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LUCA GUAZZATI. Vittorio Sulpizi e Mario Vico Passa da Ancona la storia della canzone italiana. Vittorio Sulpizi e Mario Vico

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Academic year: 2022

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LUCA GUAZZATI

Gli impresari

del Rock1 Gli impresari

del Rock1

SULVIC

ASSOCIAZIONE CULTURALE SULVIC

Vittorio Sulpizi e Mario Vico

Passa da Ancona la storia della canzone italiana

Vittorio Sulpizi e Mario Vico

Passa da Ancona la storia della canzone italiana

SULVIC Gli impresari del Rock

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Gli impresari

del Rock1

“Questa è la storia… di due di noi” per dirla con Adriano. Ma stavolta tutto succede in Ancona. Due imprenditori e ma- nager dello spettacolo, Vittorio Sulpizi e Mario Vico, “attori nati” afferma Pippo Baudo nella sua prefazione, che inven- tano per passione la parola ed il mestiere di impresario!

Con il grande amico Gianni Ravera, che invece “emigra” a Sanremo, posero per oltre un trentennio al centro delle cro- nache Ancona e le Marche, grazie al Festival dell’Adriatico, al Festival dell’Operetta, a tanti spettacoli di musica, prosa e poesia, teatro, concerti, tour di cantanti e complessi di ogni tipo, lanciandone alcuni – come Celentano o Morandi – che hanno reso celebre la canzone italiana nel mondo.

L’Associazione Sulvic nasce per iniziativa dei figli di Vitto- rio Sulpizi e Mario Vico, per diffondere la cultura musicale, dello spettacolo e dell’arte promuovendo le attività di carat- tere culturale e favorendo la maturazione professionale dei giovani artisti e la loro valorizzazione.

Lo scopo è anche far tornare Ancona e la sua regione, le Mar- che, al centro di un’attenzione ed un’attrattività nei settori musicali ed artistici a quei livelli nazionali ed internazionali, come all’epoca dei due “impresari del rock” e della canzo- ne italiana, che si occupavano per passione anche dei vari e poliedrici aspetti dello spettacolo, del teatro, dell’operetta.

Oltre che dare vita a manifestazioni ed eventi di natura ca- nora e musicale, l’Associazione Sulvic intende dare spazio ad una scuola artistico-musicale istruendo giovani allievi e sostenendoli per il raggiungimento delle proprie finalità, formandoli con corsi e indirizzi di studio in grado di soddi- sfare prima di tutto le loro aspirazioni, i loro entusiasmi i loro sogni.

La Sulvic si propone fin da subito come produttore ed edi- tore nel campo dello spettacolo e organizzatore di occasioni televisive, radiofoniche, teatrali, social e di piazza, che pos- sano selezionare, scoprire e lanciare nuovi talenti.

Nel campo culturale e per Ancona nella fattispecie, oltre a proficui scambi culturali, musicali ed artistici di livello anche internazionale, l‘Associazione raccoglierà e renderà fruibili materiali video fotografici e documentazione archi- vistica inerente il mondo musicale che si vuole promuovere e valorizzare.

Questo è scritto nello Statuto con cui nasce la Sulvic per ricordare e mettere in pratica quanto lasciato, come opera ed esempio, da Vittorio Sulpizi e Mario Vico.

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SULVIC

Gli Impresari del Rock

Vittorio Sulpizi e Mario Vico

Passa da Ancona la storia della canzone italiana

Luca Guazzati

EDITORE

ASSOCIAZIONE CULTURALE SULVIC

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La locandina, ormai rarissima del Festival Adriatico della canzone. Di qui, come dice Pippo Baudo, è passata la storia della canzone italiana.

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Sulpizi e Vico (in piedi a destra) con le rispettive signore sedute insieme ad Adriano Celentano e Ornella Vanoni

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Editore

ASSOCIAZIONE CULTURALE SULVIC Realizzazione grafico-editoriale Nica Cascino Pixel

Testi e interviste Luca Guazzati

Le foto originali sono delle famiglie Sulpizi e Vico

Copyright e diritti riservati ASSOCIAZIONE CULTURALE SULVIC

Consiglio Direttivo: Valerio Vico, Gianni Sulpizi, Francesca Romana Sulpizi, Mary Vico www.sulvic.it

Sulpizi e Vico, i due amici che hanno dato vita a cinquant’anni di spettacoli in Italia

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Indice

Impresari nati pag. 7

La storia della canzone passa da Ancona di Pippo Baudo pag. 11

Una stretta di mano pag. 15

Quel chiaro sole degli anni Cinquanta pag. 17

In piazza Cavour pag. 23

Dilettanti ma non troppo pag. 27

Ecco la Sulvic pag. 33

Gianni Morandi, attenti a quei tre pag. 45

Contratti, contava la parola data pag. 61

Il Festival dell’Adriatico pag. 69

Ma Tony Dallara perché non viene? pag. 79

Piacere, Gino Bramieri pag. 83

Il molleggiato ci rimase male… pag. 85

Adriano, uno d’Ancona pag. 89

Quei due… innamorati di Adriano pag. 103

L’avventura di Sanremo pag. 105

Il sarto dei Vip pag. 111

Il Piper pag. 117

La stagione d’oro, Mal e il “Canta Paiper” pag. 125

La formidabile estate del ‘69 pag. 119

Castrocaro, suspence finale pag. 131

Venezia, laguna di stelle pag. 133

Perché non trasferiamo tutto ad Ancona? pag. 137

Il Cantagiro e gli altri spettacoli pag. 139

Striptease, il teatro si fa sexy pag. 149

Operetta, che passione pag. 153

Gli autografi pag. 159

Sul filo dei ricordi... Mario Vico e Vittorio Sulpizi pag. 163

Gli artisti pag. 175

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Sylva Koscina e Annarita Spinaci fra Vittorio Sulpizi, Mario Vico e Gianni Ravera

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Impresari nati

E’ proprio vero, come dice poco più avanti Pippo Baudo. La storia della canzone italiana passa da Ancona. Anzi, a dire il vero, passa per tre geniali, bravissimi, polie- drici e insostituibili impresari della canzone: Vittorio Sulpizi, Mario Vico e … Gianni Ravera.

Grandi amici e compagni di mille avventurose organizzazioni di varietà, riviste, Festival e spettacoli che tutti ricordano, i tre anconitani lasciano il segno con carriere distinte eppure simili, senza dubbio per le eguali origini territoriali che ne segnano il carattere gioviale, tenace, l’intuito e la capacità di venir fuori dalle situazioni più intricate, problematiche e complesse! Pionieri e talent scout, manager e organizzatori d’eccellenza, sapevano far divertire e stupire, strappare applausi ma anche guadagna- re e far guadagnare con un mondo, quello della canzone, che nel dopoguerra era an- cora tutto da scoprire. Non solo: la maggior parte degli imprenditori e uomini d’affari non avrebbero mai scommesso un soldo sull’effettiva opportunità di guadagnare e far guadagnare qualcosa agli artisti che si fossero esibiti su un qualsiasi palco, visti gli innumerevoli rischi cui si andava incontro.

Imperterriti, con una passione e un entusiasmo che fanno la differenza, i “no- stri” hanno attraversato l’Italia in lungo e largo e convinto il fior fiore dei cantanti di moda, anche stranieri, a esibirsi per loro, sul loro palcoscenico, alle loro condizioni. La parola impresario, in pratica, nasce qui.

Con una differenza sostanziale. Mentre Sulpizi e Vico lanciano il festival dell’A- driatico ad Ancona, che dura dieci anni, Ravera punta su Sanremo e… i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una città che si immedesima a tal punto con il suo Festival che diventa sinonimo di Canzoni, spettacolo, musica e successo. Poteva questo avvenire anche per Ancona?

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Gianni Ravera, chiaravallese, qui con Aznavour e nel mezzo, Mario Vico, è uno dei tre formidabili manager e impresari che, insieme a Vittorio Sulpizi, partendo da Ancona, hanno fatto la storia della Canzone italiana

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Sulpizi e Vico percorrono una strada piena di sogni, di progetti e di ambiziose mete che, pur raggiunte e superate, non vedono lo stesso coinvolgimento, entusiasmo e partecipazione della loro amatissima città. Anzi.

Ma lasciamo al racconto e alle testimonianze qui riportate fedelmente, la storia di questa epopea della canzone e delle molteplici e ghiotte occasioni che vengono cre- ate dai due inseparabili “impresari del rock” per Ancona.

Con Ravera le strade non si sono mai divise e la loro amicizia e collaborazione durerà una vita, scambiandosi esperienze, contratti, personaggi e serate per quasi cin- quant’anni!

Anche per questo la storia della canzone italiana e la sua naturale evoluzione, dai palchetti di legno dello chalet delle Quattro Fontane di piazza Cavour, alle tournèe, esibizioni, performances e spettacoli controfirmati con una sola stretta di mano, fino alla gestione di locali importanti e alle liberatorie richieste alla grandi Case Musicali, vere padrone dei cantanti di allora, non può che essere narrata per episodi. Mostrano la genuina realtà di una città che non c’è più, di un mondo musicale e di un palcosce- nico profondamente cambiati, di uno spirito autentico, trasparente, affascinante che persone come Sulpizi, Vico o Ravera impersonano e interpretano. Sempre con un sor- riso, che trascina e supera ogni ostacolo.

PREFAZIONE

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INTRODUZIONE

La storia della canzone passa da Ancona

Ho un ricordo molto particolare di Sulpizi e Vico. Erano due gran simpaticoni, diverten- ti, amiconi, sempre allegri e scherzosi. Se non avessero fatto gli organizzatori e gli impresari, li avresti scambiati per due comici. Tanto era forte la loro carica umoristica e gioviale. E avevano anche le fisique du role, davvero! Uno piccolo, l’altro spilungone, sai, quelle coppie nate per stare insieme, un po’ come Stanlio e Ollio, uno magro e uno grosso, Totò con Castellani, Billi e Riva, Franco e Ciccio… insomma, li avresti scambiati per due macchiette. E li ho visti infatti anche recitare dal vivo, a teatro, più di una volta, facevano delle scenette niente male. Sulpizi poi era un vero professionista, sapeva far ridere, un grande attore: aveva fatto cabaret per anni, prima di trovare in Vico – quello alto – la spalla ideale. Anche questa asimmetria li aiutava nel parlare con la gente, in modo scanzonato, semplice ma efficace: la loro grande passione che li rendeva complici ma anche seri professionisti, li spinse da subito ad uno straordinario affiatamento e al mestiere di impresario. Un mestiere duro, complesso, fatto di ansie e di pro- blemi. Ma non per questi due: a loro riusciva sempre tutto… con facilità, sembravano nati con la camicia. Invece si capiva, poi, che erano davvero bravi, un’abilità che veniva da lontano, da esperienza, tenacia, applicazione e talento.

Io li conobbi al Festival di Ancona, il Festival dell’Adriatico. Si teneva in una splendida cornice vicino al porto di Ancona. La Fiera, mi pare: sì, la Fiera della Pesca. Un posto molto suggestivo, a pochi passi dal mare. Ecco, lì non solo Sulpizi e Vico inventarono una formula vincente come il Festival della canzone, ma lanciarono dei personaggi destinati a… basta fare un nome di un debuttante di allora: sapete già chi? Ma certo: Adriano Celentano. Quando cantò il “Tuo bacio è come un rock” vinse primo, secondo e terzo premio! Praticamente sbancò l’edi- zione del Festival e iniziò lì la sua carriera. Senza dubbio l’inizio della carriera di Celentano è ad Ancona e si deve a Sulpizi e Vico.

Ci si potrebbe domandare se il Festival dell’Adriatico, con tale spinta iniziale e la mol-

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Gli impresari del Rock

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tiplicazione dell’ascolto radiofonico e televisivo avuta anche grazie alle dirette RAI, come era accaduto per il Sanremo di Ravera, non avrebbe potuto avere lo stesso acclamato successo… Io sono convinto di SI. L’occasione Ancona l’aveva avuta eccome!

Se Sulpizi e Vico avessero insistito… quel Festival sarebbe potuto diventare sicuramen- te un appuntamento come Castrocaro, il Cantagiro e il Disco per l’Estate… Si, forse anche come Sanremo!

Qualcuno potrebbe domandarsi se Sulpizi e Vico la loro occasione in realtà non se la sono lasciata scappare, per esempio, quando scelsero di non seguire Celentano come loro agenti a Milano… No, io non direi. Non era una questione di “impresario di città” o “impresa- rio di provincia”. Anzi: allora la provincia era un banco di prova, era là che si misurava la vera potenzialità dell’artista e la “giuria popolare” era sovrana, poteva dare o togliere il successo ai cantanti. Nessuno conquistava fama e successo se prima non avesse cantato in mezzo alla gente, ascoltando applausi e fischi, affrontando insomma la massa, le platee, soprattutto le piazze. Loro, i due grandi amiconi di Ancona, lo sapevano. Erano maestri in questo: direi che erano “volutamente” impresari di provincia e se ne vantavano. Era un po’ anche la loro forza, il loro biglietto da visita. La loro verve, la carica umana, la simpatia, questa era la forza di Sulpizi e Vico. Certo, le qualità, la bravura e la capacità organizzativa l’avevano. Avrebbero potuto fare una carriera nazionale. Per esempio come Ravera, che era un loro grande amico, conterraneo e anconitano pure lui. Si sentivano spesso, ricordo. Ma Sulpizi e Vico scelsero la via della provin- cia italiana. Erano gli organizzatori delle tournèe di provincia dei grandi cantanti che comun- que da loro dovevano passare per testare e rafforzare veramente la loro popolarità.

Quanti episodi per testimoniare tutto ciò! Mario e Vittorio parteciparono all’organiz- zazione di parecchie edizioni di Castrocaro, che io tenni a battesimo per tanti anni. Per alcuni anni il vincitore (o i vincitori) ottenevano, per regolamento, un contratto discografico ed una partecipazione al Festival di Sanremo. Ebbene proprio dalla provincia, dal territorio, venne una ragazzina timida dal nome Gigliola Cinquetti che vinse lì, poi stravinse a Sanremo e infine trionfò all’Eurofestival! Più di così!

Ma se consideriamo Castrocaro, ecco Carmen Villani, la Zanicchi, la Caselli, la Mannoia, Zucchero, Giuni Russo, Barbarossa e Ramazzotti, ogni volta emergevano dei talenti puri, pre- parati, personalità eccezionali. Io lo presentai fin dai primi anni ’60 ma senza dubbio ricordo molto bene l’edizione del 1969, quella dove accanto a Ravera c’erano proprio loro due, i due amici di Ancona, Mario e Vittorio! Che spettacolo la finale: vinse Lucia Rizzi con il brano “Quan- to ti amo” e Dino Drusiani con “Chi si vuol bene come noi”. Ma mi ricordo anche dello scalpore

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PREFAZIONE

che fece la polemica sul brano “censurato” di Gianni D’Errico…

Non era facile selezionare, presentare, tenere per mano le “voci nuove”, le giovani pro- messe. Voci in erba, speranze, ragazzi bravissimi, talenti assoluti che qualche volta “arrivava- no” al pubblico, altre purtroppo no.

Il Cantagiro di Gianni Ravera, dove pure Sulpizi e Vico misero spesso e volentieri lo zampino in aiuto all’organizzazione del loro amico, fu una formula innovativa, dove lo spetta- colo, il palcoscenico, scendeva nelle piazze e dentro gli stadi, in giro per tutta Italia.

L’ho presentato tre o quattro volte, il Cantagiro e la finale era sempre a Fiuggi. Platee sterminate di persone, un pubblico immenso.

Sanremo, certo, era l’approdo, la consacrazione vera. Quel palco rende magico il mo- mento dell’esibizione, dove ogni artista dava e dà, ancora e sempre, il massimo.

Ecco, lì davvero Ravera fece un miracolo: ma lo fece insieme a Sulpizi e Vico che erano sempre con lui, dietro all’organizzazione. Me li ricordo bene, io.

Quei tre, tutti e tre marchigiani, anzi, anconitani! Un sodalizio perfetto. E come si in- tendevano!

Erano grandi amici, si volevano bene.

Forse era quello il loro “segreto”. Sempre comunque con un sorriso, alla fine.

E’ così che si supera ogni problema e si arriva al successo più grande.

La loro carriera non si fermò qui: si dedicarono anche all’operetta con grande successo.

Organizzarono tantissime serate, sia ad Ancona che in giro per tutta Italia, e crearono perfino una loro compagnia che ebbe grande successo portando i più famosi successi, i titoli più im- portanti, in tournèe nei teatri italiani.

Devo però aggiungere una cosa, quando parliamo di persone come Vittorio e Mario.

Abbiamo detto della loro carica umana, della simpatia innata e della spontanea vena comica che li caratterizzava. Bisogna dare atto che come impresari erano non solo seri professionisti ma anche e soprattutto onesti e sinceri. Non ci sono più e non ci saranno persone così perché anche quel tipo di lavoro è cambiato! Con la recente scomparsa di Bibi Ballandi, figlio di un impresario mio amico, un impresario di questa portata, come Sulpizi e Vico, se ne va una intera generazione di personaggi la cui vita era lo spettacolo.

Pippo Baudo

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