All’interno
Da Superga a Meroni:
storie di eroi De Laurentiis
e Cairo: presidenti da show-business
Tour de force azzurro: 11 gare in 45 giorni
A pagina 12
Floccari e Gomez, nuovi assalti
per il mercato
Speciale Napoli-Torino
Giovedì sera c’è il Dnipro al San Paolo
di MIMMO FLORIO
A pagina 6
A pagina 10
A pagina 15 A pagina 11
di DONATO MARTUCCI di DINO MANGANIELLO
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l Napoli pareggia in casa con il To- rino ma resta terzo in classifica grazie alla sconfitta della Lazio a Catania. I biancocelesti sono sca- valcati dalla Fiorentina di Montella che diventa la quarta forza del torneo.Gli azzurri impattano al San Paolo contro la formazione di Ventura al ter- mine di una gara mai entusiasmante che ha visto i padroni di casa passare in vantaggio con Cavani dopo appena sette minuti di gioco. Quella che sem- brava dovesse essere una domenica di festa si è invece trasformata in un pomeriggio da incubo. In pieno recu- pero, Aronica - subentrato a Dossena - ha sbagliato il passaggio all’indietro per De Sanctis. Sulla sfera si è lanciato Sansone che allo scadere ha piazzato la rete del pareggio. La prestazione del Napoli è stata alquanto scialba. La squadra non è mai sembrata tonica e
anche i ritmi di gioco sono stati sem- pre sotto tono. Mazzarri, nel post par- tita, ha difeso i suoi ragazzi. «Abbia- mo commesso molte ingenuità — ha evidenziato il tecnico toscano — e purtroppo non siamo stati capaci di concretizzare le occasioni che ci sono state. Siamo stati poco attenti in fase di finalizzazione, ma a punirci è stato soltanto un errore. Sapevamo che il Torino era una squadra difficile da af- frontare, tant’è che non ha ancora per- so in trasferta. Ma comunque poteva- mo conquistare la vittoria».
Tra i migliori in campo, oltre a Ca- vani, c’è stato Hamsik. Nonostante lo slovacco abbia sbagliato la clamoro- sa palla gol del raddoppio nel finale.
Poco dopo è arrivato il pareggio del Torino.
DA PAGINA 2 A PAGINA 4 Naddeo e Scozzafava
B EFFA
ALL’ULTIMO
MINUTO
Le pagelle
di Felice Naddeo
Il Matador, l’unica luce azzurra C'
è una legge non scritta nel cal- cio, che anche ieri ha trovato la sua applicazione: mai sba- gliare una rete nel finale di ga- ra perché dietro l'angolo si nasconde la beffa. E così è stato negli ultimi cinque minuti di Napoli-Torino. Dopo i primi 85' scialbi, animati solo da un gol rime- diato al 7' dal solito Cavani, rientrato per dare ossigeno a un attacco azzurro in apnea negli ultimi tempi. Al 40' della ripresa, in una delle poche ripartenze az- zurre in velocità, Insigne innesca con una bella giocata Hamsik. Lo slovacco, peraltro autore di una buona prova, en- tra in area, lascia a terra Gillet con una finta ed è pronto a piazzare il colpo a porta vuota. Ma, incredibilmente, il toc- co di sinistro del mohicano napoletano s'infrange sull'esterno del palo. Sarà so- lo la malasorte, avrà pensato Mazzarri dalla panchina. Che nel frattempo, quan- do mancavano appena un paio di giri di lancette al triplice fischio finale, si fa espellere dall'arbitro Valeri per protesta.L'incredibile è appena dietro l'angolo. Il tecnico, che aveva sostituito il peggiore di giornata — ovvero Dossena — con Aronica per tamponare Cerci e garantire maggiore sicurezza all'out sinistro, vie- ne tradito proprio da un errore del suo pretoriano. Quando il novantesimo è già passato da un minuto, in pieno recu- pero Inler appoggia una palla all'indie- tro verso il difensore. Totò, per evitare la pressione dei granata, fa lo stesso con un piattone molle indirizzato a De Sanc- tis. La palla è però troppo lenta. Sulla sfe- ra si avventa Sansone che, in area, batte De Sanctis in uscita disperata. Nel silen- zio del San Paolo si sente solo il triplice suono metallico del fischietto dell'arbi- tro che sancisce il pareggio per 1-1. E fa da amaro apripista a una bordata ben
più rumorosa di fischi che parte dagli spalti dell'impianto di Fuorigrotta.
La partita, però, non è tutta qui. E l'errore di Aronica, pur gravissimo, è stato soltanto il sigillo a una prestazione deci- samente non brillante del Na- poli. Che dopo la rete di Cava- ni, su un raid di Hamsik in area, avrebbe dovuto chiudere la gara già nel primo tempo. Sarebbe sba- gliato, però, incolpare soltanto il cal- ciatore siciliano per un pareggio che equivale a una sconfitta. Soprattutto do- po la vittoria dell'Inter con la Juve, e il passo falso della Lazio, che avrebbe ga- rantito una fuga a tre con quattro punti di margine sulla nuova quarta: la Fioren- tina. Ma così non è stato. Ora più delle polemiche è necessaria un'analisi atten- ta delle ragioni che hanno portato una squadra, solo in campionato, a racimola- re solo 4 punti in altrettante gare con due sconfitte, una vittoria e un pareggio.
L'involuzione, atletica e di gioco, c'è. Gli azzurri anche ieri sono apparsi troppo spesso lenti, incapaci di alzare il ritmo ga- ra quando necessario, quasi autoreferen- ziali in un possesso palla costante ma per nulla produttivo. Tra la poca aggres- sività vista in campo, e la lacuna macro- scopica nel non riuscire a chiudere la ga- ra col Torino dopo il vantaggio, c'è tutto il Napoli degli ultimi quindici giorni. Ad
eccezione di Cavani: ieri anche il miglior difensore azzurro oltre che il principale terminale offensivo della squadra.
C’è, però, anche di più. Ed è forse l’in- tolleranza mentale di questo Napoli a ve- stire i panni di grande. Fin quando la squadra è stata individuata come outsi- der, con poche responsabilità sul dover fare risultato a tutti i costi, l’undici di Mazzarri ha espresso buon calcio e otte- nuto grandi risultati. In Italia come in Europa. Adesso che è chiamata a soppor- tare il peso psicologico di essere diven- tata una grande, fino a poco tempo fa addirittura l’unica anti-Juventus del tor- neo, sembra che qualche giocatore sof- fra eccessivamente questo status.
Tra risultati imprevisti e la qualità me- diocre di un campionato italiano, nono- stante questo harakiri il Napoli ha man- tenuto il terzo posto. Da qui, ora, biso- gna ripartire. Cercando di smuovere la squadra prima sia testa che nelle gam- be. Perchè oltre all'evidente calo fisico e alla prestazione insufficiente, mancano cattiveria agonistica ed energie mentali.
Felice Naddeo
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6De Sanctis un buon intervento nel primo tempo su colpo di testa di Bianchi, poi qualche altra parata importante.
5,5Campagnaro non commette errori macroscopici ma, come tutta la squadra, è in piena involuzione.
5,5Cannavaro si perde Bianchi, nel primo tempo, sull'unica azione pericolosa del Torino. Non brilla come al solito.
5,5Gamberini fuori posizione quando Aronica appoggia la palla a De Sanctis, sulla quale si avventa Sansone per il pari.
6Maggio la gamba appare tornata, è uno dei pochi giocatori del Napoli che sembra avere qualità atletica.
6Behrami un maratoneta che copre le falle altrui a centrocampo, assolve al ruolo di interditore affidatogli.
5Dzemaili non fa il playmaker ed è anche impreciso anche in qualche semplice appoggio. (dal 32' st Inler sv: entra e non incide)
6Hamsik gioca una buona partita, ma sulla sua prestazione pesa, però, il mancato gol nel finale prima del pari del Torino 5Dossena: fischiato all'uscita dal campo, è autore di una prova a tratti nefasta. Nella ripresa Cerci lo beffa in continuazione.
(dal 41' st Aronica 4: sbaglia l’unico tocco della partita).
5,5Pandev meglio delle ultime apparizioni ma comunque non ancora l'attaccante brillante visto nella prima fase di
campionato. Di certo giocare seconda punta gli giova di più.
(dal 17' ST Insigne 6: qualche giocata efficace e il passaggio decisivo per Hamsik che avrebbe potuto raddoppiare. Tra i pochi a salvarsi)
7Cavani il Napoli è Matador-dipendente. Segna, ma soprattutto si fa trovare in area nei momenti giusti. Se poi è anche il miglior difensore della squadra, significa che ieri per gli azzurri è davvero girata male.
5,5Mazzarri questo non è il suo Napoli, deve intervenire per cercare di rimediare a una situazione che potrebbe avere ulteriori ripercussioni.
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Marcatori: 7' pt Cavani (N), 45'+1 st Sansone (T)
NAPOLI (3-5-1-1): De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Gamberini;
Maggio, Behrami, Dzemaili (dal 32' st Inler), Hamsik, Dossena (dal 41' st Aronica);
Pandev (dal 17' st Insigne), Cavani.
A disposizione: Rosati, Colombo, Britos, Grava, Fernandez, Mesto, Donadel, Vargas. Allenatore: Mazzarri TORINO (4-2-4): Gillet, Darmian, Glik, Rodriguez, D'Ambrosio; Basha, Gazzi (dal 1' st Brighi); Cerci, Bianchi, Sgrigna (dal 25' st Sansone), Vives (dal 30' st Santana). A disposizione: Gomis, Di Cesare, Ogbonna, Caceres, Stevanovic, Agostini, Meggiorini, Verdi, Birsa.
Allenatore: Ventura Arbitro: Valeri di Roma
Ammoniti: Dzemaili (N), Basha (T), Cerci (T), Brighi (T), Behrami (N), Dossena (N), Sansone (T), Gillet (T)
Azzurri in vantaggio con Cavani, poi nel finale errore di Aronica e pari del Torino con Sansone
Torino
Hamsik fallisce il raddoppio
1
Prima della rete degli ospiti lo slovacco, servito da Insigne, ha spedito sul palo esterno un facile tiro a porta vuota
Napoli
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L A PARTITA
H ARAKIRI N APOLI
Il tecnico: «Dovevamo chiudere la partita, fallite molte palle gol»
M AZZARRI: TROPPE INGENUITÀ
I
l tono è piuttosto agitato, per quanto provi a mantenere la calma dopo una vit- toria persa malamente nei tre minuti fi- nali di recupero. I segnali, però, c’erano stati. Ma il cambio Dossena per Aronica gli è stato fatale. Walter Mazzarri alza le braccia:«Facile recriminare dopo, ma la logica di inse- rire un difensore esperto per un centrocampi- sta stanco e per giunta ammonito, non fa una piega. I cambi nei minuti finali si fanno an- che per spezzare il gioco e portare a casa quei tre punti così faticosamente conquistati».
Mazzarri, come è buona abitudine, prova a di- fendere la sua squadra che, a suo dire, affron- tava un Torino caparbio, maestro del posses- so palla soprattutto in trasferta: «Complimen- ti al Torino — dice — ha fatto una grande gara e non ha mai perso finora in trasferta.
Erano più lucidi di noi, ma abbiamo saputo contenerli ed il pareggio purtroppo è matura- to soltanto per un errore. Una papera. Siamo umani, e capita di sbagliare». Mazzarri è ar- rabbiato, ma la sovraesposizione dell’ultimo mese gli impone autocontrollo e soprattutto diplomazia. «La partita era finita e se non ci fosse stata quella disattenzione, stavamo a di- scutere di altro. Dispiace a tutti, ma vi assicu- ro che a me e ai giocatori molto, molto di più. Andiamo avanti nel nostro percorso di crescita e ci teniamo stretti i sette punti in più che continuiamo a mantenere rispetto al- lo scorso anno». Quest’estate, però, si parla- va di altri obiettivi e l’inizio di stagione aveva fatto intravedere la possibilità che il suo Na- poli potesse ambire a qualcosa di più di un terzo posto.
Il tecnico di Livorno sconfessa questa ambi- zione e il tono della voce si alza.: «Ma chi l’ha detto? Nessuno ha parlato di scudetto, ma qui si è alzata l’asticella in maniera esagerata rispetto alle nostre reali possibilità. Il Napoli deve crescere e questa partita ci ha detto anco- ra una volta così. E non mi riferisco soltanto alla papera finale».
Passa all’analisi più lucida della gara e alla triste consapevolezza che manca ancora qual- cosa per competere per il vertice: «Sull’uno a zero la partita va chiusa, non basta un gol. Lo
ripeto in continuazione ai ragazzi, anche men- tre festeggiano. Invece siamo stati ingenui, abbiamo avuto modo di capitalizzare il risul- tato, ma alla fine abbiamo sempre fatto la scel- ta sbagliata. Cavani è rientrato senza allenar- si, ha fatto bene ma certo non era lucidissi- mo. Così anche Hamsik. Abbiamo avuto due o tre contropiede, dovevamo solo scegliere la mossa giusta, invece abbiamo sbagliato. Il cal- cio è questo, serviva concretezza e noi non ne abbiamo avuta. La ripartenza che solitamente ci riesce al meglio, stavolta non ci è venuta bene nonostante gli spazi che comunque il Torino ci lasciava. Prima dell’errore fatale di Aronica eravamo andati vicinissimi al due a zero, invece lo abbiamo sprecato. Andiamo avanti e cerchiamo di migliorare». La buona sorte pure si è dimenticata di assistere la squadra di Mazzarri, il tecnico liquida così:
«Ormai lo sappiamo, è un momento che nul- la ci va bene. Il calcio è fatto di episodi e biso- gna prenderne atto. Ai miei però chiedo più attenzione, non eravamo al top e dalla vitto- ria rotonda siamo passati a un pareggio che sa davvero di beffa per come è maturato. Non voglio sminuire la prestazione del Torino che sapevo già prima che fa un gioco particolare.
Noi dovevamo pressarli alti e invece per lun- ghi tratti ci siamo lasciati schiacciare. Dispia- ce». Mazzarri ha concesso un giorno di per- messo alla squadra e qualche ora da concede- re a se stesso. Da agosto non prende una pau- sa e gli ultimi risultati in campionato ed Euro- pa League lo hanno esposto ad una pressione mediatica non indifferente. Tiene botta, Maz- zarri. Ma Napoli è una piazza esigente, lo è ancor di più con chi in tre anni ha fatto risul- tati straordinari. Critiche, pressioni e mai un momento di relax. Un momento per non pen- sare al calcio. I due punti persi ieri col Torino alla fine potrebbero pesare, l’impatto menta- le di un pareggio che ha il sapore di una scon- fitta dovrà essere ammortizzato subito. Gio- vedì c’è l’Europa League e una sconfitta signi- ficherebbe l’addio al torneo. Mazzarri prova a tenere il comando. Da solo.
Monica Scozzafava
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Negli spogliatoi L’allenatore ha evidenziato la scarsa lucidità sotto porta ma ha difeso i giocatori
Espulso nel finale Walter Mazzarri mentre lascia il campo dopo la decisione dell’arbitro di Valeri di spedirlo negli spogliatoi per proteste
Quesiti post gara
Il Matador segna e aiuta in difesa, poi il calo fisico nel secondo tempo
di Monica Scozzafava
Col Torino la settima espulsione da quando è sulla panchina azzurra, la ventesima da quando allena, cioè in dodici anni. Più della metà, dunque, in carriera le ha rimediate sulla panchina
azzurra. Mazzarri ha protestato per un presunto fallo su Hamsik. Non è uscito dall’area tecnica, ma evidentemente per l’arbitro il tono della voce era elevato.
In questo momento le tre formazioni viaggiano a ritmi completamente diversi. La Juventus non gioca bene ma riesce a concretizzare grazie alla fame, alla cattiveria e alla
determinazione che mette in ogni partita. L’inter viaggia sulle ali
dell’entusiasmo di un progetto nuovo e anche di una nuova idea di gioco.
Rispetto al Napoli ha una rosa molto più competitiva. Il Napoli oggi è appannato, manca negli uomini chiave di brillantezza fisica. Forse le aspettative scudetto erano davvero troppo elevate.
Manca l’uomo che parte in contropiede per via centrali, troppo attendismo quando l’azione riparte sulle fasce laterali. Le uniche due ripartenze della gara col Torino le ha avviate Lorenzo
Insigne, subentrato a Pandev a venti minuti dall’inizio della ripresa.
C’è poca lucidità a centrocampo ed il passaggio all’indietro diventa quello più semplice. Ma la scelta è sbagliata.
Il Napoli ha l’obbligo di vincere per continuare l’avventura in Europa League. Il turn over è per buona parte obbligato per l’indisponibilità di Zuniga ed il calo di condizione di
qualche difensore. Aronica sarà riproposto, riposeranno Gamberini e Cannavaro. In attacco Mazzarri potrebbe far giocare Insigne e Pandev e non Vargas.
I
l suo sigillo non è manca- to e dopo sette minuti aveva già portato il Napo- li in vantaggio. Edinson Cavani, un gol (importante fi- no a tre dalla fine perché deci- deva il risultato) e poi più nul- la. Il Matador rientrava dopo due turni di stop, un risenti- mento al flessore della coscia sinistra non gli aveva dato ne- anche la possibilità di allenar- si con il gruppo. Ma col Tori- no la sua presenza era talmen- te indispensabile che, avute tutte le rassicurazioni clini- che, si è sacrificato per la cau- sa. E’ stato un Matador a mez- zo servizio, però. Poco lucido già sul finire del primo tem- po, evanescente per quasi tut- ta la ripresa, Non ha fatto man- care il suo apporto in fase di- fensiva e sui calci d’angolo era sempre lì pronto sul primo o secondo palo a metterla fuori.L’uomo gol del Napoli, però, non era al meglio. Qualche passaggio sbagliato, mancan- za di nerbo nell’azione finale di qualche contropiede, la cor- sa che gli veniva meno col pas- sare dei minuti. Il Napoli non ha trovato il bandolo della ma- tassa nelle azioni d’attacco, ha cercato e non trovato il suo punto di riferimento assoluto.
Con la complicità di Pandev che quanto a sacrificio non si è risparmiato ma che nelle azioni offensive veniva siste- maticamente fermato dagli av- versari. Un solo gol, allora. E la beffa finale. Il duo attacco
che non ha avuto la forza fisi- ca di attaccare: mancanza di condizione, poca brillantezza, appannamento dovuto alle tante partite giocate da agosto ad oggi. I viaggi intercontinen- tali per le rispettive nazionali pure hanno fatto la loro parte, ma probabilmente Pandev e soprattutto Cavani avevano bi- sogno di un’alternativa. Insi- gne è sempre lì pronto a su- bentrare al macedone e la fre- schezza ed il cambio di passo, anche ieri, si è visto subito.
Ma diventa necessario ades- so intervenire sul mercato di gennaio per trovare una solu- zione alternativa al matador.
E’ giovane ed atleticamente perfetto, ma anche lui non è solo una macchina da gol. De- ve poter respirare, deve avere il tempo per rientrare dalle fa- tiche e ritemprarsi anche nel- la mente. Vargas non è stato fi- nora all’altezza di sostituirlo, Floccari è l’uomo su cui la so- cietà di qui a qualche mese do- vrà puntare le sue attenzioni.
Un uomo d’area, un centravan- ti duttile che possa ridare ener- gia all’attacco quando è così spuntato. Il club di Aurelio De Laurentiis ha scelto di privile- giare il campionato rispetto al- l’Europa League, ma anche il solo torneo italiano ha biso- gno di una panchina adeguata alle tante partite e soprattutto alla forza delle squadre di ver- tice. Cavani è con Falcao il mi- glior attaccante europeo e co- me tale non è indistruttibile.
E’ un patrimonio che va tutela- to, garantendogli un’alternati- va. Non si risparmia, lancia il cuore e la testa oltre l’ostaco- lo, ma dopo due settimane a riposo (o quasi) per un’infiam- mazione muscolare non avreb- be mai potuto reggere a gran- di livelli per 90 minuti. Il suo l’ha fatto anche ieri, il Mata- dor. Ma a chiedere troppo a volte si rischia il peggio. Si è riavvicinato al Faraone (un so- lo gol dalla momentanea vet- ta), ha dato al Napoli la possi- bilità di credere alla vittoria fi- no alla fine. Ma nel calcio poi contano gli episodi, soprattut- to quando manca la forza di capitalizzare il risultato. Non si può chiedere tutto a Cavani.
Monica Scozzafava
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Lady Lavezzi ospite ieri al San Paolo
Incidente per l’addetto alle bibite
C ’È SOLO C AVANI
A PUNGERE
La sorpresa Il malore
2 Quante espulsioni per Mazzarri?
Il Napoli di ieri può insidiare Juve e Inter?
Chi andrà in campo nel giovedì di coppa?
I L PERSONAGGIO
Perché la squadra concretizza poco?
La partita in quattro domande
Evidentemente non riesce proprio a stare lontano da Napoli. Per questo Yanina Screpante, la modella argentina fidanzata di Ezequiel Lavezzi, ieri pomeriggio ha voluto presenziare alla partita contro il Torino. La fidanzata del Pocho è arrivata in tribuna d’onore dove è stata accolta da vecchi amici e da alcuni dirigenti del Napoli.
Per lei un ritorno a casa, quasi in famiglia, perchè Yanina ha sempre manifestato un
particolare feeling con la società e, soprattutto, con i tifosi azzurri. E chissà che non sia un primo segnale per un futuro ritorno del Pocho in maglia azzurra.
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Incidente, ieri pomeriggio al San Paolo durante la partita tra Napoli e Torino, per un venditore di bibite in tribuna.
L’uomo, mentre stava consegnando alcune bottiglie d’acqua, è stato colto da malore
scivolando dal parapetto della tribuna. Il
malcapitato è caduto nella parte inferiore del settore del San Paolo,
procurandosi una notevole ferita alla testa e varie contusioni su tutto il corpo. Immediato l’intervento del servizio di primo soccorso del San Paolo, che dopo aver prestato le cure necessarie all’addetto alle vendite lo ha trasferito in ospedale dove sono stati effettuati ulteriori esami clinici.
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Reparto offensivo Sopra, Lorenzo Insigne autore di una buona prova ieri con la giocata che ha messo Hamsik in condizione di raddoppiare Sotto, Cavani dopo il gol festeggia con Pandev e dedica la rete alla moglie
S PETTACOLO P RESIDENZIALE
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ue presidenti nel mondo del pallone, ma anche di tutto quanto fa spettaco- lo. Urbano Cairo e Aurelio De Laurentiis, passione e impe- gno nel lavoro e in tutto quan- to fa business. Il presidente del Torino è presidente della Cairo Editori, quella che van- ta la pubblicazioni di molte ri- viste di gossip (tra le quali Di- più) ma anche di settore: cuci- na, viaggi, salute e benessere.Dal 2005 è proprietario e pre- sidente anche del Torino, con il quale ha ottenuto una pro- mozione in serie A al primo anno della sua presidenza.
Dopo tre anni nella massima serie, però, la squadra è retro- cessa nuovamente in serie B.
E' stata una tormentata ge- stione quella di Cairo che è stato contestato più volte dal-
la tifoserie granata. Gli screzi, le incomprensioni sono nate nell'agosto del 2009, al primo allenamento della squadra do- po la retrocessione. Il 26 feb- braio del 2010 a causa degli scarsi risultati ottenuti e della continue contestazioni Cairo decide di mettere in vendita la società. Poi, però, cambia idea nel giugno del 2010: riti- ra la vendita e e nega un in- contro alla famiglia Tesoro che si era detta pronta a com- prare la società. Tre anni tor- mentati per i granata che falli- scono l'assalto alla massima serie in più occasioni. Le con- testazioni aumentano, ma Ca- iro non molla e grazie anche a Ventura riesce a riportare il Torino in serie A. Meno tor- mentato e più ricco di succes- si e soddisfazioni il cammino di Aurelio De Laurentiis alla guida del Napoli. Il produtto- re cinematografico si è getta- to anima e corpo nella sua nuova avventura e ha messo sul piatto il suo know how anche nel calcio, dove ha otte- nuto risultati nel breve preio- do. Preso dalle ceneri del falli-
m e n t o n e l l a s t a g i o n e 2004-2005, il club rinasce e torna al blasone di un tempo.
E soprattutto fa divertire i ti- fosi. Nasce il Napoli soccer e si riparte dalla serie C. Un as- salto alla B fallito nel rpimo anno, poi finalmente la pro- mozione. Nel 2006 riacquista la vecchia denominazione Ssc Napoli ed il 10 giugno del 2007 ritorna in serie A dopo sei anni dall'ultima apparizio- ne in campionato. Nel primo anno di serie A, il Napoli di De Laurentiis raggiunge l'otta- vo posto in classifica. Arriva L'Intertoto, competizione eu- ropea che vede il successo de- gli azzurri contro i greci del Panionios e gli albanesi del Vllaznia ottenendo così l'accesso alla Coppa Uefa do- po 14 anni dall'ultima appari- zione nelle coppe europee.
Nel 2011 riporta il Napoli in Champions League a di- stanza di 21 anni dai tempi di Diego Armando Marado- na, fermandosi agli ottavi di finale contro il Chelsea, of- frendo però un gioco spumeg- giante che impressiona tutta Europa. Il primo trofeo della gestione De Laurentiis arriva il 20 maggio del 2012: la Cop- pa Italia vinta 2-0 contro la Ju- ventus. Un cammino in cre- scendo: risultati si ma anche con i conti a posto, visto che De Laurentiis ha sposato sin dalle origini il suo credo dei conti a posto a tutti i costi. Il fair play finanziario è stato un principio cardine della sua gestione, riuscendo a co- niugare alla perfezione il bi- nomio vincente: costi ridotti e risultati. Manca il piatto for- te, quello scudetto che ormai a Napoli sognano ad occhi aperti. L'obiettivo di questa stagione è giocarsela con tut- ti. Poche giornate sono basta- te a riportare il Napoli in alto.
Donato Martucci
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De Laurentiis è nel cinema, Cairo nell’editoria: ma entrambi amano lo show-business
Molto Urbano Super Aurelio
L’ex di giornata Il tecnico fu scelto dal club partenopeo quando ancora si chiamava Napoli Soccer e militava in serie C. Fu sostituito da Edy Reja
Ventura, sulla panchina azzurra per 19 gare
Urbano Cairo, nonostante i continui dissapori con la tifoseria granata, ha condotto il Torino nuovamente in serie A e non è mai caduto nelle provocazioni di una frangia del tifo Aurelio De Laurentiis ha portato il Napoli dalla serie C
ai vertici del calcio italiano ed europeo conquistando gli ottavi di Champions e una coppa Italia
I successi sono tutti del «cinepatron»
U
n ex che a Napoli è durato davvero poco. Appena diciannove partite.Aurelio De Laurentiis e Pierpaolo Mari- no lo scelsero per guidare il Napoli Soc- cer, società nata sulle ceneri del falli- mento della Ssc Napoli. Un'avventura che è diventata rammarico per Ventura che in passato ha pensato spesso alla sua gestione napoletana, condita an- che da qualche episodio sfortunato, e dalla troppa fretta di vincere dell'am- biente che ha condizionato anche la so- cietà e la squadra.
Il suo lavoro a Napoli è terminato a gennaio, sostituito da Edy Reja. La squadra era sesta: troppo lontana dalle ambizioni di un'intera città che sogna- va di tornare grande e riscattare anni bui nel calcio. Ma non fu possibile la promozione in B. Nel drammatico spa- reggio a festeggiare fu l'Avellino fra le lacrime napoletane. Ventura, genove- se, 64 anni ha iniziato la sua carriera
nelle giovanili della Sampdoria. Poi, una lunga trafila nei dilettanti. Fino al Lecce che riesce a portare dalla serie C1 alla serie A dal 1995 al 1997. Anche con il Cagliari ottiene una nuova promozio- ne nella massima serie nel 1998 e l'an- no successivo esordisce in A. Poi anco- ra nella Sampdoria, Udinese, ancora ca- gliari, Napoli e Messina. Nel 2006 va a Verona per sostituire l'esonerato Massi- mo Ficcadenti, la sua squadra retroce- de in serie C1 dopo i playout con lo Spe- zia. L'avventura a Pisa fino al 2010, quando però viene esonerato dopo quattro sconfitte consecutive. Con il Bari ottiene grandi successi (il record di 50 punti) e un decimo posto.
L'anno dopo la squadra pugliese pe- rò stenta e Ventura si dimette, lascian- do il posto a Bortolo Mutti. Il 6 giugno del 2011 il Torino lo ufficializza come nuovo allenatore, facendogli firmare un contratto di durata annuale e il 20
maggio del 2012, riporta i granata in se- rie A dopo tre stagioni di vani assalti e playoff persi. Ora è alla guida del Tori- no che stenta molto in casa, ma in tra- sferta sembra una vera e propria mac-
china da guerra, visto che non ha mai perso lontano dall'Olimpico in nque- sto campionato, mentre ha subito in ca- sa delle vere e proprie scoppole (vedi l'1-5 contro l'Atalanta.
Non si affida a un vero e proprio mo- dulo, visto che con la Lazio (1-1) ha scelto il 4-2-4, ottenendo un buon pa- reggio su un campo difficile come quel- lo dell'Olimpico di Roma. Seppur quasi sempre sbilanciata in avanti, la forma- zione di Ventura ha una singolare carat- teristica: i due laterali di attacco sono quasi sempre uomini portati ad offen- dere ma anche a coprire quando neces- sario sacrificandosi per tutto l’arco del- la gara. Per questo, spesso, in questo ruolo Ventura è portato a cambiare spesso durante la partita. A un grande lavoro sono chiamati anche i due me- diani che giocano davanti alla difesa, e sui quali pesa l’intera responsansibili- tà del centrocampo. Ventura adora gio- catore con la difesa molto alta, spesso cercando la trappola del fuorigioco molto vicino alla linea di centrocampo per chiudere in forcing, soprattutto quando gioca in casa, le formazioni av- versarie. Il suo è un calcio particolare, ancora un po’ bohemienne.
Do. Mar.
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Il numero uno granata ha ottenuto solo qualche promozione dalla B in A. Il patron azzurro in pochi anni è diventato riferimento in Europa e ha nel palmares anche una coppa Italia
A CONFRONTO
Amichevole Una delle prime uscite del Napoli di Ventura
S
ono due situazioni delicate, due situazioni da affrontare in fretta per evitare ripercus- sioni nel futuro, anche a bre- ve. Si tratta dei rapporti con la socie- tà di Hugo Campagnaro e Morgan De Sanctis, due titolarissimi, due inamovibili, due pretoriani di Maz- zarri, due Nazionali delle rappresen- tative di Argentina e Italia. Due gio- catori in scadenza di contratto che, in caso di mancato accordo con il club partenopeo entro dicembre, dal primo mese del 2013 potrebbero accordarsi godendo dello status di svincolati con un’altra società calci- stica.Le implicazioni, è semplice deri- varle, sarebbero tre: il Napoli perde- rebbe in un colpo solo due pedine importanti, sulle quali ha sempre fat- to affidamento negli ultimi anni; le perderebbe senza ricavarne un euro (entrambi sono stati acquistati da Pierpaolo Marino versando 4,5 mi- lioni di euro più la comproprietà di Mannini alla Sampdoria per il difen- sore; 1,6 milioni al Siviglia per il por- tiere); ci si ritroverebbe per l’intero girone di ritorno della stagione in corso con due giocatori in rosa che potrebbero avere la testa altrove, con tutto quello che naturalmente
ne consegue.
Le cose, per i due, stanno comun- que in maniera diversa. Per il 35enne portierone azzurro ad esem- pio il futuro sembra abbastanza defi- nito: dopo una lunga fase fatta di messaggi più o meno in codice (Morgan ha più volte espresso a chiare lettere il desiderio di chiude- re la vicenda dopo gli Europei in mo- do da cominciare la stagione in mo- do sereno ma non è stato acconten- tato…), incontri ufficiali e non, e slit- tamenti assortiti, la fumata bianca sembra essere arrivata poco meno di un mese fa, quando è trapelata la notizia di un accordo di massima tra Bigon e Pastorello, procuratore di De Sanctis, sulla base di un nuovo contratto biennale che parte da una base di un milione e centomila euro a stagione ai quali andrebbero som- mati gli immancabili bonus. Più vol- te le parti hanno avuto modo di esprimere tranquillità a tal riguardo ed hanno definito «una formalità»
l’atto ufficiale delle firme. La que- stione, quindi, appare oramai in di- rittura d’arrivo. E non ci saranno problemi insormontabili da affronta- re. Tant’è che lo stesso De Sanctis è apparso più che tranquillo rispetto a questo vicenda. Si attende fiduciosi
l’annuncio del «nero su bianco» sen- za alcun patema d’animo.
Diversa, e probabilmente anche più complicata, la faccenda che ve- de protagonista il difensore argenti- no Hugo Campagnaro. Sul tavolo in- fatti ci sono i termini temporali del rinnovo e un auspicato (naturalmen- te dal giocatore) ritocco dell’ingag- gio, fissato al momento in 900mila euro a stagione. Scogli non insor- montabili a detta di molti, però il club partenopeo ci sta pensando, sta temporeggiando pur avendo manife- stando la volontà di chiudere la trat- tativa senza alcun problema. Ma ne- gli ultimi tempi c’è un terzo incomo- do che si sarebbe avvicinato, alme- no per sondare, al procuratore del calciatore sudamericano. Si tratta della Juventus, alla quale non dispia- cerebbe portare a Torino Campagna- ro. Ma qui conta più la volontà del calciatore. Che gradirebbe restare a Napoli, ha da sempre un rapporto ec- cellente con la società e con il diret- tore sportivo Bigon, e il suo procura- tore — Alejandro Mazzoni, agente anche di Lavezzi — ha sempre mani- festato apprezzamento per il club partenopeo.
Di. Man.
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D UE RINNOVI VICINI PER I P RETORIANI
N AZIONALI IN GIRO PER IL M ONDO
Si gioca il 14 novembre: ma non c’è pausa
per il campionato. Altra raffica di convocazioni
Un biennale per il portiere che vuole chiudere la carriera
con il club azzurro, un ritocco all’ingaggio dell’argentino Imbattibile
N
on bastasse il tour de force alle porte (una specie di maratona che propone nel prossimo me- se e mezzo ben 11 partite tra campionato, Europa League e Coppa Ita- lia), ecco a metà novembre (si va in campo mercoledì 14) aggiungersi una raffica di amichevoli tra Nazionali orga- nizzate senza la consueta sosta di cam- pionato.Amichevoli che alle fatiche sul cam- po aggiungeranno lo stress derivato da viaggi e trasferimenti assortiti. Faccen- da come una medaglia, questa, con le classiche due facce: da un lato rappre- senta un dato gratificante per il club par- tenopeo in quanto, visto che come al so- lito è molto nutrita la schiera di calciato- ri azzurri che dovranno rispondere «pre- sente» ai vari Ct, certifica ancora una volta l’alto profilo della rosa del Napoli.
Dall’altro però nega a Mazzarri la possi- bilità di lavorare con calma e con l’inte- ro roster a diposizione. Il che, nel caso in questione, è particolarmente fastidio-
so. Per due motivi: il primo è che al rien- tro il campionato propone una delicata e difficile sfida contro il Milan di Allegri al San Paolo. Il secondo è che la gara contro i rossoneri si giocherà di sabato sera, il che significa che si avrà mezza giornata in meno per provare schemi e assimilare i movimenti per neutralizza- re El Sharawy e compagni. Un motivo in più per far imbufalire Walter Mazzar- ri e Aurelio De Laurentiis. Entrambi han- no sempre vissuto come un sostanziale fastidio gli impegni dei propri giocatori con le rappresentative nazionali, con il patron che, in aggiunta, ha spesso pun- tato l’indice anche contro gli scherzetti
del calendario. Ma vediamo nel detta- glio. Gli azzurri che sono stati convoca- ti dovranno raggiungere le sedi dei vari ritiri delle proprie Nazionali lunedì prossimo, praticamente a poche ore da Genoa-Napoli. Per molti, fortunatamen- te, non si tratterà di viaggi lunghissimi.
Per molti, ma non per tutti. Stanno mes- si maluccio ad esempio Camilo Zuniga e il duo argentino Campagnaro-Fernan- dez. Il colombiano, se sarà nelle condi- zioni fisiche ideali per rispondere alla chiamata, dovrà volare dall’altra parte dell’oceano, fin negli States (si giocherà nel New Jersey) per essere in campo nel- l’affascinante match contro il Brasile; i due difensori invece raggiungeranno Ri- yadh, nel cuore della penisola arabica.
Per loro circa novemila chilometri di vo- lo tra andata e ritorno e una notevole escursione termica da metabolizzare.
Per Gokhan Inler, Valon Behrami e Ble- rim Dzemaili si scende invece giù in Africa per Tunisia-Svizzera (si gioca a Sousse).
Restano nei confini continentali tutti gli altri: i ragazzi chiamati da Cesare Prandelli saranno protagonisti in occa- sione della sempre sentita e velenosa sfi- da contro la Francia che si giocherà a Parma; Edinson Cavani (a meno di for- fait per problemi fisici) proverà a ricon- quistare Tabarez nel test- match che metterà di fronte Polonia e Uruguay a Danzica (dove l’Italia impattò per 1-1 con la Spagna nel match inaugurale de- gli ultimi Europei); Goran Pandev cer- cherà di ritrovare gamba e brillantezza con la maglia della Macedonia che a
Skopje ospita la Scozia; Edu Vargas ten- terà di gettarsi alle spalle le critiche pio- vute in queste settimane all’ombra del Vesuvio e rinascere con la casacca della Nazionale cilena che incrocerà la Serbia a San Gallo, in Svizzera. Ecco, visto che si è parlato di Pandev e Vargas, mettia- mola così: per quanto riguarda qualche giocatore magari la Nazionale può rap- presentare una boccata d’aria fresca che può rigenerarli e farli ripartire. Almeno questo.
Dino Manganiello
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Arcigno
Una formalità
Il procuratore Volo intercontinentale
Insidia Juve
Morgan De Sanctis è diventato una bandiera del Napoli. Negli anni trascorsi con il club azzurro ha sempre garantito ottime prestazioni
Tra Hugo Campagnaro e il Napoli c’è un feeling particolare: dopo l’incidente automobilistico che subì il difensore, la società gli rimase vicina
Per l’estremo difensore c’è già una intesa
di massima tra la società e il suo agente Pastorello
Gli interessi del sudamericano sono curati da Mazzoni, procuratore di Lavezzi
I nuovi test match
Se Zuniga sarà disponibile dovrà giocare negli Usa dove è in programma la sfida Colombia-Brasile
L A ROSA
I bianconeri hanno tentato di sondare l’entourage del centrale che vuole restare a Napoli
I viaggi di Camilo Zuniga è uno dei calciatori del Napoli costretto a lunghi spostamenti per le convocazioni
Campagnaro e De Sanctis
S
e per caso in giro ci fos- se qualcuno convinto che l’ultimo mese pas- sato a vivere di tappe forzate tra campionato, turni infrasettimanali dello stesso ed appuntamenti del giovedì in Europa League sia stata una faticaccia immane che però fi- nalmente appartiene al passa- to, bene, si metta l’animo in pace perché quello che ci aspetta da qui alla mega sosta natalizia è, se possibile, anco- ra peggio. Da giovedì prossi- mo, 8 novembre, giorno della prima giornata del girone di ri- torno di Europa League che ve- drà gli azzurri affrontare il Dni- pro a Fuorigrotta, fino al 22 di dicembre, data fissata per la trasferta di campionato a Sie- na, il Napoli inanellerà infatti la bellezza di undici partite. Sì, undici partite. In 45 giorni.Con una media semplicissima da calcolare: giusto un pelo in più di un match ogni quattro giorni, per poi tirare il fiato per due settimane e riprende- re la tenzone il giorno della Be- fana del 2013 con il match ca- salingo contro la Roma di Ze- man. Altre faticacce in vista, quindi, «grazie» a un calenda- rio che propone, tra l’altro, sfi- de delicate, importantissime,
alcune già decisive. Ma vedia- mo il dettaglio. Come detto, si parte con l’appuntamento al San Paolo contro gli ucraini, tra appena tre giorni (8 novem- bre). Giusto il tempo di rifiata- re e si vola a Genova (11 no- vembre) per la partita di cam- pionato contro il Grifone. A se- guire, una settimana miracolo- samente «quasi normale», vi- sto che il successivo impegno in campionato è in calendario solo sei giorni dopo, sabato 17 novembre (ore 20.45), in casa contro il Milan. Un anticipo strategico e quanto mai oppor- tuno, visto che il 22 (giovedì) si deve raggiungere Stoccolma
per la partita di Europa League contro l’AIK Solna. Il mese si chiuderà invece con uno stra- vagante posticipo: lunedì 26 novembre a Cagliari, fischio d’inizio alle 19. Quello succes- sivo, sarà invece il mese più frenetico di tutti, con addirittu- ra sei partite in appena 20 gior- ni. Si parte con l’impegno al San Paolo contro il Pescara al- le 12.30 del 2 dicembre.
Si prosegue quattro giorni dopo (6 dicembre) con l’ulti- ma gara della prima fase di Eu- ropa League che vedrà gli az- zurri impegnati nuovamente a Fuorigrotta contro gli olande- si del Psv Eindhoven. Il 9 di- cembre invece c’è Inter-Napo- li al Meazza (fischio d’inizio al- le 20.45) e il 16 dicembre Na- poli-Bologna (anche stavolta start alle 20.45). Ed è qui che entra in scena il terzo fronte per la squadra di Mazzarri. Per- ché in una data da individuare tra quelle del 13 dicembre e del 19 dicembre bisognerà piazzare anche la gara secca per l’ottavo di finale di coppa Italia che gli azzurri dispute- ranno contro la vincente della sfida Bologna-Livorno che si giocherà il 28 novembre (alle 17.00, anche in questo caso si decide in un solo match) al Dall’Ara. L’ultima fatica del 2012 è invece in calendario per il 22 dicembre: a tre giorni dal Natale si farà visita al Sie- na di Calaiò. Non c’è che dire, si tratta di una bella cavalcata, da sostenere a ritmi serrati,
quasi in apnea. Ma a parte que- sto (gli impegni ravvicinati, la fatica, il turnover ecc…), c’è da sottolineare la grande im- portanza degli appuntamenti in calendario da qui a fine an- no solare. Le tre partite di Eu- ropa League ad esempio, deci- deranno irrevocabilmente il destino nel torneo continenta- le di un Napoli che su questo fronte non può più sbagliare dopo i ko di Eindhoven e Dne- propetrovsk. Sarà gara da den- tro o fuori anche quella di Cop- pa Italia, manifestazione che gli azzurri, detentori del tro- feo, non possono snobbare. E saranno assolutamente decisi- ve anche le sfide in campiona- to contro le due formazioni mi- lanesi (in particolar modo la gara esterna contro i nerazzur- ri), senza contare le trasfer- te-trappola di Genova, Caglia- ri (soprattutto) e Siena.
Dino Manganiello
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Pieno ritmo tra campionato e girone europeo Ma adesso comincia anche la Coppa Italia
Dopo la sosta natalizia si riparte con la Roma
Trofeo nazionale
Occhio all’Inter Il calendario
Gli ottavi si giocheranno in gara secca
contro la vincente di Bologna-Livorno
Sono gli olandesi
a scendere al San Paolo il 6 dicembre. Tre giorni dopo la sfida con l’Inter
T OUR DE FORCE N APOLI:
11 PARTITE IN 45 GIORNI
Dopo la lunga sosta natalizia, il campionato di serie A riparte concludendo il girone d’andata. E il match clou di giornata sarà Napoli-Roma, con la formazione azzurra che dovrà confrontarsi con l’indecifrabile team allenato da Zeman.
Poi, dopo sette giorni, si apre il girone di ritorno che vedrà i partenopei ancora al San Paolo, ma stavolta contro il Palermo. Gennaio sarà un mese importante, perchè arriveranno - in caso di passaggio del turno - i primi scontri importanti in coppa Italia. Il mese successivo, sempre che il Napoli si qualifichi al secondo turno, si
ricomincerà anche con l’Europa League. E stavolta gli azzurri potrebbero trovarsi al cospetto di squadre importante, perchè il cartellone della competizione continentale sarà arricchito anche da compagini che si sono piazzate terze nei giorni di Champions.
La lunga cavalcata del campionato si concluderà all’Olimpico. Naturalmente contro la Roma, il 19 maggio. E sarà un match che potrebbe decidere tanto nel torneo del Napoli. L’Inter, nella stessa giornata, chiuderà in casa contro l’Udinese. Per la Juventus ci sarà la sfida alla Sampdoria sul campo di Marassi.
Federico Natella
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Giovedì c’è la capolista Dnipro: è già un match decisivo
Resta un solo turno
infrasettimanale nel calendario di serie A di quest’anno. E si giocherà proprio in coda alla stagione: l’8 maggio 2013 per il 17esimo turno.
Le altre novità riguardano la disputa dell’11esima giornata di campionato che si disputerà sabato 30 marzo con inizio delle gare alle ore 15 e con due posticipi: uno alle 18.30, l’altro in serata alle 21.
Per l’ultima giornata di campionato
c’è una regola di massima che dovrebbe prevedere la
contestualità delle gare. Infatti i match si disputeranno domenica 19 maggio alle 20.45. Ma è possibile, per ragioni televisive, che il programma possa essere
«spaccehttato» prevedendo più blocchi, fino a un massimo di tre in due giorni, nel caso non si renda necessaria la contestualità di tutte le gare.
Maggio, mese conclusivo
Allenatori di carattere Mesto e Donadel
S VOLTA IN E UROPA L EAGUE
E
ora arriva per Walter Mazzarri il momento delle scelte impro- rogabili, delle decisioni impor- tanti e improcrastinabili. Deci- sioni che potrebbero addirittura dare un’impronta determinante a molto di quello che succederà di qui in avanti, compreso l’ormai prossimo mercato di gennaio. Tutto passa attraverso la gara che tra tre giorni metterà di fronte al San Paolo il Napoli e i sorprendenti ucraini del Dnipro, squadra capolista a punteggio pieno del girone F di Euro- pa League (vanta 9 punti dopo le pri- me tre partite), squadra che appena un- dici giorni fa ha strapazzato gli azzurri nel match di andata rifilando loro tre gol, quasi un classico per quanto ri- guarda le trasferte dei partenopei da tre anni a questa parte, almeno per quello che riguarda la seconda compe- tizione continentale. L’importanza di questa sfida risiede in molteplici moti- vi. Il primo ovviamente riguarda il futu- ro stesso del Napoli in Europa League.Nell’altra sfida del raggruppamento, il Psv Eindhoven parte ampiamente con i favori del pronostico nella trasferta contro l’AIK Solna ed a meno di sorpre- se clamorose (già per un certo verso ve- rificatesi proprio con il pareggio in Olanda da parte degli svedesi) potreb- be ritrovarsi giovedì notte a quota 7 in graduatoria. Per tenerne il passo, conti- nuare a coltivare speranze di qualifica- zione ed accorciare decisamente la clas- sifica, gli azzurri, fermi al momento a quota 3 (grazie alla vittoria all’esordio contro il modesto AIK a Fuorigrotta), hanno l’obbligo evidente di vincere.
Obbligo assoluto, perché anche un pa- ri farebbe sentire in lontananza, anzi- tempo, le note del de profundis.
Stando così le cose, ecco il bivio da- vanti al quale si trova Mazzarri, ecco le decisioni importanti e improrogabili da prendere: continuare a proporre in
Europa le seconde linee, come da stra- tegia concordata con la società e difesa a spada tratta anche dopo la Caporetto di Eindhoven e il brutto ko di Dnepro- petrovsk, oppure affidarsi alle prime scelte, ai titolarissimi, per provare a vincere (appunto), restare a galla e te- nere aperto il discorso del passaggio del turno? Il dilemma non è di poco conto. Perché sul tavolo ci sono diver- se implicazioni. Tanto per cominciare, rinunciare all’utilizzo dei «rincalzi» si- gnificherebbe abiurare quanto detto e fatto finora. E significherebbe anche far accumulare stress e stanchezza nel- la testa e nelle gambe dei suoi uomini migliori giusto nel mezzo di una sezio- ne di stagione che prevede la bellezza di 11 gare da giovedì prossimo fino al- la sosta del 22 gennaio. Gare fonda- mentali per l’Europa, per il campiona- to e per la Coppa Italia. Ma c’è dell’al- tro: affidarsi ai titolarissimi significhe- rebbe bocciatura definitiva per molte delle attuali seconde linee. In soldoni, significherebbe certificare l’inadegua- tezza della rosa e, di conseguenza, invo- care massicci interventi sul mercato.
Cosa deciderà, Mazzarri? Il tecnico az- zurro, che tra l’altro ritrova Hamsik che ha scontato le due giornate di squa- lifica rimediate all’esordio con l’AIK, deve verificare le condizioni due suoi, a cominciare da Zuniga, e poi tirare le somme. Possibile che alla fine si affidi a una soluzione salomonica, più equili- brata rispetto al turnover super-spinto visto fin qui in giro per l’Europa. Solu- zione tra l’altro già intravista proprio in Ucraina, dove ad esempio è rimasto fuori El Kaddouri mentre hanno gioca- to i vari Gamberini, Aronica e Zuniga.
Per tre-quattro titolarissimi, insomma, straordinari in vista. Ma, data la posta in palio, ne vale la pena.
Di. Man.
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Stramaccioni e Cosmi si ritroveranno a breve sul cammino del Napoli in campionato: gli azzurri faranno visita all’Inter a inizio dicembre, poi nell’ultima di serie A prima della pausa natalizia, il 22, la formazione di Mazzarri sfiderà il Siena in trasferta
I due calciatori del Napoli saranno chiamati in campo nelle partite di Europa League: le due in casa con Dnipro e Psv e la trasferta a Stoccolma. Per Mesto c’è anche il ritorno da ex contro il Genoa a Marassi
La competizione Serve vincere per alimentare le speranze di un passaggio del turno
Il calendario
Unica buona prestazione Vargas ha segnato tre gol contro l’Aik Solna
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Quanti ex passati da Napoli
Il talento ceduto
L’era moderna Negli ultimi otto anni tanti cambi di allenatore e pochi giocatori di grido alla corte del club che si picca di avere il nome della città
U
rbano Cairo, al suo ottavo anno da presidente del Toro, era partito con l’obiettivo di diventare il «Berlusco- ni nella città di Agnelli». Il «Cavalierino», era il soprannome per i suoi trascorsi in Fi- ninvest, quando rilevò il Torino nel 2005 aveva questa profonda convinzione: d'al- tronde conosceva la materia, a calcio ci ave- va giocato, ed aveva tanti soldi per far so- gnare un’intera tifoseria. Inoltre veniva do- po Francesco Ciminelli e Attilio Romero, i presidenti che avevano portato i granata nell’abisso finanziario che aveva procurato l’onta della manca iscrizione al campionato di serie A dopo ben 99 anni di storia. Insom- ma le premesse per far rivivere almeno in parte il mito del «Grande Toro» c’erano tut- te. Quell’aria da vincente con cui si era pre- sentato alla città fin dal primo momento aveva convinto tutti. Così non è stato ed in- vece di essere il nuovo Berlusconi del calcio torinese, Cairo è diventato più simile a uno Spinelli, ad un Cellino, capace soprattutto di cambiare un allenatore dietro l’altro: la lista degli assunti, licenziati, poi riassunti, poi cambiati ancora è lunga.Il nuovo sogno creato per la città non si è mai pienamente realizzato. In questi anni la sua creatura ha fatto continui sali e scendi tra la A e la B, finendo nel mirino della con- testazione dei tifosi che hanno sempre con- siderato insufficienti i soldi investiti per ri- portare i granata ai livelli che gli competo- no per ciò che rappresentano per la storia del calcio italiano. Nel suo primo anno Cai- ro, partendo dalla B, investe molto per cen- trare l’immediato ritorno nella massima se- rie: circa 7 milioni ed il pezzo forte del mer- cato è l’attaccante Abbruscato, prelevato
dall’Arezzo per 4 milioni e 700 mila euro. La squadra allenata da De Biase ottiene dopo gli spareggi play off la promozione. Nella stagione successiva il presidente rinforza la rosa investendo altri 7 milioni: arrivano cal- ciatori come Abbiati, Fiore e Barone. Que- st’ultimo, acquistato dal Palermo per 4 mi- lioni, è il vero colpo. Il Toro si salva però soprattutto grazie alle nove reti di Alessan- dro Rosina, il talentuoso attaccante preleva-
to l’anno prima dal Parma per poco più di un milione di euro. Nel campionato 2007/2008 Cairo porta in granata un altro talento, David Di Michele, anche lui acqui- stato dal Palermo per poco meno di 4 milio- ni. Ma sarà decisivo per la permanenza in A ancora Rosina. A fatica il Toro eviterà la re- trocessione in B. L’anno dopo il presidente investe ben 22 milioni: l’obiettivo è non sof- frire più e regalare ai tifosi una campionato
ricco di soddisfazioni. Le cose non andran- no proprio così. Nonostante i nuovi inne- sti, su tutti Rolando Bianchi, pagato ben 7 milioni, nulla impedirà al club granata la re- trocessione in B. Neanche i continui cambi di panchina, ben tre (De Biasi, Novellino e Camolese): il Toro, terzultimo, ritorna all’in- ferno. Cairo è costretto a vendere, per far quadrare i conti, anche Rosina: dallo Zenit arrivano 7 milioni, mentre altri dieci li recu- pera con altre cessioni importanti. Il feeling con il popolo granata è ai minimi storici. A tal punto che lo stesso presidente è pronto a fare un passo in dietro, mettendo in vendi- ta la società, così come chiesto a gran voce dalla tifoseria. A fine campionato, inoltre il Torino perde la finale play off e vede sfuma- re il ritorno nella massima serie. Nel 2010/2011 la società investe appena 4 milio- ni di euro per rinforzare la squadra. Dal Ca- tania arriva Mirko Antenucci per 3 milioni.
Sarà un'altra annata di calvario per i grana- ta che vedranno alternarsi in panchina altri tre allenatori. Il Toro finirà fuori dalla zona play off. Per il ritorno in A bisognerà aspet- tare ancora. Cairo chiama sulla panchina Giampiero Ventura che può contare sul neo acquisto Riccardo Meggiorini arrivato per 2 milioni dal Genoa. Altri tre milioni serviran- no a migliorare la rosa. Le scelte stavolta pa- gano ed i granata a maggio possono festeg- giare il ritorno nel calcio che conta. Cairo mette nuovamente mano alla tasca: 13 mi- lioni d’investimento nel mercato estivo. Al- la corte di Ventura arrivano, tra gli altri, Alessio Cerci dalla Fiorentina e Alessandro Gazzi dal Siena. Per cercare di salvarsi.
Mi. Fl.
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Nell’incidente aereo morirono giocatori come Mazzola e Ossola e il salernitano Casalbore
D A S UPERGA A M ERONI L E TRAGEDIE DEGLI EROI
Doppie carriere
A spasso tra A e B: questo è il nuovo Toro
S
crisse Indro Montanelli, all’in- domani di Superga: «Gli eroi so- no sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ra- gazzi crederanno che il Torino non è morto: ma è soltanto in trasferta». Il 4 maggio 1949 alle ore 17,05 si era appe- na compiuta una delle tragedie che in assoluto hanno segnato maggiormen- te il calcio italiano. Gli imbattibili, ca- paci di vincere 5 titoli uno dietro l’al- tro e di dare alla Nazionale azzurra an- che 10 giocatori contemporaneamente in campo, interruppero il loro ciclo di successi, sconfitti solo da una sorte in- fausta: l'aereo che trasportava l'intera squadra, di ritorno da una amichevole giocata a Lisbona, terminò il suo volo contro il muraglione posteriore della Basilica di Superga. La fitta nebbia ed un guasto all'altimetro posero fine ad una storia calcistica unica, proiettan- do quella formazione, il cui leader era Valentino Mazzola, nella leggenda.Quella di Lisbona fu l’ultima trasfer- ta della vita per chi originò il mito del Grande Toro: ovvero Bacigalupo, Balla- rin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Casti- gliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola ed Ossola. Il Torino era andato a Lisbo- na per tener fede a un patto tra galan- tuomini: Ferreira aveva chiesto al capi- tano dei granata, Valentino Mazzola, di poter chiudere la sua carriera dispu- tando un ultima partita contro la squa- dra più forte d’Europa. I due campioni si erano conosciuti in occasione della gara tra Italia e Portogallo disputata a Genova. Il destino volle che l’addio al calcio di Ferreira, davanti a quaranta- mila persone, si trasformasse nell’ini- zio della fine di un’intera squadra. Si salvarono in tre, quelli che non aveva- no partecipato all’amichevole in terra portoghese: il secondo portiere Rena- to Gandolfi, Sauro Tomà infortunato al ginocchio e Luigi Gandolfi, giovane del vivaio granata. A Superga moriro- no anche tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore
(fondatore di Tuttosport), Renato To- satti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Ca- vallero (La Stampa). Salvo per puro ca- so anche il mitico telecronista Nicolò Carosio, che non seguì i granata per partecipare alla cresima del figlio. Il 6 maggio del 1949 mezzo milione di per- sone partecipò ai funerali del «Gran- de Toro», simbolo di un'epoca. Un an- no dopo allo stadio Comunale di Tori- no fu organizzata un’amichevole in cui incasso venne devoluto ai familia- ri delle vittime. A sfidare il River Plate si schierò un Torino composto da un- dici fuoriclasse arrivati da tutte le squadre più forti del momento: per i granata giocarono Sentimenti IV, Ma- nente, Furiassi, Annovazzi, Giovanni- ni, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi, mentre tra gli argentini spiccava l’infinità classe di Di Stefano. Quella di Superga non è stata però l’unica tragedia che ha scos- so il mondo granata. La sfortuna bus- sò alle porte del Torino anche la sera del 15 ottobre 1967. La morte interrup- pe il volo della "farfalla": Gigi Meroni, così’ soprannominato per il suo stile di gioco, per i suoi costumi anticonfor- misti e per i suoi interessi artistici.
"Calimero", come veniva chiamato af-
fettuosamente dai tifosi granata più anziani, fu travolto da un’auto su Cor- so Re Umberto. L’impatto fu fortissi- mo ed il calciatore cadde a terra dall'al- tra parte della carreggiata per poi veni- re ulteriormente travolto da un’altra macchina, che trascinò il corpo per 50 metri. Meroni morì all'ospedale Mau- riziano, dove arrivò con le gambe frat- turate ed il bacino rotto. Alla guida della seconda autovettura c’era un gio- vanissimo Attilio Romero, dicianno- venne neopatentato. Romero nel 2000 sarebbe poi diventato presidente del Torino, portandolo al fallimento nel 2005. Ancora una volta una folla di- strutta dal dolore, oltre 20 mila perso- ne, fu partecipe di uno straziante fune- rale. Funerale a cui la Chiesa tentò di opporsi, criticando duramente don Francesco Ferraudo, il cappellano del Torino calcio, che aveva celebrato l’ul- timo saluto di quello che per i prelati era considerato un "peccatore pubbli- co" poiché "conviveva", senza essere sposato, con la sua ragazza Cristiana Uderstadt. Anche Gigi Meroni, così co- me il Grande Toro, divenne per sem- pre immortale.
Mimmo Florio
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Per far quadrare i conti nel 2009 la società
è costretta a vendere Rosina, calciatore simbolo dell’epoca
Non solo allenatori ma anche tanti calciatori hanno vestito la maglia azzurra e granata.
Qualcuno, prima di passare per Torino, è addirittura cresciuto nel Napoli. Come Marco Ferrante, attaccante che negli anni Ottanta si è formato nelle giovanili partenopee per poi passare, negli anni successivi, in granata diventando
capocanniere della B e poi tra i migliori realizzatori della serie A nel Duemila.
Tra gli altri c’è anche Roberto Policano, un corazziere della fascia sinistra, o Luca Bucci:
portiere granata per cinque anni e a fine carriera approdato a Napoli.
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La nouvelle vague Alessandro Sgrigna è uno dei calciatori sui quali Ventura sta puntando in questa annata La Farfalla Era il soprannome di Gigi Meroni per l’agilità nel dribbling
S
arebbero dovuti diventare i protagoni- sti del nuovo Napoli di De Laurentiis. Il loro nome è stato accostato più volte alla maglia azzurra. Ma non se n'è mai fatto niente. Angelo Ogbonna e Rolando Bian- chi, invece, sono parte integrante del Torino di Cairo, Tornato in serie A e deciso a restarci a tutti i costi. Il Napoli ci ha provato a tutti i costi con il giocatore italiano di origine nige- riane. La cifra spropositata (10 milioni di eu- ro) chiesta da Cairo ha spaventato il Napoli che si è tirato indietro. Ora Ogbonna è un gio- catore della Nazionale, a 24 anni, il difensore è stato convocato anche per gli Europei in Po- lonia e Ucraina. E' un gioiello prezioso che co- sta caro. Ultimamente non è in grande forma, ma Ventura ne sta centellinando le forze in at- tesa di impegni più severi. Proprio con il Na- poli dovrebbe rientrare in difesa e porsi come baluardo granata contro gli attaccanti azzurri.Nasce in Italia da genitori nigeriani e cresce a Cassino, in provincia di Frosinone. Inizia la carriera calcistica in una squadra giovanile di Cassino, nella quale ricopre il ruolo di difenso- re centrale, e nel 2002 viene notato dal Torino che, su indicazione di Antonio Comi ex gioca- tore granata, lo acquista per 3.000 euro e lo inserisce nel proprio settore giovanile. Nella stagione 2006-2007 viene spesso aggregato al- la prima squadra e l'11 febbraio del 2007 de- butta in serie A a 18 anni, in Torino-Reggina (1-2), scelto come titolare dall'allenatore Al- berto Zaccheroni. Alla fine della stagione tota- lizza sole 4 presenze in campionato.
Ogbonna ha rischiato di terminare anzitem- po la sua carriera di calciatore. La mattina del 22 dicembre 2008, infatti, è stato coinvolto in un incidente stradale a Beinasco, in cui ha per- so il controllo della sua Smart ed è precipitato sul greto del torrente Sangone; ricoverato al- l'ospedale di Orbassano ha riportato un trau- ma toracico e contusioni polmonari ma la sua guarigione è stata repentina e il 7 gennaio 2009 è riuscito addirittura a giocare il secon- do tempo di una partita amichevole contro il Finale Ligure.
Da difensore centrale rende al meglio, ma in carriera è stato schierato anche a sinistra con buoni risultati. Un campionato in prestito a Crotone, in serie C1: fa esperienza, collezio-
na 22 presenze e sfiora la promozione in serie B, sfumata nelle semifinali play-off. Ritorna a Torino l'anno dopo, dove diventa una pedina inamovibile, oltre ad essere un preno dell'Un- der 21 prima e ora il futuro della nazionale Ita- liana dove è stato convocato per gli Europei di Polonia e Ucraina, tuttavia senza mai gioca- re da titolare.
Rolando Bianchi, invece, resta un pallino del Napoli. Lo è sempre stato sin dagli albori del Napoli di De Laurentiis. Un flirt mai sboc- ciato in amore che tuttavia continua, visto che si continua a parlare di lui come vice Cava- ni. Pupillo di Mazzarri, che lo ha valorizzato con la maglia della Reggina, Bianchi ha trova- to una certa regolarità in termini di gol con la maglia del Torino. Con gli amaranto calabresi ha segnato in una stagione 19 gol, ma il suo fiuto per la rete è innato. E infatti, solo a ini- zio stagione con l'Atalanta non è andato a se-
Dagli amaranto ai granata Dieci milioni per il centrale
La punta del Toro è stata allenata da Mazzarri alla Reggina
Poi dopo un lungo girovagare è approdato nel club piemontese Il presidente del Napoli ha tentato di portare a Napoli il nazionale Ma Cairo chiese dieci milioni per il cartellino dell’italo-nigeriano
L’attaccante e il difensore del Torino
sempre vicini alla società di De Laurentiis Ma le operazioni sono sempre naufragate
B IANCHI E O GBONNA,
QUANTI F LIRT CON L’ A ZZURRO
gno, poi un crescendo di prestazioni di alto livello. E' nato nel vivaio atalantino scoperto da Mino Favini, il più grande conoscitore di calcio giovanile d'Italia. In maglia nerazzurra, però, non ha avuto grande fortuna. A Reggio Calabria, proprio con Mazzarri ha iniziato la sua svolta calcistica, tanto poi da meritare pal- coscenici migliori. Ed infatti il 13 luglio del 2007, dopo una lunga trattativa, viene ingag- giato dal Manchester City di Sven Goran Eriks- son. Non sono tutte rose e fiori per Rolando Bianchi nell'avventura inglese. Inizia benissi- mo, però, segnando al debutto contro il West Ham e va a segno ancora in Carling Cup, con- tro il Tottenham e il Bolton, ma il club inglese non crede in lui e lo mette sul mercato. Lo in- gaggia la Lazio in prestito con diritto di riscat- to. Non va benissimo (solo quattro reti) e la società biancoceleste, infatti, non lo riscatta.
Passa al Torino e qui avviene la sua esplosio- ne, anche se ogni anno si parla di una sua pos- sibile cessione. In cinque anni ha segnato la bellezza di 70 reti si trova al decimo posto del- la classifica dei marcatori del club torinese a pari merito con Ezio Loik. E' capitano dei gra- nata, la vera anima della squadra che ha trasci- nato in serie A con le sue reti e le sue presta- zioni. Ha vissuto tutti i momenti bui con la società di Cairo: le retrocessioni e gli spereggi persi per tornare in serie A. In nove partite di- sputate in questa stagione ha segnato quattro reti e promette di ripetersi andando in doppia cifra. E' un animale d'area di rigore, che sgo- mita con i difensori e combatte senza lesinare energie. Il Napoli ha pensato più volte al suo nome che è girato in ogni finestra di mercato.
Donato Martucci
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Ma lo staff azzurro segue anche Marchese
I
tasselli sono al loro posto: il Napoli ha sistemato il lato mancino della difesa (orfano a lungo anche stavol- ta del fragile e jellato Britos) adat- tando Alessandro Gamberini, e ha poi trovato rabbia agonistica, dinamismo e buona tecnica in mezzo al campo grazie a un Behrami che in pochi mesi è riusci- to a conquistare il San Paolo e far dimen- ticare Walter Gargano. Due acquisti az- zeccati. In attesa di El Kaddouri (al pari di Uvini), ancora acerbo. E Donadel che nonostante l’esperienza non offre anco- ra adeguate garanzie. Poi cè Edu Vargas, passato da oggetto misterioso ad attac- cante bocciato definitivamente. Infine, c’è la spada di Damocle del caso-Gianel- lo. Grava, ma soprattutto Paolo Canna- varo rischiano da tre a quattro mesi di squalifica. La questione finirà davanti al- la Disciplinare il prossimo 6 dicembre, ma l’eventuale e malaugurato stop, co- me insegna il caso- Conte, sarebbe a ef- fetto immediato in attesa di eventuali ri- corsi ai successivi due gradi di giudizio (Commissione d’Appello Federale e Tnas). Questa la situazione. Dalla quale emerge quali saranno le strategie del Na- poli in occasione dell’ormai non lonta- nissimo mercato di gennaio: acquistare una prima punta che possa fungere da alternativa a Cavani; cautelarsi in meri- to al caso-Gianello accaparrandosi un difensore; cercare un mediano da far ruotare con i tre svizzeri là in mezzo. Le trattative sono una logica conseguenza di quanto descritto, ma va sottolineata l’esistenza di due variabili: come si svi- lupperà la questione dei deferimenti di Grava e Cannavaro; quale sarà il cammi-no del Napoli rispetto ai due fronti rap- presentati da Europa League (proprio il 6 dicembre, in concomitanza con l’ulti- ma gara del girone contro il Psv, si sa- prà se gli azzurri saranno dentro o fuo- ri) e Coppa Italia (il 13 o il 19 dicembre la gara secca dell’ottavo di finale contro Bologna o Livorno). Nel frattempo, Bi- gon ha comunque cominciato a guardar- si intorno, muovendo anche i primi pas- si. Per l’attacco ad esempio, c’è stato un contatto con Lotito per Sergio Floccari (31 anni), bomber poco utilizzato dalla Lazio e spesso accostato alla casacca az- zurra, ma che, in caso di passaggio del turno da parte dei partenopei, non po- trebbe giocare in Europa League. Sulle sue tracce c’è anche il Torino. La secon-
da opzione, che è anche di prospettiva e non solo soluzione-tampone, e si riferi- sce ad Alejandro ‘Papu’ Gomez (24 an- ni) del Catania, che però non è una vera prima punta. Prima comunque si dovrà piazzare (in prestito) Vargas. Il Catania è interessato, al pari di Torino e Bolo- gna, ma Bigon guarda soprattutto al- l’estero. Per la mediana invece, circola- no i nomi di Juan Fernando Quintero, colombiano 19enne dell’Atletico Natio- nal in prestito al Pescara, nonché di Gio- vanni Marchese (28), ancora del Cata- nia (anche lui in scadenza). Possibile an- che l’assalto immediato a Ezequiel Ciri- gliano, 20enne del River Plate.
Dino Manganiello
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Floccari e il «Papu» Gomez sono le piste più calde
per il mercato di gennaio
Esultanza Floccati gioisce dopo una rete segnata all’Olimpico