o un pericolo.

- Sottomissione e non paura. Durante questa fase il puledro non può scappare (metodo naturale di sopravvivenza) agli stimoli che lo impauriscono, di conseguenza assumerà un atteggiamento di dipendenza e sottomissione perché vedrà il suo addestratore come un leader, che gli offre protezione e rifugio. Dal punto di vista psicologico questo è il tipo di relazione ideale tra uomo e cavallo.

- Desensibilizzazione a stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili e olfattivi). Molte parti del corpo possono venir desensibilizzate applicando rapidi e continui stimoli, facendo in questo modo abituare il puledro a non rispondere più allo stimolo al di sotto di una certa soglia e, quindi, ad assuefarsi ad esso. Ad esempio, può essere desensibilizzato ai rumori forti, agli oggetti svolazzanti o alle carezze su tutto il corpo.

- Sensibilizzazione a stimoli specifici. È un condizionamento operante con rinforzo negativo: il puledro può imparare a manifestare una certa risposta comportamentale in seguito ad uno stimolo che viene gradualmente ridotto di intensità. Questo può essere insegnato al puledro dal secondo giorno di vita.

La prima sessione di manipolazione richiede circa un’ora: dopo la rottura del cordone ombelicale, il puledro viene asciugato con una spugna, simulando la fattrice che lecca il neonato, questo consentirà l’instaurarsi del legame tra il piccolo e la madre, ma anche all’uomo.

Per ottenere desensibilizzazione al contatto, il piccolo deve essere toccato a partire dalla testa, delicatamente ma abbastanza velocemente, fino a quando non si rilassa, ciò è visibile dall’estensione del collo e dall’aspetto generale. Ogni operazione di desensibilizzazione deve essere eseguita finché non viene accettata; se lo stimolo viene interrotto quando il puledro scappa o si sottrae, apprenderà questo comportamento ed il risultato ottenuto sarà una

(5)

sensibilizzazione, cioè il contrario di quello cercato. Tutte le parti del corpo devono venir gradualmente toccate: orecchie, bocca, naso, tronco, coda, arti e zona perineale. È preferibile dare qualche stimolo in più che in meno. Toccarlo con una busta di plastica può essere utile a desensibilizzarlo a questo stimolo, spesso causa di spavento. Con questo metodo il puledro può essere desensibilizzato, teoricamente, a qualsiasi stimolo, come ad esempio a non aver paura di salire sul trailer, essere abituato alla presenza dei cani, passare da zone di luce a zone di ombra, ecc., in pratica a qualsiasi cosa che sarà utile in futuro.

La sensibilizzazione, invece, ha lo scopo di evocare una risposta in seguito ad un dato stimolo, togliendolo quando viene manifestato il giusto comportamento, si svolge quindi secondo la logica del rinforzo negativo. Un esempio è far spostare il puledro di lato premendogli una mano su un fianco: nel momento in cui si sposta viene tolta la pressione della mano, in questo modo assocerà la sua risposta alla scomparsa dello stimolo. Affinché avvenga questa associazione, la sequenza deve essere ripetuta più volte, ad intervalli di 20-30 secondi. Deve essere richiesta una risposta alla volta, in modo graduale, perciò occorre molta pazienza e costanza da parte dell’addestratore. Ad una settimana di vita, se possibile, sarebbe opportuno cavalcare la madre e farsi seguire dal puledro.

I puledri che hanno subito la tecnica della manipolazione precoce, sono, in genere, più facilmente maneggiabili, inoltre, grazie a questa tecnica viene ridotto notevolmente il rischio di lesioni sia all’animale che all’uomo. Un possibile problema che si può presentare con questo metodo è la presenza di una fattrice che non accetta l’uomo, quindi è necessario che venga resa docile ed abituata ad esser maneggiata prima del parto o, meglio ancora, prima della gravidanza. Uno svantaggio del metodo potrebbe essere che il puledro sviluppi una preferenza sociale verso l’uomo piuttosto che con i conspecifici. Alcuni uomini di cavalli ritengono che la manipolazione precoce influenzi negativamente la performance futura, specialmente in un soggetto da corsa, questo, però non ha dimostrazione scientifica (Miller, 1989).

Indagini recenti hanno dimostrato che la manipolazione precoce riduce la frequenza cardiaca in puledri sottoposti a vari test di apprendimento, rispetto a soggetti non manipolati, quindi questa tecnica potrebbe influenzare positivamente la curva di apprendimento e favorire un migliore equilibrio emotivo (Panzera & Trobia, 2005).

(6)

In un altro studio (Bouisson, 2005) invece è risultato che le manipolazioni neonatali possono influenzare la maneggevolezza del cavallo, ma non hanno alcun effetto sulla capacità di apprendimento. Dopo sei mesi dalla fine delle manipolazioni non sono emerse differenze fra animali manipolati e gruppo di controllo, quindi da questo studio è risultato che le manipolazioni neonatali non avrebbero effetti durevoli. Il periodo immediatamente successivo allo svezzamento, invece, sembra essere particolarmente favorevole alle manipolazioni e gli effetti ottenuti (miglior maneggevolezza e minor reattività nel Novel Object test) sono stati durevoli. L’esperienza precoce acquisita mediante manipolazioni durante lo svezzamento avrebbe, quindi, un impatto durevole su alcuni aspetti del carattere (Bouisson, 2005).

Waring (1972) ha dimostrato che puledri maneggiati fin dalla nascita manifestano maggior attività di esplorazione e fiducia rispetto a soggetti non maneggiati. Poiché l’attività di investigazione ha effetti positivi sullo sviluppo comportamentale del cavallo, la manipolazione precoce può, quindi, favorirlo.

6) Tecnica del Join up di Monty Roberts

Questo metodo è quello da cui abbiamo preso spunto per il nostro lavoro e gli verrà dedicato il successivo capitolo.

Problemi con questi tipi di approccio

Molte di queste tecniche di doma hanno avuto un grande successo presso gli amanti dei cavalli, poiché i termini “umano” o “naturale” suscitano un certo fascino in coloro che aspirano ad ottenere un rapporto di reciproca soddisfazione col proprio cavallo. Alcuni addestratori fanno sembrare i loro metodi misteriosi o addirittura magici e questo provoca una certa attrattiva. Alcuni proprietari pensano di usare metodi nuovi che possano risolvere i loro problemi con i cavalli e sembra che preferiscano avere uno schema da seguire, piuttosto che dei principi su cui basarsi per adattarli a diverse situazioni. Un problema correlato a questo tipo di concezione è che, quando le cose vanno nel verso sbagliato, è praticamente impossibile per il proprietario capire cosa ha provocato il problema. Senza una profonda comprensione delle modalità di apprendimento del cavallo e la sua applicazione nell’addestramento, il

(7)

problema non può essere analizzato, questo causa incomprensione tra l’uomo ed il suo animale.

Possono sorgere problematiche anche per questi fattori:

- Mancata generalizzazione ad altri contesti. L’addestratore deve essere in grado di ottenere le stesse risposte comportamentali del cavallo anche in contesti diversi da quello in cui il soggetto ha appreso.

- Uso di punizioni che rendono il cavallo privo di controllo e lo pongono in una situazione di conflitto motivazionale.

- Utilizzare premi inadeguati. Ad esempio le pacche non sono un premio naturale per il cavallo, sono prive di senso per lui e possono indurre l’animale ad assumere comportamenti sbagliati.

È importante determinare se queste tecniche siano davvero efficaci ed “umane”, e questo può essere valutato soltanto con metodi scientifici (Waran & Casey, 2005).

Riferimenti

Documenti correlati

Potranno essere scelti dallo studente corsi opzionali (massimo 1) o laboratori (massimo 2) presenti nei piani di studio degli altri corsi di Licenza, previa approvazione

La decelerazione delle vendite, a fronte di un’inflazione attestata tendenzialmente in settembre al 2,6 per cento, è stata in parte determinata dalla frenata dei prezzi alla

Mentre i topi presentano un gruppo di 33 geni che vengono espressi  in  ogni  ricettore  del  gusto  amaro  (più  3  pseudogeni  che  hanno  perso  la 

22 2WEL • Secondo rapporto sul secondo welfare in Italia • 2015 Una recente indagine Censis indica che accanto alle reti familiari (le quali con- tinuano a svolgere un ruolo

Presentazione Gruppo nazionale Servizio Promozione Caritas Promozione e formazione delle Caritas diocesane Promozione e formazione delle Caritas parrocchiali Formazione per

Potranno essere scelti dallo studente corsi opzionali (massimo 1) o laboratori (massimo 2) presenti nei piani di studio degli altri corsi di Licenza, previa approvazione

Focalizzando per un attimo l'attenzione a questi ultimi due fattori, comincia farsi strada e a rendersi evidente qualche primo elemento concettuale di finanza comportamentale,

Nella nostra epoca, un'epoca che da tanta importanza alla socializzazione dell'individuo, perché richiede una speciale capacità di adattamento, la formazione di gruppi