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1. INTRODUZIONE

Herbert George Wells, Bertie in famiglia, nacque il 21 settembre 1866 a Bromley nel Kent. La madre Sarah, prima di sposarsi, era domestica presso una vecchia casa aristocratica ad Up Park, mentre il padre Joseph, giardiniere presso la stessa casa e allenatore di cricket, divenne proprietario di un negozio di ceramiche ed articoli in vetro, ma i proventi dell’attività bastavano a mantenere la famiglia appena al di sopra dell’ indigenza. I primi quattordici anni della vita di Wells furono vissuti nel negozio-abitazione (quasi a ricordare la case dei racconti “The Crystal Egg” e “The Purple Pileus”), malsano e insalubre; l’alimentazione era altrettanto malsana e l’ igiene scarsa, ma qui Wells almeno lesse opere di Chaucer, George Eliot, Dickens, Voltaire, le Vite di Plutarco, Lucrezio, la Repubblica di Platone e Vathek di Beckford, citato in seguito in Tono-Bungay.

Dopo aver frequentato il bigotto e severo Morley’s College, che si sforzava di inculcare nei discenti i valori vittoriani che si stavano ormai spengendo e dove il giovanissimo Wells crebbe irrequieto e irriverente, Bertie divenne apprendista presso una ditta di tessuti a Windsor, da cui venne licenziato dopo un mese. Anche la successiva esperienza come commesso di farmacia, durante la quale imparò a sciacquare bottiglie e a confezionare pillole, si rivelò limitativa e insoddisfacente. Nel 1881 iniziò a frequentare la Grammar School di Midhurst, periodo durante il quale in Wells si fa sempre più forte la passione (già presente nel padre) per la letteratura, ma ben presto la madre – a causa anche delle ristrettezze economiche - gli trovò un impiego di nuovo come apprendista presso un negoziante di stoffe (esperienza che emerge nei romanzi The Wheels of Chance, Kipps). Come già era accaduto a Windsor, dopo due anni di avvilente, infelice e limitativo mestiere, che secondo la madre avrebbe dovuto garantirgli quella rispettabilità piccolo-borghese da lei tanto desiderata e richiesta dalla società, Wells decise di cambiare e scrisse al suo insegnante della Grammar School per ottenere una qualsiasi sistemazione all’ interno della medesima struttura. La risposta fu positiva perché ottenne un posto di assistente alla scuola secondaria di Midhurst e l’offerta di una borsa di studio per la Normal School of Science appena costituitasi a South Kensington, Londra, con la possibilità di accedere al primo grado di Laurea (nel romanzo Love and Mr Lewisham Wells pare descrivere questi anni di intense speranze e di acceso fervore intellettuale, invertendone però la conclusione, che

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illustra promesse non mantenute). Per tre anni (dal 1884 al 1886) studiò fisica, chimica, geologia, astronomia e biologia, quest’ultima col professor Thomas Huxley, il famoso difensore delle teorie evoluzionistiche darwiniane che si rivelerà una figura fondamentale per la formazione di Wells. Sono anni in cui Herbert George si dedica anche alla politica e al giornalismo studentesco ed è un attivo partecipante ai dibattiti. Le sue idee di quel tempo, influenzate dalla lettura di Carlyle e Ruskin, erano di stampo radicale e Batchelor ricorda come già allora si figurasse come una sorta di profeta, anticipatore degli eventi futuri1.

Nel 1886 diviene direttore di una nuova rivista studentesca, il Science School Journal: i suoi articoli mostrano già la tipica combinazione tra Romance, satira e idee scientifiche (il racconto “The Chronic Argonauts” risulterà essere una sorta di bozza del primo romanzo The Time Machine), mentre le sue letture del periodo includono Shelley, Keats, Heine, Whitman, Lamb, Stevenson, Hawthorne, rivelando la sempre maggiore convinzione di Herbert di diventare scrittore. A questo periodo risale il suo innamoramento per la cugina Isabel. Il futuro legame tra i due, che non avevano niente in comune, sarà descritto nella prima parte di Tono-Bungay, con il suo carico di desiderio sessuale e di sempre più profonde incomprensioni, fino alla separazione.

Al termine degli studi Herbert George, decise di fare lo scrittore e diventa aiuto professore in una squallida scuola a Holt, nel Galles settentrionale, ma un colpo malevolo durante una partita di calcio da parte di un suo studente gli rovinò un rene. Questo incidente non solo pose fine alla sua permanenza nel North Wales, costringendolo ad un periodo di lettura e di scrittura di nuovo presso la madre già tornata da tempo ad Up Park, ma comprometterà per sempre la salute di Wells.

Tornò a Londra dove nel 1889 ed entrò a far parte del corpo insegnanti della Henley House of School di Kilburn. Nel 1890 si laureò in pieni voti in Zoologia, divenendo così ripetitore di biologia presso la University Correspondence College. Wells, che nel frattempo aveva continuato a pubblicare articoli su riviste quali Nature, Educational Times, Answers e Tit Bits, ottiene in seguito a questi eventi la prima pubblicazione di un suo articolo (“The 1 J. BATCHELOR, H. G. Wells, Cambridge, University Press, 1985, p. 3.

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Discovery of the Unique”) sull’importante periodico The Fortnightly Review e sempre nello stesso anno, nel 1891, sposò la cugina Isabel, ma come riporta Monti, ben presto il matrimonio si rivelò una delusione sia affettiva che intellettuale, dal momento che Isabel era spaventata dall’ardore erotico del marito e non riusciva a comprendere i discorsi e l’attività di scrittore2. Nel frattempo, allo University Correspondence College, conoscerà la

ventenne Catherine Amy Robbins, da lui ribattezzata in seguito Jane (il loro amore è evocato nelle pagine di Ann Veronica in cui questa ultima incontra Capes, l’assistente di colui che rappresenta il professor Huxley sotto altro nome).

Nel 1893, durante la convalescenza dovuta ad una emorragia di sangue che lo allontanava dall’insegnamento, comincia a scrivere saggi, racconti e critiche per riviste e periodici tra i quali il Pall Mall Gazette, il St. James’s Gazette, il Black and White, il Saturday Review e The National Observer. Si può datare da questo momento l’inizio della sua carriera di scrittore professionista, favorita anche dall’improvviso boom editoriale degli anni ’90, soprattutto nel campo delle riviste culturali e letterarie. Nel 1893 arriva però la separazione da Isabel e l’autore stesso rivela, nel suo Experiment in Autobiography, come il rapporto con Isabel gli avesse procurato un senso di claustrofobia e di insoddisfazione sessuale3.

Il 1895 è un anno significativo per Wells: oltre a sposarsi con Catherine, da cui avrà i figli George Philip (1901) e Frank (1903), Wells, articolista ormai affermato, pubblica un volume di racconti (The Stolen Bacillus and Other Incidents) e dà inizio alla stagione prodigiosa dei suoi Early Scientific Romances con The Time Machine, grazie al successo ottenuto precedentemente dalla pubblicazione a puntate di questo ultimo romanzo sulla New Review (rivista nata in seguito alla chiusura del National Observer). Tra il 1895 - anno presumibilmente della sua consacrazione - e il 1903, continuò la serie di romanzi di avventure fantascientifiche con i famosissimi The Island of Dr. Moreau (1896), The Invisible Man (1897), The War of the Worlds (1898), The First Men in the Moon (1901); inoltre pubblicò diverse raccolte di racconti come The Plattner Story and Others (1897), 2 A. MONTI, Invito alla Lettura di H. G. Wells, Milano, Mursia, 1982, p.11.

3 H. G. WELLS, Experiment in Autobiography: Discoveries and Conclusions of a Very Ordinary

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Tales of Space and Times (1899), Twelve Stories and Dream e The Land Ironclads (entrambe del 1903) e romanzi, tra le quali il già citato Love and Mr. Lewisham (1901), per Monti “la cronaca di come avrebbe potuto essere la sua vita se fosse rimasto con la prima moglie”4. Strinse amicizia con alcuni dei più importanti scrittori del periodo, quali Conrad e

James, ma nel frattempo anche il rapporto con Jane sembra ricalcare quello del primo matrimonio, poiché Wells incominciò ad avere i soliti sintomi di insofferenza già vissuti in precedenza, ma i due resteranno insieme –malgrado l’infedeltà di Wells e il figlio Anthony avuto da un’altra relazione- fino alla morte di Jane. Nella sua autobiografia5, emerge che i

gusti letterari dei due erano piuttosto antitetici: a lei piacevano scrittori (l’amico James, Proust e Woolf) che lui detestava e lo scrittore racconta di come esistesse una Catherine a lui sconosciuta che si ritirava a scrivere, senza mia finirla, una storia fantastica di solitudine, interrotta talvolta da una presenza amorosa nascosta e invisibile.

All’inizio del XX Secolo, la sua fama letteraria raggiunse un livello mondiale grazie anche ai suoi romanzi di critica sociale: Kipps (1905), Ann Veronica e Tono-Bungay (entrambi del 1909) e alle sue visioni del futuro come Anticipations (già del 1901), A Modern Utopia(1905), In the Days of the Comet(1906) che possono stabilire una relazione con il riformismo del movimento socialista fabiano – Fabian Society -, al quale Wells si associò nel 1903, che aveva come obbiettivo quello di migliorare la società e l’uomo attraverso riforme e azioni di persuasione senza ricorrere alla violenza o a rivoluzioni radicali6. Fu G.

B. Shaw, amico di Wells e scrittore fabiano egli stesso, insieme a Beatrice e Sidney Webb ad avvicinare Wells al movimento. Herbert George credeva che il movimento dovesse aumentare il numero di iscritti ed essere riformato al proprio interno per renderne più efficace l’azione. Ma le tensioni in seno al movimento raggiunsero il culmine nel 1906, 4 A. MONTI, op. cit., p.15.

5 H. G. WELLS, Experiment in Autobiography: Discoveries and Conclusions of a Very Ordinary

Brain, p. 237.

6 J.SLOAN, “H.G. Wells, Fabianism and ‛The Shape of the Things to Come’, in J.RIGNAL, H.G.KLAUS, V.CUNNIGHAM (eds.), Ecology and the Literature of the British: the Red and the

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anno di elezioni generali, con gli opuscoli wellsiani The Faults of the Fabians e Reconstruction of the Fabian Society, a cui seguì la confessione ideologica First and Last Thing, dove viene ripreso lo schema di riorganizzazione generale del mondo, che egli aveva già presentato nelle utopie e nei saggi avveniristici precedenti. Nello stesso anno, Wells uscirà formalmente dal movimento – anche se l’addio definitivo risale a due anni dopo -, a seguito dell’ennesimo scontro verbale con Shaw, molto più esperto nei dibattiti. Sono anni turbolenti per Herbert George, in continuo litigio con gli editori, ansioso di sfondare in America, dove si recherà per la prima volta nel 1906, sempre più lontano da casa e dalla moglie e alle prese con vicende amorose travagliate, come se l’uomo privato, dominato dal desiderio e dall’inquietudine, penetrasse con sempre maggiore forza nelle pagine del romanziere.

La svolta arriva nel nuovo decennio: oltre con la raccolta di racconti The Country of the Blind and Other Stories (1911), The New Machiavelli (sempre del 1911), dove l’autore attinge al suo fallito tentativo di ricostituire la Fabian Society. Queste opere segnano un nuovo punto di partenza dell’opera di Wells, che ora subordina le vicende romanzesche al messaggio sociologico. Apparterranno a questa fase di riflessione speculativa romanzi come Marriage (1912), che riprenderà il tema del riscatto morale da cui nascerà l’uomo nuovo e la sua compagna, The Wife of Sir Isaac Harman (1914), The Passionate Friends (1913), The Research Magnificent (1915) ma anche gli articoli scritti sempre tra il 1912 e 1914 e successivamente raccolti in The Great State (1912),”forma assunta del socialismo di Wells nel periodo post-fabiano, in attesa e preparazione alla formula del World State”7 e in An Englishman looks at the World (1914).

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Wells abbracciò con sicurezza la causa degli Alleati, divenendo direttore dell’ufficio di propaganda politica contro la Germania. Suo fu lo slogan ”The War that Will End the War”, che diventerà anche il titolo del suo piccolo libro (di cui in seguito proverà vergogna) e addirittura, in The World set Free (1914), l’idea

7 A. MONTI, op. cit., p.15.8 N. J. MACKENZIE, The Time Traveller. The Life of H.G. Wells, London,

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della preannunciata bomba atomica, secondo Mackenzie8, fu utilizzata da Wells per

dimostrare in modo rigoroso come gli esseri umani possono essere spinti dalla minaccia dell’estinzione a creare un nuovo ordine mondiale, se non è possibile convincerli altrimenti con la sola forza della ragione. Ma la sua opera più importante durante la grande guerra sarà Mr. Britling sees it Through (1916), vivido resoconto della vita al fronte che mette effettivamente in luce cosa sia una guerra.

Poco dopo la fine della guerra, nel 1920, visitò la Russia sovietica e nel 1921 assistette alla conferenza di Washington, dedicandosi con sempre maggiore costanza a propagandare le proprie idee. La tesi più importante che sostenne negli ultimi venti anni della sua vita fu che l’umanità doveva adattarsi alle forze materiali che aveva creato o perire. Le tre grandi opere Outline of History (1920), dove viene sublimata la difficoltà di realizzare la Lega delle Nazioni, The Science of life (1930) e The Work, World and Happiness of Mankind (1931), furono interamente rivolte a divulgare l’idea di creare uno stato mondiale, l’unica alternativa per lui, per evitare un ritorno alle barbarie e all’annullamento finale. Anche in The World of William Clissold (1926), romanzo senza successo, l’alter-ego dell’autore lancia l’idea di una Open Conspiracy, ossia di un piano generale per il rinnovamento del mondo e, come sostiene Wells stesso nel suo Experiment in Autobiography, per indurre le forze creative sparse per il mondo a concentrarsi in una sintesi efficiente di cooperazione9.

Gli Anni ’30, oltre che dall’irrequietezza della vita privata – che lo vedrà impegnato in processi contro un collaboratore e con una scrittrice canadese che lo aveva accusato di plagio per Outline of History – sono caratterizzati dallo sguardo retrospettivo che Wells lancia sul proprio passato, prima nel 1930, con la biografia scritta da Geoffrey West con l’approvazione e i consigli di Wells stesso, e, in seguito con i due volumi del più volte citato Experiment in Autobiography del 1934. Ma ci sono anche gli incontri pubblici, con Roosevelt e con Stalin, per verificare la sua ipotesi di umanità unita in uno stato mondiale. Un’utopia di apocalisse e rinascita sarà The Shape of the Things to Come: The Ultimate 8

9 H. G. WELLS, Experiment in Autobiography: Discoveries and Conclusions of a Very Ordinary

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Revolution, del 1933, che diventerà pochi anni dopo anche un colossal cinematografico, mentre il romanzo breve Star Begotten, del 1937, guarda ancora con vigorosa speranza al futuro, tenendo presenti principi eugenetici cari all’autore.

Scoppia la seconda guerra mondiale e, in Mind at the End of its Tether, scritto alla vigilia della morte, tra il novembre 1944 e il gennaio 1945 risuonano accenti di sfiducia, poiché dopo il tumulto della lotta, l’uomo è destinato biologicamente a soccombere e “nulla potrà mutare il buio eterno che deve coronare i nostri sforzi, tuttavia di noi vale solo il tentativo che compiamo, per diventare come possiamo essere (….) sull’indifferenza del cosmo”10.

Herbert George Wells, ormai infermo e sofferente, si spenge il 13 Agosto 1946. 2.TIPOLOGIE DI PRODUZIONE

Se studiosi non sono uniformemente concordi sulla classificazione della ricchissima produzione di Wells, composta da oltre 115 pubblicazioni è tuttavia comunque possibile stabilire una suddivisione delle opere di Wells che tiene di conto di aspetti comuni tra le singole produzioni. È fondamentale tenere presente che le classificazioni qui riportate iniziano e terminano generalmente in anni cronologici ben precisi, ma non sono nette e distinte dal momento che, come possiamo notare, in un determinato periodo storico l’autore scrive e pubblica opere di natura diversa. Le fasce di produzione riportate di seguito non includono i numerosi articoli e saggi scritti da Wells nel corso della sua carriera, che spaziano da quelli degli esordi dello scrittore, come “The Rediscovery of the Unique” pubblicato sul numero di Luglio 1891 dalla rivista Fortnightly Review, a quelli raccolti nei già citati The Great State (1912) e An Englishman looks at the World (1914). Da ricordare anche gli scritti postumi come The Desert Daisy (pubblicato nel 1957) e the Wealth of Mr Waddy (1969).

2.1 Early and late Science Fiction

Nella categoria dei Scientific Romances o, come viene più recentemente detto, della Science Fiction, rientrano quei romanzi che uniscono e fondono due apparenti opposti: la 10 A. MONTI, op. cit., p. 23.

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conoscenza e il reale con la fantasia, la scienza con l’arte. Partendo da concetti scientifici (il tempo come quarta dimensione, la probabile esistenza di altre forme di vita fuori dal nostro pianeta, la sperimentazione scientifica che può portare a conseguenze inimmaginabili…), Wells, utilizzando la fantasia, racconta quello che potrebbe capitare all’umanità e al nostro pianeta, in un giorno più o meno lontano, nel caso si verificassero determinati eventi di matrice scientifica11. La fantasia, dunque, viene generata e alimentata dalla scienza.

Le opere di questa tipologia dal carattere piuttosto energico e vivace, hanno reso Wells niente di meno che il padre dei più moderni romanzi fantascientifici che possono essere letti come storie avventurose, fantastiche, ma, ad una attenta analisi, questi romanzi nascondono tantissimi significati e diverse chiavi di interpretazione realistica o addirittura biografica. Negli Scientific Romances, l’uomo, animale imperfetto e intelligente plasmato dalle forze della natura, è uno spirito eroico che irrompe attraverso le barriere della realtà materiale. La scienza è dunque per Wells un mezzo per rendere libero l’uomo, ma spesso i protagonisti di questi romanzi rimangono, come sottolinea Weeks12, delusi, “imprigionati” in una nuova

realtà o a volte addirittura sconfitti. Nella nuova realtà in cui i personaggi si imbattono, come sottolinea Draper13, questi formulano e scartano ipotesi su ciò che si trovano di fronte,

finché la realtà si rende del tutto chiara ai loro occhi, rivelando una “struttura” scientifica soggiacente.

In The Time Machine (1895), primo romanzo di successo, il Time Traveller è un anonimo e regolare appartenente alla Middle Class che racconta quello che gli è capitato ad un gruppo di persone, incluso il narratore, dopo una cena.

Con una macchina del tempo, il viaggiatore si lancia nel futuro a verificare le sorti della specie umana e della vita in generale fino ai confini del tempo. L’elemento fantascientifico si riduce dunque a questa occasione perché il vero interesse di Wells cade invece – nella 11 S. McLEAN, The Early Fiction of H.G. Wells: Fantasies of Science, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2009, p. 38.

12 R. P. WEEKS, “Disentanglement as a Theme in H. G. Wells” in B. BERGONZI (ed.), H. G.

Wells. A Collection of Critical Essays, London, Prentice Hall, 1976, p. 26.

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parte centrale del romanzo – sulla rappresentazione della società umana nell’anno 802.701. Osservando la società sua contemporanea, l’autore applicando una sua legge di evoluzione socio-economica14, ci presenta la nuova e mostruosa organizzazione creata dall’implacabile

legge dell’adattamento che ha condotto alla spaccatura della stirpe umana in due specie distinte: gli Eloi, discendenti della classe padronale che vivono sulla superfice della terra, nullafacenti istupiditi dagli agi e dagli ozi, e i Morlocks, ultimi esempi della degenerazione della classe lavoratrice, degradata al più basso abbruttimento che si aggirano, ciechi, nelle viscere della terra ed escono all’aperto per procurarsi i vegetariani Eloi come cibo. La visione di Wells diventa un’angosciata predizione e sottintende una visione amara e severa della società inglese fin de siècle: la suddivisione delle umanità in queste due caste si legge dunque come una allegoria della società capitalistica spezzata in due tronconi opposti dalla lotta di classe risultato della rivoluzione industriale15. L’opera di Wells ci appare anche

connessa con le esperienze di vita che l’autore ha dovuto sopportare fino a quel momento: le condizioni di inferiorità sociale in cui Wells nacque, l’origine umile, la casa malsana, l’atmosfera familiare guastata dalle ristrettezze economiche e immiserita dall’ignoranza dei genitori, dalla loro superstizione e dal loro conformismo, l’educazione sommaria, discontinua e carente, il lavoro duro e noioso in età ancora immatura e anche la conquista difficoltosa e quasi furtiva di una vita intellettuale che sembrava riservata agli abbienti rivelano un Wells che rifiuta di riconoscersi membro della classe di appartenenza e che lotta per ottenere un riconoscimento in base ai suoi meriti. La classe d’origine dunque gli appariva come i Morlocks, come un’ ”orda faunesca e cieca”16 che cercava di riassorbirlo e

14 F. McCONNEL, The Science Fiction of H.G. Wells, Oxford, University Press, 1981 p. 76.

15 M.R. HALL ”Reframing Time and Space: Narrative as a Vehicle of Travel, Tragedy and Transcendence in H.G. Wells’s The Time Machine and C.S. LEWIS’S Perelandra”, in S. KHODDAM, M.R. HALL, J. FISHER (eds.), C.S. Lewis and the Inkling: Discovering Hidden

Truth, Newcastle, Cambridge Scholars, 2012, pp. 239-240.

16 F. FERRARA, “Presentazione” in P. CARABELLI, P. CARTA, M.G. GIOVAGNOLI VANCINI, F. LAURI, R. PRINZHOFER, M.A. PUDDU (a cura di), H. G. Wells. Tutti i Racconti e i Romanzi Brevi, Milano, Mursia, 1968, p. XV.

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trascinarlo nel buio dell’ignoranza più cupa (significativamente quando l’esploratore fa luce con un fiammifero sotto la superfice terrestre è come se cercasse di fare luce nelle tenebre dell’ ignoranza dei Morlocks; un’ immagine simile verrà riproposta in The Sea Lady e anche i protagonisti dei racconti “The Moth” e “The Red Room” faranno luce con delle candele nel luogo oscuro dove vengono a trovarsi). La classe dei privilegiati, invece, gli appariva simile a quella degli Eloi, una schiera di decadenti inetti privi di vitalità ed intelletto, solo intenti a vivere dei residui del loro potere, che pare sempre più effimero e minacciato dal terrore della riscossa sempre più prossima degli oppressi.

Come è stato sottolineato della critica17, questa suddivisione dell’umanità ricorda in un

certo senso quello che Wells da giovane aveva visto ad Up Park, con i servi, tra cui sua madre, localizzati sotto il piano terra della casa aristocratica e collegati con i piani superiori da perforazioni per la ventilazione, come i pozzi che collegano gli Eloi con i Morlocks. Lo scrittore si sentiva come un Morlock che tentava di emergere nel mondo in alto esterno, rappresentato per lui all’inizio da Up Park. Wells era pronto a “cibarsi” intellettualmente di loro e pensava che solo un intervento innovativo dal basso poteva in qualche modo evitare la futura suddivisione dell’umanità in caste.

Quello che il viaggiatore nel tempo incontra a prima vista è una terra apparentemente idilliaca, paragonata ad un Garden verde, piacevolmente composto da una società umana benestante, libera (perfino il concetto di casa è scomparso), dove tutti sono uguali, al punto che il viaggiatore sostiene che si sia avverato il comunismo. In realtà, quello che si è sviluppato è piuttosto il trionfo del Capitalismo. Soltanto una parte dell’umanità, gli Eloi discendenti della Upper Class si sono assicurati l’intera superficie terrestre per il proprio uso esclusivo e agiscono mostrando totale indifferenza verso i discendenti del proletariato industriale confinati nelle viscere della terra.

Gli Eloi si sono esentati dalla sofferenza e dal conflitto, di conseguenza la forza e l’intelligenza non sono più richieste nella vita di tutti i giorni, ed essi divengono deboli e 1717 V. S. PRITCHETT, “The Scientific Romances”, in B. BERGONZI (ed.), H. G. Wells. A Collection of Critical Essays, London, Prentice Hall, 1976, pp. 36-37.18 B. BERGONZI, “The Time Machine: An Ironic

Myth”, in B. BERGONZI (ed.), H. G. Wells. A Collection of Critical Essays, London, Prentice Hall, 1976, p. 45.

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fiacchi a livello pratico e intellettuale. La pace li ha condotti ad una sorta di State of Art e dunque di Degeneracy18 (che, per Wells, può essere paragonato alla decadenza della Upper

Class tardo ottocentesca). Allo stesso modo i Morlocks, nudi, paragonati a formiche, ratti, scimmie e dunque hairy, mostrano come l’uomo possa regredire alla condizione di animale (teorie del resto già espresse dal darwinista T.H Huxley19). Sotto queste circostanze e

contrariamente alle aspettative, la selezione naturale porterà l’uomo verso una sorta di involuzione, sia che appartenga agli Eloi che ai Morlocks. A conferma di ciò, l’ulteriore balzo in avanti verso il futuro dove il viaggiatore si ritrova in una gelida spiaggia con davanti un cupo mare, da dove nacque la vita e, in lontananza, degli enormi crostacei che stanno avanzano verso il mare, come se la vita, ormai verso la conclusione, stesse tornando da dove tanto tempo fa aveva preso le mosse. Un viaggio ancora più in avanti nel tempo ed ecco che il viaggiatore assiste alla desolazione più completa e alla tenebra più assoluta di una eclissi. Tornando al primo viaggio nel 802.701, Wells mostra come le promesse del cristianesimo e dal Marxismo non vengano mantenute e le idee di paradiso e inferno divengano irrilevanti, dal momento che il primo dei due, rappresentato forse dallo spazio abitato dagli Eloi, è il prodotto di eventi puramente materiali e, come sosteneva Huxley20,

qualsiasi dipendenza dal mondo materiale non apre la via alla trascendenza ma ad una tensione inconciliabile tra il concreto e l’ideale.

Anche se il viaggiatore viene scambiato dagli Eloi come una figura messianica per il fatto che è sceso dal cielo, non li condurrà loro sulla via della salvezza. The Time Machine non finirà con un consiglio su come vivere, anzi, l’ultima immagine che abbiamo del viaggiatore è quella di un uomo praticamente invisibile, come fosse alienato, dal momento che ha abbracciato una prospettiva più grande di quella limitata spazialmente e temporalmente dai suoi contemporanei. Ma episodi del romanzo come la richiesta di carne

1819 T. H. HUXLEY, “Evolution and Ethics ” London, Macmillan, 1893, p. 41.

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da parte del viaggiatore e le richieste ai suoi servi, servono ad indicare che il futuro sistema di sfruttamento è già iniziato da tempo con le disuguaglianze sociali del presente.

The Island of Doctor Moreau (1896), definito il romanzo più oscuro di Wells21, invita a fare

paragoni con il romanzo precedente. Come in Time Machine, ritroviamo in The Island of Doctor Moreau la teoria dell’Evoluzione e la figura dello scienziato che compie scoperte straordinarie, ma se il Time Traveller è un avventuriero alla scoperta del destino che attende l’uomo, il Dr. Moreau, protagonista di questa vicenda, può essere definito uno scienziato mad ed evil. Egli è ossessionato dalla volontà di sapere: frustrato dalla persecuzione della folla che gli ha vietato la vivisezione, ha perso il senso morale e ben presto la ragione. Rifugiatosi su un’isola deserta, trasforma allora gli animali in creature dall’aspetto quasi umano ma dall’essenza animalesca, per creare una razza più razionale e meno soggetta alla fisicità. Man mano che si allontanano dal suo controllo immediato, questi esseri perdono ogni sembianza umana e in loro si scatena l’originaria natura bestiale. E, alla fine, saranno i mostri ad eliminare il loro creatore.

Il problema studiato in questo caso è quello delle responsabilità dello scienziato posto di fronte alla scelta fra le esigenze del progresso scientifico e le norme dell’etica umana (in quel periodo il darwinismo aveva inasprito il conflitto tra religione e scienza). Il tema, che era stato posto fin dal Rinascimento con la storia del dottor Faust, e che era stato allora trattato come una questione prevalentemente teologica, con l’evoluzione della scienza si sposta su un piano di responsabilità civile e laica, toccando la questione della sopravvivenza dell’umanità22.

La quantità di significati allegorici emersi è ricca e articolata: non solo possiamo vedere Moreau come lo scienziato amorale che produce i “mostri”, le macchine letali che prendono poi il predominio divenendo anche lo strumento della sua stessa rovina, ma le creature stesse possono essere viste come il prodotto della civiltà dello sfruttamento, traviata e impazzita, che finisce per creare mostri invece di uomini.

21 J. BATCHELOR, op. cit., p. 17.

22 E.E. SNIDER, “Moreau and the Monstrous: Evolution, Religion and the Beast on the Island”, in Preternature: Critical and Historical Studies on the Preternatural, II, 2,2013, pp. 226-228.

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Quello che caratterizza il libro è inoltre una certa misantropia che forse negli altri romanzi e nei racconti del periodo non è presente e che a Wells stesso, come emerge nella prefazione dell’edizione del 1933 del medesimo romanzo, riesce difficile spiegare. Il romanzo sarebbe un ”exercise in youth blasphemy” e ”Now and then (…) the universe projects itself towards me in a hideous grimace. (…) I did my best to express my vision of the aimless torture in creation”23. La trasformazione degli animali in sofferenti mostri dai tratti umani è un atto

crudele e irresponsabile di creazione, come quella dell’uomo celebrata dal cristianesimo. Per Wells dunque, la ”creazione” che avviene ad opera del Dottor Moreau può essere paragonata a quella del dio cristiano: le creature di Moreau hanno un sistema morale basato sull’istinto, sul sacrificio di se stessi e sulla sessualità repressa e convertita all’impulso di venerare il loro dio Moreau. L’oggetto della venerazione da parte degli animali umanizzati è infatti lo scienziato stesso, che li convince della propria onniscienza, che ha dato loro dei comandamenti e un sistema morale basato sulla paura della penitenza, che ha creato la House of Pain, una sorta di purgatorio dove viene effettuata la vivisezione. Le Beast-People venerano Moreau in un vano tentativo di calmare la sua collera e di preservare le proprie qualità umane piuttosto instabili, atteggiamento che per Wells ricorda quello dei fedeli verso una religione24. Ed è interessante notare come alla morte di Moreau e del suo

servo Montgomery, il narratore naufrago Prendick si salvi dalle Beast-People portando avanti il processo di trasformazione di Moreau in una figura centrale di questo culto religioso, avvertendoli che Moreau non è morto ma è risorto. Anche la fede della resurrezione è basata solo sulla paura che i morti possano diventare giudici ostili e che Moreau possa tornare per ricondurli alla House of Pain. Viene così mostrata satiricamente l’ipocrisia umana, dal momento che l’impulso più profondo dietro la religione degli animali umanizzati (quel che in fondo noi siamo) non è quello dell’amore della virtù, ma la paura, paura che l’essere più potente nel loro cosmo torni per nuovi crudeli esperimenti nel suo laboratorio e dunque, per punirci.

23 H.G. WELLS The Island of Dr, Moreau, London, Atlantic, 1924, p. IX.

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La religione, dunque, risulta essere uno strumento di controllo. Nell’osservazione di Prendick ”It takes a real man to tell a lie”25 non solo viene sottolineata la fine cattiveria con

cui l’uomo si distingue dagli animali, ma anche che ciò che distingue i due è la capacità dell’uomo di creare e manipolare miti e stabilire realtà e leggi morali condivise da tutti. Dunque, un’efficace mitologia è necessaria per la civilizzazione. Le Beast-People continuano a venerare e comportarsi come lui ha deciso, ma, come si addice ad una personificazione del processo cosmico, Moreau è indifferente alle loro sofferenze e incapace di salvarli.

Ma quando il supporto culturale fornito dalla religione viene meno, gli impulsi animaleschi, irrazionali ed egoistici prendono il sopravvento, come dimostra l’insurrezione degli animali umanizzati e come riporta Wells stesso nel suo articolo “ Human Evolution, an Artificial Process”: “(…) Morality becomes the padding of suggested emotional habits necessary to keep the round Palaeolithic savage in the square hole of the civilised state. And Sin is the conflict of the two factors – as I have tried to convey in my Island of Doctor Moreau”26. Il

conflitto di questi due fattori emerge anche nella sua prefazione al libro dell’ Atlantic Edition dove sostiene che “Humanity (…) is in perpetual conflict between instinct and injunction” e parla di “ Men as confused and tormented beasts”27. Da quanto emerge in

questa opera, il darwiniano Wells sembra implicare che l’uomo non è altro che un animale parlante, che tutti i sistemi morali sono arbitrari e fatti da uomini e che le sanzioni che promuovono l’ordine sociale sono soggettive e mai universali e che la natura è insensibile e indifferente alle sofferenze dell’uomo, attaccando così il cristianesimo.

Anche la misantropia traspare alla fine del romanzo, quando Prendick, considerando l’isola come una sorta di microcosmo della condizione umana, non riesce più a distinguere tra gli

25 H.G. WELLS, The Island of Dr, Moreau, p.249.

26 H.G. WELLS, “Human Evolution, an Artificial Process”, in H.G. WELLS, Early Writings, London, Atlantic, p.217.

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esseri umani forgiati dall’evoluzione e tra quelli creati da Moreau, come se l’animale fosse sempre pronto a insorgere nei primi per riportarli allo stato brutale.

Tuttavia, come fanno notare alcuni critici, questo romanzo può essere definito ”anti-Christian in a ”anti-Christian way”28, come se l’impulso puritano, almeno in parte assorbito dalla

madre, servisse a Wells per attaccare il sistema o a fornire in ogni caso una visione apocalittica di quello che attende l’uomo, come in Time Machine.

Se The Time Machine e The Island of Doctor Moreau vengono definiti ”Evolution Fables”, The Invisible Man (1897) e The War of the Worlds, anche se con le dovute differenze, possono essere considerati “War Novels”29. The Invisible Man sembra essere sviluppato

direttamente da un’idea centrale di The Island of Doctor Moreau: Griffin è un’altra figura di scienziato-superuomo dominato da una passione faustiana per la scienza che lo rende tutto sommato immorale. Non gli saranno infatti di ostacolo il buon senso e il sentimento per portare a termine le sue ricerche sulla rifrazione della luce, che lo condurranno appunto a rendersi invisibile. Sacrifica un gatto che è l’unico affetto di un’anziana, distrugge col fuoco la casa che lo ospita e deruba il padre dei suoi risparmi provocandone il suicidio, dimostrando la graduale scomparsa in lui d’ogni remora morale e d’ogni umanità a favore dei valori gelidi e rigidi della logica e della ragione. Qui Wells ancora una volta dopo l’esempio di Moreau, ammonisce la società e gli uomini di scienza a non trascurare il rapporto tra i diritti del sapere e le leggi della morale, per stabilire dei limiti e delle norme che umanizzano un ambito che tende a sopraffare tutti gli altri aspetti della vita civile pur di conseguire i suoi fini.

Perché Griffin vuol rendersi invisibile? Come vedremo in altri casi analoghi, la sua volontà di potere è frutto di alcune situazioni di vita precedenti che hanno motivato le sue scelte: era uno “shabby, poverty-struck, hemmed-in demonstrator, teaching fools in a provincial college”30 (un po’ come Mr. Lewisham, di cui Wells scriverà in seguito) e dunque una

28 J. BATCHELOR, op. cit. p. 21.

29 Ibidem, pp. 22-23.

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figura socialmente svantaggiata che usa la scienza per liberarsi dalle circostanze (tema caro per Wells in quel periodo) ed esattamente, per diventare un terrorista e in seguito un dittatore che avrebbe dovuto presiedere un governo basato sul terrore, sfidando così l’intera società.

Il piano non andrà a buon fine; del resto, se a tratti la vicenda a tratti si fa terribile, a tratti si fa perfino comica, soprattutto quando vengono analizzati i guai che comporta l’invisibilità, facendo in modo che il lettore provi una certa Simpathy: la retina degli occhi e il cibo indigesto nello stomaco rimangono visibili, la sua sagoma è visibile con la pioggia e la nebbia, deve essere nudo per rendersi invisibile, per cui soffre costantemente il freddo, causa isteria tra i cani. La scienza, dunque, non lo rende libero e può presentarsi in società solamente solo indossando articoli rubati da un ”theatrical customier”, divenendo un “swathed and bandaged caricature of a man”31.

Una certa comprensione verso il fuggitivo Griffin il lettore la può provare anche quando si crea un confronto tra lui e Kemp, un tempo compagno di studi del protagonista, e in college”, Kemp si può definire “respected” and “secure”32, vive in una grande casa con

servi e non mostra nessuna comprensione per l’ormai emarginato Griffin. Infatti non esita a tradirlo, costringendo il protagonista a fuggire.

I critici in ogni caso sottolineano come quella di Griffin, sia una fiera rivolta contro un mondo meschino, contro le ingiustizie e il “sordid commercialism”33 della società. Del

resto, l’invisibilità di Griffin e anche l’incorporeità finale del Time Traveller esprimono sì una terribile alienazione dalla normalità, ma anche una vigorosa presa di distanza dalle costrizioni di essa stessa34.

31 M. DRAPER, op. cit., p.48.

32 Ibidem, p.49.

33 F. McCONNEL, op. cit., p.127.

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Il libro termina con Mr. Marvel, il vagabondo assistito da Griffin che apre un pub chiamato The Invisible Man, che gli permette di approfittare anche economicamente di questa storia, rimanendo inserito all’interno della società e con Kemp desideroso di impossessarsi dei libri contenenti i segreti dell’invisibilità in quel momento in mano a Marvel. Il lettore è infine reso consapevole della minaccia che incombe sull’umanità quando è impreparata di fronte ad una nuova conoscenza o quando questa ultima cade in mani sbagliate.

Se dunque The Invisible man può essere definito a War Romance all’interno della sfera del terrorismo, le condizioni di guerra totale emergono in The War of the Worlds (1898), la più notevole combinazione di tecnica narrativa documentaria con la visione allucinatoria, con il mondo trasformato dalla conoscenza e dal potere della scienza. Qui, Wells abbandona gli schemi narrativi precedenti (ad esempio il narratore che introduce il Traveller in Time Machine, il nipote che ”rivede” i fogli di Prendick) dai quali si distanzia in favore di un narratore anonimo che può venire semplicemente identificato con Wells stesso, uno scrittore e scienziato che sta riflettendo sul progresso civile che avrebbe comportato l’uso della bicicletta. I Marziani però, provenenienti dai loro cilindri spaziali su treppiedi giganti, con una tecnologia decisamente superiore usata per fini bellici e distruttivi, stanno discendendo sulla terra per invaderla, spazzando via in qualche modo le conoscenze finora acquisite dell’uomo. Se la precedente ispezione del pianeta Marte da parte del protagonista attraverso il microscopio mostra come la scienza può fornire conoscenza e libertà, ma anche relativizzare ciò che conosciamo e mettere in luce la nostra posizione precaria all’interno dell’universo, ora scopriamo che bene e male sono concetti relativi e la supremazia nell’ universo dipende solo dalla “Ecological Position”35, ossia da quanto una

specie vivente risulta più forte rispetto alle altre. Il narratore di War of the Worlds paragona ripetutamente il trattamento degli esseri umani da parte dei marziani al modo in cui l’uomo ha sempre trattato gli animali o specie ritenute da lui inferiori nel corso della vita: “The Tasmanians, in spite of their human likeness, were entirely swept out of existence in a war of extermination waged by European Immigrants, in a space of fifty years. Are we such

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apostles of mercy to complain if the Martians warred in the same spirit?”36. Fino a quel

momento, gli uomini erano la specie dominante, ma con l’invasione i marziani, la cui mostruosità è relativa per i nostri valori, possono diventare la specie che subordina le altre per i propri interessi a discapito di quelle delle altre specie37. Tanti esseri umani verranno

uccisi, il caos e il panico regna all’interno della civiltà (basti vedere come le forze di polizia risultino altamente confuse), e si nota come saltano i valori e le regole di convivenza imposti dalla società quando è in gioco la sopravvivenza del singolo.

Il motivo dell’invasione pare essere l’infertilità del pianeta Marte e il viaggio attraverso lo spazio è anche un viaggio nel tempo, con i Marziani, specie comparsa prima dell’uomo, che possono rappresentare quello che i nostri discendenti forse diverranno attraverso la selezione naturale. Se, in The Time Machine, c’è un esploratore che invade il futuro, qui creature dal futuro invadono il presente. Non solo la nostra terra un domani può farsi sempre più sterile, ma, come riporta il narratore e riecheggia Wells stesso nell’ articolo “The Man of the Year Million”, lo sviluppo del cervello e delle mani può creare esseri (nel testo rappresentati dai marziani) e nei quali è venuto meno l’“emotional substratum” dell’umanità38. Da questo punto di vista i valori non sono solo relativi ma paiono anche

superflui (Ne è esempio, come nota Draper, la sottile somiglianza tra i marziani, ”intellects vast and cool and unsympathetic”, evolutisi oltre l’umanità, e il piccolo bambino, comprensibilmente non ancora del tutto inserito all’interno della società, che guarda un uomo colpito a morte ”with all a child’s want of sympathetic imagination”39) o magari

36 H. G. WELLS, The War of the Worlds, London, Atlantic, 1924, II , p. 324.

37 S. J. JAMES, “Witnessing the End of the World: H.G. Wells’s Educational Apocalypses, in

Literature & Theology: An international Journal of Religion, Theory and Culture, XXVI, 4, 2012,

p.461.

38 H.G. WELLS “The Man of the Year Million”, in H.G. Wells (a cura di), Certain Personal Matters, London, Lawrence and Bullen, 1950, p.362.39M. DRAPER, op. cit. pp. 51-52.

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derivati da processi materiali, come mostra la scena dove il narratore assiste al momentodel pasto degli Extraterrestri – a base di sangue umano – “a sustained and cheerful hooting”40.

Questo metodo di nutrimento condurrà però i Marziani alla sconfitta, poiché i loro sistemi immunitari non erano preparati per i batteri che hanno trovato sulla terra. L’umanità dunque è un Evolutionary Hero e l’uomo si dimostra la specie più forte nel mondo, poiché sopravvive in condizioni nelle quali i Marziani sono condannati. Allo stesso tempo questi ultimi rappresentano, come già detto in precedenza, un possibile sviluppo. Infatti Batchelor si chiede cosa sarebbe successo se il viaggiatore in Time Machine fosse arrivato con un leggero raffreddore nel mondo durante il 802.701, dove tutte le malattie sono state debellate...41

Il libro termina dunque con il vecchio ordine restaurato, con non troppi cambiamenti e con un “broadening of men’s view” e “gifts to human science”42. Malgrado la celebrazione

pomposa dei batteri, che rimanda, anche se con toni più vacui, al Journal of the Plague Year di Defoe, c’è poco spazio per la religione nell’apparente indifferenza da parte di Dio verso le sofferenze umane e la sopravvivenza dei Marziani, che dovrebbero rientrare tra le sue creazioni43. Infatti il curato (insieme al narratore scienziato e all’artigliere

rappresentante dell’autorità di un ordine umano che sta vacillando) che vedeva l’invasione come una punizione divina - dopo tutto, l’arrivo dei Marziani ricorda quanto rivelato nell’apocalisse, quando una stella cade dal paradiso e apre una voragine profonda sulla terra da cui emergono figure mostruose portatrici di morte - diventa una preda dei Marziani, come a ribadire che un eventuale Dio è lontano dai problemi dell’uomo, religioso o meno. 40

41 J. BATCHELOR, op. cit., p.28.

42 Ibidem, pp. 25-26.

43 S, CANFIELD FULLER, ”From Natural Theology to Scientific Materialism: Science Fiction and Victorian Philosophies of Science”, in Dissertation Abstracts International ,XXIV, 11, 2014, P.37.

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Di pensieri opposti è invece l’artigliere che dà il benvenuto al collasso della civiltà. Per lui, molti inglesi sono utili per venire allevati dai marziani poiché “they haven’t any spirit in them – no proud dreams and no proud lusts (…)” e propone la formazione di una “underground elite” senza classi che si adatti alle nuove condizioni e formata da ”able-bodied” e “clean-minded men” dove potrà essere praticata l’eugenetica con ”able-”able-bodied” e “clean-minded women”44. La proposta si rivelerà una fantasia che non verrà messa in

pratica, ma come sottolinea la critica, si può qui intravvedere il desiderio di ”vendetta” da parte di Wells sulla società per il trattamento subito nel passato ma che turbava Wells stesso riconosce non essere la strada giusta. Batchelor vede addirittura in queste parole la parodia del “hectoring, bullying side”45 del temperamento di Wells.

Lo stesso Batchelor46 sottolinea infine come ci sia un esplicito parallelismo tra i Marziani

che attaccano la terra per colonizzarla e gli Europei alla ricerca di nuove terre da colonizzare. I primi, sul loro pianeta sempre più sterile e freddo, vedono la terra come un posto caldo e fertile abitato da selvaggi e da specie primitive (“ Their world is far gone in its cooling and this world is still crowded with life, but crowded only with what they regard as inferior animals”47) e utilizzano la loro alta tecnologia per impossessarsene. I secondi che

cercano nuove terre da sfruttare, possibilmente calde fertili e abitate da razze ritenute arretrate e inferiori, utilizzando la tecnologia per atti di violenza e per fini utilitaristici.

44 H.G. WELLS, The War of the Worlds , p. 479.

45 J. BATCHELOR, op. cit., p.29.

46 Ibidem p.23.

47 H. G. WELLS, The War of the Worlds, p. 324. 48J. BATCHELOR, op.cit., p.24. 49 S.MCLEAN, op. cit., p. 215.

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In questo romanzo troviamo dunque anticipazioni viste con le armi usate dai Marziani,”Poison Gas” e ”Heat Rays”48, di ciò che avrebbero portate le guerre mondiali.

Molte delle previsioni di Wells, come vedremo, si sono avverate.

The First Men in the Moon (1901), nonostante sia cronologicamente successivo ai romanzi finora citati e contemporaneo ai romanzi utopici, può far parte dei Scientific Romances. Il romanzo in questione e The War of the Worlds sono entrambi storie di viaggi spaziali, rappresentazioni più o meno caricaturali dell’essere umano del futuro con allusioni allo sfruttamento coloniale del pianeta Terra ancora contemporaneo a Wells. Ma se il tono in The War of the Worlds è decisamente apocalittico, quello di The First Men in the Moon passa da quello di un Comic Novel, a quello fantascientifico, con la scoperta della magica sostanza che riduce la forza della gravità, e infine a quello della satira sulla società umana, quando ci viene mostrato come vivono i Seleniti, gli abitanti della luna49.

Interessanti sono i personaggi principali e quello che rappresentano: Bedford, il narratore, è il rappresentante degli aspetti peggiori della società contemporanea capitalista occidentale. È un egoista, sfruttatore, opportunista, pigro, che pensa unicamente ad arricchirsi. Quando scopre che l’oro lunare è abbondante e che la bassa gravità, ottenuta grazie alla sostanza chiamata Cavorite, gli dà un immenso vantaggio, non esita a cercare di impossessarsi della luna dimostrandosi pure disposto a massacrare i suoi abitanti. Bedford ha caratteristiche in comune con altre figure avide e grette presenti negli altri romanzi wellsiani del periodo. Ad esempio, ha la sicurezza di sé e la fede nei soldi facili e nelle pratiche dubbie di Chitterlow e Ponderevo di Tono-Bungay o la pigrizia di Mr. Polly50. L’altro personaggio principale,

non meno importante, è Cavor, l’uomo di scienza, il creativo, che sviluppa la sostanza antigravitazionale, la Cavorite, solo ai fini della pura ed esclusiva ricerca. Risulterà infatti meno opportunista di Bedford conduce una vita spartana e ha un atteggiamento tendente 48

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all’apertura verso Bedford e i Seleniti. Tuttavia è una figura limitata ed inetta, non dotata di una chiara visione del mondo, ignaro delle implicazioni militari e commerciali del suo lavoro e la sua innocenza viene facilmente sfruttata da Bedford e dal capo dei Seleniti, il Grand Lunar. Inoltre la sua arguzia teorica contrasta con la sua incompetenza pratica: per la sua spedizione verso la luna non si porta i vestiti adeguati, una quantità di cibo sufficiente e nessun mezzo di difesa e il primo esperimento con la sostanza che ha scoperto rischia di creare danni ingenti all’intero pianeta, poiché non ha considerato gli effetti che possono causare i suoi esperimenti51, come del resto farà il protagonista del racconto “The Man Who

could Work Miracles”.

Con questi due personaggi Wells sembra ammonire sia l’uomo comune sia lo scienziato. Se il primo deve porsi, per salvaguardare il pianeta e l’esistenza sociale, come unico obbiettivo il profitto, il secondo possiede delle conoscenze fondamentali per il progresso dell’uomo e della società delle quali va fatto buon uso. Lo scienziato deve essere cosciente di ciò e allo stesso tempo deve, a differenza di quanto fa Cavor, tenere gli occhi aperti sul mondo e sulla vita reale, senza che i suoi esperimenti rimangano qualcosa di astratto.

Degna di nota in The First Men In The Moon è anche la presentazione della società dei Seleniti che risulta un’occasione per esplorare il concetto di società alternativa, già presente in opere coeve quali Anticipations, Mankind in the Making e A Modern Utopia, che propongono comunità sane, ordinate e controllate centralmente, in cui il principio di specializzazione opera in ogni livello. In questo caso, i Seleniti sono meno aggressivi dell’uomo, più intelligenti e senza dubbio meglio organizzati, ma Cavor prova una certa repulsione per la deformazione fisica di ogni nuova generazione in quel popolo in cui i nascituri destinati a svolgere un determinato mestiere, adempiendo così alla divisione del lavoro richiesto dalla società. Si producono così esseri muscolosi, amministratori con la testa enorme e lavoratori manuali che vengono fin dalla nascita confinati in contenitori dai quali solo le zampe anteriori sporgono e solo la mano viene nutrita. Si può trattarsi dunque di un procedimento swiftiano di rappresentazione del modo in cui ai singoli esseri umani viene negato lo sviluppo e il compimento di quel che veramente sono, alludendo anche a 51 F. McCONNEL, op. cit., p. 153.

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quello che Wells ha dovuto subire in giovinezza52. Wells tiene anche conto delle critiche di

T.H. Huxley al concetto di utopia di Platone che sosteneva che ogni cittadino doveva svolgere il lavoro per il quale era ritenuto idoneo. Per Huxley le persone sono individui autonomi che cooperano flessibilmente sulla base della comprensione reciproca53. Una

spietata regolazione delle singole vite per perseguire un bene comune stabilito può distruggere l’empatia e portare alla disgregazione sociale: Platone riecheggia anche con l’allusione al mito della caverna quando Bedford e Cavor si risvegliano prigionieri all’interno della superfice lunare in un luogo chiuso ed oscuro, capaci di vedere solo la sagoma di un Selenita appena si apre una porta dietro di loro54.

Tuttavia, come sostiene Draper55, il mondo dei Seleniti offre uno spunto di riflessione

poichè è allo stesso tempo all’insegna dell’efficienza e coesione sembra destinato al pari, delle utopie coeve a questo romanzo in questione che vedono l’umanità specializzata nei settori lavorativi.

La società degli abitanti della luna, pare da un certo punto di vista organizzata, risulta comunque chiusa alla nuova conoscenza, che può essere fornita dal contatto con gli esseri umani, come dimostra l’alienazione di Cavor da parte dei Seleniti per garantire la sua stabilità. Così facendo, gli abitanti della luna non potranno svilupparsi e non sono consapevoli che la scienza è una forza rivoluzionaria capace di portare stabilità e progresso anche sociale. Di questo Wells, come noteremo nelle sue utopie, è convinto.

Come in War of the Worlds, ci sono riferimenti al colonialismo, ad esempio quando Bedford, arrivato nuovamente a Lympne, si ricorda che questa cittadina è stata un porto Romano. Si ricorda così che gli invasori della luna hanno avuto antenati con un passato di sottomissione ma anche che gli oppressori di oggi possono divenire gli oppressi di domani. 52 R.D. HAYNES, H.G. Wells: Discoverer of the Future. The Influence of Science on his Thought, London, Macmillan, 1980, p.171.

53 T.H. HUXLEY, op. cit., pp. 22-29.

54 F. McCONNEL, op. cit., pp. 174 -177.

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Si può notare, qui, una somiglianza conn Heart of Darkness di Conrad, quando Marlow riflette che il Tamigi ai tempi dell’invasione romana era come l’Africa del XIX Secolo, una terra inesplorata. E come si evince anche in War of the Worlds, può capitare in qualsiasi momento di essere invasori, ma anche invasi56.

The Sleeper Awakes (titolo originale When the Sleeper Wakes) non è un romanzo di successo e addirittura per la critica può apparire malriuscito57, ma prepara anch’ esso il

passaggio alla fase futura delle speculazioni utopiche. In questa vicenda, Graham, un radicale vittoriano si risveglia da un coma lungo ben due anni e scopre che le sue azioni in borsa l’hanno reso padrone del mondo (come è stato notato58, nel contesto del genere

utopico lo stesso incidente era capitato ai protagonisti di A Crystal Age di Hudson e di Looking Backward di Bellamy) e che i curatori del suo patrimonio reggono per lui il destino del genere umano. Tutto gli appartiene ma è come se fosse un nuovo Adamo che si stupisce di tutto ed è incredulo di fronte al futuro.

Come il Time Traveller, esplora la nuova società e ha l’opportunità di inspirare e dirigere una rivoluzione contro una società che lui ha trovato sgradevolmente basata sullo sfruttamento. Ma il tentativo di diventare un vero messia (a differenza del Time Traveller) sarà frenato dalla mancanza in Graham di un qualsiasi ideale convincente per governare, a causa dei valori vittoriani presenti in lui e ormai inadeguati. Come McConnel sottolinea, Graham avrebbe potuto divenire una figura tragica obbligata dalle circostanze e dal suo senso di responsabilità a formare una base almeno precaria per l’azione contro il nemico Ostrog senza indecisioni, ma non sarà così e il suo governo sulla popolazione comune si rivelerà, a detta della critica, su un “mindless fabble”59.

56 L. DRYDEN, “The difference between us: Conrad, Wells and the English Novel, in Studies of

the Novel, 45, 2, 2013, p. 228.

57 A. MONTI, op. cit., p.70.

58 R. D. HAYNES, op. cit., p 123.

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Quello che emerge in The Sleeper Awakes sono i molteplici condizionamenti che la società costruisce attorno alle persone in modo da suscitare delle risposte “di puro individualismo reattivo”60. Il risveglio di Graham è comunque il risveglio della coscienza dormiente e

risvegliarla, come continua Monti, significa “fare i conti con il nostro io, che deve essere sottomesso ai valori collettivi della responsabilità morale”. Ognuno dovrà risolvere “il contrasto tra l’istinto dell’egoismo e la prassi culturalizzata della cooperazione” e “il problema sarà quello di trovare il modo di operare una sintesi di aggregazione tra la coscienza ingenua (…) dei gregari e la consapevolezza dei pochi in grado di interpretare e (..) modificare la realtà”61. Sembra quasi che Wells non sia pronto per la stesura di una

utopia positiva, infatti il romanzo si conclude con la morte simultanea di Graham e del suo io in proiezione negativa, Ostrog. Il gesto eroico del protagonista risulta da questo punto di vista inutile e il comportamento etico di un individuo, come riporta Monti, a questo punto sembra dover essere “filtrato da un gruppo comunitario di persone omogenee tra di loro”62.

La risposta sarà data dai romanzi cosiddetti “Utopici”. 2.2 Le Utopie

Se, fino al 1900, Wells aveva visto l’uomo come intrappolato e condannato all’interno del processo evoluzionistico, con la fase dei romanzi utopici che inizia con Anticipations (1901) e il cui terreno viene preparato come abbiamo visto sopra dalla Late Science Fiction, l’atteggiamento dello scrittore tende verso l’ottimismo.

Deve essere sottolineato a questo punto che l’utopismo di Wells non era semplicemente una fissazione personale, poiché il suo desiderio di cambiare il mondo prese forma dalla sua stessa mobilità sociale e il suo ottimismo era collegato alla sua salute ormai migliorata, alla prosperità e allo status raggiunti partendo, come si è visto, dal basso63. Tutto questo lasciava

spazio a visioni di mondi futuri dove chi, come lui, meritava, aveva il suo riconoscimento. 60 A. MONTI, op. cit. p.72.

61 Ibidem, pp.72-73.

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Il romanzo utopico wellsiano deve essere comunque visto anche all’interno del tentativo generale dei romanzieri del periodo di liberarsi dalla finzione fine a se stessa per assumere una posizione di impegno critico. La scienza appariva lo strumento fondamentale per sviluppare e trasformare al meglio il mondo – e infatti è al centro delle utopie wellsiane -, ma, allo stesso tempo, destabilizzava l’antropocentrismo, mettendo così a nudo la precarietà della vita terrestre. Scopo di questi romanzi sarà la risposta e la rielaborazione al meaningless flux presente nei primi lavori wellsiani. Nella Early Science Fiction, sembra prevalentemente rintoccare l’ora dell’estinzione o per lo meno dell’instabilità per l’umanità. Ma è anche vero che ogni formulazione contiene il suo contrario e le opere utopiche mettono in luce, sulla base di leggi elementari di sopravvivenza, principi corrispondenti di vita umana che regolano e controllano il luogo in cui viviamo, la società, per far fronte alle difficoltà e garantire la stabilità e la sopravvivenza del genere umano64.

Le opere di questa tipologia di produzione che aspirano a creare modelli ideali di società possono infine essere collegate con il lavoro di Winwood Read del 1872, The Martyrdom of Man, che fu tra le prime opere a formare il pensiero di Wells. Il testo in questione, di fortissimo stampo darwiniano, vede l’uomo come una creatura parzialmente evoluta che cerca di evolversi di fronte ad un futuro inscrutabile:

“ When we examine the human mind we do not find it perfect and mature, but in a transitional and amphibious condition. We live between two worlds; we soar in the atmosphere; we creep upon the soil; we have the aspiration of creators and the propensities of quadrupeds. (…) We are passing from the animal into a higher form, and the drama of this planet is in its second act.”65

In quello che può essere considerato il suo primo romanzo utopico, Anticipations of the Reaction of Mechanical and Scientific Progress upon Human Life and Thought (1901) – abbreviato comunemente come abbiamo visto in Anticipations -Wells analizza le modalità del decentramento urbano, con la conseguente riorganizzazione delle classi sociali. Il nucleo abitato si distende (a ventaglio) in una serie di centri residenziali immersi nel verde, 63 S. J. JAMES, Maps of Utopia: H. G. Wells, Modernity and the End of Culture, Oxford, University Press, 2012, p. 85.

64 Ibidem, p. 89.

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intorno ai quali si aggrega una nuova classe media, attiva e tecnologicamente preparata, formata dagli addetti alla manutenzione delle numerose apparecchiature meccaniche ed elettriche presenti nella nuova civiltà.

La società generale che Wells prevede in Anticipations è una composizione graduale di varie società autonome l’una dall’altra. Queste dovranno confrontarsi reciprocamente e questo percorso di sintesi confluenti sfocia in una guerra totale che, invece di uno stato di crisi, fa eugeneticamente trionfare una nuova efficiente razza di esseri umani.

E, come spesso succede in questi romanzi, all’interno di queste società realizzate, non c’è spazio per tutti poiché l’aggregazione comporta l’esclusione di chi viene considerato inutile o, come vedremo in altri romanzi, non conforme o adatto alla società. In Anticipations, le grandi masse lavoratrici, in quanto inferiori, o meglio non idonee alla società, sono destinate all’estinzione progressiva, contraddicendo così la visione empatica dei Morlocks in Time Machine.

Del resto, la critica66 sottolinea come spesso a determinate idee e pensieri dell’autore

corrisponda, contraddittorie prese di posizione nelle sue opere. Ad esempio, ai suoi ideali di cooperazione universale corrisponde un comportamento di natura individualistica e aggressiva. Alla sua contrarietà verso la libertà sessuale corrisponde la licentiousness della sua vita.

Con Mankind in the Making del 1903 emerge una nuova idea di storia di Wells: senza rinnegare che la storia del cosmo non si esaurisce con la comparsa e l’evoluzione dell’uomo, l’autore conclude che “il viaggio immenso che abbiamo finora compiuto ci è pegno sicuro della strada che dovremo percorrere”67. La nuova vita che si è venuta a creare

coincide con una serie di misure legislative e di ecologia sanitaria che permetteranno la salvezza morale e fisica del popolo dell’abisso e la cura delle ferite che deturpano il corpo e la mente dei nuovi nati.

66 J.BATCHELOR, op. cit., p. 62.

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The Food of the Gods (1904), da un lato, esprime il tema dell’abuso della scienza già emerso in Moreau e in The Invisible Man. Gli scienziati, visti come uomini insignificanti (“queer, shy, misshapen, grey-headed”68) realizzano grandi invenzioni, che risultano tuttavia

malgestite a causa dell’ incompetenza degli uomini. Si tratta di un cibo miracoloso che trasforma in giganti chi lo ingerisce.

Dapprima viene ingerito casualmente da animali ma quando il cibo viene assunto dagli uomini, questo diventa un pretesto per Wells per mettere per iscritto le proprie idee. I giovani giganti prodotti dal cibo saranno i costruttori di un nuovo ordine sociale e il romanzo termina con i giganti che vincono una battaglia momentanea durante una guerra dichiarata contro di loro da parte dell’umanità standard (curioso sarà vedere il personaggio ormai gigante Caddles, che come un secondo Gulliver, viene escluso a causa della “Melancholy Distinction”69 della sua taglia).

The Food of the Gods, nonostante risulti a detta della critica un romanzo caotico70 - non si

capisce neanche perché il cibo miracoloso non faccia effetto a tutti - presenta un’idea a cui Wells rimarrà fedele per gran parte della sua vita: la civiltà potrà essere trasformata da un gruppo ristretto di uomini illuminati a livello71. La Open Conspiracy di cui parlerà nel ’26

in The World of William Clissold e in altri scritti dal 1920 al 1930, in effetti sarà una specie di cooperazione volontaria di alcuni giganti per riordinare il mondo.

In A Modern Utopia (1905), Wells affida la narrazione della vicenda a un docente universitario, che fisicamente assomiglia molto a Wells, il cui compito è quello di

68 J.BATCHELOR op.cit., p.66.69 J. E. A. BUSCH, The Utopian Vision of H .G. Wells, Jefferson,

McFarland, 2009, p.137.

6970 Ibidem, p. 134.

7071 C.WALSH, From Utopia to Nightmare, New York, Harper & Row, 1992, p. 39.72 J.BATCHELOR op.cit., p.64.

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presentare ai suoi ascoltatori la vita ideale su un pianeta remoto che ha inavvertitamente visitato.

Questa utopia è di tipo aristocratico sia nella forma di governo che nello stile. Al comando della società sono i Samurai, i “voluntary nobelmen” che “have taken the world in hand”72.

Anche in questo mondo, gli incompetenti, vengono messi in qualche modo in disparte: quelli che sono ”indecently dressed, or ragged or dirty”73 saranno posti sotto la cura dello

stato e i loro accoppiamenti limitati; la nascita di bambini da parte di genitori “diseased or inferior” diverrà un raro ”disaster”74 (come vedremo, non ci sarà dunque spazio per Kipps).

Lo stato sarà responsabile delle nascite: quelli che vorranno diventare genitori devono superare test di competenza prima di avere il permesso per sposarsi, ma i matrimoni possono non essere permanenti.

I Samurai, che ricordano esplicitamente i Guardiani della Repubblica di Platone, assicurano in questo romanzo il perfezionamento della razza, in linea ancora con il darwinismo, poiché anche la storia dell’uomo è un conflitto tra superiori e inferiori e chi sopravvive, può giocare un ruolo importante per lo sviluppo del mondo (“specific survival rates are of primary significance in the world’s development”75). Da questo punto di vista, anche in A Modern Utopia domina l’ottimismo, poiché Wells proclama la venuta di una razza efficiente e di un mondo che è “clean, light, hygienic, sexually sane, intelligent, aristocratic and beautiful”76 e la trama mette in luce, a differenza di altri lavori contemporanei di

Conrad, James e Bennet, gli spazi di libertà che attendono l’umanità. 72

7373 Ibidem, p.64.

7474 J.WILLIAMSON, The Novels of Wells, London, Kegan,1972, p.193.

75 J. BATCHELOR, op. cit. p. 64.76 Ibidem p. 64.

7677 J. S. PARTINGTON, “H.G. Wells: A Political Life”, in Utopian Studies: Journal of Society

(30)

Wells, in questo romanzo, sfrutta l’occasione per attaccare Ruskin e anche Morris sull’ idea che un’utopia possa esistere senza macchinari. L’utopia di Wells presenta “good Machines”, mentre le macchine dell’Inghilterra edwardiana – e qui Wells concorda con Ruskin – producevano ugly objects: “Things made by mankind under modern conditions are ugly because our social organisation is ugly, because we live in an atmosphere of snatch and uncertainty…”77.

Come emerge dal romanzo e come anche sottolinea la critica78, la verità all’interno di

questa utopia non viene però stabilita attraverso discussioni critiche in cui ogni cittadino può contribuire. Solo una versione della realtà è valida, quella dei Samurai. Gli oppositori vengono considerati degli egoisti scansafatiche: i due dissidenti che Wells ritrae, un botanico e un pianista che auspica ad un ritorno della “natura”, sono introdotte per discreditare l’anti-utopismo in generale.

L’eugenetica, in Wells collegata con l’utopismo, emerge anche in In the Days of the Comet (1906) con il protagonista Willie, anche lui somigliante a Wells (“bright, arrogant, resentful, ill-clothed, ill fed, ill housed, ill educated, and ill trained”79), che abita nello squallido

ambiente industriale delle ceramiche chiamato “Four Towns”, a ricordare le “Five Towns” citate dall’amico scrittore Bennet nel suo Anna of the Five Towns.

Willie considera gli inizi del ‘900 un’epoca barbarica che precede il cambiamento; una cometa che passa vicino alla terra rilascia un vapore verde che altera definitivamente la natura umana per il meglio. Il risultato è una società ideale e libera, che ricorda quella di Mankind in the Making. Qualcosa di analogo si ripeterà anni dopo (1937) con Star Begotten, dove Wells elabora una nuova teoria sull’avvento, nel mondo, di una stirpe nuova, generata a distanza da extraterrestri capaci di influire positivamente, mediante raggi cosmici opportunamente modulati, sulle cellule degli organismi umani così da provocare la nascita di esseri nuovi dalle sembianza umane generate dall’alto. La nuova razza può 77

78 J. E. A. BUSCH, op. cit., p.174

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